In edicola Fr. 2.– / € 1,35 La corsa Le prove Il fenomeno MARCEL KITTEL IN VOLATA VINCE AL GIRO A BARCELLONA TUTTO IN MANO AD HAMILTON I “FORZATI” DELLA FATICA SU DUE RUOTE A PAGINA 14 MORO A PAGINA 15 Reuters Losport 9 771660 968900 GAA 6600 LOCARNO –– N. 18 18 Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35) L’editoriale SCHIRA A PAGINA 45 La tendenza Domenica 11 maggio 2014 Settimanale di attualità, politica, sport e cultura Anno XVI • Numero 18 Non rompete più le scatole agli... alimenti www.caffe.ch [email protected] TORREFAZIONE DI CAFFÈ TEL 091 791 22 26 FAX 091 791 01 90 www.caffe-carlito.com [email protected] ALLE PAGINE 18 e 19 UN PARTITO SENZA PIÙ “TERRITORIO” IL REPORTAGE LILLO ALAIMO Il dramma e le speranze di migliaia di siriani alla periferia di Milano. Mentre in Svizzera aumentano gli appelli per accogliere i profughi Aiutiamoli! I l Plrt, quanto meno nell’immediato e nel medio termine, parrebbe destinato a trasformarsi in un partito senza “territorio politico”. Né radicale, votato alle aperture e al riformismo, né liberale, orientato alla tutela del mondo economico. Così parrebbe. Prova ne sia la posizione di difficile comprensione espressa in settimana dal presidente Rocco Cattaneo. L’accordo con l’Italia sui frontalieri va disdetto e non importa, ha di fatto detto il presidente, se rischia di saltare anche il resto. Ovvero - come hanno fatto notare tutti, ma proprio tutti gli ambienti economici e finanziari -, anche l’accordo contro la doppia imposizione delle imprese e, soprattutto, la trattativa sui capitali italiani in Svizzera. E non importa, a Rocco Cattaneo, se anche i due ministri dell’economia e delle finanze, quello federale e quello ticinese, hanno espresso uguale preoccupazione. segue a pagina 8 BASSI e GUENZI alle pagine 2 e 3 L’intervento Con i ristorni non facciamoci male da soli MANUELE BERTOLI * Il pizzino I Ma che glieli diamo a fare 3 milioni e mezzo all'Italia per Expo?! Tanto li riportano nelle nostre banche! l Ticino ha due obiettivi nel quadro delle trattative fiscali con l’Italia. Il primo, di ordine economico, riguarda il futuro della nostra piazza finanziaria e dei suoi posti di lavoro qualificati, già sottoposti alla delicata transizione verso lo scambio automatico di informazioni fiscali, che a medio termine porterà più trasparenza e modificherà il profilo del settore finanziario rispetto al passato. Per raggiungerlo la Confederazione ritiene sia opportuno cercare un accordo con l’Italia che punti a mantenere da noi i capitali gestiti dalle banche in un regime di trasparenza fiscale verso i nostri vicini. Un accordo fattibile, perché entrambi i Paesi hanno interessi propri da far valere. Noi continueremmo a fornire servizi bancari, loro avrebbero un ritorno fiscale, ma soprattutto nessuno dei due ne uscirebbe in perdita, cosa che potrebbe accadere se questi capitali partissero per lidi lontani. Nel quadro di questa trattativa Berna chiede di poter allargare la discussione ad altri ambiti, sui quali siamo solo noi ad avere interesse a trattare, come le questioni di doppia imposizione, i ristorni dei frontalieri e le black list. segue a pagina 8 La politica Rocco Cattaneo e Fulvio Pelli all’origine delle faide nel Plrt Il “tandem” che ostacola la corsa a Laura Sadis La società La storia Scorie e cancro tra i bimbi La mamma che ha sconfitto la Ciba Geigy I progetti per le case anziani Fra dieci anni in Ticino 350 centenari ROCCHI BALBI A PAGINA 7 MAZZETTA A PAGINA 8 0!’$ ")’),$ -& !##&"$ !’ /0) -/&’$+ !,# %$$%1’*)#(’ *&&%,/% +%, (# #)$’# "+-’(*) (%&#)/’)* -0 ’!("&!*"% !("&! ")( ZANTONELLI A PAGINA 6 IL CAFFÈ 11 maggio 2014 3 La solidarietà Il reportage Accogliamone 20mila, ma né Berna né il Ticino hanno risposto di sì “Ma in Svizzera... ci vorrebbero, potrebbero aiutarci?” PATRIZIA GUENZI U Il dramma e le speranze di migliaia di siriani dalla stazione di Milano a un centro di periferia ACCAMPATI Una famiglia accampata alla stazione di Milano; in basso, un gruppo di profughi all’esterno della stazione Centrale LE ROTTE DELL’IMMIGRAZIONE Numero di migranti illegali identificati, 2012 IRLANDA GRAN BRETAGNA Londra a Africa ovest (-49%) b Mediterraneo occidentale (-24%) c Mediterraneo centrale (-82%) d Puglia-Calabria (-9%) e Balcani (+37%) f Albania-Grecia (+4%) g Frontiera terrestre orient. (+52%) h Mediterraneo orientale (-35%) Rotte terrestri Rotte marittime 174 a PAESI BASSI GERMANIA Bruxelles Varsavia POLONIA Minsk BIELORUSSIA 1.597 g Kiev REP. CECA UCRAINA Vienna SLOVACCHIA FRANCIA AUSTRIA Lubiana UNGHERIA Venezia ROMANIA Lione CROAZIA Milano Bucarest 6.391 e BULGARIA Marsiglia ITALIA f Sofia Istanbul Roma Bari Barcellona PORTOGALLO Madrid 5.502 10.379 Maiorca SPAGNA c 4.772 GRECIA Tunisi 6.397 d Atene b Algeri Sousse Melilla La Valette Rabat TUNISIA Ceuta Lampedusa MALTA CIPRO Casablanca Oujda Gardala Tripoli Agadir MAROCCO Benghazi Ouargia Il Cairo ALGERIA Parigi h Agenzia Fotogramma Principali rotte (evoluzione 2011-2012) n’emergenza prevista e prevedibile pure in Ticino, che già nei mesi scorsi aveva mobilitato le coscienze con una raccolta di firme. Quella promossa da Azione Posti Liberi Ticino, che aveva inviato a Berna una petizione - oltre 1.500 firme tutte dal cantone - per accogliere ventimila profughi vittime del sanguinoso conflitto in Siria, provvedendo al viaggio e concedendo loro un’ammissione provvisoria in attesa che sia ristabilita la pace. Nessuna risposta. “Tutte le organizzazioni umanitarie internazionali giudicano quella della Siria la più grande catastrofe umanitaria a partire dalla seconda guerra mondiale - osserva l’avvocato Paolo Bernasconi, impegnato da tempo con alcune famiglie ticinesi per ospitare dei profughi, lavorando in collaborazione con l’Associazione Hayat di Bedigliora -. La Svizzera chiude i confini, a differenza della Germania, del Belgio e dei Paesi scandinavi. Da Berna si proclama ‘il panfilo è pieno’. I barconi dall'Africa all'Italia, quelli sì che sono pieni, il panfilo del Paese più ricco del mondo non è mai pieno”. Anche Caritas Svizzera ha sollecitato Berna per accogliere più profughi. “Abbiamo inviato al Consiglio federale una lettera aperta - spiega il portavoce, Stefan Gribi -, chiedendo di aumentare a 5mila il numero di rifugiati. A tuttoggi non abbiamo ancora ricevuto nessuna risposta”. Intanto, il Ticino continua a muoversi. Azione Posti Liberi ha avviato una raccolta di fondi a favore delle organizzazioni impegnate nell’aiuto ai disperati della Siria che erano accampati nella stazione Centrale di Milano o in periferia. Per oggi, domenica, dalle 9 alle 11 nella sala multiuso di Genestrerio, è stata organizzata una raccolta di mate- 37.224 TURCHIA Damas SIRIA Amman GIORDANIA El Aiun Adrar Sebha LIBIA Illizi Nouakchott MAURITANIA MALI EGITTO Azione Posti Liberi ha avviato una raccolta di fondi nel cantone a favore delle organizzazioni impegnate a sostenere i profughi della Siria in fuga dalla guerra Assouan Djanet Agenzia Fotogramma Fonte: Frontex, i-Map 1 L'ACCOGLIENZA Sono più di 2500 i profughi siriani finora accolti in Svizzera grazie alla semplificazione della politica dei visti, oltre ai 500 che il Consiglio federale aveva deciso di accogliere lo scorso settembre 2 3 4 LA RICHIESTA In una lettera aperta la Caritas ha chiesto a Berna di portare il contingente siriano, vista la drammaticità della situazione, sino a cinquemila rifugiati GLI ASILANTI Da gennaio a marzo la Svizzera ha registrato 4894 domande d’asilo, ossia il 12 per cento in meno rispetto alle 5579 registrate durante l’ultimo trimestre 2013 LA PROVENIENZA I principali Stati di provenienza nel 2014 sono stati Siria (1188 domande, con un aumento dell’11 per cento), Eritrea (512, cioè -200) e Sri Lanka (262, ovvero -73) GIACOMO BASSI da Milano M ohamed accende un’altra sigaretta fuori dal portone del centro di accoglienza per i profughi siriani, una ex scuola elementare alla periferia nord ovest di Milano. Grandi stanzoni dove i profughi, sino all’altro giorno accampati alla stazione centrale, hanno ora trovato un vero letto messo a disposizione dal Comune per fronteggiare l’emergenza sbarchi, scoppiata con l’inizio della bella stagione. Mohamed esce all’aperto, tra cantieri stradali e palazzi fatiscenti, perché all’interno non è consentito fumare. “Voglio andare dove c’è un lavoro. Dove c’è una casa. Dove c’è pace. Dove i miei figli possano crescere e imparare. E la Svizzera - dice - è un posto bellissimo. La conosco, ha le montagne, i laghi, gli animali, c’è benessere e non c’è mai stata la guerra. Sarebbe un posto perfetto per me e mia moglie, che tra quattro mesi partorirà il nostro secondo figlio: ma ci posso andare? Ci vogliono? Ci aiutano?”. Faceva il fioraio, Mohamed. Aveva una vita normale ad Aleppo. Quarantanove anni “passati in pace con i fratelli di tutte le religioni: siamo cresciuti insieme musulmani, cristiani, ebrei e non credenti. Mai uno scontro, mai un problema. Poi è arrivata la guerra, e con la guerra l’odio. E siamo dovuti scappare”. Prima in Libia, poi dopo dieci mesi in Italia. L’approdo in Sicilia con il barcone, poi in taxi fino a Catania e infine a Milano in treno. “Abbiamo speso quasi cinquemila euro per arrivare qui, e chissà quanti altri me ne serviranno per giungere dove poter stare in pace”. La Svizzera, magari: “Ho detto che è bellissima perché l’ho studiata, ho visto le foto sui libri e qualche immagine alla televisione – sorride, imbarazzato Mohamed -. Ma in verità non ci sono mai stato: chissà com’è viverci!”. Una domanda che si fanno in tanti in questo edificio anni Cinquanta in cui sono ospitati 225 profughi di guerra, di cui un quarto bambini, arrivati a Milano dieci giorni fa. Vengono dalle città bombardate della Siria, dai campi gestiti dall’Onu in Libano, dalla Palestina. E sognano di ricongiungersi alle loro famiglie nel Nord Europa, Svezia e Olanda soprattutto. Ma anche la Confederazione elvetica. Il Paese che da settembre a oggi, con la semplificazione della procedura per l’ottenimento dello status di rifugiato, ha permesso a oltre 2.500 siriani che hanno già parenti residenti in Svizzera, di ricevere il visto d’ingresso per motivi umanitari. Troppo pochi secondo la Caritas, che ha chiesto ufficialmente al Consiglio federale di aumentare il numero di visti concessi, portandoli a 5mila. E pochi anche per l’associazione “Azione posti liberi Ticino”, che ha consegnato all’Assemblea federale una petizione, firmata da un migliaio di cittadini, affinché si consenta l’ingresso e la permanenza sul territorio nazionale a 20mila sfollati. Un’azione di pressione umanitaria la cui eco è arrivata anche a Milano, dove l’associazione Arca – da sempre in prima linea – aiuta queste donne e questi uomini a superare il trauma della fuga, a ricostruire la propria vita, a riprendere le forze per continuare il viaggio fino ai Paesi sognati. Un presidio medico permanente (sono tante le donne anche in avanzato stato di gravidanza), attività ludiche per i bambini, una mensa che lavora a ciclo continuo: “Ogni giorno – spiegano gli operatori – prepariamo circa 500 pasti halal, secondo i dettami dell’Islam. A cui vanno ad aggiungersi tutti gli altri, quelli per i non credenti. Un’attività di volontariato portata avanti da una squadra di venti persone che lavora giorno e notte, senza sosta”. Perché l’emergenza, in mancanza di un sistema statale efficiente, la devono affrontare i volontari, con pazienza e sacrificio. “Ciò di cui abbiamo più bisogno in questo momento sono vestiti per i bambini fino a tre anni. Sono persone che arrivano qui senza nulla se non ciò che indossano, e mentre per gli adulti è abbastanza semplice reperire indumenti, per i più piccoli è molto complicato”. Non soldi, dunque: non per i profughi almeno. “Dobbiamo pensare che chi oggi è qui, in Siria è un benestante – precisano gli operatori-. Loro si sono potuti permettere i costi molto elevati del viaggio, fino a diecimila euro a testa, mentre chi davvero ha bisogno di soldi è ancora laggiù”. Nei campi profughi, o sotto le bombe. Come il fratello di Hassam, muratore, 33 anni: “Lui non è riuscito a venire, non avevamo più denaro per lui e così cercherà di raggiungere prima il Libano e La Confederazione, ha sentito dire Abdu, “non ti dà un tetto sotto cui vivere, non ti aiuta a ricostruirti una vita normale” poi la Libia. Da lì, speriamo riesca a superare il mare”. E dopo il mare la burocrazia europea, quella che non consente ai rifugiati il transito in Paesi diversi da quelli in cui sono sbarcati. Ne ha fatto le spese anche Abdu, 30 anni, scappato dieci mesi fa da Homs, la citta più insanguinata della Siria. Quando la Gendarmeria francese l’ha fermato, dentro il vagone di un treno diretto in Belgio, lui, meccanico che parla solo l’arabo, ha capito che non sarebbe mai riuscito ad arrivare in Olanda dalla cognata. “Ci hanno trattato come cani, i francesi. Hanno preso me, mia moglie e i miei due bambini e ci hanno caricati su un altro treno per rimandarci in Italia. Quando siamo arrivati in Svizzera la polizia ci ha detto che, se volevamo, saremmo potuti rimanere. Ma abbiamo deciso di tornare qui, a Mi- lano”. La Confederazione, ha sentito dire Abdu, “non ti dà un tetto sotto cui vivere, non ti aiuta a ricostruirti una vita normale. Se solo ci avessero dato la speranza di poter rinascere allora saremmo rimasti. Ma gli svizzeri sono stati gli unici, assieme con gli italiani, ad averci trattato con umanità. I francesi no, loro non hanno cuore”. In grembo culla Rachid, 18 mesi, si domanda, da padre, dove cresceranno i suoi figli, che vita faranno, quale sarà il loro futuro. Il presente è in una culla dentro un’aula senza porta di una ex scuola di periferia, che d’inverno si trasforma in dormitorio per senza fissa dimora e che ospita nuclei familiari con storie da far venire la pelle d’oca. “Dieci giorni qui ti uccidono l’anima”, sospira Karim, 59 anni ben portati, quando tira fuori la testa da sotto una coperta giallo senape con cui si era riparato per sfuggire al neon acceso sopra la sua branda. “Siamo ospiti e siamo grati a chi ci ospita e ci assiste, ma non sappiamo cosa fare. Ognuno deve decidere da solo. Sempre che sia in grado di farlo”. Ma sono pochi quelli che sanno cosa fare. Non lo sa Mohamed, non lo sa Abdu, non lo sa nemmeno Hassam. Le leggi e le convenzioni internazionali li bloccano in Italia, il loro cuore vorrebbe essere altrove, a Nord: tra questi due luoghi c’è mezza Europa. Con diverse sensibilità, diverse procedure, diversi sistemi statali. “Già nel passato abbiamo accolto tante persone provenienti da situazioni complicate come quella siriana – spiega Marco Fantoni, di Caritas Ticino -. Penso sia arrivato il tempo di fare la nostra parte, con quello stesso sentimento di partecipata solidarietà che abbiamo già dimostrato”. Un appello, un ennesimo, affinché anche le autorità cantonali facciano la loro parte in questa emergenza umanitaria che vede in prima linea l’Italia, ma che ha ripercussioni internazionali, e che potrebbe dare una nuova speranza alle decine di famiglie in fuga dalla guerra accampate nelle aule di questo vecchio istituto. “La Svizzera è dove ci sono tanti soldi nelle banche, vero – sorride Jamil, marmista come un altro suo connazionale partito dal campo profughi di Yarmuk insieme con moglie e quattro figli –? E allora perché non ne danno un po’ anche a noi? O meglio, non soldi, ci diano i documenti, una casa, e magari ci aiutino a trovare un lavoro. Così potremmo dimenticarci di quello che abbiamo passato e ricominciare a fare quello che abbiamo fatto fino a quando è cominciata questa terribile guerra che ci ha “Ah, da voi ci sono tanti soldi nelle banche! E allora perchè non aiutano a trovare un lavoro, per avere dei documenti e una casa” costretto ad andare via”. Perché nessuno, di questi duecento donne e uomini che fanno su e giù per le scale, inseguono i bambini nei corridoi piastrellati, rassettano i cameroni, spazzano il refettorio, stendono sui tavoli tovaglie in plastica decorate con foto di caramelle o puliscono i bagni, aveva mai pensato prima di lasciare le proprie case, la propria terra. Per finire qui, su un marciapiede della periferia Nord Ovest di Milano, in una giornata grigia e fredda, a fumare una sigaretta fuori dal centro di accoglienza, perché dentro non si può. Mentre i martelli pneumatici battono sull’asfalto, le auto passano veloci, un’altra giornata finisce. Un’altra, senza meta. E senza una speranza a cui aggrapparsi. riale di prima necessità (pannolini, fazzoletti, mutande, canottiere, coperte, biberon, latte in polvere...) da consegnare al Centro di accoglienza di Quarto Oggiaro a Milano. Informazioni utili per le donazioni anche sulla pagina facebook “Emergenza siriani Stazione Centrale Milano”. “Una goccia nel mare. La Svizzera non li vuole? Ma almeno le organizzazioni statali e private dovrebbero offrire aiuti finanziari per le associazioni umanitarie e di volontari che, in Italia, a pochi chilometri da casa nostra, affrontano l’emergenza delle famiglie siriane prive di qualsiasi aiuto”, sottolinea Bernasconi. “La Catena della Solidarietà non è sul territorio, ma da marzo 2012 collabora, attraverso le Ong impegnate in Siria, a 29 progetti - spiega la portavoce, Caroline de Palézieux -. Il conto aperto per le vittime ha già raccolto oltre 16milioni di franchi”. Sul sito della Catena si avverte che l’aiuto internazionale è pressoché impossibile all’interno della Siria, ma più volte si sono lanciati appelli per promuovere la raccolta di fondi. È indubbio che le persone provenienti dalla Siria siano veri profughi e l’accoglienza sia un atto dovuto. E la Svizzera, che ha sottoscritto delle convenzioni internazionali, non dovrebbe respingerli. “Il fatto che sia una catastrofe di immani proporzioni lo dimostra il Comitato internazionale della Croce Rossa (Ccr), che ha organizzato a Siracusa un centro per rintracciare i membri delle famiglie che nella guerra hanno perso i loro cari - ricorda Bernasconi-. E se lo fa il Ccr, perché non può farlo la Croce Rossa?”. Quest’ultima, interpellata dal Caffè, spiega: “Sosteniamo i rifugiati siriani che ricevono l’autorizzazione per raggiungere i parenti in Svizzera, con contributi economici e, se necessario, garanzie per finanziare i costi dei primi mesi di soggiorno”, dice il portavoce Beat Wagner. La sezione di Lugano della Croce Rossa si sarebbe dichiarata disponibile ad accogliere siriani, ma il Cantone non avrebbe dato il via libera. E Bellinzona avrebbe pure detto no all’Ufficio federale dei rifugiati che ha avviato un programma di emergenza per accogliere 500 profughi. [email protected] Q@PatriziaGuenzi FL? 09 C.=< E= 9 I9<9 >1 CG EGEE9 B 9 <G=I 9 9C.B9EE9 @ ’, <G=I, >9,EE,4=B;, !==> 0109.,E, ,6:9 1<=,>>,CC9=<,E9@ *.=<E9 *:’2=:0>0 *) *45$@0540 )$ 454 7*9)*9*8 *1;9<,B9 *) *>*4<0 *4525-0’0 ’54 0 :*-9*<0 )*0 :533*20*98 !=<C96:9 * :=--*903*4<0 )$ )*-=:<$9*( :59:5 )575 :59:58 %C.B9I1E1I9 CG-9E= 6B,EG9E,;1<E1 >1B C.=>B9B1 EGEE9 6:9 1<=I,<E,669 09 ;=<0=I9<[email protected] IL CAFFÈ 11 maggio 2014 5 mondo LE MAPPE LUIGI BONANATE Corbis Veti e ricatti della Russia, vero Stato terrorista Il voto che farà saltare l’austerità Tra euroscettici e anti Ue, Bruxelles costretta a cambiare rotta 1 LE ELEZIONI È l’ottava volta che i Paesi dell’Unione europea si presentano alle urne per eleggere il nuovo parlamento. Le prime elezioni si sono tenute nel 1979. L’ultimo Paese che si è aggregato è la Croazia. 2 3 4 GLI ELETTORI I seggi sarano aperti dal 22 al 25 maggio nei 28 Stati membri dell’Unione europea. Il parlamento rappresenta i 500 milioni di abitanti dell’Unione europea. I DEPUTATI I deputati da eleggere sono 751. Erano 766, ma sono stati ridotti. La Germania ne eleggerà 93, 74 Francia, Inghilterra e Italia 73, la Spagna 54. A seguire gli altri Paesi. I PRESIDENTI I candidati presidente sono Jean-Claude Juncker (popolari), Martin Schulz (socialdemocratici), Guy Verhofstadt (liberali) Ska Keller e José Bové (verdi) Alexis Tsipras (sinistra). LORENZO ROBUSTELLI da Bruxelles Le elezioni del 25 maggio sono “europee”, ma tutti gli occhi saranno puntati su Parigi e Londra: riuscirà il Front National di Marine le Pen a diventare il primo partito di Francia? Riuscirà l'Ukip di Nigel Farage a sovrastare tutti i partiti britannici? Questa tornata elettorale per il parlamento europeo secondo i sondaggi ha già un sicuro vincitore, il partito del non voto, gli astensionisti, ma subito dopo arriveranno le forze critiche della moneta unica e delle politiche economiche decise a Bruxelles in questi anni di crisi. Tutti i sondaggi, oramai da mesi, danno in grande crescita le forze più estremiste, quelle che vorrebbero la fine dell’euro, come appunto il Front National e l’Ukip, ma aumenteranno seggi anche i partiti che chiedono “solo” di ridiscutere tutto, pur non abbandonando la moneta unica, come la Lista Tsipras, lanciata dal leader della sinistra greca Alexis Tsipras in tutta l’Ue, o i tedeschi dell’Alleanza per la Germania. Altro dato oramai certo è il crollo del Partito popolare europeo, visto come il massimo responsabile delle politiche di austerità che hanno colpito tanti paesi. Infatti, la maggioranza dei governi dell'Unione in questi ultimi anni è stata sempre guidata da esponenti del Ppe. Il crollo sarà ancora più umiliante perché sarà accompagnato da una certa crescita dei socialdemocratici, che però, a quanto pare, non riusci- ranno a soppiantare il Ppe come me è stato fino ad oggi il Front Naprimo partito, pur avvicinando- tional, che non sono riuscite o glisi molto in termini percentuali non hanno voluto trovare abbae di seggi. Sarà un testa a testa, a stanza partner di altri partiti e di quanto sembra, fino all'ultimo altri Paesi per riuscire a formare voto. In caduta anche i liberali, un gruppo parlamentare. Rischio che dovrebbero perdere un 30 per che corrono anche questa volta, cento dei loro deputati, come an- perché nonostante numerosi incontri fatti che i verdi. prima delle L’ultimo IL SONDAGGIO DEI SONDAGGI La distribuzione dei seggi nel nuovo parlamento secondo elezioni, ansondaggio pan- euro- la rielaborazione degli ultimi rilevamenti nei 28 Paesi Ue cora queste forze non peo, che sono riusciraccoglie te a trovare cioè i sonabbastanza daggi fatti ragioni per nei 28 Paesi stare insiedell'Ue e li me. Condiproietta in vidono l’opseggi, è di posizione pochi giorni alla moneta fa, e i dati unica, ma sono chiari per il resto (tra parenhanno tanti tesi i numeri fattori che le del Parladividono. mento 213 Popolari europei 62 Liberali Ad esempio, uscente) : sembra che 213 deputati 42 Conservatori 42 Verdi nessuno voper i popoglia stare in lari (275), 36 Libertà e democrazia 208 Socialdemocratici gruppo con 208 per i soLe Pen percialdemoché lei è ancratici (194), 97 Altri, senza gruppo* 51 Sinistra europea ti-gay, cosa 62 per i libe* compresi partiti antieuropeisti Fonte: Poll Watch 2014 insopportarali (85), 51 bile anche per la sinistra (35), 42 per i verdi (58) e per i per gli sciovinisti britannici delconservatori (56), 36 il gruppo l’Ukip, ma anche per gli anti isladella Libertà e democrazia (31), e mici olandesi di Geert Wilders. E poi c'è la caratteristica di fondo di ben 97 non iscritti (32). È proprio nel gruppo dei de- questi partiti che impedisce loro putati o dei partiti che non hanno di unirsi davvero: sono tutti, o una “famiglia” europea, che si quasi, nazionalisti, cosa che bloctrovano i più acerrimi nemici del- ca sul nascere ogni alleanza stabil'euro. Sono tutte quelle forze, co- le con “stranieri”. “Faremo alcune battaglie comuni”, ha auspicato Marine Le Pen, e probabilmente è quello che faranno, ma senza avere la forza e neanche l'agibilità parlamentare per essere incisivi davvero. Infatti i deputati dei “non iscritti” godono di finanziamenti minimi, se paragonati con i gruppi e, sopratutto, non partecipano alla spartizione delle presidenze di commissione né di altri centri di potere fondamentali a Strasburgo. Comunque le forze “tradizionali” si sono già compattate. Tradizionalmente nel Parlamento europeo governa una “grande coalizione” formata da popolari, socialisti e liberali, che anche questa volta ha già annunciato un sostanziale accordo anche per la prossima legislatura. Nonostante che questa volta, e per la prima volta, i partiti politici europei abbiano indicato agli elettori ciascuno un loro candidato per la presidenza della Commissione europea, quelle tre forze hanno già detto che, tra loro sole, cercheranno un’intesa su chi possa essere il prescelto. Quello che raccoglie la maggioranza dei voti parlamentari, confermando dunque il “quadrato” attorno alla ridotta del loro potere che taglia fuori, da sempre, tutte le altre forze politiche. Dunque si profila anche per la nuova legislatura l’oramai tradizionale presidenza “dimezzata” del Parlamento, per cui per due anni e mezzo lo scranno più alto viene occupato da un popolare e per gli altri due da un socialista. A meno che gli elettori non decidano di scompaginare le carte e smentire i sondaggi. L’ormai (per fortuna) dimenticata categoria degli Statiterroristi sta tornando di moda. Si tratta di un ritorno tutt’altro che casuale, improvviso o involontario, ma conseguenza di come l’Occidente (piaccia o no, è ancora l’unica parte del mondo dotata di un minimo di stabilità) ha affrontato, o meglio “non affrontato”, i grandi problemi della società internazionale. Come si è potuto credere che, una volta caduti alcuni muri, tutto il mondo sarebbe diventato semplice, facile e consensuale? Come illudersi che più nessuna ingiustizia corresse per il mondo, o che nessun tentativo di sopraffazione tra l’uno e l’altro Stato avrebbe potuto esserci? E dire che buona parte dell’Africa dovrebbe essere stata attentamente osservata, per tutte le lacerazioni che continuamente la scuotono. E come scordare che gran parte dell’Asia attende ancora di colmare il divario che la separa dai Paesi più ricchi e sviluppati? Eppure, la Cina, a quel che sembra, alla fine di quest’anno avrà il maggiore prodotto interno lordo del pianeta. Chi avrebbe mai detto che il trionfante e impetuoso sviluppo industriale dell’Occidente sarebbe stato un giorno superato? E così, mentre la Nigeria, il Mali e il Sudan erano preda di sanguinose guerre civili, e le “primavere arabe” fallivano quasi tutte, abbiamo creduto che Putin fosse un puro e semplice liquidatore delle passate glorie sovietiche. Invece si era inventato un nuovo grande potere finanziario costruito sui prezzi di petrolio e gas. La Russia è diventata ciò che di più vicino allo “Stato terrorista” si possa immaginare. Grazie alla sua rendita di posizione come ex-grande potenza sfrutta un diritto di veto che non le spetterebbe più e impedisce al mondo di fermare la spaventosa carneficina siriana. Poi utilizza il ricatto energetico per piegare l’Ucraina e strapparle una parte di territorio. La forza della Russia è racchiusa oggi nella sua capacità di ricatto e nella sordità a ogni trattativa. È difficile raggiungere compromessi accettabili con chi, ogni volta, viola gli accordi appena presi, proprio come gli Stati-terroristi. Stati che sono inarrestabili fin tanto che li si accetta come sono, senza reagire. Non con le armi, bensì con la correttezza delle proprie politiche, con la difesa a tutti i costi della democrazia. Altrimenti, può succedere di tutto. "’,5# * 33 !/*.’, +’ -/5’ ’/’’ /*0%)*#,- &* .’/&’/’ 2422-($ )$C7-=: ,5 #-A> ,-66< >-=*5A: &D5EE-=: #(4= $ " !# ;99F BFFF " $% BF;F BF;? ’8 ->-=*5A: >-8E( (-=-5 8:8 . 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La madre coraggio che ha sconfitto il colosso svizzero FRANCO ZANTONELLI S Sul New York Times la lunga battaglia legale Il giornalista del New York Times Dan Fagin (nella foto in alto) che nel suo libro “Toms River: Story of Science and Salvation”, ha raccontato la battaglia contro la Ciba Geigy (sopra una immagine della fabbrica). E ha vinto il Premio Pulitzer 2014 embra il soggetto di un legal thriller di John Grisham o Scott Turow. Quelle storie di abusi da parte di grandi gruppi industriali a danno di una comunità, che dopo anni riesce ad ottenere giustizia. È tutto in un libro di grande successo negli Stati Uniti, che è valso al suo autore, Dan Fagin, giornalista del New York Times, il premio Pulitzer 2014. “Toms River: Story of Science and Salvation”, racconta una vicenda che inizia nel 1952, quando un colosso svizzero della chimica, la Ciba Geigy, nel frattempo confluita, insieme a Sandoz, nella Novartis, si insediò in una città di circa 90 mila abitanti del New Jersey, la stessa che dà il titolo al libro, che si trova sulle rive dell’Oceano. L’azienda elvetica, a Toms River, realizzò una fabbrica tessile, creando posti di lavoro, con tutto quello che ne consegue, compreso un cospicuo aumentò del gettito fiscale. Inoltre, per farsi benvolere, finanziò l’ampliamento dell’ospedale e regalò un campo da golf agli appassionati della zona. Era giustificata, insomma, almeno agli inizi, la soddisfazione degli abitanti per l’apertura di quello stabilimento industriale. Con il tempo, tuttavia, a quella soddisfazione fece da contraltare un altro aspetto, decisamente meno gradevole. L’altra faccia della medaglia erano le scorie tossiche che, fino al 1966, dagli impianti della multinazionale fuoriuscirono nella falda freatica provocando, secondo quanto accertato successivamente da uno studio approfondito, 69 casi di cancro tra i bambini. Come Gabrielle Pascarella, morta a 14 mesi, per una rara forma di linfoma. Oppure Landy Lynnworth, stroncato appena 18 enne da un tumore al cervello. La Ciba, per porre rimedio alla contaminazione dell’acqua, realizzò una conduttura sotterranea che convogliava quei veleni verso l’Oceano ma, ormai, il danno era stato fatto. E anche la conduttura ovviò solo La vicenda La nascita Le reazioni La scoperta I tumori L’INDUSTRIA IL LAVORO I VELENI I BAMBINI LA VITTORIA Nel 1952 un colosso svizzero della chimica, la Ciba Geigy, poi confluita nella Novartis, si insedia a Toms River. L’iniziativa della Ciba Geigy viene accolta con soddisfazione. Posti di lavoro per tutti e un ingente gettito fiscale Si scopre che dagli impianti della fabbrica elvetica escono scorie tossiche che contaminano una falda freatica L’inquinamento, secondo uno studio dura sino al 1966. Solo sui bambini sono stati accertati ben 69 casi di cancro. La mamma di un bimbo malato si ribella. E aiutata da un legale ottiene un grosso indennizzo e la bonifica di tutta l’area inquinata. parzialmente al problema, visto che le perdite, sia pure in misura minore, proseguirono. “L’aumento dei tumori nei bambini, rispetto alla media del New Jersey, è stata accertata tra il 1975 e il 1995”, hanno potuto stabilire le autorità sanitarie dello Stato. “Dal ’95 in poi - hanno aggiunto - la situazione è tornata nella normalità”. Guardacaso proprio in concomitanza con la chiusura dello stabilimento. Nel frattempo l’inquinamento dell’area è stato al centro di una procedura giudiziaria, il cui esito venne annunciato nell’ottobre del 2001. Quando cioè Ciba e Dipartimento statunitense della Giustizia si sono accordati per risanare la zona contaminata. Il costo dell’operazione è stato di 91,4 milioni di dollari, di cui si è fatta carico la multinazionale svizzera. “Siamo soddisfatti che Ciba Geigy abbia accettato di ripulire il L’eroina che ha vinto da sola la sua “guerra” è al centro di un libro premiato quest’anno con il Pulitzer sito”, il commento dei responsabili americani al momento della firma dell’accordo. Fatto sta che per una quarantina d’anni gli abitanti di Toms River ingerirono, mischiata con l’acqua, una La denuncia quantità incredibile di veleni. Come, tanto per ricordarne qualcuno, il tricloroetilene, conosciuto anche come trielina, che a lungo andare è corresponsabile dell’insorgere della leucemia. Prima che le autorità facessero la loro parte fu necessario, proprio come si è abituati a leggere nei legal thriller, che qualcuno si assumesse il compito di scuotere le coscienze. “L’eroina di Toms River - scrive il premio Pulitzer Dan Fagin - è sicuramente Linda Gillick, mamma di Tom, nato nel ’79 con un blastoma”. Ovvero un tumore maligno che ha origine dalle cellule del sistema nervoso. La signora Gillick convinse le famiglie della Partecipa al concorso del Caffé in collaborazione con la Warner Bros. Pictures e vinci i favolosi gadget di GODZILLA Vinci Godzilla In palio 4 1 3 felpe da donna magliette da uomo cappellini borsa set di spille DAL 15 MAGGIO AL CINEMA - www.godzillamovie.com Per essere estratti basta inviare una e-mail a [email protected] indicando i propri dati (nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 16 maggio cittadina a martellare con continue richieste le autorità comunali, quelle della Contea e dello Stato, perché controllassero la qualità dell’acqua di Toms River. E non si perse d’animo neppure quando le risposero che “l’acqua è buona”. O, peggio ancora, quando la accusarono di seminare il panico, con il rischio che i turisti disertassero le spiagge della città nella stagione estiva. “La Ciba Geigy dorme, il Governo dorme, anche se il verbo dormire è un eufemismo, se pensiamo al danno che ci stanno facendo”, fu la replica di quella donna determinata nel chiedere giustizia. A darle una mano, a un certo punto, arrivò Jan Schlichtmann, un avvocato specializzato in cause di questo genere, la cui figura è stata interpretata sullo schermo dall’attore John Travolta nel film “A civil action”. Una storia ambientata a Woburn, nel Maryland, che ha parecchie analogie con quella di Toms River. Anche a Woburn, infatti, una comunità è stata costretta a lottare contro un’azienda che scaricava le proprie scorie tossiche nell’acqua, provocando seri problemi alla salute degli abitanti. Alla fine, grazie alla tenacia di Linda Gillick e alle capacità dell’avvocato Schlichtmann, si è raggiunto l’accordo in virtù del quale la Ciba Geigy ha risanato l’area contaminata. Quanto alle 69 famiglie, in cui si sono registrati casi di tumore, l’avvocato Schlichtmann ha ottenuto complessivamente un indennizzo di 40 milioni di dollari. “Oggi - scrive il giornalista Dan Fagin - l’acqua di Toms River è sicuramente, quella più controllata di tutto il New Jersey”. Sembrerebbe un lieto fine ma, in realtà, così non è. Lo scorso anno Toms River venne investita dall’uragano Sandy, i cui danni sono tutt’ora visibili. Quanto a Fagin, dopo un soggiorno a Basilea, ha scritto un duro articolo, per il New York Times, che ha intitolato :“La prosperità tossica della Svizzera”. Anche a Basilea, spiega il premio Pulitzer, decine di anni fa l’industria chimica inquinava l’acqua. Proprio come a Toms River. “I cittadini che si sono battuti per avere un ambiente più pulito, temono però che il ciclo inquinante sia stato spostato da un’altra parte.” [email protected] IL CAFFÈ 11 maggio 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualita Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Sergio Savoia Silvano Bergonzoli Il deputato dei Verdi si chiede il senso della politica dei continui sussidi per le stazioni invernali, molte delle quali non reggerebbero economicamente senza l’aiuto statale. Non è il solo a farsi questa domanda. Interrogazioni cariche di insinuazioni e sospetti. E il parlamentare leghista si becca il monito del governo, che lo invita ad avere maggiore etica e utilizzare toni più urbani. Non è certamente un buon periodo “di forma” per il deputato della Lega. 7 Lo studio I demografi certificano l’evoluzione dell’invecchiamento. Un bambino su due compirà cento anni nel 2100 rivoluzionando il mercato del lavoro Ti-Press Ticinesi centenari, ma a caro prezzo Tra un decennio ci saranno 350 over 100 e aumenteranno I CENTENARI EZIO ROCCHI BALBI Numero di centenari in Svizzera ogni 100.000 abitanti, nel 2013 Basilea Città 45.7 Ticino Ginevra 33.7 29.0 Sciaffusa 25.5 Neuchâtel 23.4 Vaud 21.7 Berna 20.9 Uri 19.6 Obvaldo 19.3 Jura 16.8 Zurigo 16.6 Vallese 16.4 Turgovia 16.3 LEGENDA Da 0 a 10 Da 11 a 20 Da 21 a 30 Da 31 a 40 San Gallo 16.1 Basilea Campagna 15.5 Glarona 15.2 Nidvaldo 14.4 Soletta 14.2 Lucerna 13.9 Appenzello interno 12.7 Grigioni 12.3 Svitto 11.3 Appenzello esterno 11.2 Argovia 10.9 Zugo 9.4 Friborgo 8.5 Media Ch 22.9 Fonte: Statpop S i andrà in pensione più tardi, il mercato del lavoro cambierà struttura, sarà difficile reggere il costo dei premi delle casse malati e il settore immobiliare dovrà adeguarsi a nuove esigenze. Ma un bambino svizzero su due diventerà un centenario. I demografi hanno analizzato i dati pubblicati pochi giorni fa dall’Ufficio federale di statistica (Ust) sull’evoluzione della popolazione svizzera, e si delineano scenari inediti. L’invecchiamento dei cittadini e il numero dei centenari aumentano di anno in anno e sono destinati ad esplodere. All’inizio del terzo millennio gli svizzeri che avevano festeggiato i 100 anni erano la metà dei 1500 attuali, e tre su quattro donne. Ma le proiezioni demografiche, che vedono aumentare la longevità anche dei maschi, non esitano a prevedere un aumento esponenziale dei centenari a oltre 4500 tra meno di un decennio (quindi 350 in Ticino), 50mila nel 2050 e addirittura 100mila entro il 2100. Insomma, grazie al progresso medico e alla prosperità che permette di vivere più a lungo, un bambino su due, tra quelli nati in questi anni, probabilmente soffierà sulle cento candeline del suo compleanno. Resta però da vedere come vivranno e in quali strutture abitative questi futuri centenari e, soprattutto, se potranno permettersi uno stile di vita più che dignitoso come l’attuale. “Sono tanti gli scenari ipotizzabili e non tutti matematicamente ottimisti - osserva l’economista Vincenzo Galasso, direttore del Cepra, il Center for Economic and Political Research on Aging dell’Usi -. Quanti giovani serviranno per ‘sopportare’ i costi di un anziano? E il flusso di lavoratori stranieri rimedierà solo in parte, perché invecchiano anche loro. Certo si rivoluzionerà il rapporto tra pensionati e lavoratori, probabilmente sarà necessario aumentare l’età della pensione per garantirne la sostenibilità economica. L’invecchiamento della popolazione influenzerà sia il mercato del lavoro, sia il mercato dei beni. Difficile fare delle valutazioni anche per il mercato finanziario, visto che un anziano difficilmente investe su beni durevoli. Anzi, gli attuali over 65 hanno investito nel mattone, e probabilmente disinvestiranno o lo faranno i loro figli”. Sicuramente il mercato immobilare vedrà una mutazione, come prevede (vedi intervista in pagina) il direttore del dipartimento della Sanità e della socialità Paolo Beltraminelli. “Bisogna anche chiedersi se reggerà la sopportabilità del premio della casse malati che aumenterà anno dopo anno - avverte Bruno Cereghetti, esperto di politica sanitaria ed ex responsabile dell’Ufficio cantonale assicurazione malattie -. Le assicurazioni sociali, come Avs e secondo pilastro, investono sui capitali e già hanno previsto scenari su lunga durata; le assicurazioni malattia, invece, non hanno alcun piano B. Il loro sistema non si basa sulla capitalizzazione, ma sulla ripartizione delle spese: quello che entra l’anno prima esce l’anno successivo. E visto che