tra - tages anzeiger

In edicola Fr. 2.– / € 1,35
La corsa
Le prove
Il fenomeno
MARCEL KITTEL
IN VOLATA
VINCE AL GIRO
A BARCELLONA
TUTTO IN MANO
AD HAMILTON
I “FORZATI”
DELLA FATICA
SU DUE RUOTE
A PAGINA 14
MORO A PAGINA 15
Reuters
Losport
9
771660 968900
GAA 6600 LOCARNO –– N. 18
18
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35)
L’editoriale
SCHIRA A PAGINA 45
La tendenza
Domenica
11 maggio 2014
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
Anno XVI • Numero 18
Non rompete
più le scatole
agli... alimenti
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TORREFAZIONE
DI CAFFÈ
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ALLE PAGINE 18 e 19
UN PARTITO
SENZA PIÙ
“TERRITORIO”
IL REPORTAGE
LILLO ALAIMO
Il dramma e le speranze di migliaia di siriani
alla periferia di Milano. Mentre in Svizzera
aumentano gli appelli per accogliere i profughi
Aiutiamoli!
I
l Plrt, quanto meno nell’immediato e nel medio termine, parrebbe destinato a trasformarsi
in un partito senza “territorio politico”. Né radicale, votato alle aperture e al riformismo, né liberale,
orientato alla tutela del mondo
economico. Così parrebbe. Prova
ne sia la posizione di difficile comprensione espressa in settimana
dal presidente Rocco Cattaneo.
L’accordo con l’Italia sui frontalieri va disdetto e non importa,
ha di fatto detto il presidente, se rischia di saltare anche il resto. Ovvero - come hanno fatto notare tutti, ma proprio tutti gli ambienti
economici e finanziari -, anche
l’accordo contro la doppia imposizione delle imprese e, soprattutto,
la trattativa sui capitali italiani in
Svizzera. E non importa, a Rocco
Cattaneo, se anche i due ministri
dell’economia e delle finanze,
quello federale e quello ticinese,
hanno espresso uguale preoccupazione.
segue a pagina 8
BASSI e GUENZI alle pagine 2 e 3
L’intervento
Con i ristorni
non facciamoci
male da soli
MANUELE BERTOLI *
Il pizzino
I
Ma che glieli
diamo a fare 3
milioni e mezzo
all'Italia per
Expo?! Tanto li
riportano nelle
nostre banche!
l Ticino ha due obiettivi nel
quadro delle trattative fiscali
con l’Italia.
Il primo, di ordine economico, riguarda il futuro della nostra piazza
finanziaria e dei suoi posti di lavoro qualificati, già sottoposti alla delicata transizione verso lo scambio
automatico di informazioni fiscali,
che a medio termine porterà più
trasparenza e modificherà il profilo del settore finanziario rispetto al
passato. Per raggiungerlo la Confederazione ritiene sia opportuno
cercare un accordo con l’Italia che
punti a mantenere da noi i capitali
gestiti dalle banche in un regime di
trasparenza fiscale verso i nostri
vicini. Un accordo fattibile, perché
entrambi i Paesi hanno interessi
propri da far valere. Noi continueremmo a fornire servizi bancari,
loro avrebbero un ritorno fiscale,
ma soprattutto nessuno dei due ne
uscirebbe in perdita, cosa che potrebbe accadere se questi capitali
partissero per lidi lontani. Nel quadro di questa trattativa Berna chiede di poter allargare la discussione
ad altri ambiti, sui quali siamo solo
noi ad avere interesse a trattare,
come le questioni di doppia imposizione, i ristorni dei frontalieri e le
black list.
segue a pagina 8
La politica
Rocco Cattaneo e Fulvio Pelli
all’origine delle faide nel Plrt
Il “tandem”
che ostacola
la corsa
a Laura Sadis
La società
La storia
Scorie e cancro tra i bimbi
La mamma
che ha sconfitto
la Ciba Geigy
I progetti per le case anziani
Fra dieci anni
in Ticino
350 centenari
ROCCHI BALBI A PAGINA 7
MAZZETTA A PAGINA 8
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ZANTONELLI A PAGINA 6
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
3
La solidarietà
Il reportage
Accogliamone 20mila,
ma né Berna né il Ticino
hanno risposto di sì
“Ma in Svizzera...
ci vorrebbero,
potrebbero aiutarci?”
PATRIZIA GUENZI
U
Il dramma e le speranze di migliaia di siriani
dalla stazione di Milano a un centro di periferia
ACCAMPATI
Una famiglia
accampata
alla stazione
di Milano; in
basso, un
gruppo di
profughi
all’esterno
della stazione
Centrale
LE ROTTE DELL’IMMIGRAZIONE
Numero di migranti illegali identificati, 2012
IRLANDA
GRAN
BRETAGNA
Londra
a Africa ovest (-49%)
b Mediterraneo occidentale (-24%)
c Mediterraneo centrale (-82%)
d Puglia-Calabria (-9%)
e Balcani (+37%)
f Albania-Grecia (+4%)
g Frontiera terrestre orient. (+52%)
h Mediterraneo orientale (-35%)
Rotte terrestri
Rotte marittime
174
a
PAESI
BASSI GERMANIA
Bruxelles
Varsavia
POLONIA
Minsk
BIELORUSSIA
1.597
g
Kiev
REP. CECA
UCRAINA
Vienna SLOVACCHIA
FRANCIA
AUSTRIA
Lubiana UNGHERIA
Venezia
ROMANIA
Lione
CROAZIA
Milano
Bucarest
6.391
e BULGARIA
Marsiglia ITALIA
f Sofia
Istanbul
Roma Bari
Barcellona
PORTOGALLO
Madrid
5.502
10.379
Maiorca
SPAGNA
c 4.772 GRECIA
Tunisi
6.397
d
Atene
b
Algeri
Sousse
Melilla
La Valette
Rabat
TUNISIA
Ceuta
Lampedusa MALTA
CIPRO
Casablanca
Oujda
Gardala
Tripoli
Agadir
MAROCCO
Benghazi
Ouargia
Il Cairo
ALGERIA
Parigi
h
Agenzia Fotogramma
Principali rotte
(evoluzione 2011-2012)
n’emergenza prevista e prevedibile pure in Ticino, che già nei mesi scorsi aveva mobilitato
le coscienze con una raccolta di firme. Quella
promossa da Azione Posti Liberi Ticino, che aveva inviato a Berna una petizione - oltre 1.500 firme tutte
dal cantone - per accogliere ventimila profughi vittime del sanguinoso conflitto in Siria, provvedendo al
viaggio e concedendo loro un’ammissione provvisoria in attesa che sia ristabilita la pace. Nessuna risposta. “Tutte le organizzazioni umanitarie internazionali giudicano quella della Siria la più grande catastrofe umanitaria a partire dalla seconda guerra
mondiale - osserva l’avvocato Paolo Bernasconi, impegnato da tempo con alcune famiglie ticinesi per
ospitare dei profughi, lavorando in collaborazione
con l’Associazione Hayat di Bedigliora -. La Svizzera
chiude i confini, a differenza della Germania, del Belgio e dei Paesi scandinavi. Da Berna si proclama ‘il
panfilo è pieno’. I barconi dall'Africa all'Italia, quelli sì
che sono pieni, il panfilo del Paese più ricco del mondo non è mai pieno”.
Anche Caritas Svizzera ha sollecitato Berna per accogliere più profughi. “Abbiamo inviato al Consiglio federale una lettera aperta - spiega il portavoce, Stefan
Gribi -, chiedendo di aumentare a 5mila il numero di
rifugiati. A tuttoggi non abbiamo ancora ricevuto
nessuna risposta”. Intanto, il Ticino continua a muoversi. Azione Posti Liberi ha avviato una raccolta di
fondi a favore delle organizzazioni impegnate nell’aiuto ai disperati della Siria che erano accampati
nella stazione Centrale di Milano o in periferia. Per
oggi, domenica, dalle 9 alle 11 nella sala multiuso di
Genestrerio, è stata organizzata una raccolta di mate-
37.224
TURCHIA
Damas SIRIA
Amman
GIORDANIA
El Aiun
Adrar
Sebha LIBIA
Illizi
Nouakchott
MAURITANIA
MALI
EGITTO
Azione Posti Liberi ha avviato una raccolta di fondi
nel cantone a favore delle organizzazioni impegnate a
sostenere i profughi della Siria in fuga dalla guerra
Assouan
Djanet
Agenzia Fotogramma
Fonte: Frontex, i-Map
1
L'ACCOGLIENZA
Sono più di 2500 i profughi siriani
finora accolti in Svizzera grazie alla
semplificazione della politica dei
visti, oltre ai 500 che il Consiglio
federale aveva deciso di
accogliere lo scorso settembre
2
3
4
LA RICHIESTA
In una lettera aperta la Caritas ha
chiesto a Berna di portare il
contingente siriano, vista la
drammaticità della situazione, sino
a cinquemila rifugiati
GLI ASILANTI
Da gennaio a marzo la Svizzera ha
registrato 4894 domande d’asilo,
ossia il 12 per cento in meno
rispetto alle 5579 registrate
durante l’ultimo trimestre 2013
LA PROVENIENZA
I principali Stati di provenienza nel
2014 sono stati Siria (1188
domande, con un aumento dell’11
per cento), Eritrea (512, cioè -200)
e Sri Lanka (262, ovvero -73)
GIACOMO BASSI da Milano
M
ohamed accende un’altra sigaretta
fuori dal portone del centro di accoglienza per i profughi siriani,
una ex scuola elementare alla periferia nord ovest di Milano. Grandi
stanzoni dove i profughi, sino all’altro giorno accampati alla stazione centrale, hanno ora trovato
un vero letto messo a disposizione dal Comune
per fronteggiare l’emergenza sbarchi, scoppiata
con l’inizio della bella stagione. Mohamed esce
all’aperto, tra cantieri stradali e palazzi fatiscenti,
perché all’interno non è consentito fumare. “Voglio andare dove c’è un lavoro. Dove c’è una casa.
Dove c’è pace. Dove i miei figli possano crescere e
imparare. E la Svizzera - dice - è un posto bellissimo. La conosco, ha le montagne, i laghi, gli animali, c’è benessere e non c’è mai stata la guerra. Sarebbe un posto perfetto per me e mia moglie, che
tra quattro mesi partorirà il nostro secondo figlio:
ma ci posso andare? Ci vogliono? Ci aiutano?”.
Faceva il fioraio, Mohamed. Aveva una vita normale ad Aleppo. Quarantanove anni “passati in pace
con i fratelli di tutte le religioni: siamo cresciuti insieme musulmani, cristiani, ebrei e non credenti.
Mai uno scontro, mai un problema. Poi è arrivata
la guerra, e con la guerra l’odio. E siamo dovuti
scappare”. Prima in Libia, poi dopo dieci mesi in
Italia. L’approdo in Sicilia con il barcone, poi in taxi
fino a Catania e infine a Milano in treno. “Abbiamo
speso quasi cinquemila euro per arrivare qui, e
chissà quanti altri me ne serviranno per giungere
dove poter stare in pace”. La Svizzera, magari: “Ho
detto che è bellissima perché l’ho studiata, ho visto
le foto sui libri e qualche immagine alla televisione
– sorride, imbarazzato Mohamed -. Ma in verità
non ci sono mai stato: chissà com’è viverci!”.
Una domanda che si fanno in tanti in questo
edificio anni Cinquanta in cui sono ospitati 225
profughi di guerra, di cui un quarto bambini, arrivati a Milano dieci giorni fa. Vengono dalle città
bombardate della Siria, dai campi gestiti dall’Onu
in Libano, dalla Palestina. E sognano di ricongiungersi alle loro famiglie nel Nord Europa, Svezia e
Olanda soprattutto. Ma anche la Confederazione
elvetica. Il Paese che da settembre a oggi, con la
semplificazione della procedura per l’ottenimento
dello status di rifugiato, ha permesso a oltre 2.500 siriani che
hanno già parenti residenti in
Svizzera, di ricevere il visto d’ingresso per motivi umanitari. Troppo pochi secondo la Caritas, che
ha chiesto ufficialmente al Consiglio federale di aumentare il numero di visti concessi, portandoli a
5mila. E pochi anche per l’associazione “Azione posti liberi Ticino”,
che ha consegnato all’Assemblea
federale una petizione, firmata da
un migliaio di cittadini, affinché si
consenta l’ingresso e la permanenza sul territorio
nazionale a 20mila sfollati.
Un’azione di pressione umanitaria la cui eco è
arrivata anche a Milano, dove l’associazione Arca –
da sempre in prima linea – aiuta
queste donne e questi uomini a
superare il trauma della fuga, a ricostruire la propria vita, a riprendere le forze per continuare il viaggio fino ai Paesi sognati. Un presidio medico permanente (sono
tante le donne anche in avanzato
stato di gravidanza), attività ludiche per i bambini, una mensa che
lavora a ciclo continuo: “Ogni giorno – spiegano gli operatori – prepariamo circa 500 pasti halal, secondo i dettami dell’Islam. A cui
vanno ad aggiungersi tutti gli altri, quelli per i non
credenti. Un’attività di volontariato portata avanti
da una squadra di venti persone che lavora giorno
e notte, senza sosta”. Perché l’emergenza, in mancanza di un sistema statale efficiente, la devono affrontare i volontari, con pazienza e sacrificio. “Ciò
di cui abbiamo più bisogno in questo momento
sono vestiti per i bambini fino a tre anni. Sono persone che arrivano qui senza nulla se non ciò che
indossano, e mentre per gli adulti è abbastanza
semplice reperire indumenti, per i più piccoli è
molto complicato”. Non soldi, dunque:
non per i profughi almeno. “Dobbiamo
pensare che chi oggi è qui, in Siria è un
benestante – precisano gli operatori-.
Loro si sono potuti permettere i costi
molto elevati del viaggio, fino a diecimila euro a testa, mentre chi davvero ha
bisogno di soldi è ancora laggiù”. Nei
campi profughi, o sotto le bombe. Come il fratello di Hassam, muratore, 33
anni: “Lui non è riuscito a venire, non
avevamo più denaro per lui e così cercherà di raggiungere prima il Libano e
La Confederazione, ha sentito dire Abdu,
“non ti dà un tetto sotto cui vivere,
non ti aiuta a ricostruirti una vita normale”
poi la Libia. Da lì, speriamo riesca a superare il mare”. E dopo il mare la burocrazia europea, quella che non consente ai rifugiati il transito in Paesi diversi
da quelli in cui sono sbarcati.
Ne ha fatto le spese anche Abdu, 30
anni, scappato dieci mesi fa da Homs, la
citta più insanguinata della Siria. Quando la Gendarmeria francese l’ha fermato, dentro il vagone di un treno diretto
in Belgio, lui, meccanico che parla solo
l’arabo, ha capito che non sarebbe mai
riuscito ad arrivare in Olanda dalla cognata. “Ci hanno trattato come cani, i francesi.
Hanno preso me, mia moglie e i miei due bambini
e ci hanno caricati su un altro treno per rimandarci
in Italia. Quando siamo arrivati in Svizzera la polizia ci ha detto che, se volevamo, saremmo potuti
rimanere. Ma abbiamo deciso di tornare qui, a Mi-
lano”. La Confederazione, ha sentito dire Abdu,
“non ti dà un tetto sotto cui vivere, non ti aiuta a ricostruirti una vita normale. Se solo ci avessero dato la speranza di poter rinascere allora saremmo
rimasti. Ma gli svizzeri sono stati gli unici, assieme
con gli italiani, ad averci trattato con
umanità. I francesi no, loro non hanno
cuore”. In grembo culla Rachid, 18 mesi,
si domanda, da padre, dove cresceranno i suoi figli, che vita faranno, quale sarà il loro futuro. Il presente è in una culla
dentro un’aula senza porta di una ex
scuola di periferia, che d’inverno si trasforma in dormitorio per senza fissa dimora e che ospita nuclei familiari con
storie da far venire la pelle d’oca.
“Dieci giorni qui ti uccidono l’anima”, sospira Karim, 59 anni ben portati,
quando tira fuori la testa da sotto una
coperta giallo senape con cui si era riparato per
sfuggire al neon acceso sopra la sua branda. “Siamo ospiti e siamo grati a chi ci ospita e ci assiste,
ma non sappiamo cosa fare. Ognuno deve decidere da solo. Sempre che sia in grado di
farlo”.
Ma sono pochi quelli che sanno cosa fare. Non lo sa Mohamed, non lo sa
Abdu, non lo sa nemmeno Hassam. Le
leggi e le convenzioni internazionali li
bloccano in Italia, il loro cuore vorrebbe
essere altrove, a Nord: tra questi due
luoghi c’è mezza Europa. Con diverse
sensibilità, diverse procedure, diversi
sistemi statali. “Già nel passato abbiamo accolto tante persone provenienti
da situazioni complicate come quella
siriana – spiega Marco Fantoni, di Caritas Ticino -. Penso sia arrivato il tempo di fare la
nostra parte, con quello stesso sentimento di partecipata solidarietà che abbiamo già dimostrato”.
Un appello, un ennesimo, affinché anche le autorità cantonali facciano la loro parte in questa emergenza umanitaria che vede in prima linea l’Italia,
ma che ha ripercussioni internazionali, e che potrebbe dare una nuova speranza alle decine di famiglie in fuga dalla guerra accampate nelle aule di
questo vecchio istituto. “La Svizzera è dove ci sono
tanti soldi nelle banche, vero – sorride Jamil, marmista come un altro suo connazionale partito dal campo profughi di
Yarmuk insieme con moglie e
quattro figli –? E allora perché non
ne danno un po’ anche a noi? O
meglio, non soldi, ci diano i documenti, una casa, e magari ci aiutino a trovare un lavoro. Così potremmo dimenticarci di quello
che abbiamo passato e ricominciare a fare quello che abbiamo
fatto fino a quando è cominciata
questa terribile guerra che ci ha
“Ah, da voi ci sono tanti soldi nelle banche! E
allora perchè non aiutano a trovare un lavoro,
per avere dei documenti e una casa”
costretto ad andare via”.
Perché nessuno, di questi duecento donne e uomini che fanno
su e giù per le scale, inseguono i
bambini nei corridoi piastrellati,
rassettano i cameroni, spazzano il
refettorio, stendono sui tavoli tovaglie in plastica decorate con foto di
caramelle o puliscono i bagni, aveva mai pensato prima di lasciare le
proprie case, la propria terra.
Per finire qui, su un marciapiede della periferia Nord Ovest di Milano, in una giornata grigia e fredda, a fumare una
sigaretta fuori dal centro di accoglienza, perché
dentro non si può. Mentre i martelli pneumatici battono sull’asfalto, le auto passano veloci, un’altra
giornata finisce. Un’altra, senza meta. E senza una
speranza a cui aggrapparsi.
riale di prima necessità (pannolini, fazzoletti, mutande, canottiere, coperte, biberon, latte in polvere...) da
consegnare al Centro di accoglienza di Quarto Oggiaro a Milano. Informazioni utili per le donazioni anche
sulla pagina facebook “Emergenza siriani Stazione
Centrale Milano”.
“Una goccia nel mare. La Svizzera non li vuole? Ma almeno le organizzazioni statali e private dovrebbero
offrire aiuti finanziari per le associazioni umanitarie e
di volontari che, in Italia, a pochi chilometri da casa
nostra, affrontano l’emergenza delle famiglie siriane
prive di qualsiasi aiuto”, sottolinea Bernasconi.
“La Catena della Solidarietà non è sul territorio, ma
da marzo 2012 collabora, attraverso le Ong impegnate in Siria, a 29 progetti - spiega la portavoce, Caroline
de Palézieux -. Il conto aperto per le vittime ha già
raccolto oltre 16milioni di franchi”. Sul sito della Catena si avverte che l’aiuto internazionale è pressoché
impossibile all’interno della Siria, ma più volte si sono lanciati appelli per promuovere la raccolta di fondi.
È indubbio che le persone provenienti dalla Siria siano veri profughi e l’accoglienza sia un atto dovuto. E
la Svizzera, che ha sottoscritto delle convenzioni internazionali, non dovrebbe respingerli. “Il fatto che
sia una catastrofe di immani proporzioni lo dimostra
il Comitato internazionale della Croce Rossa (Ccr),
che ha organizzato a Siracusa un centro per rintracciare i membri delle famiglie che nella guerra hanno
perso i loro cari - ricorda Bernasconi-. E se lo fa il Ccr,
perché non può farlo la Croce Rossa?”. Quest’ultima,
interpellata dal Caffè, spiega: “Sosteniamo i rifugiati
siriani che ricevono l’autorizzazione per raggiungere
i parenti in Svizzera, con contributi economici e, se
necessario, garanzie per finanziare i costi dei primi
mesi di soggiorno”, dice il portavoce Beat Wagner. La
sezione di Lugano della Croce Rossa si sarebbe dichiarata disponibile ad accogliere siriani, ma il Cantone non avrebbe dato il via libera. E Bellinzona
avrebbe pure detto no all’Ufficio federale dei rifugiati
che ha avviato un programma di emergenza per accogliere 500 profughi.
[email protected]
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
5
mondo
LE
MAPPE
LUIGI
BONANATE
Corbis
Veti e ricatti
della Russia,
vero Stato
terrorista
Il voto che farà saltare l’austerità
Tra euroscettici e anti Ue, Bruxelles costretta a cambiare rotta
1
LE ELEZIONI
È l’ottava volta che i
Paesi dell’Unione
europea si presentano
alle urne per eleggere il
nuovo parlamento. Le
prime elezioni si sono
tenute nel 1979.
L’ultimo Paese che si è
aggregato è la Croazia.
2
3
4
GLI ELETTORI
I seggi sarano aperti
dal 22 al 25 maggio
nei 28 Stati membri
dell’Unione europea.
Il parlamento
rappresenta i 500
milioni di abitanti
dell’Unione europea.
I DEPUTATI
I deputati da eleggere
sono 751. Erano 766,
ma sono stati ridotti.
La Germania ne
eleggerà 93, 74
Francia, Inghilterra e
Italia 73, la Spagna 54.
A seguire gli altri Paesi.
I PRESIDENTI
I candidati presidente
sono Jean-Claude
Juncker (popolari),
Martin Schulz
(socialdemocratici), Guy
Verhofstadt (liberali) Ska
Keller e José Bové (verdi)
Alexis Tsipras (sinistra).
LORENZO ROBUSTELLI
da Bruxelles
Le elezioni del 25 maggio sono “europee”, ma tutti gli occhi saranno puntati su Parigi e Londra:
riuscirà il Front National di Marine le Pen a diventare il primo partito di Francia? Riuscirà l'Ukip di
Nigel Farage a sovrastare tutti i
partiti britannici?
Questa tornata elettorale per
il parlamento europeo secondo i
sondaggi ha già un sicuro vincitore, il partito del non voto, gli
astensionisti, ma subito dopo arriveranno le forze critiche della
moneta unica e delle politiche
economiche decise a Bruxelles in
questi anni di crisi. Tutti i sondaggi, oramai da mesi, danno in
grande crescita le forze più estremiste, quelle che vorrebbero la fine dell’euro, come appunto il
Front National e l’Ukip, ma aumenteranno seggi anche i partiti
che chiedono “solo” di ridiscutere
tutto, pur non abbandonando la
moneta unica, come la Lista Tsipras, lanciata dal leader della sinistra greca Alexis Tsipras in tutta
l’Ue, o i tedeschi dell’Alleanza per
la Germania.
Altro dato oramai certo è il
crollo del Partito popolare europeo, visto come il massimo responsabile delle politiche di austerità che hanno colpito tanti
paesi. Infatti, la maggioranza dei
governi dell'Unione in questi ultimi anni è stata sempre guidata da
esponenti del Ppe. Il crollo sarà
ancora più umiliante perché sarà
accompagnato da una certa crescita dei socialdemocratici, che
però, a quanto pare, non riusci-
ranno a soppiantare il Ppe come me è stato fino ad oggi il Front Naprimo partito, pur avvicinando- tional, che non sono riuscite o
glisi molto in termini percentuali non hanno voluto trovare abbae di seggi. Sarà un testa a testa, a stanza partner di altri partiti e di
quanto sembra, fino all'ultimo altri Paesi per riuscire a formare
voto. In caduta anche i liberali, un gruppo parlamentare. Rischio
che dovrebbero perdere un 30 per che corrono anche questa volta,
cento dei loro deputati, come an- perché nonostante numerosi incontri fatti
che i verdi.
prima delle
L’ultimo IL SONDAGGIO DEI SONDAGGI
La distribuzione dei seggi nel nuovo parlamento secondo
elezioni, ansondaggio
pan- euro- la rielaborazione degli ultimi rilevamenti nei 28 Paesi Ue cora queste
forze non
peo,
che
sono riusciraccoglie
te a trovare
cioè i sonabbastanza
daggi fatti
ragioni per
nei 28 Paesi
stare insiedell'Ue e li
me. Condiproietta in
vidono l’opseggi, è di
posizione
pochi giorni
alla moneta
fa, e i dati
unica, ma
sono chiari
per il resto
(tra parenhanno tanti
tesi i numeri
fattori che le
del Parladividono.
mento
213 Popolari europei 62 Liberali
Ad esempio,
uscente) :
sembra che
213 deputati
42 Conservatori
42 Verdi
nessuno voper i popoglia stare in
lari (275),
36 Libertà e democrazia 208 Socialdemocratici
gruppo con
208 per i soLe Pen percialdemoché lei è ancratici (194),
97 Altri, senza gruppo* 51 Sinistra europea
ti-gay, cosa
62 per i libe* compresi partiti antieuropeisti
Fonte: Poll Watch 2014
insopportarali (85), 51
bile anche
per la sinistra (35), 42 per i verdi (58) e per i per gli sciovinisti britannici delconservatori (56), 36 il gruppo l’Ukip, ma anche per gli anti isladella Libertà e democrazia (31), e mici olandesi di Geert Wilders. E
poi c'è la caratteristica di fondo di
ben 97 non iscritti (32).
È proprio nel gruppo dei de- questi partiti che impedisce loro
putati o dei partiti che non hanno di unirsi davvero: sono tutti, o
una “famiglia” europea, che si quasi, nazionalisti, cosa che bloctrovano i più acerrimi nemici del- ca sul nascere ogni alleanza stabil'euro. Sono tutte quelle forze, co- le con “stranieri”. “Faremo alcune
battaglie comuni”, ha auspicato
Marine Le Pen, e probabilmente è
quello che faranno, ma senza avere la forza e neanche l'agibilità
parlamentare per essere incisivi
davvero. Infatti i deputati dei
“non iscritti” godono di finanziamenti minimi, se paragonati con i
gruppi e, sopratutto, non partecipano alla spartizione delle presidenze di commissione né di altri
centri di potere fondamentali a
Strasburgo.
Comunque le forze “tradizionali” si sono già compattate. Tradizionalmente nel Parlamento
europeo governa una “grande
coalizione” formata da popolari,
socialisti e liberali, che anche
questa volta ha già annunciato un
sostanziale accordo anche per la
prossima legislatura. Nonostante
che questa volta, e per la prima
volta, i partiti politici europei abbiano indicato agli elettori ciascuno un loro candidato per la
presidenza della Commissione
europea, quelle tre forze hanno
già detto che, tra loro sole, cercheranno un’intesa su chi possa essere il prescelto. Quello che raccoglie la maggioranza dei voti
parlamentari, confermando dunque il “quadrato” attorno alla ridotta del loro potere che taglia
fuori, da sempre, tutte le altre forze politiche. Dunque si profila anche per la nuova legislatura l’oramai tradizionale presidenza “dimezzata” del Parlamento, per cui
per due anni e mezzo lo scranno
più alto viene occupato da un popolare e per gli altri due da un socialista. A meno che gli elettori
non decidano di scompaginare le
carte e smentire i sondaggi.
L’ormai (per fortuna) dimenticata categoria degli Statiterroristi sta tornando di moda.
Si tratta di un ritorno tutt’altro
che casuale, improvviso o involontario, ma conseguenza di come l’Occidente (piaccia o no, è
ancora l’unica parte del mondo
dotata di un minimo di stabilità) ha affrontato, o meglio “non
affrontato”, i grandi problemi
della società internazionale.