l’adeguamento dei premi è in base al bisogno, la tendenza è quella di aumentare i premi ogni anno. Soprattutto in Ticino che, già oggi, ha i costi più alti proprio per la piramide dell’età, con il tasso più elevato di over 65. Non a caso Berna vuole elevare l’età pensionabile, come avviene in tutti i Paesi europei occidentali. Con gli attuali trend demografici si temono aumenti dei costi finanziari e un’inevitabile erosione del potere d’acquisto”. [email protected] Q@EzioRocchiBalbi Le abitazioni Il futuro Il ministro Beltraminelli “Gli immobili per seniores faranno boom” L Ti-Press Progetti su misura di anziano Da Locarno a Vacallo case per la terza età I l primo mattone della futura residenza per anziani autosufficienti, a pochi passi dalla Casa San Carlo di Locarno, potrebbe essere posato già entro quest’anno. Mentre analoghi progetti, per seniores ancora autonomi, e per promuovere l’invecchiamento attivo, sono previsti a Novazzano e a Vacallo. Una necessità la creazione di alloggi per over 70 e a pigione moderata, visti gli attuali trend demografici: solo in Ticino, tra una decina di anni, si conteranno almeno 350 centenari. E sarà sempre più folto anche l’esercito degli over 70 e 8 in buona salute, ai quali vanno comunque garantiti confort e sicurezza nel proprio domicilio, perché troppo “giovani” per entrare in una casa per anziani. Una necessità sottolineata anche dall’Atte, Associazione terza età. “Per incentivare nuove iniziative e progetti faremo un concorso con la Fondazione Federico Ghisletta - spiega Pietro Martinelli, già presidente dell’Atte -. Un riconoscimento che premierà la migliore struttura, o già realizzata o sulla base di un progetto approvato e con un finanziamento garantito”. Della palazzina che sorgerà a Locarno a fianco del San Carlo se ne parla ormai da qualche anno. Il mercato dell’alloggio nel Locarnese si fa sempre più difficile anche per gli anziani alla ricerca di appartamenti confortevoli, ma a prezzi ragionevoli, accessibili anche ai portafogli meno gonfi. La nuova struttura potrà contare su delle sinergie con la Casa San Carlo e offrirà una cinquantina di appartamenti, 35 per persone sole, il restante per coppie. Un investi- mento di oltre 10 milioni di franchi. “Appartamenti a pigione moderata - assicura Ronnie Moretti, capodicastero Socialità -. Verrà fatto un bando di concorso e in tempi brevi prevediamo di decidere. Un’esigenza sempre più pressante, visto il numero di anziani che abita in case o appartamenti ormai diventati scomodi e insicuri, che desiderano una sistemazione più adatta alle loro esigenze. Over 70 ancora in grado di vivere per conto loro, per i quali una vera e propria casa per anziani sarebbe davvero “Per incentivare nuove iniziative l’Atte farà un concorso con la Fondazione Federico Ghisletta” prematura”. Intanto, a Vacallo sta prendendo sempre più corpo il Villaggio per anziani. Un progetto ambizioso e futuristico per la costruzione di due nuove infrastrutture di una sessantina di posti l’una, molto probabilmente sorgeranno nell’area dell’attuale campo sportivo, che saranno dotate di prestazioni d’avanguardia sul piano sanitario. Un po’ come sta succedendo a Morbio dove la residenza San Rocco, prossima ad una nuova ristrutturazione, ha inserito una panetteria, saloni coiffure, ristorante, accessibili a chiunque. Servizi che permettono agli over 70 di non sentirsi isolati e di mantenere contatti non per forza solo con i loro coetanei. p.g. a longevità dei ticinesi si trasformerà in una grossa oppotunità immobiliare e le “senior residences”, le case con servizi collettivi per anziani faranno boom. Ne è convinto il direttore del dipartimento della Sanità e della socialità Paolo Beltraminelli, che ha una visione più che ottimistà sulle città del prossimo futuro. “È una previsione fondata, se si considera che il 50% delle abitazioni della sola Lugano è antecedente agli anni Sessanta - spiega Beltraminelli-. Case non più adatte alla futura popolazione, sempre più composta da cittadini di terza e quarta età. E in città è molto più economico ristrutturare secondo le nuove esigenze che edificare ex novo. Inoltre, l’offerta sarà tale che soddisferà non solo gli anziani, ma anche le giovani coppie che non possono disporre di capitali d’investimento elevati”. Beltraminelli è convinto che il processo d’adeguamento sia già iniziato, e che i progetti edilizi siano in linea con le caratteristiche di una popolazione con un tasso di centenari tra i più alti del Paese. “È così, con standard elevati di razionalità, ma non di lusso - precisa -. Eliminando le barriere architettoniche e con tutta una serie di servizi collettivi, saranno delle ‘senior residence’ che tengono conto anche delle diverse esigenze di mobilità. Gli anziani sentono meno l’esigenza d’avere un’auto, e di più quella di disporre di tutti i servizi, dei generi di comfort necessari e di strutture mediche a portata di mano. Perciò è facile prevedere che, soprattutto nelle città, per questo tipo di edilizia ci sarà un boom. E sarà un’opportunità economica di crescita da non perdere assolutamente, perché si apre un nuovo mercato”. e.r.b. 8 IL CAFFÈ 11 maggio 2014 IL TANDEM Il presidente del Plrt, Rocco Cattaneo (56 anni), e l’ex deputato a Berna Fulvio Pelli (63 anni); in basso a sinistra, il ministro cantonale delle Finanze e dell’economia, Laura Sadis (53 anni) politica Ti-Press L’editoriale La crisi Un partito senza più “territorio politico” La “spinta” di Fulvio Pelli, alle origini dello scontro tra il presidente liberale radicale e il ministro dell’Economia Ti-Press segue dalla prima pagina LILLO ALAIMO N In tandem tallonano la Lega e frenano la corsa di Laura I retroscena della faida plrt per il seggio oggi di Sadis I tormenti del ministro L 1 L’ACCORDO SUI FRONTALIERI L’accordo del 1974 fra Svizzera e Italia prevede che i frontalieri in Ticino siano tassati alla fonte e che il 38,8% delle imposte sia riversato ai Comuni italiani di frontiera per opere generali. 2 IL FRENO AL DEFICIT Ti-Press Laura Sadis, al posto del freno alla spesa, ha proposto il freno al deficit con tanto di moltiplicatore. Approvato dal parlamento, è in votazione il 18 maggio. 3 4 5 IL TRIO DI MEDEGLIA Lega, Ppd e Plrt a Medeglia nel 2012 diedero 10 giorni di tempo al governo per ridurre di 50 milioni di franchi il deficit: un vero ultimatum in particolare contro Laura Sadis. GLI SGRAVI AI RICCHI Sadis aveva proposto nel 2010 un pacchetto fiscale con sgravi ai redditi medio-alti e l’amnistia fiscale. Subito stoppata sul primo, ora si vota sulla seconda. GLI INPIANTI DI RISALITA Il Parlamento ha votato dei sussidi e costituito un gruppo di lavoro per studiare una strategia per i sussidi agli impianti di risalita. Scettica Laura Sadis: “Un déjà vu”. a spinta l’ha data Fulvio Pelli. È stato l’ex presidente nazionale del Plr ed ex deputato a Berna, a impostare la strategia “muscolare” del partito contro l’Italia, prima di uscire di scena dalla politica federale. È lui, prima di lasciare il seggio a Giovanni Merlini, a puntare sulla disdetta immediata dell’accordo fiscale per i frontalieri. Strategia inaugurata con una conferenza stampa, di domenica, dal presidente plrt Rocco Cattaneo e dal capogruppo parlamentare Christian Vitta, alla fine di gennaio. E il tandem Pelli-Cattaneo ha messo a punto il tutto all’insaputa del ministro Laura Sadis, che del resto non partecipò all’incontro coi giornalisti di quel 26 gennaio a Camorino. Seppe della svolta del suo partito dalla stampa. Ma perché Pelli si è deciso per una strategia il cui effetto immediato è stato di mettere in difficoltà Sadis, ipotecando la sua rielezione in governo? In casa liberale radicale circolano due versioni. Secondo i buonisti, Pelli si è reso conto che le trattative tra Berna e Roma sulla doppia imposizione e sui ristorni dei frontalieri, gestite dalla consigliera federale Eveline Widmer Schlumpf, stavano tagliando fuori il Ticino. Secondo i maligni, ritiratosi da Berna, l’ex consigliere nazionale vuole ritagliarsi il ruolo di eminenza grigia, di vero regista del partito in Ticino. Qualcuno più malevolo aggiunge che, magari, avrebbe pure in testa una candidatura luganese, alternativa a Sadis, e qualche fedelissimo da candidare a Berna. Fatto sta che l’operazione è stata stu- diata nel dettaglio: iniziativa parlamentare ticinese al Consiglio federale per chiedere la disdetta dell’accordo, lettera di sostegno di tutti i partiti, petizione da far firmare ai cittadini. Ma soprattutto l’interrogazione di Merlini al Consiglio federale, per denunciare l’intesa con l’Italia. Il presupposto che potrebbe giustificare misure di ritorsione: “Tra cui eventualmente anche il blocco dei ristorni stabiliti dall’Accordo sui frontalieri del 1974”, ha puntualizzato Merlini. Una linea sulla falsariga del rivendicazionismo leghista, poco gradita non solo a Sadis Nel “partitone”, mentre è in corso la formazione delle liste, si profilano nuove frizioni ma anche ad una parte del partito, e che ha fatto emergere le contraddizioni in casa liberal-radicale. Che sono: quelle di un ministro isolato da questo clima “rivendicazionista” e già bersaglio degli attacchi della Lega. Un ministro estraneo alla linea “protestataria” che ha assunto la politica ticinese e all’atteggiamento “neoleghista” dello stesso Plrt, non per niente accusato di “fotocopiare” le iniziative di via Monte Boglia. Le contraddizioni sono pure quelle di un presidente come Cattaneo, che non ha mai avuto un grande feeling con il proprio consigliere di Stato. “Purtroppo Laura non segue le indicazioni del partito”, ha detto, inaugurando il capitolo dei “separati in casa”. Tutto ciò, ad un anno dalle elezioni, rischia di disorientare la base plrt e riproporre una frattura nel partito, ben al di là della vecchia faglia che divideva liberali e radicali. Al centro di tutto c’è oggi un ministro, Sadis, da sempre ostile a prove di forza. Già nell’estate del 2011, in occasione del blocco dei ristorni, si scontrò con Marco Borradori ribadendo la sua contrarietà alla decisione del governo di non versare i fondi all’Italia: “Una scelta che rischia di portare più svantaggi che giusta attenzione al nostro cantone”. Ancor di più ovvia oggi la riconferma dell’identico ragionamento con il sostegno di Widmer Schlumpf. Tanto più che il mondo economico, preoccupato da eventuali contraccolpi, teme la conflittualità con l’Italia. Dall’altra parte c’è Cattaneo che cerca di profilare il Plrt sul campo della Lega: frontalieri, sgravi fiscali, riduzione dello Stato. In questo contesto come si muove Sadis? Già bloccata nel 2010 sul progetto di sgravi ai ceti medi-alti (di quelle proposte è rimasta solo l’amnistia cantonale), principale destinataria dell’ultimatum ricevuto nel 2012 dai presidenti di Ppd, Lega e Plrt, sul bilancio preventivo, poco seguita dal parlamento nel dire no ai nuovi sussidi agli impianti di risalita, Sadis aspetta il 18 maggio per sapere qualcosa in più del suo futuro. In ballo, oltre l’amnistia fiscale, anche il freno al deficit, non sostenuto dal mondo economico che lo ritiene un escamotage per aumentare le imposte. Poco difeso pure da Cattaneo che non ha mai nascosto le simpatie per il freno alla spesa di Marina Masoni. l.d.a./c.m. L’intervento * MANUELE BERTOLI, presidente del governo ticinese Bloccando i ristorni ci faremo male da soli I segue dalla prima pagina l secondo obiettivo, di carattere finanziario, consiste nel tenere in Ticino i famosi ristorni dei frontalieri, che per le casse cantonali pesano annualmente per 30 milioni, la metà dei famosi 60 milioni che in parte sono di pertinenza dei Comuni (24) e in parte della Confederazione (6). Una somma di un certo rilievo, ma inferiore all’1% del nostro budget e pari a meno di un terzo di quanto ci siamo accollati ogni anno dal 2012 per le cliniche private senza fare una piega. Come detto Berna intende risolvere questa questione mediante la trattativa, collateralmente al punto centrale inerente alla piazza finanziaria. Non vi è dubbio alcuno sul fatto che il primo dossier abbia un peso specifico decisamente più elevato del secondo e che questa differenza di peso debba essere considerata al momento di decidere cosa fare. La domanda fondamentale che il Consiglio di Stato deve porsi è quindi una sola: salvaguardiamo meglio i nostri interessi conti- nuando ad appoggiare la trattativa con gli italiani oppure è più utile una prova di forza, come potrebbe accadere con un nuovo congelamento dei ristorni? La prima strada non ha garanzie di successo, ma qualora desse dei risultati non potrebbero che essere positivi. La piazza finanziaria è una parte importante della nostra economia, lo sarà pure in futuro grazie alle molte competenze presenti, anche in un contesto fiscale più trasparente, e se riuscissimo a darle una mano in questo periodo non facile ci faremmo solo del bene. La seconda non mi pare invece particolarmente intelligente, perché produrrebbe uno stop delle trattative, paradossalmente proprio quelle che ci eravamo rallegrati di aver fatto ripartire grazie allo sblocco dei ristorni dopo il primo congelamento, provocherebbe l’aumento dell’instabilità senza alcuna prospettiva di soluzione reale e riaprirebbe il balletto sul quando e a che condizioni procedere al versamento bloccato. Se vogliamo curare i nostri interessi prioritari dobbiamo evitare di farci del male da soli, con azioni improvvisate, senza strategia, senza prospettive concrete, senza senso politico. Non dobbiamo ripetere quello che facemmo nel 2011, quando su pressione esterna il governo decise di bloccare i ristorni, si inventò a posteriori una serie di motivazioni ed obiettivi a sostegno di questa azione e alla fine ritornò sui suoi passi senza aver ottenuto nulla di quel che aveva chiesto, dicendo anzi di essere soddisfatto per la riattivazione del dialogo, che il nuovo blocco non farebbe che interrompere nuovamente. L’economia ed i sindacati lo hanno capito molto bene e sono uniti nel consigliare grande cautela. La politica sembra invece faticare a comprendere la situazione per quella che è, preferendo mostrare decisionismo e durezza in un gioco pericoloso, fatto più di comunicazione che di ragionamento. Al Consiglio di Stato toccherà scegliere da che parte stare, senza ambiguità sugli obiettivi da perseguire e sulla loro realizzabilità concreta. o, a Cattaneo non interessa nemmeno se, per raggiungere il suo singolare obiettivo (la disdetta dell’accordo con l’Italia, appunto), occorre contraddire e attaccare il proprio rappresentante in governo, Laura Sadis (per altro liberale), assumendo toni dirigisti poco consoni e un linguaggio neo leghista (“purtroppo abbiamo un ministro che non segue la linea del partito e un governo troppo debole”). Ricordate quando Bignasca iniziò a parlare di “governicchio” puntando l’indice anche contro il suo consigliere di Stato!? Già, ma a quale partito fa riferimento Cattaneo!? A quel Plrt che oggi par essere senza “territorio politico”, cioè a dire “ragione sociale” riformista e liberale. E che sul tema del lavoro sembra inseguire (sì, proprio inseguire) una demagogia confinante col populismo di matrice leghista. Ovvero, un ideologismo gigantesco. Si scrive populismo, ma si dovrebbe leggere più opportunatamente “destra”. Berna dice che l’accordo sui frontalieri sarà cambiato ed è quasi palese che si andrà verso una doppia imposizione dei lavoratori stranieri “confinanti”, ci si avvicinerà insomma a quanto accade con la Germania, la Francia o con la stessa Italia per quel che riguarda i lavoratori che risiedono oltre i 20 chilometri dalla frontiera. Ma a questo Plrt quasi senza più “territorio politico” e in piena metamorfosi, tutto ciò non basta! Vuole altro e subito, vuole che si mostrino i muscoli, a Berna e Roma. Perché, dice Cattaneo facendo il verso alla Lega, i frontalieri causano dumping stravolgendo il nostro mercato del lavoro. Beh, allora si potrebbe iniziare coll’introdurre “minimi salariali”, anche diversificati per categoria. Invece no, perché il mondo economico (e pure il Plrt) dice che una simile misura sarebbe la fine per molte, moltissime piccole e medie imprese. E di fatto è come dire: il frontalierato per il Ticino è stato ed è un bacino di opportunità ed elasticità incomparabile. Sebbene da regolamentare e sorvegliare. Ma ciò, il controllo del mercato e delle condizioni di lavoro, non ha nulla, proprio nulla a che vedere con la disdetta o meno dell’accordo con l’Italia. Ovvero una semplice intesa sulle modalità di tassazione. E allora... quella di Cattaneo par proprio una pericolosa strategia politico-elettorale. Lui, ex ciclista (che oggi parrebbe “allenato” dall’ex deputato Fulvio Pelli), sta a ruota della Lega, ne sfrutta la scia. Ma chi riusciva a “succhiare” la ruota di Eddy Merckx non vinceva di sicuro. E la Lega è campione nel populismo. Cattaneo dovrebbe saperlo e forse anche chi lo sta incomprensibilmente spingendo in questa direzione. L’economia, la finanza, persino il sindacato e la sinistra (vedi qui accanto le considerazioni del ministro Bertoli) hanno compreso e condiviso le posizioni di Widmer-Schlumpf e Sadis. Il Plrt di Cattaneo (quella parte, ma quale?, che a lui fa riferimento) parrebbe di no. O forse il tutto è ammantato da una strategia prelettorale, a un anno dalle elezioni cantonali, difficile da decifrare. Che Cattaneo e Pelli stiano sgomitando per mettere fuori corsa Sadis?! Ma a beneficio di chi? [email protected] Q@lilloalaimo BMW Serie 1 www.bmw.ch 1 PER TUTTI. LA BMW SERIE 1 CON xDRIVE. ORA A PARTIRE DA CHF 33900.– PRESSO IL VOSTRO PARTNER BMW. BMW 118d xDrive, il sistema di trazione integrale intelligente, 3 porte, 4 cil., 105 kW (143 CV). Azione valida in caso di presa in consegna da parte del cliente entro il 31.12.2014. Consumo ciclo misto: 4,6m 4,8 l/100 km, equivalente benzina: 5,2m 5,4 l/100 km, emissioni combinate di CO2: 121m126 g/km (media di tutti i veicoli nuovi immatricolati in Svizzera: 148 g/km), categoria di efcienza energetica: B. Il modello rafgurato è dotato di equipaggiamenti speciali. Piacere di guidare IL CAFFÈ 11 maggio 2014 10 politica Le strategie Personalismi. Rancori.Visioni diverse. Nel nuovo leghismo ognuno ormai bada al suo tornaconto elettorale Ora la Lega ha fatto splash così il movimento si divide Gocce politiche/1 Il partito di Bignasca sempre più liquido comincia a sgocciolare CLEMENTE MAZZETTA 1 FOLETTI, BORRADORI E PANTANI Gli amministratori di Lugano e Chiasso che stanno cercando una propria via, più autonoma e meno condizionata da Monte Boglia e dalle continue sparate populistiche della Lega. 2 LORENZO QUADRI E IL MATTINO Municipale e consigliere nazionale subordina le esigenze istituzionali alla propaganda del Mattino della domenica di cui è direttore, ma di cui è editore la famiglia Bignasca. 3 LA FAMIGLIA BIGNASCA Boris e Attilio Bignasca, “eredi” naturali di Giuliano Bignasca faticano a gestire la nuova fase della Lega confrontata con le responsabilità di governo. L a Lega ha fatto splash. A colpi di insulti, di giravolte, di abbandoni, di iniziative, di referendum, di detti e contraddetti. Ha fatto splash e si sta disperdendo in tante piccole gocce. O meglio, il grande fiume leghista, perso Giuliano Bignasca, si sta suddividendo in più rivoli. Le dimissioni - confermate - di Michele Foletti da capogruppo, dopo il contrasto con Boris e Attilio Bignasca sul finanziamento per le iniziative cantonali per Expo 2015, non sono che la punta dell’iceberg di una frammentazione ormai evidente. Fra personalismi, visioni diverse e qualche rancore, la Lega da movimento a guida unica si sta avviando verso una schizofrenica poliarchia in cui ognuno bada al suo tornaconto elettorale. Da una parte gli “amministratori”, il sindaco e il municipale di Lugano Marco Borradori e Michele Foletti, ma anche la municipale di Chiasso Roberta Pan- tani, penalizzati dalla decisione leghista di lanciare un referendum contro i finanziamenti Expo 2015. Contestati a Lugano dalla Lega sull’aumento del moltiplicatore. Dall’altra parte, ecco i “continuisti” alla Lorenzo Quadri, deputato a Berna, municipale a Lugano e direttore del Mattino, che cercano di tenere d’accordo il livello istituzionale con quello propagandistico, un colpo al cerchio delle necessità della Città e uno alla botte della propaganda domenicale. Ma sopra tutti c’è la “famiglia”, Boris e Attilio Bignasca, il figlio e il fratello del fondatore del movimento. I finanziatori del Mattino, il perno attorno a cui è sempre “girata” la Lega. Con Boris e il suo “Mattinonline” che è sempre meno sopportato dai le- ghisti che hanno fatto la storia del movimento. E con Attilio, il coordinatore che va assumendo atteggiamenti più autoritari che autorevoli, senza riuscire ad essere il collante del movimento. Tre rivoli della Lega che prima, sotto la guida di Giuliano Bignasca, fluiva compatta verso i migliori risultati elettorali. Tre rivoli a cui se ne aggiungono altri due, i ministri Norman Gobbi da una parte e Claudio Zali dall’altra. Assieme in governo, ma divisi Ti-Press dalle prospettive della rielezione, oltre che da un diverso aplomb: più popolaresco Gobbi, che sconta una legislatura difficile, con dossier lontani da una soluzione (aggregazione comunale, legge sulla prostituzione, polizia unica) e per di più contestati. Più autorevole per matrice professionale (magistra- !’ %) )(’#(,) *-(") .)$&%)8 +0791/;2=3 42 1<9/;2 536352 13 076;9/;;78 !9.4+5’ 4’’&/:+ /((4’ ," ,+$’48# &+ %"-$+"4’ ,3"$$/."-’.8/ &’, %’,,9,"4’ /).+ :/,8" %*’ ,/ :/,’8’1 . 29’58/ -/&/ &+50/.’8’ 5’-04’ &’,,3"$$/."-’.8/ 0’4(’88/ 0’4 :/+1 .(/ 59 59.4+5’1%*6(4’’&/- tura), ma ancora “oggetto sconosciuto” Zali, che per farsi eleggere non può che assumere un ruolo “contro”, da leghista della prima ora: contro il moltiplicatore cantonale, contro i tagli ai sussidi per le casse malati, contro Expo. Avvicinandosi così alla “famiglia” dei Bignasca che ha imposto nelle ultime settimane un susseguirsi di giravolte alla Lega. Una modalità politica del dire (e fare) tutto e il contrario di tutto che con Giuliano Bignasca funzionava, ma che ora crea malumori e un certo disorientamento. Infine l’ultimo rivolo, quello del gruppo parlamentare. Con la sconfitta della linea di Foletti, che voleva dare più autorevolezza al gruppo come “perno istituzionale” del movimento, emancipandolo da via Monte Boglia, i deputati hanno perso l’occasione per diventare un soggetto politico autonomo. E così i Bignasca con il Mattino continueranno a dettare la linea. Almeno fino a quando i risultati elettorali daranno loro ragione. [email protected] Q@clem_mazzetta Gocce politiche/2 4 NORMAN GOBBI Entrato in governo sull’onda del successo della Lega, rappresenta la parte meno forte del movimento, quella sopracenerina. 5 CLAUDIO ZALI Subentrato a Michele Barra, arriva dalla magistratura. Ha poco tempo per profilarsi, ma può contare sul sostegno della Lega del Sottoceneri. 6 IL GRUPPO PARLAMENTARE Uscito di scena Michele Foletti, il gruppo che poteva assumere una maggior indipendenza come perno di una nuova Lega, è ora sfilacciato in varie “correnti”. PaoloBernasconi IL CAFFÈ 11 maggio 2014 Avvocato, 71 anni, docente di Diritto penale dell’economia, membro del Comitato nazionale per l’iniziativa popolare politica Il confronto 11 IL PUNTO CHANTAL TAUXE Gli ultimi sussulti del segreto bancario Ignazio Cassis Originario di Sessa, coniugato, 53 anni, già medico cantonale, consigliere nazionale per il Plr, ha votato per il controprogetto Contro gli “orchi” la legge si fa forte Ecco i pro e i contro il divieto ai pedofili di lavorare per sempre con i bambini Stando agli ultimi sondaggi l’iniziativa popolare “Affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli” otterrebbe una valanga di sì il prossimo 18 maggio. E si parla già di una voto di pancia, visto che l’inasprimento del codice penale votato dal parlamento contro i pedofili, secondo i suoi sostenitori, è più incisivo rispetto all’iniziativa, in quanto dal gennaio 2015 tute- lerà i fanciulli non solo dalle molestie sessuali, ma anche dalla violenza fisica e psichica. Contro i pedofili servono misure più incisive, dicono gli iniziativisti, altrimenti l’eccesso di buonismo spingerà la gente a richieste ancora più dure. L’argomento è di scottante attualità pure in Ticino che nel 2012 ha registrato ben 29 inchieste della magistratura per atti sessuali 1 Ignazio Cassis “L’iniziativa di Marche Bianche solleva un problema reale. Alla domanda se le norme attuali siano sufficienti per lottare contro un crimine così odioso qual è quello della violenza sessuale sui bambini, la mia risposta è stata: no, il diritto attuale è insufficiente. È necessario renderlo più severo, più rigido. Perché più chiara è la pena, più sicura è l’esecuzione, più alta è la prevenzione. Per questo ho sostenuto la modifica del codice penale e delle altre due leggi che fanno parte di quel pacchetto di norme definiti nel controprogetto”. Cassis Il controprogetto è più efficace perché considera le pene per violenze non solo a sfondo sessuale, ma anche contro l’integrità fisica e contro la vita 2 “Il divieto in perpetuo ai pedofili di lavorare con i bambini può essere una pena giusta, ma valutando caso per caso. Questo è il limite principale dell’iniziativa: essa non contempla, difatti, la possibilità di considerare diversamente reati diversi. Un conto è un cinquantenne che ha un rapporto sessuale con una bambina di 9 anni. Un altro è il ventenne che ha una relazione amorosa e sessuale con una quasi sedicenne. Sono due situazioni completamente diverse. Ma sulla base dell’iniziativa non possono essere trattate diversamente. Noi pensiamo che uno dei principi cardini del diritto svizzero è proprio il principio di proporzionalità, ovvero che la pena sia proporzionata alla gravità del reato. Questo principio è contemplato nel controprogetto, non nell’iniziativa”. Ti-Press te nella loro attuazione che creano un problema per la Svizzera, per gli equilibri interni, per lo Stato di diritto e che sollevano quell’attitudine un po’ marziale, un po’ populista di chi vuol picchiare i pugni sul tavolo, di chi chiede la pena di morte per tutti. Se si possono capire certereazioni emozionali di fronte a questi reati odiosi, e li capiamo, non dobbiamo perdere la bussola e scrivere nella costituzione norme sproporzionate. A voler semplificare troppo la realtà e a voler fare discorsi semplicisti si rischia di fare un grave danno alla società e alla democrazia. Questo rappresenta un altro limite dell’iniziativa. Per ciò mi dispiace che Marche Blanche non abbia voluto ritirarla, visto che gli obiettivi che voleva raggiungere proteggere i fanciulli - sono stati raggiunti dal governo e dal parlamento”. 4 “Il controprogetto è più efficace perché considera le A chi è condannato si limita soltanto la libertà di scelta fra infiniti mestieri, stabilendo che uno non potrà più farlo. Mi pare una restrizione dei diritti molto limitata 1 L’iniziativa contro i pedofili affronta un problema reale, o esaspera una situazione? 2 Il tema di maggiore impatto emotivo è la proposta di vietare in perpetuo ai pedofili di lavorare con i bambini. Ma è una pena giusta? Commisurata? 1 Paolo Bernasconi “Il problema della lotta contro pedofilia è diventato più urgente con l’avvento di Internet, che ha messo a disposizione dei criminali pedofili un enorme ‘mercato’ di bambini. A questo fattore, va aggiunta una nuova sensibilità, il venir meno di un clima di omertà, anche di vergogna, che ha fatto emergere una importante casistica di reati pedofili. Già nei miei vent’anni da procuratore pubblico mi ero reso conto che per ogni caso che scoprivamo ce n’erano 100 nascosti nelle famiglie, nella scuola, nelle associazioni. Il problema è dunque reale, molto grave, e la politica come al solito ha dormito. Solo grazie all’iniziativa di Marche Blanche il governo e il parlamento hanno elaborato una legge, che entrerà in vigore indipendentemente dall’esito della votazione, il 1 gennaio 2015” . 2 “Ma vietare ai pedofili di lavorare con i bambini è l’unico tema su cui si discute e si vota il 18 di maggio. Su tutto il resto avremo una legge ad hoc. Quanto alla proporzionalità, al pedofilo condannato si limita soltanto la libertà di scelta fra infiniti mestieri, stabilendo che uno non potrà più farlo. Mi pare una restrizione dei diritti molto limitata. Dall’altra parte abbiamo il formidabile effetto preventivo di tener lontano dai bambini il pedofilo condannato. Nessuno chiede un aumento delle pene, sia chiaro. Si propone solo questa misura che limita il potere Ti-Press 3 “Sono questi eccessi, queste iniziative sproporziona- Bernasconi Le domande con fanciulli, e nel 2013 il “caso Bomio” a Bellinzona , con almeno 15 adolescenti molestati fra 1998 e il 2011. Sul tema si confrontano Ignazio Cassis, consigliere nazionale plr, favorevole al controprogetto e l’avvocato Paolo Bernasconi, del comitato nazionale di sostegno all’iniziativa popolare. c.m. pene per violenze non solo a sfondo sessuale, ma anche contro l’integrità fisica e contro la vita. Altro punto importante, l’iniziativa non considera che la maggior parte dei reati di pedofilia avvengono all’interno delle famiglie. Per questo è importante avere delle norme che permettano di decretare dei divieti di frequentazione per una persona presso la famiglia o all’interno di un quartiere. Misure che permettano di agire in modo mirato quando il reato avviene in ambito famigliare e sociale. Questo è molto bene esplicitato nel controprogetto, mentre è inesistente nell’iniziativa. Una ragione in più per dire che è davvero più completo e più efficace dell’iniziativa, realizzando peraltro i suoi obiettivi, ma tenendo conto di realtà più complesse e non semplicemente di ciò che si può scrivere in un breve capoverso di un articolo nella Costituzione”. 3 L’eccesso di garantismo, non rischia di provocare poi richieste più dure dalla gente 4 Il controprogetto che contempla le aggressioni fisiche, oltre che quelle sessuali, non è forse più efficace per tutelare i minori? di apprezzamento del tribunale penale. Misura che è assolutamente indispensabile visto che, sebbene esista dal 1942, non è mai stata applicata. Per questo, è importante stabilire che i giudici, in caso di condanna di pedofili, applichino questa misura perché si evita la presenza abituale e sistematica del pedofilo con i bambini, sia nelle professioni educative che nel tempo libero”. 3 “Il garantismo a favore delle persone sotto accusa è un pilastro chiave dello Stato di diritto, il buonismo è tutt’altra cosa. È l’eccesso di clemenza, il chiudere gli occhi di fronte alla pericolosità di certe persone, che alimenta la corsa a misure estreme. Sono favorevole a questa unica misura proposta dall’iniziativa, perché penso sia un modo per frenare richieste ben peggiori, come la castrazione chimica, la pena di morte, o la proposta di introdurre la responsabilità civile personale del giudice. Iniziative che nascono proprio come reazione a quel buonismo che viene manifestato oggi contro l’iniziativa”. 4 “L’alternativa del 18 di maggio non è se sia migliore l’iniziativa o se sia più efficace il controprogetto, che entra in vigore comunque. L’alternativa che si pone è se sia migliore il controprogetto da solo, o con l’iniziativa. La nostra iniziativa costituzionale si chiama: “Affinché i pedofili non lavorino più con i fanciulli”. Il controprogetto si dovrebbe chiamare: “Affinché tanti pedofili possano continuare lavorare con i fanciulli”. Mi spiego, sono favorevole alla legge federale, ma la considero estremamente lacunosa sul divieto di esercitare la professione con i minori. Si prevedono così tante scappatoie, così tante facoltà per il giudice che non sarà mai applicata. Su 100 pedofili condannati, con il controprogetto forse a uno solo sarà imposto il divieto. Con l’iniziativa sarà imposto a tutti e 100”. Quando si muore davvero? Quando si entra in coma? Quando i medici staccano la spina? Quando nessun movimento ci solleva più il petto? Quando si esala l’ultimo respiro? Le morti moderne non sono più quelle che accompagnavano l’ultimo passo dei nostri antenati. A quando si dovrà datare la fine del segreto bancario? Il riconoscimento, questa settimana, degli standard dell’Ocse per la Svizzera è sicuramente una tappa. Ma ci saranno ancora piccoli sussulti. Non concederemo lo scambio automatico di informazioni se non ai Paesi ai quali l’accorderemo. La regola non sarà universale, ma si applicherà ai nostri principali concorrenti. Nessun tentativo di fare i primi della classe, di mostrarsi più virtuosi degli altri. Ai Paesi con un incerto stato di diritto non si dirà nulla. Che i dittatori e i despoti in Africa e in Asia non si preoccupino, potranno ancora e sempre nascondere i loro profitti industriali a casa nostra, attraverso canali opportunamente deviati. In questo sfortunato, costoso, ma necessario aggiornamento, siamo stati fortunati. L’Ocse, dove godiamo di un po’ di potere, ha preso il comando. Non siamo più alla mercé della sola e intransigente Unione europea. La Svizzera avrà sofferto un dolore enorme sbarazzandosi della sua reputazione di riservata cassaforte. Avrà incontrato delle difficoltà quasi insormontabili nel riconoscere che l’evasione fiscale non è un business onorevole, e ancor meno un diritto dei proprietari di fortune patrimoniali. L’avidità del fisco straniero, e dei nostri vicini in particolare, a meno che non si tratti di incapacità tecnica e morale nel riscuotere le imposte, è stata per lungo tempo la comoda giustificazione di banchieri senza scrupoli. Non si vive delle debolezze degli altri. Noi non siamo dei filibustieri. In un mondo globalizzato e interdipendente, il rispetto dell’etica sta guadagnando importanza. Lo Stato-nazione era un paravento, ma lo Statonazione, checché ne pensano i populisti, è una specie in via di estinzione. Per migliorare la sua immagine, la Svizzera farebbe bene a pagare un paio di sceneggiatori della prossima puntata di James Bond o di altri film d’avventura: bisognerebbe evitare che il denaro del cattivo di turno passi da casa nostra e che nessun banchiere elvetico appaia complice di transazioni sospette. Al contrario, dovrebbe essere uno di loro ad aiutare l’eroe nello sconfiggere i malvagi. Sarebbe perfetto accompagnato da una battuta del tipo: “Credevate ancora che la Confederazione praticasse l’occultamento di capitali illegali? Siete in ritardo di un secolo, povero amico mio”. IL CAFFÈ 11 maggio 2014 12 economia Ti-Press L’inchiesta All’inizio dell’anno gli Stati Uniti hanno deciso azioni di ritorsione, con sanzioni economiche, contro società e imprenditori in qualche modo legate alla Russia e a a Putin. 2 LE MISURE DI BERNA La Svizzera il 2 aprile ha annunciato che non avrebbe imposto proprie sanzioni. Ma nel rispetto delle misure imposte dall’Ue ha deciso misure contro 33 politici vicini a Putin. 3 I SOLDI NELLE BANCHE Secondo la Banca nazionale svizzera, nel 2012 gli istituti finanziari elvetici avrebbero avuto in custodia 13,8 miliardi di franchi (15,6 miliardi di dollari) provenienti dalla Russia. C Da Ginevra a Lugano la caccia agli oligarchi Gli Usa cercano i tesori degli amici di Putin tempo fa d’aver ceduto il suo pacchetto azionario. Ma il Dipartimento americano ha spiegato in un documento che “Putin ha investito in Gunvor e può avere accesso alla cassa del gruppo”. La minaccia di sanzioni ora potrebbe estendersi ad altri imprenditori, e non sono pochi, che da tempo risiedono in Svizzera. Un migliaio di russi vivono in Ticino. I primi arrivi sono di una decina di anni fa. Da allora il loro numero è cresciuto progressivamente. Grazie alla loro presenza, ricorda l’Espresso, sono nate scuole russe per i loro bambini, hanno acquistato villa e appartamenti di lusso, sono state aperte società specializzate che cura- no dall’aspetto fiscale con Cantone e Confederazione, sino alla gestione di servizi di pulizia e giardinaggio, oltre che di baby sitter di lingua madre. Molti, in attesa di ottenere il via libera per il permesso di soggiorno per loro e i familiari, fanno tappa a Campione d’Italia, dove restano per qualche tempo prima si spostarsi definitivamente dall’altra parte del lago, a Lugano. Qualcuno ha scelto anche la collina Locarnese. Per parecchi russi il Ticino, ma la Svizzera in generale, ha sostituito Londra come base per fare affari e trasferire la famiglia. Anche qui possono contare su una tassazione favorevole, una Reuters 1 LE SANZIONI USA ome per le banche svizzere, anche per loro lo spettro si chiama dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. E anche per gli oligarchi russi la minaccia arriva sempre da lì, da Washington, che ora ha allungato le mani, anzi gli occhi, di nuovo sulla Svizzera. Ginevra Zugo e Lugano, pullulano di società russe e gli americani stanno cercando di capire se esistono intrecci finanziari che portano sino a Mosca. Al presidente russo Vladimir Putin. Hanno cominciato, come racconta una inchiesta del settimanale italiano L’Espresso, facendo le pulci a Gennady Timchenko, imprenditore con residenza a Ginevra. Il sospetto iniziale,e tale è rimasto, è che fosse socio in affari di Putin. Gli Usa, soprattutto dopo il caso dell’Ucraina, hanno avviato una serie di sanzioni economiche verso chi è legato in qualche modo all’uomo forte del Cremlino. Nel caso di Timchenko il legame sarebbe rappresentato da una multinazionale del trading petrolifero, la Gunvor. Timchenko, però, ha sempre seccamente smentito collegamenti tra la società e Putin e ha annunciato NEL MIRINO Vladimir Putin insieme al presidente della Confederazione Didier Burkhalter ottima qualità della vita e un eccellente livello di servizi per figli e mogli. Le aziende russe con sede a Lugano sono un centinaio, sottolinea il settimanale italiano. A livello nazionale, invece, come ha scritto il Tages Anzeiger, sarebbero 1826, di queste 300 lavorano nel trading delle materie prime, mentre 256, invece, sono le holding. Il sospetto degli americani, che con Gennady Timchenko hanno messo gli occhi sulla Svizzera, è che fra tutte queste società qualcuna porti dritta a Putin. E, dunque, per gli Usa andrebbe sanzionata. Una “caccia” che potrebbe avere riflessi anche sul piano diplomatico visto che il presidente della Confederazione Didier Burkhalter, nella sua veste di presidente di turno dell’Osce, è impegnato in una paziente azione di mediazione proprio con la Russia e con Putin in prima persona. E questo dopo che a febbraio il Consiglio federale, “per evitare ogni rischio di appropriazione indebita dei beni dello Stato ucraino”, aveva decretato il blocco dei conti dell’ex presidente Viktor Yanucovich, di suo figlio (che vive a Ginevra) e di altri 18 dirigenti, tra cui 11 ex ministri. m.sp. Il salario minimo distrugge l’apprendistato professionale. È questo ciò che vogliamo? La formazione è la base del successo futuro. Perché fare ancora un solido apprendistato, quando i ragazzi possono guadagnare 4000 franchi direttamente alla ine della scuola? Il salario minimo alletta con la prospettiva di soldi subito, crea falsi stimoli. Nel lungo termine sarà un disastro per la Svizzera. Il salario minimo spinge al declino sociale. Tutto il mondo ci invidia il nostro sistema formativo. Crea possibilità di fare carriera e prospettive. Il salario minimo aumenta invece l’attrattività di lavori poco qualiicati. Dunque proprio quei lavori che hanno poco futuro. <wm>10CAsNsjY0MDAw1TU0MDQ0MwIAIs6JjA8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKw6AQAwFwBN18_q23Q-VBEcQBL-GoLm_IuAQ42ZdwxM-87Idyx4KwEWhWhiNTLAahTkVMmDMhNqEpo259v77AlTvwHiPwIR5oIlWcQxTT_d5PRaMsjpyAAAA</wm> La mancanza di formazione è la più grande trappola di povertà. Non è il salario minimo che protegge dalla povertà, bensì il lavoro e una buona formazione. Il salario minimo mette in pericolo entrambi. Allora non facciamo sbagli nel preparare il terreno per il futuro! Una buona intenzione che ottiene l’esatto contrario – NO al salario minimo! Oltre 800 membri di succèSuisse il 18 maggio 2014 diranno NO all’iniziativa del salario minimo. Tra loro: Fathi Derder, Le Réseau; Bernhard Emch, EMCH Aufzüge AG; Meinrad Fleischmann, Möbel Pister AG; Andreas Geistlich, Ed. Geistlich Söhne AG; Martin Haefner, AMAG Automobil- und Motoren AG; Nicole Loeb, LOEB Holding AG; Robert Naville, Köpli & Partner AG; Martin Naville, Swiss-American Chamber of Commerce; Ruedi Noser, Noser Gruppe; Gerhard Pister, Institut Montana Zugerberg AG; Michael Pieper, Artemis Holding AG; Beat M. Schelling, SCHELLING AG; Peter Schilliger, Herzog Haustechnik AG; Peter Stämpli, Stämpli AG; Dr. iur. Beat Walti, Wenger + Vieli Rechtsanwälte; Alex Wassmer, KIBAG Holding AG; Dietrich Pestalozzi, Pestalozzi + Co AG. La sua opinione conta. Ogni voto è importante. Anche il suo. Diventi socio: www.succesuisse.ch Questa campagna può essere sostenuta anche da lei: CCP 61-359559-9 www.succesuisse.ch – [email protected] IL CAFFÈ 11 maggio 2014 13 50’000’000 economia IL GIRO D’AFFARI Secondo uno studio le trenta aziende ticinesi che si occupano di cantieristica nautica hanno un giro d’affari complessivo di 50 milioni di franchi I NUMERI LORETTA NAPOLEONI Trovare un approdo sul Verbano per meno di 24 ore è sempre più difficile. Con la bella stagione la cantieristica ticinese torna a farsi sentire, lamentando carenze e norme che penalizzano un settore con possibilità di espansione: “Nella maggior parte dei Comuni che si affacciano sul Lago Maggiore un natante ha difficoltà a sostare poche ore – afferma Annette Zullig, presidente dell’Acnt, l’associazione che riunisce i cantieri nautici ticinesi -. Favorire la sosta breve incentiverebbe il turismo nel suo complesso, garantendo un buon indotto a bar e ristoranti, e al commercio in generale”. Una sosta di poche ore è consentita, ma la tariffa imposta è quasi sempre relativa ad una giornata intera. Carenza di ormeggi, costi proibitivi, la nautica lacuale soffre. “Le tariffe attuali non sono chiare e troppo differenziate da Comune a Comune - lamenta il presidente -. Questo impedisce ai turisti di giornata di informarsi in modo rapido e chiaro sulla possibilità di ormeggiare”. Il turista naviga in una palude di prezzi diversi. Se nel porto regionale di Locarno occorrono 40 franchi al giorno (alta stagione) per una barca di massimo 6 metri ad Ascona se ne spendono 50. Le tariffe variano radicalmente da Ti-Press GIORGIO CARRION Cercasi ormeggio disperatamente Pochi porti e tariffe alte penalizzano cantieristica e turismo 1 LE TARIFFE Si va da 20 franchi per una barca piccola in bassa stagione a a 100 franchi per una di oltre 10 metri in alta. 2 POSTI GRATIS Quelli che offrono posti temporanei sono rarissimi. Ad esempio Muralto ne offre quattro, Minusio uno. 3 LE AZIENDE Nel settore della cantieristica in generale sono presenti in Ticino una trentina di aziende con 300 posti di lavoro. Ti-Press 4 LE RICHIESTE Le richieste di un posto barca sono cresciute in cinque anni del 328%. E la domanda aumenta sempre. 5 LE IMPOSTE Le aziende della cantieristica garantiscono un gettito fiscale che in dieci anni ha raggiunto 3,3 milioni di franchi. 6 IL PROGETTO L’ultimo progetto nel Gambarogno prevede 280 posti barca nella zona “Sass di Sciatt-S. Nazzaro”. considera come parte integrante dell’economia cantonale”. La cantieristica ticinese è un segmento economicamente inte- “Il Cantone incassa le nostre imposte ma non ci considera una parte integrante dell’economia” ressante e di antica tradizione. Nel Locarnese i cantieri sono 9, per un giro d’affari di circa 20 milioni di franchi. Ma in tutto il Tici- no ci sono oltre 30 aziende che occupano circa 300 dipendenti. Un giro d’affari significativo, stimato complessivamente in oltre 50 milioni di franchi. Già nel 2012 uno studio dell’Istituto di Management turistico aveva rilevato come sul Verbano le immatricolazioni di natanti fossero in costante aumento, superando ormai quota 3.200, sul totale di 7.151 (2012), con un gettito fiscale che in dieci anni ha raggiunto i 3,3 milioni di franchi. “Ma di questo passo, saremo sempre di meno”, prevede Efrem Ferrari titolare di Nautica Ascona, da 45 anni sul lago: “Una boa prima costava 300 franchi all’anno, ora 750. E una sua sistemazione in acqua non meno di 5/6mila franchi tra permessi e messa in opera”. C’è attesa, intanto, per il Progetto Gambarogno, 280 attracchi nella zona “Sass di Sciatt - San Nazzaro”. Un’offerta importante, ma probabilmente non sufficiente a soddisfare le richieste di posto barca, cresciute in 5 anni del 328%. A soffrire saranno, ancora una volta, i proprietari di piccole barche, perché spariranno le più economiche boe. [email protected] L’intervista L’esperto Dpo vo dsfejup ej DIG 21p111/m b vo ubttp epjoufsfttf boovp fggfuujwp dpnqsftp usb jm 5/6 & f jm 7/:& )gbtdjb efj ubttj epjoufsfttf* f vob evsbub ej 47 nftj sjtvmub vo dptup upubmf efhmj joufsfttj usb DIG 7:4/91 f DIG 2p175/71/ Jm ubttp epjoufsfttf ejqfoef ebmmb tpmwjcjmju° efm dmjfouf/ Bwwfsufo{b mfhbmf; mb dpodfttjpof ej dsfejuj ³ wjfubub tf dpoevdf b vo joefcjubnfoup fddfttjwp )bsu/ 4 MDTJ*/ DSFEJU.opx ³ vo nbsdijp ej CBOL.opx TB- Ipshfo/ Il settore porto a porto: dai 20 franchi per una barca piccola in bassa stagione fino a 100 franchi per una barca di oltre 10 metri in alta stagione. In alcune porti comunali si trovano posti temporanei gratuiti: Muralto ne offre quattro, ma con un massimo di un’ora di occupazione, per il resto ha tariffe fisse annuali. Minusio, invece, ha un solo posto temporaneo (un paio d’ore) gratis per turisti soggiornanti nel Comune, per il resto ha tariffe fisse annuali. “Il Cantone è assente - riprende Zullig -. Incassa molti soldi dalle attività cantieristiche e lacuali, ma non ci “I costi sono davvero molto elevati” “Per una barca di 8 metri ormai si spendono oltre 8mila franchi all’anno, oggettivamente è molto rispetto a imbarcazioni più grandi, che costano meno”. Renato Hammer, dell’omonimo cantiere di Riazzino, aiuta a fare i conti in tasca ad una passione, la nautica, i cui costi fissi sono aumentati. Scarsità di posti, tasse, carburanti, manutenzione, alaggio …navigare costa. Come si arriva a questa cifra? “4000 franchi di ormeggio, più 2500 franchi costi di invernaggio – cioè di alaggio e rimessa nella cattiva stagione -, 1000 di assicurazione e altri 1000 di targhe”. Quanto costa una barca a motore nuova di otto metri? “Tra i 150 e i 200 mila franchi, un bel motoscafo. Ma un usato può costare molto meno. I clienti non mancherebbero, ma scarseggiano i posti barca e il Cantone non rilascia più concessioni per le boe”. Quale clientela frequenta oggi il Lago Maggiore? “Stranieri prevalentemente, che richiedono imbarcazioni sempre più grandi, barche del calibro di un Nimbus Coupè o un Tullio Abate. Questo tipo di clientela non manca, ma i porti sono troppo piccoli, oltre a scarseggiare. Speriamo nel nuovo porto di Gambarogno”. La crisi, insomma, in acqua non si sente… “Non è esatto dire così. Come spiegavo prima, i proprietari di piccoli scafi oggi soffrono tariffe e costi oggettivamente alti. Paradossalmente, uno scafo sopra i dieci metri affronta costi intorno ai 10/12 mila franchi all’anno, proporzionalmente meno di un piccolo natante di otto metri”. Quali sono i principali servizi che offre un cantiere? “Comprendono l’insieme dei lavori di manutenzione su barca e motore, installazioni, modifiche, trasporto e tutti i lavori riguardanti legno, elettrotecnica, rivestimenti di sedili… dove occorre manodopera specializzata”. Sjtusvuuvsbsf p sjbssfebsf mpbcjub{jpof qspqsjb; ³ qpttjcjmf bodif dpo vo dsfejup qsjwbup@ TÄ- dpo DSFEJU.opx Dbtb b vo ubttp epjoufsfttf b qbsujsf ebm 5/6&/ W Pqfsb{jpof ej dsfejup sbqjeb f tfnqmjdf W 1911 51 51 53 pqqvsf dsfeju.opx/di0dbtb Vob tpmv{jpof tj uspwb tfnqsf A dominare il commercio on-line sarà la Cina Chi pensa che i numeri non contano si sbaglia. La Cina è una nazione sui generis perché ha una una popolazione di un miliardo e 355 milioni e di fatto è grande quanto un continente. Se poi aggiungiamo che gli abitanti condividono una lingua comune, il mandarino, allora diventa chiaro perché il mercato cinese è il più grande al mondo. Bastano pochi numeri per spiegare questa realtà: in Cina ci sono circa 618 milioni di utenti internet, e cioè poco meno della metà dell’intera popolazione. Quasi 500 milioni utilizzano la rete attraverso i telefonini e circa 300 milioni fanno regolarmente acquisti online (equivalente all’intera popolazione degli Stati Uniti), ma costoro rappresentano appena il 7,9 per cento del consumo totale cinese. Non solo rispetto a quello occidentale il mercato on line cinese è enorme, ma le potenzialità di crescita sono considerevoli dal momento che più di un miliardo di cinesi ancora deve accedervi. Questi dati sono forniti dall’agenzia cinese che regola l’internet, la Cnnic. Negli ultimi giorni si è parlato molto di Alibaba, il più grande sito di ecommerce cinese e che controlla il 76 per cento delle transazioni in rete da telefonini, pari a 37 miliardi di dollari l’anno. Ad aprile, quando ha dichiarato di voler uscire sul mercato con un’offerta pubblica, Alibaba ha stimato il proprio valore a 121 miliardi di dollari. Ma a differenza di altre grosse imprese, ad esempio la Banca Agricola Cinese, la scelta della piazza dove farlo è caduta su New York e non su Hong Kong. Il suo fondatore, Jack Ma, un ex insegnante popolare in Cina quanto Elvis Presley in America, ha scelto New York perché su questa piazza gli viene permesso di mantenere il controllo della società grazie ad un pacchetto di minoranza. Se l’offerta pubblica risulterà superiore a 20 milioni di dollari, come sicuramente avverrà, allora Alibaba avrà raccolto a Wall Street più soldi di Visa e sarà la quarta maggiore offerta pubblica in assoluto e la più grande da quella di Facebook. Sicuramente gli investitori mondiali vorranno acquistare un pezzo di Alibaba, ma dovranno stare attenti, la legislazione che regola l’impresa è cinese e non americana, ciò vuol dire che esiste la possibilità che l’azionariato distribuito a New York non venga riconosciuto da Pechino. Niederreiter e i suoi Wild si rilanciano nei playoff Pareggio del Chiasso contro il Winterthur Nino Niederreiter è stato nuovamente protagonista nei playoff della Nhl con i suoi Minnesota Wild, che hanno pareggiato sul 2-2 la serie contro Chicago vincendo per 4-2 grazie ad una rete dell’attaccante rossocrociato. Si è concluso senza reti l’impegno del Chiasso al Riva IV contro il Winterthur, con i rossoblù che incassano dunque un punto nella corsa verso la salvezza, con il Wohlen che ha pareggiato a Sciaffusa e si trova a +1 sul Locarno. Ti-Press losport IN TELE VISIONE domenica 11 maggio 13.50 LA2 Formula1: Gp di Spagna venerdì 16 maggio 19.30 LA2 Hockey: Finlandia-Svizzera A Imola è Johnny Rea a centrare la Superpole Guri Hetland abbandona i fondisti rossocrociati Una secca sconfitta in finale per il Lugano a Friborgo domenica 11 maggio 19.50 LA2 Hockey: Svizzera-Rep. Ceca sabato 17 maggio 15.30 LA2 Ciclismo: Giro d’Italia mercoledì 14 maggio 20.40 LA2 Calcio: Siviglia-Benfica sabato 17 maggio 19.30 LA2 Hockey: Svizzera-Kazakistan L’inglese Jonathan Rea ha colto la Superpole nel Gran Premio di Imola nella Superbike. Il pilota della Honda ha avuto la meglio nelle qualifiche sul francese della Aprilia Silvain Guintoli e sulla ducati di Davide Giugliano. Swiss Ski e l’allenatrice norvegese Guri Hetland hanno deciso di interrompere il rapporto di lavoro. La nazionale dei fondisti perde quindi il tecnico che molto ha contribuito ai successi di Dario Cologna e alla crescita del gruppo. Si complica la serie di finale nel basket per i Lugano Tigers, sconfitti in gara-3 dall’Olympic Friborgo per 98-87 e si trovano ora sotto per 2-1 nella sfida contro i friborghesi. Prossima partita, ancora in trasferta alla Saint Léonard, martedì 13 maggio. Domenica 11 maggio 2014 Il fenomeno Quei “forzati” del pedale e della fatica A PAGINA 45 L’automobilismo LA MAGLIA ROSA È AUSTRALIANA La vittoria della Orica Greenedge nella cronometro a squadre di venerdì ha permesso a Matthews di sostituire il compagno Tuft in maglia rosa Nessuna novità a Montmelò con lo strapotere Mercedes Reuters Il ciclismo FUORI CAMPO Ti-Press Lewis Hamilton cala il poker di pole a Barcellona PIERLUIGI TAMI tracciato spagnolo è stato bersagliato dalla sfortuna. “Sono partito per la Q3, ma ho perso una marcia e poi le altre e mi son dovuto fermare”. E, infatti, il problema ha costretto la Red Bull a sostituirgli il cambio, concedendo quindi cin- MASSIMO MORO Giro Marcel Kittel trionfa a Belfast Matthews veste la maglia rosa MASSIMO SCHIRA UN KITTEL SENZA RIVALI Il velocista tedesco non ha trovato rivali sul breve viale d’arrivo di Belfast, dove ha controllato il francese Bouhanni e l’italiano Nizzolo vece classificato l’interessante velocista francese Nasser Bouhanni, che però non ha avuto le forze necessarie per contrastare lo strapotere del tedesco, al suo terzo successo stagionale. Quella scattata dalla verde Irlanda si annuncia comunque come una corsa rosa dedicata ai grandi scalatori. Al punto da essere indicata come una “Vuelta trapiantata in Italia” da molti osservatori. Sono infatti 10 le tappe che prevedono arrivi dedicati ai “grimpeur” puri e proprio per questo ad essere indi- Sugli spalti Ifavoriti Quintana Il piccolo colombiano è indicato come potenziale vincitore dopo un brillante Tour 2013 Rodriguez “Purito” ci riprova, e le molte salite del Giro potrebbero essere un trampolino di lancio Evans È ormai un veterano, ma proprio per questo può gestire al meglio la corsa da leader Uran Ci si aspetta molto da questo corridore completo, riuscirà finalmente a vincere? MASSIMO SCHIRA LA CRISI DELLE DUE CLASSI REGINE I l Mondiale di Formula1 e la MotoGp stanno attraversando un momento di comune difficoltà, è innegabile. Le pazzie regolamentari per “modernizzare” la Formula1 con l’utopia di ridurre pure i costi e il tentativo di mantenere un numero minimo di moto in corsa in MotoGp stanno avendo effetti devastanti sulla qualità di quanto si vede in pista. I Gran Premi sono diventati asettici, scontati, brutti in definitiva. Senza voler nulla togliere agli sforzi e ai successi di Hamilton e Marquez, due che ci sanno certamente fare nelle rispettive categorie. No, semmai è tutto il resto ad essere fortemente al di sotto delle aspettative. E non solo per la mancanza di sorpassi. Quanto piuttosto per la pochezza agonistica che sta uccidendo le due classi regine dello sport motoristico. Soprattutto a causa di chi le discipline le gestisce “politicamente”, ma di competenze vere ne ha ben poche. Si puntava molto sulla qualità di Jean Todt alla testa della Fia, ma per ora l’esperto francese non è ancora riuscito a far evolvere davvero la Formula1. Per fortuna i “beni di conforto” per gli appassionati non mancano. Dagli spettacolari campionati di Moto2 e Moto3 alle classi minori nelle ruote scoperte nell’automobilismo. Fino ad un Mondiale Endurance che sta vivendo una seconda giovinezza dopo anni passati quasi in un angolo. cato come il più probabile vincitore del Giro 2014 è Nairo Alberto Quintana. Il piccolo colombiano già sul podio alle spalle di Chris Froome all’ultimo Tour de France, che potrebbe certamente approfittare anche del fatto che una delle due cronometro l’esercizio in cui eccelle meno, pur non essendo “fermo” - è disegnata tutta in salita. Per quanto concerne il programma della settimana, dopo la frazione pianeggiante con arrivo a Dublino che quest’oggi, domenica, chiude la tre giorni irlandese del Giro, la carovana ritrova il territorio dello stivale partendo da Sud per una breve tappa (112 chilometri tra Giovinazzo e Bari) sempre all’insegna delle ruote veloci. La quinta e sesta tappa, invece, sono adatte ai colpi di mano. L’arrivo di Viggiano, mercoledì, prevede rampe superiori all’8%, mentre quello di giovedì a Montecassino è posto al termine di una salita di una decina di chilometri con una parte iniziale al 10%. Dopo la probabile volata di venerdì a Foligno, sabato è in cartellone una tappa importante, con due gran premi della montagna di prima categoria e uno di seconda in rapida successione. Con tanto di arrivo in salita ai 1.235 metri di Montecopiolo, con pendenze che toccano il 13%. La prima giornata buona, insomma, per gli uomini di classifica. [email protected] Q@MassimoSchira InGp2eGp3 Poca fortuna per Fontana e Marciello LEWIS HAMILTON NON MOLLA Quarta partenza al palo per l’inglese che ha così la possibilità di allungare in vetta alla classifica del Mondiale di Formula 1 È un fine settimana certamente non partito all’insegna della fortuna per Alex Fontana in Gp3 e per Raffaele Marciello in Gp2 a Barcellona. Il ticinese della Art Grand Prix ha chiuso allo scomodo undicesimo posto (il primo fuori dai punti) la prima gara della sua stagione, mentre il pilota della Gp2 è stato in pista meno di un giro. Fontana in realtà ha corso bene, se non fosse che è incappato in una partenza decisamente infelice. Scattato dalla nona casella, si è ritrovato in dodicesima posizione al termine del primo giro. Ingaggiando poi un duello rusticano con il connazionale Niederhauser, che ha però avuto la meglio, chiudendo decimo nella prova dominata da Alex Lynn, pilota in orbita Red Bull. La prima delle due gare nella categoria Gp2 ha visto Marciello nelle vesti di sfortunato protagonista. Dopo una qualifica brillante, che lo ha visto classificarsi al quarto posto, il pilota di Caslano della Racing Engeneering ha mancato completamente la partenza sul circuito di Montmelò. Ritrovatosi a metà plotone, “Lello” ha immediatamente dato battaglia, ma è incorso in un incidente che lo ha tolto dai giochi. L’hockey Il tennis La Svizzera mostra segni di vita Al Masters italiano sorteggio benevolo per gli elvetici Per Wawrinka e Federer Rocambolesca sconfitta contro gli Usa ai Mondiali di Minsk caccia ai punti a Roma NOSTRO SERVIZIO La partita numero due della Svizzera ai Mondiali di Minsk ha quanto meno permesso di rivedere sprazzi di “vera” Svizzera. Quella squadra, insomma, che nel 5-0 contro la Russia neanche era scesa sul ghiaccio. E anche se contro gli Stati Uniti è scaturita una nuova sconfitta, stavolta per 3-2, le premesse per le prossime partite sono molto diverse rispetto al post-gara contro Ovechkin e compagni. Anche perché ad incidere in modo palese sul risultato sono arrivate due decisioni più che dubbie degli arbitri, che annullano due reti in realtà ottenute dagli elvetici dopo azioni regolari. Annullate per fuori gioco ad azione ormai conclusa. Du jamais vu, o poco ci manca. A livello individuale, buona finalmente la partita degli uomini più attesi, come Brunner e Hollenstein, entrambi in rete. O Josi, che non è ancora quello di Stoccolma, ma sa comunque farsi apprezzare. Così come Berra tra i pali offre ben al- tre garanzie rispetto al Genoni visto contro i russi. Bene anche il pattinaggio e l’attitudine generale della squadra. Che è almeno tornata a meritare di essere definita tale. GLEN HANLON POSSIBILE HEAD COACH Sarà il 57enne Glen Hanlon a prendere il posto di Sean Simpson quale coach della nazionale svizzera? Molte voci indicano il canadese, la federazione non conferma Reuters Non ha trovato rivali in volata il tedesco Marcel Kittel sull’insolito arrivo di Belfast per la prima tappa in linea dell’edizione 2014 del Giro d’Italia. Pilotato a dovere dai compagni di squadra della Giant Shimano fino ai 300 metri finali, il potente sprinter ha letteralmente annientato la concorrenza, vincendo con autorità. Piccolo scossone, invece, a livello di classifica generale, con la cronosquadre di venerdì vinta dalla Orica Greenedge a rimanere decisiva, ma stavolta in favore dell’australiano Michael Matthews, che grazie ad un migliore piazzamento e agli abbuoni la sfila dalle spalle del compagno di squadra Svein Tuft. Volata doveva essere e volata infatti è stata, insomma, sul traguardo di Belfast, dopo una tappa quasi completamente pianeggiante e caratterizzata dalla “classica” fuga di giornata. Un tentativo partito al chilometro 3 sui 218 totali in programma, con protagonisti l’italiano Fedi, il belga Armee, l’esperto olandese Tjallingi e il colombiano Romero. Il quartetto ha scavato un vantaggio che ha sfiorato i 5 minuti, spesso sotto la pioggia, ma nel finale la fatica e il ritorno del gruppo principale hanno vanificato il coraggioso tentativo. Ed è scattato il “gioco” dei treni per portare i velocisti nella miglior posizione possibile. Un esercizio in cui Kittel e compagni si sono dimostrati particolarmente in palla. “Sono davvero molto fiero di quanto fatto dalla squadra - ha dichiarato il vincitore di giornata - ed evidentemente sono molto soddisfatto anche della mia prestazione. Sono arrivato a questo Giro d’Italia molto motivato e con la voglia di vincere almeno una tappa. Da adesso in poi posso insomma correre molto più rilassato e puntare ad altri risultati”. Secondo di giornata si è in- Nessuna novità in Formula1 sul circuito catalano di Montmelò, con la Mercedes che ha nuovamente dimostrato il proprio strapotere in questo inizio di stagione. A conquistare ieri, sabato, la pole position del Gran Premio di Spagna è stato ancora una volta Lewis Hamilton, che ha così firmato il poker di partenze al palo, sulle cinque gare fino ad ora disputate. “È stata una giornata dura, Nico ha guidato molto bene, io non sapevo se ce l’avrei fatta, ma nel finale ho tirato fuori il meglio dalla macchina e ce l’ho fatta - ha dichiarato Hamilton -. Il team ha fatto tanto lavoro di sviluppo nel week end e lo ringrazio per quanto sta facendo. Non ho mai visto nulla di simile”. A completare il dominio della scuderia tedesca è stato Nico Rosberg, che, anche a Barcellona non è riuscito ad avere la meglio sul compagno di squadra. “Sono molto deluso, non mi piace arrivare secondo, e in particolare dietro Lewis - ha sottolineato il figlio del leggendario Keke -, ma alla fine è stato un buon giro, avrei potuto fare un lavoro migliore, ma devo accettare che le cose sono andate così. Devo solo partire bene e mi troverò certamente in testa”. Una gara che sembra comunque nelle mani della Mercedes, soprattutto visto che il terzo classifica delle qualifiche, l’australiano della Red Bull Daniel Ricciardo, ha accusato un ritardo superiore al secondo. “Sono il migliore degli altri, ma il gap è importante. Mi aspettavo un distacco inferiore - ha detto Ricciardo -. Abbiamo fatto dei progressi, ma evidentemente anche loro li hanno fatti. Siamo terzi, ed è una buona posizione in vista della gara”. Il grande deluso di giornata è invece stato il campione del Mondo, Sebastian Vettel, che anche sul Alonso, accusando distacchi di ben due secondi. C’è infine da segnalare per la Sauber un timido miglioramento, visto che Esteban Gutierrez ha ottenuto il tredicesimo tempo. [email protected] que posizioni sulla griglia di partenza. Con Vettel che passa da decimo a quindicesimo. Passo indietro anche per la Ferrari, con Kimi Raikkonen che non è andato oltre alla sesta posizione, precedendo il compagno di squadra Fernando Reuters il Keystone Nell’ambito degli “Study Groups” promossi dall’Uefa per un confronto diretto tra le federazioni, con i colleghi di Danimarca ed Islanda siamo stati ospiti a St. George Park, nei pressi di Birmingham, nel nuovissimo centro nazionale della FA, la Federazione inglese di calcio. Si tratta della struttura che ospita tutte le nazionali inglesi per campi d’allenamento o in occasione della preparazione alle partite. Il centro è davvero impressionante, inserito in un’oasi verde di dimensioni enormi, è costato la bellezza di 100 milioni di sterline ed è dedicato solo e soltanto al calcio. Con tanto di albergo con un’ala a 5 stelle e un’ala a 4 stelle in cui anche i club professionistici inglesi possono soggiornare. Qualche numero tecnico per rendere l’idea: undici campi in erba di una qualità eccezionale e uno sintetico. Di quelli naturali, due hanno le stesse identiche caratteristiche rispetto al manto di Wembley per dimensioni e tipo di erba (una tecnologia nuovissima, con impianti sintetici per compattare il terreno). Alla ricerca della perfezione dei campi collaborano 14 giardinieri a tempo pieno, che curano i terreni in maniera costante e attentissima. Alla fine di ogni allenamento, il giardiniere prende possesso del campo, taglia l’erba e sistema eventuali zolle o imperfezioni. Il centro comprende poi anche un campo coperto di dimensioni regolamentari, piscine, palestre, sale pesi e sale multiuso. Si tratta comunque di numeri quasi naturali per un Paese che conta non meno di 92 club professionistici. A titolo di paragone, in Svizzera sono 16-18. A colpire, però, è anche la percezione della ricchezza. Dai progetti presentati durante la visita di quattro giorni, emerge il fatto che gli inglesi hanno tanti, tantissimi soldi. Il che porta però a qualche osservazione. Sulle pareti campeggiano ovunque foto di campioni ed ex stelle del calcio inglese. Da Gerrard a Rooney, passando per Beckham. Ma per i successi a livello di nazionale bisogna guardare le foto in bianco e nero… E l’impressione che non è tutto oro quello che luccica, è confermata anche osservando la qualità del lavoro sul campo delle squadre e degli allenatori. Che porta ad affermare senza presunzione che la formazione in Svizzera è attualmente superiore a quella inglese. La struttura è perfetta per il calcio, ma la nostra qualità del lavoro non ha nulla da invidiare a quella dell’Inghilterra. Una volata lancia Reuters L’Inghilterra ha creato la sua oasi per il calcio 15 Qualche giocatore ancora da infilare dritto dietro la lavagna, per la verità, rimane. Su tutti un Grossmann assolutamente fuori contesto a livello internazionale, ma anche Luca Cunti. Forse stanco, di certo irriconoscibile. Il prossimo impegno per i rossocrociati di Simpson (che sarà con ogni probabilità sostituito da Glen Hanlon in panchina) è di quelli da non steccare. Avversari degli elvetici, infatti i bielorussi padroni di casa. Che, allo stato attuale delle cose, risultano rivali diretti nell’ottica di un buon esito della campagna mondiale in quel di Minsk. Qualche sorpresa anche nella seconda giornata del Mondiale. La Lettonia ha battuto la Finlandia 3-2, la Germania ha faticato per battere il Kazakistan 2-1 ai rigori. Nessun problema, invece per Svezia e Norvegia, che hanno avuto la meglio per 3-0 rispettivamente su Danimarca ed Italia. m.s. Stanislas Wawrinka e Roger Federer vanno a caccia di punti pesanti al Masters 1000 di Roma. Il torneo della capitale italiana rappresenta per i due rossocrociati l’ultima chiamata per cercare assolutamente di Reuters mantenere invariate le posizioni della classifica Atp. Un risultato positivo permetterebbe infatti di non trovarsi nella stessa parte di tabellone in vista del Roland Garros, secondo Slam della stagione. E il sorteggio è stato benevolo per gli elvetici. Wawrinka, agevolato dal bye del primo turno, nei sedicesimi avrà a che fare con l’italiano Paolo Lorenzi o con un giocatore uscito dalle qualifiche, per poi probabilmente incontrare negli ottavi il tedesco Tommy Ha- as. Il primo vero scoglio il vodese lo dovrebbe incontrare nei quarti, visto che sulla sua strada dovrebbe esserci, il ceco Tomas Berdych. Un antipasto che farebbe da preludio alla sfida con Rafael Nadal. Per Federer, dopo aver assolto il suo dovere da papà con la nascita di Leo e Lenny, al secondo turno dovrebbe incrociare la propria racchetta con l’idolo di casa, Fabio Fognini. Un primo banco di prova che lancerebbe il basilese nei quarti, dove dovrebbe vedersela con il francese Jo-Wilfried Tsonga o il canadese Milos Raonic. Un cammino che si presenta più complicato per Federer che prima della finale si troverà di fronte a Novak Djokovic. m.m. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUšNTEzMQQAeg©L7g8AAAA=</wm> <wm>10CFXKKQ7DQBAEwBfNqntšeo8MjMwsA8t8SRSc_6McLKBY7Xuq4Oe©HddšJsEIq4oWzOFeED3p0YtHQhj©CTdSqsšb_30Duiawvscgw1jTRKtrhsg©yuvxfAP8B6ALdAAAAA==</wm> IL VIAGGIO GNI DEI TUOI SNO DE . TI ATTE Ÿ GIRI DEL MONDO 95 VACANZE AL MARE 10 SAFARI IN KENYA HÕ'ł˛ Õ' ©'Õ î¬ ö\Œ½ ½ t½ł©Œ'ÛÛ˛ö ~˛ µÿÿ ÿÿÿ ‚Õ\¬t˚˛Åg 30 VIAGGI IN CITTÀ 10 VACANZE SULLA NEVE 3 VIAGGI ALLE MALDIVE I CAR AIBI 5 CROCIERE A MEDIATI 3000 PREMI IM DAL 12 MAGGIO AL 14 GIUGNO 2014. 4 Û'à ~˛ \~'Û˛ö˛ ' `Œ˛ \Œjîł ©'Õ Œ\ Õ\tt½Œà\ Û½¬½ ~˛Û©½¬˛j˛Œ˛ ©Õ'ÛÛ½z H'Õ îŒà'Õ˛½Õ˛ ˛¬‚½Õł\ù˛½¬˛ ' ©'Õ Û'à `Õ\àî˛à˛ ~˛ \~'Û˛ö˛ ö\˛ Ûî òòòÅł˛`Õ½ÛÅt˚áł'`\ò˛¬Å *IŒ vaŒor' com©Œ'ssivo di 900 000 franchi si rif'risc' aŒŒa somma d'ŒŒ' vincit' com©Œ'ssiv' ' aŒ num'ro d'i 160 ©r'mi ©rinci©aŒi ' d'i 3 000 ©r'mi imm'diati da aggiudicarsi. Si tratta quindi non di una cifra 'satta, ma di una stima caŒcoŒata su bas' t'orica ' iŒ num'ro d'ŒŒ' vincit' 'ff'ttivam'nt' corris©ost' ©otrà quindi variar' 'd 'ss'r' inf'rior' o su©'rior' a taŒ' cifra. AŒ massimo 10 s't di ad'sivi ©'r acquisto, fino a 'saurim'nto d'ŒŒo stock. Sono 'scŒusi buoni ' cart' r'gaŒo. La musica Il sesso LE CENTO COSE DA FARE QUEST’ESTATE SILVAN ZINGG RACCONTA DOLLY PARTON IMBARAZZATA DALLE SUE VOGLIE, MA ORA MI SENTO... A PAGINA 29 ROSSI A PAGINA 30 A PAGINA 21 Ti-Press La società traparentesi ilcaffè PAUSA CAFFÈ Animali 11 maggio 2014 Organizzate bene la vacanza dei quattrozampe PASSIONI | BENESSERE | SPORT BOLTRI A PAGINA 20 Gli imballaggi del futuro faranno durare di più gli alimenti. E forniranno utili informazioni sul contenuto. Un packaging intelligente, anti spreco che ridurrà pure i rifiuti Non rompete le scatole! Per cominciare PATRIZIA GUENZI CON FIDO LE STESSE EMOZIONI È ufficiale: i cani ci somigliano. Secondo una sofisticata ricerca condotta dall’Accademia delle scienze ungherese si è scoperto che il cervello canino reagisce e si esprime allo stesso modo del cervello umano, rispondendo agli stessi stimoli. Soprattutto i suoni emotivi, come il pianto o il riso, hanno provocato risposte identiche, “illuminando” identiche aree cerebrali. Ecco perché, gli esperti pensano che esseri umani e cani abbiano un meccanismo molto simile che ha a che fare con le informazioni emozionali. La regione del cervello che ci renderebbe così simili sarebbe situata in una parte del lobo temporale, quella che si attiva quando animali e persone sentono le voci umane. A giocare un ruolo importante, sicuramente, la familiarità e la millenaria frequentazione di Fido con la razza umana, che dura da 15mila anni e ha reso i cani molto sensibili alla nostra voce. Tuttavia, che i cani abbiano una competenza emozionale non è una novità. Amici fedeli e silenziosi, riescono a condividere in silenzio gli umori della famiglia, restandoci accanto, assorbendo e esprimendo emozioni. Infatti, secondo i ricercatori, i cani, proprio come i bambini, sono in grado di mostrarci amore e affetto. E chi già convive con loro lo sa molto bene. A PATRIZIA GUENZI ttivi e intelligenti. Ecco come saranno i packaging, gli imballaggi di domani. Avranno una doppia funzione: allungare la vita del prodotto e dare più informazioni al consumatore sullo stato dell’alimento. Tutto ciò attraverso sensori, etichette termosensibili, spie luminose lampeggianti che cambiano colore. segue a pagina 18 S NOSTRO SERVIZIO LA FINESTRA SUL CORTILE Storie di quotidianità familiare QUESTA STORIA MI PUZZA A PAGINA 48 ul banco degli imputati la data di scadenza. Spesso troppo “severa”. E così, per non rischiare, si preferisce buttare via, senza un minimo di valutazione preventiva. Sprechi che sono prodotti per la maggior parte dalle economie domestiche che, ogni giorno buttano, in media, 320 grammi di cibo per persona. Una cattiva abitudine che per ogni famiglia significa uno sperpero, in media, tra i 500 e i 1000 franchi all’anno. segue a pagina 19 IL CAFFÈ 11 maggio 2014 19 tra parentesi 1/3 2’000 LO SPRECO NEI PAESI RICCHI Ogni anno, nella spazzatura dei Paesi sviluppati finisce un terzo degli alimenti. Ogni economia domestica butta 100 chili a testa I FRANCHI BUTTATI Ogni anno, una famiglia di quattro persone getta nel cestino oltre 2mila franchi, 500 fr. di cereali, 350 di carne e salumi, 50 di pesce 700 1/4 FRESCHI frutta verdura formaggi pane latte yogurt salumi CHILI DI RIFIUTI LE RISORSE DELLA TERRA Ammontano a 700 chili annui i rifiuti urbani accumulati per abitante in Svizzera La produzione alimentare occupa circa un quarto della terra abitabile ed è responsabile dell’80% della deforestazione, del 30% delle emissioni di gas serra e del 70% dei consumi di acqua COTTI Fonte: Rapporto spreco domestico in Italia/Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg 2013/2014 Il packaging del futuro avrà una doppia funzione: prolungare la vita del prodotto, ad esempio ritardandone la maturazione (attivo) e dare più informazioni al consumatore sullo stato dell’alimento, per mezzo di etichette che cambiano colore (intelligente) TEMPO GAS Assorbono gli odori sgradevoli, così come l’etilene, il maggiore responsabile della maturazione della frutta e della verdura: così mele e kiwi durano più a lungo L’indicatore tempo- temperatura è un’etichetta termosensibile: cambiando colore segnala se l’alimento è stato esposto a una temperatura più calda di quella raccomandata. Utile per i surgelati L’indicatore di gas segnala la presenza o l’assenza di ossigeno in una confezione, ad esempio di carne: se l’ossigeno è presente cambia colore, significa che l’imballaggio ha una perdita e il cibo potrebbe essere scaduto uovo ANTI-UMIDITÀ CO2 LA RICHIESTA Il Parlamento europeo ha chiesto la riduzione del 50% dello spreco di cibo entro il 2025 ASSORBI-GAS CALDO-FREDDO Un esempio un po’ diverso di packaging attivo, ma comunque funzionale a mantenere alte le prestazioni del prodotto, è quello delle bevande autorefrigeranti o, al contrario, quelle che si autoriscaldano (caffè, tè) PACK AGING A 50% MATURAZIONE catalizzatore che attiva il materiale intelligente Utilizzato, soprattutto in Giappone, per conservare meglio il pesce fresco, ma pure la carne, inserendo nella confezione dei foglietti che assorbono l’umidità alleate di acquirenti disattenti e spreconi che, nel mondo, gettano ogni anno un terzo degli alimenti prodotti, ovvero 1,3 tonnellate di cibo. Solo in Svizzera, ad esempio, ogni 365 giorni finiscono nella spazzatura due milioni di tonnellate di alimenti. Quasi la metà di questi sprechi è delle economie domestiche che ogni giorno buttano via, in media, 320 grammi di cibo per persona: pane, formaggio, latte, yogurt, frutta e verdura soprattutto. Ecco perché la tecnologia dell’alimentazione corre ai ripari puntando non sul contenuto 2MILIONI TONNELLATE DI CIBO Ogni anno gli svizzeri buttano circa 2 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente commestibile bensì sul contenitore. In sostanza, in futuro il packaging sarà in grado di avvertirci quando è giunto il momento di consumare il prodotto. Ma sarà anche capace, quando ancora è posizionato sullo scaffale del negozio, di allungargli la vita attraverso una corretta conservazione e anche ritardarne la maturazione, con sacchetti che contengono un composto assorbi gas. Non solo: fogli, buste e sacchettini, spugne elimina umidità o assorbi ossigeno, permetteranno al consumatore di monitorare costantemente lo stato dell’alimen- 4% NELL’AGRICOLTURA È la perdita di tutto il cibo prodotto per l’uomo. Una patata su cinque non può essere venduta per motivi “estetici” to, segnalando subito se, ad esempio, ha subìto sbalzi termici. Packaging attivi, si chiamano. “Oltre a proteggere gli alimenti da luce, calore, gas, batteri, interagiranno con esso - riprende il professor Barbanti -. Ad esempio, evitando l’ossidazione a bevande e succhi o qualsiasi mutamento di colore attraverso sostanze antiossidanti”. Un’ottima soluzione anche per ridurre lo spreco, utilizzando meglio quello che viene allevato o coltivato nei Paesi in via di sviluppo. “Certo, visto che dove non esiste ancora un’evoluzione tec- 40% LA SPESA Se 100 anni fa una famiglia svizzera spendeva il 40% del proprio reddito per il cibo, oggi solo l’8% RFID L’identificazione automatica in radiofrequenza sostituirà l’etichetta cartacea e il codice a barre; darà molte più informazioni, interagendo con elettrodomestici intelligenti Brevettati in Nuova Zelanda, gli indicatori di maturazione sono etichette intelligenti che cambiando colore, dal rosso al giallo, danno informazioni sul livello di maturazione della frutta materiale intelligente PATRIZIA GUENZI ttivi e intelligenti. Ecco come saranno i packaging alimentari del futuro. Gli imballaggi di domani avranno una doppia funzione: allungare la vita del prodotto e dare più informazioni al consumatore sullo stato dell’alimento. Tutto ciò attraverso sensori, etichette termosensibili, spie lampeggianti che cambiano colore nel caso, ad esempio, di sbalzi di temperatura. Imballaggi sempre più “trasparenti” e “sinceri”, in grado di dirci tutto sul prodotto contenuto, insomma. “L’intento è soprattutto di avere prodotti più sicuri”, osserva Davide Barbanti, professore di Scienze degli alimenti all’università di Parma. Non solo. I packaging di giochi e altri prodotti, saranno sempre più utili per i consumatori, ma anche facilmente distruttibili a fine vita, senza creare ulteriori problemi all’ambiente. E allora, guai a rompere le scatole! Soprattutto quelle dei cibi. Saranno sempre più preziose RFID FILM PLASTICI La tendenza È un tipico caso di packaging attivo: per conservare più a lungo, e meglio, il caffè, tostato e macinato, è sufficiente inserire nella confezione un sacchetto che assorbe l’anidride carbonica pasta 9,1% cibi pronti 7,9% precotti 7,7% 51,2% 41,2% 30,3% 27,8% 25,2% 24,5% 24,4% ATTIVO INTELLIGENTE Non rompete più le scatole! Gli imballaggi allungheranno la vita agli alimenti. Fornendo preziose informazioni La curiosità I PIÙ SPRECATI la membrana separa il catalizzatore del materiale intelligente packaging di carta riciclata Spazzatura ridotta anche coi giochi S apevate che il packaging per l’industria dei giocattoli è una componente fondamentale? Tutt’altro che spazzatura. Anzi, oltre a proteggere il prodotto contenuto, fornisce utili nozioni sul suo valore e ne consente un buon utilizzo o funzionamento. E quando si parla di infanzia non è mica un aspetto da sottovalutare. Tuttavia, cartone, carta e plastica, per l’industria dei giochi solleva un evidente problema d’immagine. Per molte persone è solo inutile spazzatura, che andrà a riempire le discariche, prima