Come si è potuto credere
che, una volta caduti alcuni muri, tutto il mondo sarebbe diventato semplice, facile e consensuale? Come illudersi che più
nessuna ingiustizia corresse per
il mondo, o che nessun tentativo di sopraffazione tra l’uno e
l’altro Stato avrebbe potuto esserci? E dire che buona parte
dell’Africa dovrebbe essere stata
attentamente osservata, per tutte le lacerazioni che continuamente la scuotono. E come
scordare che gran parte dell’Asia attende ancora di colmare
il divario che la separa dai Paesi
più ricchi e sviluppati? Eppure,
la Cina, a quel che sembra, alla
fine di quest’anno avrà il maggiore prodotto interno lordo del
pianeta. Chi avrebbe
mai detto che il
trionfante e impetuoso sviluppo industriale
dell’Occidente sarebbe stato un giorno superato? E così, mentre la Nigeria, il
Mali e il Sudan erano preda di
sanguinose guerre civili, e le
“primavere arabe” fallivano
quasi tutte, abbiamo creduto
che Putin fosse un puro e semplice liquidatore delle passate
glorie sovietiche. Invece si era
inventato un nuovo grande potere finanziario costruito sui
prezzi di petrolio e gas. La Russia è diventata ciò che di più vicino allo “Stato terrorista” si
possa immaginare. Grazie alla
sua rendita di posizione come
ex-grande potenza sfrutta un diritto di veto che non le spetterebbe più e impedisce al mondo
di fermare la spaventosa carneficina siriana. Poi utilizza il ricatto energetico per piegare
l’Ucraina e strapparle una parte
di territorio. La forza della Russia è racchiusa oggi nella sua
capacità di ricatto e nella sordità a ogni trattativa. È difficile
raggiungere compromessi accettabili con chi, ogni volta, viola gli accordi appena presi, proprio come gli Stati-terroristi.
Stati che sono inarrestabili fin
tanto che li si accetta come sono, senza reagire. Non con le armi, bensì con la correttezza delle proprie politiche, con la difesa a tutti i costi della democrazia. Altrimenti, può succedere
di tutto. "’,5# * 33 !/*.’, +’ -/5’ ’/’’ /*0%)*#,- &* .’/&’/’ 2422-($
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6
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
In nome del figlio
Sotto, un ritratto di Linda Gillick
con il figlio Tom, nato nel ’79 con
un blastoma, un tumore maligno
che ha origine dalle cellule del
sistema nervoso. Pure ad altri
bambini di Toms River sono stati
diagnosticati tumori e malattie
La
storia
attualità
Nel 1952 a Toms River, città di 90
mila abitanti del New Jersey, si
insedia la Ciba Geigy di Basilea.
E anni dopo si scopre una
drammatica verità. Da una falda
dello stabilimento fuoriescono
scorie tossiche. Si contano 69 casi
di cancro tra i bambini. Ma una
donna sfida la multinazionale...
La madre coraggio
che ha sconfitto
il colosso svizzero
FRANCO ZANTONELLI
S
Sul New York Times
la lunga battaglia legale
Il giornalista del New York
Times Dan Fagin (nella foto in
alto) che nel suo libro “Toms
River: Story of Science and
Salvation”, ha raccontato la
battaglia contro la Ciba Geigy
(sopra una immagine della
fabbrica). E ha vinto il Premio
Pulitzer 2014
embra il soggetto di un legal
thriller di John Grisham o Scott
Turow. Quelle storie di abusi da
parte di grandi gruppi industriali
a danno di una comunità, che
dopo anni riesce ad ottenere
giustizia. È tutto in un libro di
grande successo negli Stati Uniti, che è valso al suo autore, Dan
Fagin, giornalista del New York
Times, il premio Pulitzer 2014.
“Toms River: Story of Science
and Salvation”, racconta una vicenda che inizia nel 1952, quando un colosso svizzero della chimica, la Ciba Geigy, nel frattempo confluita, insieme a Sandoz,
nella Novartis, si insediò in una
città di circa 90 mila abitanti del
New Jersey, la stessa che dà il titolo al libro, che si trova sulle rive
dell’Oceano. L’azienda elvetica,
a Toms River, realizzò una fabbrica tessile, creando posti di lavoro, con tutto quello che ne
consegue, compreso un cospicuo aumentò del gettito fiscale.
Inoltre, per farsi benvolere, finanziò l’ampliamento dell’ospedale e regalò un campo da golf
agli appassionati della zona.
Era giustificata, insomma,
almeno agli inizi, la soddisfazione degli abitanti per l’apertura di
quello stabilimento industriale.
Con il tempo, tuttavia, a quella
soddisfazione fece da contraltare un altro aspetto, decisamente
meno gradevole. L’altra faccia
della medaglia
erano le scorie
tossiche che, fino
al 1966, dagli impianti della multinazionale fuoriuscirono nella
falda
freatica provocando, secondo
quanto accertato
successivamente
da uno studio
approfondito, 69
casi di cancro tra
i bambini. Come
Gabrielle Pascarella, morta a 14 mesi, per una
rara forma di linfoma. Oppure
Landy Lynnworth, stroncato appena 18 enne da un tumore al
cervello. La Ciba, per porre rimedio alla contaminazione
dell’acqua, realizzò una conduttura sotterranea che convogliava
quei veleni verso l’Oceano ma,
ormai, il danno era stato fatto. E
anche la conduttura ovviò solo
La vicenda
La nascita
Le reazioni
La scoperta
I tumori
L’INDUSTRIA
IL LAVORO
I VELENI
I BAMBINI
LA VITTORIA
Nel 1952 un
colosso svizzero
della chimica, la
Ciba Geigy, poi
confluita nella
Novartis, si insedia
a Toms River.
L’iniziativa della
Ciba Geigy viene
accolta con
soddisfazione.
Posti di lavoro per
tutti e un ingente
gettito fiscale
Si scopre che dagli
impianti della
fabbrica elvetica
escono scorie
tossiche che
contaminano una
falda freatica
L’inquinamento,
secondo uno
studio dura sino
al 1966. Solo sui
bambini sono stati
accertati ben 69
casi di cancro.
La mamma di un
bimbo malato si
ribella. E aiutata da
un legale ottiene un
grosso indennizzo
e la bonifica di tutta
l’area inquinata.
parzialmente al problema, visto
che le perdite, sia pure in misura
minore, proseguirono. “L’aumento dei tumori nei bambini,
rispetto alla media del New Jersey, è stata accertata tra il 1975 e
il 1995”, hanno potuto stabilire le
autorità sanitarie dello Stato.
“Dal ’95 in poi - hanno aggiunto
- la situazione è tornata nella
normalità”.
Guardacaso proprio in concomitanza con la chiusura dello
stabilimento. Nel frattempo l’inquinamento dell’area è stato al
centro di una procedura giudiziaria, il cui esito venne annunciato nell’ottobre del 2001.
Quando cioè Ciba e Dipartimento statunitense della Giustizia si
sono accordati per risanare la
zona contaminata. Il costo dell’operazione è stato di 91,4 milioni di dollari, di cui si è fatta carico la multinazionale svizzera.
“Siamo soddisfatti che Ciba Geigy abbia accettato di ripulire il
L’eroina che ha vinto
da sola la sua “guerra”
è al centro di un libro
premiato quest’anno
con il Pulitzer
sito”, il commento dei responsabili americani al momento della
firma dell’accordo. Fatto sta che
per una quarantina d’anni gli
abitanti di Toms River ingerirono, mischiata con l’acqua, una
La denuncia
quantità incredibile di veleni.
Come, tanto per ricordarne
qualcuno, il tricloroetilene, conosciuto anche come trielina,
che a lungo andare è corresponsabile dell’insorgere della leucemia.
Prima che le autorità facessero la loro parte fu necessario,
proprio come si è abituati a leggere nei legal thriller, che qualcuno si assumesse il compito di
scuotere le coscienze. “L’eroina
di Toms River - scrive il premio
Pulitzer Dan Fagin - è sicuramente Linda Gillick, mamma di
Tom, nato nel ’79 con un blastoma”. Ovvero un tumore maligno
che ha origine dalle cellule del
sistema nervoso. La signora Gillick convinse le famiglie della
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cittadina a martellare con continue richieste le autorità comunali, quelle della Contea e dello
Stato, perché controllassero la
qualità dell’acqua di Toms River.
E non si perse d’animo neppure
quando le risposero che “l’acqua
è buona”. O, peggio ancora,
quando la accusarono di seminare il panico, con il rischio che i
turisti disertassero le spiagge
della città nella stagione estiva.
“La Ciba Geigy dorme, il Governo dorme, anche se il verbo dormire è un eufemismo, se pensiamo al danno che ci stanno facendo”, fu la replica di quella
donna determinata nel chiedere
giustizia.
A darle una mano, a un certo
punto, arrivò Jan Schlichtmann, un avvocato specializzato in cause di questo genere, la
cui figura è stata interpretata sullo schermo dall’attore John Travolta nel film “A civil action”. Una
storia ambientata a Woburn, nel
Maryland, che ha parecchie
analogie con quella di Toms River. Anche a Woburn, infatti, una
comunità è stata costretta a lottare contro un’azienda che scaricava le proprie scorie tossiche
nell’acqua, provocando seri problemi alla salute degli abitanti.
Alla fine, grazie alla tenacia
di Linda Gillick e alle capacità
dell’avvocato Schlichtmann, si è
raggiunto l’accordo in virtù del
quale la Ciba Geigy ha risanato
l’area contaminata. Quanto alle
69 famiglie, in cui si sono registrati casi di tumore, l’avvocato
Schlichtmann ha ottenuto complessivamente un indennizzo di
40 milioni di dollari.
“Oggi - scrive il giornalista
Dan Fagin - l’acqua di Toms River è sicuramente, quella più
controllata di tutto il New Jersey”.
Sembrerebbe un lieto fine ma, in
realtà, così non è. Lo scorso anno Toms River venne investita
dall’uragano Sandy, i cui danni
sono tutt’ora visibili. Quanto a
Fagin, dopo un soggiorno a Basilea, ha scritto un duro articolo,
per il New York Times, che ha intitolato :“La prosperità tossica
della Svizzera”. Anche a Basilea,
spiega il premio Pulitzer, decine
di anni fa l’industria chimica inquinava l’acqua. Proprio come a
Toms River. “I cittadini che si sono battuti per avere un ambiente
più pulito, temono però che il ciclo inquinante sia stato spostato
da un’altra parte.”
[email protected]
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
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un cactus a...
Sergio Savoia
Silvano Bergonzoli
Il deputato dei Verdi si chiede il
senso della politica dei continui
sussidi per le stazioni invernali,
molte delle quali non reggerebbero
economicamente senza l’aiuto
statale. Non è il solo a farsi questa
domanda.
Interrogazioni cariche di insinuazioni
e sospetti. E il parlamentare leghista
si becca il monito del governo, che
lo invita ad avere maggiore etica e
utilizzare toni più urbani. Non è
certamente un buon periodo “di
forma” per il deputato della Lega.
7
Lo studio
I demografi certificano l’evoluzione
dell’invecchiamento. Un bambino
su due compirà cento anni nel 2100
rivoluzionando il mercato del lavoro
Ti-Press
Ticinesi centenari, ma a caro prezzo
Tra un decennio ci saranno 350 over 100 e aumenteranno
I CENTENARI
EZIO ROCCHI BALBI
Numero di centenari in Svizzera
ogni 100.000 abitanti, nel 2013
Basilea Città
45.7
Ticino
Ginevra
33.7
29.0
Sciaffusa
25.5
Neuchâtel
23.4
Vaud
21.7
Berna
20.9
Uri
19.6
Obvaldo
19.3
Jura
16.8
Zurigo
16.6
Vallese
16.4
Turgovia
16.3
LEGENDA
Da 0 a 10
Da 11 a 20
Da 21 a 30
Da 31 a 40
San Gallo
16.1
Basilea Campagna
15.5
Glarona
15.2
Nidvaldo
14.4
Soletta
14.2
Lucerna
13.9
Appenzello interno
12.7
Grigioni
12.3
Svitto
11.3
Appenzello esterno
11.2
Argovia
10.9
Zugo
9.4
Friborgo
8.5
Media Ch
22.9
Fonte: Statpop
S
i andrà in pensione più
tardi, il mercato del lavoro cambierà struttura, sarà difficile reggere
il costo dei premi delle
casse malati e il settore immobiliare dovrà adeguarsi a nuove
esigenze. Ma un bambino svizzero su due diventerà un centenario.
I demografi hanno analizzato i dati pubblicati pochi
giorni fa dall’Ufficio federale di
statistica (Ust) sull’evoluzione
della popolazione svizzera, e si
delineano scenari inediti. L’invecchiamento dei cittadini e il
numero dei centenari aumentano di anno in anno e sono destinati ad esplodere. All’inizio
del terzo millennio gli svizzeri
che avevano festeggiato i 100
anni erano la metà dei 1500 attuali, e tre su quattro donne. Ma
le proiezioni demografiche, che
vedono aumentare la longevità
anche dei maschi, non esitano
a prevedere un aumento esponenziale dei centenari a oltre
4500 tra meno di un decennio (quindi 350 in
Ticino), 50mila nel
2050 e addirittura
100mila entro
il 2100.
Insomma, grazie
al progresso
medico e
alla prosperità che permette di vivere più a lungo,
un bambino su due, tra
quelli nati in questi anni,
probabilmente soffierà sulle
cento candeline del suo compleanno. Resta però da vedere
come vivranno e in quali strutture abitative questi futuri centenari e, soprattutto, se potranno permettersi uno stile di vita
più che dignitoso come l’attuale.
“Sono tanti gli scenari ipotizzabili e non tutti matematicamente ottimisti - osserva l’economista Vincenzo Galasso, direttore del Cepra, il Center for
Economic and Political Research on Aging dell’Usi -. Quanti
giovani serviranno per ‘sopportare’ i costi di un anziano? E il
flusso di lavoratori stranieri rimedierà solo in parte, perché
invecchiano anche loro. Certo
si rivoluzionerà il rapporto tra
pensionati e lavoratori, probabilmente sarà necessario aumentare l’età della pensione per
garantirne la sostenibilità economica. L’invecchiamento della
popolazione influenzerà sia il
mercato del lavoro, sia il mercato dei beni. Difficile fare delle
valutazioni anche per il mercato finanziario, visto che un anziano difficilmente investe su
beni durevoli. Anzi, gli attuali
over 65 hanno investito nel mattone, e probabilmente disinvestiranno o lo faranno i loro figli”.
Sicuramente il mercato immobilare vedrà una mutazione,
come prevede (vedi intervista
in pagina) il direttore del dipartimento della Sanità e della socialità Paolo Beltraminelli. “Bisogna anche chiedersi se reggerà la sopportabilità del premio
della casse malati che aumenterà anno dopo anno - avverte
Bruno Cereghetti, esperto di
politica sanitaria ed ex responsabile dell’Ufficio cantonale assicurazione malattie -. Le assicurazioni sociali, come Avs e secondo pilastro, investono sui
capitali e già hanno previsto
scenari su lunga durata; le assicurazioni malattia, invece, non
hanno alcun piano B. Il loro sistema non si basa sulla capitalizzazione, ma sulla ripartizione
delle spese: quello che entra
l’anno prima esce l’anno successivo. E visto che l’adeguamento dei premi è in base al bisogno, la tendenza è quella di
aumentare i premi ogni anno.
Soprattutto in Ticino che, già
oggi, ha i costi più alti proprio
per la piramide dell’età, con il
tasso più elevato di over 65. Non
a caso Berna vuole elevare l’età
pensionabile, come avviene in
tutti i Paesi europei occidentali.
Con gli attuali trend demografici si temono aumenti dei costi
finanziari e un’inevitabile erosione del potere d’acquisto”.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
Le abitazioni
Il futuro
Il ministro Beltraminelli
“Gli immobili
per seniores
faranno boom”
L
Ti-Press
Progetti su misura di anziano
Da Locarno a Vacallo case per la terza età
I
l primo mattone della futura residenza per
anziani autosufficienti, a pochi passi dalla
Casa San Carlo di Locarno, potrebbe essere
posato già entro quest’anno. Mentre analoghi
progetti, per seniores ancora autonomi, e per
promuovere l’invecchiamento attivo, sono previsti a Novazzano e a Vacallo. Una necessità la
creazione di alloggi per over 70 e a pigione moderata, visti gli attuali trend demografici: solo in
Ticino, tra una decina di anni, si conteranno almeno 350 centenari. E sarà sempre più folto
anche l’esercito degli over 70 e 8 in buona salute, ai quali vanno comunque garantiti confort e
sicurezza nel proprio domicilio, perché troppo
“giovani” per entrare in una casa per anziani.
Una necessità sottolineata anche dall’Atte, Associazione terza età. “Per incentivare nuove
iniziative e progetti faremo un concorso con la
Fondazione Federico Ghisletta - spiega Pietro
Martinelli, già presidente dell’Atte -. Un riconoscimento che premierà la migliore struttura, o
già realizzata o sulla base di un progetto approvato e con un finanziamento garantito”.
Della palazzina che sorgerà a Locarno a
fianco del San Carlo se ne parla ormai da qualche anno. Il mercato dell’alloggio nel Locarnese si fa sempre più difficile anche per gli anziani
alla ricerca di appartamenti confortevoli, ma a
prezzi ragionevoli, accessibili anche ai portafogli meno gonfi. La nuova struttura potrà contare su delle sinergie con la Casa San Carlo e offrirà una cinquantina di appartamenti, 35 per
persone sole, il restante per coppie. Un investi-
mento di oltre 10 milioni di franchi. “Appartamenti a pigione moderata - assicura Ronnie
Moretti, capodicastero Socialità -. Verrà fatto
un bando di concorso e in tempi brevi prevediamo di decidere. Un’esigenza sempre più
pressante, visto il numero di anziani che abita
in case o appartamenti ormai diventati scomodi e insicuri, che desiderano una sistemazione
più adatta alle loro esigenze. Over 70 ancora in
grado di vivere per conto loro, per i quali una
vera e propria casa per anziani sarebbe davvero
“Per incentivare nuove iniziative
l’Atte farà un concorso con la
Fondazione Federico Ghisletta”
prematura”.
Intanto, a Vacallo sta prendendo sempre
più corpo il Villaggio per anziani. Un progetto
ambizioso e futuristico per la costruzione di
due nuove infrastrutture di una sessantina di
posti l’una, molto probabilmente sorgeranno
nell’area dell’attuale campo sportivo, che saranno dotate di prestazioni d’avanguardia sul
piano sanitario. Un po’ come sta succedendo a
Morbio dove la residenza San Rocco, prossima
ad una nuova ristrutturazione, ha inserito una
panetteria, saloni coiffure, ristorante, accessibili a chiunque. Servizi che permettono agli
over 70 di non sentirsi isolati e di mantenere
contatti non per forza solo con i loro coetanei.
p.g.
a longevità dei ticinesi si
trasformerà in una grossa
oppotunità immobiliare e
le “senior residences”, le case con
servizi collettivi per anziani faranno boom. Ne è convinto il direttore del dipartimento della
Sanità e della socialità Paolo Beltraminelli, che ha una visione
più che ottimistà sulle città del
prossimo futuro. “È una previsione fondata, se si considera che il
50% delle abitazioni della sola
Lugano è antecedente agli anni
Sessanta - spiega Beltraminelli-.
Case non più adatte alla futura
popolazione, sempre più composta da cittadini di terza e quarta età. E in città è molto più economico ristrutturare secondo le
nuove esigenze che edificare ex
novo. Inoltre, l’offerta sarà tale
che soddisferà non solo gli anziani, ma anche le giovani coppie
che non possono disporre di capitali d’investimento elevati”.
Beltraminelli è convinto che
il processo d’adeguamento sia
già iniziato, e che i progetti edilizi siano in linea con le caratteristiche di una popolazione con un
tasso di centenari tra i più alti del
Paese. “È così, con standard elevati di razionalità, ma non di lusso - precisa -. Eliminando le barriere architettoniche e con tutta
una serie di servizi collettivi, saranno delle ‘senior residence’
che tengono conto anche delle
diverse esigenze di mobilità. Gli
anziani sentono meno l’esigenza
d’avere un’auto, e di più quella di
disporre di tutti i servizi, dei generi di comfort necessari e di
strutture mediche a portata di
mano. Perciò è facile prevedere
che, soprattutto nelle città, per
questo tipo di edilizia ci sarà un
boom. E sarà un’opportunità
economica di crescita da non
perdere assolutamente, perché
si apre un nuovo mercato”.
e.r.b.
8
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
IL TANDEM
Il presidente del Plrt,
Rocco Cattaneo (56 anni),
e l’ex deputato a Berna Fulvio
Pelli (63 anni); in basso
a sinistra, il ministro cantonale
delle Finanze e dell’economia,
Laura Sadis (53 anni)
politica
Ti-Press
L’editoriale
La crisi
Un partito
senza più
“territorio
politico”
La “spinta” di Fulvio Pelli,
alle origini dello scontro tra
il presidente liberale radicale
e il ministro dell’Economia
Ti-Press
segue dalla prima pagina
LILLO ALAIMO
N
In tandem tallonano la Lega
e frenano la corsa di Laura
I retroscena della faida plrt per il seggio oggi di Sadis
I tormenti del ministro
L
1
L’ACCORDO SUI FRONTALIERI
L’accordo del 1974 fra Svizzera
e Italia prevede che i frontalieri
in Ticino siano tassati alla fonte
e che il 38,8% delle imposte sia
riversato ai Comuni italiani
di frontiera per opere generali.
2
IL FRENO AL DEFICIT
Ti-Press
Laura Sadis, al posto del freno
alla spesa, ha proposto il freno al
deficit con tanto di moltiplicatore.
Approvato dal parlamento,
è in votazione il 18 maggio.
3
4
5
IL TRIO DI MEDEGLIA
Lega, Ppd e Plrt a Medeglia nel
2012 diedero 10 giorni di tempo al
governo per ridurre di 50 milioni di
franchi il deficit: un vero ultimatum
in particolare contro Laura Sadis.
GLI SGRAVI AI RICCHI
Sadis aveva proposto nel 2010 un
pacchetto fiscale con sgravi ai
redditi medio-alti e l’amnistia
fiscale. Subito stoppata sul primo,
ora si vota sulla seconda.
GLI INPIANTI DI RISALITA
Il Parlamento ha votato dei sussidi
e costituito un gruppo di lavoro per
studiare una strategia per
i sussidi agli impianti di risalita.
Scettica Laura Sadis: “Un déjà vu”.
a spinta l’ha data Fulvio Pelli. È stato
l’ex presidente nazionale del Plr ed
ex deputato a Berna, a impostare la
strategia “muscolare” del partito
contro l’Italia, prima di uscire di scena dalla politica federale. È lui, prima di lasciare il seggio a Giovanni Merlini, a puntare
sulla disdetta immediata dell’accordo fiscale
per i frontalieri. Strategia inaugurata con una
conferenza stampa, di domenica, dal presidente plrt Rocco Cattaneo e dal capogruppo
parlamentare Christian Vitta, alla fine di gennaio. E il tandem Pelli-Cattaneo ha messo a
punto il tutto all’insaputa del ministro Laura
Sadis, che del resto non partecipò all’incontro coi giornalisti di quel 26 gennaio a Camorino. Seppe della svolta del suo partito dalla
stampa.
Ma perché Pelli si è deciso per una strategia il cui effetto immediato è stato di mettere
in difficoltà Sadis, ipotecando la sua rielezione in governo? In casa liberale radicale circolano due versioni. Secondo i buonisti, Pelli si
è reso conto che le trattative tra Berna e Roma
sulla doppia imposizione e sui ristorni dei
frontalieri, gestite dalla consigliera federale
Eveline Widmer Schlumpf, stavano tagliando
fuori il Ticino. Secondo i maligni, ritiratosi da
Berna, l’ex consigliere nazionale vuole ritagliarsi il ruolo di eminenza grigia, di vero regista del partito in Ticino. Qualcuno più malevolo aggiunge che, magari, avrebbe pure in
testa una candidatura luganese, alternativa a
Sadis, e qualche fedelissimo da candidare a
Berna. Fatto sta che l’operazione è stata stu-
diata nel dettaglio: iniziativa parlamentare ticinese al Consiglio federale per chiedere la
disdetta dell’accordo, lettera di sostegno di
tutti i partiti, petizione da far firmare ai cittadini. Ma soprattutto l’interrogazione di Merlini al Consiglio federale, per denunciare l’intesa con l’Italia. Il presupposto che potrebbe
giustificare misure di ritorsione: “Tra cui
eventualmente anche il blocco dei ristorni
stabiliti dall’Accordo sui frontalieri del 1974”,
ha puntualizzato Merlini.
Una linea sulla falsariga del rivendicazionismo leghista, poco gradita non solo a Sadis
Nel “partitone”, mentre è in
corso la formazione delle liste,
si profilano nuove frizioni
ma anche ad una parte del partito, e che ha
fatto emergere le contraddizioni in casa liberal-radicale. Che sono: quelle di un ministro
isolato da questo clima “rivendicazionista” e
già bersaglio degli attacchi della Lega. Un ministro estraneo alla linea “protestataria” che
ha assunto la politica ticinese e all’atteggiamento “neoleghista” dello stesso Plrt, non per
niente accusato di “fotocopiare” le iniziative
di via Monte Boglia. Le contraddizioni sono
pure quelle di un presidente come Cattaneo,
che non ha mai avuto un grande feeling con il
proprio consigliere di Stato. “Purtroppo Laura
non segue le indicazioni del partito”, ha detto,
inaugurando il capitolo dei “separati in casa”.
Tutto ciò, ad un anno dalle elezioni, rischia di
disorientare la base plrt e riproporre una frattura nel partito, ben al di là della vecchia faglia
che divideva liberali e radicali.
Al centro di tutto c’è oggi un ministro, Sadis, da sempre ostile a prove di forza. Già nell’estate del 2011, in occasione del blocco dei
ristorni, si scontrò con Marco Borradori ribadendo la sua contrarietà alla decisione del governo di non versare i fondi all’Italia: “Una
scelta che rischia di portare più svantaggi che
giusta attenzione al nostro cantone”. Ancor di
più ovvia oggi la riconferma dell’identico ragionamento con il sostegno di Widmer
Schlumpf. Tanto più che il mondo economico, preoccupato da eventuali contraccolpi, teme la conflittualità con l’Italia. Dall’altra parte
c’è Cattaneo che cerca di profilare il Plrt sul
campo della Lega: frontalieri, sgravi fiscali, riduzione dello Stato.
In questo contesto come si muove Sadis?
Già bloccata nel 2010 sul progetto di sgravi ai
ceti medi-alti (di quelle proposte è rimasta
solo l’amnistia cantonale), principale destinataria dell’ultimatum ricevuto nel 2012 dai presidenti di Ppd, Lega e Plrt, sul bilancio preventivo, poco seguita dal parlamento nel dire no
ai nuovi sussidi agli impianti di risalita, Sadis
aspetta il 18 maggio per sapere qualcosa in
più del suo futuro. In ballo, oltre l’amnistia fiscale, anche il freno al deficit, non sostenuto
dal mondo economico che lo ritiene un escamotage per aumentare le imposte. Poco difeso pure da Cattaneo che non ha mai nascosto
le simpatie per il freno alla spesa di Marina
Masoni.
l.d.a./c.m.
L’intervento
* MANUELE BERTOLI, presidente del governo ticinese
Bloccando i ristorni ci faremo male da soli
I
segue dalla prima pagina
l secondo obiettivo, di carattere finanziario, consiste nel tenere in Ticino i famosi
ristorni dei frontalieri, che per le casse
cantonali pesano annualmente per 30 milioni, la metà dei famosi 60 milioni che in parte
sono di pertinenza dei Comuni (24) e in parte della Confederazione (6). Una somma di
un certo rilievo, ma inferiore all’1% del nostro budget e pari a meno di un terzo di
quanto ci siamo accollati ogni anno dal 2012
per le cliniche private senza fare una piega.
Come detto Berna intende risolvere questa
questione mediante la trattativa, collateralmente al punto centrale inerente alla piazza
finanziaria.
Non vi è dubbio alcuno sul fatto che il
primo dossier abbia un peso specifico decisamente più elevato del secondo e che questa differenza di peso debba essere considerata al momento di decidere cosa fare.
La domanda fondamentale che il Consiglio di Stato deve porsi è quindi una sola: salvaguardiamo meglio i nostri interessi conti-
nuando ad appoggiare la trattativa con gli italiani oppure è più utile una prova di forza,
come potrebbe accadere con un nuovo congelamento dei ristorni?
La prima strada non ha garanzie di successo, ma qualora desse dei risultati non potrebbero che essere positivi. La piazza finanziaria è una parte importante della nostra
economia, lo sarà pure in futuro grazie alle molte competenze presenti, anche
in un contesto fiscale più trasparente, e se riuscissimo a darle una mano in questo periodo non facile ci
faremmo solo del bene. La seconda non mi pare invece
particolarmente intelligente, perché produrrebbe
uno stop delle trattative,
paradossalmente proprio quelle che ci eravamo rallegrati di aver fatto ripartire grazie allo
sblocco dei ristorni dopo il primo congelamento, provocherebbe l’aumento dell’instabilità senza alcuna prospettiva di soluzione
reale e riaprirebbe il balletto sul quando e a
che condizioni procedere al versamento
bloccato.