ancora occorrerà prendersi il tempo di differenziarla in modo corretto. Ecco perché si spera arrivi preso il packaging “sostenibile”. Sino ad oggi inesistente. O meglio, quasi, visto che carta e cartone possono benissimo provenire da fonti rinnovabili e riciclabili. Ma tutto ciò non basta. Un packaging “sostenibile”, significa usare un approccio di- AUTOCOTTURA L’imballaggio è in cartoncino riciclato, con vari strati; serve anche per cuocere l’uovo che si trova all’interno. Aprendo la confezione si otterrà un ottimo uovo alla coque ANTIMICROBICI INCHIOSTRO Il rilascio controllato di antimicrobici nell’imballaggio allunga la durata di prodotti freschi, ad esempio i formaggi a pasta molle, perchl previene la crescita di batteri L’ULTIMA FRONTIERA Direttamente dall’università di Harvard è la novità più estrema: WikiCells, un “involucro” commestibile formato da cellule di cibo e da un polimero biodegradabile, uniti per mezzo di forze elettrostatiche Grafico fonte: La Repubblica nica o una cultura come la nostra, il 35% delle derrate alimentari si perde prima di arrivare in tavola - nota Barbanti -. Per questioni climatiche, di mancanza di attrezzature adeguate, ma anche di packaging. Ed è inutile dire che risolvendo questi problemi molte meno persone soffrirebbero la fame”. Tornando ai Paesi ricchi, benvenga un packaging intelligente, ma non sarà la soluzione agli sprechi. “Occorre sicuramente anche un cambiamento di cultura, una sorta di educazione all’acquisto - sottolinea Barbanti -. Capire che non dobbiamo riempire il carrello all’inverosimile o comperare tutto ciò che vediamo”. Frutta, verdura, formaggio, pane, gli alimenti più penalizzati che vanno dritti nella pattumiera, mentre tra i cibi cotti c’è la pasta. Il motivo più frequente, la muffa, ma anche il cattivo odore o la data di scadenza (sebbene quest’ultima spesso sia eccessivamente “ristretta”, vedi articolo a fianco). Cambieranno anche i mate- riali degli imballaggi, saranno sempre più ecologici e leggeri, come bioresine al posto della plastica, in grado di eliminare l’umidità, assorbire l’ossigeno e prevenire la crescita di batteri. “Altri ‘trucchi’, invece, evitano l’ossidazione, nel caso, ad esempio, di bevande e succhi di frutta - riprende Barbanti -. Mentre speciali indicatori a inchiostro, sensibili alle temperature, cambiano colore se la catena del freddo viene interrotta. Per conservare meglio pesce e carne basterà inserire nella confezione dei foglietti che assorbono l’umidità”. Inoltre, piccoli chip dotati di radiofrequenza ci diranno tutto, dalla data di confezionamento alla scadenza passando dal percorso nella catena produttiva. Fantascienza applicata alle nostre cucine di casa ? Niente affatto, assicurano gli esperti. Bensì ottimi sistemi per conservare meglio e più a lungo i nostri cibi. In Usa, Australia e Giappone sono già una realtà e presto lo saranno anche in Europa. [email protected] Q@PatriziaGuenzi 7KG RISORSE SPRECATE In un kg di carne si celano dai 7 ai 15 kg di foraggio (cereali, soia, leguminose), uno uso enorme di risorse I pericoli Per gli esperti gran parte dei consumatori non sa più valutare la commestibilità Date di scadenza troppo rigide favoriscono lo spreco di cibo S ul banco degli imputati la data di scadenza. Spesso troppo “severa”. E così, per non rischiare, si preferisce buttare, senza un minimo di valutazione preventiva. Sprechi che sono prodotti per la maggior parte dalle economie domestiche che, ogni giorno buttano, in media, 320 grammi di cibo per persona. Un disastro non solo per le nostre finanze, ma anche per l’ambiente, per non dire delle sempre più risicate risorse a beneficio dei Paesi in via di sviluppo. Una cattiva abitudine che per ogni famiglia significa uno sperpero in media tra i 500 e i 1000 franchi all’anno. Per Esther Schwaller, docente di economia domestica alle Alte scuole pedagogiche di Friburgo e Losanna, interpellata qualche tempo fa dalla rivista Wwf, l’aspetto più grave è che ormai nessuno si fida più dei propri sensi. “La maggior parte della gente non è più in grado di giudicare la commestibilità degli alimenti in base a odore, sapore o aspetto - ha spiegato Schwaller -. Ecco perché preferiamo affidarci ciecamente alla data di scadenza per paura di mettere a repentaglio la nostra salute o quella dei nostri cari”. Insomma, un po’ più di elasticità non guasterebbe. Facendo bene la differenza tra le diverse indicazioni: “Da consumarsi preferibilmente entro il”(per derrate poco deperibili, al di là è generalmente ancora perfettamente commestibile), e “da consumarsi entro il” (data limite di consumazione per le derrate molto deperibili o sensibili, obbligatorio per tutti i prodotti che devono essere conservati al fresco). Ma quest’ultima sembra venir calcolata con troppa rigidità. L’ha dimostrato un test condotto dalla Fondazione per la protezione dei consumatori (Sks). Il 92% dei latticini, dei prodotti a base di carne e dei dessert presi in esame sono risultati commestibili anche dopo due settimane dalla data di scadenza. Oggigiorno vien più facile buttare via perché, rispetto a cent’anni fa, possiamo permettercelo. Infatti, una volta una famiglia svizzera destinava anche sino alla metà del proprio reddito per imbandire la tavola, una spesa che incideva notevolmente sul budget casalingo e che portava a gestire il cibo con parsimonia e accortezza. Oggi quella percentuale è scesa a un misero 8%: se mangiare incide così poco possiamo quindi anche permetterci il lusso di buttare il cibo acquistato. C’è poi un altro aspetto, troppo spesso sottovalutato: la capacità di cucinare anche alimenti del giorno prima, trasformandoli in un gustosi piatti. Chi si destreggia bene ai fornelli sa preparare un pasto anche con pochi ingredienti. Non sempre cucinare qualcosa di fresco è più veloce del riciclare qualche avanzo. Utili consigli si trovano sul sito della Società svizzera di nutrizione (sge-ssn.ch), con informazioni sugli acquisti, il trasporto e una tabella sulla durata di conservazione di nove categorie di alimenti. Sottoforma di pastigliette colorate o trasparenti, gli indicatori a inchiostro termocromo sono sensibili alle temperature: quando la catena del freddo viene interrotta hanno una zona che cambia colore. Ottimi per le bevande verso a cinque livelli: approvvigionamento, ruolo nella protezione del prodotto, trasporto, immagine e luogo di vendita e cosa ne sarà alla fine del suo ciclo di vita. Ecco perché, per ora, carta e cartone la fanno da padroni, visto che possono essere riciclati o biodegradati attraverso la raccolta differenziata. Inoltre, è fondamentale avere imballaggi facilmente separabili. Intanto, sul mercato sono già disponibili esempi di design intelligente, in cui il packaging diventa parte integrante del prodotto. Mega Bloks, ditta che produce giochi di costruzione, è riuscita a combinare involucro e spazio di ingombro dei giochi in un’unica soluzione denominata “Building Bag”. Atout principale è l’eliminazione della gestione dei rifiuti visto che non c’è la necessità di differenziare l’imballaggio. Insomma, anche nel ramo dei giocattoli, il packaging diventa sempre più un valore aggiunto. Un modo per “comunicare” col consumatore. Un imballaggio si definisce eco-efficiente se raggiunge la migliore sintesi tra la sua funzione protettiva, di sicurezza e informazione e l’impatto ambientale generato sull’intero suo ciclo di vita. E allora, le aziende devono capire l’importanza di un minor impiego di materia prima, di un maggiore e migliore utilizzo di materiale riciclato, e puntare pure sull’ottimizzazione della logistica. Sempre di più, spiegano gli esperti, le imprese dovranno capire che la sostenibilità non è esclusivamente sinonimo di protezione dell’ambiente, ma può pure diventare un vantaggio competitivo. 20 tra animali lamoda parentesi Figurativo Sixties Sporty L’abito smanicato con ritratto di Prada. Linea a trapezio per il minidress in seta color cipria di Tory Burch, ideale e chic per la sera. La canotta da basket si allunga ad abito e diventa chic in seta, Tommy Hilfiger. Lungo, corto, elegante o sporty è l’abito che veste la stagione LINDA D’ADDIO C he sia per il giorno o per la sera, elegante o informale, corto o lungo, rimane fra i preferiti della bella stagione. Pratico e versatile, l’abito non conosce rivali in termini di stile ed abbinamenti. Ed è proprio questa sua grande capacità di risolvere con un’unica mossa qualsiasi situazione e di non dover essere combinato con un “sotto” a renderlo tanto gradito alle donne. Per non parlare dell’innato glam di cui si circonda che da sempre affascina gli stilisti, i quali puntualmente lo ripropongono, rinnovato, nei tessuti, nelle forme e nelle lunghezze. “Ad ognuno il suo”, verrebbe da commentare guardando le collezioni della bella stagione che contemplano diversi modelli per ogni stile e trend. Neppure il genere sporty si sottrae a questa tendenza e prevede il pezzo unico in tessuti techno e linee funzionali e confortevoli. Oltre al “little black dress”, entrato di diritto nella lista dei capi icona della storia della moda, che non necessita di ulteriori presentazioni in quanto tutte noi lo abbiamo almeno una volta indossato e tutte dovremmo possederne almeno un esemplare nell’arma- dio. Sono i modelli “Sixties“, ovvero le linee a trapezio che richiamano gli anni d’oro della Swunging London, a dominare la scena. Quasi sempre corti, proprio come li portavano Jackie e la mitica B.B., sono sempre bellissimi, declinati in tessuti fiorati, sete cangianti, ricami preziosi e stampe optical. In seta lucida con fiori e perline il modello di Blugirl. Grigio con tagli grafici bianchi, in stile Courregés, il modello di Chanel. Corto e I modelli “Sixties”, che richiamano la mitica B.B, dominano la scena colorato, di arancio, la versione di Mila Schon. In seta lucida verde a pois neri con manichina appena accennata il modello di Emanuel Ungaro. Fiori stilizzati e aperture sexy sul fianco per il modello di Jo No Fui. Un altro grande trend di stagione che ha contagiato anche gli abiti sono le stampe floreali e non solo, ricami ed applicazioni di rose, gardenie, margherite, sbocciano su abiti leggeri e fluidi. Nelle cromie dell’arancio, del rosa intenso e del blu, i fiorellini impreziosiscono i long dress di Alberta Ferretti. Stilizza- to e oversize lo stile di Consuelo Castiglioni per Marni mentre punta su abiti impalpabili e leggeri il duo stilistico Dolce&Gabbana. Cromie intense per i fiori dei minidress di Donatella Versace, molto più delicate, invece, le creazioni di Tory Burch che ha puntato sui toni pastello. Per quanto riguarda le stampe, gli stilisti non si sono risparmiati spaziando dai motivi grafici alle arti figurative passando per il classico disegno optical. Giardini giapponesi sono ritratti sull’abito sotto al ginocchio di Antonio Marras. Le rovine greche figurano sul minidress svasato di Dolce&Gabbana. Stampa etnica per l’abito a trapezio corto, modello sottoveste di Paola Frani. È nel segno dell’arte figurativa il modello di Prada. Righe optical attraversano il longdress monospalla di Saint Laurent by Hedi Slimane. Spaziando fra marchi e stili segnaliamo lo chemisier doppiopetto senza maniche color safari di Maison Martin Margiela. L’abito camicia in cotone millerighe con drappeggio sul fianco di Dior. Il minidress a canotta, stile sporty chic, in seta con numero frontale stampato in grande di Tommy Hilfiger. L’abito tunica, lungo, con ricami di Valentino. Floreale Pennellate di fiori per il longdress monospalla di Laura Biagiotti. Scrivete Inviate le vostre domande al veterinario del Caffè [email protected] Potete scrivergli anche entrando nella pagina web del sito www.caffe.ch cliccando sulla rubrica “Qua la zampa” Pensate alla meta e alla trasferta se andate in vacanza con Fido La domanda La risposta di Stefano Boltri B uongiorno dotttore, l’estate si sta avvicinando e con l’estate arriva anche il tempo delle tanto attese vacanze che a volte si rivelano un piccolo incubo per chi come me possiede un pet. Tra vaccini obbligatori, profilassi contro le più disparate malattie, documenti per il viaggio, norme per il trasporto sui vari mezzi e non ultimo le sistemazioni in alberghi e relative spiagge, ho veramente paura di “perdermi”. Devo confessare che non ho ancora scelto la meta delle vacanze col mio cane, ma vorrei pensarci per tempo per non dovermi ritrovare a risolvere all’ultimo momento tutti i problemi. Mi potrebbe aiutare lei? L e vacanze sono la parte più bella del lavoro! Mare, montagna o svariate mete esotiche sono oggi raggiungibili con relativa tranquillità anche con i nostri animali. Ovviamente dobbiamo stilare un decalogo, variabile a seconda della destinazione e del mezzo di trasporto scelto. Le vacanze con i nostri quattrozampe non sono così difficili da organizzare, si tratta solo di muoversi per tempo. Le regole del viaggio cambiano a seconda se ci si muove dentro i confini nazionali oppure si opta per l’estero. Infatti, alla base degli spostamenti verso l’estero ci sono il microchip e la vaccinazione antirabbica, oltre al passaporto del pet. In caso di viaggi in Paesi extraeuropei è sempre opportuno contattare le rispettive ambasciate o consolati per verificare le richieste di ogni singolo Stato. Inoltre, in caso di spostamenti in aereo e portandosi appresso animali di piccola taglia è sempre meglio contattare in anticipo la compagnia aerea per verificare la possibilità di sistemazione in cabina; laddove non fosse possibi- +*& " $&*& !:"’& %"##" le sarebbe opportuno somministrare un blando tranquillante all’animale prima della sistemazione nella stiva. I viaggi in macchina sono meno problematici; è sempre bene non dimenticare, soprattutto per i lunghi tragitti, le ciotole di cibo e acqua, i giochi preferiti e qualche farmaco per trattare i più comuni fastidi e problemi di viaggio. Ogni medaglia ha il suo rovescio, in questo caso consiste nel fatto che gli animali dovrebbere viaggiare sempre nel loro trasportino. Una volta giunti a destinazione, non ci dovrebbero essere più problemi, in quanto col passare degli anni la sensibilità dei gestori delle strutture è molto migliorata, passando dai divieti assoluti ad un trattamento di riguardo per gli animali che può raggiungere il massimo livello soprattutto nelle strutture agrituristiche. Anche le località marittime si sono da anni attrezzate e specializzate nell’accoglienza dei pet; oggi esistono spiagge in cui è consentito l’accesso col cane, che offrono ampi spazi per gli animali e i proprietari, tanto da far rosicare i poveri villeggianti “normali”. &()"0 &’’$&(# &("&!,&- ";97;3?376. -,44:/ ,4 =@ 5,2237 >@81 #,,)!++."*,$ $’(* (&+,() %- " )&%$ ’ &(* 680 0 $’* ./3 >+35:/ .2 "! =;96=@81 -*&(,#)!% #4 -533+,5:+?254/ -54 IL CAFFÈ 11 maggio 2014 Le proposte divertirsi sulle rive 1 di un lago di montagna grigliare tra un match 2 e l’altro preparare il gelato 3 a casa costruire una trappola 4 per moscerini visitare 5 parchi d’autore scolpire il fisico 6 per l’estate imparare a giocare 7 a jass camminare scalzi 8 nella natura godersi un viaggio 9 in canotto imparare a fare 10 il formaggio 100 21 tra parentesi Il tempo libero COSE DA FARE stilare la propria 100 bucket list fare il bagno 99 con la luna piena imparare 98 a giocare a bocce tour 97 de Suisse scrivere 96 una cartolina scatenarsi 95 all’openair giocare 94 all’indovinafoglia sentirsi un po’ 93 come una scimmia osservare 92 gli stambecchi costruire 91 aquiloni grigliare conservare... 90 alla vegetariana 11 l’estate scoprire 89 cantoni sconosciuti cucinare 88 con i fiori 87 vivere una serata 12 in piazza bere un’acqua dormire in una capanna 13 diversa dal solito 86 di montagna partire senza affrontare 14 una meta 85 la canicola studiare preparare 15 a ciel sereno 84 pasta per tutti imparare a parlare coltivare 16 il romancio 83 in miniatura Dalle grigliate ai draghi, dalla cucina ai Mondiali cercare un tesoro 17 in casa passeggiare 18 sotto la pioggia cuocere 19 nella buca scoprire 20 l’ortica fare un tatuaggio 21 estivo costruire una pila fare trekking 24 con gli animali sopravvivere 25 alle notti calcistiche diventare 26 un “Land Artist” imparare 27 l’inno nazionale marinare 28 a gogo immergersi 29 nei bagni d’epoca giocare a scacchi 30 all’aria aperta organizzare 31 un mercato delle pulci rinfrescarsi 32 al cinema dedicarsi 33 alla pantomima imparare a fare 34 la marmellata vivere 35 i ghiacciai raccogliere 36 la frutta organizzare 37 un torneo scoprire i passi 38 di montagna incontrarsi attorno 39 ad un fuoco guerilla 40 gardening diventare 41 giocoliere servire 42 caffè freddo sopravvivere 43 offline fare una gara 44 in pedalò emozionarsi 45 con la lotta svizzera ballare 81 il samba festeggiare 80 sotto la pioggia 79 U n’estate in 100 mosse. O meglio, 100 cose da fare da giugno a settembre. Dal superare il limite degli alberi al fare una meridiana, dal costruire aeroplani di carta a diventare giocoliere. Ma anche parlare romancio, coltivare essenze sul balcone, suonare l’organo a bottiglie. Cento utili idee, alcune semplicemente simpatiche e curiose, ma tutte divertenti, per trascorrere un’estate... indaffarata in famiglia, senza annoiarsi e scoprendo nuove attività. Le “100 cose da fare quest’estate” sono state raggruppate in un agile libretto di 143 pagine a colori e illustrate, edito dalla Federazione delle Cooperative Migros e stampato su carta proveniente al 100% da foreste correttamente gestite. In vendita in tutte le filiali a 7 franchi e 70, oppure consultabile sul sito www.100cose.ch. Inutile dire che la scelta è infinita. Su cento cose, ce n’è davvero per tutti i gusti: famiglie, single, giovani e anziani troveranno sicuramente l’attività a loro più adatta, all’aperto e al coperto, con la pioggia e con il sole, in tranquillità o faticando. Se amate la cucina ecco tutti i segreti per preparare un’ottima grigliata, anche durante i prossimi Mondiali. Infatti, l’intervallo di una partita di calcio offre tempo a sufficienza per grigliare la maggior parte dei pezzi di carne, a condizione di sfruttare in modo ottimale le interruzioni di gioco per i preparativi di rito. Al 15° minuto si accende la carbonella, al 46° minuto si mangia! IN COMPAGNIA Le vacanze sono anche un’ottima occasione per condividere interessi, svaghi e amicizie in compagnia Al 15° minuto si accende la carbonella, al 46° tutto è pronto e... si mangia Se invece siete golosi, voilà come preparare il gelato in casa, ad esempio quello allo yogurt con albicocche. Non solo ricette, anche qualche curiosità qua e là. Lo sapevate che quando si lecca il gelato, la temperatura è di circa -4° e che una volta in bocca si riscalda e arriva a +18°? Non potevano mancare le pagine dedicate alla salute. Olio solare, pane proteico e acqua minerale per un fisico perfetto. E un po’ di fitness, con una serie di esercizi di tonificazione fatti apposta per il telo da spiaggia. Ma anche qualche suggerimento ironico: la dieta che prevede il trattenimento del fiato ha un effetto lampo ed è molto diffusa. Ma, come tutte le diete “estreme”, comporta anche l’indesiderato effetto yo-yo… Utile e salutare anche camminare scalzi nella natura. In Svizzera ci sono 40 associazioni Kneipp che offrono corsi a tema. E poi via tutti a Rebeuvelier, nel Giura, un percorso a piedi nudi su ghiaia, vetro levigato, pigne, fango, legno e molto altro ancora, attraverso stagni, ruscelli, campi e boschi. Sempre camminando, potete provare a farlo sotto la pioggia, imparando a memoria “La pioggia”, poesia di Giovanni Pascoli. A proposito di acqua, la Svizzera è sempre stata il Paese dei bagni, il più antico stabilimento di bagni fluviali di Zurigo, ad esempio, è rima- geocaching mandare un messaggio 78 in bottiglia Trascorrere un’estate indaffarata... in famiglia divertirsi con le bolle 22 di sapone 23 con il limone conoscere 82 la nostra cultura tornare 77 al luogo d’origine sto quasi com’era. Sopra le teste dei bagnanti un ponte su cui sferraglia il treno. Inoltre, potrete cimentarvi in un trekking con asini, cavalli, lama, alpaca e capre. Dall’acqua al ghiaccio, il magico mondo del gelo permanente che affascina grandi e piccoli. Il sentiero panoramico Aletsch è un percorso mozzafiato lungo 16 chilometri. Da vedere anche la caverna di ghiaccio del Rodano e il parco glaciale del Titlis. Ma è da scoprire pure qualche passo, dal Gemmi all’Euschelpass. E la manualità? Serviti anche i bricoleur. Ecco come costruire aeroplani di carta, senza forbice né colla, con un foglio di carta formato A4; o ancora costruire uno stagno in miniatura per il giardino, senza pale o escavatori, ma solo un vecchio vaso, un cesto per piante, pietre e piante acquatiche. Oppure, fare omini di pietra, una delle forme di comunicazione più antiche dell’umanità. E ancora, dare forma a draghi e barche in pet. Per tutti coloro che quest’estate non si muoverano da casa, a pagina 137 c’è da dilettatarsi con il progetto “Postcrossing” entrando a far parte di una comunità di 464mila persone che celebra l’invio delle cartoline tradizionali. Ogni partecipante invia una cartolina a un altro, che a sua volta gli risponde mandandogli una cartolina. Sin dal lancio del progetto, nel 2005, ne sono state spedite oltre 21,6 milioni. Insomma, ve ne abbiamo raccontate 21 di cose da fare, continuate a sfogliare e scoprirete le altre 79. p.g. grigliare ai margini 76 del bosco dormire 75 nella paglia fare colazione 74 all’alba giocare 73 con il frisbee superare 72 il “fossato del rösti” creare 71 un arcobaleno coltivare essenze 70 sul balcone dissetarsi 69 con la frutta caccia 68 al tesoro preparare bagni 67 di fango 66 disegnare giochi 65 sull’asfalto vivere una giornata 64 da bambino giocare a palla 63 prigioniera preparare cubetti 62 di ghiaccio alla frutta salire 61 su un belvedere suonare l’organo 60 a bottiglie superare il limite 59 degli alberi costruire una barca 46 47 48 49 50 51 52 costruire aeroplani di carta imparare una tradizione attraversare sbizzarrirsi saltare costruire fare un lago con gli da un’isola uno stagno i figli hamburger all’altra in miniatura dei fiori 53 54 55 costruire omini di pietra viaggiare in tandem ammirare le stelle cadenti 58 di pet creare 57 nuovi spiedini imparare a fare 56 una meridiana 22 Manchester leauto tragitto 1.325 km Zurigo SULLE STRADE DELL’INGHILTERRA Tutti in Suv a vedere il Manchester United All’Old Trafford con la Chevrolet Trax alla scoperta del grande stadio inglese di calcio C hevrolet ci invita per un viaggio speciale a Manchester, per assistere alla partita di calcio tra il leggendario Manchester United e il West Bromwich Albion. Un viaggio d’andata che da Zurigo ci porta nella città britannica, con una piacevole fermata per una visita guidata allo stadio S.Giacomo di Basilea. Per quattro giorni, il rientro è in aeroplano, il compatto Suv (lungo 4,24 m) è un affidabile e compagno di strada per percorrere i circa 1500 km. Questa versione del Chevrolet Trax LX (da 31’300 franchi) era equipaggiata anche della trazione integrale che si adatta automaticamente alle condizioni del fondo stradale. Con i nostri due colleghi apprezziamo lo spazio, sufficiente per accogliere i numerosi contenitori sopra o ai lati della consolle centrale, oltre a un cassetto estraibile sotto il sedile passeggero. Inoltre, il sedile anteriore di Trax può essere ribaltato in avanti, a garanzia di un ulteriore flessibilità. Il volume massimo del bagagliaio è di 1.370 litri. L’auto dispone di controllo elettronico della stabilità (Esc) con assistenza alla partenza in salita Hill Start Assist (Hsa), controllo della trazione (Tc), e sistema antibloccaggio ruote (Abs) con ripartitore elettronico della frenata. In questo viaggio abbiamo anche apprezzato il sistema di infotainment con lo schermo tattile a colori ad alta risoluzione da sette pollici. MyLink è dotato di una app di navigazione dedicata che si può scaricare sugli smartphone compatibili e che proietterà il percorso sul touch-screen del sistema. Arrivati a Manchester, prima della partita e il giorno successi- La scheda Chevrolet Trax 1.7 VCDi Motore Cilindrata (ccm) Cambio CV Coppia max. 0-100 km/h (s) Velocità massima (km/h) Consumi (l/100 km) Prezzo base 4 cilindri turbodiesel 1’686 manuale a 6 rapporti 131 300 a 2’000 g/min. 9,4 188 ca. 6 da 31’300 franchi vo, si va alla scoperta di alcune curiosità visitando lo storico stadio sorvegliato da 128 telecamere all’interno e all’esterno della struttura. Sotto al campo di gioco, a una profondità di 25 cm, si trovano 29 km di tubature in plastica per il riscaldamento del tappeto erboso. L’atmosfera del più grande stadio del Regno Unito, sede dal 1910 delle partite del Manchester United, è elettrizzante con gli oltre 70.000 spettatori presenti. Pensate che per far funzionare al meglio questa struttura per ogni partita lavorano circa 3.000 persone che si occupano anche di servire oltre 2,5 tonnellate di pasticci di carne e hot dog. Nel corso di tutto il campionato gli spettatori consumano 325.000 litri di birra e 250.000 litri di bevande calde. A sorprenderci è anche il fatto che attorno al terreno da gioco non vi è una separazione di sicurezza prima delle tribune. All’interno dello Old Trafford si può visitare un avvincente museo per scoprire la storia della squadra del Manchester United attraverso tutti coloro che hanno contribuito al suo successo: i giocatori, i dirigenti, lo staff e i tifosi. Prima di andare all’aeroporto uno sguardo ai consumi del turbodiesel 1.7, con dispositivo Start&Stop e cambio manuale a sei marce: ottimo, circa 6 litri per 100 km! s.p. In breve Da 384 a 550 cavalli per la nuova F-Type nata per stuzzicare tutta la concorrenza GLI SPAZI Il bagagliaio, con una capacità di 407 litri, è adatto per accogliere due set di mazze da golf La Mini Da giugno arriverà la nuova Mini Paceman, rivista in particolare nei suoi interni e con l’aggiunta del sistema multimediale Mini Connected di ultima generazione. Nella versione S disporrà di 6 Cv in più (190). In opzione il sistema a trazione integrale. GLI INTERNI I sedili in pelle, le rifiniture, il cruscotto con l’ampio schermo tattile per la navigazione e l’infotaiment; tutto è di qualità su questa Jaguar supersportiva La Peugeot Con il rombo e la linea di una vera “supercar” C he linea ragazzi! Si inarca verso l’alto sopra il passaruota anteriore prima di scendere elegantemente lungo la portiera, perdendosi nella possente fiancata posteriore. La FType Coupé, interamente in alluminio, è la vettura sportiva più dinamica e performante che Jaguar abbia mai prodotto. Un modello che fa scaricare adrenalina al primo sguardo, al momento di premere il tasto che avvia il motore si inizia a percorrere i primi chilometri. Il rombo del motore, attraverso i suoi quattro terminali di scarico, è una colonna sonora da premio Oscar, che esalta il piacere di guida. Ad ogni accelerazione e frenata valorizza quella tenuta di strada che affascina ogni appas- sionato di automobili sportive. Per regalarci emozioni pure, sul circuito di prova di Aragon in Spagna ci aspetta la regina di gamma la F-Type R Coupé (da 134’500 franchi). È equipaggiata con il motore Jaguar V8 sovralimentato di 5,0 litri da 550 Cv e 680 Nm di coppia, che consente di accelerare fino a 100 km/h in 4,2 secondi e di raggiungere una velocità massima (limitata elettronicamente) di 300 km/h. Tanta potenza domata con sicurezza grazie alla presenza di numerosi dispositivi elettronici e a un’invidiabile precisione di guida. Straordinario è anche il cambio automatico, per la sua fluidità nel susseguirsi dei rapporti sa fare invidia a un orologio di alta precisione. Pochi giri di pista per una vettura dominata dall’efficienza della trazione sulle ruote posteriori e dal cambio “Quickshift” a otto marce con controllo sequenziale manuale, grazie alle palette montate sul volante o tramite la leva centrale SportShift, di se- È la vettura a più alte prestazioni mai prodotta dalla Jaguar rie anche per le altre motorizzazioni. Come è già stato il caso per la roadster, completano la gamma le versioni alimentate del motore V6 di 3,0 litri da 380 Cv (Type –S da 102’700 franchi) e il debutto di gamma con 340 Cv (da 87’900 franchi). Le prestazioni sono più che generose: da 0 a 100 km/h in 4,9 e 5,3 secondi, con una velocità massima di 275 e 260 km/h. La differenza di prezzo della Type S non si riferisce solo alla potenza supplementare, ma anche all’equipaggiamento di serie che comprende le sospensioni elettroniche regolabili, il differenziale autobloccante meccanico, i freni maggiorati e il sistema di scarico attivo. I modelli Type R e F-Type S Coupé hanno come opzione i freni a Matrice Carboceramica che offrono un’assoluta uniformità di prestazioni e una eccellente efficienza, oltre a un non trascurabile risparmio complessivo in termini di peso di 21 kg. La F-Type Coupé si propone corretta anche nello spazio offer- Peugeot proporrà a giugno il nuovo veicolo commerciale Boxer con sei motori diesel da 110 a 180 Cv. Oltre a distinguersi per i costi di utilizzo e il consumo tra i più bassi del mercato, la gamma di versioni e di capacità di carico soddisfa al meglio i professionisti. to dal suo bagagliaio con una capacità di 407 litri per accogliere comodamente due set di mazze da golf. Per una maggiore comodità il portellone è disponibile con apertura elettrica. Ancora qualche minuto per osservare con attenzione l’abitacolo. I sedili in pelle, le rifiniture, il cruscotto con l’ampio schermo tattile per la navigazione e l’infotaiment; tutto è di qualità. Scendendo dalla vettura una riflessione finale è d’obbligo perché la versione coupé del giaguaro riconferma le nostre impressioni iniziali. Con il suo invitante rapporto prezzo/prestazioni è sicuramente una valida alternativa ai prodotti della concorrenza. s.p. } o o -z } o o z A PROPOSITO DI GIAPPONESI TUTTE PICCOLE. Supera ogni limite. Con Mazda5 «Voilà ma Suisse Edition+» Con il suo spazioso abitacolo e le sue pratiche porte scorrevoli, Mazda5 accoglie comodamente tutta la famiglia. E grazie alle sue eccellenti prestazioni si sente a suo agio su tutte le strade della Svizzera. Scopri questa flessibile monovolume e la sua attraente dotazione speciale su un percorso Streetview e mostra al mondo la tua Svizzera. 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È vietata la concessione di un credito nel caso in cui esso determini il sovraindebitamento del consumatore. Categoria d’efficienza energetica E — G, consumo in ciclo misto 6,9 — 8,3 l/100 km, emissioni di CO2 159 — 192/km (media di tutti i veicoli nuovi venduti: 148 g CO2/km). Modello illustrato (incl. equipaggiamenti supplementari): Mazda5 «VMS Edition+» 2.0 DISI (150 CV) CHF 30 130.—. www.mazda.ch IL CAFFÈ 11 maggio 2014 24 tra parentesi La salute Supercibi Cavolo riccio 1 Proteici, ecologici antiossidanti e sani Ortaggio ipocalorico ricco di sostanze nutritive: vitamine, potassio e altri minerali. Ha proprietà antiossidanti e anti tumorali. Cacao crudo in polvere 2 ecco i superfood Ricco, tra gli altri, di magnesio, feniletilamina, polifenoli, vitamina C, polifenoli/antiossidanti. Oltre ad avere il merito di agire sull’umore. Quinoa Alimenti-farmaci che regalano energia e ritardano l’invecchiamento Q uinoa, cacao, acqua di cocco, cavolo riccio, uova vegane, cacao crudo in polvere, bacche di Goji. Eccoli i supercibi del futuro. Quelli che ci aiuteranno a campare cent’anni, in ottima forma psicofisica. Alimenti ricchi di proteine, antiossidanti, vitamine K, C e B, manganese, fibre, calcio, acido laurico, con grandi proprietà antibatteriche, che stanno già cambiando la nostra dieta. Chiamati anche eco food, grazie al loro bassissimo impatto ambientale, sono legati a doppio filo al concetto di benessere. Un benessere sostenibile e solidale, che non pesa sulle spalle dell’ambiente, non sfrutta le risorse naturali e non affama ancor di più una Terra già sfiancata. E con un’ offerta commerciale che da tempo ha un occhio di riguardo per gli over 65, proponendo prodotti mirati per loro. Insomma, se è vero che la salute passa dal piatto, scegliamo con cura il nostro menù quotidiano. Perché la filosofia alimentare del futuro si baserà sempre più sul concetto di curarsi mangiando e la barriera tra cibo e medicina sarà sempre più sottile. Meno farmaci e più cibi, per prevenire malattie e disturbi. Ecco perché gli alimenti assumeranno un ruolo vieppiù complementare a quello dei medicinali e degli integratori. Basterà mangiare gli stessi cibi di tutti i giorni per tener lontani acciacchi e malanni. Ma cibi con tanti principi naturali, meglio ancora se potenziati - come il succo di mirtillo arricchito di antiossidanti o il latte addizionato di calcio – e arricchiti con La novità Oltre il cibo Bacche mongole, liane cinesi... il gusto anti-age MORO A PAGINA 36 nutrienti benefici – come il latte con Omega3, lo yogurt coi probiotici e le farine dei cereali con acido folico. “Conoscere le proprietà di alcuni alimenti è positivo, per introdurli nella nostra dieta, ma non bisogna vederli come il miracolo ‘salva vita’, e fissarsi solo Le aziende guardano al grande mercato degli over 65 Prodotti ideali per le pantere grigie con un surplus di vitamine e minerali D UN ESERCITO Si calcola che fra vent’anni in Ticino gli over 65 saranno oltre il 30% della popolazione a qualche anno le aziende alimentari puntano molto anche sugli over 65. Un segmento di consumatori in crescita, spesso potenzialmente più benestanti di altri e molto attenti all’alimentazione, consapevoli di quanto sia importante per il loro benessere psicofisico. Da qualche anno in commercio si trovano particolari tipi di pane, più morbidi e nutrienti, ma anche altri cibi e bevande arricchite di minerali e vitamine. Sono il frutto di anni di ricerche sulle soluzioni migliori per contrastare tutti i rischi legati a invecchiamento e malnutrizione. “Ecco, solo in caso di malnutrizione potrebbero essere consigliati, ma non quando un anziano ha un’alimentazione variata, è in salute e non soffre di particolari deficit”, sottolinea il dottor Nicola Ossola, specialista in medicina interna e nutrizione clinica. Intanto, per quell’esercito di “pantere grigie” in costante aumento - si calcola che tra vent’anni saranno oltre il 30% - il mercato si sta già muovendo, preparando menu su misura. Prodotti ad hoc per supplire alle carenze di chi rischia più di altri di nutrirsi poco e male. Per problemi di deglutizione, di appetito, ma anche perché hanno più difficoltà a prepararsi i pasti. A loro serve un surplus di vitamine, proteine e minerali specifici. E i colossi alimentari promettono, entro breve tempo, piatti pronti e gustosi per la popolazione anziana, in formato monoporzione e pratici nel packaging. su quelli, insomma. Perché variare è la scelta alimentare più intelligente”, commenta la dottoressa Anna Robbiani Agustoni, medico nutrizionista con studio a Mendrisio. E aggiunge: “La miglior soluzione è una dieta completa di tutti i macro e micronutrienti, ricca quindi di frutta e verdura, consumate anche crude e senza scartare eccessivamente bucce e gambi, cereali meglio se integrali e variati e leguminose”. Concetto ribadito dal dottor Maurizio Ponti, esperto in medicina antinvecchiamento, che spiega: “Non è dimostrato che certi cibi siano miracolosi, ma si sa che tanti alimenti diversi agiscono invece come una sorta di orchestra, dando il meglio”. Agli eco food si guarda anche nella Silicon Valley, per una nuova tecnologia alimentare su cui puntano molte start-up innovative, convinte della necessità di un’alimentazione più sostenibile e senza prodotti di origine animale. Emblematico è il caso del Quorn, ricco di proteine e con un contenuto bassissimo di grassi. Ricorda nella forma e nel colore la carne, ecco perché serve a realizzare un po’ tutti i piatti “carnivori”. Una sorta di finto cibo animale che fa storcere il naso ai vegani, che hanno escluso totalmente l’uso di prodotti animali e loro derivati. Ma il dottor Ponti avverte: “Tuttavia, alcuni alimenti, ad esempio il ferro, sono più disponibili e meglio assorbiti attraverso la carne”. p.g. 3 Povera di grassi, ricca di ben 9 amminoacidi essenziali, più fibre e minerali, come fosforo, magnesio, ferro e zinco. Ottima fonte di proteine. Bacche di Goji 4 Ricchi di cromo, rame, ferro, magnesio, manganese, fosforo, potassio, selenio, sodio, zinco e germanio. Abbassano la glicemia. Tè verde 5 Protegge il cuore, migliora il sistema immunitario, abbassa il colesterolo, previene il diabete, migliora la memoria, combatte l’obesità. Latte di riso 6 Adatto a chi non sopporta il lattosio, abbonda di zuccheri semplici che unitamente alle altre caratteristiche lo rendono una bevanda energetica. ⁄ª<‹‹{‚n 8<{ ¶ flº<ª ‥⁽⁾ \y"fl<™º.xs {fl E`•ºs fl · flfl< D`ª• àà < {fl Õ{flfl nn{` 8{ /`º.`‡E˪{‚ º`‚` à`‚< .x<s `fl™ª< ª ˇˇª<º<‚™ ª< Ë‚ ˇ ™ª{•`‡ ‚{` ‚ ™Ëª fl< Ë‚{.` ‚<flfl ª<n{`‚< flˇ{‚ s 8 º<.`fl{ º`‚` fl<n ™< 8 flfl º™`ª{ 8<{ ¶ flº<ªv Mfl |⁄ª<‹‹{‚n 8<{ ¶ flº<ª} = Ë‚y`.. º{`‚< ˇ<ª º.`ˇª{ª< {fl Ex{ ..{ {` "fl<™º.x < ª{ˇ<ª.`ªª<ª< {‚ ™ª< n{`ª‚{ fly ‚¼. 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E se la Nutella compie 50 anni, oltre 100 ne ha il Toblerone Ti-Press Cioccolato I classici 1 Nutella La crema di cioccolato spalmabile più famosa del mondo ha da poco computo 50 anni. È il prodotto di punta della Ferrero, e contribuisce ogni anno a un fatturato che supera i 7 miliardi di franchi. Toblerone Nato nel 1908 dalla fantasia di Theodor Tobler, è il prodotto più tipico dell’industria dolciaria svizzera. La forma, che richiama le vette delle Alpi, è un’attrazione irresistibile per i turisti 3 Gianduiotto È presentato per la prima volta nel 1865 a Torino dalla maschera Gianduia, da cui prende il nome. Da allora è uno dei simboli del capoluogo piemontese. Compierà 150 anni nel 2015. 4 Läderach Dal 1962 produce cioccolato di altissima gamma nel suo stabilimento di Ennenda, nel canton Glarona. Conta una ventina di punti vendita in tutta la Svizzera e si rivolge ad una eletta clientela di buongustai. 5 François-Louis Cailler È l’inventore della tavoletta, che produce per la prima volta nel 1819 a Vevey, dove apre il suo primo stabilimento. Vicino ai 200 anni di vita il marchio Cailler è il più antico di tutta la Svizzera. Ti-Press 2 Il mito svizzero che si rinnova con un gusto osè OMAR RAVANI T oblerone e Nutella. Probabilmente i due prodotti al cacao più conosciuti al mondo. Il primo, un vero simbolo svizzero dalla forma inconfondibile, che ricorda i picchi delle Alpi, è prodotto da sempre nello stabilimento di Berna-Brünnen. L’altra, è la creazione di punta dell’italiana Ferrero, con un fatturato annuale di 7 miliardi di franchi, che in questi giorni ha festeggiato il mezzo secolo di vita. Ambedue amatissimi dai cacao-dipendenti. Prima fra tutti gli svizzeri che si piazzano in testa nella classifica del consumo di cioccolato. In media, a testa, oltre una dozzina di chili l’anno, infilandolo pure il alcuni piatti tipici. Una tradizione che ha elevato la Confederazione a patria riconosciuta di questa leccornia. Non per niente, l'industria svizzera del cioccolato è quella dei record, sia in termini di fatturato (1.690 milioni di franchi nel 2011), che per volume di produzione (176.332 tonnellate nel 2011) e di esportazione (il 60,7% della produzione). Dalla fine del Seicento a livello artigianale, mentre su scala industriale la produzione è niziata nella prima metà dell'Ottocento con nomi che sono oggi dei marchi internazionali: François-Louis Cailler (1819, inventore della “tavoletta”), Philippe Suchard (1826), Henri Nestlé (1866), Jean Tobler (1867, creatore del Toblerone), Daniel Peter (1875, inventore del cioccolato al latte) e Rodolphe Lindt (1879, inventore del cioccolato fondente). Mentre una pasticciera neocastellana ha inventato i cioccolatini... osè. La prima manifattura di cioccolato elvetica fu fondata, nel 1750, da due italiani, nella Schermenmühle, una ex cartiera nei pressi di Berna. Non fu un grosso successo e lo stabilimento fu venduto e riconvertito alla pro- duzione di farina. Tuttavia, prima della fine del secolo altre fabbriche aprirono nella Svizzera occidentale - Vevey, Morges e Losanna - e in Ticino, in val di Blenio, In cucina mentre il primo negozio di “chocolaterie” in Svizzera risale al 1792, a Berna. Da sempre, a fare la differenza dei cioccolatieri svizzeri sono la qualità e la cura La salute Da coniglio e lepre “Strappi alla regola, un piatto dolceforte solo col fondente” T LA GOLOSITÀ Si preparano così lepre, cinghiale e lingua di manzo. Piatti speciali, usati nelle ricorrenze importanti orte, cioccolatini, crostate, mousse, biscotti, praline, budini, ganache, gelato o bevande varie. Da sempre il cioccolato spopola. Croce e delizia dei golosi, è sicuramente uno degli ingredienti preferiti in pasticceria. Ma cioccolato non fa rima solo con dessert. Si adatta molto bene anche a ricette salate e piccanti, rendendole particolari, curiose e stuzzicanti. E allora, ecco primi piatti a base di pappardelle al cacao con sugo di lepre, o tagliatelle nere e gnocchi al cacao. Ma è tra i secondi, in particolare se accostato alla selvaggina, che il cioccolato riesce a dare il meglio di sé. Ne sanno qualcosa gli appassionati di storia moderna, di tradizioni culinarie, i cacciatori di curiosità. Infatti, molte delle ricette tramandate sino ai giorni nostri provengono proprio da quel periodo. Qualche esempio: il cinghiale o la lepre in agrodolce, il coniglio al cioccolato e la lingua di manzo in “dolceforte”, tutti piatti già serviti sulle tavole presiedute da Lorenzo il Magnifico. Il cacao, allora, era una scoperta recente, largamente e saggiamente utilizzato nella preparazione della selvaggina. Il gusto forte e selvatico del cinghiale e l’aroma speziato del fondente puro per un matrimonio armonico, certo inusuale, ma di grande soddisfazione. Provare per credere. I l cioccolato fondente fa bene. E non è una giustificazione per i raid in pasticceria di schiere di golosoni. L’ennesima conferma arriva dai ricercatori della Louisiana State University, secondo cui favorirebbe la produzione di composti dalle proprietà antinfiammatorie benefici per il cuore e il sistema cardiovascolare. Inoltre, gli steroli vegetali presenti combattono il colesterolo “cattivo”. Tutto ciò, ovviamente, non ci autorizza ad esagerare. “È sicuramente vero che il cioccolato scuro è meno dannoso di quello chiaro, ma arrivare a dire che fa bene ce ne corre - osserva Barbara Naldi, nutrizionista -. Non dimentichiamo che il cioccolato, nella piramide alimentare, sta in cima, quindi non è necessario in una dieta equilibrata. Però aiuta e può fungere in un certo senso da riequilibrante se assunto in piccole quantità, magari fuso sopra le fragole fresche, che rallentano il rilascio delle sostanze negative e ne diminuiscono gli effetti”. Intanto, un occhio di riguardo va ai più piccoli. “Per far passare il concetto - riprende Naldi -, ai genitori con bimbi che non stanno lontano dalla dispensa suggerisco di prendere esempio dal coniglietto di cioccolato e dir loro che ha sì i denti bianchi, ma non perché mangia le golose tavolette, bensì perché si nutre di carote”. Capito il messaggio? L’ESPERTA Secondo la nutrizionista Barbara Naldi il cioccolato è una golosità da gestire con molta moderazione artigianale. “Se voglio sopravvivere devo per forza offrire un prodotto di prima qualità, perché la concorrenza dei grandi produttori è fortissima - dice Michele Zocchi, cioccolatiere e pasticciere a Melide -. È la mia sola arma contro chi può offrire un prodotto a prezzi stracciati”. Fortunatamente, la mano dell’artigiano conta ancora molto. “Ormai so esattamente cosa vuole il cliente - riprende Zocchi -. Vuole qualcosa di unico, che si distingua dall’offerta di massa. Nei miei impasti, ad esempio, c’è più panna e più burro rispetto a un prodotto industriale”. Una formula che funziona, perché il cioccolato artigianale non sembra soffrire la crisi, anzi. Tanto più che la tavoletta finisce pure in padella, in piatti salati e piccanti. Tradizione sì, ma sempre con nuove proposte e, perché no, un po’ osè. A provarci, con successo, Valérie Henchoz, pasticciera neocastellana che ha fatto incidere sulla sua cioccolata immagini erotiche. Grazie al tratto del fumettista Tirabosco, ha disegnato alcune vignette e le ha stampate sui cioccolatini. Ecco com’è nata “Choc-oh-la-la” un gioco di parole che descrive bene lo spirito dell’iniziativa. Così, da qualche mese, al tea room Crème renversante di La-Chauxde-Fonds, ad accompagnare capuccini e tè aromatici non più anonimi cioccolatini o dolcetti banali, ma delle piccole opere d’arte dolciaria. Proposte che mutano, a dipendenza del sesso del cliente: creazioni destinate alle donne, altre solo per uomini. Gli avventori dicono che, grazie a questa iniziativa, hanno trovato qualche spunto che ha reso più frizzante la loro vita di coppia. La titolare della pasticceria intende ora creare una zona “hot”, solo per adulti, in cui far assaggiare altre sensuali creazioni. Insomma, lunga vita al cioccolato, e a tutte le sue dolci varianti. [email protected] Q@OmarRavani IL CAFFÈ 11 maggio 2014 26 tra parentesi 600 calorie La tendenza Piatti universali. L’idea per mettere d’accordo gli allievi nelle mense. Anche in quelle del cantone circa LE NUOVE RICETTE UNIVERSALI le proteine contenute in 95 grammi di ceci Spadellata equivalgono di ceci a una coscia di pollo Zucchine Con cous cous, pesce e taccole si accontentano (quasi) tutti i gusti 650 calorie Cannelloni di grano duro circa Ragù vegetale 2 1 il ragù vegetale deve contenere legumi che abbinati alla pasta forniscono amminoacidi essenziali (piatto unico con eventuale contorno di frutta) a 13 anni dalle 1000 alle 2000 CALORIE AL GIORNO 1000 2000 a 12 anni Il 40% del fabbisogno va assicurato con il pranzo COSÌ IN TICINO 3 delle scuole medie pubbliche ha un servizio pasti a mezzogiorno 70% delle mense è all’interno della sede scolastica /4 C’ è la mamma vegana che ha smosso mari e monti per assicurarsi che nel menù della mensa scolastica dei figli non vi fossero tracce animali. I genitori musulmani che pretendono pasti senza carne, per eliminare il problema alla radice. E c’è pure il papà preoccupato per quelle lievi intolleranze alimentari della sua bambina. Così, mettere d’accordo tutti a tavola è un’impresa (quasi) impossibile. Già complicata in famiglia, figuriamoci a scuola! Ma la soluzione c’è: un menu a base di ricette universali. L’idea è di un gruppo di ricercatori che ha creato dei piatti condivisibili da tutti: cristiani, ebrei, musulmani, ma anche vegetariani e vegani, intolleranti, per permettere a tutti gli alunni di mangiare gli stessi alimenti. Senza dimenticare di spiegare ai ragazzi la filosofia alimentare del compagno di banco, perché il rispetto dell’altro passa anche dal piatto. Sui tavoli delle mense potrebbero quindi comparire menta con orzotto tiepido, zucchine e spadellata di ceci, così come cannelloni di grano duro con ragù vegetale, contorno e frutta oppure una frittata soffice di pa- Polenta al pomodoro Spezzatino di maiale in umido Spinaci all’olio Frutta 700 calorie circa, valore proteico equivalente a 2 uova o 100 grammi di formaggio fresco o 160 grammi di merluzzo Menta con orzotto tiepido FABBISOGNO CALORICO Il pasto tradizionale (con eventuale contorno di frutta) (secondo preceduto da un primo e seguito da frutta) 3 Frittata soffice di patate e erbette tate ed erbette, taccole al pomodoro e frutta. E chissà se funzionerebbero anche nelle nostre mense scolastiche: “Non mi pare una buona idea - spiega al Caffè Tiziano Orrù, cuoco e consulente alimentare -. Ricette che vadano bene per tutti non possono essere ripetute per un intero anno, perché verrebbero a no- La novità l’abbinamento tra patate e taccole garantisce un apporto proteico adeguato 700 calorie circa Taccole al pomodoro ia. Possono andar bene per un periodo limitato, ma non di più. Un unico menù per tutti è per forza monotono, mentre il nostro obiettivo è puntare su un’alimentazione il più variata possibile”. Menù nostrani, quindi, molto ricchi, semplici e, soprattutto, diversificati. “Quando sono stati introdotti cous cous, bulgur, orzotto e quinoa c’è voluto un attimo per farli accettare, ma adesso piacciono molto - continua l’esperto -. Non sono più visti come piatti strani. Però, ripeto, non si può esagerare. Abbiamo persino provato a fare delle settimane a tema ‘nordafricane’ e ‘spagnole’, un giorno o due vanno bene al I menù scolastici ticinesi consultabili sullo smartphone Cosa si mangia lo dice l’app Restò UN TOUCH Ogni settimana, con un semplice touch, si aggiornano i menù delle mense scolastiche I menù e le proposte della refezione scolastica cantonale, sede per sede, aggiornati settimanalmente e consultabili dal proprio smartphone. Come? Grazie all’applicazione, gratuita, “Restò”. Ideata dal Centro sistemi informativi dello Stato, permette di far conoscere sia agli allievi che ai loro genitori i menù proposti. Un sistema per fornire ulteriori informazioni sulla qualità e la provenienza del cibo e per scoprire che, ad un tratto, il termine mensa diventa davvero riduttivo. L’app, scaricabile gratuitamente su App Store o Google Play per Android, richiede l’iOS 5.0 o successivi ed è compatibile con iPhone, iPad e iPod touch ed è stata ottimizzata per iPhone 5. Basta aprire l’app e selezionare il proprio punto Restò tra le scuole medie o quelle post-obbligatorie per veder apparire sullo schermo il menù del giorno. Ad esempio, l’offerta per la scuola media di Agno prevede come antipasto un’insalata di formentino e uovo sodo, come piatto forte un arrosto di agnello con patate e pomodoro gratinato e per dessert fragole fresche marinate. Al liceo cantonale di Mendrisio, invece, il menu completo offre purea di ceci guarnita, spezzatino di coniglio con gallette di semolino e broccoli alle mandorle e frutta fresca di stagione. Vegetariani? Nessun problema, c’è il ragù di seitan alle verdure. Buon appetito. terzo già non più, c’è chi si lamenta. Inoltre, tra i nostri obiettivi c’è anche quello di far conoscere ai ragazzi gli ingredienti locali come orzo o leguminose che, molti, a casa non mangiano purtroppo più. Siamo soddisfatti perché la rispondenza è molto buona”. Il pasto delle scuole medie deve sempre essere composto da un antipasto, principalmente con verdure e/o insalata. Per il piatto principale, invece, una volta a settimana sono previsti filetti di pesce. Così come può essere inserito un unico piatto a base di carboidrati (lasagne, cannelloni, pizza, gnocchi…). In questo caso l’antipasto sarà valorizzato da componenti proteiche animali, di origine animale o vegetali. Gli altri due giorni il menù si completa con un carboidrato come contorno e almeno una verdura cotta. Infine, il dessert. Due volte a settimana frutta fresca di stagione, una volta un dolce come spume o budini e una volta a settimana un dessert cotto al forno, torta o cake. Insomma, non si può proprio protestare. “Eppure qualche reclamo lo incassiamo - ammette Orrù -. Soprattutto di non fare mai le patatine fritte. Ma tanto sappiamo bene che gli allievi le mangiano fuori da qui”. c.c. IL CAFFÈ 11 maggio 2014 27 tra parentesi La tecnologia Grazie alle app corteggiare è più semplice e meno rischioso Con il telefonino o il tablet si organizza la scappatella L’ più preda, un ruolo sino a ieri appane getta. “Le manager e più in generale più il bisogno e questo è un peccato. no voglia di farsi corteggiare o di giocaamore del 21° secolo non quelle che sacrificano la famiglia sulNon è facile, anche perché l’uomo sta naggio dei soli maschi, più portati alre al mostrarsi più o meno disponibili, passa più per inviti a cena, l’altare della carriera sono quelle che ancora cercando di riposizionarsi ril’avventura di una sola sera. Ora, con dunque vanno benissimo i rapporti ocmazzi di rose, bigliettini l’entrata a piè pari della donna in un più approfittano dei servizi offerti da spetto al nuovo ruolo nella società concasionali, molto meno coinvolgenti, graziosi e corteggiamenti questi social network – prosegue la sesquistato dalla donna”. Già, una donna territorio di “caccia” una volta esclusivo complicati e, soprattutto, più veloci”. più o meno espliciti. Roba suologa-. Non hanno tempo, non handiventata lei stessa cacciatrice e non dei maschi, aumentano le relazioni usa Incontri che, però, non disdegnano vecchia ormai. E a cambiare, ovvia conanche coloro che soseguenza, è pure l’approccio al sesso. Colno già accoppiati. Le opinioni “Queste piattaforme pa, o merito, dei sosociali sono ideali per cial network che inle persone che vogliofluenzano decisamente anche la sfera no provare il brivido Lara Ulisse Gabriel Giovanna intima. In particolare di qualcosa di diverFilippini Pelloni Broggini Viscardi so, di nuovo – notaquella dei più giova31 ANNI 21 ANNI 31 ANNI 39 ANNI ni. Intendiamoci, non Linda Rossi -. Tutti MARKETING CALCIATORE CANTANTE AVVOCATO E COMUNICAZIONE stiamo parlando dei, quelli che hanno a ditutto sommato innosposizione un tablet o cui, Facebook o Twituno smartphone di“Ci vuole equilibrio “Whatsapp è il mio “Non uso molto app e “Sono per un uso ter, bensì di vere e spongono di uno con i social network. mezzo principale di affini, preferisco di gran consapevole. Le amicizie strumento comodo e proprie piattaforme Io li uso per tenere i comunicazione. Lo uso lunga il rapporto e altri rapporti vanno create apposta per gli discreto per raggiuncontatti con gli amici, ogni giorno, ma senza personale. Non ne nego sviluppati lontano dai incontri “proibiti” in gere chi ha le loro senza altri fini” esserne dipendente” però l’utilità” telefonini” rete. A contribuire stesse esigenze. In soall’esplosione del festanza, un utile strunomeno sono arrivamento per dar corpo te numerosissime applicazioni, come alle fantasie, senza alimentare troppi La novità La singolare offerta di un’agenzia per cuori solitari di Lugano Bang with friends, Down o Tinder, tutte sospetti nel partner”. a portata di smartphone, che fungono Eppure, per evitare scappatelle, da tramite per ogni esigenza, sia per amorazzi o avventure di una notte e via, l’avventura di una notte che per la ricernon serve scaricare alcuna applicazioca del grande amore. ne. Bisogna solo armarsi di uno scudo Insomma, si è sdogachiamato “amore”. E di saperlo usare nato l’approccio on lion è la solita agenzia per cuori solitari. e uomini – precisa la responsabile -. Inoltre, ora come è sempre stato il caso fino a qualne. Fretta e impazienche anno fa. “Sarà un discorso trito e riDopo avere pagato la tassa d’entrata, la siamo più conosciuti, molte persone hanno apza nella società di ogtrito, ma credo che si dovrebbe tornare “Lui e Lei” di Lugano si occupa prima di prezzato i nostri servizi e devo dire che facciagi la fanno da padrotutto di far recuperare l’autostima nelle persone mo quasi fatica a soddisfare tutte le richieste. ai vecchi valori – avverte la sessuologa na, il tempo è denaro che chiedono un aiuto per trovare l’anima ge- Stiamo pensando di aprire un’agenzia anche . Sempre più spesso mi trovo nella mia e non va sprecato. professione davanti a gente che non mella. “Niente a che vedere con le normali piat- nel Sopraceneri”. Quindi, addio ai lunUn successo difficile da spiegare. Se non taforme come Badoo ad esempio – spiega la reriesce a far durare una relazione e a ghi convenevoli, si va sponsabile Rosi Oliverio -. I cuori solitari si ri- con un’insicurezza trasversale che tocca sia lui renderla stabile. E questo perché non si dritto al sodo: senza riesce più a sorprendere il partner, che volgono a noi con le idee ben chiare, sebbene che lei. “Chi viene da noi si aspetta di trovare però la garanzia del spesso abbiano parecchie insicurezze dovute l’amore della sua vita e noi non possiamo deluad un certo punto cerca altrove quello derlo, ecco perché cerchiamo in tutti i modi di “soddisfatti o rimborad esperienze passate”. che non trova più all’interno della copsati”. Sebbene sia prapia. Pensare che, come era una volta, E l’autostima “Lui e Lei” la rimette in circolo soddisfare la sua richiesta. E finora devo dire ticamente impossibibasta il sigillo della fede nuziale per gagrazie a un restyling a 360 gradi. “Qui concen- che i risultati sono incoraggianti”. In sostanza, le sbagliarsi se si certriamo il nostro lavoro iniziale – sottolinea Oli- in un sol colpo ci si rimette in forma, si acquisirantire un lungo rapporto è una pia ilca solo del sesso. “Si è persa la voglia di verio -. Prima di mettere in contatto due poten- sce più sicurezza, personalità e savoir faire e, lusione”. Nessuna diavoleria tecnologirischiare, di provare il brivido del corca saprà mai sostituirsi ai sentimenti ziali partner, li sottoponiamo ad un restyling perché no, si può pure fare bingo e trovare l’aniteggiamento - osserva la sessuologa non solo psicologico, ma anche fisico. Una volta ma gemella. “Ogni individuo ha la sua storia dunque: e ancor meno all’amore. Linda Rossi -. In realtà non se ne sente cresciuta l’autostima e, perché no, perso pure conclude Oliverio - ma l’obiettivo rimane lo o.r. qualche chilo di troppo, la persone è pronta al- stesso per tutti. Raggiungere un equilibrio che permetta di sentirsi sicuri con se stessi e con gli l’incontro”. “Si temono le “Le donne nel sesso Tutto questo in un’equilibrata rappresen- altri e avere la consapevolezza di avere buone sorprese, si ha paura ormai si comportano tanza di sessi, anche se all’inizio i maschi latita- carte da giocare. E poi un pizzico di fortuna di provarne i brividi” come gli uomini” vano. “Oggi abbiamo lo stesso numero di donne contribuirà al successo”. Ti rifaccio il look e poi ti accoppio FiberSpeed Più velocità a minor costo Internet Router Wi-Fi GRATUITO 15/1.5 Mbit/s 24. 90 mese Più canone di rete fissa ticino.com VoIP, CHF 25.-/mese Servizio clienti: 091 220.00.00 ticino.com 100% ticinese N Pagina a cura di AutoPostale Svizzera SA LEGUIDE &GLIITINERARI Cent’anni insieme alle Forze aeree svizzere A Goldau puoi accarezzare gli animali! Il programma Air-show di Payerne Data: 30 - 31 agosto 2014 Prezzo: Chf 325.- per persona in camera doppia Partenza: 06.00 Chiasso Ffs, 06.10 Mendrisio Ffs, 06.40 Lugano Ffs (lato buffet), 06.40 Locarno Ffs, 07.10 Bellinzona Ffs, 07.40 Biasca Ffs Cent’anni e non sentirli. Le Forze aree svizzere festeggiano come meglio non potrebbero lo storico anniversario, presentando un fantastico air-show, mostre, iniziative d’informazione e di divulgazione. Il 30 e 31 agosto 2014 saranno giorni speciali a Payerne, comune nel Canton Vaud di soli 7.600 abitanti ma punto di ri- Con AutoPostale allo straordinario air-show di Payerne l’ultimo weekend di agosto ferimento per l’aviazione elvetica, tanto che questo è il luogo di decollo di Solar Impulse, l’aereo a energia solare, arrivato fino a Bruxelles il 13 maggio 2011. AutoPostale partecipa all’evento con un viaggio di due giorni e pernottamento a Neuchâtel, a circa 50 chilometri da Payerne, cittadina contraddistinta dalle costruzioni in arenaria gialla e dal tipico centro storico medievale. Per il centenario delle forze aeree, la Svizzera vuole fare le cose in grande. Tutti con il naso verso il cielo per ammirare le evoluzioni degli aerei ma anche per conoscere da vicino i pezzi forti di un Informazioni e prenotazioni: AutoPostale Svizzera SA Regione Ticino Viaggi e Vacanze 6501 Bellinzona Tel. +41 (0)58 448 53 53 fax +41 (0)58 667 69 24 [email protected] www.autopostale.ch corpo dell’esercito che è sempre stato d’eccellenza. Ecco, allora, tutte le attività collaterali all’air show che sono le mostre, i dibattiti, i video e le animazioni. È un modo per dire grazie all’impegno, alla volontà e alla tenacia delle forze aeree ed è pure l’appuntamento adatto per scoprire gli ultimi ritrovati dell’aviazione internazionale ma pure i velivoli d’epoca, le pattuglie acrobatiche e gli aerei più ricercati. È annunciata la presenza delle massime autorità dello Stato che potranno così ammirare, insieme al pubblico, ciò che fa grande l’aeronautica elvetica. Air 14, questo il nome della manifestazione, presenta un programma denso e appassionante che coniuga l’innovazione con la storia perché cent’anni non sono passati a caso, soprattutto quando i successi non sono mai mancati. Nel malaugurato caso in cui dovesse esserci maltempo nell’ultimo weekend di agosto, il programma non verrà, comunque, annullato ma modificato con dimostrazioni a quote più basse e la conferma di tutto ciò che avviene a terra: le mostre, gli stand, gli incontri e il resto. Air 14 di Payerne sarà la più grande manifestazione aerea nella storia della Svizzera. L’organizzazione è attenta a ogni particolare in modo da offrire al pubblico un evento bello ma soprattutto sicuro e professionale. Sarà possibile assistere a entrambe le giornate con pernottamento a Neuchâtel, sulla riva nordoccidentale dell’omonimo lago. Payerne, invece, è l’epicentro dei festeggiamenti: una full immersion nell’aviazione che lascerà tutti a bocca aperta. Nljglc amlqcel_ ep_rsgr_. Man_dÏ j_ uuu.bmqcl‘_af.af os_jgrÈ lml Ó sl jsqqm. %’)#’! ""&$* 1 145 856 ' Lgqsp_ 36 ¤ 41 ' >>9C: 1 141 853 ' Lgqsp_ 36 ¤ 42 ' >C9C: 1 145 857 ' Lgqsp_ 36 ¤ 41 ' >>9C: Trentaquattro ettari per un sogno, quello di stare in paradiso per un giorno. Benvenuti nell’immenso Parco Naturale e Faunistico di Goldau, nel cuore della Svizzera, dove gli animali sono liberi nella foresta e i visitatori li possono ammirare nel loro habitat naturale. Una novantina sono le specie indigene o europee che hanno trovato negli ampi recinti il loro punto di riferimento ideale, a stretto contatto con enormi rocce, con aree adibite a pic-nic e con una vegetazione rigogliosa in tutti i mesi dell’anno. Lupi, orsi, linci, cervi, mufloni, cinghiali, daini e numerose specie di uccelli possono essere visti molto da vicino grazie alle zoo-mobili. È un’esperienza unica in un parco immenso. È possibile dar da mangiare agli animali che girano liberi e, con un po’ di pazienza, si può pure accarezzarli. Per i più piccoli, inoltre, c’è un ampio parco giochi che invita a stare in mezzo alla natura: i genitori si rilassano e i figli si divertono. Il tutto a Goldau, dove l’armonia dell’ambiente invita a essere più sereni: la pausa ideale per la famiglia rispetto allo stress della vita quotidiana. AutoPostale programma questa gita il 9 giugno e la scelta ha un profondo significato. Goldau, infatti, è l’esempio più lampante della rinascita dopo una terribile sciagura come la frana del 1806: un devastante smottamento che travolse tutto e tutti ma che ora permette di disporre di quest’oasi che ospita animali rari come l’orso bruno siriano, il bisonte europeo, l’ibis eremita e l’avvoltoio degli agnelli. Solo qui vivono e si riproducono queste specie. Un altro miracolo nella foresta di Goldau! Il programma Parco Faunistico di Goldau Data: 9 giugno 2014 Prezzo: Chf 95.- per persona, Chf 55.- bambini fino a 16 anni, Gratuito: bambini fino a 6 anni Partenza: 07.00 Chiasso Ffs, 07.10 Mendrisio Ffs, 07.30 Lugano Ffs (lato buffet), 07.30 Locarno Ffs, 08.00 Bellinzona Ffs, 08.30 Biasca Ffs IL CAFFÈ 11 maggio 2014 29 tra parentesi “L’icona country mito da copertina” La musica A volte non basta vendere milioni di dischi o ritrovarsi più volte in hit parade. La formula per trasformare un cantante o un musicista in un’icona è e rimane misteriosa. Soprattutto quando capita a star di generi musicali che non seguono tendenze del momento o filoni dettati dalle “bibbie” del settore come Billboard o Variety. Ha dell’incredibile, quindi, che Dolly Parton, la regina del country western a stelle e strisce, goda di una popolarità planetaria che va al di là del suo personalissimo palmarès. Un curriculum non da poco, tra l’altro, visto che la cantante ospite del cartellone dell’undicesima edizione di Moon & Stars ‘14, è anche l’unica artista country (per quattro decenni consecutivi) ad aver conquistato la prima posizione nelle hit parade dei singoli almeno una volta. Non solo, Dolly è entrata in classifica con ben 25 singoli e 41 album! Oltre a una decina di film e serie tv che l’hanno vista protagonista. “Sì è vero, non bastano i successi discografici a trasformare un’artista in un’icona, ci deve essere anche quel qualcosa di misterioso che s’imprime nell’immaginario collettivo, soprattutto quando si tratta di protagonisti al femminile - commenta il pianista ticinese Silvan Zingg, organizzatore dell’International Boogie Woogie Festival a Lugano dello scorso aprile -. E a maggior ragione stupisce proprio quando si viene riconosciute, seguendo uno ‘stile’ personale, all’interno di un genere musicale che non va per la maggiore, come il country, appunto, e il boogie. Senza fare scale di merito potrei citare Billie Holiday, icona e regina del jazz, o addirittura Edith Piaf, grande SILVAN ZINGG Pianista e patron del “Boogie Woogie Festival” di Lugano non solo sotto l’aspetto musicale”. Per Dolly Parton, poi, non è trascurabile la sua “fisicità”, la sua presenza scenica, che non è passata inosservata anche in tempi in cui l’immagine non era un must obbligatorio. “È indubbio che la ‘bella presenza’ è un ottimo ingrediente - conferma Zingg confessando una sua passione giovanile -. Il mio primo disco, da ragazzino, quello che mi avvicinò al piano, era della grande Hadda Brooks, guarda caso un’icona dello ‘Swingin the Boogie’ che ha lavorato anche con Count Basie. Fu il suo fascino in copertina ad attirarmi e, per tutta la vita, ho sognato di incontrarla, magari di riuscire a suonare con lei. Ma era nata nel 1916 ed è scomparsa dodici anni fa, prima che riuscissi a realizzare il mio sogno”. Dolly Parton raccontata da Silvan Zingg Il fascino delle “copertine” è stato ampiamente sfruttato nella costruzione iconografica del mito Dolly Parton. E non solo nelle cover dei dischi visto che la stella del Tennessee, con una buona dose di spirito, ha accettato di posare nel 1978 vestita (si fa per dire) da “coniglietta” per la rivista Playboy. E il glamour di Dolly, come la sua grinta sul palcoscenico, non s’è certo appannato anche ora, a 68 anni. Un glamour, del resto, che non è sfuggito al mondo della celluloide e che Hollywood ha saputo valorizzare. E non parliamo degli abituali ruoli canterini che, solitamente, non sfuggono a qualsiasi cantante di successo. Sfogliando la filmografia della Parton si trovano ben due nomination al Golden Globe come migliore attrice, sia per la commedia “Dalle 9 alle 5 orario continuato”, sia per “The Best Little Whorehouse in Texas”, che in termini di box-office fu senz’altro il musical di maggior successo degli anni ‘80. E giusto per sottolineare la graffiante irriverenza di Dolly, il suo anticonformismo, è forse utile ricordare che il suo ruolo nel film - al fianco di Burt Reynolds - è quello di Miss Mona, la procace tenutaria del bordello fine anni '70 denominato “Chicken Ranch”. Insomma, Dolly è così personaggio che in almeno tre film ha finito per interpretare se stessa. E nel cartoon “Gnomeo e Giulietta” presta pure la voce a un nano da giardino con le sue fattezze. e.r.b. Il cartellone di Moon & Stars 2014 10 LUGLIO 11 LUGLIO 12 LUGLIO 14 LUGLIO 15 LUGLIO 16 LUGLIO 17 LUGLIO 18 LUGLIO 19 LUGLIO Laura Pausini Udo Lindenberg Bligg Dolly Parton Jack Johnson James Blunt Negramaro Backstreet Boys Sunrise Avenue )(Î PgXÉmXΔ )(Î Fm(0” )(Î Få¨Îî F łÎÉÉ0Pg ¨0ÎFg 0X PgåXÉm0X•0Dα 0F ÉgåŁ (ÎŁX0Xm .½«ŁÎłł (młÉm åX Éåììg XÎF KÎB °m \ÉmÀ «ÎŁ Ł0XìŁÎł¨mŁł0 ^åÉÉg ł¨gŁŁÎ FåXg 0F YmXgŁmPmÉŁm0F )gPg°mPÎXÉÎ 0X ¯ågÉm ¨gX F0 0P«0mXÉ0 °0 Ł0łmF0Ém† Zåmł0 ¯åmł0 °0¬ÎXÉg åPmXg (ŁåX¨( mF«ÎłÉŁÎ ¨gX ¨m«mÉ0Xm mF ¨młÎ0ì0¨0g °0 °0PgłÉŁmÀ0gXÎ ÉÉ DP °0 0É0XÎŁmŁ0 PgåXÉm0X•0DÎ °m «ÎŁ¨gŁŁÎŁÎÞ Î ¨gł0 ÉmXÉÎ gôÎŁÉÎ °m ìmŁÎ 0X¬0°0m” \Î ¨ÎŁ¨(0 mFÉŁÎ łåÎłÉ0gX0± ™™™”ÎXm°0X”łÉPgŁ0ÉÀ”¨( † CP«0mXÉ0 °0 Ł0łmF0Ém 0X¨Fåł0"± 0P«0mXÉ0 °0 Ł0łmF0Ém 0X¨Fåł0 °mFFm Ùm XgÉÉÎ 0X mF•ÎŁg” IL CAFFÈ 11 magigo 2014 30 tra parentesi SINTOMI DELLA CELIACHIA Per i piccoli che soffrono di un certo disturbo intestinale sarebbe opportuno qualche controllo in più Forte diarrea BenEssere Mal di pancia / stitichezza Senso di continuo gonfiore Disturbi della memoria Depressione Vomito Quando la sindrome del colon irritabile nasconde la celiachia IN PARTICOLARE NEI BAMBINI Arresto della crescita Irritabilità Inappetenza Pancia gonfia Estrema magrezza Riduzione della massa muscolare CRISTINA GAVIRAGHI D al pediatra ecco un altro bimbo con il mal di pancia; sembrava passeggero, ma ormai è un po’ che si lamenta, corre spesso al bagno o non ci va per giorni e infine ecco la sentenza: sindrome del colon irritabile. Non si sa bene da cosa sia causata, può insorgere dopo uno stress fisico o psichico ed è un insieme di sintomi fastidiosi dietro i quali potrebbe nascondersi una patologia insidiosa: la celiachia. Ruggiero Francavilla, pediatra dell’Università di Bari, su Jama Pediatrics sostiene che i bambini con la sindrome del colon irritabile avrebbero una probabilità quattro volte più alta di essere celiaci rispetto ai piccoli che presentano altri disturbi gastrointestinali. Il dato proviene da uno studio condotto su circa 800 bambini seguiti per sei anni. I piccoli pazienti, sofferenti di sindrome del colon irritabile, indigestione cronica o dolori di stomaco, sono stati sottoposti a esami preliminari per confermare un sospetto di celiachia. Si tratta di analisi del sangue che ricercano alcuni autoanticorpi, segnali di una reazione eccessiva del sistema immunitario contro le cellule dell’intestino scatenata dalla presenza di glutine. La loro positività va poi confermata da un’endoscopia all’intestino con relative biopsie. Dai dati raccolti è emerso che alla maggior parte dei bambini positivi per la celiachia era stata diagnosticata la sindrome del colon irritabile, mentre non sembrava esserci associazione tra gli altri disturbi intestinali e la patologia autoimmune. “Questo risultato non significa che dietro a ogni intestino irritabile ci sia la celiachia”, afferma Francavilla, “ma fornisce indicazioni utili su come scegliere i bambini da sottoporre ad altri accertamenti”. Anche perché il confine tra le varie patologie gastrointestinali può essere molto labile; tanti sono i sintomi che si sovrappongono tra loro nei vari disturbi. Si parte da un Non si sa bene da cosa sia causata, può insorgere dopo uno stress fisico o psichico dolore all’addome che affligge poco più di un bambino su dieci, a questo si accompagna gonfiore alla pancia, diarrea o stipsi o alternanza tra le due, presenza di muco nelle feci e in certi casi anche nausea, vomito e mal di testa; tutti sintomi che, se persistono per più di tre mesi, sono ascrivibili alla sindrome del colon irritabile, ma possono anche presentarsi in caso di celiachia. I “criteri di Roma”, stilati negli anni novanta da esperti internazionali per diagnosticare e trattare meglio i disturbi intestinali, forniscono un grande aiuto a medici e pediatri che spesso Questo amore però non sanno se imbarcarsi o no nella lunga e costosa ricerca della celiachia. “Secondo i nostri dati, è ragionevole prescrivere esami mirati per cercare l’intolleranza al glutine solo nei bambini con la sindrome del colon irritabile e non in quelli con un generico e ricorrente dolore addominale, la cui associazione con la celiachia è sovrapponibile a quella riscontrabile nel resto della popolazione”, conclude l’esperto. Tale approccio selettivo, evitando il ricorso indiscriminato a esami specifici, spesso inconcludenti e fonte di preoccupazione, permetterebbe un grande risparmio per la spesa sanitaria. Il rischio celiachia non va però sottovalutato. Questa patologia, curabile solo eliminando dalla dieta la sua causa scatenante: il glutine, impedisce l’assorbimento di vitamine e sostanze nutritive e, a lungo andare, può causare malnutrizione, anemia, osteoporosi e altre serie patologie. I suoi sintomi però non sono chiari e inequivocabili e la sua incidenza, circa l’uno per cento della popolazione, non giustifica il ricorso ad accertamenti in chi manifesta sintomi gastrointestinali molto più frequenti. Fondamentale quindi il ruolo di medici e pediatri che dovrebbero valutare attentamente i sintomi fisici e psichici dei pazienti, la loro storia familiare e gli esiti degli esami eseguiti per decidere se andare alla ricerca di una celiachia nascosta. La risposta di Linda Rossi Con le dovute precauzioni provi, ma senza esagerare altrimenti... nostro L ei è molto giovane e forse non conosce le due canzoni “La décadanse” (1971) e “Je t’aime, moi non plus” (1969), di e con Serge Gainsbourg che canta in duo con Jane Birkin. Sono un inno al sesso anale. Nella prima si capta che verosimilmente è lui a volerlo e lei ad accettarlo, malgrado l’espressione di un certo qual senso di colpa. Nella seconda canzone la piacevole attività sembra maggiormente condivisa. Nella letteratura erotica ci sono molti accenni, più o meno approfonditi, al tema del sesso anale. Fra essi il più conosciuto credo sia Histoire d’O, tradotto, sempre negli anni Settanta, anche per il grande schermo. A parte questo accenno canoro e letterario, nonché cinematografico, posso dirle che un simile tema era da tempo che non perveniva più alla rubrica del Caffè. Nella mia attività clinica invece talvolta emerge come una curiosità o una preoccupazione, più o meno con le sue stesse parole e soprattutto da parte delle donne. Inizialmente rassicuro la donna sulla sua scelta di ascoltarsi, evitando di accettare qualcosa se non si sente convinta. Lei ha fatto bene a porre La lettera La sua richiesta mi imbarazzava, ma ora ho un senso d’incapacità H o 25 anni e sono di nuovo single. Fino a due mesi fa stavo con un ragazzo un po’ più grande di me. È stata la mia prima storia importante, è con lui che ho fatto l’amore per la prima volta. Posso dire che grazie a lui ho imparato molte cose del sesso, ma anche dell’amore. Il problema che però mi ha dato molto fastidio è che Scrivi a LINDA ROSSI lui voleva sempre avere dei psicoterapeuta e sessuologa rapporti anali mentre io no. Posta: Linda Rossi – Il Caffè Non mi pareva una cosa normale e così mi sono sempre ri- Via Luini 19 - 6600 Locarno fiutata. Lui insisteva, diceva E-mail: che non c’era niente di male e [email protected] che a tutti gli uomini piace farlo, ma piace anche a molte donne che accettano e provano pure piacere. Non è per questo motivo che ci siamo lasciati, ma a causa di questo problema a me è rimasto un grande senso di incapacità e l’impressione che non saprò mai soddisfare un uomo. Mi potrebbe aiutare dicendomi quando e come lo si fa, se fa male alle donne e se davvero all’uomo piace così tanto? 24-25 maggio 2014 Canton Ticino Liguria Lombardia Apertura dalle 10.00 alle 18.00 Tage der offenen Weinkeller Journées des Caves Ouvertes www.ticinowine.ch delle domande per non rimanere chiusa in un pregiudizio senza capire bene perché dire no o perché dire sì a tale pratica. Continuo dicendole che all’uomo può piacere molto per la forte sensazione che gli procura il fatto di essere tanto compresso dalle strette pareti dell’ano. Ma si deve tenere conto che l’ano non lubrifica e quindi è assolutamente indispensabile trovare una soluzione per ovviare a questo fatto, altrimenti per la donna diventa molto doloroso. Inoltre, va assolutamente evitato il passaggio dalla penetrazione anale a quella vaginale poiché ci sarebbe il rischio di un’infezione batterica. Quello che poi non va sottovalutato è il fatto che il ripetere in modo intensivo e frequente questa pratica provoca un rilassamento della muscolatura che, a lungo andare, può causare la perdita delle feci, in particolare con l’arrivo della vecchiaia quando la muscolatura già tende a rilassarsi progressivamente. Quindi, visto e considerato che la zona anale è comunque una zona erogena, e molte donne l’hanno sperimentato e me l’hanno espresso, il mio consiglio è quello di ricorrervi, se si vuole, ma con le dovute precauzioni e senza esagerazione. 31 IL LAGO MAGGIORE COME VIA D’ACQUA T I C I N O Locarno Da Locarno a Milano su acqua, passando per Verbania, punto di partenza della vogata storica sulle tracce della via del marmo tra parentesi Cannobio Verbania L’iniziativa Arona Sesto Calende Tici co e culturale. Per il pernottamento, invece, saremo ospiti di un antico convento completamente ristrutturato e non mancheranno naturalmente anche le vi gl io A A T I Na Milano Gr an de Una vogata storica lungo la rotta delle pietre usate per costruire il Duomo di Milano visite a trattorie particolari o ai pescatori professionisti che incontreremo strada facendo”. Il tutto con l’obiettivo di raggiungere Milano e consegnare i prodotti agricoli e alimentari della regione del Lago Maggiore alle autorità che attenderanno l’arrivo della “delegazione”. “Mi sembra un bel messaggio, che coin- volge naturalmente anche il Canton Ticino - conclude Rusconi Clerici -. Perché il nostro è il comune messaggio del Lago Maggiore”. m.s. Le tappe £ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ C Francesco Rusconi Clerici -. Ce ne faremo una ragione e ne approfitteremo per prendere il tè in una villa del Cinquecento e visitare altri luoghi di interesse stori- no A colpi di remo sulla via del marmo del Lago Maggiore on la forza delle braccia e dei remi dalle acque del Lago Maggiore fin sotto le guglie del Duomo di Milano. Sulle rotta dei blocchi di marmo che partivano dalle cave affacciate sul Verbano per costruire uno dei simboli della capitale lombarda. È una regata simbolica e dai chiari riferimenti storici quella che andrà in scena per la quarta volta, il prossimo 24 e 25 maggio, con partenza da Pallanza e che coinvolgerà 45 vogatori. “Di cui almeno uno sarà svizzero, perché è una tradizione - spiega al Caffè Francesco Rusconi Clerici, storico promotore di “Viacolmarmo” -. Il Lago Maggiore va infatti visto come entità che unisce, soprattutto culturalmente. E, infatti, tra i contenuti della due giorni verso Milano ci sono occasioni gastronomiche, sociali e culturali accanto allo sforzo del vogare”. Le due principali imbarcazioni di “Viacolmarmo” accoglieranno in totale 32 persone, 14 vogatori, un prodiere e un timo- L I 1 LA PARTENZA I 45 vogatori suddivisi in diverse barche prendono il via da Pallanza, per solcare la parte bassa del Lago Maggiore. 2 IL TICINO Sul fiume Ticino si svolge una seconda parte del viaggio di due giorni verso Milano dei vogatori. 