Se vogliamo curare i nostri interessi prioritari dobbiamo evitare di farci del male da
soli, con azioni improvvisate, senza strategia,
senza prospettive concrete, senza senso politico. Non dobbiamo ripetere quello che facemmo nel 2011, quando su pressione esterna il governo decise di bloccare i ristorni, si
inventò a posteriori una serie di motivazioni
ed obiettivi a sostegno di questa azione e alla
fine ritornò sui suoi passi senza aver ottenuto
nulla di quel che aveva chiesto, dicendo anzi
di essere soddisfatto per la riattivazione del
dialogo, che il nuovo blocco non farebbe che
interrompere nuovamente.
L’economia ed i sindacati lo hanno capito
molto bene e sono uniti nel consigliare grande cautela. La politica sembra invece faticare
a comprendere la situazione per quella che è,
preferendo mostrare decisionismo e durezza
in un gioco pericoloso, fatto più di comunicazione che di ragionamento. Al Consiglio di
Stato toccherà scegliere da che parte stare,
senza ambiguità sugli obiettivi da perseguire
e sulla loro realizzabilità concreta.
o, a Cattaneo non interessa nemmeno se, per raggiungere il suo singolare
obiettivo (la disdetta dell’accordo
con l’Italia, appunto), occorre
contraddire e attaccare il proprio
rappresentante in governo, Laura
Sadis (per altro liberale), assumendo toni dirigisti poco consoni e un linguaggio neo leghista
(“purtroppo abbiamo un ministro che non segue la linea del
partito e un governo troppo debole”). Ricordate quando Bignasca iniziò a parlare di “governicchio” puntando l’indice anche
contro il suo consigliere di Stato!?
Già, ma a quale partito fa riferimento Cattaneo!? A quel Plrt
che oggi par essere senza “territorio politico”, cioè a dire “ragione
sociale” riformista e liberale. E
che sul tema del lavoro sembra
inseguire (sì, proprio inseguire)
una demagogia confinante col
populismo di matrice leghista.
Ovvero, un ideologismo gigantesco. Si scrive populismo, ma si
dovrebbe leggere più opportunatamente “destra”.
Berna dice che l’accordo sui
frontalieri sarà cambiato ed è
quasi palese che si andrà verso
una doppia imposizione dei lavoratori stranieri “confinanti”, ci si
avvicinerà insomma a quanto accade con la Germania, la Francia
o con la stessa Italia per quel che
riguarda i lavoratori che risiedono oltre i 20 chilometri dalla frontiera. Ma a questo Plrt quasi senza più “territorio politico” e in
piena metamorfosi, tutto ciò non
basta! Vuole altro e subito, vuole
che si mostrino i muscoli, a Berna
e Roma. Perché, dice Cattaneo facendo il verso alla Lega, i frontalieri causano dumping stravolgendo il nostro mercato del lavoro. Beh, allora si potrebbe iniziare
coll’introdurre “minimi salariali”,
anche diversificati per categoria.
Invece no, perché il mondo economico (e pure il Plrt) dice che
una simile misura sarebbe la fine
per molte, moltissime piccole e
medie imprese. E di fatto è come
dire: il frontalierato per il Ticino è
stato ed è un bacino di opportunità ed elasticità incomparabile.
Sebbene da regolamentare e sorvegliare. Ma ciò, il controllo del
mercato e delle condizioni di lavoro, non ha nulla, proprio nulla
a che vedere con la disdetta o
meno dell’accordo con l’Italia.
Ovvero una semplice intesa sulle
modalità di tassazione.
E allora... quella di Cattaneo
par proprio una pericolosa strategia politico-elettorale. Lui, ex ciclista (che oggi parrebbe “allenato” dall’ex deputato Fulvio Pelli),
sta a ruota della Lega, ne sfrutta la
scia. Ma chi riusciva a “succhiare”
la ruota di Eddy Merckx non vinceva di sicuro. E la Lega è campione nel populismo. Cattaneo
dovrebbe saperlo e forse anche
chi lo sta incomprensibilmente
spingendo in questa direzione.
L’economia, la finanza, persino il sindacato e la sinistra (vedi
qui accanto le considerazioni del
ministro Bertoli) hanno compreso e condiviso le posizioni di
Widmer-Schlumpf e Sadis. Il Plrt
di Cattaneo (quella parte, ma
quale?, che a lui fa riferimento)
parrebbe di no. O forse il tutto è
ammantato da una strategia prelettorale, a un anno dalle elezioni
cantonali, difficile da decifrare.
Che Cattaneo e Pelli stiano sgomitando per mettere fuori corsa
Sadis?! Ma a beneficio di chi?
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Piacere di guidare
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
10
politica
Le strategie
Personalismi.
Rancori.Visioni
diverse. Nel nuovo
leghismo ognuno
ormai bada al suo
tornaconto elettorale
Ora la Lega ha fatto splash
così il movimento si divide
Gocce politiche/1
Il partito di Bignasca sempre più liquido comincia a sgocciolare
CLEMENTE MAZZETTA
1
FOLETTI, BORRADORI E PANTANI
Gli amministratori di Lugano e
Chiasso che stanno cercando una
propria via, più autonoma e meno
condizionata da Monte Boglia
e dalle continue sparate
populistiche della Lega.
2
LORENZO QUADRI E IL MATTINO
Municipale e consigliere nazionale
subordina le esigenze istituzionali
alla propaganda del Mattino della
domenica di cui è direttore, ma di
cui è editore la famiglia Bignasca.
3
LA FAMIGLIA BIGNASCA
Boris e Attilio Bignasca, “eredi”
naturali di Giuliano Bignasca
faticano a gestire la nuova fase
della Lega confrontata
con le responsabilità di governo.
L
a Lega ha fatto splash.
A colpi di insulti, di giravolte, di abbandoni,
di iniziative, di referendum, di detti e contraddetti. Ha fatto splash e si sta disperdendo in tante piccole gocce. O meglio, il grande fiume leghista, perso Giuliano Bignasca,
si sta suddividendo in più rivoli.
Le dimissioni - confermate - di
Michele Foletti da capogruppo,
dopo il contrasto con Boris e Attilio Bignasca sul finanziamento
per le iniziative cantonali per Expo 2015, non sono che la punta
dell’iceberg di una frammentazione ormai evidente. Fra personalismi, visioni diverse e qualche rancore, la Lega da movimento a guida unica si sta avviando verso una schizofrenica
poliarchia in cui ognuno bada al
suo tornaconto elettorale.
Da una parte gli “amministratori”, il sindaco e il municipale di Lugano Marco Borradori e
Michele Foletti, ma anche la municipale di Chiasso Roberta Pan-
tani, penalizzati dalla decisione
leghista di lanciare un referendum contro i finanziamenti Expo
2015. Contestati a Lugano dalla
Lega sull’aumento del moltiplicatore. Dall’altra parte, ecco i
“continuisti” alla Lorenzo Quadri, deputato a Berna, municipale a Lugano e direttore del Mattino, che cercano di tenere
d’accordo il livello istituzionale con quello
propagandistico, un colpo al
cerchio delle
necessità della
Città e uno alla
botte della propaganda domenicale.
Ma sopra tutti c’è la “famiglia”, Boris e Attilio Bignasca, il figlio e il fratello del fondatore del
movimento. I finanziatori del
Mattino, il perno attorno a cui è
sempre “girata” la Lega. Con Boris e il suo “Mattinonline” che è
sempre meno sopportato dai le-
ghisti che hanno fatto la storia
del movimento. E con Attilio, il
coordinatore che va assumendo
atteggiamenti più autoritari che
autorevoli, senza riuscire ad essere il collante del movimento.
Tre rivoli della Lega che prima,
sotto la guida di Giuliano Bignasca, fluiva compatta verso i migliori risultati
elettorali. Tre
rivoli a cui se ne
aggiungono altri due, i ministri
Norman
Gobbi da una
parte e Claudio
Zali dall’altra.
Assieme in governo, ma divisi
Ti-Press
dalle prospettive della rielezione, oltre che da
un diverso aplomb: più popolaresco Gobbi, che sconta una legislatura difficile, con dossier lontani da una soluzione (aggregazione comunale, legge sulla prostituzione, polizia unica) e per di
più contestati. Più autorevole per
matrice professionale (magistra-
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tura), ma ancora “oggetto sconosciuto” Zali, che per farsi eleggere non può che assumere un ruolo “contro”, da leghista della prima ora: contro il moltiplicatore
cantonale, contro i tagli ai sussidi
per le casse malati, contro Expo.
Avvicinandosi così alla “famiglia” dei Bignasca che ha imposto nelle ultime settimane un
susseguirsi di giravolte alla Lega.
Una modalità politica del dire (e
fare) tutto e il contrario di tutto
che con Giuliano Bignasca funzionava, ma che ora crea malumori e un certo disorientamento.
Infine l’ultimo rivolo, quello del
gruppo parlamentare. Con la
sconfitta della linea di Foletti,
che voleva dare più autorevolezza al gruppo come “perno istituzionale” del movimento, emancipandolo da via Monte Boglia, i
deputati hanno perso l’occasione
per diventare un soggetto politico
autonomo. E così i Bignasca con
il Mattino continueranno a dettare la linea. Almeno fino a quando
i risultati elettorali daranno loro
ragione.
[email protected]
Q@clem_mazzetta
Gocce politiche/2
4
NORMAN GOBBI
Entrato in governo sull’onda
del successo della Lega,
rappresenta la parte meno
forte del movimento,
quella sopracenerina.
5
CLAUDIO ZALI
Subentrato a Michele Barra,
arriva dalla magistratura. Ha poco
tempo per profilarsi, ma può
contare sul sostegno
della Lega del Sottoceneri.
6
IL GRUPPO PARLAMENTARE
Uscito di scena Michele Foletti,
il gruppo che poteva assumere
una maggior indipendenza come
perno di una nuova Lega, è ora
sfilacciato in varie “correnti”.
PaoloBernasconi
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
Avvocato, 71 anni, docente di
Diritto penale dell’economia,
membro del Comitato nazionale
per l’iniziativa popolare
politica
Il confronto
11
IL
PUNTO
CHANTAL
TAUXE
Gli ultimi
sussulti
del segreto
bancario
Ignazio
Cassis
Originario di Sessa, coniugato,
53 anni, già medico cantonale,
consigliere nazionale per il Plr,
ha votato per il controprogetto
Contro gli “orchi” la legge si fa forte
Ecco i pro e i contro il divieto ai pedofili di lavorare per sempre con i bambini
Stando agli ultimi sondaggi l’iniziativa
popolare “Affinché i pedofili non lavorino
più con fanciulli” otterrebbe una valanga
di sì il prossimo 18 maggio. E si parla già
di una voto di pancia, visto che l’inasprimento del codice penale votato dal parlamento contro i pedofili, secondo i suoi
sostenitori, è più incisivo rispetto all’iniziativa, in quanto dal gennaio 2015 tute-
lerà i fanciulli non solo dalle molestie
sessuali, ma anche dalla violenza fisica e
psichica. Contro i pedofili servono misure
più incisive, dicono gli iniziativisti, altrimenti l’eccesso di buonismo spingerà la
gente a richieste ancora più dure. L’argomento è di scottante attualità pure in Ticino che nel 2012 ha registrato ben 29 inchieste della magistratura per atti sessuali
1
Ignazio Cassis “L’iniziativa di Marche Bianche solleva un problema reale. Alla domanda se le norme attuali
siano sufficienti per lottare contro un crimine così odioso qual è quello della violenza sessuale sui bambini, la
mia risposta è stata: no, il diritto attuale è insufficiente. È
necessario renderlo più severo, più rigido. Perché più
chiara è la pena, più sicura è l’esecuzione, più alta è la
prevenzione. Per questo ho sostenuto la modifica del codice penale e delle altre due leggi che fanno parte di quel
pacchetto di norme definiti nel controprogetto”.
Cassis
Il controprogetto è più
efficace perché considera
le pene per violenze
non solo a sfondo
sessuale, ma anche
contro l’integrità fisica
e contro la vita
2
“Il divieto in perpetuo ai pedofili di lavorare con i
bambini può essere una pena giusta, ma valutando caso per caso. Questo è il limite principale dell’iniziativa: essa non contempla, difatti, la possibilità di considerare diversamente reati diversi. Un conto è un cinquantenne che ha un rapporto sessuale con una bambina di 9 anni. Un altro è il ventenne che ha una relazione amorosa e sessuale con una quasi sedicenne.
Sono due situazioni completamente diverse. Ma sulla
base dell’iniziativa non possono essere trattate diversamente. Noi pensiamo che uno dei principi cardini
del diritto svizzero è proprio il principio di proporzionalità, ovvero che la pena sia proporzionata alla gravità del reato. Questo principio è contemplato nel controprogetto, non nell’iniziativa”.
Ti-Press
te nella loro attuazione che creano un problema per la
Svizzera, per gli equilibri interni, per lo Stato di diritto e
che sollevano quell’attitudine un po’ marziale, un po’ populista di chi vuol picchiare i pugni sul tavolo, di chi chiede la pena di morte per tutti. Se si possono capire certereazioni emozionali di fronte a questi reati odiosi, e li capiamo, non dobbiamo perdere la bussola e scrivere nella
costituzione norme sproporzionate. A voler semplificare
troppo la realtà e a voler fare discorsi semplicisti si rischia di fare un grave danno alla società e alla democrazia. Questo rappresenta un altro limite dell’iniziativa. Per
ciò mi dispiace che Marche Blanche non abbia voluto ritirarla, visto che gli obiettivi che voleva raggiungere proteggere i fanciulli - sono stati raggiunti dal governo e
dal parlamento”.
4 “Il controprogetto è più efficace perché considera le
A chi è condannato si
limita soltanto la libertà di
scelta fra infiniti mestieri,
stabilendo che uno non
potrà più farlo. Mi pare
una restrizione dei diritti
molto limitata
1
L’iniziativa contro i
pedofili affronta un
problema reale, o
esaspera una
situazione?
2
Il tema di maggiore
impatto emotivo è la
proposta di vietare
in perpetuo ai
pedofili di lavorare
con i bambini. Ma è
una pena giusta?
Commisurata?
1
Paolo Bernasconi “Il problema della lotta contro
pedofilia è diventato più urgente con l’avvento di Internet, che ha messo a disposizione dei criminali pedofili
un enorme ‘mercato’ di bambini. A questo fattore, va aggiunta una nuova sensibilità, il venir meno di un clima di
omertà, anche di vergogna, che ha fatto emergere una
importante casistica di reati pedofili. Già nei miei vent’anni da procuratore pubblico mi ero reso conto che per
ogni caso che scoprivamo ce n’erano 100 nascosti nelle
famiglie, nella scuola, nelle associazioni. Il problema è
dunque reale, molto grave, e la politica come al solito ha
dormito. Solo grazie all’iniziativa di Marche Blanche il
governo e il parlamento hanno elaborato una legge, che
entrerà in vigore indipendentemente dall’esito della votazione, il 1 gennaio 2015” .
2 “Ma vietare ai pedofili di lavorare con i bambini è
l’unico tema su cui si discute e si vota il 18 di maggio. Su
tutto il resto avremo una legge ad hoc. Quanto alla proporzionalità, al pedofilo condannato si limita soltanto la
libertà di scelta fra infiniti mestieri, stabilendo che uno
non potrà più farlo. Mi pare una restrizione dei diritti
molto limitata. Dall’altra parte abbiamo il formidabile effetto preventivo di tener lontano dai bambini il pedofilo
condannato. Nessuno chiede un aumento delle pene, sia
chiaro. Si propone solo questa misura che limita il potere
Ti-Press
3 “Sono questi eccessi, queste iniziative sproporziona-
Bernasconi
Le domande
con fanciulli, e nel 2013 il “caso Bomio” a
Bellinzona , con almeno 15 adolescenti
molestati fra 1998 e il 2011. Sul tema si
confrontano Ignazio Cassis, consigliere
nazionale plr, favorevole al controprogetto e l’avvocato Paolo Bernasconi, del comitato nazionale di sostegno all’iniziativa
popolare.
c.m.
pene per violenze non solo a sfondo sessuale, ma anche
contro l’integrità fisica e contro la vita. Altro punto importante, l’iniziativa non considera che la maggior parte
dei reati di pedofilia avvengono all’interno delle famiglie. Per questo è importante avere delle norme che permettano di decretare dei divieti di frequentazione per
una persona presso la famiglia o all’interno di un quartiere. Misure che permettano di agire in modo mirato
quando il reato avviene in ambito famigliare e sociale.
Questo è molto bene esplicitato nel controprogetto,
mentre è inesistente nell’iniziativa. Una ragione in più
per dire che è davvero più completo e più efficace dell’iniziativa, realizzando peraltro i suoi obiettivi, ma tenendo conto di realtà più complesse e non semplicemente di ciò che si può scrivere in un breve capoverso di
un articolo nella Costituzione”.
3
L’eccesso di
garantismo, non
rischia di provocare
poi richieste più
dure dalla gente
4
Il controprogetto
che contempla le
aggressioni fisiche,
oltre che quelle
sessuali, non è forse
più efficace per
tutelare i minori?
di apprezzamento del tribunale penale. Misura che è assolutamente indispensabile visto che, sebbene esista dal
1942, non è mai stata applicata. Per questo, è importante
stabilire che i giudici, in caso di condanna di pedofili, applichino questa misura perché si evita la presenza abituale e sistematica del pedofilo con i bambini, sia nelle
professioni educative che nel tempo libero”.
3 “Il garantismo a favore delle persone sotto accusa è
un pilastro chiave dello Stato di diritto, il buonismo è
tutt’altra cosa. È l’eccesso di clemenza, il chiudere gli occhi di fronte alla pericolosità di certe persone, che alimenta la corsa a misure estreme. Sono favorevole a questa unica misura proposta dall’iniziativa, perché penso
sia un modo per frenare richieste ben peggiori, come la
castrazione chimica, la pena di morte, o la proposta di introdurre la responsabilità civile personale del giudice.
Iniziative che nascono proprio come reazione a quel
buonismo che viene manifestato oggi contro l’iniziativa”.
4 “L’alternativa del 18 di maggio non è se sia migliore
l’iniziativa o se sia più efficace il controprogetto, che entra
in vigore comunque. L’alternativa che si pone è se sia migliore il controprogetto da solo, o con l’iniziativa. La nostra iniziativa costituzionale si chiama: “Affinché i pedofili non lavorino più con i fanciulli”. Il controprogetto si dovrebbe chiamare: “Affinché tanti pedofili possano continuare lavorare con i fanciulli”. Mi spiego, sono favorevole
alla legge federale, ma la considero estremamente lacunosa sul divieto di esercitare la professione con i minori.
Si prevedono così tante scappatoie, così tante facoltà per
il giudice che non sarà mai applicata. Su 100 pedofili condannati, con il controprogetto forse a uno solo sarà imposto il divieto. Con l’iniziativa sarà imposto a tutti e 100”.
Quando si muore davvero? Quando si entra in coma?
Quando i medici staccano la
spina? Quando nessun movimento ci solleva più il petto?
Quando si esala l’ultimo respiro? Le morti moderne non
sono più quelle che accompagnavano l’ultimo passo dei
nostri antenati.
A quando si dovrà datare
la fine del segreto bancario? Il
riconoscimento, questa settimana, degli standard dell’Ocse per la Svizzera è sicuramente una tappa. Ma ci saranno ancora piccoli sussulti.
Non concederemo lo scambio automatico di informazioni se non ai Paesi ai quali
l’accorderemo. La regola non
sarà universale, ma si applicherà ai nostri principali concorrenti. Nessun tentativo di
fare i primi della classe, di
mostrarsi più virtuosi degli altri. Ai Paesi con un incerto
stato di diritto non si dirà nulla. Che i dittatori e i despoti in
Africa e in Asia non si preoccupino, potranno ancora e
sempre nascondere i loro
profitti industriali a casa nostra, attraverso canali opportunamente deviati.
In questo
sfortunato, costoso, ma necessario aggiornamento, siamo
stati fortunati. L’Ocse,
dove godiamo di
un po’ di potere, ha preso il
comando. Non siamo più alla
mercé della sola e intransigente Unione europea.
La Svizzera avrà sofferto
un dolore enorme sbarazzandosi della sua reputazione di
riservata cassaforte. Avrà incontrato delle difficoltà quasi
insormontabili nel riconoscere che l’evasione fiscale non è
un business onorevole, e ancor meno un diritto dei proprietari di fortune patrimoniali. L’avidità del fisco straniero, e dei nostri vicini in
particolare, a meno che non
si tratti di incapacità tecnica e
morale nel riscuotere le imposte, è stata per lungo tempo la comoda giustificazione
di banchieri senza scrupoli.
Non si vive delle debolezze
degli altri. Noi non siamo dei
filibustieri.
In un mondo globalizzato
e interdipendente, il rispetto
dell’etica sta guadagnando
importanza. Lo Stato-nazione
era un paravento, ma lo Statonazione, checché ne pensano
i populisti, è una specie in via
di estinzione.
Per migliorare la sua immagine, la Svizzera farebbe
bene a pagare un paio di sceneggiatori della prossima
puntata di James Bond o di
altri film d’avventura: bisognerebbe evitare che il denaro del cattivo di turno passi
da casa nostra e che nessun
banchiere elvetico appaia
complice di transazioni sospette. Al contrario, dovrebbe
essere uno di loro ad aiutare
l’eroe nello sconfiggere i malvagi. Sarebbe perfetto accompagnato da una battuta del tipo: “Credevate ancora che la
Confederazione praticasse
l’occultamento di capitali illegali? Siete in ritardo di un secolo, povero amico mio”.
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
12
economia
Ti-Press
L’inchiesta
All’inizio dell’anno gli Stati Uniti
hanno deciso azioni di
ritorsione, con sanzioni
economiche, contro società e
imprenditori in qualche modo
legate alla Russia e a a Putin.
2
LE MISURE DI BERNA
La Svizzera il 2 aprile ha
annunciato che non avrebbe
imposto proprie sanzioni. Ma nel
rispetto delle misure imposte
dall’Ue ha deciso misure contro
33 politici vicini a Putin.
3
I SOLDI NELLE BANCHE
Secondo la Banca nazionale
svizzera, nel 2012 gli istituti
finanziari elvetici avrebbero
avuto in custodia 13,8 miliardi
di franchi (15,6 miliardi di
dollari) provenienti dalla Russia.
C
Da Ginevra a Lugano
la caccia agli oligarchi
Gli Usa cercano i tesori degli amici di Putin
tempo fa d’aver ceduto il suo
pacchetto azionario. Ma il Dipartimento americano ha spiegato
in un documento che “Putin ha
investito in Gunvor e può avere
accesso alla cassa del gruppo”.
La minaccia di sanzioni ora
potrebbe estendersi ad altri imprenditori, e non sono pochi, che
da tempo risiedono in Svizzera.
Un migliaio di russi vivono in Ticino. I primi arrivi sono di una
decina di anni fa. Da allora il loro
numero è cresciuto progressivamente. Grazie alla loro presenza,
ricorda l’Espresso, sono nate
scuole russe per i loro bambini,
hanno acquistato villa e appartamenti di lusso, sono state aperte società specializzate che cura-
no dall’aspetto fiscale con Cantone e Confederazione, sino alla
gestione di servizi di pulizia e
giardinaggio, oltre che di baby
sitter di lingua madre. Molti, in
attesa di ottenere il via libera per
il permesso di soggiorno per loro
e i familiari, fanno tappa a Campione d’Italia, dove restano per
qualche tempo prima si spostarsi definitivamente dall’altra parte del lago, a Lugano. Qualcuno
ha scelto anche la collina Locarnese.
Per parecchi russi il Ticino,
ma la Svizzera in generale, ha sostituito Londra come base per fare affari e trasferire la famiglia.
Anche qui possono contare su
una tassazione favorevole, una
Reuters
1
LE SANZIONI USA
ome per le banche
svizzere, anche per
loro lo spettro si chiama dipartimento del
Tesoro degli Stati
Uniti. E anche per gli oligarchi
russi la minaccia arriva sempre
da lì, da Washington, che ora ha
allungato le mani, anzi gli occhi,
di nuovo sulla Svizzera. Ginevra
Zugo e Lugano, pullulano di società russe e gli americani stanno
cercando di capire se esistono
intrecci finanziari che portano
sino a Mosca. Al presidente russo Vladimir Putin. Hanno cominciato, come racconta una
inchiesta del settimanale italiano L’Espresso, facendo le pulci a
Gennady Timchenko, imprenditore con residenza a Ginevra.
Il sospetto iniziale,e tale è rimasto, è che fosse socio in affari di
Putin.
Gli Usa, soprattutto dopo il caso
dell’Ucraina, hanno avviato una
serie di sanzioni economiche
verso chi è legato in qualche modo all’uomo forte del Cremlino.
Nel caso di Timchenko il legame
sarebbe rappresentato da una
multinazionale del trading petrolifero, la Gunvor. Timchenko,
però, ha sempre seccamente
smentito collegamenti tra la società e Putin e ha annunciato
NEL MIRINO
Vladimir Putin insieme
al presidente della
Confederazione
Didier Burkhalter
ottima qualità della vita e un eccellente livello di servizi per figli
e mogli. Le aziende russe con sede a Lugano sono un centinaio,
sottolinea il settimanale italiano.
A livello nazionale, invece, come
ha scritto il Tages Anzeiger, sarebbero 1826, di queste 300 lavorano nel trading delle materie
prime, mentre 256, invece, sono
le holding. Il sospetto degli americani, che con Gennady Timchenko hanno messo gli occhi
sulla Svizzera, è che fra tutte queste società qualcuna porti dritta a
Putin. E, dunque, per gli Usa andrebbe sanzionata.
Una “caccia” che potrebbe
avere riflessi anche sul piano diplomatico visto che il presidente
della Confederazione Didier
Burkhalter, nella sua veste di presidente di turno dell’Osce, è impegnato in una paziente azione
di mediazione proprio con la
Russia e con Putin in prima persona. E questo dopo che a febbraio il Consiglio federale, “per
evitare ogni rischio di appropriazione indebita dei beni dello Stato ucraino”, aveva decretato il
blocco dei conti dell’ex presidente Viktor Yanucovich, di suo figlio
(che vive a Ginevra) e di altri 18
dirigenti, tra cui 11 ex ministri.
m.sp.
Il salario minimo distrugge l’apprendistato
professionale.
È questo ciò che vogliamo?
La formazione è la base del successo futuro.
Perché fare ancora un solido apprendistato, quando i ragazzi possono
guadagnare 4000 franchi direttamente alla ine della scuola?
Il salario minimo alletta con la prospettiva di soldi subito, crea
falsi stimoli. Nel lungo termine sarà un disastro per la Svizzera.
Il salario minimo spinge al declino sociale.
Tutto il mondo ci invidia il nostro sistema formativo. Crea possibilità
di fare carriera e prospettive. Il salario minimo aumenta invece
l’attrattività di lavori poco qualiicati. Dunque proprio quei lavori
che hanno poco futuro.
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La mancanza di formazione è la più grande
trappola di povertà.
Non è il salario minimo che protegge dalla povertà, bensì il lavoro e
una buona formazione. Il salario minimo mette in pericolo entrambi.
Allora non facciamo sbagli nel preparare il terreno per il futuro!
Una buona intenzione che ottiene l’esatto contrario – NO al salario minimo!
Oltre 800 membri di succèSuisse il 18 maggio 2014 diranno NO all’iniziativa del salario minimo. Tra loro: Fathi Derder, Le Réseau; Bernhard Emch, EMCH Aufzüge AG; Meinrad Fleischmann, Möbel
Pister AG; Andreas Geistlich, Ed. Geistlich Söhne AG; Martin Haefner, AMAG Automobil- und Motoren AG; Nicole Loeb, LOEB Holding AG; Robert Naville, Köpli & Partner AG; Martin Naville,
Swiss-American Chamber of Commerce; Ruedi Noser, Noser Gruppe; Gerhard Pister, Institut Montana Zugerberg AG; Michael Pieper, Artemis Holding AG; Beat M. Schelling, SCHELLING AG; Peter
Schilliger, Herzog Haustechnik AG; Peter Stämpli, Stämpli AG; Dr. iur. Beat Walti, Wenger + Vieli Rechtsanwälte; Alex Wassmer, KIBAG Holding AG; Dietrich Pestalozzi, Pestalozzi + Co AG.
La sua opinione conta. Ogni voto è importante. Anche il suo. Diventi socio: www.succesuisse.ch
Questa campagna può essere sostenuta anche da lei: CCP 61-359559-9
www.succesuisse.ch – [email protected]
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
13
50’000’000
economia
IL GIRO D’AFFARI
Secondo uno studio
le trenta aziende ticinesi
che si occupano di
cantieristica nautica
hanno un giro d’affari
complessivo
di 50 milioni di franchi
I
NUMERI
LORETTA
NAPOLEONI
Trovare un approdo sul Verbano per meno di 24 ore è sempre più difficile. Con la bella stagione la cantieristica ticinese torna a farsi sentire, lamentando carenze e norme che penalizzano
un settore con possibilità di
espansione: “Nella maggior parte
dei Comuni che si affacciano sul
Lago Maggiore un natante ha difficoltà a sostare poche ore – afferma Annette Zullig, presidente
dell’Acnt, l’associazione che riunisce i cantieri nautici ticinesi -.
Favorire la sosta
breve incentiverebbe il turismo
nel suo complesso, garantendo
un buon indotto
a bar e ristoranti,
e al commercio
in generale”. Una
sosta di poche
ore è consentita,
ma la tariffa imposta è quasi
sempre relativa ad una giornata
intera. Carenza di ormeggi, costi
proibitivi, la nautica lacuale soffre. “Le tariffe attuali non sono
chiare e troppo differenziate da
Comune a Comune - lamenta il
presidente -. Questo impedisce ai
turisti di giornata di informarsi in
modo rapido e chiaro sulla possibilità di ormeggiare”.
Il turista naviga in una palude
di prezzi diversi. Se nel porto regionale di Locarno occorrono 40
franchi al giorno (alta stagione)
per una barca di massimo 6 metri
ad Ascona se ne spendono 50. Le
tariffe variano radicalmente da
Ti-Press
GIORGIO CARRION
Cercasi ormeggio disperatamente
Pochi porti e tariffe alte penalizzano cantieristica e turismo
1
LE TARIFFE
Si va da 20
franchi per una
barca piccola in
bassa stagione a
a 100 franchi per
una di oltre 10
metri in alta.
2
POSTI GRATIS
Quelli che
offrono posti
temporanei sono
rarissimi. Ad
esempio Muralto
ne offre quattro,
Minusio uno.
3
LE AZIENDE
Nel settore della
cantieristica in
generale sono
presenti in Ticino
una trentina di
aziende con 300
posti di lavoro.
Ti-Press
4
LE RICHIESTE
Le richieste di un
posto barca sono
cresciute in
cinque anni del
328%. E la
domanda
aumenta sempre.
5
LE IMPOSTE
Le aziende della
cantieristica
garantiscono un
gettito fiscale
che in dieci anni
ha raggiunto 3,3
milioni di franchi.
6
IL PROGETTO
L’ultimo progetto
nel Gambarogno
prevede 280 posti
barca nella zona
“Sass di Sciatt-S.
Nazzaro”.
considera come parte integrante
dell’economia cantonale”.
La cantieristica ticinese è un
segmento economicamente inte-
“Il Cantone incassa
le nostre imposte
ma non ci considera
una parte integrante
dell’economia”
ressante e di antica tradizione.
Nel Locarnese i cantieri sono 9,
per un giro d’affari di circa 20 milioni di franchi. Ma in tutto il Tici-
no ci sono oltre 30 aziende che
occupano circa 300 dipendenti.
Un giro d’affari significativo, stimato complessivamente in oltre
50 milioni di franchi. Già nel 2012
uno studio dell’Istituto di Management turistico aveva rilevato
come sul Verbano le immatricolazioni di natanti fossero in costante aumento, superando ormai quota 3.200, sul totale di
7.151 (2012), con un gettito fiscale che in dieci anni ha raggiunto i
3,3 milioni di franchi. “Ma di questo passo, saremo sempre di meno”, prevede Efrem Ferrari titolare
di Nautica Ascona, da 45 anni sul
lago: “Una boa prima costava 300
franchi all’anno, ora 750. E una
sua sistemazione in acqua non
meno di 5/6mila franchi tra permessi e messa in opera”. C’è attesa, intanto, per il Progetto Gambarogno, 280 attracchi nella zona
“Sass di Sciatt - San Nazzaro”.
Un’offerta importante, ma probabilmente non sufficiente a soddisfare le richieste di posto barca,
cresciute in 5 anni del 328%. A
soffrire saranno, ancora una volta, i proprietari di piccole barche,
perché spariranno le più economiche boe.
[email protected]
L’intervista
L’esperto
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Il settore
porto a porto: dai 20 franchi per
una barca piccola in bassa stagione fino a 100 franchi per una barca di oltre 10 metri in alta stagione. In alcune porti comunali si
trovano posti temporanei gratuiti: Muralto ne offre quattro, ma
con un massimo di un’ora di occupazione, per il resto ha tariffe
fisse annuali. Minusio, invece, ha
un solo posto temporaneo (un
paio d’ore) gratis per turisti soggiornanti nel Comune, per il resto
ha tariffe fisse annuali. “Il Cantone è assente - riprende Zullig -.
Incassa molti soldi dalle attività
cantieristiche e lacuali, ma non ci
“I costi sono
davvero
molto elevati”
“Per una barca di 8 metri ormai
si spendono oltre 8mila franchi
all’anno, oggettivamente è molto
rispetto a imbarcazioni più grandi,
che costano meno”. Renato Hammer, dell’omonimo cantiere di
Riazzino, aiuta a fare i conti in tasca
ad una passione, la nautica, i cui
costi fissi sono aumentati. Scarsità
di posti, tasse, carburanti, manutenzione, alaggio …navigare costa.
Come si arriva a questa cifra?
“4000 franchi di ormeggio, più
2500 franchi costi di invernaggio –
cioè di alaggio e rimessa nella cattiva stagione -, 1000 di assicurazione
e altri 1000 di targhe”.
Quanto costa una barca a
motore nuova di otto metri?
“Tra i 150 e i 200 mila franchi,
un bel motoscafo. Ma un usato può
costare molto meno. I clienti non
mancherebbero, ma scarseggiano
i posti barca e il Cantone non rilascia più concessioni per le boe”.
Quale clientela frequenta oggi il Lago Maggiore?
“Stranieri prevalentemente,
che richiedono imbarcazioni sempre più grandi, barche del calibro
di un Nimbus Coupè o un Tullio
Abate. Questo tipo di clientela non
manca, ma i porti sono troppo piccoli, oltre a scarseggiare. Speriamo
nel nuovo porto di Gambarogno”.
La crisi, insomma, in acqua
non si sente…
“Non è esatto dire così. Come
spiegavo prima, i proprietari di piccoli scafi oggi soffrono tariffe e costi
oggettivamente alti. Paradossalmente, uno scafo sopra i dieci metri affronta costi intorno ai 10/12
mila franchi all’anno, proporzionalmente meno di un piccolo natante di otto metri”.
Quali sono i principali servizi
che offre un cantiere?
“Comprendono l’insieme dei
lavori di manutenzione su barca e
motore, installazioni, modifiche,
trasporto e tutti i lavori riguardanti
legno, elettrotecnica, rivestimenti
di sedili… dove occorre manodopera specializzata”.
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A dominare
il commercio
on-line
sarà la Cina
Chi pensa che i numeri non contano si sbaglia.
La Cina è una nazione sui
generis perché ha una
una popolazione di un
miliardo e 355 milioni e
di fatto è grande quanto
un continente. Se poi aggiungiamo che gli abitanti condividono una lingua comune, il mandarino, allora diventa chiaro
perché il mercato cinese
è il più grande al mondo.
Bastano pochi numeri
per spiegare questa realtà: in Cina ci sono circa
618 milioni di utenti internet, e cioè poco meno
della metà dell’intera popolazione. Quasi 500 milioni utilizzano la rete attraverso i telefonini e circa 300 milioni fanno regolarmente acquisti online (equivalente all’intera
popolazione degli Stati
Uniti), ma costoro rappresentano appena il 7,9
per cento del consumo
totale cinese. Non solo rispetto a quello occidentale il mercato on line cinese è enorme, ma le potenzialità di crescita sono considerevoli dal momento che più
di un miliardo di
cinesi ancora deve accedervi.
Questi dati
sono forniti
dall’agenzia
cinese che
regola l’internet, la
Cnnic.
Negli ultimi giorni si è
parlato molto di Alibaba,
il più grande sito di ecommerce cinese e che
controlla il 76 per cento
delle transazioni in rete
da telefonini, pari a 37
miliardi di dollari l’anno.
Ad aprile, quando ha dichiarato di voler uscire
sul mercato con un’offerta pubblica, Alibaba ha
stimato il proprio valore a
121 miliardi di dollari. Ma
a differenza di altre grosse imprese, ad esempio la
Banca Agricola Cinese, la
scelta della piazza dove
farlo è caduta su New
York e non su Hong Kong.
Il suo fondatore, Jack Ma,
un ex insegnante popolare in Cina quanto Elvis
Presley in America, ha
scelto New York perché
su questa piazza gli viene
permesso di mantenere il
controllo della società
grazie ad un pacchetto di
minoranza.
Se l’offerta pubblica
risulterà superiore a 20
milioni di dollari, come
sicuramente avverrà, allora Alibaba avrà raccolto
a Wall Street più soldi di
Visa e sarà la quarta maggiore offerta pubblica in
assoluto e la più grande
da quella di Facebook.
Sicuramente gli investitori mondiali vorranno
acquistare un pezzo di
Alibaba, ma dovranno
stare attenti, la legislazione che regola l’impresa è
cinese e non americana,
ciò vuol dire che esiste la
possibilità che l’azionariato distribuito a New
York non venga riconosciuto da Pechino.
Niederreiter e i suoi Wild
si rilanciano nei playoff
Pareggio del Chiasso
contro il Winterthur
Nino Niederreiter è stato nuovamente
protagonista nei playoff della Nhl con i
suoi Minnesota Wild, che hanno pareggiato sul 2-2 la serie contro Chicago vincendo per 4-2 grazie ad una rete dell’attaccante rossocrociato.
Si è concluso senza reti l’impegno del
Chiasso al Riva IV contro il Winterthur,
con i rossoblù che incassano dunque
un punto nella corsa verso la salvezza,
con il Wohlen che ha pareggiato a
Sciaffusa e si trova a +1 sul Locarno.
Ti-Press
losport
IN
TELE
VISIONE
domenica 11 maggio
13.50 LA2
Formula1: Gp di Spagna
venerdì 16 maggio
19.30 LA2
Hockey: Finlandia-Svizzera
A Imola è Johnny Rea
a centrare la Superpole
Guri Hetland abbandona
i fondisti rossocrociati
Una secca sconfitta in finale
per il Lugano a Friborgo
domenica 11 maggio
19.50 LA2
Hockey: Svizzera-Rep. Ceca
sabato 17 maggio
15.30 LA2
Ciclismo: Giro d’Italia
mercoledì 14 maggio
20.40 LA2
Calcio: Siviglia-Benfica
sabato 17 maggio
19.30 LA2
Hockey: Svizzera-Kazakistan
L’inglese Jonathan Rea ha colto la Superpole nel Gran Premio di Imola nella
Superbike. Il pilota della Honda ha
avuto la meglio nelle qualifiche sul
francese della Aprilia Silvain Guintoli e
sulla ducati di Davide Giugliano.
Swiss Ski e l’allenatrice norvegese
Guri Hetland hanno deciso di interrompere il rapporto di lavoro. La nazionale
dei fondisti perde quindi il tecnico che
molto ha contribuito ai successi di Dario Cologna e alla crescita del gruppo.
Si complica la serie di finale nel basket
per i Lugano Tigers, sconfitti in gara-3 dall’Olympic Friborgo per 98-87 e si trovano
ora sotto per 2-1 nella sfida contro i friborghesi. Prossima partita, ancora in trasferta
alla Saint Léonard, martedì 13 maggio.
Domenica
11 maggio 2014
Il fenomeno
Quei “forzati”
del pedale
e della fatica
A PAGINA 45
L’automobilismo
LA MAGLIA ROSA
È AUSTRALIANA
La vittoria della
Orica Greenedge
nella cronometro a
squadre di venerdì
ha permesso a
Matthews di
sostituire il
compagno Tuft in
maglia rosa
Nessuna novità a Montmelò
con lo strapotere Mercedes
Reuters
Il ciclismo
FUORI
CAMPO
Ti-Press
Lewis Hamilton cala il poker di pole a Barcellona
PIERLUIGI
TAMI
tracciato spagnolo è stato bersagliato dalla sfortuna. “Sono partito
per la Q3, ma ho perso una marcia
e poi le altre e mi son dovuto fermare”. E, infatti, il problema ha costretto la Red Bull a sostituirgli il
cambio, concedendo quindi cin-
MASSIMO MORO
Giro
Marcel Kittel trionfa a Belfast
Matthews veste la maglia rosa
MASSIMO SCHIRA
UN KITTEL
SENZA RIVALI
Il velocista
tedesco non
ha trovato
rivali sul breve
viale d’arrivo di
Belfast, dove
ha controllato
il francese
Bouhanni e
l’italiano
Nizzolo
vece classificato l’interessante
velocista francese Nasser Bouhanni, che però non ha avuto le
forze necessarie per contrastare
lo strapotere del tedesco, al suo
terzo successo stagionale.
Quella scattata dalla verde
Irlanda si annuncia comunque
come una corsa rosa dedicata ai
grandi scalatori. Al punto da essere indicata come una “Vuelta
trapiantata in Italia” da molti
osservatori. Sono infatti 10 le
tappe che prevedono arrivi dedicati ai “grimpeur” puri e proprio per questo ad essere indi-
Sugli spalti
Ifavoriti
Quintana
Il piccolo colombiano
è indicato come
potenziale vincitore
dopo un brillante
Tour 2013
Rodriguez
“Purito” ci riprova,
e le molte salite del
Giro potrebbero
essere un
trampolino di lancio
Evans
È ormai un veterano,
ma proprio per
questo può gestire al
meglio la corsa da
leader
Uran
Ci si aspetta molto
da questo corridore
completo, riuscirà
finalmente a
vincere?
MASSIMO SCHIRA
LA CRISI DELLE DUE CLASSI REGINE
I
l Mondiale di Formula1 e la MotoGp stanno attraversando un
momento di comune difficoltà, è innegabile. Le pazzie regolamentari per “modernizzare” la Formula1 con l’utopia di ridurre
pure i costi e il tentativo di mantenere un numero minimo di moto
in corsa in MotoGp stanno avendo effetti devastanti sulla qualità di
quanto si vede in pista. I Gran Premi sono diventati asettici, scontati, brutti in definitiva. Senza voler nulla togliere agli sforzi e ai successi di Hamilton e Marquez, due che ci sanno certamente fare nelle rispettive categorie. No, semmai è tutto il resto ad essere fortemente al di sotto delle aspettative. E non solo per la mancanza di
sorpassi. Quanto piuttosto per la pochezza agonistica che sta uccidendo le due classi regine dello sport motoristico. Soprattutto a
causa di chi le discipline le gestisce “politicamente”, ma di competenze vere ne ha ben poche. Si puntava molto sulla qualità di Jean
Todt alla testa della Fia, ma per ora l’esperto francese non è ancora
riuscito a far evolvere davvero la Formula1. Per fortuna i “beni di
conforto” per gli appassionati non mancano. Dagli spettacolari
campionati di Moto2 e Moto3 alle classi minori nelle ruote scoperte
nell’automobilismo. Fino ad un Mondiale Endurance che sta vivendo una seconda giovinezza dopo anni passati quasi in un angolo.
cato come il più probabile vincitore del Giro 2014 è Nairo Alberto Quintana. Il piccolo colombiano già sul podio alle spalle di
Chris Froome all’ultimo Tour de
France, che potrebbe certamente approfittare anche del fatto
che una delle due cronometro l’esercizio in cui eccelle meno,
pur non essendo “fermo” - è disegnata tutta in salita.
Per quanto concerne il programma della settimana, dopo
la frazione pianeggiante con arrivo a Dublino che quest’oggi,
domenica, chiude la tre giorni
irlandese del Giro, la carovana
ritrova il territorio dello stivale
partendo da Sud per una breve
tappa (112 chilometri tra Giovinazzo e Bari) sempre all’insegna delle ruote veloci. La quinta
e sesta tappa, invece, sono adatte ai colpi di mano. L’arrivo di
Viggiano, mercoledì, prevede
rampe superiori all’8%, mentre
quello di giovedì a Montecassino è posto al termine di una salita di una decina di chilometri
con una parte iniziale al 10%.
Dopo la probabile volata di
venerdì a Foligno, sabato è in
cartellone una tappa importante, con due gran premi della
montagna di prima categoria e
uno di seconda in rapida successione. Con tanto di arrivo in
salita ai 1.235 metri di Montecopiolo, con pendenze che toccano il 13%. La prima giornata
buona, insomma, per gli uomini
di classifica. [email protected]
Q@MassimoSchira
InGp2eGp3
Poca fortuna
per Fontana
e Marciello
LEWIS HAMILTON NON MOLLA
Quarta partenza al palo per
l’inglese che ha così la possibilità
di allungare in vetta alla classifica
del Mondiale di Formula 1
È un fine settimana certamente
non partito all’insegna della fortuna
per Alex Fontana in Gp3 e per Raffaele Marciello in Gp2 a Barcellona.
Il ticinese della Art Grand Prix ha
chiuso allo scomodo undicesimo
posto (il primo fuori dai punti) la prima gara della sua stagione, mentre
il pilota della Gp2 è stato in pista
meno di un giro.
Fontana in realtà ha corso bene, se non fosse che è incappato in
una partenza decisamente infelice.
Scattato dalla nona casella, si è ritrovato in dodicesima posizione al
termine del primo giro. Ingaggiando
poi un duello rusticano con il connazionale Niederhauser, che ha però
avuto la meglio, chiudendo decimo
nella prova dominata da Alex Lynn,
pilota in orbita Red Bull.
La prima delle due gare nella
categoria Gp2 ha visto Marciello
nelle vesti di sfortunato protagonista. Dopo una qualifica brillante, che
lo ha visto classificarsi al quarto posto, il pilota di Caslano della Racing
Engeneering ha mancato completamente la partenza sul circuito di
Montmelò. Ritrovatosi a metà plotone, “Lello” ha immediatamente dato
battaglia, ma è incorso in un incidente che lo ha tolto dai giochi.
L’hockey
Il tennis
La Svizzera mostra segni di vita
Al Masters italiano sorteggio benevolo per gli elvetici
Per Wawrinka e Federer
Rocambolesca sconfitta contro gli Usa ai Mondiali di Minsk caccia ai punti a Roma
NOSTRO SERVIZIO
La partita numero due della
Svizzera ai Mondiali di Minsk ha
quanto meno permesso di rivedere sprazzi di “vera” Svizzera. Quella squadra, insomma, che nel 5-0 contro
la Russia neanche era scesa
sul ghiaccio. E anche se
contro gli Stati Uniti è scaturita una nuova sconfitta, stavolta per 3-2, le premesse per
le prossime partite sono molto
diverse rispetto al post-gara contro Ovechkin e compagni.
Anche perché ad incidere in
modo palese sul risultato sono
arrivate due decisioni più che
dubbie degli arbitri, che annullano due reti in realtà ottenute
dagli elvetici dopo azioni regolari. Annullate per fuori gioco ad
azione ormai conclusa. Du jamais vu, o poco ci manca.
A livello individuale, buona
finalmente la partita degli uomini più attesi, come Brunner e
Hollenstein, entrambi in rete. O
Josi, che non è ancora quello di
Stoccolma, ma sa comunque farsi apprezzare. Così come Berra
tra i pali offre ben al-
tre garanzie rispetto al Genoni
visto contro i russi. Bene anche il
pattinaggio e l’attitudine generale della squadra. Che è almeno
tornata a meritare di essere definita tale.
GLEN HANLON POSSIBILE HEAD COACH
Sarà il 57enne Glen Hanlon a prendere il
posto di Sean Simpson quale coach della
nazionale svizzera? Molte voci indicano il
canadese, la federazione non conferma
Reuters
Non ha trovato rivali in volata il tedesco Marcel Kittel sull’insolito arrivo di Belfast per la
prima tappa in linea dell’edizione 2014 del Giro d’Italia. Pilotato a dovere dai compagni di
squadra della Giant Shimano fino ai 300 metri finali, il potente
sprinter ha letteralmente annientato la concorrenza, vincendo con autorità. Piccolo
scossone, invece, a livello di
classifica generale, con la cronosquadre di venerdì vinta dalla
Orica Greenedge a rimanere decisiva, ma stavolta in favore
dell’australiano Michael Matthews, che grazie ad un migliore
piazzamento e agli abbuoni la
sfila dalle spalle del compagno
di squadra Svein Tuft.
Volata doveva essere e volata infatti è stata, insomma, sul
traguardo di Belfast, dopo una
tappa quasi completamente
pianeggiante e caratterizzata
dalla “classica” fuga di giornata.
Un tentativo partito al chilometro 3 sui 218 totali in programma, con protagonisti l’italiano
Fedi, il belga Armee, l’esperto
olandese Tjallingi e il colombiano Romero. Il quartetto ha scavato un vantaggio che ha sfiorato i 5 minuti, spesso sotto la
pioggia, ma nel finale la fatica e
il ritorno del gruppo principale
hanno vanificato il coraggioso
tentativo.
Ed è scattato il “gioco” dei
treni per portare i velocisti nella
miglior posizione possibile. Un
esercizio in cui Kittel e compagni si sono dimostrati particolarmente in palla. “Sono davvero molto fiero di quanto fatto
dalla squadra - ha dichiarato il
vincitore di giornata - ed evidentemente sono molto soddisfatto anche della mia prestazione. Sono arrivato a questo
Giro d’Italia molto motivato e
con la voglia di vincere almeno
una tappa. Da adesso in poi posso insomma correre molto più
rilassato e puntare ad altri risultati”. Secondo di giornata si è in-
Nessuna novità in Formula1
sul circuito catalano di Montmelò,
con la Mercedes che ha nuovamente dimostrato il proprio strapotere in questo inizio di stagione.
A conquistare ieri, sabato, la pole
position del Gran Premio di Spagna è stato ancora una volta Lewis
Hamilton, che ha così firmato il
poker di partenze al palo, sulle cinque gare fino ad ora disputate. “È
stata una giornata dura, Nico ha
guidato molto bene, io non sapevo
se ce l’avrei fatta, ma nel finale ho
tirato fuori il meglio dalla macchina e ce l’ho fatta - ha dichiarato Hamilton -. Il team ha fatto tanto lavoro di sviluppo nel week end e lo
ringrazio per quanto sta facendo.
Non ho mai visto nulla di simile”.
A completare il dominio della
scuderia tedesca è stato Nico Rosberg, che, anche a Barcellona non
è riuscito ad avere la meglio sul
compagno di squadra. “Sono molto deluso, non mi piace arrivare secondo, e in particolare dietro Lewis - ha sottolineato il figlio del leggendario Keke -, ma alla fine è stato
un buon giro, avrei potuto fare un
lavoro migliore, ma devo accettare
che le cose sono andate così. Devo
solo partire bene e mi troverò certamente in testa”.
Una gara che sembra comunque nelle mani della Mercedes, soprattutto visto che il terzo classifica
delle qualifiche, l’australiano della
Red Bull Daniel Ricciardo, ha accusato un ritardo superiore al secondo. “Sono il migliore degli altri,
ma il gap è importante. Mi aspettavo un distacco inferiore - ha detto
Ricciardo -. Abbiamo fatto dei progressi, ma evidentemente anche
loro li hanno fatti. Siamo terzi, ed è
una buona posizione in vista della
gara”.
Il grande deluso di giornata è
invece stato il campione del Mondo, Sebastian Vettel, che anche sul
Alonso, accusando distacchi di
ben due secondi. C’è infine da segnalare per la Sauber un timido
miglioramento, visto che Esteban
Gutierrez ha ottenuto il tredicesimo tempo.
[email protected]
que posizioni sulla griglia di partenza. Con Vettel che passa da decimo a quindicesimo. Passo indietro anche per la Ferrari, con Kimi
Raikkonen che non è andato oltre
alla sesta posizione, precedendo il
compagno di squadra Fernando
Reuters
il
Keystone
Nell’ambito degli “Study
Groups” promossi dall’Uefa per
un confronto diretto tra le federazioni, con i colleghi di Danimarca ed Islanda siamo stati
ospiti a St. George Park, nei pressi di Birmingham, nel nuovissimo centro nazionale della FA, la
Federazione inglese di calcio. Si
tratta della struttura che ospita
tutte le nazionali inglesi per
campi d’allenamento o in occasione della preparazione alle
partite. Il centro è davvero impressionante, inserito in un’oasi
verde di dimensioni enormi, è
costato la bellezza di 100 milioni
di sterline ed è dedicato solo e
soltanto al calcio. Con tanto di
albergo con un’ala a 5 stelle e
un’ala a 4 stelle in cui anche i
club professionistici inglesi possono soggiornare.
Qualche numero
tecnico per rendere l’idea:
undici campi
in erba di una
qualità eccezionale e uno
sintetico. Di
quelli naturali,
due hanno le
stesse identiche
caratteristiche rispetto al manto di Wembley per
dimensioni e tipo di erba (una
tecnologia nuovissima, con impianti sintetici per compattare il
terreno). Alla ricerca della perfezione dei campi collaborano 14
giardinieri a tempo pieno, che
curano i terreni in maniera costante e attentissima. Alla fine di
ogni allenamento, il giardiniere
prende possesso del campo, taglia l’erba e sistema eventuali
zolle o imperfezioni. Il centro
comprende poi anche un campo
coperto di dimensioni regolamentari, piscine, palestre, sale
pesi e sale multiuso.
Si tratta comunque di numeri quasi naturali per un Paese
che conta non meno di 92 club
professionistici. A titolo di paragone, in Svizzera sono 16-18. A
colpire, però, è anche la percezione della ricchezza. Dai progetti presentati durante la visita
di quattro giorni, emerge il fatto
che gli inglesi hanno tanti, tantissimi soldi. Il che porta però a
qualche osservazione. Sulle pareti campeggiano ovunque foto
di campioni ed ex stelle del calcio inglese. Da Gerrard a Rooney, passando per Beckham. Ma
per i successi a livello di nazionale bisogna guardare le foto in
bianco e nero… E l’impressione
che non è tutto oro quello che
luccica, è confermata anche osservando la qualità del lavoro sul
campo delle squadre e degli allenatori. Che porta ad affermare
senza presunzione che la formazione in Svizzera è attualmente
superiore a quella inglese. La
struttura è perfetta per il calcio,
ma la nostra qualità del lavoro
non ha nulla da invidiare a quella dell’Inghilterra.
Una volata
lancia
Reuters
L’Inghilterra
ha creato
la sua oasi
per il calcio
15
Qualche giocatore ancora da
infilare dritto dietro la lavagna,
per la verità, rimane. Su tutti un
Grossmann assolutamente fuori
contesto a livello internazionale,
ma anche Luca Cunti. Forse
stanco, di certo irriconoscibile.
Il prossimo impegno per i
rossocrociati di Simpson (che
sarà con ogni probabilità sostituito da Glen Hanlon in panchina) è di quelli da non steccare.
Avversari degli elvetici, infatti i
bielorussi padroni di casa. Che,
allo stato attuale delle cose, risultano rivali diretti nell’ottica di
un buon esito della campagna
mondiale in quel di Minsk.
Qualche sorpresa anche nella seconda giornata del Mondiale. La Lettonia ha battuto la Finlandia 3-2, la Germania ha faticato per battere il Kazakistan 2-1
ai rigori. Nessun problema, invece per Svezia e Norvegia, che
hanno avuto la meglio per 3-0 rispettivamente su Danimarca ed
Italia.
m.s.
Stanislas Wawrinka e Roger
Federer vanno a caccia di punti
pesanti al Masters 1000 di Roma.
Il torneo della capitale italiana
rappresenta per i due rossocrociati l’ultima chiamata per cercare
assolutamente di Reuters
mantenere invariate le posizioni
della classifica
Atp. Un risultato
positivo permetterebbe infatti di
non trovarsi nella stessa parte di
tabellone in vista
del Roland Garros,
secondo
Slam della stagione. E il sorteggio è stato benevolo per gli elvetici. Wawrinka,
agevolato dal bye del primo turno,
nei sedicesimi avrà a che fare con
l’italiano Paolo Lorenzi o con un
giocatore uscito dalle qualifiche,
per poi probabilmente incontrare
negli ottavi il tedesco Tommy Ha-
as. Il primo vero scoglio il vodese
lo dovrebbe incontrare nei quarti,
visto che sulla sua strada dovrebbe esserci, il ceco Tomas Berdych.
Un antipasto che farebbe da preludio alla sfida con Rafael Nadal.
Per Federer, dopo aver assolto il
suo dovere da
papà con la nascita di Leo e
Lenny, al secondo turno dovrebbe incrociare la
propria racchetta con l’idolo di
casa, Fabio Fognini. Un primo
banco di prova
che lancerebbe il
basilese
nei
quarti, dove dovrebbe vedersela
con il francese Jo-Wilfried Tsonga
o il canadese Milos Raonic. Un
cammino che si presenta più
complicato per Federer che prima
della finale si troverà di fronte a
Novak Djokovic.
m.m.