3 I PRODOTTI Invece del marmo, a bordo delle imbarcazioni in occasione di Expo 2015, prodotti locali della regione. Quarantacinque appassionati a forza di braccia verso la capitale della Lombardia niere ciascuna. “Le definiamo barche vichinghe, anche se in realtà sono finlandesi - precisa Rusconi Clerici, grande esperto di barche a remi sui laghi, tanto da aver recentemente pubblicato un volume, ‘Le barche del Lago Maggiore’, interamente dedicato all’argomento -. In gergo si chiamano ‘Church boat’, cioè barche da chiesa, perché le famiglie nel 1700 le utilizzavano per andare in chiesa. Ed ogni famiglia era proprietaria di un remo, proprio come era tradizione anche per i banchi negli edifici di culto. Sono barche semplici da condurre, con una stazza di 300 chili, divertenti e anche veloci quando i rematori prendono il ritmo. Si possono raggiungere i 10-12 chilometri orari”. Sport, storia, cultura e gastronomia, insomma, si fondono in un tutt’uno sulle acque del Verbano, prima e - via via - attraverso il fiume Ticino fino ai Navigli milanesi. “Solitamente trasportavamo un blocchetto di marmo delle cave di Candoglia quale simbolo della vogata - aggiunge ancora Rusconi Clerici -. Ma per il 2014 abbiamo pensato ad una novità. Siccome ci stiamo avvicinando all’Expo e visto che il tema centrale dell’Esposizione mondiale sarà l’alimentazione, abbiamo pensato di portare a bordo una serie di prodotti locali. Quindi porteremo a Milano, invece delle pietre, i limoni di Cannero, l’olio di Pallanza, il missoltino dei pescatori del lago e i prosciutti dell’Ossola”. Una due giorni che prevede però anche qualche difficoltà tecnica nel superamento di alcune zone in cui la “via d’acqua” ancora non è completa. Ma l’organizzatore la prende con filosofia. “Il percorso sarà comunque completo, anche se è vero, che dovremo tirare in secca le barche in una tratta, altrimenti ci vorrebbe almeno un giorno in più di navigazione - spiega ancora Rvbmvorvf tjb mb wptusb dpodf{jpof ej vob cvpob qsfwjefo{b; Dpotvmfo{b qsfwjefo{jbmf VCT/ ðÜ þ y𬬠_õfi fi ` è è À ¾ · ÿ _ ç ð õfiyŒ · Kfiþè_ è¬fiþ_¡ Œ¥fiþ_ ¥Œ yðþ oèÔyðÞ óÍçfi Ô 4 LE DIFFICOLTÀ Sul percorso i vogatori troveranno però anche delle difficoltà e dovranno tirare in secca le barche 5 I NAVIGLI Avvicinandosi a Milano, le barche imboccano i navigli milanesi, dove la navigazione è rapida e facile 6 IL DUOMO La tappa finale del viaggio prevede l’arrivo al Duomo, costruito proprio con i marmi delle cave sul Lago 7 IL MESSAGGIO La presenza di ticinesi e svizzeri sulle barche sottolinea un messaggio di unità del Lago Maggiore Œð Ammettiamo di non essere i primi, in compenso siamo i più convenienti. Nelle nostre capsule c’è tutto il gusto e l’aroma del buon caffè ed inoltre risparmiate sui costosi divi del cinema e shop esclusivi. Il risultato é un caffè in capsule pieno di gusto e davvero conveniente: soli 22 centesimi. Disponibile in 3 aromi: «Azzurro», «Classico» e «Ristretto». L’anniversario L’insegnamento L’incontro QUELL’AMORE MALINCONICO DI PIERO BIACONI SVIZZERA DIVISA DALLE GUERRA PER LE LINGUE MARTINO DOTTA: “SONO L’ULTIMA ANCORA DI SALVEZZA” ALLE PAGINE 34 e 35 A PAGINA 43 ZOIS A PAGINA 46 travirgolette ilcaffè RIFLESSIONI D’AUTORE Oltre il cibo 11 maggio 2014 Bacche mongole il gusto sano della longevità SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI MORO A PAGINA 36 UNA SETTIMANA UNA PAROLA Cannes Sulla Croisette la sida è tra il regista più vecchio e il più giovane. Per chi ha a cuore il cinema e non sopporta le dichiarazioni di morte annunciata MARIAROSA MANCUSO O L a partenza non è allettante. Ma per lunga frequentazione festivaliera sappiamo che i film d’apertura e di chiusura sono scelti in base a calcoli promozional-pubblicitari. Non sempre possiamo avere “Il grande Gatsby” di Baz Lurhmann, che inaugurò Cannes 2013: un’edizione ricchissima di splendidi film, da “La vita di Adele” di Abdellatif Kechiche a “Venere in pelliccia” di Roman Polanski, da “A proposito di Davis” dei fratelli Coen a “Nebraska” di Alexander Payne. Avevamo fatto un pensierino su “Godzilla” di Gareth Edwards, regista scoperto al Festival di Locarno (era ancora direttore Olivier Père) con l’horror a basso costo intitolato “Monsters”. Il lucertolone giapponese nel 2014 compie sessant’anni, a Cannes avevamo visto la pessima versione di Ro- La partenza non è allettante, ma sappiamo che i film d’apertura e di chiusura sono promozionali land Emmerich, questa poteva funzionare come risarcimento. Apre invece “Grace di Monaco” di Olivier Dahan, che ebbe il suo momento di gloria con “La vie en rose”, dedicato a Edith Piaf (lanciò la carriera internazionale di Marion Cotillard, madonna addolorata in ogni film americano in cerca di una ragazza con inglese da straniera). Tecnicamente, una scartina: sarebbe dovuto uscire insieme a “Diana – La storia segreta di Lady D” con Naomi Watts, disastroso biopic di Oliver Hirschbiegel sulla principessa che passaggiava tra le mine. I pettegoli riferiscono che il distributore Harry Weinstein se ne vorrebbe disfare, i trailer con Nicole Kidman insistono sullo stereotipo dell’infelicità principesca, i Grimaldi già contrari in fase di sceneggiatura hanno annunciato guerra. Guerra dichiarata, da parte del compagno di vita nonché socio Pierre Bergé, anche contro “Saint Laurent” di Bertrand Bonello. Ha negato i bozzetti e i vestiti originali, concessi invece alla biografia autorizzata di Jalil Lespert (già uscita al cinema, ha quasi lo stesso titolo: “Yves Saint Laurent”. Tanto autorizzata che Guillaume Galliene, bravissimo attore della Comédie Française – in “Tutto sua madre” , suo primo film da regista, recita nel doppio ruolo di se stesso e della mamma anaffettiva che desiderava tanto una bambina – racconta con voce fuori campo la vita del sarto nato in Algeria prima che i due si conoscessero. Come certe mogli di scrittori che rimaste vedove riscrivono la storia (a volte anche i libri, è il caso di Tess Gallagher sposata Raymond Carver). Finirà come talune biografie di pittori, da Picasso a Francis Bacon, che mostrano opere apocrife per non svenarsi con i diritti. Dovrebbe cavarsela meglio Mike Leigh, a Cannes con un film su William Turner, entrato nella Royal Academy of Arts a 14 anni (dipingerà poi molti paesaggi svizzeri). Il successo precoce e duraturo risparmierà agli spettatori la solita lagna su arte&miseria. Per chi ha a cuore il cinema e non ne può più delle dichiarazioni di morte annunciata, la sfida sarà tra il regista più vecchio e il regista più giovane in concorso. Il veterano Jean-Luc Godard, classe 1930, che debuttò nel 1959 con “Fino all’ultimo respiro”. Prima aveva girato il documentario industriale “Opération Béton”, sulla diga della Grande Dixence nel canton Vallese (lavorava al cantiere come centralinista). Il ventiseienne canadese Xavier Dolan, figlio d’arte che cominciò a recitare da bambino negli spot pubblicitari. “J’ai tué ma mère” - su una sceneggiatura scritta dal genietto a 16 anni - fu la rivelazione di Cannes 2009, nella sezione parallela Un Certain Regard. La storia di un ragazzino di Montréal che per far dispetto alla madre racconta alla maestra di essere orfano. Si fronteggiano due idee di cinema. Jean-Luc Godard porta il suo ultimo film, “Adieu au langage”, indisponente fin dal titolo. Il trailer mostra una macchina fotografica, un gentiluomo inglese, un battello, libri, un cane, una donna nuda. Poiché monsieur Godard non condivide la semplice formula di Dino Risi – “il cinema è una donna nuda e un uomo con la pistola” – siamo già terrorizzati. L’opera precedente del maestro francese – “Film socialisme”, un delirio a bordo della Costa Concordia poi naufragata all’isola del Giglio – era un cocktail micidiale di noia, di pretese, di parole in libertà. Buono solo per commuovere i critici che quando sentono la parola “metafora” non mettono come noi mano alla pistola, e anzi si inchina- Si fronteggiano due idee di regia: le storie di Xavier Dolan e le metafore di Jean-Luc Godard no. “De la race humaine à la métaphore” dice l’indecifrabile slogan che annuncia il film. E noi, detto francamente, abbiamo superato da un pezzo l’età e l’ignoranza che fanno apprezzare le frasi oscure. Xavier Dolan i film li scrive, li dirige, li recita – cinque in sette anni - senza tediarci con la teoria. Racconta storie, costruisce musical, tiene attaccati alla poltrona con il film più colpevolmente ignorato alla mostra di Venezia, presidente della giuria Bernardo Bertolucci (mai che i registi premiati in giovane età restituiscano poi il favore e passino le consegne). “Tom à la ferme” era un thriller magnifico, che usava tutte le sottigliezze del linguaggio cinematografico invece di decostruirlo. Noi stiamo dalla sua parte, e facendo esercizio di critica preventiva speriamo che il suo “Mommy” vinca la Palma d’oro. Domenica LIBERO D’AGOSTINO UNA LEGGE CHE ARRIVA FUORI ORARIO F inalmente. Dopo tre anni il mese prossimo la nuova legge sugli orari dei negozi dovrebbe arrivare in parlamento. Apertura in alcuni giorni festivi, sino alle 18.30 il sabato e alle 19 nei giorni feriali. Niente di sconvolgente. Inoltre, la riforma che va a ritoccare una normativa vecchia di quarant’anni, arriva fuori tempo massimo. Sotto la pressione dei grandi centri di vendita di oltre frontiera, aperti sette giorni su sette e con orari prolungati, la situazione dei commerci in Ticino oggi è catastrofica. La nuova legge è il classico esempio della stalla chiusa dopo che i buoi sono fuggiti. Come se non bastasse, i sindacati sembrano decisi a lanciare un referendum. Sostengono che queste concessioni provocheranno un drastico peggioramento per i dipendenti del settore. In tante altre professioni si lavora sino alle 19 e nei giorni festivi, senza che la cosa comporti chissà quale problema. Il vero problema è l’intransigenza sindacale che rischia di mandare a gambe per aria le attività commerciali e con esse migliaia di posti di lavoro. IL CAFFÈ 11 maggio 2014 35 tra virgolette L’anniversario Il ricordo/1 Quella “Finestra Aperta” sulla società che cambia Il mondo spiegato da una rubrica sull’Eco di Locarno L’amore sincero e malinconico di Piero Bianconi GIO REZZONICO H o conosciuto Piero Bianconi quando ho iniziato a lavorare per l’azienda di famiglia, dopo gli studi a Firenze e a Ginevra e le prime esperienze giornalistiche alla Radio della Svizzera italiana e al Corriere del Ticino. Collaborava con il nostro Eco di Locarno, il giornale della regione, che usciva tre volte la settimana e che in seguito si è fuso L’AUTORE con il Dovere per dare vita alla ReUna delle ultime gione. Sull’Eco, come veniva affettuosamente chiamato, Biancoimmagini di Piero ni curava la rubrica “Finestra Bianconi, morto Aperta”, i cui contributi sono stati in un incidente raccolti più volte in piccole pubstradale blicazioni. Erano articoli di “coloil 5 giugno re”, come si dice in gergo, cioè su del 1984 fatti e argomenti che indicavano i A trent’anni dalla morte dello scrittore riemerge un’idea romantica di Ticino “Quando ci si alza con il piede sbagliato bisognerebbe stare in casa e non andare a trovare gli amici” C om’è attuale, a trent’anni dalla sua scomparsa, lo sguardo malinconico e amaro che lo scrittore Piero Bianconi riservava al “suo” Ticino. E com’era stato lungimirante nel cogliere, nel bene e nel male, le trasformazioni sociali e i frutti più guasti, iniettati di cemento, degli anni del boom economico. La paura, ieri come oggi, è lo smarrimento delle proprie radici, della propria storia, di un habitat familiare. Non solo una tradizione, ma è la “storia” che Bianconi consegna nero su bianco, sia col suo libro più noto, “Albero genealogico”, che narra le vicende dei suoi antenati emigranti in Europa e in America, sia con quello più impegnato, “Occhi sul Ticino”, che osserva con occhi critici il degrado del Paese. Uno sguardo lungo capace di vedere i mali che verranno poi, che rivive nei ricordi dei suoi editori Armando Dadò e Giò Rezzonico, e riattualizzato da Gerardo Rigozzi. È il direttore del Sistema bibliotecario cantonale a registrare con rammarico come le nuove generazioni non condividano il rinato interesse per la riscoperta di testi che documentano le radici del Ticino, di cui Bianconi è stato grande testimone. e.r.b. RENATO MARTINONI E sattamente trent’anni fa, il 5 giugno 1984, moriva investito da una moto davanti alla sua casa di Minusio lo scrittore Piero Bianconi. Molti lo conoscevano. Chi aveva letto qualche suo libro, chi i suoi articoli di giornale, chi era stato suo allievo, chi più semplicemente perché lo aveva visto tante volte sfrecciare sul suo “Velosolex” lungo le strade del Locarnese. A prima vista Bianconi dava l’impressione di un uomo distaccato e poco propenso alle relazioni umane. Ma il suo amore per il Ticino, per la sua natura, per le opere della sua gente erano sinceri. Sia che i suoi conterranei avessero lavorato in luoghi lontani, come l’architetto Francesco Borromini, o che fossero stati operosi nelle valli alpine, come tanti anonimi che vi avevano costruito chiesette medievali, ville Ti-Press settecentesche, rustici di pietra, grotti o cimiteri. C’è un suo testo del 1942, intitolato “Umanità del Ticino”, che è esemplare in questo senso. Perché per lo scrittore contano sì Per lui contano sì i luoghi e i doni della natura, ma prima di tutto contava la presenza dell’uomo i luoghi, e i doni della natura, ma importa prima di tutto la presenza dell’uomo. Una presenza che può essere discreta, creativa nel senso buono; oppure prepotente, irrispettosa, distruttrice. Basta andare in qualsiasi valle delle nostre, diceva, per vedere tanti luoghi “civilizzati” dall’opera viva ma anche rispettosa di un’umanità, povera sì, ma raramente in contrasto con il paesaggio, dolce o aspro che fosse. E per cercare questa presenza umana, mescolata all’elemento naturale, Bianconi non tralasciava nulla: bastava un campo di bocce ricavato dentro una pietraia, o un tavolo ottenuto alla buona con una lastra di granito, La lettura o una finestra primitiva che bevesse la luce del mattino, o un rifugio scavato sotto un masso sporgente, dove la mano dell’uomo incide sulla natura, scriveva ammirato, “senza violenze, anzi con un senso meravigliosamente vivo della misura, con una capacità inesauribile di adattarsi, di inserirsi nel modo più naturale e facile, almeno apparentemente, a quanto esiste e preesiste”. Perché, così almeno diceva lo scrittore, prendendo in prestito l’espressione da Michelangelo, l’homo ticinensis, figlio del mondo contadino, aveva quasi sempre “le seste negli occhi” e sapeva mettere con misura ed estro le cose giuste al posto giusto. Poi però, negli anni del boom economico e della trasformazione sociale, “una terra antica e scabra”, abitata da gente attaccata ai propri luoghi, era stata trasformata all’improvviso in un luogo del tutto diverso. C’era abbastanza materia, insomma, per confrontare due mondi oramai diversi: quello figlio di una tradi- Le amare considerazioni del direttore delle biblioteche Gerardo Rigozzi “Ma i giovani ignorano i nostri autori” D GERARDO RIGOZZI Direttore del Sistema bibliotecario del canton Ticino cambiamenti sociali in atto. Lo scrittore era il nostro collaboratore più autorevole, più noto, ma anche umanamente e culturalmente il più interessante. Era quindi ovvio che al mio arrivo come giovane neodirettore (succedevo a mio padre, che si sarebbe maggiormente occupato del Festival del cinema) avessi un occhio di riguardo per questo prestigioso anziano signore. Lui aveva 81 anni ed io 31, lui era del 1899, quindi apparteneva a un altro secolo, io del 1949. Avevamo cinquant’anni di differenza. Tra noi nacque ben presto una simpatia e forse anche un’amicizia. Ogni pomeriggio passava in redazione a trovarmi, terminata la visita da me andava alla Tipografia Stazione, dove incontrava Armando Dadò. Quegli incontri sono tra i più bei ricordi della mia carriera giornalistica. Arrivava in corridoio, socchiudeva la porta per allunga- a Martini a Bianconi, dagli Orelli, a Pusterla, da Chiesa a Nessi, da Rossi a Toppi, tanto per ricordare solo alcuni nomi di scrittori, poeti e saggisti ticinesi. Sugli ordinati scaffali delle biblioteche cantonali ci sono tutti, ma proprio tutti gli autori locali. E c’è anche un certo interesse nell’andare alla riscoperta di testi, saggi che documentano le radici del Paese. Curiosità che però non sembra coinvolgere i lettori più giovani. “Purtroppo è così, c’è un risveglio di interesse per i nostri autori, un desiderio di riscoprire anche le nostre originiletterarie, ma non in tutte le fasce d’età ammette amaramente il direttore del Sistema bibliotecario cantonale Gerardo Rigozzi -. I giovani ignorano i nostri scrittori, non sono per nulla interessati a conoscere le loro radici. Anzi, ho la sensazione che per loro si sia creato intorno a questi autori un alone di noia, di pesantezza, di aspetti nostalgici...” E quella di Rigozzi non si limita ad essere una sensazione, visto che grazie al sistema digitalizzato delle biblioteche della regione è possibile conoscere quasi in tempo reale ogni tipo di ricerca. “Certo, lo si può constatare anche da come gli studenti consultano le quasi tre milioni di pagine digitalizzate dei nostri giornali che arrivano all’Ottocento - aggiunge Rigozzi -. Fatta eccezione per qualche tesi di laurea, non ci sono giovani che vanno alla ricerca di informazioni sui nostri autori sfruttando il nostro sistema di ricerca che è simile a quello di Google. Temo proprio che siano stati la “Sia la scuola che i docenti hanno purtroppo tralasciato la giusta sensibilizzazione” nostra scuola, gli insegnanti, ad aver tralasciato la sensibilizzazione, l’attenzione che almeno alcuni autori meritano sicuramente”. Un cruccio, quello di Rigozzi, accompagnato dal fatto che le biblioteche cantonali sono ben fornite delle opere letterarie “made in Ticino”. E non solo perchè ‘obbligate’ dalla “Libreria Patria”, fondata da Luigi Lavizzari nel 1861 con il proposito di raccogliere tutte le pubblicazioni sul e del Canton Ticino: scritti di autori ticinesi, opere sul Ticino oppure edite o stampate nel can- tone. “Sì, abbiamo praticamente tutto, o quasi - conferma il direttore -, anzi è nostra consuetudine acquisirne due copie per ogni libro; una per l’archivio ‘Patria’ e l’altra comunque a disposizione. Anche perchè certi testi datati sono consultabili solo in biblioteca proprio per non correre il rischio che si perdano”. Ed è curioso, considerando l’interesse per certi autori, come appunto Bianconi e Pusterla, che appaiano persino oltreconfine, nel database del sistema bibliotecario lombardo. Altrettanto singolare il fatto che nonostante il successo che stanno riscuotendo i libri elettronici distribuiti dalle biblioteche del cantone, nessun autore ticinese sia disponibile in e-book. “Questa è un’altra pecca anacronistica - nota Rigozzi . Gli editori ticinesi stanno colpevolmente trascurando uno strumento che è utilissimo per avvicinare alle lettura. È un errore, perchè oggi produrre un e-book ha costi bassissimi, e con il sistema internazionale ‘Medialibrary’ c’è la possibilità che ogni volta che viene ‘scaricato’ un libro per la lettura una quota sia riconosciuta all’autore e al titolare dei diritti”. e.r.b. zione secolare, fatto di povertà ma anche di misura, e quello di un’innovazione improvvisa e radicale nella sua furia distruttrice. Tanto da lasciare sbigottiti, ma non senza parole. Ecco allora Bianconi reagire contro la svendita del territorio e contro l’immagine turistica di un Ticino folclorico che con il vero Paese nulla più aveva a che vedere. Lo fa, nel 1972, con un libro intitolato “Occhi sul Ticino” che è anche il testamento di un moralista tartassato da groppi e da malumori. È uno sguardo malinconico e duro sul Paese che cambia, in anni in cui la voce intellettuale aveva ancora qualche indice d'ascolto. È un grido di dolore contro l’“orrendo strazio” cui il Ticino involgarito dei nuovi ricchi viene sottoposto, contro la “catastrofica decadenza”, contro lo “spirito palancaio ed egoistico”, contro il cattivo gusto e la museificazione del territorio, contro la sua ‘colonizzazione’. È una critica molto aspra, quella del vecchio scrittore, nei confronti dell’alluvione di cemento, della complicità interessata di politici, di avvocati e di banchieri, pronti a fare il gioco delle proprie tasche e di quelle di gente forestiera. Ma è anche una accusa risentita contro la ‘schiena flessibile’ e la ‘mancanza di orgoglio’ dei ticinesi: forse troppo disattenti, forse colpevolmente incapaci di reagire per difendere la loro terra dalla distruzione. Lo sguardo sul Paese che si trasforma; anni in cui gli intellettuali avevano ancora un buon indice d'ascolto Il ricordo/2 I libri Bramantino I maestri del colore Molte le opere di Bianconi come critico d’arte, quali, ad esempio, “Bramantino” edito da Fratelli Fabbri a Milano nel 1965, per la collana i Maestri del colore Albero genealogico Forse l’opera più nota di Bianconi, del 1969 e più volte ristampata; un romanzo storico che narra la storia dei suoi antenati emigranti in Europa e in America Occhi sul Ticino Il suo libro più impegnato, edito per la prima volta nel 1972 da Dadò e tradotto anche in tedesco; osserva con occhi critici il degrado del Paese Ticino ieri e oggi Lo scrittore, grazie anche a una significativa serie di fotografie, denuncia il veloce degrado cui è andato incontro il Ticino, svenduto, tradito e deturpato Armando Dadò racconta la nascita di un successo “Se sono un vero editore è grazie alla sua amicizia” S e sono diventato un editore lo devo amicizia con Giovanni, il fratello di Piero, lui”. Armando Dadò non ha difficoltà che voleva pubblicare un libretto, ‘Artigianell’ accreditare a Piero Bianconi il nati scomparsi’ - ricorda -. Mi lanciai. Era successo della sua iniziativa imprendito- una soddisfazione nuova, non volevo pasriale. Anzi, lo definisce una “grandissima sare la vita a stampare fatture. Scoprii ben risorsa sia sul piano umano che su quello presto che stampare è una cosa, ma seguiprofessionale” visto che per dieci anni, re anche commercialmente un libro è ben tutti i giorni, si sono incontrati immanca- altro. Come tipografo avevo competenza bilmente alle 15.30 per bere un caffè in- tecnica, ma come editore zero. Bianconi, sieme e discutere di un Paese, come il Ti- però, che era già uno scrittore affermato, una delle persone incino, che il grande in- Ti-Press tellettualmente più tellettuale ormai stenstimate della Svizzera tava a riconoscere. italiana, si era incu“Soffriva nel vedere riosito per l’iniziativa”. un cantone abbruttiL’idea era pubblito, la banalità delle care dei testi “sul Ticicostruzioni offendeva no”, che accompail suo gusto che aveva gnassero le immagini profondamente radidel fotografo Alberto cato” racconta Dadò, Flammer. Ne uscì, nel che di libri di Bianco1972, “Occhi sul Ticini ne ha pubblicati no” che ebbe un sucuna decina, incluso cesso sorprendente quel “Ticino ieri e ogper lo stesso editore. gi” che rappresenta “Ottomila copie venuna vera e propria de- ARMANDO DADÒ dute erano qualcosa nuncia della specula- L’editore locarnese, dai di straordinario, e zione edilizia, del ce- primi anni Settanta ha Bianconi le visse con mento che ha fatto pubblicato una decina l’entusiasmo di una scempio della regione di opere di Piero Bianconi seconda giovinezza “Piero aveva una forma mentis più ampia, e in comune aveva- conclude Dadò -. E pensare che, quando mo l’amore per il nostro Paese. Non mi cercavo di convincerlo a pubblicare qualvergogno a dirlo, prima di conoscere lui cosa con me, gli offrii 5’000 franchi. Ma non sapevo distinguere la saggistica dalla lui, probabilmente temendo che quelnarrativa”. L’editore torna coi pensieri a l’esborso finisse per mandarmi a rotoli quegli anni Sessanta, quando da tipogra- l’attività appena iniziata, si mise a ridere. fo decide di “mettersi in proprio”, anche ‘Ma no, è troppo, dammene tremila e va con l’aiuto di alcuni soci e amici come Pli- bene così”. e.r.b. nio Martini. “Del tutto casualmente feci re la testa dentro il mio ufficio e, se non c’era nessuno, entrava. Se doveva aspettare, fischiettava in corridoio. Non poteva concepire che io potessi essere di corsa. E in effetti per lui trovavo sempre il tempo necessario, perché era interessante e piacevole confrontarsi con quel grande vecchio, fine pensatore e ottima penna. Ricordo che dopo un periodo in cui mi vide per giorni affannato per il lavoro e per vicende personali esclamò: “Io fossi in lei mi suiciderei”. Già, perché nonostante fossimo diventati amici, continuavamo a darci del lei. Non ho mai capito se parlasse seriamente o se scherzasse quando lanciava le sue frecciatine guardandoti negli occhi con quel sorrisetto sarcastico, che lasciava anche trapelare affetto. Come non ho mai capito se fosse più attratto da me o da quell’odore di piombo e di inchiostro, tipico delle tipografie di allora, dal quale sembrava non poter rimanere lontano. Quando mi sono sposato, subito mostrò una particolare simpatia per mia moglie Carla, che chiamava affettuosamente “amaretta”, perché il panettiere del suo paese, Vogorno, produceva gli amaretti preferiti dal professore. Il fatto di aver scelto come moglie una verzaschese di origini contadine fece certamente salire le mie quotazioni agli occhi dello scrittore, che forse meglio di chiunque altro aveva saputo raccontare gli stenti degli emigranti e le fatiche dei contadini delle nostre valli, e in particolare della sua valle, la Verzasca, a cui apparteneva il suo paese natale, Mergoscia. Bianconi ha saputo guardare al nostro passato, soprattutto nel suo capolavoro “Albero genealogico”, con sguardo acuto e non nostalgico. Ma quando parlava del presente era infastidito. Lo disturbavano il rumore, lo stress, l’architettura moderna, tutto ciò, insomma, che si discostava brutalmente dalla tradizione. E su questi argomenti dibattevamo animosamente e a volte ci scontravamo. Ricordo che un giorno, durante una di queste discussioni, si spazientì e fu scortese. Il pomeriggio seguente tornò a trovarmi e mi disse: “Quando la mattina ci si alza con il piede sbagliato bisognerebbe rimanere in casa tutto il giorno e non andare a trovare gli amici”. [email protected] 36 tra virgolette ELISABETTA MORO A tavola si combatte con la morte, si diceva un tempo. Oggi invece si combatte soprattutto contro l’invecchiamento, che fa paura più del fatidico The End. Come dire che visto che vincere la guerra è fuori dalla nostra portata, cerchiamo almeno di vincere le battaglie quotidiane. Per mantenerci belli, giovani, sani, scattanti il più a lungo possibile. E soprattutto non ossidati come ferri vecchi. E allora, visto che come cantava Neil Young, rust never sleeps (la ruggine non si ferma mai) affiliamo le armi della fitoterapia e ci autosomministriamo gogj, açai, chia, schisandra e altri rimedi anti-age. È l’effetto positivo della globalizzazione del benessere, che coniuga gastronomia e farmacia, erboristeria e saperi popolari. E così il primo mondo sta imparando a usare semi precolombiani, bacche mongole, frutti amazzonici, liane cinesi. E se molti guardano ancora con sufficienza a questi rimedi, considerandoli roba da apprendisti stregoni, in realtà non si tratta solo di placebo da controcultura, da occidentali alternativi. Perché l’efficacia di queste piante non è solo immaginaria. Infatti la conoscenza delle loro pro- prietà toniche e lo sfruttamento delle loro virtù terapeutiche sono il risultato di una lunga storia. E di una sperimentazione empirica antica di millenni, capace di calcolare costi e benefici. Nonché di escludere eventuali effetti collaterali. Come dire testate direttamente sull’uomo. Non a caso il goji in Mongolia e in Cina, dove viene usato da 2000 anni, è chiamato frutto della longevità. E l’açai, prima di diventare la bevanda cult degli sportivi era il farmalimento principe degli Indios amazzonici. Non meno efficace è la chia, la cosiddetta salvia hispanica, per il suo imponente contenuto di calcio, cinque volte superiore a quello del latte. E, last but not least, la schisandra, antica panacea cui la medicina cinese faceva ricorso contro il mal di fegato, depressione, stanchezza. In Russia, dove la usano per insaporire salse e selvaggina, la chiamano bacca dei cinque sapori. Perché a differenza dei farmaci i fitorimedi sono buoni anche da mangiare. di CAROLINA La salute Ingredienti per 4 persone - 250 g di farina - 130 g di zucchero - 3 uova - 170 g di yogurt naturale - 1 bustina di lievito per dolci - 120 g di latte - 100 g di burro - 50 g di bacche di goji Proteici e antiossidanti ecco i “superfood” Torta bacche di goji e yogurt Bacche mongole, liane cinesi... il gusto anti-age LA RI ETTA oltreilcibo L’invecchiamento oggi si combatte a tavola. Allora affiliamo le armi della fitoterapia con gogj, açai e schisandra In una ciotola sbattere rapidamente le uova con lo zucchero. Aggiungere lo yogurt, il burro fuso a bagnomaria, il latte e le bacche, mescolare e unire la farina e il lievito setacciati. Mescolare ancora e versare in uno stampo di 24 centimetri di diametro, precedentemente imburrato e infarinato. Infornate a 190° per 35/40 minuti. La superficie dovrà essere dorata. Lasciar raffreddare e servire. A PAGINA 24 Kfiç ¬à_çõfi _çõŒ˙Œ_þ_ yŒ ð¬fi Í_èèŒðþfiÔ ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š.41Ñ.°1Ñöæ3Ŭ½Ãñʾ ÃʾÑ!&8+Ì1ï"-&3ÍÍ0Áš.À-Ýï!Ì9 Ì0Ý9éòûšÄæ7-’6,ij:Á¦ö¦òÍ06ìÓ5"/Ó466ï’3 24Óéª4*³!Åï°Ýª:°.¦š˙&";Ñ°û) 2é’̰ųú8Äï(©17$$!Ѫ°½½Ãñʾ NŒ ¬_èyŒ ˙Œ¥_çfi ¥_¬ èð oðþ ˙èõð èfi _þyªfi Ífiç ðŒ ‡ ŒÞÍðçõ_þõfi yðÞfi Œfiþfi Íçð¥ðõõ𠌬 ¿ðçÞ_˙˙ŒðÔ þyªfi Ífiç þðŒ ¬ð ‡Ô 0 þà_õõŒŒõf yªfi çŒyªŒfi¥fi fiþõèŒ_èÞð¢ Í_èèŒðþfi fi èfiþèŒoŒ¬ŒõfÔ Nð¬ð yðèł èŒ ðõõŒfiþfi ¬_ ˙Œèõ_ yðÞoŒþ_Œðþfi ¥Œ Þ_þŒ fi yðçfi Œ¬ yŒ çŒè¬õ_õð èŒ ÍÄ ˙èõ_çfi Œþ ð˙þŒ oðyyðþfi ¥Œ ¿ðçÞ_˙˙Œð èŒfiçðÔ 6¬ þðèõçð 3ðçÞ_˙˙Œð NŒfiçðÔ NŒfiç_Ô @_õç_¬Þfiþõfi Ô¿ðçÞ_˙˙ŒðèŒfiçðÔyª IL CAFFÈ 11 maggio 2014 37 tra virgolette La medicina Dopo un anno e mezzo di preparazione, inizia il lungo e tormentato iter delle norme per i farmaci L’opinione/2 Cassis: “Gli interessi in gioco sono enormi” Broggini: “Dal popolo alla fine verrà un no” I N l lungo iter della nuova legge sui medicinali è solo all’inizio, e il Nazionale, che ha appena approvato il testo elaborato dalla Commissione della sanità, è soltanto il primo scalino di un percorso che, secondo il deputato plrt Ignazio Cassis, membro della Commissione, sarà lungo e accidentato. Non a caso, infatti, solo la stesura del testo finale ha richiesto più di un anno e mezzo di lavoro. “Oggettivamente è una legge difficile, chiunque si sarebbe spaventato nell’affrontare le complessità che comporta - nota Cassis -. Solo gli articoli che riguardano la protezione dei brevetti, i diritti, le patenti ci ha portato via sei mesi. Un vero rompicapo giuridico, al punto che spesso ci siamo chiesti se fossimo la Commissione giusta per affrontare questo problema”. Quanto ha influito il peso delle lobbies sulla durata dei lavori? “Innegabilmente tanto. Dalla lobby delle case farmaceutiche a quella dei medici, fino a quella, non meno potente, dei rappresntanti dei pazienti. Le abbiamo coinvolte tutte, una per una, con audizioni mirate e con l’obiettivo comune di elaborare la miglior legge possibile”. Nonostante tutte le pressioni delle operazioni di lobbismo? “Cerchiamo di essere realisti. Già tutti i membri della Commissione sanità, in un modo o nell’altro, rappresentano lo spettro completo delle varie lobbies. Inutile stupirsi e dimenticare che la famarceutica rappresenta il primo settore economico del Paese, è evidente che gli interessi in gioco sono altissimi per tutti”. Uno dei temi più “caldi” sono gli sconti sui medicinali che per cliniche e ospedali arrivano al 90%. “È vero, le reti di cura integrate, che non ci sono in Ticino, arrivano al 50% e i medici al 20-25% di sconto sui farmaci. È tutto nero su bianco grazie a tre studi promossi da me e dal collega del Ps Jean-François Steiert. Una indipendente, una vista ideologicamente da destra e una da sinistra”. Sconti che sono frutto della legge in vigore. “Esatto. E paradossalmente il nuovo testo, con la maggioranza composta da Udc e Ps, chiede l’eliminazione degli sconti. Speriamo si corregga lungo il percorso in parlamento”. e.r.b. Corbis L’opinione/1 La lunga mano delle lobbies sulla nuova legge per la salute L e lobbies hanno avuto il loro lavoro da fare all’Hotel Bellevue di Berna negli ultimi giorni. I membri della commissione della salute del Consiglio nazionale stanno lavorando alla revisione della legge sui prodotti terapeutici, un affare che vale più di 6 miliardi di franchi l’anno. Ovvio che gli interessi in gioco siano moltissimi. Ecco quindi che nelle eleganti sale del lussuoso albergo della capitale, si susseguono le visite dei rappresentanti di questo o quel gruppo. Delegati dei Cantoni, dell’industria chimica, delle varie medicine, dei pazienti, delle farmacie o dell’Ordine dei medici. Il tempo a disposizione di ogni ospite è di cinque minuti, durante i quali cerca di convincere i parlamentari della bontà dei suoi argomenti. Come promemoria lascia una breve esposizione, in cui spiega come raggiungere lo scopo prefissato. Ma non finisce qui il suo compito. Anche durante i lavori commissionali veri e propri, il lobbista deve essere a disposizione. “Siamo di picchetto ammette Jean-François Steiert, difensore dei pazienti -. I parlamentari hanno spesso bisogno di noi per scrivere emendamenti o quando devono spiegarsi con i loro colleghi”. Un dare per avere, insomma. Come in ogni dibattito, alla fine ci saranno vincitori e vinti, trionfatori e scornati. Tutti però sanno che la legge sarà anche il risultato del buon lavoro dei gruppi di pressione. L’industria farmaceutica, ad esempio, uscirebbe vincitrice. Oltre a vedersi prolungare la durata dei brevetti sui farmaci per i bambini, potrebbe godere di un’esclusività sui trattamenti per le malattie rare. Anche i produttori di medicinali complementari potrebbero sorridere, visto che i rimedi derivati da piante entrate nell’uso comune, non dovran- La medicina è un affare da più di sei miliardi di franchi e i conflitti sono giganteschi no più subire test clinici per provare la loro efficacia. Ma i veri trionfatori potrebbero essere i farmacisti che venderanno senza ricetta dei medicinali finora soggetti a prescrizione, come ad esempio il Ponstan. Lo scopo è quello di ridurre le consultazioni nei pronto soccorsi e negli studi medici. Il vero nodo del contendere è però un altro. L’obbligo che si voleva imporre ai medici di redigere una ricetta ogni volta che prescrivono una medicina, una misura che avrebbe rafforzato il ruolo dei farmacisti. L’obiettivo era rendere indipendente il paziente e dargli così la possibilità di recarsi altrove per procurarsi il farmaco. Un’evidenza in Ticino, ma non in quasi tutta la Svizzera tedesca, dove a parte a Basilea Città e in Argovia, i medicipossono vendere direttamente il farmaco. Questo, secondo le organizzazioni dei pazienti, avrebbe fatto sparire il dubbio se il dottore si occupa di più delle sue tasche o della salute del malato. Ed evitato, inoltre, degli sprechi. Davanti alle resistenze della maggioranza dei Cantoni però, non se n’è fatto nulla, per paura di un referendum che avrebbe avuto buone possibilità di vittoria. Si cercherà di far passare almeno l’obbligatorietà della prescrizione medica, cosa non evidente perché i tedescofoni sono contro una misura che per i suoi fautori dovrebbe impedire ai dottori di guadagnare oltremisura. “È uno scandalo – sbotta il medico e consigliere nazionale dei Verdi Yvonne Gilli -. Ogni volta dovremmo perdere dai due ai cinque minuti per scrivere una ricetta. Moltiplicati per il numero di pazienti, risulta essere una perdita di tempo molto grossa”. C’è poi la ‘guerra dei ribassi’, che vede Ps e Udc lottare per eliminare gli sconti che ottengono gli ospedali su certi farmaci, che arrivano spesso al 90%. Democentristi e socialisti vogliono abolire la possibilità di influenzare le scelte dei medicinali nei nosocomi praticando tariffe stracciate. Il dibattito sulla legge in Consiglio nazionale è appena iniziato, ma le lobbies sono già al lavoro per influenzare il giudizio della commissione della salute degli Stati. È ancora lunga la strada per la nascita della nuova legge sui prodotti terapeutici. Testo rielaborato, tratto dall’inchiesta di Catherine Bellini per L’Hebbo ello Broggini, vice presidente dell’Ordine dei medici del canton Ticino, è contro uno dei punti fondamentali della nuova legge sui farmaci. Ritiene, infatti, che l’obbligo della ricetta sia deleterio, in particolare per alcune realtà della Svizzera tedesca. “In 18 cantoni ciò porrebbe dei problemi, sia ai medici che ai pazienti spiega Broggini -. Capisco che i miei colleghi si stiano allarmando, perché la vendita diretta li priverebbe di introiti importanti. I pazienti invece si sentono attaccati in una delle loro abitudini”. Il popolo è decisamente conservatore in materia di salute. E lo ha dimostrato in più di una votazione. “Aldilà di quanto si dica in giro, la sanità svizzera è una delle migliori al mondo - risponde Broggini-. Si dice pure che sia molto cara, ma Paesi vicini al nostro hanno un sistema più dispendioso, penso all’Olanda e alla Germania. Gli svizzeri sono molto affezionati al loro sistema sanitario e lo dimostrano ad ogni votazione popolare. Basta vedere che fine abbiano fatto talune proposte di modifica. L’ultima, quella del managed care, è stata sonoramente bocciata”. Che impatto potrebbe avere qusta nuova legge? “Con le nuove norme si andrebbero a toccare aspetti specifici, che riguardano qualche abitudine e che potrebbero toccare il borsellino di qualche protagonista del settore. La normativa è invece una tappa nella riorganizzazione della medicina, con la pianificazione sanitaria a livello nazionale come obiettivo. Il 18 maggio voteremo sul rafforzamento delle cure mediche di base, che mira a dare nuove sicurezze anche alla medicina di famiglia. Qualora i sì prevalessero, si darebbe inizio ad un progetto che porterebbe a migliori condizioni per questa categoria”. I paletti che la nuova legge sulla medicina vuole mettere andrebbero contro questo processo? “Infatti. Qualora non si togliessero gli obblighi che la Commissione vuole imporre, difficilmente si eviterebbe un referendum. E con esso una netta bocciatura a livello popolare, che vanificherebbe il lavoro stesso della Commissione che dura ormai da molti mesi”. o.r. IL CAFFÈ 11 maggio 2014 39 tra virgolette libri “M ai e poi mai, dovrete passare sul mio cadavere”. Ridotta all’essenziale, è la lettera che Jerome David Salinger scrisse nel 1957, negando per l’ennesima volta i diritti del libro “Il giovane Holden” al cinema. “Non sono ricco, per mia moglie il romanzo potrebbe tornare utile come un’assicurazione sulla vita. Ma io non vedrò lo scempio”, insiste. Forte di due ottimi motivi: l’insulsaggine degli attori adolescenti in forza a Hollywood e la difficoltà nel trasferire sullo schermo la parlata del protagonista. Fuori campo, o trasformata in dialoghi, avrebbe rotto l’incanto. Esattamente quel che Luchino Visconti intendeva con la frase: “Al cinema, Proust diventa Balzac”. La parlata di Holden Caulfield era stata tradotta mezzo secolo fa da Adriana Motti, che inventò un linguaggio giovanile inesistente nei romanzi italiani. Fece del suo meglio con le baggianate, l’infanzia schifa, il pallone gonfiato (sta per “phony”, indica tutto quel che il giovane Holden disprezza, cinema compreso), gli innumerevoli “e compagnia bella”. Con sprezzo del pericolo, ci riprova Matteo Colombo. La nuova traduzione esce da Einaudi, una modesta proposta avanzata negli anni ‘90 da Alessandro Baricco – che ha intitolato a Holden la sua scuola di narrazione – fu respinta dagli ormai maturi fan come un’eresia. Quasi in contemporanea, il 20 maggio, uscirà per un solo giorno nelle sale italiane il documentario “Salinger” di Shane Salerno (poi in Dvd nella collana Feltrinelli Re- Certi scrittori prestano voce e volto ai film, altri si negano al cinema schermi MARIAROSA MANCUSO Il giovane Holden non si fa riprendere el cinema). Basato su centinaia di interviste e una decina d’anni di lavoro, indaga su uno dei grandi reclusi del romanzo americano. L’altro grande recluso si chiama Thomas Pynchon, che a differenza di Salinger non ha mai smesso di scrivere (tra le sua carte non è stato trovato nulla, meno che mai il seguito del “Giovane Holden”). Dal suo romanzo “Inherent Vice” (“Vizio di forma” per Einaudi) il regista di “The Master” Paul Thomas Anderson ha tratto uno dei film più attesi del 2014. In una puntata dei Simpson, Mr Pynchon compariva con un sacchetto di carta in testa, accettando però di prestare la sua voce al cartoon. Non è l’unica comparsata che i romanzieri si sono concessi al cinema. Salman Rushdie compare nel “Diario di Bridget Jones” nella parte di se stesso, e sarà poi un dottore nel film di Helen Hunt “Quando tutto cambia”. Graham Greene ha un piccolo ruolo da assicuratore in “Effetto notte” di François Truffaut. Cedette alle lusinghe pure Roland Barthes. Nel film “Le sorelle Brontë” diretto da André Téchiné fa William Thackeray, lo scrittore di “La fiera delle vanità”. JEROME DAVID SALINGER Il 20 maggio, uscirà per un solo giorno nelle sale il documentario “Salinger” di Shane Salerno, poi sarà visibile solo in dvd MARCO BAZZI ALLA DERIVA Joris Karl Huysmans (Edizioni SE) Storia di un uomo alla deriva col cibo I l cibo, la disperata ricerca di un’alimentazione sostenibile, è uno dei fili conduttori di un bellissimo romanzo breve, Alla deriva, di Joris Karl Huysmans (Edizioni SE). Un testo scritto sul finire dell’Ottocento che molti amanti della letteratura considerano un mito, un capolavoro del decadentismo. La gastronomia è un tema di cui si parla sempre più spesso, come lo sono altri tre di questo romanzo: la povertà, la solitudine e la prostituzione. Mangiar bene costa, e Jean Folantin, l’impiegatuccio parigino protagonista della narrazione, non ha nemmeno i soldi per pagarsi una cena decente. “Alternava vinai e trattorie e, un giorno alla settimana, finiva in un posto dove facevano la bouillabaisse. La minestra e il pesce erano passabili, ma non bisognava chiedere nessun’altra sbobba, le carni erano rattrappite come suole di scarpe e da tutti i piatti emanava l’acre sentore dell’olio da lampada”. La vita da scapolo quarantenne di Folantin, scrivano copista, è segnata dalla solitudine e da uno stipendio da fame. Neppure può permettersi di sfogare le sue voglie sessuali. “Ah! Se il suo stipendio fosse stato più alto! Sprovvisto di denaro com’era, non potendo pretendere di sedurre una ragazza a un ballo, si rivolgeva agli appostamenti nei corridoi, alle sventurate il cui grosso ventre s’incurvava radente il marciapiede (…). La sua fame carnale gli permetteva di accettare gli scarti dell’amore”. Così, Folantin vaga tra le viuzze di Parigi alla ricerca di cibo e di sesso. Ogni tanto, non avendo soldi, si limita a chiacchierare con una prostituta. “Poi si ritirava, per discrezione, per paura di farle perdere i clienti, e sospirava la fine del mese, ripromettendosi, non appena avesse avuto in mano il mensile, felicità rare”. Il decadentista Huysmans non poteva non citare il suo filosofo preferito: “Schopenhauer ha ragione, si disse: la vita dell’uomo oscilla come un pendolo tra il dolore e la noia”. Il romanzo termina con una frase che simboleggia la deriva del personaggio: “Ebbene, decisamente il meglio non esiste per la gente che non ha il becco di un quattrino; soltanto il peggio arriva”. 