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<wm>10CFXKKQ7DQBAEwBfNqntšeo8MjMwsA8t8SRSc_6McLKBY7Xuq4Oe©HddšJsEIq4oWzOFeED3p0YtHQhj©CTdSqsšb_30Duiawvscgw1jTRKtrhsg©yuvxfAP8B6ALdAAAAA==</wm>
IL VIAGGIO
GNI
DEI TUOI SNO
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95 VACANZE AL MARE
10 SAFARI IN KENYA
HÕ'ł˛
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4 Û'à ~˛ \~'Û˛ö˛ ' `Œ˛ \Œjîł ©'Õ Œ\ Õ\tt½Œà\ Û½¬½ ~˛Û©½¬˛j˛Œ˛ ©Õ'ÛÛ½z
H'Õ îŒà'Õ˛½Õ˛ ˛¬‚½Õł\ù˛½¬˛ ' ©'Õ Û'à `Õ\àî˛à˛ ~˛ \~'Û˛ö˛ ö\˛ Ûî òòòÅł˛`Õ½ÛÅt˚áł'`\ò˛¬Å
*IŒ vaŒor' com©Œ'ssivo di 900 000 franchi si rif'risc' aŒŒa somma d'ŒŒ' vincit' com©Œ'ssiv' ' aŒ num'ro d'i 160 ©r'mi ©rinci©aŒi ' d'i 3 000 ©r'mi
imm'diati da aggiudicarsi. Si tratta quindi non di una cifra 'satta, ma di una stima caŒcoŒata su bas' t'orica ' iŒ num'ro d'ŒŒ' vincit' 'ff'ttivam'nt'
corris©ost' ©otrà quindi variar' 'd 'ss'r' inf'rior' o su©'rior' a taŒ' cifra. AŒ massimo 10 s't di ad'sivi ©'r acquisto, fino a 'saurim'nto d'ŒŒo stock.
Sono 'scŒusi buoni ' cart' r'gaŒo.
La musica
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LE CENTO COSE
DA FARE
QUEST’ESTATE
SILVAN ZINGG
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IMBARAZZATA
DALLE SUE VOGLIE,
MA ORA MI SENTO...
A PAGINA 29
ROSSI A PAGINA 30
A PAGINA 21
Ti-Press
La società
traparentesi
ilcaffè
PAUSA CAFFÈ
Animali
11 maggio 2014
Organizzate
bene la vacanza
dei quattrozampe
PASSIONI | BENESSERE | SPORT
BOLTRI A PAGINA 20
Gli imballaggi
del futuro faranno
durare di più
gli alimenti.
E forniranno utili
informazioni
sul contenuto.
Un packaging
intelligente,
anti spreco
che ridurrà
pure i rifiuti
Non
rompete
le scatole!
Per cominciare
PATRIZIA GUENZI
CON FIDO LE STESSE EMOZIONI
È
ufficiale: i cani ci somigliano. Secondo una sofisticata ricerca
condotta dall’Accademia delle scienze ungherese si è scoperto che il cervello canino reagisce e si esprime allo stesso modo del cervello umano, rispondendo agli stessi stimoli. Soprattutto
i suoni emotivi, come il pianto o il riso, hanno provocato risposte
identiche, “illuminando” identiche aree cerebrali. Ecco perché, gli
esperti pensano che esseri umani e cani abbiano un meccanismo
molto simile che ha a che fare con le informazioni emozionali. La
regione del cervello che ci renderebbe così simili sarebbe situata
in una parte del lobo temporale, quella che si attiva quando animali e persone sentono le voci umane. A giocare un ruolo importante, sicuramente, la familiarità e la millenaria frequentazione di
Fido con la razza umana, che dura da 15mila anni e ha reso i cani
molto sensibili alla nostra voce.
Tuttavia, che i cani abbiano una competenza emozionale non è
una novità. Amici fedeli e silenziosi, riescono a condividere in silenzio gli umori della famiglia, restandoci accanto, assorbendo e
esprimendo emozioni. Infatti, secondo i ricercatori, i cani, proprio
come i bambini, sono in grado di mostrarci amore e affetto. E chi
già convive con loro lo sa molto bene.
A
PATRIZIA GUENZI
ttivi e intelligenti. Ecco come saranno i packaging, gli imballaggi
di domani. Avranno una doppia
funzione: allungare la vita del
prodotto e dare più informazioni
al consumatore sullo stato dell’alimento. Tutto ciò attraverso
sensori, etichette termosensibili,
spie luminose lampeggianti che
cambiano colore.
segue a pagina 18
S
NOSTRO SERVIZIO
LA FINESTRA
SUL CORTILE
Storie
di quotidianità
familiare
QUESTA STORIA MI PUZZA
A PAGINA 48
ul banco degli imputati la data di
scadenza. Spesso troppo “severa”.
E così, per non rischiare, si preferisce buttare via, senza un minimo di valutazione preventiva.
Sprechi che sono prodotti per la
maggior parte dalle economie
domestiche che, ogni giorno buttano, in media, 320 grammi di cibo per persona. Una cattiva abitudine che per ogni famiglia significa uno sperpero, in media,
tra i 500 e i 1000 franchi all’anno.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
19
tra
parentesi
1/3
2’000
LO SPRECO NEI PAESI RICCHI
Ogni anno, nella spazzatura dei Paesi
sviluppati finisce un terzo degli
alimenti. Ogni economia domestica
butta 100 chili a testa
I FRANCHI BUTTATI
Ogni anno, una famiglia di quattro
persone getta nel cestino oltre
2mila franchi, 500 fr. di cereali, 350
di carne e salumi, 50 di pesce
700
1/4
FRESCHI
frutta
verdura
formaggi
pane
latte
yogurt
salumi
CHILI DI RIFIUTI
LE RISORSE DELLA TERRA
Ammontano a 700 chili annui
i rifiuti urbani accumulati per
abitante in Svizzera
La produzione alimentare occupa
circa un quarto della terra
abitabile ed è responsabile
dell’80% della deforestazione, del
30% delle emissioni di gas serra e
del 70% dei consumi di acqua
COTTI
Fonte: Rapporto spreco domestico in Italia/Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg 2013/2014
Il packaging del futuro avrà una doppia funzione: prolungare
la vita del prodotto, ad esempio ritardandone la maturazione (attivo) e
dare più informazioni al consumatore sullo stato dell’alimento, per
mezzo di etichette che cambiano colore (intelligente)
TEMPO
GAS
Assorbono gli odori
sgradevoli, così come l’etilene,
il maggiore responsabile
della maturazione della frutta e della
verdura: così mele e kiwi
durano più a lungo
L’indicatore tempo- temperatura
è un’etichetta termosensibile:
cambiando colore segnala
se l’alimento è stato esposto a una
temperatura più calda di quella
raccomandata. Utile per i surgelati
L’indicatore di gas segnala
la presenza o l’assenza di ossigeno
in una confezione, ad esempio
di carne: se l’ossigeno è presente
cambia colore, significa che
l’imballaggio ha una perdita
e il cibo potrebbe essere scaduto
uovo
ANTI-UMIDITÀ
CO2
LA RICHIESTA
Il Parlamento
europeo ha
chiesto la
riduzione del 50%
dello spreco di
cibo entro il 2025
ASSORBI-GAS
CALDO-FREDDO
Un esempio un po’ diverso
di packaging attivo, ma comunque
funzionale a mantenere alte
le prestazioni del prodotto, è quello
delle bevande autorefrigeranti
o, al contrario, quelle che
si autoriscaldano (caffè, tè)
PACK
AGING
A
50%
MATURAZIONE
catalizzatore che
attiva il materiale
intelligente
Utilizzato, soprattutto in
Giappone, per conservare
meglio il pesce fresco, ma
pure la carne, inserendo
nella confezione dei foglietti
che assorbono l’umidità
alleate di acquirenti disattenti e
spreconi che, nel mondo, gettano ogni anno un terzo degli alimenti prodotti, ovvero 1,3 tonnellate di cibo. Solo in Svizzera,
ad esempio, ogni 365 giorni finiscono nella spazzatura due milioni di tonnellate di alimenti.
Quasi la metà di questi sprechi è
delle economie domestiche che
ogni giorno buttano via, in media, 320 grammi di cibo per persona: pane, formaggio, latte, yogurt, frutta e verdura soprattutto.
Ecco perché la tecnologia dell’alimentazione corre ai ripari
puntando non sul contenuto
2MILIONI
TONNELLATE DI CIBO
Ogni anno gli svizzeri
buttano circa 2
milioni di tonnellate
di cibo ancora
perfettamente
commestibile
bensì sul contenitore.
In sostanza, in futuro il packaging sarà in grado di avvertirci
quando è giunto il momento di
consumare il prodotto. Ma sarà
anche capace, quando ancora è
posizionato sullo scaffale del negozio, di allungargli la vita attraverso una corretta conservazione
e anche ritardarne la maturazione, con sacchetti che contengono un composto assorbi gas. Non
solo: fogli, buste e sacchettini,
spugne elimina umidità o assorbi ossigeno, permetteranno al
consumatore di monitorare costantemente lo stato dell’alimen-
4%
NELL’AGRICOLTURA
È la perdita di tutto
il cibo prodotto per
l’uomo. Una patata
su cinque non può
essere venduta per
motivi “estetici”
to, segnalando subito se, ad
esempio, ha subìto sbalzi termici. Packaging attivi, si chiamano.
“Oltre a proteggere gli alimenti
da luce, calore, gas, batteri, interagiranno con esso - riprende il
professor Barbanti -. Ad esempio, evitando l’ossidazione a bevande e succhi o qualsiasi mutamento di colore attraverso sostanze antiossidanti”.
Un’ottima soluzione anche
per ridurre lo spreco, utilizzando
meglio quello che viene allevato
o coltivato nei Paesi in via di sviluppo. “Certo, visto che dove non
esiste ancora un’evoluzione tec-
40%
LA SPESA
Se 100 anni fa una
famiglia svizzera
spendeva il 40%
del proprio reddito
per il cibo, oggi
solo l’8%
RFID
L’identificazione automatica
in radiofrequenza sostituirà
l’etichetta cartacea
e il codice a barre; darà molte
più informazioni, interagendo
con elettrodomestici intelligenti
Brevettati in Nuova Zelanda,
gli indicatori di maturazione
sono etichette intelligenti
che cambiando colore, dal rosso
al giallo, danno informazioni sul livello
di maturazione della frutta
materiale
intelligente
PATRIZIA GUENZI
ttivi e intelligenti. Ecco come saranno i
packaging alimentari
del futuro. Gli imballaggi di domani
avranno una doppia funzione:
allungare la vita del prodotto e
dare più informazioni al consumatore sullo stato dell’alimento.
Tutto ciò attraverso sensori, etichette termosensibili, spie lampeggianti che cambiano colore
nel caso, ad esempio, di sbalzi di
temperatura. Imballaggi sempre
più “trasparenti” e “sinceri”, in
grado di dirci tutto sul prodotto
contenuto, insomma. “L’intento
è soprattutto di avere prodotti
più sicuri”, osserva Davide Barbanti, professore di Scienze degli
alimenti all’università di Parma.
Non solo. I packaging di giochi e
altri prodotti, saranno sempre
più utili per i consumatori, ma
anche facilmente distruttibili a
fine vita, senza creare ulteriori
problemi all’ambiente.
E allora, guai a rompere le
scatole! Soprattutto quelle dei cibi. Saranno sempre più preziose
RFID
FILM PLASTICI
La tendenza
È un tipico caso di packaging attivo:
per conservare più a lungo,
e meglio, il caffè, tostato
e macinato, è sufficiente inserire
nella confezione un sacchetto che
assorbe l’anidride carbonica
pasta
9,1%
cibi pronti 7,9%
precotti 7,7%
51,2%
41,2%
30,3%
27,8%
25,2%
24,5%
24,4%
ATTIVO INTELLIGENTE
Non rompete
più le scatole!
Gli imballaggi
allungheranno
la vita
agli alimenti.
Fornendo
preziose
informazioni
La curiosità
I PIÙ SPRECATI
la membrana
separa
il catalizzatore
del materiale
intelligente
packaging
di carta riciclata
Spazzatura
ridotta
anche
coi giochi
S
apevate che il packaging
per l’industria dei giocattoli è una componente
fondamentale? Tutt’altro che
spazzatura. Anzi, oltre a proteggere il prodotto contenuto, fornisce utili nozioni sul suo valore
e ne consente un buon utilizzo
o funzionamento. E quando si
parla di infanzia non è mica un
aspetto da sottovalutare.
Tuttavia, cartone, carta e
plastica, per l’industria dei giochi solleva un evidente problema d’immagine. Per molte persone è solo inutile spazzatura,
che andrà a riempire le discariche, prima ancora occorrerà
prendersi il tempo di differenziarla in modo corretto. Ecco
perché si spera arrivi preso il
packaging “sostenibile”. Sino ad
oggi inesistente. O meglio, quasi, visto che carta e cartone possono benissimo provenire da
fonti rinnovabili e riciclabili.
Ma tutto ciò non basta.
Un packaging “sostenibile”,
significa usare un approccio di-
AUTOCOTTURA
L’imballaggio è in cartoncino riciclato,
con vari strati; serve anche per
cuocere l’uovo che si trova all’interno.
Aprendo la confezione si otterrà
un ottimo uovo alla coque
ANTIMICROBICI
INCHIOSTRO
Il rilascio controllato
di antimicrobici nell’imballaggio
allunga la durata di prodotti freschi,
ad esempio i formaggi
a pasta molle, perchl previene
la crescita di batteri
L’ULTIMA FRONTIERA
Direttamente dall’università di Harvard è la novità più
estrema: WikiCells, un “involucro” commestibile
formato da cellule di cibo e da un polimero
biodegradabile, uniti per mezzo di forze elettrostatiche
Grafico fonte:
La Repubblica
nica o una cultura come la
nostra, il 35% delle derrate
alimentari si perde prima di
arrivare in tavola - nota Barbanti -. Per questioni climatiche, di mancanza di attrezzature adeguate, ma anche
di packaging. Ed è inutile dire che risolvendo questi problemi molte meno persone
soffrirebbero la fame”.
Tornando ai Paesi ricchi,
benvenga un packaging intelligente, ma non sarà la soluzione agli sprechi. “Occorre
sicuramente anche un cambiamento di cultura, una sorta di
educazione all’acquisto - sottolinea Barbanti -. Capire che non
dobbiamo riempire il carrello
all’inverosimile o comperare tutto ciò che vediamo”. Frutta, verdura, formaggio, pane, gli alimenti più penalizzati che vanno
dritti nella pattumiera, mentre
tra i cibi cotti c’è la pasta. Il motivo più frequente, la muffa, ma
anche il cattivo odore o la data di
scadenza (sebbene quest’ultima
spesso sia eccessivamente “ristretta”, vedi articolo a fianco).
Cambieranno anche i mate-
riali degli imballaggi, saranno
sempre più ecologici e leggeri,
come bioresine al posto della
plastica, in grado di eliminare
l’umidità, assorbire l’ossigeno e
prevenire la crescita di batteri.
“Altri ‘trucchi’, invece, evitano
l’ossidazione, nel caso, ad esempio, di bevande e succhi di frutta
- riprende Barbanti -. Mentre
speciali indicatori a inchiostro,
sensibili alle temperature, cambiano colore se la catena del freddo viene interrotta. Per conservare meglio pesce e carne basterà inserire nella confezione dei
foglietti che assorbono l’umidità”. Inoltre, piccoli chip dotati di
radiofrequenza ci diranno tutto,
dalla data di confezionamento
alla scadenza passando dal percorso nella catena produttiva.
Fantascienza applicata alle
nostre cucine di casa ? Niente affatto, assicurano gli esperti. Bensì
ottimi sistemi per conservare
meglio e più a lungo i nostri cibi.
In Usa, Australia e Giappone sono già una realtà e presto lo saranno anche in Europa.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
7KG
RISORSE SPRECATE
In un kg di carne si
celano dai 7 ai 15 kg
di foraggio (cereali,
soia, leguminose),
uno uso enorme
di risorse
I pericoli Per gli esperti gran parte dei consumatori non sa più valutare la commestibilità
Date di scadenza troppo rigide
favoriscono lo spreco di cibo
S
ul banco degli imputati la data di scadenza.
Spesso troppo “severa”. E così, per non rischiare, si preferisce buttare, senza un minimo di valutazione preventiva. Sprechi che sono
prodotti per la maggior parte dalle economie domestiche che, ogni giorno buttano, in media, 320
grammi di cibo per persona. Un disastro non solo
per le nostre finanze, ma anche per l’ambiente, per
non dire delle sempre più risicate risorse a beneficio dei Paesi in via di sviluppo. Una cattiva abitudine che per ogni famiglia significa uno sperpero in
media tra i 500 e i 1000 franchi all’anno. Per Esther
Schwaller, docente di economia domestica alle Alte scuole pedagogiche di Friburgo e Losanna, interpellata qualche tempo fa dalla rivista Wwf,
l’aspetto più grave è che ormai nessuno si fida più
dei propri sensi. “La maggior parte della gente non
è più in grado di giudicare la commestibilità degli
alimenti in base a odore, sapore o aspetto - ha spiegato Schwaller -. Ecco perché preferiamo affidarci
ciecamente alla data di scadenza per paura di mettere a repentaglio la nostra salute o quella dei nostri cari”.
Insomma, un po’ più di elasticità non guasterebbe. Facendo bene la differenza tra le diverse indicazioni: “Da consumarsi preferibilmente entro
il”(per derrate poco deperibili, al di là è generalmente ancora perfettamente commestibile), e “da
consumarsi entro il” (data limite di consumazione
per le derrate molto deperibili o sensibili, obbligatorio per tutti i prodotti che devono essere conservati al fresco). Ma quest’ultima sembra venir calcolata con troppa rigidità. L’ha dimostrato un test
condotto dalla Fondazione per la protezione dei
consumatori (Sks). Il 92% dei latticini, dei prodotti
a base di carne e dei dessert presi in esame sono risultati commestibili anche dopo due settimane
dalla data di scadenza. Oggigiorno
vien più facile buttare via perché, rispetto a cent’anni fa, possiamo permettercelo. Infatti, una volta una famiglia
svizzera destinava anche sino alla metà del
proprio reddito per imbandire la tavola, una spesa
che incideva notevolmente sul budget casalingo e
che portava a
gestire il cibo
con parsimonia e
accortezza.
Oggi
quella percentuale è
scesa a un misero 8%: se
mangiare incide così poco
possiamo quindi anche permetterci il lusso di buttare il cibo
acquistato.
C’è poi un altro aspetto,
troppo spesso sottovalutato: la capacità di cucinare anche alimenti del
giorno prima, trasformandoli in un gustosi piatti. Chi si destreggia bene ai
fornelli sa preparare un pasto
anche con pochi ingredienti.
Non sempre cucinare qualcosa
di fresco è più veloce del riciclare
qualche avanzo. Utili consigli si trovano sul sito della Società svizzera di
nutrizione (sge-ssn.ch), con informazioni sugli acquisti, il trasporto e una tabella sulla durata di conservazione di nove categorie di alimenti.
Sottoforma di pastigliette colorate o
trasparenti, gli indicatori a inchiostro
termocromo sono sensibili alle
temperature: quando la catena del
freddo viene interrotta hanno una
zona che cambia colore.
Ottimi per le bevande
verso a cinque livelli: approvvigionamento, ruolo nella protezione del prodotto, trasporto,
immagine e luogo di vendita e
cosa ne sarà alla fine del suo ciclo di vita. Ecco perché, per ora,
carta e cartone la fanno da padroni, visto che possono essere
riciclati o biodegradati attraverso la raccolta differenziata.
Inoltre, è fondamentale avere
imballaggi facilmente separabili.
Intanto, sul mercato sono
già disponibili esempi di design
intelligente, in cui il packaging
diventa parte integrante del
prodotto. Mega Bloks, ditta che
produce giochi di costruzione, è
riuscita a combinare involucro
e spazio di ingombro dei giochi
in un’unica soluzione denominata “Building Bag”. Atout principale è l’eliminazione della gestione dei rifiuti visto che non
c’è la necessità di differenziare
l’imballaggio.
Insomma, anche nel ramo
dei giocattoli, il packaging diventa sempre più un valore aggiunto. Un modo per “comunicare” col consumatore. Un imballaggio si definisce eco-efficiente se raggiunge la migliore
sintesi tra la sua funzione protettiva, di sicurezza e informazione e l’impatto ambientale
generato sull’intero suo ciclo di
vita. E allora, le aziende devono
capire l’importanza di un minor
impiego di materia prima, di un
maggiore e migliore utilizzo di
materiale riciclato, e puntare
pure sull’ottimizzazione della
logistica. Sempre di più, spiegano gli esperti, le imprese dovranno capire che la sostenibilità non è esclusivamente sinonimo di protezione dell’ambiente,
ma può pure diventare un vantaggio competitivo.
20
tra
animali
lamoda
parentesi
Figurativo
Sixties
Sporty
L’abito smanicato
con ritratto
di Prada.
Linea a trapezio per il
minidress in seta color
cipria di Tory Burch, ideale
e chic per la sera.
La canotta
da basket
si allunga ad abito e diventa
chic in seta, Tommy Hilfiger.
Lungo, corto, elegante o sporty
è l’abito che veste la stagione
LINDA D’ADDIO
C
he sia per il giorno o per la sera, elegante o informale, corto o lungo, rimane
fra i preferiti della bella stagione. Pratico e versatile, l’abito non conosce rivali in termini di stile ed abbinamenti. Ed è proprio
questa sua grande capacità di risolvere con
un’unica mossa qualsiasi situazione e di non
dover essere combinato con un “sotto” a renderlo tanto gradito alle donne. Per non parlare dell’innato glam di cui si circonda che da
sempre affascina gli stilisti, i quali puntualmente lo ripropongono, rinnovato, nei tessuti, nelle forme e nelle lunghezze. “Ad ognuno
il suo”, verrebbe da commentare guardando
le collezioni della bella stagione che contemplano diversi modelli per ogni stile e trend.
Neppure il genere sporty si sottrae a questa
tendenza e prevede il pezzo unico in tessuti
techno e linee funzionali e confortevoli.
Oltre al “little black dress”, entrato di diritto nella lista dei capi icona della storia della
moda, che non necessita di ulteriori presentazioni in quanto tutte noi lo abbiamo almeno una volta indossato e tutte dovremmo
possederne almeno un esemplare nell’arma-
dio. Sono i modelli “Sixties“, ovvero le linee a
trapezio che richiamano gli anni d’oro della
Swunging London, a dominare la scena.
Quasi sempre corti, proprio come li portavano Jackie e la mitica B.B., sono sempre bellissimi, declinati in tessuti fiorati, sete cangianti,
ricami preziosi e stampe optical.
In seta lucida con fiori e perline il modello
di Blugirl. Grigio con tagli grafici bianchi, in
stile Courregés, il modello di Chanel. Corto e
I modelli “Sixties”, che
richiamano la mitica B.B,
dominano la scena
colorato, di arancio, la versione di Mila
Schon. In seta lucida verde a pois neri con
manichina appena accennata il modello di
Emanuel Ungaro. Fiori stilizzati e aperture
sexy sul fianco per il modello di Jo No Fui.
Un altro grande trend di stagione che ha
contagiato anche gli abiti sono le stampe floreali e non solo, ricami ed applicazioni di rose, gardenie, margherite, sbocciano su abiti
leggeri e fluidi. Nelle cromie dell’arancio, del
rosa intenso e del blu, i fiorellini impreziosiscono i long dress di Alberta Ferretti. Stilizza-
to e oversize lo stile di Consuelo Castiglioni
per Marni mentre punta su abiti impalpabili e
leggeri il duo stilistico Dolce&Gabbana. Cromie intense per i fiori dei minidress di Donatella Versace, molto più delicate, invece, le
creazioni di Tory Burch che ha puntato sui toni pastello.
Per quanto riguarda le stampe, gli stilisti
non si sono risparmiati spaziando dai motivi
grafici alle arti figurative passando per il classico disegno optical. Giardini giapponesi sono ritratti sull’abito sotto al ginocchio di Antonio Marras. Le rovine greche figurano sul
minidress svasato di Dolce&Gabbana. Stampa etnica per l’abito a trapezio corto, modello
sottoveste di Paola Frani. È nel segno dell’arte
figurativa il modello di Prada. Righe optical
attraversano il longdress monospalla di Saint
Laurent by Hedi Slimane.
Spaziando fra marchi e stili segnaliamo lo
chemisier doppiopetto senza maniche color
safari di Maison Martin Margiela. L’abito camicia in cotone millerighe con drappeggio
sul fianco di Dior. Il minidress a canotta, stile
sporty chic, in seta con numero frontale
stampato in grande di Tommy Hilfiger. L’abito
tunica, lungo, con ricami di Valentino.
Floreale
Pennellate
di fiori per
il longdress
monospalla
di Laura
Biagiotti.
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
[email protected]
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
Pensate alla meta e alla trasferta
se andate in vacanza con Fido
La domanda
La risposta di Stefano Boltri
B
uongiorno dotttore, l’estate si sta
avvicinando e con l’estate arriva
anche il tempo delle tanto attese
vacanze che a volte si rivelano un piccolo
incubo per chi come me possiede un
pet. Tra vaccini obbligatori, profilassi contro le più disparate malattie,
documenti per il viaggio, norme
per il trasporto sui vari mezzi e
non ultimo le sistemazioni in alberghi e relative spiagge, ho
veramente paura di “perdermi”. Devo confessare che
non ho ancora scelto la
meta delle vacanze col mio
cane, ma vorrei pensarci
per tempo per non dovermi ritrovare a risolvere all’ultimo
momento tutti i problemi. Mi
potrebbe aiutare lei?
L
e vacanze sono la parte più bella del lavoro! Mare,
montagna o svariate mete esotiche sono oggi raggiungibili con relativa tranquillità anche con i nostri animali. Ovviamente dobbiamo stilare un decalogo,
variabile a seconda della destinazione e del mezzo di
trasporto scelto. Le vacanze con i nostri quattrozampe
non sono così difficili da organizzare, si tratta solo di
muoversi per tempo.
Le regole del viaggio cambiano a seconda se ci si
muove dentro i confini nazionali oppure si opta per
l’estero. Infatti, alla base degli spostamenti verso l’estero ci sono il microchip e la vaccinazione antirabbica,
oltre al passaporto del pet. In caso di viaggi in Paesi extraeuropei è sempre opportuno contattare le rispettive ambasciate o consolati per verificare le richieste di ogni singolo Stato. Inoltre, in caso di spostamenti in aereo e portandosi appresso animali di
piccola taglia è sempre meglio contattare in anticipo la compagnia aerea per verificare la possibilità di
sistemazione in cabina; laddove non fosse possibi-
+*& " $&*& !:"’& %"##"
le sarebbe opportuno somministrare un blando tranquillante all’animale prima della sistemazione nella stiva. I viaggi in macchina sono meno problematici; è
sempre bene non dimenticare, soprattutto per i lunghi
tragitti, le ciotole di cibo e acqua, i giochi preferiti e
qualche farmaco per trattare i più comuni fastidi e problemi di viaggio. Ogni medaglia ha il suo rovescio, in
questo caso consiste nel fatto che gli animali dovrebbere viaggiare sempre nel loro trasportino.
Una volta giunti a destinazione, non ci dovrebbero
essere più problemi, in quanto col passare degli anni la
sensibilità dei gestori delle strutture è molto migliorata,
passando dai divieti assoluti ad un trattamento di riguardo per gli animali che può raggiungere il massimo
livello soprattutto nelle strutture agrituristiche. Anche
le località marittime si sono da anni attrezzate e specializzate nell’accoglienza dei pet; oggi esistono spiagge in
cui è consentito l’accesso col cane, che offrono ampi
spazi per gli animali e i proprietari, tanto da far rosicare
i poveri villeggianti “normali”.
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
Le proposte
divertirsi sulle rive
1 di un lago di montagna
grigliare tra un match
2 e l’altro
preparare il gelato
3 a casa
costruire una trappola
4 per moscerini
visitare
5 parchi d’autore
scolpire il fisico
6 per l’estate
imparare a giocare
7 a jass
camminare scalzi
8 nella natura
godersi un viaggio
9 in canotto
imparare a fare
10 il formaggio
100
21
tra
parentesi
Il tempo libero
COSE DA FARE
stilare la propria
100 bucket list
fare il bagno
99 con la luna piena
imparare
98 a giocare a bocce
tour
97 de Suisse
scrivere
96 una cartolina
scatenarsi
95 all’openair
giocare
94 all’indovinafoglia
sentirsi un po’
93 come una scimmia
osservare
92 gli stambecchi
costruire
91 aquiloni
grigliare
conservare...
90 alla vegetariana
11 l’estate
scoprire
89 cantoni sconosciuti
cucinare
88 con i fiori
87
vivere una serata
12 in piazza
bere un’acqua
dormire in una capanna
13 diversa dal solito
86 di montagna
partire senza
affrontare
14 una meta
85 la canicola
studiare
preparare
15 a ciel sereno
84 pasta per tutti
imparare a parlare
coltivare
16 il romancio
83 in miniatura
Dalle grigliate ai draghi,
dalla cucina ai Mondiali
cercare un tesoro
17 in casa
passeggiare
18 sotto la pioggia
cuocere
19 nella buca
scoprire
20 l’ortica
fare un tatuaggio
21 estivo
costruire una pila
fare trekking
24 con gli animali
sopravvivere
25 alle notti calcistiche
diventare
26 un “Land Artist”
imparare
27 l’inno nazionale
marinare
28 a gogo
immergersi
29 nei bagni d’epoca
giocare a scacchi
30 all’aria aperta
organizzare
31 un mercato delle pulci
rinfrescarsi
32 al cinema
dedicarsi
33 alla pantomima
imparare a fare
34 la marmellata
vivere
35 i ghiacciai
raccogliere
36 la frutta
organizzare
37 un torneo
scoprire i passi
38 di montagna
incontrarsi attorno
39 ad un fuoco
guerilla
40 gardening
diventare
41 giocoliere
servire
42 caffè freddo
sopravvivere
43 offline
fare una gara
44 in pedalò
emozionarsi
45 con la lotta svizzera
ballare
81 il samba
festeggiare
80 sotto la pioggia
79
U
n’estate in 100 mosse. O meglio, 100 cose da fare da giugno
a settembre. Dal superare il limite degli
alberi al fare una meridiana, dal
costruire aeroplani di carta a diventare giocoliere. Ma anche
parlare romancio, coltivare essenze sul balcone, suonare l’organo a bottiglie. Cento utili idee,
alcune semplicemente simpatiche e curiose, ma tutte divertenti, per trascorrere un’estate... indaffarata in famiglia, senza annoiarsi e scoprendo nuove attività. Le “100 cose da fare quest’estate” sono state raggruppate
in un agile libretto di 143 pagine
a colori e illustrate, edito dalla
Federazione delle Cooperative
Migros e stampato su carta proveniente al 100% da foreste correttamente gestite. In vendita in
tutte le filiali a 7 franchi e 70, oppure consultabile sul sito
www.100cose.ch.
Inutile dire che la scelta è infinita. Su cento cose, ce n’è davvero per tutti i gusti: famiglie,
single, giovani e anziani troveranno sicuramente l’attività a loro più adatta, all’aperto e al coperto, con la pioggia e con il sole,
in tranquillità o faticando. Se
amate la cucina ecco tutti i segreti per preparare un’ottima
grigliata, anche durante i prossimi Mondiali. Infatti, l’intervallo
di una partita di calcio offre tempo a sufficienza per grigliare la
maggior parte dei pezzi di carne,
a condizione di sfruttare in modo ottimale le interruzioni di
gioco per i preparativi di rito. Al
15° minuto si accende la carbonella, al 46° minuto si mangia!
IN COMPAGNIA
Le vacanze sono
anche un’ottima
occasione per
condividere
interessi, svaghi
e amicizie in
compagnia
Al 15° minuto
si accende
la carbonella,
al 46° tutto è pronto
e... si mangia
Se invece siete golosi, voilà come
preparare il gelato in casa, ad
esempio quello allo yogurt con
albicocche. Non solo ricette, anche qualche curiosità qua e là.
Lo sapevate che quando si lecca
il gelato, la temperatura è di circa
-4° e che una
volta in bocca si riscalda e arriva a
+18°?
Non potevano
mancare le pagine
dedicate alla salute.
Olio solare, pane
proteico e acqua
minerale per un fisico perfetto. E un
po’ di fitness, con
una serie di esercizi
di tonificazione fatti
apposta per il telo
da spiaggia. Ma anche qualche suggerimento ironico: la dieta che prevede il trattenimento del fiato ha un effetto
lampo ed è molto diffusa. Ma,
come tutte le diete “estreme”,
comporta anche l’indesiderato
effetto yo-yo… Utile e salutare
anche camminare scalzi nella
natura. In Svizzera ci sono 40 associazioni Kneipp che offrono
corsi a tema. E poi via tutti a Rebeuvelier, nel Giura, un percorso
a piedi nudi su ghiaia, vetro levigato, pigne, fango, legno e molto
altro ancora, attraverso stagni,
ruscelli, campi e boschi. Sempre
camminando, potete provare a
farlo sotto la pioggia, imparando
a memoria “La pioggia”, poesia
di Giovanni Pascoli. A proposito
di acqua, la Svizzera è sempre
stata il Paese dei bagni, il più antico stabilimento di bagni fluviali di Zurigo, ad esempio, è rima-
geocaching
mandare un messaggio
78 in bottiglia
Trascorrere un’estate indaffarata... in famiglia
divertirsi con le bolle
22 di sapone
23 con il limone
conoscere
82 la nostra cultura
tornare
77 al luogo d’origine
sto quasi com’era. Sopra le teste
dei bagnanti un ponte su cui
sferraglia il treno. Inoltre, potrete cimentarvi in un trekking con
asini, cavalli, lama, alpaca e capre.
Dall’acqua al ghiaccio, il magico mondo del gelo permanente che affascina grandi e piccoli.
Il sentiero panoramico Aletsch è
un percorso mozzafiato lungo 16
chilometri. Da vedere anche la
caverna di ghiaccio del Rodano e
il parco glaciale del Titlis. Ma è
da scoprire pure qualche passo,
dal Gemmi all’Euschelpass.
E la manualità? Serviti anche
i bricoleur. Ecco come costruire
aeroplani di carta, senza forbice
né colla, con un foglio di carta
formato A4; o ancora costruire
uno stagno in miniatura per il
giardino, senza pale o escavatori, ma solo un vecchio vaso, un
cesto per piante, pietre e piante
acquatiche. Oppure, fare omini
di pietra, una delle forme di comunicazione più antiche dell’umanità. E ancora, dare forma
a draghi e barche in pet.
Per tutti coloro che quest’estate non si muoverano da
casa, a pagina 137 c’è da dilettatarsi con il progetto “Postcrossing” entrando a far parte di una
comunità di 464mila persone
che celebra l’invio delle cartoline tradizionali. Ogni partecipante invia una cartolina a un altro, che a sua volta gli risponde
mandandogli una cartolina. Sin
dal lancio del progetto, nel 2005,
ne sono state spedite oltre 21,6
milioni. Insomma, ve ne abbiamo raccontate 21 di cose da fare,
continuate a sfogliare e scoprirete le altre 79.
p.g.
grigliare ai margini
76 del bosco
dormire
75 nella paglia
fare colazione
74 all’alba
giocare
73 con il frisbee
superare
72 il “fossato del rösti”
creare
71 un arcobaleno
coltivare essenze
70 sul balcone
dissetarsi
69 con la frutta
caccia
68 al tesoro
preparare bagni
67 di fango
66
disegnare giochi
65 sull’asfalto
vivere una giornata
64 da bambino
giocare a palla
63 prigioniera
preparare cubetti
62 di ghiaccio alla frutta
salire
61 su un belvedere
suonare l’organo
60 a bottiglie
superare il limite
59 degli alberi
costruire una barca
46
47
48
49
50
51
52
costruire
aeroplani
di carta
imparare
una
tradizione
attraversare sbizzarrirsi saltare
costruire
fare
un lago
con gli
da un’isola uno stagno i figli
hamburger all’altra
in miniatura dei fiori
53
54
55
costruire
omini
di pietra
viaggiare
in tandem
ammirare
le stelle
cadenti
58 di pet
creare
57 nuovi spiedini
imparare a fare
56 una meridiana
22
Manchester
leauto
tragitto
1.325 km
Zurigo
SULLE STRADE DELL’INGHILTERRA
Tutti in Suv a vedere il Manchester United
All’Old Trafford con la Chevrolet Trax alla scoperta del grande stadio inglese di calcio
C
hevrolet ci invita per un viaggio speciale a Manchester,
per assistere alla partita di calcio tra il leggendario
Manchester United e il West Bromwich Albion. Un
viaggio d’andata che da Zurigo ci porta nella città britannica,
con una piacevole fermata per una visita guidata allo stadio
S.Giacomo di Basilea. Per quattro giorni, il rientro è in aeroplano, il compatto Suv (lungo 4,24 m) è un affidabile e compagno di strada per percorrere i circa 1500 km. Questa versione
del Chevrolet Trax LX (da 31’300 franchi) era equipaggiata anche della trazione integrale che si adatta automaticamente alle condizioni del fondo stradale.
Con i nostri due colleghi apprezziamo lo spazio, sufficiente
per accogliere i numerosi contenitori sopra o ai lati della consolle centrale, oltre a un cassetto estraibile sotto il sedile passeggero. Inoltre, il sedile anteriore di Trax può essere ribaltato
in avanti, a garanzia di un ulteriore flessibilità. Il volume massimo del bagagliaio è di 1.370 litri. L’auto dispone di controllo
elettronico della stabilità (Esc) con assistenza alla partenza in
salita Hill Start Assist (Hsa), controllo della trazione (Tc), e sistema antibloccaggio ruote (Abs) con ripartitore elettronico
della frenata. In questo viaggio abbiamo anche apprezzato il
sistema di infotainment con lo schermo tattile a colori ad alta
risoluzione da sette pollici. MyLink è dotato di una app di navigazione dedicata che si può scaricare sugli smartphone
compatibili e che proietterà il percorso sul touch-screen del
sistema.
Arrivati a Manchester, prima della partita e il giorno successi-
La scheda
Chevrolet Trax 1.7 VCDi
Motore
Cilindrata (ccm)
Cambio
CV
Coppia max.
0-100 km/h (s)
Velocità massima (km/h)
Consumi (l/100 km)
Prezzo base
4 cilindri turbodiesel
1’686
manuale a 6 rapporti
131
300 a 2’000 g/min.
9,4
188
ca. 6
da 31’300 franchi
vo, si va alla scoperta di alcune curiosità visitando lo storico
stadio sorvegliato da 128 telecamere all’interno e all’esterno
della struttura. Sotto al campo di gioco, a una profondità di 25
cm, si trovano 29 km di tubature in plastica per il riscaldamento del tappeto erboso. L’atmosfera del più grande stadio
del Regno Unito, sede dal 1910 delle partite del Manchester
United, è elettrizzante con gli oltre 70.000 spettatori presenti.
Pensate che per far funzionare al meglio questa struttura per
ogni partita lavorano circa 3.000 persone che si occupano anche di servire oltre 2,5 tonnellate di pasticci di carne e hot
dog. Nel corso di tutto il campionato gli spettatori consumano 325.000 litri di birra e 250.000 litri di bevande calde. A sorprenderci è anche il fatto che attorno al terreno da gioco non
vi è una separazione di sicurezza prima delle tribune.
All’interno dello Old Trafford si può visitare un avvincente
museo per scoprire la storia della squadra del Manchester
United attraverso tutti coloro che hanno contribuito al suo
successo: i giocatori, i dirigenti, lo staff e i tifosi. Prima di andare all’aeroporto uno sguardo ai consumi del turbodiesel
1.7, con dispositivo Start&Stop e cambio manuale a sei marce:
ottimo, circa 6 litri per 100 km!
s.p.
In breve
Da 384 a 550 cavalli per la nuova F-Type
nata per stuzzicare tutta la concorrenza GLI SPAZI
Il bagagliaio,
con una
capacità di 407
litri, è adatto
per accogliere
due set di
mazze da golf
La Mini
Da giugno arriverà la
nuova Mini Paceman,
rivista in particolare nei
suoi interni e con
l’aggiunta del sistema
multimediale Mini
Connected di ultima
generazione. Nella
versione S disporrà di 6
Cv in più (190). In
opzione il sistema a
trazione integrale.
GLI INTERNI
I sedili in pelle, le
rifiniture, il
cruscotto con
l’ampio schermo
tattile per
la navigazione e
l’infotaiment; tutto
è di qualità su
questa Jaguar
supersportiva
La Peugeot
Con il rombo e la linea
di una vera “supercar”
C
he linea ragazzi! Si inarca verso
l’alto sopra il passaruota anteriore prima di scendere elegantemente lungo la portiera, perdendosi
nella possente fiancata posteriore. La FType Coupé, interamente in alluminio,
è la vettura sportiva più dinamica e performante che Jaguar abbia mai prodotto. Un modello che fa scaricare adrenalina al primo sguardo, al momento di
premere il tasto che avvia il motore si
inizia a percorrere i primi chilometri.
Il rombo del motore, attraverso i suoi
quattro terminali di scarico, è una colonna sonora da premio Oscar, che
esalta il piacere di guida. Ad ogni accelerazione e frenata valorizza quella tenuta di strada che affascina ogni appas-
sionato di automobili sportive. Per regalarci emozioni pure, sul circuito di
prova di Aragon in Spagna ci aspetta la
regina di gamma la F-Type R Coupé (da
134’500 franchi). È equipaggiata con il
motore Jaguar V8 sovralimentato di 5,0
litri da 550 Cv e 680 Nm di coppia, che
consente di accelerare fino a 100 km/h
in 4,2 secondi e di raggiungere una velocità massima (limitata elettronicamente) di 300 km/h. Tanta potenza domata con sicurezza grazie alla presenza
di numerosi dispositivi elettronici e a
un’invidiabile precisione di guida.
Straordinario è anche il cambio automatico, per la sua fluidità nel susseguirsi dei rapporti sa fare invidia a un orologio di alta precisione. Pochi giri di pista
per una vettura dominata dall’efficienza della trazione sulle ruote posteriori e
dal cambio “Quickshift” a otto marce
con controllo sequenziale manuale,
grazie alle palette montate sul volante o
tramite la leva centrale SportShift, di se-
È la vettura a più alte
prestazioni mai
prodotta dalla Jaguar
rie anche per le altre motorizzazioni.
Come è già stato il caso per la roadster,
completano la gamma le versioni alimentate del motore V6 di 3,0 litri da 380
Cv (Type –S da 102’700 franchi) e il debutto di gamma con 340 Cv (da 87’900
franchi). Le prestazioni sono più che
generose: da 0 a 100 km/h in 4,9 e 5,3
secondi, con una velocità massima di
275 e 260 km/h. La differenza di prezzo
della Type S non si riferisce solo alla potenza supplementare, ma anche all’equipaggiamento di serie che comprende le sospensioni elettroniche regolabili, il differenziale autobloccante
meccanico, i freni maggiorati e il sistema di scarico attivo. I modelli Type R e F-Type S Coupé hanno come opzione i freni a Matrice Carboceramica che offrono un’assoluta
uniformità di prestazioni e una eccellente efficienza, oltre a un non trascurabile risparmio complessivo in termini
di peso di 21 kg. La F-Type Coupé si propone corretta anche nello spazio offer-
Peugeot proporrà a
giugno il nuovo veicolo
commerciale Boxer con
sei motori diesel da 110
a 180 Cv. Oltre a
distinguersi per i costi di
utilizzo e il consumo tra
i più bassi del mercato,
la gamma di versioni
e di capacità di carico
soddisfa al meglio
i professionisti.
to dal suo bagagliaio con una capacità
di 407 litri per accogliere comodamente
due set di mazze da golf. Per una maggiore comodità il portellone è disponibile con apertura elettrica. Ancora
qualche minuto per osservare con attenzione l’abitacolo. I sedili in pelle, le
rifiniture, il cruscotto con l’ampio
schermo tattile per la navigazione e
l’infotaiment; tutto è di qualità. Scendendo dalla vettura una riflessione
finale è d’obbligo perché la versione
coupé del giaguaro riconferma le nostre impressioni iniziali. Con il suo invitante rapporto prezzo/prestazioni è sicuramente una valida alternativa ai
prodotti della concorrenza.
s.p.
}
o
o
-z
}
o
o
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A PROPOSITO DI GIAPPONESI
TUTTE PICCOLE.
Supera ogni limite. Con Mazda5 «Voilà ma Suisse Edition+»
Con il suo spazioso abitacolo e le sue pratiche porte scorrevoli,
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eccellenti prestazioni si sente a suo agio su tutte le strade della
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
24
tra
parentesi
La salute
Supercibi
Cavolo riccio
1
Proteici,
ecologici
antiossidanti e sani
Ortaggio ipocalorico ricco di
sostanze nutritive: vitamine, potassio
e altri minerali. Ha proprietà
antiossidanti e anti tumorali.
Cacao crudo in polvere
2
ecco i
superfood
Ricco, tra gli altri, di magnesio,
feniletilamina, polifenoli, vitamina C,
polifenoli/antiossidanti. Oltre ad
avere il merito di agire sull’umore.
Quinoa
Alimenti-farmaci che regalano energia e ritardano l’invecchiamento
Q
uinoa, cacao, acqua
di cocco, cavolo riccio, uova vegane,
cacao crudo in polvere, bacche di Goji.
Eccoli i supercibi del futuro.
Quelli che ci aiuteranno a campare cent’anni, in ottima forma
psicofisica. Alimenti ricchi di
proteine, antiossidanti, vitamine K, C e B, manganese, fibre,
calcio, acido laurico, con grandi
proprietà antibatteriche, che
stanno già cambiando la nostra
dieta. Chiamati anche eco food,
grazie al loro bassissimo impatto ambientale, sono legati a
doppio filo al concetto di benessere. Un benessere sostenibile e
solidale, che non pesa sulle
spalle dell’ambiente, non sfrutta
le risorse naturali e
non affama ancor di
più una Terra già
sfiancata. E con un’
offerta commerciale
che da tempo ha un
occhio di riguardo
per gli over 65, proponendo prodotti mirati
per loro.
Insomma, se è vero che la salute passa
dal piatto, scegliamo
con cura il nostro menù quotidiano. Perché la filosofia alimentare del futuro si baserà
sempre più sul concetto di curarsi mangiando e la barriera tra
cibo e medicina sarà sempre più
sottile. Meno farmaci e più cibi,
per prevenire malattie e disturbi. Ecco perché gli alimenti assumeranno un ruolo vieppiù
complementare a quello dei
medicinali e degli integratori.
Basterà mangiare gli stessi cibi
di tutti i giorni per tener lontani
acciacchi e malanni. Ma cibi
con tanti principi naturali, meglio ancora se potenziati - come
il succo di mirtillo arricchito di
antiossidanti o il latte addizionato di calcio – e arricchiti con
La novità
Oltre il cibo
Bacche mongole,
liane cinesi...
il gusto anti-age
MORO A PAGINA 36
nutrienti benefici – come il latte
con Omega3, lo yogurt coi probiotici e le farine dei cereali con
acido folico.
“Conoscere le proprietà di
alcuni alimenti è positivo, per
introdurli nella nostra dieta, ma
non bisogna vederli come il miracolo ‘salva vita’, e fissarsi solo
Le aziende guardano al grande mercato degli over 65
Prodotti ideali per le pantere grigie
con un surplus di vitamine e minerali
D
UN ESERCITO
Si calcola che
fra vent’anni in
Ticino gli over
65 saranno
oltre il 30%
della
popolazione
a qualche anno le aziende alimentari puntano molto anche sugli over 65. Un segmento di consumatori in crescita, spesso potenzialmente più benestanti di altri e molto
attenti all’alimentazione, consapevoli di quanto sia importante
per il loro benessere psicofisico. Da qualche anno in commercio si trovano particolari tipi di pane, più morbidi e nutrienti,
ma anche altri cibi e bevande arricchite di minerali e vitamine.
Sono il frutto di anni di ricerche sulle soluzioni migliori per
contrastare tutti i rischi legati a invecchiamento e malnutrizione. “Ecco, solo in caso di malnutrizione potrebbero essere consigliati, ma non quando un anziano ha un’alimentazione variata, è in salute e non soffre di particolari deficit”, sottolinea il dottor Nicola Ossola, specialista in medicina interna e nutrizione
clinica.
Intanto, per quell’esercito di “pantere grigie” in costante aumento - si calcola che tra vent’anni saranno oltre il 30% - il mercato si sta già muovendo, preparando menu su misura. Prodotti
ad hoc per supplire alle carenze di chi rischia più di altri di nutrirsi poco e male. Per problemi di deglutizione, di appetito, ma
anche perché hanno più difficoltà a prepararsi i pasti.
A loro serve un surplus di vitamine, proteine e minerali specifici. E i colossi alimentari promettono, entro breve tempo,
piatti pronti e gustosi per la popolazione anziana, in formato
monoporzione e pratici nel packaging.
su quelli, insomma. Perché variare è la scelta alimentare più
intelligente”, commenta la dottoressa Anna Robbiani Agustoni, medico nutrizionista con
studio a Mendrisio. E aggiunge:
“La miglior soluzione è una dieta completa di tutti i macro e micronutrienti, ricca quindi di
frutta e verdura, consumate anche crude e senza scartare eccessivamente bucce e gambi,
cereali meglio se integrali e variati e leguminose”. Concetto ribadito dal dottor Maurizio Ponti, esperto in medicina antinvecchiamento, che spiega: “Non è
dimostrato che certi cibi siano
miracolosi, ma si sa che tanti alimenti diversi agiscono invece
come una sorta di orchestra,
dando il meglio”.
Agli eco food si guarda anche nella Silicon Valley, per una
nuova tecnologia alimentare su
cui puntano molte start-up innovative, convinte della necessità di un’alimentazione più sostenibile e senza prodotti di origine animale. Emblematico è il
caso del Quorn, ricco di proteine e con un contenuto bassissimo di grassi. Ricorda nella forma e nel colore la carne, ecco
perché serve a realizzare un po’
tutti i piatti “carnivori”. Una sorta di finto cibo animale che fa
storcere il naso ai vegani, che
hanno escluso totalmente l’uso
di prodotti animali e loro derivati.
Ma il dottor Ponti avverte:
“Tuttavia, alcuni alimenti, ad
esempio il ferro, sono più disponibili e meglio assorbiti attraverso la carne”.
p.g.
3
Povera di grassi, ricca di ben 9
amminoacidi essenziali, più fibre e
minerali, come fosforo, magnesio,
ferro e zinco. Ottima fonte di proteine.
Bacche di Goji
4
Ricchi di cromo, rame, ferro,
magnesio, manganese, fosforo,
potassio, selenio, sodio, zinco e
germanio. Abbassano la glicemia.
Tè verde
5
Protegge il cuore, migliora il sistema
immunitario, abbassa il colesterolo,
previene il diabete, migliora la
memoria, combatte l’obesità.
Latte di riso
6
Adatto a chi non sopporta il lattosio,
abbonda di zuccheri semplici che
unitamente alle altre caratteristiche
lo rendono una bevanda energetica.
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IL CAFFÈ
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25
parentesi
tra
I sapori
Scuro, al latte
o alla nocciola.
È la passione dei
golosi. E se la
Nutella compie
50 anni, oltre 100
ne ha il Toblerone
Ti-Press
Cioccolato
I classici
1
Nutella
La crema di cioccolato
spalmabile più famosa del
mondo ha da poco computo
50 anni. È il prodotto di punta
della Ferrero, e contribuisce
ogni anno a un fatturato che
supera i 7 miliardi di franchi.
Toblerone
Nato nel 1908 dalla fantasia di
Theodor Tobler, è il prodotto
più tipico dell’industria
dolciaria svizzera. La forma,
che richiama le vette delle
Alpi, è un’attrazione
irresistibile per i turisti
3
Gianduiotto
È presentato per la prima
volta nel 1865 a Torino dalla
maschera Gianduia, da cui
prende il nome. Da allora è
uno dei simboli del capoluogo
piemontese. Compierà 150
anni nel 2015.
4
Läderach
Dal 1962 produce cioccolato
di altissima gamma nel suo
stabilimento di Ennenda, nel
canton Glarona. Conta una
ventina di punti vendita in tutta
la Svizzera e si rivolge ad una
eletta clientela di buongustai.
5
François-Louis Cailler
È l’inventore della tavoletta,
che produce per la prima
volta nel 1819 a Vevey, dove
apre il suo primo stabilimento.
Vicino ai 200 anni di vita il
marchio Cailler è il più antico
di tutta la Svizzera.
Ti-Press
2
Il mito svizzero
che si rinnova
con un gusto osè
OMAR RAVANI
T
oblerone e Nutella.
Probabilmente i due
prodotti al cacao più
conosciuti al mondo. Il
primo, un vero simbolo svizzero dalla forma inconfondibile, che ricorda i picchi delle
Alpi, è prodotto da sempre nello
stabilimento di Berna-Brünnen.
L’altra, è la creazione di punta
dell’italiana Ferrero, con un fatturato annuale di 7 miliardi di
franchi, che in questi giorni ha
festeggiato il mezzo secolo di vita. Ambedue amatissimi dai cacao-dipendenti. Prima fra tutti
gli svizzeri che si piazzano in testa nella classifica del consumo
di cioccolato. In media, a testa,
oltre una dozzina di chili l’anno,
infilandolo pure il alcuni piatti tipici. Una tradizione che ha elevato la Confederazione a patria riconosciuta di questa leccornia.
Non per niente, l'industria svizzera del cioccolato è quella dei
record, sia in termini di fatturato
(1.690 milioni di franchi nel
2011), che per volume di produzione (176.332
tonnellate nel
2011) e di esportazione (il 60,7%
della produzione).
Dalla fine del
Seicento a livello artigianale,
mentre su scala
industriale la
produzione è niziata nella prima
metà dell'Ottocento con nomi
che sono oggi dei marchi internazionali: François-Louis Cailler
(1819, inventore della “tavoletta”), Philippe Suchard (1826),
Henri Nestlé (1866), Jean Tobler
(1867, creatore del Toblerone),
Daniel Peter (1875, inventore del
cioccolato al latte) e Rodolphe
Lindt (1879, inventore del cioccolato fondente). Mentre una pasticciera neocastellana ha inventato i cioccolatini... osè.
La prima manifattura di cioccolato elvetica fu fondata, nel
1750, da due italiani, nella Schermenmühle, una ex cartiera nei
pressi di Berna. Non fu un grosso
successo e lo stabilimento fu
venduto e riconvertito alla pro-
duzione di farina. Tuttavia, prima
della fine del secolo altre fabbriche aprirono nella Svizzera occidentale - Vevey, Morges e Losanna - e in Ticino, in val di Blenio,
In cucina
mentre il primo negozio di “chocolaterie” in Svizzera risale al
1792, a Berna. Da sempre, a fare
la differenza dei cioccolatieri
svizzeri sono la qualità e la cura
La salute
Da coniglio e lepre “Strappi alla regola,
un piatto dolceforte solo col fondente”
T
LA GOLOSITÀ
Si preparano
così lepre,
cinghiale e
lingua di
manzo. Piatti
speciali, usati
nelle ricorrenze
importanti
orte, cioccolatini, crostate, mousse, biscotti, praline, budini, ganache, gelato o bevande varie. Da sempre
il cioccolato spopola. Croce e
delizia dei golosi, è sicuramente uno degli ingredienti preferiti in pasticceria. Ma cioccolato
non fa rima solo con dessert. Si
adatta molto bene anche a ricette salate e piccanti, rendendole particolari, curiose e stuzzicanti.
E allora, ecco primi piatti a
base di pappardelle al cacao
con sugo di lepre, o tagliatelle
nere e gnocchi al cacao. Ma è
tra i secondi, in particolare se
accostato alla selvaggina, che il
cioccolato riesce a dare il meglio di sé. Ne sanno qualcosa gli
appassionati di storia moderna,
di tradizioni culinarie, i cacciatori di curiosità. Infatti, molte
delle ricette tramandate sino ai
giorni nostri provengono proprio da quel periodo.
Qualche esempio: il cinghiale o la lepre in agrodolce, il
coniglio al cioccolato e la lingua di manzo in “dolceforte”,
tutti piatti già serviti sulle tavole presiedute da Lorenzo il Magnifico. Il cacao, allora, era una
scoperta recente, largamente e
saggiamente utilizzato nella
preparazione della selvaggina.
Il gusto forte e selvatico del cinghiale e l’aroma speziato del
fondente puro per un matrimonio armonico, certo inusuale,
ma di grande soddisfazione.
Provare per credere.
I
l cioccolato fondente fa bene. E non è una giustificazione per i raid in pasticceria di
schiere di golosoni. L’ennesima
conferma arriva dai ricercatori
della Louisiana State University,
secondo cui favorirebbe la produzione di composti dalle proprietà antinfiammatorie benefici per il cuore e il sistema cardiovascolare. Inoltre, gli steroli
vegetali presenti combattono il
colesterolo “cattivo”. Tutto ciò,
ovviamente, non ci autorizza ad
esagerare. “È sicuramente vero
che il cioccolato scuro è meno
dannoso di quello chiaro, ma arrivare a dire che fa bene ce ne
corre - osserva Barbara Naldi,
nutrizionista -. Non dimentichiamo che il cioccolato, nella
piramide alimentare, sta in cima, quindi non è necessario in
una dieta equilibrata. Però aiuta
e può fungere in un certo senso
da riequilibrante se assunto in
piccole quantità, magari fuso
sopra le fragole fresche, che rallentano il rilascio delle sostanze
negative e ne diminuiscono gli
effetti”.