1 /#( ) $+.3 "#)) /,#. *3 !’# .(/2#&)( ) )+.+ %"1!( ÃʾÑ!è.èÄ9-"145š.˙9.Ý-Ý*¬½Ãñʾ ÃʾÑ!&8++ï"1& .¼ÍÞ7Èš-Ýï!ÌÌÓÞ$°8òûݳö7-’šÞÞ³ööĹï˙Ý2Ý*öòï3.2!.ų7è,ª°!¦ï°.ìÝ4/0°8ª°Þ1"61úÁ+ÀÝ"/ÀšªÑ³ïÈͪ(;Þ( ($½Ãñʾ --954<&9* 2& ?1<& )& :521 , 352<5 )1-.’12*7 !4:1*3* )1?*4<& 61> -&’12*7 #* ?52/1&35 12 45:<95 :/=&9)5 * &:’52<1&357 #* 6&9<*’161&35( :* ’1 2*/01&35 &/21 &2<917 "9*4)1<1 12 <*3657 $= :*1 2& -59@& )*22& :6*9&4@&7 "*9’0+ <= 9*/&21 :6*9&4@&( *4*9/1& )1 ?1<& * 4=5?5 ’59&//157 %48141@1&<1?& )*22& 01*:& 91-593&<& &’ /*)* INNA7 #&1-1* ,# ++, & 1 1 # + !,#"&.* 02<;5? 52<<C @@AN8 2< J8AN8AJN@9 I@AJN +#, (#-# @@>>A7 @9>>A7 !?= 3K?=? ;(24 J@A8B JAF $%M BH@ ;PJD1J , %:B09 !;>0 83743@F(. 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Blu walking e Nordic Walking 11.1 km ÃʾÑ!&8+)1ï"- $ ¹æö8š©úªé-+Á°ÝéªÓé/ûÑ(6è)*³ªÓ°ööÄÞïïò6,-)Ìé$È6°Ê Ñö,2$À*òè’š5éš.©Þª.!$Ñ°û9¼ ³é¦ÌÀ¬¼¼À!¼0úª8ÈÍ2ÓÀò)½Ãñʾ ¹°Ô ÀÿÔ ?_˘˘Ø− _ ’fi¹¹Ø°−°_ 5−õfi¹ R@6B@, ÀŁÀñ −çfi ±_çÔ ÀúÔ ?_˘˘Ø− _ ?fi°¥çØèØ− 3 5−õfi¹ (BMB@*B ÀŁÀñ −çfi Percorso Top Walking e Nordic Walking 15.1 km °Ô À Ø° è⁾Øfiç_ Ífiç ¹¨_ÜØèõ− ¥fi¹¹¨−ç− fi _ç˘fi°õ−Ô contatti Via Stauffacher 1 6901 Lugano T. +41 91 973 7111 MK5,= ?,Z,M P,? BM36¢ 36N(5?M<P `Łì ñú ]R4¢ õfi¹Ô¡ ˜À ÿ˜ÿ ÿ˜¢ ‥‥‥Ô_¹õ˘−¹¥Ł±fifiçÔyÆ ’14” leggi così il futuro su tutti gli smartphone radiostudiostar.com anni Superficie abitabile attuale ca. 30 m2 + grande spazio esterno, cantina per vino e bosco privato. 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A Lugano, Spazio Pan me 14 maggio EVE NTO EVE NTO Vivimeglio nei parchi giochi cittadini La campagna di promozione della salute Vivimeglio del Dicastero Integrazione e informazione sociale della Città di Lugano va nei parchi. Al Parco Ciani con le attività del circo A Lugano 14 2014 te 20 tate stta es rsi es Cors ie e Co nie oni lon olo Co C h! .ch! ni.c bini mbi am ba ba errb er pe op op no ciin ic tic su www..ti ine su in nllin nl on o ,B e l li n z ona TEAT TEATRO RO Tredicino - Racconto teatrale Ore 11.00 “Tredicino” è il tredicesimo figlio di una famiglia contadina In queste vicende Tredicino incontra più personaggi che lo aiutano o lo ostacolano nelle sue imprese. Superate le prove ottiene la meritata ricompensa dal re .Vicoli, Gandria - in caso di pioggia palestra ex scuole) gn do 11 maggio ti enti amen tam nta unt pun ppu app gli ap degl nda de gend ’ age L’a L L’ lia! iglia famig la fa ta la ttta tutt er tu er pe p PICCOLO RUSTICO CON PERMESSO DI COSTRUZIONE si 30 da ASCOLTACI IN STREAMING O SCARICA LE NOSTRE APP. Vendesi a Brione s/ Minusio, zona molto tranquilla e soleggiata. Pochi metri dalla fermata dell’autobus. Accesso diretto. Stellin e a D IL CAFFÈ 11 maggio 2014 41 tra virgolette La storia GLI INTERROGATIVI La parola “fine” non è stata ancora scritta sull’omicidio di Aldo Moro, ritrovato cadavere in un’auto posteggiata nel centro di Roma, nè sulla bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura, in Piazza Fontana a Milano Gli inconfessabili segreti di Stato escono dall’ombra Dal terrorismo alle stragi di mafia, l’Italia fa luce su bombe e misteri VINCENZO TESSANDORI 1 2 3 4 5 L i chiamano “segreti di Stato” perché inconfessabili e, forse, meglio sarebbe definirli indecenti. Ed è comprensibile l’entusiasmo che ha suscitato l’annuncio del premier italiano Matteo Renzi, che ha PIAZZA FONTANA promesso di eliminarne buona parte. Tutti misteri 12 dicembre 1969, sui quali non è opportuno disquisire, vito che dobomba alla Banca vrebbero garantire la sicurezza collettiva e tuttadell’agricoltura a Milano, in Piazza Fontana: via, non solo in Italia, hanno spesso assicurato im17 morti. In italia iniziano punità, progetti infami, loschi depistaggi, copergli anni del terrore. ture impensabili. Insomma, il peggio del peggio che qualsiasi servizio segreto di pessima come di ottima fama riesca a mettere insieme. Ora che a ITALICUS Roma si è deciso di fare luce su alcuni tragici fatti, Una bomba esplose, nel 1974, in una vettura forse si intravvederanno verità sempre sfuggite. dell’espresso Roma Giovanni Pellegrino, per anni presidente della Monaco di Baviera. Commissione parlamentare d’inchiesta sulle straNell’attentato morirono gi, è ottimista e ha definito il provvedimento “una 12 persone e 48 feriti. vera e propria scelta di civiltà”. Ma è difficile pensare che gente avvezza all’intrigo, talora al tradiPIAZZA DELLA LOGGIA mento, abbia raccontato su carta le proprie maleIn una manifestazione fatte. sindacale a Brescia, La strage di piazza Fontana, a Milano, aprì le nel 1974,esplode pagine raminghe e buie della Repubblica. Alle una bomba nascosta in 16,37 di venerdì 12 dicembre 1969, una bomba nel un cestino provocando salone della Banca dell’agricoltura assassinò 17 8 morti e 102 feriti. persone e ne ferì 88. Per dare una spiegazione qualsiasi, si coniò l’espressione “strategia della tensione”. Le indagini additarono troppi sospetti: gli anarchici subito, poi, con ragioni più concrete, i neofascisti. Ma la conclusione dell’inchiesta fu un flop e la strage rimase “di Stato”. Per anni in Italia il tempo sembrò scandito dalUSTICA Nel1980 un aereo di linea le stragi. Due, fra la primavera e l’estate del ‘74: in piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio, con 8 DC-9 Itavia si squarciò morti e 102 feriti; e il 4 agosto sul treno “Italicus”, gli in volo verso Palermo per un esplosione mai uccisi furono 12 e 48 i feriti. I sospetti puntarono a Veti da rimuovere chiarita. Morirono tutti gli 81 a bordo. RAPIDO 904 Nella “strage di Natale” nel 1984 fu di 17 morti e 265 feriti il bilancio di un attentato sul treno Napoli-Milano nei pressi della galleria appenninica. Giovanni Pellegrino: “Quella del governo italiano è una vera e propria scelta di civiltà” destra, ma gli autori restano sconosciuti. Nella primavera ‘78 l’Italia vive uno psicodramma collettivo, per fortuna finora unico: il 16 marzo le Brigate rosse, trucidati i cinque uomini della scorta, rapiscono Aldo Moro, presidente della Democrazia cristriana. Lo assassineranno il 9 In Svizzera Addio all’embargo sui dati “sensibili” Documenti scottanti sì, ma divulgabili dai media S olo recentemente la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale ha deciso che la pubblicazione di documenti segreti da parte della stampa non dovrebbe essere più punibile. A cadere dovrebbe essere l’articolo 293 del Codice penale. “Era ora che qualcosa cambiasse commenta l’ex deputato ps Werner Carobbio -. Questa norma è molto limitante”. L’embargo sui documenti sensibili è stato fissato a 50 anni, un periodo troppo lungo per cui molte informazioni diventano poi inutilizzabili. Carobbio è stato uno dei primi a battersi per l’abolizione di questa barriera mantenuta in vita per ragioni, si è motivato, di privacy. “Questa è la tesi del Consiglio federale - spiega l’ex deputato socialista -. Il governo è convinto che alcuni documenti possano ledere la sfera personale e professionale di personaggi, anche di spicco, della vita pubblica nazionale. Inoltre, si vuole tutelare l’integrità dei loro parenti e conoscenti”. L’abolizione dell’articolo 293, però, non significa scoperchiare il vaso di Pandora. Gli Stati dovranno ancora avvallarla e determinarne le modalità. “Adesso bisognerà vedere se queste aperture saranno tali da poter finalmente fare luce su qualche fatto non molto chiaro successo nel passato - conclude Carobbio, senza nascondere il timore che non accadrà nulla di eclatante -. Ho paura che, in realtà, ci si dovrà accontentare delle briciole. Il mio augurio è che si proceda spediti verso l’abolizione della norma. È ridicolo, ad esempio, che anche io debba ancora esserne vincolato”. o.r. CAPOFILA L’ex consigliere nazionale Werner Carobbio si è battuto per anni contro l’articolo 239 maggio. Cinque processi e la condanna dei responsabili non hanno cancellato gli interrogativi sui mandanti, anche se le Br hanno sempre negato patti scellerati con servizi segreti, mafia e criminalità. Il 1980 è un altro annus horribilis. La notte del 27 giugno, a nord dell’isola di Ustica precipita in mare un Dc9 della compagnia Itavia con 81 persone. Quasi la certezza che l’abbia abbattuto un missile, in ogni modo che sia una “vittima fortuita”, come scritto dal giudice Rosario Priore. Certo, in quello spicchio di cielo incrociavano aerei della Nato, uno libico che pareva portare Muhammar Gheddafi, il mare era solcato da navi da battaglia americane e francesi. Un quadro da mantenere segreto a qualsiasi prezzo, tanto che al processo emerse: che dai brogliacci di alcuni centri radar italiani eran state strappate le pagine di quel giorno; che ufficiali dell’Aeronautica avevano dichiarato il falso; che la tragedia si era portata dietro una lunga scia di morti inspiegabili fra personaggi in qualche maniera coinvolti. Che non si voleva, non si poteva, non si doveva trovare la verità. Nello stesso anno una bomba alla stazione di Bologna alle 10,25 del 2 agosto, uccide 85 persone e ne ferisce 218. Come sempre, “indagini in ogni direzione”,quindi : terrorismo, spezzoni dei servizi segreti, agenti stranieri, loggia massonica P2, neofascismo. La condanna dei terroristi neri Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, non spazza gli interrogativi sulla strage. Infine, dopo gli attentati ai magistrati Falcone e Borsellino nel 1992, e quelli a Roma, Firenze e Milano l’anno successivo, che cosa pensare delle possibili fornicazioni fra Stato e mafia? Il peggio! E magari per questo li chiamano “segreti di Stato”. I dossier inaccessibili dovrebbero garantire la sicurezza, ma spesso hanno assicurato impunità #. &2(’*5/ (-%2$ "/.(7 $.+1 DD>:KH*;0<H0 *448/*+8:0B /.36,(.8$ 0(23/.$,( $ !6)$./ ( (,,*.8/.$ !><H*HH*H0,8 >778 DH0DD>- N2NN 2NE 2NE "D0;@8> /8 ,*:,>:>- ,C0/8H> /8 !$# ?O OOOB3B (K::* +*D0 /8 K< 8<H0C0DD0 *<<K> 0440HH8L> HC* 8: =.=5 A 0 8: ?6.5 A C8DK:H*<> ,>DH8 H>H*:8 @0C ?J ;0D8 /* !$# 5JIB3 * !$# F5IB3B %: ,C0/8H>C0 1 !0;+C* ’><0M *<9 ( ,>< D0/0 * )KC87>B &* ,><,0DD8><0 /8 K< ,C0/8H> 1 L80H*H* D0 ,></K,0 *: D>LC*8</0+8H*;0<H> /0: ,><DK;*H>C0B IL CAFFÈ 11 maggio 2014 42 tra virgolette ONLINE Da Facebook a Twitter i gruppi di lettori online animano con discussioni e commenti la lettura in contemporanea dei loro testi preferiti La tendenza Il libro sfoglia le emozioni da condividere A i tempi del web, dei social network e della condivisione in tempo reale, leggere un libro diventa un’esperienza collettiva. Un’emozione da twittare. Per quanto la lettura possa essere considerata tra le più intime e solitarie delle attività, leggere, commentare, manifestare le proprie emozioni con sconosciuti amici virtuali ha assunto le dimensioni del fenomeno. La tendenza, definita “social reading”, replica online la convivialità dei tradizionali gruppi di lettura. Ma sullo scaffale virtuale, oltre ad allineare gli autori preferiti, si può valutare, commentare, recensire, consigliare e annotare le proprie osservazioni in tempo reale. “Personalmente cerco ancora il contatto fisico, il piacere anche di accapigliarsi sui libri commenta Michele Fazioli, che dirige quattro gruppi di lettura in Ticino e uno, per italofoni, a Lucerna -, ma basta visitare www.circolodeilibri.ch per sco- Le pagine delle community si leggono sui social network prire commenti e post su ciascun libro letto. Anzi, allo studio la possibilità di arricchire il tutto anche con contenuti multimediali”. La lettura collettiva più affascinante, però, è quella proposta dalle community di lettori online, come Anobii o Goodreads, Bookliners o @TwoReaders che trasforma le 140 battute di Twitter in una piattaforma che offre la possibilità di “incontrarsi” attraverso la rete, discutere dei libri che si stanno leggendo simultaneamente e - perché no? - trovare amici con interessi simili. “Rispetto al gruppo di lettura tradizionale, quello virtuale ha il vantaggio di non avere confini spiega la giovane Letizia Cianchetta che gestisce, con Laura Ganzetti, TwoReaders -. Abbiamo lettori che commentano, anche con foto in tema, dalla Svizzera alla Sicilia, e questo VIAGGI ITINERARI PERILETTORI aumenta la ricchezza di scambi e di conoscenze tra noi”. E sempre grazie ai contatti online esistono gruppi di lettura esclusivamente per chi si è già convertito agli e-book. Socialbook, ad esempio, trasforma la condivisione dell’esperienza di lettura in qualcosa di inedito. Basta caricare il proprio libro digitale sulla piattaforma e invitare altri a leggerlo, condividendo appunti, note, sottolineature e commenti a margine del testo. Ed è solo l’inizio, visto che gli sviluppatori del social reading assicurano che presto sarà persino possibile inserire commenti in punti specifici con file audio o video. “In fondo non c’è tanta differenza tra la trattoria di Bigorio, dove si riunisce il mio gruppo, e i social online - commenta divertita Erina Forni Belli che ge- stisce il gruppo di lettura “Leggere è bello” -. Capisco che il fascino della lettura sia il silenzio, dentro e fuori di sè, dove raccogliersi, ma è un piacere che merita di essere condiviso, non gustato in solitaria. Ed è straordinario scoprire quante emozioni, uguali o diverse che siano, suscita la lettura dello stesso brano”. Le emozioni probabilmente sono il migliore collante delle community che, al riparo di un nickname, amano parlare dei libri che stanno leggendo, gustandole ancora di più. L’impressione è che i libri “discussi” con altri si ricordino e si apprezzino più a lungo. E che così acquistino nuova vita. Come i gialli di Andrea Fazioli che, nelle loro prime edizioni, rivivono su Facebook nei post di nuovi lettori che non si limitano ai “mi piace” ma interagiscono con l’autore. Virtualmente, s’intende. e.r.b. La presente offerta viene formulata a nome e per conto di Mondial Tours MT SA, Locarno LA RIVISTA DI CHI AMA I SAPORI DELLA TAVOLA 2’995.- QUATTRO EDIZIONI L’ANNO IN ABBONAMENTO a persona in camera doppia Supplemento camera singola: Fr. 400.- Repubblica Dominicana dal 22 al 30 novembre 2014 Santo Domingo – Barahona – Las Terrenas www.valswine.ch shop.valsangiacomo.ch Viale alle Cantine 6 - 6850 Mendrisio valswine Promozione valida fino al 30.11.2014 I nuovi abbonati a TicinoVino Wein riceveranno: • Quattro edizioni della rivista • Una bottiglia di L'Ariete Ticino DOC Merlot ViTi, 75 cl, gentilmente offerta da Valsangiacomo Vini, Mendrisio PROGRAMMA DI VIAGGIO 1. Giorno: viaggio di andata – Santo Domingo Pernottamento: Hotel Frances****, nella zona centrale della città vecchia, la “zona colonial” di Santo Domingo. 5. Giorno: Barahona – Laguna de Oviedo – Barahona (Percorso giornaliero 120 km) Pernottamento: Rancho Don Cesar***(*) o equivalente, Paraiso / Barahona 2. Giorno: Santo Domingo Pernottamento: Hotel Frances****, Santo Domingo 6. Giorno: Barahona – Las Terrenas (Percorso giornaliero 340 km) Pernottamento: Hotel Alisei**** o equivalente, Las Terrenas Indirizzo, CAP Località 7. Giorno: Las Terrenas – Los Haïtises – Las Terrenas Pernottamento: Hotel Alisei**** o equivalente, Las Terrenas A favore di: 3. Giorno: Santo Domingo – San Cristóbal – Baní – Azua – Barahona (Percorso giornaliero 230 km) Pernottamento: Rancho Don Cesar***(*) o equivalente, Paraiso / Barahona 4. Giorno: Barahona – Bahia de las Aguilas – Barahona (Percorso giornaliero 250 km) Pernottamento: Rancho Don Cesar***(*) o equivalente, Paraiso / Barahona 8. Giorno: Las Terrenas – viaggio di ritorno (Percorso giornaliero 220 km) Per informazioni e prenotazioni contattare: Mondial Tours - Piazza Pedrazzini 7a, 6600 Locarno; Tel. 091 752 35 20; Fax 091 752 35 18 e-mail: [email protected] Fattura a: Nome Email Cognome Firma Nome Cognome Indirizzo, CAP Località Email Firma REZZONICOEDITORE Trimestrale Enogastronomico, bilingue italiano-tedesco. Per la Svizzera Fr. 33.50, per l’estero 36 Euro. Abbonamenti: Marketing TicinoVino Wein 091 756 24 10 [email protected] IL CAFFÈ 11 maggio 2014 43 virgolette tra L’insegnamento LE LINGUE STUDIATE NEI CANTONI Nidvaldo L’iniziativa “Una sola lingua straniera alle elementari” verrà sottoposta al voto popolare Turgovia La mozione “Il francese delle scuole secondarie”, depositata da Verena Herzog (Udc), è in sospeso Sciaffusa Lo scorso febbraio il Gran Consiglio ha adottato il postulato “Per una sola lingua straniera alle elementari”. San Gallo Interrogazione al Gran Consiglio in febbraio dell’Udc per una lingua straniera alle elementari. Non ancora trattata. Grigioni L’iniziativa “Una sola lingua straniera alle elementari” sarà sottoposta a voto popolare GRIGIONI Seconda lingua nazionale (tedesco, italiano o romancio a 9 anni, inglese 11 anni Lucerna Iniziativa “Una sola lingua straniera alle elementari”. Raccolta di firme aperta fino al mese di settembre. Soletta Nel gennaio 2014, Beat Kunzler (Udc) chiede la soppressione del francese e/o dell’inglese. La richiesta è in sospeso. Basilea Campagna Un’iniziativa per l’uscita dal concordato HarmoS. Raccolta di firme in corso fino al 31 maggio TICINO Francese a 9 anni, tedesco dai 13 anni, inglese a 14 anni Seconda lingua: francese Seconda lingua: Tedesco In Romandia Inglese al più tardi durante la Francese al più tardi durante la quinta HarmoS/ francese al più quinta HarmoS/ inglese al più tardi durante la seconda media tardi durante la seconda media I primi della classe in solidarietà federale Ticino e Grigioni: vedi cartina. Nei cantoni romandi: tedesco in 5a/ inglese 2a media HarmoS Le lingue Fonte: Cdip, anni scolastici 2013/2014 T È guerra dichiarata agli idiomi “stranieri” S 1914 Le date Il “Röstigraben” crea delle tensioni fra romandi francofili e svizzero tedeschi germanofili. 1970 Creazione della Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’istruzione pubblica (Cdip). 2004 Compromesso in seno al Cdip sull’insegnamento di due lingue straniere alle elementari. Libertà per i Cantoni di decidere quali. 2013 Alcune iniziative rimettono in questione il compromesso del 2004. i moltiplicano nel Paese, soprattutto nei cantoni svizzero tedeschi, le iniziative per conservare nelle scuole elementari una sola lingua “straniera”. Anzi, nel canton Argovia si andrà al voto per adottare l’uso dello schwyzerdütsch nelle scuole dell’infanzia mentre il canton Lucerna ha già votato una formula singolare, definita “3/5”, che introduce l’inglese al terzo anno delle primarie, seguito dal francese al quinto anno. La confusione nelle varie politiche dell’istruzione sta generando una sorta di psicodramma linguistico, in particolare nella Svizzera romanda, dove il settimanale L’Hebdo - che ha dedicato un’inchiesta sul tema - non esita a denunciare un “Reussgraben”: un nuovo Röstigraben lungo il corso del fiume Reuss. Vittima sacrificale, ovviamente, la lingua francese, che si ritiene minacciata d’estinzione. E l’italiano non gode, certo, di una prospettiva migliore. “La Svizzera ha quattro lingue nazionali, ma se ne studiano tre: inglese e svizzero-tedesco - commenta, con una battuta amara, Diego Erba, ex direttore della Divisione scuola del Ticino -. Avendo assistito a tutti i dibattiti sulle politiche federali al proposito, non posso che constatare come le scelte linguistiche dipendono dalla politica culturale egemone di Zurigo e Berna; quando loro decidono in un senso tutti gli altri cantoni germanofoni seguono a ruota. Sta a noi ribadire, e con forza, che la Svizzera è e deve rimanere un Paese plurilinguista, inclusa la lingua italiana”. Una lotta impari. Anzi, il settimanale romando gira il coltello nella piaga, ricordando che la Svizzera tedesca dovrebbe preoccuparsi dell’armonizzazione in corso del suo piano di studi (Lehrplan 21), anziché scatenare un dibattito sulle lingue interpretato come una “dichiarazione di guerra”. “Il tema è difficile, ma onestamente non vedo una futura Svizzera bilingue: schwyzerdütsch e inglese sdrammatizza Renato Martinoni, docente di Letteratura italiana all’Università di San Gallo che, poche settimane fa, proprio dalle colon- Martinoni: “Bisogna fare di tutto per sensibilizzare sul valore del plurilinguismo” Ti-Press GLI ESPERTI Renato Martinoni, docente all’Università di San Gallo; Diego Erba, ex direttore della Divisione scuola del Canton Ticino ne del Caffè aveva provocatoriamente invitato a studiare il cinese -. Siamo un Paese plurilingue che deve in tutti i modi impegnarsi a rimanere tale. Non dico che lo studio della seconda o terza lingua nazionale deve essere La tendenza La lenta e inesorabile ritirata del francese A differenza del tedesco è ancora considerata lingua ufficiale dall’Onu, dall’Unione europea e anche dal Comitato olimpico intenazionale, tuttavia in Svizzera il francese sta vivendo una lenta ed inesorabile ritirata. L’idioma è al nono posto fra le lingue più usate nel mondo, per numero di madrelingua, e formalmente è parlata dal 21% della popolazione elvetica, ma i nativi digitali svizzeri difficilmente aderiranno in massa alla lingua di Molière. Ad ovest dei cantoni francesi, infatti, solo sei cantoni a cavallo della frontiera linguistica privilegiano l’insegnamento del francese nella scuola primaria. L’equilibrio multilinguistico nazionale si è incrinato in pochi anni; ovvero da quando l’inglese , la lingua universale, del business, del web è entrata nei programmi scolastici elementari cantone dopo cantone. Solo in questa primavera 2014, tra l’altro, oltre a Lucerna e Sciaffusa, Nidwaldo e Turgovia, anche Grigioni e Basilea Campagna hanno rimesso in discussione l’insegnamento delle due lingue “straniere” nella scuola primaria. Uno scenario che, puntualmente si ripete: nessuno preannuncia l’eliminazione del francese, ma tutti sanno chi è la vittima designata. obbligatorio, perché non si può certo costringere per legge qualcuno a studiare, ma garantire l’offerta delle lingue nazionali questo sì. Ci deve essere la possibilità di studiarle, poi si valuterà se effettivamente c’è questa esigenza. Insomma, dobbiamo studiare le lingue per mantenere la nostra”. Eppure il compromesso ideale sembrava essere stato raggiunto nel 2004, quando la Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’istruzione pubblica aveva convenuto lo studio di due lingue “straniere” alle elementari, lasciando libertà ai Cantoni di decidere quale fosse prioritaria. “E infatti con il ministro Gabriele Gendotti, nel 2005, impostammo i programmi per le scuole ticinesi anche con un certo pragmatismo ricorda Erba -. Scelte che tenevano conto pure dei segnaTi-Press li d’inizio millennio sulla necessità dello studio precoce dell’inglese. È ovvio che la guerra con l’inglese è impari e sarebbe anacronistica, ma ribadisco l’importanza di mantenere il plurilinguismo nazionale”. È un po’ paradossale che, fino a pochi decenni fa, proprio l’esigenza svizzera di assicurare il plurilinguismo suscitava una certa invidia negli altri Paesi, che consideravano il sistema scolastico elvetico un modello privilegiato ed esemplare nella competenza linguistica. “Sarei più prudente sull’effettiva conoscenza delle lingue nel Paese - avverte Martinoni -. In realtà le competenze linguistiche reali non è che fossero così elevate. Ma anche oggi, se vogliamo guardare all’eccellenza, i buoni esempi non mancano. Alla mia università, a San Gallo, ad esempio, si accede solo con la lingua madre più altre due lingue. E con tanto d’esame. A proposito dell’italiano, non va dimenticato che l’Italia è il secondo partner commerciale della Confederazione dopo la Germania, e che forse è meglio non creare altre frizioni. Resta il fatto che buon peso nelle scelte lo abbia la politica dell’istruzione, ma è altresì vero che bisogna fare di tutto per sensibilizzare sul mantenimento del plurilinguismo, fondamentale anche da un punto di vista politico”. e.r.b. Diego Erba: “Le scelte dipendono dalla politica egemone di Zurigo e Berna” ra francofoni e germanofoni, i romandi figurano in prima fila nell’insegnamento di due lingue “straniere” nella scuola primaria. Anzi, per loro è quasi un punto d’onore dimostrare che è possibile imparare più lingue, rispettando il plurilinguismo nazionale. Nel nuovo Röstigraben linguistico paventato dall’inchiesta dell’Hebdo, i romandi amano considerarsi fedeli alla solidarietà federale. I primi della classe, insomma, se non avessero il Sindacato dei docenti romandi (Ser) che “rema contro”, accettando sì l’insegnamento di più idiomi, ma a patto che i docenti siano romandi. Eppure, come ha dimostrato Bienne, la città elvetica bilingue più popolosa, a cavallo della frontiera linguistica fra la Svizzera tedesca e quella francese, con opportuni metodi d’insegnamento (e docenti competenti indipendentemente dal cantone o nazione d’origine) il modello romando ha finora funzionato. Tra l’altro, con un metodo che prevede comunque la priorità dell’insegnamento del tedesco, seguito da due altre lingue alla scuola elementare. Gli insegnanti romandi sindacalizzati, proprio come i loro colleghi germanofoni, hanno invece una visione alquanto scettica sull’efficacia del metodo. Che l’impostazione adottata non fosse condivisa si era già avvertito nel 2012, quando l’inglese fece il suo esordio nei programmi della scuola primaria. “Attenzione, andremo a sbattere contro un muro” replicò subito il il Ser, che all’inizio dell’anno scolastico dichiarò con tanto di conferenza stampa sul tema, la sua opposizione. Illusorio, secondo il sindacato, pretendere che si potesse insegnare a tutti i bambini, contemporaneamente inglese e tedesco. Anzi, una vera e propria menzogna visto che “alle elementari non si apprende alcuna lingua”. L’Hebdo solleva il sospetto che lo scetticismo del sindacato Ser sia più legato a motivi campanilistici-ideologici che pedagogici. Insomma, pare che sia preferibile affidare l’insegnamento del tedesco ad insegnanti locali, anche se non hanno una padronanza naturale e professionale della lingua, piuttosto che ricorrere ad insegnanti competenti, ma non della regione. Come dire che sulla carta, nella difesa del multilinguismo federale, i romandi sono i primi della classe, ma nella realtà il loro metodo rischia di finire metaforicamente dietro la lavagna. Pagina a cura di GastroSuisse e GastroTicino LARISTORAZIONE & L’ALBERGHERIA Settimana dopo settimana l’analisi di tutti i temi, gli studi, gli argomenti, i problemi e le norme dell’offerta di ristoranti e alberghi. Una pagina indispensabile per gli operatori del settore & GastroNews Fourchette Verte all’Ostello di Faido Salari e periodo di introduzione QR-Code Consegna del marchio al Convento dei Cappuccini GastroDiritto L’Ostello del Convento dei Frati Cappuccini di Faido ha ricevuto il marchio di qualità dell’associazione Fourchette Verte, che promuove un’alimentazione equilibrata ma gustosa. Nella rubrica GastroNews (a lato) ulteriori informazioni. Nella “foto Etc”, da sinistra Alessandro Pesce membro Fv per GastroTicino, i responsabili dell’ostello Cécile Moreau e Fra Edy Rossi-Peduzzi, con le responsabili operative di Fv, Maria Rudel ed Elisa Pedrazzini. Nell’ambito dei salari minimi (che dal gennaio 2014 è di fr. 3’407 mensili lordi per la categoria Ia e di fr. 3’607 per la categoria Ib), esiste la possibilità di prevedere per un massimo di sei mesi, un cosiddetto periodo di introduzione, che autorizza ma solo se pattuito per iscritto - una riduzione salariale che per il 2014 è stata stabilita nell’8%. In soldoni, si tratta di un salario ridotto a 3’134, rispettivamente 3’319 franchi. Il cosiddetto periodo di introduzione, che deve avere una durata massima di sei mesi, era già stato spiegato in un altro contributo di “GastroDiritto” e non va confuso con il periodo di prova: esso serve fondamentalmente a riconoscere che il neo-assunto non è ancora inserito nell’attività aziendale e, oltremodo, deve essere maggiormente seguito e consigliato. Per semplificare vi sono esercenti che limitano il periodo di introduzione al periodo di prova; ciò non è tuttavia obbligatorio. m.g. Sezioni Gastro tutti i volti nuovi le nomine. Sui contenuti delle assemblee rimandiamo al sito di GastroTicino dove sono pubblicati i resoconti e le foto. Qui ci concentriamo sulle nomine. A Mendrisio sono usciti il presidente Antonio Florini e Antonio Cavadini. Il Comitato è ora composto da: Luca Banfi del Grotto Moderno di Novazzano, presidente (nuovo); Claudio Panzeri, vicepresidente; Sabrina Sassi, cassiera; e i membri Cristiano Canonica, Maria José Soler, Andrea Vassalli dal Caffè Sociale di Alessandro Pesce Dopo Bellinzona anche le altre tre Sezioni di GastroTicino, hanno tenuto le loro tradizionali assemblee. Molti i temi affrontati. Preoccupazioni per la viabilità nel Mendrisiotto, per la crisi economica e per le conseguenze dell’iniziativa sul salario minimo. Sono questi i temi principali affrontati da GastroMendrisiotto, GastroLugano e GastroLagoMaggiore e Valli, oltre al bilancio dell’annata, le attività di Sezione e A sinistra Gastro Mendrisiotto, a destra Gastro Lugano coi soci onorari. Foto piccola, Alessandro Fuchs Riva San Vitale (nuovo), Flavio “Mamo” Quadranti del Grotto San Martino di Mendrisio (nuovo). A Lugano sono stati nominati soci onorari Marco Huber e Flavio Riva. Consegnando un simpatico alambicco, Daniele Meni ha sottolineato le loro qualità: “Due persone squisite per pacatezza, professionalità, lealtà e attaccamento alla nostra Sezione. Grazie di cuore per tutto ciò che avete fatto e dato a GastroLugano”. Il Comitato luganese ora è composto da: Daniele Meni, presidente; Da Locarno Settimana del Gusto in Ticino: calamita saporita per i clienti a Mendrisio Grosse novità si rinnovano per la “Settimana del Gusto” i Comitati sezionali. alla quale si Marco Huber stanno iscrivendo numerosi rie Flavio Riva soci storatori; da diversi anni anonorari a Lugano che GastroTicino la sostiene così come GastroSuisse. Dal 18 al 28 settembre 2014 in tutta la Svizzera e il Ticino i ristoranti che intendono aderire hanno solo il compito di preparare uno o due piatti, oppure un menu, particolari, possibilmente del territorio (per i bar anche uno snack particolare). I ristoranti che parteciperanno saranno pubblicizzati su Il Caffè, siti internet (gastroticino.ch, gout.ch, ristoranti.ch, ticino.ch, ticinoatavola.ch) e quest’anno su una guida solo per il Ticino con le informazioni dei singoli locali, distribuita in 20mila copie. La manifestazione sarà promossa anche su radio, App per smartphone e altro ancora. Gratuita l’iscrizione per i soci Slow Food. Iscrizioni entro il 25 maggio! Info 078 945 93 30, [email protected]. Salvatore Scarallo, vicepresidente; Michele Unternährer, cassiere; e i membri Peter Artho, Paolo Gabriele, Massimo Suter, Fabio De Robbio del New Orleans di Lugano (nuovo). Nomine anche a Locarno. Alessandro Fuchs del Gruppo Enjoy è stato eletto in Comitato. Gli altri componenti sono: Claudio Risi, presidente; Giacomo Nalli, vicepresidente; e i membri Nunzio Longhitano, Alexa Thio, Ketrin Kanalga, Persyo Cadlolo, Regis Mayor, Luca Reggiori. Alle assemblee regionali degli esercenti-albergatori anche la chiara indicazione per un “no” ai salari minimi Viabilità al collasso, appello del Mendrisiotto 40% 40% 10% 20% 15% 40% 30% 20% 20% 30% 10% 20% 10% 25% 45% 10% 30% 30% 40% 20% 40% 50% 20% 10% 25% Ritorna l’Open Day Primavera alla Grünenfelder di Quartino Dopo il successo dell’anno scorso, si presenta ancora più ricco l’Open Day Primavera 2014, in programma il 14 maggio dalle 14.00 nella sede della Grünenfelder di Quartino (zona piscina). Il programma prevede giochi, degustazioni, cooking e pizza show, animazioni e naturalmente la possibilità di conoscere e apprezzare nuovi prodotti eno-gastornomici. Il tutto con la colonna sonora di Radio Fiume Ticino e la presenza di GastroTicino e del Centro di Competenza Agroalimentare con “Ticino a Tavola”. Un’occasione da non perdere per ristoratori e appassionati di buona cucina. Info: www.gruenenfelder.biz. presenta: SCEF 045 MINIPIZZE FANTASIA (NUOVO) Obiettivi saper fare in modo autonomo un impasto della pizza, saper applicare le tecniche di spianatura, essere in grado di procedere alla porzionatura, conoscere i vari ingredienti e le quantità in base alle proprie esigenze, saper farcire con prodotti di qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l'allestimento di un buffet di aperitivi. Insegnante Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato Data e orario 19 maggio 2014, 13.30-17.30 Costo Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci 40% 20% 30% 50% 20% 30%40% 20% 30%50% 30% 30%10% 40% 10% salari non è compito dello Stato, ma degli imprenditori, lavoratori e parti sociali. Un salario minimo imposto dallo Stato compromette il sistema consolidato di partenariato sociale; gli esercenti, infatti, hanno già un Contratto collettivo nazionale che prevede salari minimi. Un salario minimo fissato dallo Stato renderebbe impossibili soluzioni su misura, condivise e sostenibili. Il risultato sarebbe di mettere a rischio numerosi posti di lavoro. a.p. 50% 40% 10% 20% 25% 15% 40% 30% 30% 50% 30% 20%10% 20% Ti-Press sull’affluenza nei locali, aziende e commerci, e il conseguente scadimento dell’immagine di una regione tra le più belle del Cantone. Ai politici si 10% 20% chiede di fare tutto il possibile per risolvere questa situazione, agendo sui piani del traffico e dei posteggi. Nelle assemblee il segretario cantonale Gabriele Beltrami ha proposto una carrellata sui servizi a favore dei soci, mentre il presidente cantonale Marco Huber ha invitato a votare “no” all’iniziativa sindacale sui salari minimi che minaccia il modello di successo svizzero basato su un mercato del lavoro liberale. Come già ricordato da GastroSuisse, la determinazione dei 40% 15% Due temi forti emergono dalle assemblee sezionali. GastroMendrisiotto ha lanciato un appello ai politici affinché risolvano i problemi legati al traffico nella regione. Non solo negli orari di punta, l’autostrada e le altre arterie si intasano a tal punto da rappresentare un vero problema. Non è solo l’inquinamento a preoccupare, ma anche le conseguenze su turismo ed economia. Davanti alle code chilometriche è sempre più difficile raggiungere il Mendrisiotto, con ricadute negative Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo del QR-code e potrete cliccare sulla notizia per leggere questa settimana: > il nuovo numero di TicinoVino Wine > resoconti assemblee sezionali GastroTicino > approfondimento sul marchio Fourchette Verte all’Ostello del Convento dei Cappuccini di Faido > serata con Paolo Basso a La Sorgente noranco - Losone 35% 25% 30% 45% 20% 25% 50% 10% 40% 50% 40% 30% da 50 anni facciamo Quadrare i vostri conti www.ipppergros.ch www.salario-minimo-no.ch IL CAFFÈ 11 maggio 2014 45 tra virgolette Lo sport Dal Giro d’Italia alle grandi gare amatoriali, per intere giornate in sella. E spesso senza la gloria del successo Idella forzati La testimonianza “La tensione prolungata si supera con la testa” fatica A Ciclismo in numeri 1 Giro d’Italia 2014 Si corre dal 9 maggio al 10 giugno 2014, lungo 21 tappe che sommano 3449,9 km. Partenza da Belfast, in Irlanda del Nord. Il dislivello totale è di circa 15mila metri, 5 in meno del 2013. 