Intanto, un occhio di riguardo
va ai più piccoli. “Per far passare
il concetto - riprende Naldi -, ai
genitori con bimbi che non
stanno lontano dalla dispensa
suggerisco di prendere esempio
dal coniglietto di cioccolato e
dir loro che ha sì i denti bianchi,
ma non perché mangia le golose
tavolette, bensì perché si nutre
di carote”.
Capito il messaggio?
L’ESPERTA
Secondo la
nutrizionista
Barbara Naldi
il cioccolato è
una golosità
da gestire con
molta
moderazione
artigianale. “Se voglio sopravvivere devo per forza offrire un
prodotto di prima qualità, perché la concorrenza dei grandi
produttori è fortissima - dice Michele Zocchi, cioccolatiere e pasticciere a Melide -. È la mia sola
arma contro chi può offrire un
prodotto a prezzi stracciati”. Fortunatamente, la mano dell’artigiano conta ancora molto. “Ormai so esattamente cosa vuole il
cliente - riprende Zocchi -. Vuole
qualcosa di unico, che si distingua dall’offerta di massa. Nei
miei impasti, ad esempio, c’è più
panna e più burro rispetto a un
prodotto industriale”. Una formula che funziona, perché il
cioccolato artigianale non sembra soffrire la crisi, anzi. Tanto
più che la tavoletta finisce pure in
padella, in piatti salati e piccanti.
Tradizione sì, ma sempre con
nuove proposte e, perché no, un
po’ osè. A provarci, con successo,
Valérie Henchoz, pasticciera
neocastellana che ha fatto incidere sulla sua cioccolata immagini erotiche. Grazie al tratto del
fumettista Tirabosco, ha disegnato alcune vignette e le ha
stampate sui cioccolatini. Ecco
com’è nata “Choc-oh-la-la” un
gioco di parole che descrive bene lo spirito dell’iniziativa. Così,
da qualche mese, al tea room
Crème renversante di La-Chauxde-Fonds, ad accompagnare capuccini e tè aromatici non più
anonimi cioccolatini o dolcetti
banali, ma delle piccole opere
d’arte dolciaria. Proposte che
mutano, a dipendenza del sesso
del cliente: creazioni destinate
alle donne, altre solo per uomini.
Gli avventori dicono che, grazie a
questa iniziativa, hanno trovato
qualche spunto che ha reso più
frizzante la loro vita di coppia. La
titolare della pasticceria intende
ora creare una zona “hot”, solo
per adulti, in cui far assaggiare
altre sensuali creazioni. Insomma, lunga vita al cioccolato, e a
tutte le sue dolci varianti.
[email protected]
Q@OmarRavani
IL CAFFÈ
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tra
parentesi
600
calorie
La tendenza
Piatti universali.
L’idea per mettere
d’accordo
gli allievi nelle
mense. Anche in
quelle del cantone
circa
LE NUOVE RICETTE UNIVERSALI
le proteine
contenute
in 95 grammi
di ceci
Spadellata
equivalgono
di ceci
a una coscia
di pollo
Zucchine
Con cous cous,
pesce e taccole
si accontentano
(quasi) tutti i gusti
650
calorie
Cannelloni
di grano duro
circa
Ragù
vegetale
2
1
il ragù vegetale
deve contenere
legumi che
abbinati alla pasta
forniscono
amminoacidi
essenziali
(piatto unico
con eventuale
contorno
di frutta)
a 13 anni
dalle 1000
alle 2000
CALORIE
AL GIORNO
1000
2000
a 12 anni
Il 40%
del fabbisogno
va assicurato
con il pranzo
COSÌ IN TICINO
3
delle scuole medie
pubbliche ha
un servizio pasti
a mezzogiorno
70%
delle mense è
all’interno della
sede scolastica
/4
C’
è la mamma vegana che ha
smosso mari e
monti per assicurarsi che nel
menù della mensa scolastica dei
figli non vi fossero tracce animali. I genitori musulmani che pretendono pasti senza carne, per
eliminare il problema alla radice. E c’è pure il papà preoccupato per quelle lievi intolleranze
alimentari della sua bambina.
Così, mettere d’accordo tutti a
tavola è un’impresa (quasi) impossibile. Già complicata in famiglia, figuriamoci a scuola! Ma
la soluzione c’è: un menu a base
di ricette universali.
L’idea è di un gruppo di ricercatori che ha creato dei piatti condivisibili da tutti: cristiani, ebrei,
musulmani, ma anche vegetariani e vegani, intolleranti, per
permettere a tutti gli alunni di
mangiare gli stessi alimenti. Senza dimenticare di spiegare ai ragazzi la filosofia alimentare del
compagno di banco, perché il rispetto dell’altro passa anche dal
piatto.
Sui tavoli delle mense potrebbero quindi comparire menta con orzotto tiepido, zucchine
e spadellata di ceci, così come
cannelloni di grano duro con ragù vegetale, contorno e frutta
oppure una frittata soffice di pa-
Polenta al pomodoro
Spezzatino di maiale in umido
Spinaci all’olio
Frutta
700 calorie circa,
valore proteico equivalente
a 2 uova o 100 grammi
di formaggio fresco
o 160 grammi di merluzzo
Menta
con orzotto
tiepido
FABBISOGNO CALORICO
Il pasto tradizionale
(con eventuale
contorno di frutta)
(secondo preceduto
da un primo
e seguito da frutta)
3
Frittata soffice
di patate
e erbette
tate ed erbette, taccole al pomodoro e frutta. E chissà se funzionerebbero anche nelle nostre
mense scolastiche: “Non mi pare una buona idea - spiega al Caffè Tiziano Orrù, cuoco e consulente alimentare -. Ricette che
vadano bene per tutti non possono essere ripetute per un intero anno, perché verrebbero a no-
La novità
l’abbinamento
tra patate
e taccole
garantisce
un apporto proteico
adeguato
700
calorie
circa
Taccole
al pomodoro
ia. Possono andar bene per un
periodo limitato, ma non di più.
Un unico menù per tutti è per
forza monotono, mentre il nostro obiettivo è puntare su un’alimentazione il più variata possibile”.
Menù nostrani, quindi, molto ricchi, semplici e, soprattutto,
diversificati. “Quando sono stati
introdotti cous cous, bulgur, orzotto e quinoa c’è voluto un attimo per farli accettare, ma adesso
piacciono molto - continua
l’esperto -. Non sono più visti come piatti strani. Però, ripeto, non
si può esagerare. Abbiamo persino provato a fare delle settimane
a tema ‘nordafricane’ e ‘spagnole’, un giorno o due vanno bene al
I menù scolastici ticinesi consultabili sullo smartphone
Cosa si mangia lo dice l’app Restò
UN TOUCH
Ogni
settimana,
con un
semplice
touch, si
aggiornano i
menù delle
mense
scolastiche
I
menù e le proposte della refezione scolastica cantonale, sede
per sede, aggiornati settimanalmente e consultabili dal proprio
smartphone. Come? Grazie all’applicazione, gratuita, “Restò”. Ideata
dal Centro sistemi informativi dello
Stato, permette di far conoscere sia
agli allievi che ai loro genitori i menù proposti. Un sistema per fornire
ulteriori informazioni sulla qualità
e la provenienza del cibo e per scoprire che, ad un tratto, il termine
mensa diventa davvero riduttivo.
L’app, scaricabile gratuitamente su App Store o Google Play per
Android, richiede l’iOS 5.0 o successivi ed è compatibile con iPhone, iPad e iPod touch ed è stata ottimizzata per iPhone 5. Basta aprire
l’app e selezionare il proprio punto
Restò tra le scuole medie o quelle
post-obbligatorie per veder apparire sullo schermo il menù del giorno. Ad esempio, l’offerta per la
scuola media di Agno prevede come antipasto un’insalata di formentino e uovo sodo, come piatto
forte un arrosto di agnello con patate e pomodoro gratinato e per
dessert fragole fresche marinate.
Al liceo cantonale di Mendrisio,
invece, il menu completo offre purea di ceci guarnita, spezzatino di
coniglio con gallette di semolino e
broccoli alle mandorle e frutta fresca di stagione.
Vegetariani? Nessun problema,
c’è il ragù di seitan alle verdure.
Buon appetito.
terzo già non più, c’è chi si lamenta. Inoltre, tra i nostri obiettivi c’è anche quello di far conoscere ai ragazzi gli ingredienti locali come orzo o leguminose
che, molti, a casa non mangiano
purtroppo più. Siamo soddisfatti
perché la rispondenza è molto
buona”.
Il pasto delle scuole medie
deve sempre essere composto da
un antipasto, principalmente
con verdure e/o insalata. Per il
piatto principale, invece, una
volta a settimana sono previsti filetti di pesce. Così come può essere inserito un unico piatto a
base di carboidrati (lasagne,
cannelloni, pizza, gnocchi…). In
questo caso l’antipasto sarà valorizzato da componenti proteiche
animali, di origine animale o vegetali. Gli altri due giorni il menù si completa con un carboidrato come contorno e almeno
una verdura cotta. Infine, il dessert. Due volte a settimana frutta
fresca di stagione, una volta un
dolce come spume o budini e
una volta a settimana un dessert
cotto al forno, torta o cake. Insomma, non si può proprio protestare. “Eppure qualche reclamo lo incassiamo - ammette Orrù -. Soprattutto di non fare mai
le patatine fritte. Ma tanto sappiamo bene che gli allievi le
mangiano fuori da qui”.
c.c.
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tra
parentesi
La tecnologia
Grazie alle app
corteggiare
è più semplice
e meno rischioso
Con il telefonino o il tablet
si organizza la scappatella
L’
più preda, un ruolo sino a ieri appane getta. “Le manager e più in generale
più il bisogno e questo è un peccato.
no voglia di farsi corteggiare o di giocaamore del 21° secolo non
quelle che sacrificano la famiglia sulNon è facile, anche perché l’uomo sta
naggio dei soli maschi, più portati alre al mostrarsi più o meno disponibili,
passa più per inviti a cena,
l’altare della carriera sono quelle che
ancora cercando di riposizionarsi ril’avventura di una sola sera. Ora, con
dunque vanno benissimo i rapporti ocmazzi di rose, bigliettini
l’entrata a piè pari della donna in un
più approfittano dei servizi offerti da
spetto al nuovo ruolo nella società concasionali, molto meno coinvolgenti,
graziosi e corteggiamenti
questi social network – prosegue la sesquistato dalla donna”. Già, una donna
territorio di “caccia” una volta esclusivo
complicati e, soprattutto, più veloci”.
più o meno espliciti. Roba
suologa-. Non hanno tempo, non handiventata lei stessa cacciatrice e non
dei maschi, aumentano le relazioni usa
Incontri che, però, non disdegnano
vecchia ormai. E a cambiare, ovvia conanche coloro che soseguenza, è pure l’approccio al sesso. Colno già accoppiati.
Le
opinioni
“Queste piattaforme
pa, o merito, dei sosociali sono ideali per
cial network che inle persone che vogliofluenzano
decisamente anche la sfera
no provare il brivido
Lara
Ulisse
Gabriel
Giovanna
intima. In particolare
di qualcosa di diverFilippini
Pelloni
Broggini
Viscardi
so, di nuovo – notaquella dei più giova31 ANNI
21 ANNI
31 ANNI
39 ANNI
ni. Intendiamoci, non
Linda Rossi -. Tutti
MARKETING
CALCIATORE
CANTANTE
AVVOCATO
E COMUNICAZIONE
stiamo parlando dei,
quelli che hanno a ditutto sommato innosposizione un tablet o
cui, Facebook o Twituno smartphone di“Ci vuole equilibrio
“Whatsapp è il mio
“Non uso molto app e
“Sono per un uso
ter, bensì di vere e
spongono di uno
con i social network.
mezzo principale di
affini, preferisco di gran
consapevole. Le amicizie strumento comodo e
proprie piattaforme
Io li uso per tenere i
comunicazione. Lo uso
lunga il rapporto
e altri rapporti vanno
create apposta per gli
discreto per raggiuncontatti con gli amici,
ogni giorno, ma senza
personale. Non ne nego
sviluppati lontano dai
incontri “proibiti” in
gere chi ha le loro
senza altri fini”
esserne dipendente”
però l’utilità”
telefonini”
rete. A contribuire
stesse esigenze. In soall’esplosione del festanza, un utile strunomeno sono arrivamento per dar corpo
te numerosissime applicazioni, come
alle fantasie, senza alimentare troppi
La novità
La singolare offerta di un’agenzia per cuori solitari di Lugano
Bang with friends, Down o Tinder, tutte
sospetti nel partner”.
a portata di smartphone, che fungono
Eppure, per evitare scappatelle,
da tramite per ogni esigenza, sia per
amorazzi o avventure di una notte e via,
l’avventura di una notte che per la ricernon serve scaricare alcuna applicazioca del grande amore.
ne. Bisogna solo armarsi di uno scudo
Insomma, si è sdogachiamato “amore”. E di saperlo usare
nato l’approccio on lion è la solita agenzia per cuori solitari. e uomini – precisa la responsabile -. Inoltre, ora
come è sempre stato il caso fino a qualne. Fretta e impazienche anno fa. “Sarà un discorso trito e riDopo avere pagato la tassa d’entrata, la siamo più conosciuti, molte persone hanno apza nella società di ogtrito, ma credo che si dovrebbe tornare
“Lui e Lei” di Lugano si occupa prima di prezzato i nostri servizi e devo dire che facciagi la fanno da padrotutto di far recuperare l’autostima nelle persone mo quasi fatica a soddisfare tutte le richieste.
ai vecchi valori – avverte la sessuologa na, il tempo è denaro
che chiedono un aiuto per trovare l’anima ge- Stiamo pensando di aprire un’agenzia anche
. Sempre più spesso mi trovo nella mia
e non va sprecato.
professione davanti a gente che non
mella. “Niente a che vedere con le normali piat- nel Sopraceneri”.
Quindi, addio ai lunUn successo difficile da spiegare. Se non
taforme come Badoo ad esempio – spiega la reriesce a far durare una relazione e a
ghi convenevoli, si va
sponsabile Rosi Oliverio -. I cuori solitari si ri- con un’insicurezza trasversale che tocca sia lui
renderla stabile. E questo perché non si
dritto al sodo: senza
riesce più a sorprendere il partner, che
volgono a noi con le idee ben chiare, sebbene che lei. “Chi viene da noi si aspetta di trovare
però la garanzia del
spesso abbiano parecchie insicurezze dovute l’amore della sua vita e noi non possiamo deluad un certo punto cerca altrove quello
derlo, ecco perché cerchiamo in tutti i modi di
“soddisfatti o rimborad esperienze passate”.
che non trova più all’interno della copsati”. Sebbene sia prapia. Pensare che, come era una volta,
E l’autostima “Lui e Lei” la rimette in circolo soddisfare la sua richiesta. E finora devo dire
ticamente impossibibasta il sigillo della fede nuziale per gagrazie a un restyling a 360 gradi. “Qui concen- che i risultati sono incoraggianti”. In sostanza,
le sbagliarsi se si certriamo il nostro lavoro iniziale – sottolinea Oli- in un sol colpo ci si rimette in forma, si acquisirantire un lungo rapporto è una pia ilca solo del sesso. “Si è persa la voglia di
verio -. Prima di mettere in contatto due poten- sce più sicurezza, personalità e savoir faire e,
lusione”. Nessuna diavoleria tecnologirischiare, di provare il brivido del corca saprà mai sostituirsi ai sentimenti
ziali partner, li sottoponiamo ad un restyling perché no, si può pure fare bingo e trovare l’aniteggiamento - osserva la sessuologa
non solo psicologico, ma anche fisico. Una volta ma gemella. “Ogni individuo ha la sua storia dunque: e ancor meno all’amore.
Linda Rossi -. In realtà non se ne sente
cresciuta l’autostima e, perché no, perso pure conclude Oliverio - ma l’obiettivo rimane lo
o.r.
qualche chilo di troppo, la persone è pronta al- stesso per tutti. Raggiungere un equilibrio che
permetta di sentirsi sicuri con se stessi e con gli
l’incontro”.
“Si temono le
“Le donne nel sesso
Tutto questo in un’equilibrata rappresen- altri e avere la consapevolezza di avere buone
sorprese, si ha paura
ormai si comportano
tanza di sessi, anche se all’inizio i maschi latita- carte da giocare. E poi un pizzico di fortuna
di provarne i brividi”
come gli uomini”
vano. “Oggi abbiamo lo stesso numero di donne contribuirà al successo”.
Ti rifaccio il look e poi ti accoppio
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AutoPostale Svizzera SA
LEGUIDE
&GLIITINERARI
Cent’anni
insieme
alle Forze
aeree
svizzere
A Goldau
puoi accarezzare
gli animali!
Il programma
Air-show di Payerne
Data: 30 - 31 agosto 2014
Prezzo: Chf 325.- per persona
in camera doppia
Partenza:
06.00 Chiasso Ffs, 06.10 Mendrisio Ffs,
06.40 Lugano Ffs (lato buffet), 06.40 Locarno
Ffs, 07.10 Bellinzona Ffs, 07.40 Biasca Ffs
Cent’anni e non sentirli. Le Forze aree
svizzere festeggiano come meglio non
potrebbero lo storico anniversario, presentando un fantastico air-show, mostre,
iniziative d’informazione e di divulgazione. Il 30 e 31 agosto 2014 saranno giorni
speciali a Payerne, comune nel Canton
Vaud di soli 7.600 abitanti ma punto di ri-
Con AutoPostale allo
straordinario air-show
di Payerne l’ultimo
weekend di agosto
ferimento per l’aviazione elvetica, tanto
che questo è il luogo di decollo di Solar
Impulse, l’aereo a energia solare, arrivato
fino a Bruxelles il 13 maggio 2011.
AutoPostale partecipa all’evento con un
viaggio di due giorni e pernottamento a
Neuchâtel, a circa 50 chilometri da Payerne, cittadina contraddistinta dalle costruzioni in arenaria gialla e dal tipico
centro storico medievale.
Per il centenario delle forze aeree, la
Svizzera vuole fare le cose in grande.
Tutti con il naso verso il cielo per ammirare le evoluzioni degli aerei ma anche
per conoscere da vicino i pezzi forti di un
Informazioni e prenotazioni:
AutoPostale Svizzera SA
Regione Ticino
Viaggi e Vacanze
6501 Bellinzona
Tel. +41 (0)58 448 53 53
fax +41 (0)58 667 69 24
[email protected]
www.autopostale.ch
corpo dell’esercito che è sempre stato
d’eccellenza. Ecco, allora, tutte le attività
collaterali all’air show che sono le mostre, i dibattiti, i video e le animazioni. È
un modo per dire grazie all’impegno, alla
volontà e alla tenacia delle forze aeree ed
è pure l’appuntamento adatto per scoprire
gli ultimi ritrovati dell’aviazione internazionale ma pure i velivoli d’epoca, le pattuglie acrobatiche e gli aerei più ricercati.
È annunciata la presenza delle massime
autorità dello Stato che potranno così
ammirare, insieme al pubblico, ciò che
fa grande l’aeronautica elvetica. Air 14,
questo il nome della manifestazione,
presenta un programma denso e appassionante che coniuga l’innovazione con
la storia perché cent’anni non sono passati a caso, soprattutto quando i successi
non sono mai mancati.
Nel malaugurato caso in cui dovesse esserci maltempo nell’ultimo weekend di
agosto, il programma non verrà, comunque, annullato ma modificato con dimostrazioni a quote più basse e la conferma
di tutto ciò che avviene a terra: le mostre, gli stand, gli incontri e il resto.
Air 14 di Payerne sarà la più grande manifestazione aerea nella storia della
Svizzera. L’organizzazione è attenta a
ogni particolare in modo da offrire al
pubblico un evento bello ma soprattutto
sicuro e professionale. Sarà possibile
assistere a entrambe le giornate con
pernottamento a Neuchâtel, sulla riva
nordoccidentale dell’omonimo lago.
Payerne, invece, è l’epicentro dei festeggiamenti: una full immersion nell’aviazione che lascerà tutti a bocca
aperta.
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Trentaquattro ettari per un sogno, quello di stare in paradiso per un giorno. Benvenuti nell’immenso Parco Naturale e Faunistico di Goldau, nel cuore della Svizzera, dove
gli animali sono liberi nella foresta e i visitatori li possono
ammirare nel loro habitat naturale. Una novantina sono le
specie indigene o europee che hanno trovato negli ampi
recinti il loro punto di riferimento ideale, a stretto contatto
con enormi rocce, con aree adibite a pic-nic e con una
vegetazione rigogliosa in tutti i mesi dell’anno. Lupi, orsi,
linci, cervi, mufloni, cinghiali, daini e numerose specie di
uccelli possono essere visti molto da vicino grazie alle
zoo-mobili. È un’esperienza unica in un parco immenso.
È possibile dar da mangiare agli animali che
girano liberi e, con un
po’ di pazienza, si può
pure accarezzarli. Per i
più piccoli, inoltre, c’è
un ampio parco giochi
che invita a stare in
mezzo alla natura: i genitori si rilassano e i figli si divertono. Il tutto a Goldau, dove l’armonia dell’ambiente invita a essere più sereni: la
pausa ideale per la famiglia rispetto allo stress della vita
quotidiana. AutoPostale programma questa gita il 9 giugno e la scelta ha un profondo significato. Goldau, infatti,
è l’esempio più lampante della rinascita dopo una terribile sciagura come la frana del 1806: un devastante smottamento che travolse tutto e tutti ma che ora permette di
disporre di quest’oasi che ospita animali rari come l’orso
bruno siriano, il bisonte europeo, l’ibis eremita e l’avvoltoio degli agnelli. Solo qui vivono e si riproducono queste
specie. Un altro miracolo nella foresta di Goldau!
Il programma
Parco Faunistico di Goldau
Data: 9 giugno 2014
Prezzo: Chf 95.- per persona, Chf 55.- bambini
fino a 16 anni, Gratuito: bambini fino a 6 anni
Partenza:
07.00 Chiasso Ffs, 07.10 Mendrisio Ffs,
07.30 Lugano Ffs (lato buffet), 07.30 Locarno Ffs,
08.00 Bellinzona Ffs, 08.30 Biasca Ffs
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
29
tra
parentesi
“L’icona country
mito da copertina”
La musica
A
volte non basta vendere milioni di dischi
o ritrovarsi più volte
in hit parade. La formula per trasformare
un cantante o un musicista in
un’icona è e rimane misteriosa.
Soprattutto quando capita a star
di generi musicali che non seguono tendenze del momento o
filoni dettati dalle “bibbie” del
settore come Billboard o Variety.
Ha dell’incredibile, quindi, che
Dolly Parton, la regina del country western a stelle e strisce, goda
di una popolarità planetaria che
va al di là del suo personalissimo
palmarès. Un curriculum non da
poco, tra l’altro, visto che la cantante ospite del cartellone dell’undicesima edizione di Moon & Stars ‘14, è anche l’unica artista country (per quattro decenni consecutivi) ad
aver conquistato la prima
posizione nelle hit parade dei
singoli almeno una volta. Non
solo, Dolly è entrata in classifica
con ben 25 singoli e 41 album!
Oltre a una decina di film e serie
tv che l’hanno vista protagonista.
“Sì è vero, non bastano i successi discografici a trasformare
un’artista in un’icona, ci deve essere anche quel qualcosa di misterioso che s’imprime nell’immaginario collettivo, soprattutto
quando si tratta di protagonisti al
femminile - commenta il pianista ticinese Silvan Zingg, organizzatore dell’International Boogie Woogie Festival a Lugano dello scorso aprile -. E a maggior ragione stupisce proprio quando si
viene riconosciute, seguendo
uno ‘stile’ personale, all’interno
di un genere musicale che non va
per la maggiore, come il country,
appunto, e il boogie. Senza fare
scale di merito potrei citare Billie
Holiday, icona e regina del jazz, o
addirittura Edith Piaf, grande
SILVAN
ZINGG
Pianista e
patron del
“Boogie
Woogie
Festival” di
Lugano
non solo sotto l’aspetto musicale”.
Per Dolly Parton, poi, non è
trascurabile la sua “fisicità”, la sua
presenza scenica, che non è passata inosservata anche in tempi
in cui l’immagine non era un
must obbligatorio. “È indubbio
che la ‘bella presenza’ è un ottimo
ingrediente - conferma Zingg confessando una sua
passione giovanile
-. Il mio primo disco, da ragazzino,
quello che mi avvicinò al piano, era
della grande Hadda Brooks, guarda
caso un’icona dello ‘Swingin the
Boogie’ che ha lavorato anche con
Count Basie. Fu il suo fascino in
copertina ad attirarmi e, per tutta
la vita, ho sognato di incontrarla,
magari di riuscire a suonare con
lei. Ma era nata nel 1916 ed è
scomparsa dodici anni fa, prima
che riuscissi a realizzare il mio
sogno”.
Dolly Parton
raccontata
da Silvan Zingg
Il fascino delle “copertine” è
stato ampiamente sfruttato nella
costruzione iconografica del mito Dolly Parton. E non solo nelle
cover dei dischi visto che la stella
del Tennessee, con una buona
dose di spirito, ha accettato di
posare nel 1978 vestita (si fa per
dire) da “coniglietta” per la rivista Playboy. E il glamour di Dolly,
come la sua grinta sul palcoscenico, non s’è certo appannato anche ora, a 68 anni.
Un glamour, del resto, che
non è sfuggito al mondo della
celluloide e che Hollywood ha
saputo valorizzare. E non parliamo degli abituali ruoli canterini
che, solitamente, non sfuggono a
qualsiasi cantante di successo.
Sfogliando la filmografia della
Parton si trovano ben due nomination al Golden Globe come
migliore attrice, sia per la commedia “Dalle 9 alle 5 orario continuato”, sia per “The Best Little
Whorehouse in Texas”, che in termini di box-office fu senz’altro il
musical di maggior successo degli anni ‘80.
E giusto per sottolineare la
graffiante irriverenza di Dolly, il
suo anticonformismo, è forse
utile ricordare che il suo ruolo
nel film - al fianco di Burt Reynolds - è quello di Miss Mona, la
procace tenutaria del bordello fine anni '70 denominato “Chicken Ranch”. Insomma, Dolly è
così personaggio che in almeno
tre film ha finito per interpretare
se stessa. E nel cartoon “Gnomeo
e Giulietta” presta pure la voce a
un nano da giardino con le sue
fattezze.
e.r.b.
Il cartellone
di
Moon & Stars 2014
10 LUGLIO
11 LUGLIO
12 LUGLIO
14 LUGLIO
15 LUGLIO
16 LUGLIO
17 LUGLIO
18 LUGLIO
19 LUGLIO
Laura
Pausini
Udo
Lindenberg
Bligg
Dolly
Parton
Jack
Johnson
James
Blunt
Negramaro
Backstreet
Boys
Sunrise
Avenue
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IL CAFFÈ
11 magigo 2014
30
tra
parentesi
SINTOMI DELLA
CELIACHIA
Per i piccoli che soffrono di un certo
disturbo intestinale sarebbe
opportuno qualche controllo in più
Forte diarrea
BenEssere
Mal di pancia / stitichezza
Senso di continuo gonfiore
Disturbi della memoria
Depressione
Vomito
Quando la sindrome
del colon irritabile
nasconde la celiachia
IN PARTICOLARE
NEI BAMBINI
Arresto della crescita
Irritabilità
Inappetenza
Pancia gonfia
Estrema magrezza
Riduzione della massa muscolare
CRISTINA GAVIRAGHI
D
al pediatra ecco un altro bimbo con il mal di pancia;
sembrava passeggero, ma ormai è un po’ che si lamenta, corre spesso al bagno o non ci va per giorni e infine
ecco la sentenza: sindrome del colon irritabile. Non si sa bene
da cosa sia causata, può insorgere dopo uno stress fisico o psichico ed è un insieme di sintomi fastidiosi dietro i quali potrebbe nascondersi una patologia insidiosa: la celiachia. Ruggiero Francavilla, pediatra dell’Università di Bari, su Jama Pediatrics sostiene che i bambini con la sindrome del colon irritabile avrebbero una probabilità quattro volte più alta di essere celiaci rispetto ai piccoli che presentano altri disturbi gastrointestinali. Il dato proviene da uno studio condotto su circa 800 bambini seguiti per sei anni. I piccoli pazienti, sofferenti di sindrome del colon irritabile, indigestione cronica o
dolori di stomaco, sono stati sottoposti a esami preliminari
per confermare un sospetto di celiachia. Si tratta di analisi del
sangue che ricercano alcuni autoanticorpi, segnali di una reazione eccessiva del sistema immunitario contro le cellule
dell’intestino scatenata dalla presenza di glutine.