2 30.000 km all’anno È la distanza che percorre un ciclista professionista ogni anno fra allenamenti e gare. La media è di 3000 km al mese, se si escludono i mesi invernali, nei quali il lavoro si volge in buona parte nelle palestre. 3 100 km a 100 anni Nel settembre del 2012 il francese Robert Marchand ha percorso 100 km in poco più di 4 ore. Nato il 26 novembre 1911 è diventato il primo centenario a riuscire in questa ammirevole impresa. 4 Race across America È una gara che attraversa gli Usa, da costa a costa. Si corre da Oceanside, California a Annapolis nel Maryland su 4.817 km. Nel 2013 l’austriaco Christoph Strasser ha vinto in 7 giorni, 22 ore e 52 minuti. MASSIMO SCHIRA Reuters Gli inossidabili del pedale lanciano la sfida a se stessi 2 3 1 nastici fin dai mesi di allenamento, con levatacce mattutine per abituarsi alla sveglia che suona presto anche in gara per uno dei momenti fondael 1910, negli anni del ciclismo eroico, mentali nella giornata del ciclista professionisita: per la prima volta nella storia il Tour l’assunzione di carboidrati (spesso de France si avventura sui Pirenei. Una 15 17 pasta). Non è quindi un caso se scelta che costò alla direzione della 18 quello del recupero è proprio uno Antonio corsa un’accusa da parte di Octave La16 14 21 dei problemi in cui, negli anni, ha Robbiani pize, che quel Tour d’antan lo vin12 20 13 1. Belfast - Belfast, anche maggiormente operato il se: “Voi siete degli assassini!”, inveì 19 10 “lato oscuro” del pedale. il baffuto corridore dopo aver per11 21,7 km (cronosquadre) 9 Ma non va neppure dimenticorso i 346 (!) chilometri tra Lu2. Belfast - Belfast, 219 km cato che, accanto al campione, al chon e Bayonne superando, nel3. Armagh - Dublino, 187 km corridore che ha nelle corde la pol’ordine, Peyresourde, Aspin, 4. Giovinazzo - Bari, 112 km tenziale vittoria al Giro o al Tour, ci Tourmalet e Aubisque, e non certo 8 5. Taranto - Viggiano, 203 km sono ciclisti ancor più votati al sasu strade asfaltate di fresco. Semcrificio. La figura del gregario è inpre in quegli anni, il giornalista Al6. Sassano - Montecassino, 247 km fatti centrale nel rapporto tra ciclibert Londres titolò così un suo ar7. Frosinone - Foligno, 211 km 7 smo e fatica, perché i cosiddetti ticolo dedicato al ciclismo sul gior8. Foligno - Montecopiolo, 179 km “portatori d’acqua” accettano di nale Le Petit Parisien: “I forzati 9. Lugo - Sestola, 172 km 4 vivere di luce riflessa (dal camdella strada”. Da quegli anni di ci10. Modena - Salsomaggiore Terme, 173 km pionissimo), magari per anni, clismo d’altri tempi molte cose so11. Collecchio - Savona, 249 km 6 magari senza mai avere la no cambiate e questo sport affapossibilità di arrivare sulla scinante ha vissuto periodi di glo12. Barbaresco - Barolo, 41,9 km (crono individuale) 5 linea del traguardo con le ria e momenti bui. Ma ha mante13. Fossano - Rivarolo Canavese, 158 km braccia al cielo e l’eclair Ti-Press nuto lo charme degli atleti che sfi14. Agliè - Oropa, 164 km della maglietta “ben tirata sù, che c’è da modano il demone della fatica sfidan15. Valdengo - Plan di Montecampione, 225 km strare lo sponsor”. E spesso per uno stipendio poco do, al contempo, se stessi. Come 16. Ponte di Legno - Val Martello, 139 km superiore a quello di un operaio. “In bicicletta puoi gli oltre 200 professionisti scattati 17. Sarnonico - Vittorio Veneto, 205 km andare forte o piano, ma quel che è certo è che di favenerdì scorso da Belfast per i tica ne fai tanta - conclude Felice Puttini -. Lo spiri3.450 chilometri, suddivisi in 21 18. Belluno - Rif. Panarotta, 171 km to di sacrificio che spinge il ciclista a vivere la sua tappe, del Giro d’Italia 2014, che 19. Bassano del Grappa, 26,8 km (crono individuale) passione è comune a tutti quelli che conoscono la prevede anche circa 15mila metri 20. Maniago - Monte Zoccolan, 169 km fatica del pedalare”. di dislivello. [email protected] 21. Gemona del Friuli - Trieste, 173 km Fonte: Gazzetta dello sport Q@MassimoSchira Si può essere un semplice ciclista della domenica, oppure un professionista navigato, ma spingere sulle pedivelle costa sempre dei sacrifici, ma sorretti da tanta passione. “Anche dopo gli anni di sofferenza ad alti liNO+VELLO LEADER MONDIALE NELLA FOTODEPILAZIONE velli, la passione per questo sport rimane - osserva l’ex professionista ticinese Felice Puttini, che accompagna spesso gruppi di cicloamatori -. Ovviamente non ti fai più del male come quando corrervi per vincere. Affronti la bicicletta con un po’ più di relax”. Il successo del ciclismo come disciplina amatoriale è segnato peraltro anche dalle numerosissime prove per semplici appassionati che accompagnano le gare dei professionisti. Dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix, tanto per fare qualche esempio. O come la 1.001 miglia italiana oppure la Parigi-Brest-Parigi. Corse di gran fondo a cui partecipano anche cicloamatori ticinesi (vedi articolo a lato). “Siamo stati di recente con un gruppetto alla Parigi-Roubaix amatoriale, in cui abbiamo percorso gli ultimi 180 chilometri del percorso originale, compresi i tratti di pavé per un totale di 52 chilometri. La Roubaix l’ho fatta due volte da professionista, la ricordavo dura, ma ora l’ho ritrovata ancor più dura - racconta Puttini ridendo -. Per gli amatori che ho accompagnato è stato un vero choc, RITAGLIA QUESTO ANNUNCIO E POTRAI USUFRUIRE perché quanto si vede in televisione è molto lontaDI UNO SCONTO DI CHF 10.- SUL PRIMO TRATTAMENTO no dalla realtà di quel particolare percorso”. DA EFFETTUARSI ENTRO IL 31 MAGGIO 2014 Non è un caso se, anche nel ciclismo professionistico, corse come il Giro o il Tour vengono vinte quasi sempre dall’atleta con la miglior capacità di 10 CENTRI IN TICINO! SCOPRILI SU recupero. Magari non da quello più forte sulla carta, ma da quello che ha la miglior capacità di assorbire lo sforzo. Imponendosi ritmi di vita quasi mo- N LE TAPPE del Giro d’italia FA GLI AUGURI A TUTTE LE MAMME! www.nomasvello.ch ntonio Robbiani è un corridore di lunghe distanze. Al 64enne bellinzonese piace molto cimentarsi con competizioni che vanno a solleticare i limiti fisici. “Nel 2010 ho portato felicemente a conclusione la 1001 miglia italiana - afferma Robbiani -. Ho percorso i 1.625 chilometri in 4 giorni, 19 ore e 57 minuti. A pensarci mi vengono ancora i brividi”. Il ticinese ha dovuto sorbirsi 22mila metri di dislivello, dopo una prima metà di gara praticamente in pianura. È nella seconda parte della prova che Robbiani ha capito quanto fosse importante dosare le forze. “Rivivendola col senno di poi, devo ammettere che ho affrontato il percorso un po’ da incosciente - ammette -. Nei primi 6-700 chilometri ho cercato di stare con i migliori e ce l’ho anche fatta. Poi però ho pagato quello sforzo a carissimo prezzo”. Le difficoltà sono aumentate esponenzialmente, soprattutto quando Robbiani si è ritrovato solo: “È lì che bisogna tirare fuori tutto, quando si è isolati, sia fisicamente, sia mentalmente”. Il sapere affrontare la fatica è una condizione che in quei lunghissimi momenti è di fondamentale importanza. “La mia ricetta personale è semplice, bisogna fissarsi degli obiettivi a medio-corto raggio. Se ci si impone una meta troppo esigente, non si arriva da nessuna parte”. Quando le forze vengono meno è quindi il lato mentale a dover essere a prova di bomba. Anche perché non si è mai al riparo da inconvenienti inattesi. “La testa dev’essere l’organo che funziona meglio in tutto il corpo - conferma Robbiani -. Sennò quando si sbaglia strada la notte e non si capisce più dove ci si trova può subentrare la disperazione”. Per non parlare di quando anche il corpo manda segnali preoccupanti. “Quando non si dorme per giorni interi o il sedere si riempie di piaghe, la tentazione di fermarsi è fortissima confessa il cicloamatore -. Bisogna allora pensare a tutto l’allenamento che si è fatto prima della partenza e dirsi che mollare in quel momento non sarebbe onesto verso noi stessi e verso chi ci ha sostenuto”. Il sopracenerino vorrebbe ripetere la performance anche nel 2015. “Stavolta però con altri appassionati, non più da solo. L’esperienza insegna che l’unione fa la forza”. o.r. IL CAFFÈ 11 maggio 2014 46 tra l’incontro virgolette Chi è Ti-Press Frate cappuccino, responsabile del “Tavolino Magico”, l’aiuto alimentare per i bisognosi, e della Mensa sociale - Centro Bethlehem gestita con le Acli di Lugano “Sono l’ultima àncora di salvezza” GIUSEPPE ZOIS L’ Ti-Press aiuto al prossimo, che fra Martino Dotta ha messo in atto a favore dei meno fortunati nel Ticino, è un fiume che viene da lontano, con sorgente nel Vangelo e in un suo interprete straordinario di nome Francesco da Assisi. Ma a dare il nome a questa rete di sostegno, voluta per chi fatica a sbarcare il lunario, ci hanno pensato nientemeno che i fratelli Grimm con la loro suggestiva favola del “Tavolino Magico”. In sintesi, questa storia narra del figlio maggiore di un povero sarto che era andato a imparare il mestiere da un falegname. Lo apprese con tale passione che quando, finito il tirocinio, dovette partire, il maestro gli regalò un tavolino di legno comune. Niente di speciale a vederlo, però magico. Quando lo si metteva a terra e si diceva: “Tavolino apparecchiati!”, comparivano tovaglia, piatto, posate, vassoi di lesso e arrosto e ogni ben di Dio, perfino un bicchiere di vino. Dopo oltre due secoli, l’incanto dell’istruttiva fiaba dei fratelli tedeschi si rinnova, in Ticino e altrove in Svizzera, moltiplicando e distribuendo aiuti. Il “falegname” prodigioso del Tavolino Magico da noi, tra bisogni che spesso non vediamo ma che sono acuti e diffusi, è fra Martino, originario della Collina d’Oro e stanziale a Bellinzona. Il suo convento è la città, sono le periferie, i paesi, la strada. Lui è dappertutto dove si può andare incontro all’uomo. Il cappuccino ripercorre così quest’avventura benefica: “Il Tavolino Magico è un sostegno alimentare alle persone in difficoltà. Si cominciò nel 1999 sulle sponde della Limmat, a Zurigo. Da noi è arrivato otto anni or sono. Fin dall’inizio sono stato coinvolto nel progetto e ne sono diventato il referente nel luglio 2010”. E il 16 maggio l’associazione svizzera Tavolino Magico terrà la sua assemblea nazionale, oltre 550 persone, per la prima volta in Ticino. Da quattro anni l’uomo in saio si sta spendendo per arrivare sui molti avamposti delle necessità. “Uno dei principali scopi è quello di recuperare quanto più cibo possibile, cibo in esubero di produzione oppure tolto dalla vendita, perché con data a termine. Siamo nell’ordine di tonnellate di alimenti che finirebbero buttati. L’anno scorso, a livello svizzero, abbiamo recuperato 2.500 tonnellate, nel Ticino 443. Si parla di pane, frutta, verdura, latticini, formaggi, bibite, prodotti semilavorati come ravioli, tortellini, cannelloni, lasagne e poi carni, salumi, pesce inscatolato, dolci. A tutto ciò si aggiungono talvolta cosmetici, prodotti per la pulizia, pannolini, fazzoletti in confezioni danneggiate”. L’itinerario della generosità da ridistribuire è ramificato in molte direzioni, cammina su molte gambe ed è mosso da centinaia di braccia - 250 volontari nel cantone, oltre duemila nella Svizzera - verso negozi, supermercati, grossisti, produttori vari, piccoli e grandi. Il tutto è convogliato a Cadenazzo, qui c’è il quartier generale per la Svizzera italiana e vi lavorano una quindicina di addetti che svolgono programmi occupazionali per disoccupati. Qui la merce è controllata, preparata e poi smistata, dopo minuzioso esame di ogni tipo di prodotto, data di scadenza, priorità. La distribuzione è nel pomeriggio, quando giorno dopo giorno si raggiungono i dieci luoghi che fanno da perimetro al Tavolino Magico, dal Mendrisiotto alla Mesolcina, dal Luganese al Locarnese. “La media è di 1.300 donne e uomini Fra Martino Dotta a settimana, che accorrono, pagando simbolicamente un franco. Il piccolo obolo ha un doppio significato. Intanto è un contributo, anche se minimo, dato dai beneficiari condizione richiesta è quella di essere residenti - i quali dispongono di una Carta acquisti, rilasciata dai Servizi sociali. E poi è un modo per rendere attive le persone, di farle partecipi e non solo fruitrici passive”. Fra Martino vede nel movimento che ha messo in piedi e di cui è attento e puntuale regista, un modo di far del bene: sia a livello di chi dona, sia di volontari, sia di lavoratori impiegati con i programmi occupazionali. L’altro impegnativo scalo di accoglienza e convivialità è la Mensa sociale - Centro Bethlehem, nella nuova Casetta Gialla dietro la pista della Resega. In questa struttura, gestita con le Acli di Lugano, si registra una media di 30 pasti al giorno, tutti i santi giorni dell’anno, con l’aggiunta di 5-10 persone che vi transitano per fare la doccia o provvedere al bucato. “Tra gli ospiti che ormai sono diventati quasi regolari - annota fra Martino si sono create amicizie e questo è positivo, perché vogliamo essere una mensa aperta e non dei poveri, frequentata talvolta anche da persone che si sentono sole”. Alla Mensa si danno da fare sei operatori sociali diplomati, un cuoco professionista e, a turno, persone disoccupate che svolgono lavori di cucina e di pulizia. L’arroganza più intollerabile, secondo fra Martino, è quella che si annida nell’individualismo esasperato, che sfocia nel mancato riconoscimento all’altro della pari dignità. “Molti oggi ripiegano su se stessi - spiega il frate - e questo è un modo infallibile per ingrossare il flusso degli egoisti, individui che semplicemente ignorano il prossimo, non si accorgono di chi è tormentato e fa fatica. In determinati servizi del Cantone, ad esempio, trovo talora forme di umiliazione che feriscono l’uomo, magari chi chiede un’informazione sui diritti delle persone, sui possibili aiuti. È la prepotenza di chi si sente forte sul debole”. Il termometro rivela una temperatura sociale da tenere ben osservata. “La povertà nasce in mille maniere. Dovunque ci muoviamo, ci imbattiamo in forme di emarginazione, solitudine, autoesclusione, indifferenza, rapporti famigliari e interpersonali sfilacciati, precarietà. Le categorie più vulnerabili sono i giovani, gli anziani, gli stranieri che vivono l’esperienza dello sradicamento. Intervenire non è sempre facile. Decisiva resta la relazione che riusciamo a stabilire, con il farmaco più efficace: calore umano, fiducia, empatia”. Lui interviene aiutando, tamponando, rimediando a situazioni incresciose, per riavviare alla dignità del vivere: “Quando uno si trova nel bisogno, spesso non sa più a che porta bussare. A volte servono interventi rapidi e la burocrazia ha il passo lento. In qualche caso ho la sensazione di rappresentare una scorciatoia: si rivolgono a me per non dover seguire una lunga trafila; oppure divento l’ultima àncora di salvezza. Io accolgo, ascolto, mi adopero come fratello, anche nei casi di ricadute e di probabili, quasi scontati, nuovi sbandamenti. Sotto le apparenze del povero so che c’è Cristo e devo riconoscervelo”. Fra Martino ha attivato con canali moderni forme antiche di assistenza in stile fancescano. Vive il suo prodigarsi come testimonianza coerente con la sua vocazione ed esprime la fede attraverso la concretezza, tra le luci, le ombre, le fatiche, le speranze. “Quante volte, nel vortice di dolori e di angosce, mi sento chiedere dov’è Dio? Io so che c’è ed è Padre che si manifesta nella Provvidenza”. La parabola che fa da filigrana alla sua azione è quella del Buon Samaritano, dell’uomo che sulla via di Gerico si presenta subito come una persona vera. Altri, prima, passano e tirano dritto; lui invece soccorre il ferito con dieci azioni: lo vide, si mosse a pietà; si curvò su di lui; gli fasciò le ferite; gli versò vino e olio; lo caricò sul suo giumento; lo portò in albergo; si prese cura di lui; pagò il conto. Ecco: l’amore è proprio un mistero più grande della vita! IL CAFFÈ 11 maggio 2014 47 leopinioni Tre mesi e mezzo di viaggio, una vera odissea, all’età di 16 anni per arrivare in Ticino dall’Iran. Poi l’internamento nei campi profughi e l’apprendistato come elettricista. Ora il sogno di proseguire gli studi e diventare ingegnere. È questa in sintesi la storia di Hamid, un giovane afgano simpatico e intelligente, che parla perfettamente l’italiano e con il quale è davvero piacevole intrattenersi. Sulla sua storia si potrebbe girare un film, per il momento a lieto fine, ammesso che qualche cavillo burocratico non comprometta tutto. Hamid parla della sua vita con minuzia di particolari come se raccontasse la vicenda di qualcun altro, con quel distacco che solo un ragazzino intelligente come lui può avere. Un ragazzino che ha studiato nel suo Paese solo fino alla terza elementare, ma che l’anno scorso agli esami finali di elettricista montatore è risultato migliore allievo su un totale di 60 partecipanti. FUORI DAL CORO GIÒ REZZONICO Ma iniziamo con ordine, dal suo terribile viaggio in partenza dall’Iran, dove era emigrato clandestinamente all’età di 14 anni per sostenere finanziariamente la sua famiglia rimasta in Afganistan. La sua meta finale era la Norvegia, ma si è fermato a Chiasso, passando per la Tur- chia, la Grecia e l’Italia. “I passatori racconta - mi hanno portato dapprima in un villaggio iraniano sul confine con la Turchia dove ho vissuto per alcune settimane a casa loro, nascosto in uno scantinato senza mai poter uscire. Da lì ho oltrepassato il confine e sono rimasto segregato per un altro periodo in una casa di un villaggio turco prima di raggiungere Istanbul, dove pure mi hanno nascosto in attesa di trasportarmi lungo la costa per imbarcarmi alla volta della Grecia. Dopo un breve viaggio in mare, la polizia greca ci ha intercettati, arrestati e spediti in un campo profughi ad Atene, dal quale sono scappato. Mi sono diretto verso il porto, dove mi sono imbarcato su una nave in partenza per l’Italia aggrappandomi sotto un camion che stava salendo a bordo. Ho dormito la notte là sotto e quando il mattino il conducente ha riacceso il motore mi sono svegliato e mi sono di nuovo aggrappato al telaio. Una volta sbarcati ho viaggiato un’ora in quelle condizioni, fino a quando ci siamo fermati a una stazione di servizio. Stordito e sfinito, sono fuggito in un bosco. Quando ho raggiunto un paesino e ho visto una bandiera italiana sventolare sul balcone di un palazzo ho RENATO MARTINONI LIDO CONTEMORI I conti per il popolo li fa un D’Artagnan Sì studi l’antica Roma ma anche il presente Scriveva uno storico francese, Paul Hazard, nel 1935: “Si impiegano vari anni, nelle scuole, a far leggere ai giovani le storie di Roma: quanto sarebbe meglio istruirli intorno all’epoca in cui sono chiamati a vivere!”. Certo la critica può prestarsi a qualche discussione. Ma non va dimenticato, in primo luogo, che essa nasce in anni difficili per l’Europa. Nel tempo cioè che scorre rapido fra due guerre terribili e disastrose. In un’epoca nefasta in cui a farla da padrone sono il Nazionalsocialismo, il Fascismo e lo Stalinismo, e le menti meno esaltate guardano con preoccupazione a quello che già succede e temono ancora di più per quello che, ahimè, capiterà davvero di lì a pochi anni. È forse importante conoscere la leggenda di Romolo e Remo, o imparare a memoria i nomi dei sette re di Roma, ignorando quello che intanto avviene nel tempo dei regimi totalitari: le repressioni, le violenze, il razzismo, le deportazioni? È quasi banale concludere che l’invito del grande studioso della storia europea era più che fondato. E che andrebbe ascoltato ancora oggi. Invece, nelle scuole, parlando di storia e di cultura, si continua a studiare quasi esclusivamente il passato. Dimenticando troppe volte l’epoca in cui viviamo. Vero è che occuparsi del presente è difficile. Mancano a volte gli strumenti didattici, cioè i libri; le informazioni televisive sono spesso più cronaca nuda, e magari di parte, che approfondimento; e i materiali sulla rete sono tanto eterogenei e incontrollati da diventare ingestibili. Si potrebbe anche obiettare che il tempo è medico e che parlare del passato, studiandolo nelle scuole, consente almeno di guardare gli eventi con più distacco e con meno ardori umorali. E si può aggiungere che troppo spesso il presente è banale, a volte anche malinconico, o che mette paura e magari pure angoscia. Ma tutto ciò non può dispensare una scuola seria, al passo con i tempi, e soprattutto desiderosa di educare i propri allievi, dal doversi impegnare a fondo anche sull’oggi. Perché se è vero, forse, ma non è certo, che la storia è maestra di vita, e se invece è certo che, per capire il presente, bisogna conoscere bene il passato, è altrettanto assodato che noi viviamo nel presente e non, anche se qualche volta siamo tentati di farlo, nel passato. Dare uno sguardo serio sull’oggi non può essere dunque che salutare. Perché solo questo ci aiuta a meglio capire e a meglio orientarci. Lasciamo dunque in santa pace, a scuola, i due gemelli romani sotto le poppe della Lupa. E ricordiamoci, senza inutili remore, che è compito del presente occuparsi anche del presente. Caro Diario, capita che un collega e amico, nella sua lunga esperienza di impegno in politica, dunque per gli altri, arrivi sullo scranno di presidente del Gran Consiglio. Bello vedere Gianrico Corti su quest’alta cima, dopo una lunga salita e ora dovrà pure rimettersi a sgroppare, perché ha davanti un gran lavoro da affrontare. E non sarà su una scala di velluto. Gianrico è un uomo di parte, dichiarata: un socialista che crede nella forza dell’Idea e dell’Ideale nonostante tutto; uno che non ama gli steccati ma preferisce i ponti. Ha dalla sua un percorso che è sotto gli occhi dell’opinione pubblica per quel che ha fatto, sia da consigliere comunale e deputato, sia da giornalista a Besso e Comano, schierato dalla parte di chi ha bisogno di voce. MESTIERE E ITINERARIO PUBBLICO, nel suo caso, hanno una convergenza che tratteggia nitidamente una tensione etica, di servizio e di aiuto verso chi arranca. Nello zaino delle sue qualità tiene una bella scorta di risorse, che si chiamano capacità di ascolto, apertura al confronto, mancanza di preconcetti, rispetto degli altri; e poi, pazienza, tolleranza, senso della realtà, esercizio continuo con l’alfabeto della modernità. Il neo-presidente incarna una felice sintesi tra ieri e domani. Conosce, per averla respirata e praticata, l’appartenenza ai partiti com’erano (è nel Ps dal 1967!), quando ancora per presentarsi servivano le suole delle scarpe e bisognava incontrare la gente, tenere comizi, roba ormai da museo. Ha attraversato stagioni di mutamenti epocali a tutti i livelli, saldo nella sua visione, nella scia di un capocordata come Giovanni Cansani (e non è casuale che sia stato proprio lui a tesserne un commovente ritratto nell’ora dell’addio). LA VITA gli ha insegnato che ogni scalata è lenta, laboriosa, dura, lastricata di sacrifici, incomprensioni, delusioni, anche dolori. Ma, “a conti fatti“, per parafrasare il titolo di una sua fortunata trasmissione in Tv, sa che è un passaggio obbligato per raccogliere, interpretare e rispondere alle attese dei cittadini. Gianrico ha il senso delle istituzioni e dello Stato, è portato per indole e per scelta alla mediazione e questo gli servirà enormemente in un anno che conduce al capolinea della legislatura, con annessi e connessi di campagne elettorali sempre più aspre, tra sgambetti, calci negli stinchi e anche più su, entrate a gamba tesa. Allenato a scalare metaforicamente ogni giorno, il D’Artagnan del Ceresio è anche uno che non ama le inutili creste di parole. Come il famoso moschettiere di Guascogna cui si è riferito, ha un segno particolare inconfondibile e si chiama umanità. Corpi scolpiti nel marmo per celebrare la bellezza UNA DOMENICA IN MOSTRA CLAUDIO GUARDA ilcaffè Settimanale di attualità, politica, sport e cultura (Forum Claudii Vallensium) e pertanto ricca di vestigia e reperti romani come ben sa chi ha visitato la città, i suoi monumenti, oltre che il parco o gli spazi interni della Fondazione Gianadda. A partire da quei due ritrovamenti, si è pensato di costruire un percorso espositivo incentrato sulla “bellezza del corpo umano” dentro l’arte che dall’antica Grecia arriva fino alla nuova Roma. La sfida era quella di ottenere i prestiti necessari (cosa oggi sempre più difficile per l’arte antica) per mettere insieme una mostra tematicamente unitaria e di qualità. Il risultato non è solamente brillante, ma forse unico, vi- Direttore responsabile Lillo Alaimo Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi avuto la conferma che mi trovavo in Italia”. Dopo una lunga serie di peripezie, che sarebbe troppo lungo raccontare, e aiutato dal buon cuore di alcuni carabinieri, Hamid è poi arrivato a Roma, dove un passatore gli ha proposto di pagare 150 euro per trasportarlo in Svizzera assieme ad altri giovani afgani. Il resto della storia lo conoscete. Oggi Hamid ha un permesso F, quindi provvisorio. È perfettamente integrato. Durante il tempo libero divora manuali di lavoro e frequenta corsi di ogni genere: di integrazione, di lingua. Le vacanze le trascorre alla scoperta del Ticino acquistando un biglietto Arcobaleno. Ma il suo sogno sarebbe quello di iscriversi alla Scuola Universitaria professionale (Supsi). E sono persuaso che ce la farà, perché ha la grinta per riuscire, a meno che la burocrazia ci metta lo zampino e frantumi i sogni di questo giovane simpatico, meritevole di aiuto e di fiducia. FOGLI IN LIBERTÀ COLPI DI TESTA GIUSEPPE ZOIS Vicedirettore virgolette Il sogno dell’afgano Hamid da profugo a futuro ingegnere IL DIARIO La possibilità di ammirare un centinaio di pezzi archeologici, alcuni dei quali di straordinaria bellezza, tutti provenienti da un’istituzione di fama mondiale come il British Museum di Londra, fa di Martigny un punto catalizzatore della stagione espositiva in Svizzera. Ne è stata occasione la scoperta di due sculture romane in marmo bianco del II secolo dopo Cristo, sul metro di altezza, avvenuta nel giugno del 2011: due magnifici torsi, con vari altri frammenti, appartenenti a due statue di Ercole e di Apollo che ornavano un’antica villa locale. Martigny era infatti la capitale romana del vallese tra sto che il British Museum – cosa inusuale – ha consentito alla Fondazione di attingere oltre cento pezzi dalle sue ricche collezioni, permettendole così di costruire un percorso coerente e funzionale: tanto in sculture di piccolo medio e grande formato, quanto in una serie veramente eccezionale di vasi greci. È come se una parte del British Museum si sia momentaneamente dislocata in Svizzera. Il pregio della mostra si misura su più livelli, a cominciare ovviamente dalla qualità e rarità dei pezzi esposti (il che potrebbe anche solo bastare), fino ad arrivare all’impianto concettuale Società editrice 2R Media Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser Direttore editoriale Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 Fax 091 756 24 19 [email protected] e al suo taglio didattico. Suddivisa in 7 sezioni, introdotte da un pannello esplicativo cui seguono le relative opere con tanto di breve scheda a commento, la rassegna intende evidenziare temi, miti e forme di quell’antica civiltà greca che aveva messo la figura umana al centro del suo universo, tanto che pure gli dei avevano forme, desideri e comportamenti umani. Attraverso i vari reperti si documentano così il culto della bellezza nel corpo sia maschile che femminile in sé e nella competizione atletica, la concezione del divino, la nascita e la morte, nonché il richiamo del corpo: l’eros, la sessualità, il matriRESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 Fax 091 756 24 97 LA BELLEZZA DEL CORPO NELL’ANTICHITÀ GRECA Fondazione Gianadda, Martigny Fino al 9 giugno monio. Ma l’esposizione, se ci si concede il tempo per osservare le opere e leggere le schede, diventa anche un viaggio attraverso i tempi dell’arte colta lungo la sua evoluzione stilistica sull’arco di un buon millennio e oltre: dalle forme più arcaiche come le sculture cicladiche o i “couroi”, alle forme nobili e idealizzanti del classicismo greco nel V-IV secolo a.C:, fino al periodo più tardo tanto dell’Ellenismo quanto del realismo i quali trapassano poi nella civiltà romana documentata in non poche opere, oltre che nei due marmi all’origine della mostra: e qui il cerchio si chiude. STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil 6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 Tiratura (dati Remp ‘12) 56’545 Lettori (dati Mach ‘12-’13) 106’000 Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale) Abbiamo letto “Heidi” di Johanna Spyri durante una malattia infantile, orecchioni o morbillo. Eravamo tre figli, la mamma ragionava così: quando uno portava a casa una malattia da scuola, niente isolamento o quarantena. Meglio contagiare gli altri, per sbrigarsela in un colpo solo e in un tempo ragionevole. Anni dopo abbiamo scoperto che la nonna di un conoscente era più pragmatica. La stessa caramella passata di bocca in bocca tra i nipotini garantiva la riuscita del piano. (Erano mosse come queste e un po’ di giochi nel fango che tenevano lontane le allergie). Abbiamo letto “Heidi” sotto le coperte, da malatini, senza particolare passione. Con un certo stupore l’abbiamo rivista in tv, nel fumetto giapponese dello studio Ghibli, fondato dai registi Hayao Miyazaki e Isao Takahata (il no- La letteratura si serve a tavola con Heidi e l’Ulisse di Joyce CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO me non si riferisce al vento del deserto, ma a un aeroplano progettato dall’ingegner Caproni, protagonista dell’ultimo film diretto dal maestro dell’animazione giapponese, “Si alza il vento”). La designer americana Dinah Fried ricorda invece i crostoni di formaggio che il nonno di Heidi portava in tavola. La raclette preparata sul camino è uno dei piatti letterari cucinati e fotografati nel suo libro “Fictitious Dishes” (edito da Harper Design). Un lavoro che le è costato fatica: praticamente vegetariana, non avrebbe mai immaginato di chiedere al macellaio un rognone di maiale per mettere in tavola il pasto di Leopold Bloom in “Ulisse” di James Joyce. Per il cibo servito allo sca- rafaggio Gregor Samsa dalla pietosa sorella Grete, ha raccolto verdura marcia, ossi spolpati in salsa rancida, un vecchio pezzo di formaggio che Gregor in forma umana aveva giudicato immangiabile. Il tutto armoniosamente disposto su un foglio di giornale. La biografia di Dinah Fried su internet aggiunge “amateur table-setter”, che è come dire “apparecchiatrice dilettante”. Ogni pasto viene fotografato dall’alto con le stoviglie e le posate giuste, i bicchieri adatti. Il tavolaccio per la zuppa di vongole in “Moby Dick” e la tovaglietta di lino ricamato per le madeleines di Marcel Proust. I cucchiai di legno per la gelatina di ribes che mai si addensa come dovrebbe in “Piccole donne”, gli arredi da casa di bambola con cui Gulliver mangia assieme alla regina nel paese dei giganti. I cupcakes ora di moda escono da una pagina di “Le correzioni” di Jonathan Franzen, e sono alla menta. La cuoca letteraria avrebbe potuto scegliere anche certi antipastini nouvelle cuisine che mandano in confusione il genitore con l’Alzheimer (una sedia disegnata da un architetto completa il disastro). Clamoroso errore nella foto che illustra il pasto mediterraneo di “Il talento di Mr Ripley”. Patricia Highsmith parla di pasta e insalata, Dinah Fried capisce “rucola” e la mette come contorno nel piatto degli spaghetti. 11 maggio 2014 Il Paese nel racconto popolare www.caffe.ch [email protected] Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 35 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni Questa storia mi puzza S aranno stati almeno sei mesi, forse di più. Ogni volta che il Carlo - il Caverzasio, maestro elementare dell’appartamento numero 4 - faceva tardi al lavoro per qualche riunione e rientrava attorno alle nove della sera, sentiva una gran puzza di pesce. Sì, in parte era normale! Cosa si può pretendere se sulla corte della casa di ringhiera c’era il retro della pescheria del Mark Schaeppi?! Ma la puzza da qualche mese - non sempre in verità era davvero nauseabonda. Il che non si giustificava. Scarti di giornata e pesce vecchio - chissà com’erano organizzati! - venivano portati altrove. Non certo gettati nei cassonetti, che la pescheria aveva sul retro e che servivano solo per la carta, le cassette in legno e il polistirolo. Quindi?, si domandava il Carlo che ne aveva parlato anche con il Lüis Vosti, il pensionato vedovo del ballatoio al primo piano. Il Lüis qualche volta era sceso ad accertarsi, ma..., a quell’ora della sera lui voleva seguire il Quotidiano della Rsi. Non aveva tempo, per quanto ‘sta storia della puzza gli desse particolarmente fastidio. Insomma, il regolamento della casa parlava chiaro in fatto di rifiuti e cattivi odori che fuoriescono dalle finestre delle cucine aperte... È il regolamento, porco di un cane, varrà anche per la pescheria, no! Una sera che il Carlo ritornò a casa presto, si mise d’accordo con il Lüis. «Verso le otto scendiamo e andiamo a verificare. Perché la cosa, signor Luigi, è strana. Alle sette immediatamente dopo che la pescheria chiude, di puzza non se ne sente proprio, ma poi...». L’aria quella sera era tiepida. Quasi quasi pareva d’essere a fine primavera. Il Carlo aprì la finestra della cucina per far uscire quella puzza di cavolfiore fritto che aveva impregnato anche i vestiti. Saranno state le otto e mezza e in casa avevano appena terminato di cenare. Sentì un rumore nella corte. Un auto. A quest’ora, ma chi può essere? Era uno dei furgoncini della pescheria. Il Carlo si sporse dalla finestra. Oporcocane! Ma quello lì è il Mark, lo Schaeppi, il proprietario della pescheria. Non ci volle molto a capire che stava aprendo il retro del furgoncino e... Oporcocane!, esclamò, questa volta quasi ad alta voce, il Carlo. Prende delle cassette piene e le getta nei cassonetti. Venti minuti dopo, quando il furgoncino dello Schaeppi se n’era andato, il Carlo e il Lüis erano al centro della corte pronti per la missione. Anche se ormai la cosa era chiara! Tirarono su col naso e... Non c’era dubbio. La puzza di pesce era delle peggiori. E dentro i cassonetti c’erano tre o quattro cassette mezze piene di... Boh, parrebbe insalata di pesce, dissero i due investigatori. Ma anche quelle cose che si offrono negli aperitivi, in quelle cene..., mah, di rappresentanza o come cavolo si dice. Che fare? La storia della puzza andava avanti da troppo tempo. Ogni tanto - due tre volte al mese, in serata e sino al mattino presto quando passava il camion della spazzatura - la corte della casa era inavvicinabile. Possibile che anche gli impiegati della nettezza urbana non s’accorgessero di nulla?! Eppure! Il Lüis e il Carlo avevano deciso di attendere. Ma cosa? Ogni tanto spiavano le mosse dello Schaeppi. Era sempre, ma proprio sempre lui, il titolare della pescheria, ad arrivare col furgoncino e a gettare nei cassonetti quel pesce puzzolente. A volte arrivava anche alle undici, a mezzanotte. Glielo diciamo o no? Quando il Lüis e il Carlo s’erano quasi decisi di affrontare il Mark Schaeppi, al Lüis si accese una lampadina. E avvenne immediatamente dopo l’incontro per strada con un medico del pronto soccorso, un vecchio amico di sua figlia Giulia, tale Mombelli. Un incontro di cui non parlò al Carlo, ma al quale però disse: Quando passava il camion della spazzatura, la corte della casa era inavvicinabile «Forse ho capito! Per carità, è solo un sospetto, ma fondato. Sa come si dice?!, tre indizi fanno una prova». «E lei quanti ne ha?», chiese il Carlo. «Diciamo mezzo. Per ora. Mi dia qualche giorno». Il Piero Savoca era un frontaliere impiegato nella pescheria dello Schaeppi. Un lavoratore serio, come d’altra parte il suo datore di lavoro. Uno svizzero tedesco che arrivava prima degli altri e se ne andava dopo tutti. Anche per questo i sospetti del Lüis andavano ben verificati. E il Piero Savoca avrebbe potuto dargli una mano. Una sera più fredda del solito e un po’ nebbiosa, mentre il Piero stava pulendo il retro della pescheria per la chiusura, il Lüis scese. «Ciao Piero, senti, toglimi una curiosità. Ma la Franca Colombini, sai quella bella signora...». «Ma sì, la signora Franca, certo che la conosco». «Ecco, ma..., scusa se te lo chiedo, oltre ad essere una vostra cliente, non è che per caso....». «Eh, signor Luigi, se ne è accorto anche lei! Ma sì, credo..., anzi sono certo, ha una relazione col signor Shaeppi». Ed ecco completato il primo indizio. La Colombini sta con lo Schaeppi. Tutti e due liberi sentimentalmente. Che c’è di male? Nulla, se non fosse che..., si diceva e ridiceva in testa il Lüis sapendo già dove andare a parare. O meglio: sapendo dove trovare il secondo indizio. «Senti Guido, posso farti una domanda?», fece il Lüis dopo aver atteso un’oretta fuori dal pronto soccorso. Sapeva che il dottor Mombelli sarebbe uscito per la pausa caffè di metà mattinata. «L’altro giorno mi hai detto che sono alcuni mesi che ogni tanto arriva da voi gente con... intossicazioni alimentari, si dice così no?». «Certo, ma non abbiamo avuto modo sino ad ora di verificare..., di capire se ci sono cause comuni». «Sapresti dirmi le date in cui..., gli ultimi casi eh, non tutti, le date in cui questa gente è venuta da voi?». Un po’ malvolentieri, ma nemmeno troppo, dopo un giorno il dottor Mombelli diede le date al Lüis. Si trattava dell’ultimo mese. Tre giorni. Il Vosti non ci mise molto a verificare. Al bar di fronte a casa trovò i vecchi quotidiani che cercava. Sfogliò e... Ecco il secondo indizio. C’era un tempaccio la sera che il Carlo, quasi un mese dopo la prima scoperta del furgoncino dello Schaeppi, stava rientrando a casa. Il Lüis lo bloccò. Fecero mente locale e riuscirono a ricostruire le date in cui, nell’ultimo mese, avevano visto lo Schaeppi scaricare cassette. Le date collimavano. Ecco il terzo indizio e di lì a poco, tempo qualche settimana, i giornali raccontarono... il primo, il secondo e il terzo indizio. Tutti uniti in una storia di malcostume politico. “Nella mattinata di ieri il procuratore generale ha fatto un blitz negli uffici del Municipio. Interrogata, con altri impiegati (soprattutto della nettezza urbana) la responsabile del dicastero Cultura, Franca Colombini. Il Ministero pubblico ha aperto un’inchiesta (si parla di amministrazione infedele e infedeltà nella gestione pubblica) dopo aver ricevuto una lettera anonima. Per anni il catering di tutte le manifestazioni culturali del Comune è stato affidato, senza alcun concorso (nonostante i costi superassero i limiti consentiti) alle ditte di Mark Schaeppi, titolare tra l’altro di una pescheria in centro. La magistratura ha sequestrato anche della documentazione al pronto soccorso cittadino”.
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