La loro positività va poi confermata da un’endoscopia all’intestino con relative biopsie. Dai dati raccolti è emerso che alla
maggior parte dei bambini positivi per la celiachia era stata
diagnosticata la sindrome del colon irritabile, mentre non
sembrava esserci associazione tra gli altri disturbi intestinali e
la patologia autoimmune.
“Questo risultato non significa che dietro a ogni intestino irritabile ci sia la celiachia”, afferma Francavilla, “ma fornisce indicazioni utili su come scegliere i bambini da sottoporre ad altri accertamenti”. Anche perché il confine tra le varie patologie
gastrointestinali può essere molto labile; tanti sono i sintomi
che si sovrappongono tra loro nei vari disturbi. Si parte da un
Non si sa bene da cosa sia
causata, può insorgere dopo uno
stress fisico o psichico
dolore all’addome che affligge poco più di un bambino su dieci, a questo si accompagna gonfiore alla pancia, diarrea o stipsi o alternanza tra le due, presenza di muco nelle feci e in certi
casi anche nausea, vomito e mal di testa; tutti sintomi che, se
persistono per più di tre mesi, sono ascrivibili alla sindrome
del colon irritabile, ma possono anche presentarsi in caso di
celiachia.
I “criteri di Roma”, stilati negli anni novanta da esperti internazionali per diagnosticare e trattare meglio i disturbi intestinali, forniscono un grande aiuto a medici e pediatri che spesso
Questo
amore
però non sanno se imbarcarsi o no nella lunga e costosa ricerca della celiachia. “Secondo i nostri dati, è ragionevole prescrivere esami mirati per cercare l’intolleranza al glutine solo
nei bambini con la sindrome del colon irritabile e non in quelli con un generico e ricorrente dolore addominale, la cui associazione con la celiachia è sovrapponibile a quella riscontrabile nel resto della popolazione”, conclude l’esperto. Tale approccio selettivo, evitando il ricorso indiscriminato a esami
specifici, spesso inconcludenti e fonte di preoccupazione,
permetterebbe un grande risparmio per la spesa sanitaria. Il
rischio celiachia non va però sottovalutato.
Questa patologia, curabile solo eliminando dalla dieta la sua
causa scatenante: il glutine, impedisce l’assorbimento di vitamine e sostanze nutritive e, a lungo andare, può causare malnutrizione, anemia, osteoporosi e altre serie patologie. I suoi
sintomi però non sono chiari e inequivocabili e la sua incidenza, circa l’uno per cento della popolazione, non giustifica
il ricorso ad accertamenti in chi manifesta sintomi gastrointestinali molto più frequenti. Fondamentale quindi il ruolo di
medici e pediatri che dovrebbero valutare attentamente i sintomi fisici e psichici dei pazienti, la loro storia familiare e gli
esiti degli esami eseguiti per decidere se andare alla ricerca di
una celiachia nascosta.
La risposta di Linda Rossi
Con le dovute precauzioni provi,
ma senza esagerare altrimenti...
nostro
L
ei è molto giovane e forse
non conosce le due canzoni
“La décadanse” (1971) e “Je
t’aime, moi non plus” (1969), di e con
Serge Gainsbourg che canta in duo
con Jane Birkin. Sono un inno al
sesso anale. Nella prima si capta
che verosimilmente è lui a volerlo e lei ad accettarlo, malgrado l’espressione di un certo qual senso di colpa. Nella
seconda canzone la piacevole
attività sembra maggiormente
condivisa. Nella letteratura erotica
ci sono molti accenni, più o meno approfonditi, al tema del sesso anale.
Fra essi il più conosciuto credo sia
Histoire d’O, tradotto, sempre negli
anni Settanta, anche per il grande
schermo.
A parte questo accenno canoro e
letterario, nonché cinematografico,
posso dirle che un simile tema era da
tempo che non perveniva più alla rubrica del Caffè. Nella mia attività clinica invece talvolta emerge come
una curiosità o una preoccupazione,
più o meno con le sue stesse parole e
soprattutto da parte delle donne. Inizialmente rassicuro la donna sulla
sua scelta di ascoltarsi, evitando di
accettare qualcosa se non si sente
convinta. Lei ha fatto bene a porre
La lettera
La sua richiesta mi imbarazzava,
ma ora ho un senso d’incapacità
H
o 25 anni e sono di nuovo single. Fino a
due mesi fa stavo con un ragazzo un
po’ più grande di me. È stata la mia prima storia importante, è con lui che ho fatto l’amore per la prima volta. Posso dire che grazie a lui ho
imparato molte cose del sesso, ma anche dell’amore. Il problema che però
mi ha dato molto fastidio è che Scrivi a LINDA ROSSI
lui voleva sempre avere dei
psicoterapeuta e sessuologa
rapporti anali mentre io no.
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
Non mi pareva una cosa normale e così mi sono sempre ri- Via Luini 19 - 6600 Locarno
fiutata. Lui insisteva, diceva
E-mail:
che non c’era niente di male e
[email protected]
che a tutti gli uomini piace farlo, ma piace anche a molte
donne che accettano e provano pure piacere. Non
è per questo motivo che ci siamo lasciati, ma a
causa di questo problema a me è rimasto un grande senso di incapacità e l’impressione che non saprò mai soddisfare un uomo. Mi potrebbe aiutare
dicendomi quando e come lo si fa, se fa male alle
donne e se davvero all’uomo piace così tanto?
24-25 maggio 2014
Canton Ticino Liguria Lombardia
Apertura dalle 10.00 alle 18.00
Tage der offenen Weinkeller
Journées des Caves Ouvertes
www.ticinowine.ch
delle domande per non rimanere
chiusa in un pregiudizio senza capire
bene perché dire no o perché dire sì a
tale pratica. Continuo dicendole che
all’uomo può piacere molto per la
forte sensazione che gli procura il fatto di essere tanto compresso dalle
strette pareti dell’ano. Ma si deve tenere conto che l’ano non lubrifica e
quindi è assolutamente indispensabile trovare una soluzione per ovviare
a questo fatto, altrimenti per la donna
diventa molto doloroso. Inoltre, va
assolutamente evitato il passaggio
dalla penetrazione anale a quella vaginale poiché ci sarebbe il rischio di
un’infezione batterica.
Quello che poi non va sottovalutato è il fatto che il ripetere in modo
intensivo e frequente questa pratica
provoca un rilassamento della muscolatura che, a lungo andare, può
causare la perdita delle feci, in particolare con l’arrivo della vecchiaia
quando la muscolatura già tende a rilassarsi progressivamente. Quindi,
visto e considerato che la zona anale
è comunque una zona erogena, e
molte donne l’hanno sperimentato e
me l’hanno espresso, il mio consiglio
è quello di ricorrervi, se si vuole, ma
con le dovute precauzioni e senza
esagerazione.
31
IL LAGO MAGGIORE
COME VIA D’ACQUA
T I
C I
N O
Locarno
Da Locarno a Milano su acqua,
passando per Verbania, punto
di partenza della vogata storica
sulle tracce della via del marmo
tra
parentesi
Cannobio
Verbania
L’iniziativa
Arona
Sesto Calende
Tici
co e culturale. Per il pernottamento, invece, saremo ospiti di
un antico convento completamente ristrutturato e non mancheranno naturalmente anche le
vi
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A
A
T
I
Na
Milano
Gr
an
de
Una vogata storica lungo la
rotta delle pietre usate per
costruire il Duomo di Milano
visite a trattorie particolari o ai
pescatori professionisti che incontreremo strada facendo”.
Il tutto con l’obiettivo di raggiungere Milano e consegnare i
prodotti agricoli e alimentari della regione del Lago Maggiore alle
autorità che attenderanno l’arrivo della “delegazione”. “Mi sembra un bel messaggio, che coin-
volge naturalmente anche il
Canton Ticino - conclude Rusconi Clerici -. Perché il nostro è il
comune messaggio del Lago
Maggiore”.
m.s.
Le tappe
£ R’N ÿÀ¯Ô PõõŒ Œ ¥ŒçŒõõŒ çŒèfiç_õŒÔ
C
Francesco Rusconi Clerici -. Ce
ne faremo una ragione e ne approfitteremo per prendere il tè in
una villa del Cinquecento e visitare altri luoghi di interesse stori-
no
A colpi di remo
sulla via del marmo
del Lago Maggiore
on la forza delle
braccia e dei remi
dalle acque del
Lago Maggiore fin
sotto le guglie del
Duomo di Milano. Sulle rotta dei
blocchi di marmo che partivano
dalle cave affacciate sul Verbano
per costruire uno dei simboli
della capitale lombarda. È una
regata simbolica e dai chiari riferimenti storici quella che andrà
in scena per la quarta volta, il
prossimo 24 e 25 maggio, con
partenza da Pallanza e che coinvolgerà 45 vogatori. “Di cui almeno uno sarà svizzero, perché è
una tradizione - spiega al Caffè
Francesco Rusconi Clerici, storico promotore di “Viacolmarmo”
-. Il Lago Maggiore va infatti visto
come entità che unisce, soprattutto culturalmente. E, infatti, tra
i contenuti della due giorni verso
Milano ci sono occasioni gastronomiche, sociali e culturali accanto allo sforzo del vogare”.
Le due principali imbarcazioni di “Viacolmarmo” accoglieranno in totale 32 persone, 14
vogatori, un prodiere e un timo-
L
I
1
LA PARTENZA
I 45 vogatori
suddivisi in
diverse barche
prendono il via
da Pallanza, per
solcare la parte
bassa del Lago
Maggiore.
2
IL TICINO
Sul fiume Ticino
si svolge una
seconda parte
del viaggio di
due giorni verso
Milano dei
vogatori.
3
I PRODOTTI
Invece del
marmo, a
bordo delle
imbarcazioni
in occasione
di Expo 2015,
prodotti locali
della regione.
Quarantacinque
appassionati a
forza di braccia
verso la capitale
della Lombardia
niere ciascuna. “Le definiamo
barche vichinghe, anche se in realtà sono finlandesi - precisa Rusconi Clerici, grande esperto di
barche a remi sui laghi, tanto da
aver recentemente pubblicato
un volume, ‘Le barche del Lago
Maggiore’, interamente dedicato
all’argomento -. In gergo si chiamano ‘Church boat’, cioè barche
da chiesa, perché le famiglie nel
1700 le utilizzavano per andare
in chiesa. Ed ogni famiglia era
proprietaria di un remo, proprio
come era tradizione anche per i
banchi negli edifici di culto. Sono
barche semplici da condurre,
con una stazza di 300 chili, divertenti e anche veloci quando i rematori prendono il ritmo. Si possono raggiungere i 10-12 chilometri orari”.
Sport, storia, cultura e gastronomia, insomma, si fondono in
un tutt’uno sulle acque del Verbano, prima e - via via - attraverso il fiume Ticino fino ai Navigli
milanesi. “Solitamente trasportavamo un blocchetto di marmo
delle cave di Candoglia quale
simbolo della vogata - aggiunge
ancora Rusconi Clerici -. Ma per
il 2014 abbiamo pensato ad una
novità. Siccome ci stiamo avvicinando all’Expo e visto che il tema
centrale dell’Esposizione mondiale sarà l’alimentazione, abbiamo pensato di portare a bordo
una serie di prodotti locali. Quindi porteremo a Milano, invece
delle pietre, i limoni di Cannero,
l’olio di Pallanza, il missoltino dei
pescatori del lago e i prosciutti
dell’Ossola”.
Una due giorni che prevede
però anche qualche difficoltà
tecnica nel superamento di alcune zone in cui la “via d’acqua”
ancora non è completa. Ma l’organizzatore la prende con filosofia. “Il percorso sarà comunque
completo, anche se è vero, che
dovremo tirare in secca le barche
in una tratta, altrimenti ci vorrebbe almeno un giorno in più di
navigazione - spiega ancora
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LE DIFFICOLTÀ
Sul percorso
i vogatori
troveranno
però anche
delle difficoltà
e dovranno
tirare in secca
le barche
5
I NAVIGLI
Avvicinandosi
a Milano,
le barche
imboccano i
navigli milanesi,
dove la
navigazione è
rapida e facile
6
IL DUOMO
La tappa finale
del viaggio
prevede l’arrivo
al Duomo,
costruito
proprio con i
marmi delle
cave sul Lago
7
IL MESSAGGIO
La presenza di
ticinesi e
svizzeri sulle
barche
sottolinea un
messaggio di
unità del Lago
Maggiore
Œð
Ammettiamo di non
essere i primi, in compenso
siamo i più convenienti.
Nelle nostre capsule c’è tutto il gusto e l’aroma
del buon caffè ed inoltre risparmiate sui costosi divi
del cinema e shop esclusivi. Il risultato é un caffè
in capsule pieno di gusto e davvero conveniente:
soli 22 centesimi. Disponibile in 3 aromi: «Azzurro»,
«Classico» e «Ristretto».
L’anniversario
L’insegnamento
L’incontro
QUELL’AMORE
MALINCONICO
DI PIERO BIACONI
SVIZZERA DIVISA
DALLE GUERRA
PER LE LINGUE
MARTINO DOTTA:
“SONO L’ULTIMA
ANCORA DI SALVEZZA”
ALLE PAGINE 34 e 35
A PAGINA 43
ZOIS A PAGINA 46
travirgolette
ilcaffè
RIFLESSIONI D’AUTORE
Oltre il cibo
11 maggio 2014
Bacche mongole
il gusto sano
della longevità
SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI
MORO A PAGINA 36
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
Cannes
Sulla Croisette
la sida
è tra il regista
più vecchio
e il più giovane.
Per chi ha
a cuore
il cinema
e non sopporta
le dichiarazioni
di morte
annunciata
MARIAROSA
MANCUSO
O
L
a partenza non è allettante. Ma per lunga frequentazione festivaliera sappiamo che i film d’apertura e di chiusura
sono scelti in base a calcoli promozional-pubblicitari. Non sempre possiamo avere “Il grande Gatsby” di Baz Lurhmann,
che inaugurò Cannes 2013: un’edizione ricchissima di splendidi film, da “La vita di Adele” di
Abdellatif Kechiche a “Venere in pelliccia” di Roman Polanski, da “A proposito di Davis” dei fratelli Coen a “Nebraska” di Alexander Payne. Avevamo fatto un pensierino su “Godzilla” di Gareth
Edwards, regista scoperto al Festival di Locarno
(era ancora direttore Olivier Père) con l’horror a
basso costo intitolato “Monsters”. Il lucertolone
giapponese nel 2014 compie sessant’anni, a
Cannes avevamo visto la pessima versione di Ro-
La partenza non è allettante, ma
sappiamo che i film d’apertura e
di chiusura sono promozionali
land Emmerich, questa poteva funzionare come
risarcimento.
Apre invece “Grace di Monaco” di Olivier Dahan, che ebbe il suo momento di gloria con “La
vie en rose”, dedicato a Edith Piaf (lanciò la carriera internazionale di Marion Cotillard, madonna
addolorata in ogni film americano in cerca di una
ragazza con inglese da straniera). Tecnicamente,
una scartina: sarebbe dovuto uscire insieme a
“Diana – La storia segreta di Lady D” con Naomi
Watts, disastroso biopic di Oliver Hirschbiegel
sulla principessa che passaggiava tra le mine. I
pettegoli riferiscono che il distributore Harry
Weinstein se ne vorrebbe disfare, i trailer con Nicole Kidman insistono sullo stereotipo dell’infelicità principesca, i Grimaldi già contrari in fase di
sceneggiatura hanno annunciato guerra.
Guerra dichiarata, da parte del compagno di
vita nonché socio Pierre Bergé, anche contro
“Saint Laurent” di Bertrand Bonello. Ha negato i
bozzetti e i vestiti originali, concessi invece alla
biografia autorizzata di Jalil Lespert (già uscita al
cinema, ha quasi lo stesso titolo: “Yves Saint
Laurent”. Tanto autorizzata che Guillaume Galliene, bravissimo attore della Comédie Française
– in “Tutto sua madre” , suo primo film da regista, recita nel doppio ruolo di se stesso e della
mamma anaffettiva che desiderava tanto una
bambina – racconta con voce fuori campo la vita
del sarto nato in Algeria prima che i due si conoscessero. Come certe mogli di scrittori che rimaste vedove riscrivono la storia (a volte anche i libri, è il caso di Tess Gallagher sposata Raymond
Carver). Finirà come talune biografie di pittori,
da Picasso a Francis Bacon, che mostrano opere
apocrife per non svenarsi con i diritti. Dovrebbe
cavarsela meglio Mike Leigh, a Cannes con un
film su William Turner, entrato nella Royal Academy of Arts a 14 anni (dipingerà poi molti paesaggi svizzeri). Il successo precoce e duraturo risparmierà agli spettatori la solita lagna su arte&miseria.
Per chi ha a cuore il cinema e non ne può più
delle dichiarazioni di morte annunciata, la sfida
sarà tra il regista più vecchio e il regista più giovane in concorso. Il veterano Jean-Luc Godard,
classe 1930, che debuttò nel 1959 con “Fino all’ultimo respiro”. Prima aveva girato il documentario industriale “Opération Béton”, sulla diga
della Grande Dixence nel canton Vallese (lavorava al cantiere come centralinista). Il ventiseienne canadese Xavier Dolan, figlio d’arte che cominciò a recitare da bambino negli spot pubblicitari. “J’ai tué ma mère” - su una sceneggiatura
scritta dal genietto a 16 anni - fu la rivelazione di
Cannes 2009, nella sezione parallela Un Certain
Regard. La storia di un ragazzino di Montréal
che per far dispetto alla madre racconta alla
maestra di essere orfano.
Si fronteggiano due idee di cinema. Jean-Luc
Godard porta il suo ultimo film, “Adieu au langage”, indisponente fin dal titolo. Il trailer mostra una
macchina fotografica, un gentiluomo inglese, un
battello, libri, un cane, una donna nuda. Poiché
monsieur Godard non condivide la semplice formula di Dino Risi – “il cinema è una donna nuda e
un uomo con la pistola” – siamo già terrorizzati.
L’opera precedente del maestro francese – “Film
socialisme”, un delirio a bordo della Costa Concordia poi naufragata all’isola del Giglio – era un
cocktail micidiale di noia, di pretese, di parole in
libertà. Buono solo per commuovere i critici che
quando sentono la parola “metafora” non mettono come noi mano alla pistola, e anzi si inchina-
Si fronteggiano due idee di regia:
le storie di Xavier Dolan e le
metafore di Jean-Luc Godard
no. “De la race humaine à la métaphore” dice l’indecifrabile slogan che annuncia il film. E noi, detto
francamente, abbiamo superato da un pezzo l’età
e l’ignoranza che fanno apprezzare le frasi oscure.
Xavier Dolan i film li scrive, li dirige, li recita –
cinque in sette anni - senza tediarci con la teoria.
Racconta storie, costruisce musical, tiene attaccati
alla poltrona con il film più colpevolmente ignorato alla mostra di Venezia, presidente della giuria
Bernardo Bertolucci (mai che i registi premiati in
giovane età restituiscano poi il favore e passino le
consegne). “Tom à la ferme” era un thriller magnifico, che usava tutte le sottigliezze del linguaggio
cinematografico invece di decostruirlo. Noi stiamo dalla sua parte, e facendo esercizio di critica
preventiva speriamo che il suo “Mommy” vinca la
Palma d’oro.
Domenica
LIBERO D’AGOSTINO
UNA LEGGE
CHE ARRIVA
FUORI ORARIO
F
inalmente. Dopo tre anni il
mese prossimo la nuova legge sugli orari dei negozi dovrebbe arrivare in parlamento.
Apertura in alcuni giorni festivi,
sino alle 18.30 il sabato e alle 19
nei giorni feriali. Niente di sconvolgente. Inoltre, la riforma che va
a ritoccare una normativa vecchia
di quarant’anni, arriva fuori tempo massimo. Sotto la pressione
dei grandi centri di vendita di oltre frontiera, aperti sette giorni su
sette e con orari prolungati, la situazione dei commerci in Ticino
oggi è catastrofica. La nuova legge
è il classico esempio della stalla
chiusa dopo che i buoi sono fuggiti. Come se non bastasse, i sindacati sembrano decisi a lanciare
un referendum. Sostengono che
queste concessioni provocheranno un drastico peggioramento per
i dipendenti del settore. In tante
altre professioni si lavora sino alle
19 e nei giorni festivi, senza che la
cosa comporti chissà quale problema. Il vero problema è l’intransigenza sindacale che rischia di
mandare a gambe per aria le attività commerciali e con esse migliaia di posti di lavoro.
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
35
tra
virgolette
L’anniversario
Il ricordo/1
Quella “Finestra Aperta”
sulla società che cambia
Il mondo spiegato da una rubrica sull’Eco di Locarno
L’amore sincero
e malinconico
di Piero Bianconi
GIO REZZONICO
H
o conosciuto Piero Bianconi quando ho iniziato a
lavorare per l’azienda di
famiglia, dopo gli studi a Firenze e
a Ginevra e le prime esperienze
giornalistiche alla Radio della
Svizzera italiana e al Corriere del
Ticino. Collaborava con il nostro
Eco di Locarno, il giornale della
regione, che usciva tre volte la settimana e che in seguito si è fuso
L’AUTORE
con il Dovere per dare vita alla ReUna delle ultime gione. Sull’Eco, come veniva affettuosamente chiamato, Biancoimmagini
di Piero
ni curava la rubrica “Finestra
Bianconi, morto Aperta”, i cui contributi sono stati
in un incidente raccolti più volte in piccole pubstradale
blicazioni. Erano articoli di “coloil 5 giugno
re”, come si dice in gergo, cioè su
del 1984
fatti e argomenti che indicavano i
A trent’anni dalla morte dello scrittore
riemerge un’idea romantica di Ticino
“Quando ci si alza con
il piede sbagliato
bisognerebbe stare
in casa e non andare
a trovare gli amici”
C
om’è attuale, a trent’anni dalla sua scomparsa, lo sguardo malinconico e amaro che lo scrittore Piero Bianconi riservava al
“suo” Ticino. E com’era stato lungimirante nel cogliere, nel bene e nel male, le trasformazioni sociali e i frutti più guasti, iniettati di
cemento, degli anni del boom economico. La paura, ieri come oggi,
è lo smarrimento delle proprie radici, della propria storia, di un habitat familiare. Non solo una tradizione, ma è la “storia” che Bianconi consegna nero su bianco, sia col suo libro più noto, “Albero genealogico”, che narra le vicende dei suoi antenati emigranti in Europa e
in America, sia con quello più impegnato, “Occhi sul Ticino”, che osserva con occhi critici il degrado del Paese. Uno sguardo lungo capace di vedere i mali che verranno poi, che rivive nei ricordi dei suoi
editori Armando Dadò e Giò Rezzonico, e riattualizzato da Gerardo
Rigozzi. È il direttore del Sistema bibliotecario cantonale a registrare
con rammarico come le nuove generazioni non condividano il rinato interesse per la riscoperta di testi che documentano le radici del
Ticino, di cui Bianconi è stato grande testimone.
e.r.b.
RENATO MARTINONI
E
sattamente trent’anni
fa, il 5 giugno 1984,
moriva investito da
una moto davanti alla
sua casa di Minusio lo
scrittore Piero Bianconi. Molti lo
conoscevano. Chi aveva letto
qualche suo libro, chi i suoi articoli di giornale, chi era stato suo
allievo, chi più semplicemente
perché lo aveva visto tante volte
sfrecciare sul suo “Velosolex”
lungo le strade del Locarnese. A
prima vista Bianconi dava l’impressione di un uomo distaccato
e poco propenso alle relazioni
umane. Ma il suo amore per il Ticino, per la sua natura, per le opere della sua gente erano sinceri.
Sia che i suoi
conterranei
avessero lavorato in luoghi lontani, come l’architetto Francesco Borromini,
o che fossero
stati
operosi
nelle valli alpine, come tanti
anonimi che vi
avevano
costruito chiesette
medievali, ville
Ti-Press
settecentesche,
rustici di pietra, grotti o cimiteri.
C’è un suo testo del 1942, intitolato “Umanità del Ticino”,
che è esemplare in questo senso.
Perché per lo scrittore contano sì
Per lui contano sì i
luoghi e i doni della
natura, ma prima
di tutto contava
la presenza dell’uomo
i luoghi, e i doni della natura, ma
importa prima di tutto la presenza dell’uomo. Una presenza che
può essere discreta, creativa nel
senso buono; oppure prepotente, irrispettosa, distruttrice. Basta andare in qualsiasi valle delle
nostre, diceva, per vedere tanti
luoghi “civilizzati” dall’opera viva ma anche rispettosa di
un’umanità, povera sì, ma raramente in contrasto con il paesaggio, dolce o aspro che fosse. E
per cercare questa presenza
umana, mescolata all’elemento
naturale, Bianconi non tralasciava nulla: bastava un campo
di bocce ricavato dentro una pietraia, o un tavolo ottenuto alla
buona con una lastra di granito,
La lettura
o una finestra primitiva che bevesse la luce del mattino, o un rifugio scavato sotto un masso
sporgente, dove la mano dell’uomo incide sulla natura, scriveva
ammirato, “senza violenze, anzi
con un senso meravigliosamente
vivo della misura, con una capacità inesauribile di adattarsi, di
inserirsi nel modo più naturale e
facile, almeno apparentemente,
a quanto esiste e preesiste”. Perché, così almeno diceva lo scrittore, prendendo in prestito
l’espressione da Michelangelo,
l’homo ticinensis, figlio del mondo contadino, aveva quasi sempre “le seste negli occhi” e sapeva mettere con misura ed estro le
cose giuste al posto giusto.
Poi però, negli anni del boom economico e della trasformazione sociale, “una terra antica e scabra”, abitata da gente attaccata ai propri luoghi, era stata
trasformata all’improvviso in un
luogo del tutto diverso. C’era abbastanza materia, insomma, per
confrontare due mondi oramai
diversi: quello figlio di una tradi-
Le amare considerazioni del direttore delle biblioteche Gerardo Rigozzi
“Ma i giovani ignorano i nostri autori”
D
GERARDO RIGOZZI
Direttore del Sistema
bibliotecario
del canton Ticino
cambiamenti sociali in atto. Lo
scrittore era il nostro collaboratore più autorevole, più noto, ma
anche umanamente e culturalmente il più interessante. Era
quindi ovvio che al mio arrivo come giovane neodirettore (succedevo a mio padre, che si sarebbe
maggiormente occupato del Festival del cinema) avessi un occhio di riguardo per questo prestigioso anziano signore. Lui aveva
81 anni ed io 31, lui era del 1899,
quindi apparteneva a un altro secolo, io del 1949. Avevamo cinquant’anni di differenza. Tra noi
nacque ben presto una simpatia e
forse anche un’amicizia. Ogni pomeriggio passava in redazione a
trovarmi, terminata la visita da
me andava alla Tipografia Stazione, dove incontrava Armando
Dadò.
Quegli incontri sono tra i più
bei ricordi della mia carriera giornalistica. Arrivava in corridoio,
socchiudeva la porta per allunga-
a Martini a Bianconi, dagli Orelli, a
Pusterla, da Chiesa a Nessi, da Rossi a Toppi, tanto per ricordare solo
alcuni nomi di scrittori, poeti e saggisti ticinesi. Sugli ordinati scaffali delle biblioteche
cantonali ci sono tutti, ma proprio tutti gli
autori locali. E c’è anche un certo interesse
nell’andare alla riscoperta di testi, saggi che
documentano le radici del Paese. Curiosità
che però non sembra coinvolgere i lettori
più giovani. “Purtroppo è così, c’è un risveglio di interesse per i nostri autori, un desiderio di riscoprire anche le nostre originiletterarie, ma non in tutte le fasce d’età ammette amaramente il direttore del Sistema bibliotecario cantonale Gerardo Rigozzi -. I giovani ignorano i nostri scrittori, non
sono per nulla interessati a conoscere le loro radici. Anzi, ho la sensazione che per loro si sia creato intorno a questi autori un
alone di noia, di pesantezza, di aspetti nostalgici...” E quella di Rigozzi non si limita
ad essere una sensazione, visto che grazie
al sistema digitalizzato delle biblioteche
della regione è possibile conoscere quasi in
tempo reale ogni tipo di ricerca. “Certo, lo si
può constatare anche da come gli studenti
consultano le quasi tre milioni di pagine digitalizzate dei nostri giornali che arrivano
all’Ottocento - aggiunge Rigozzi -. Fatta eccezione per qualche tesi di laurea, non ci
sono giovani che vanno alla ricerca di informazioni sui nostri autori sfruttando il nostro sistema di ricerca che è simile a quello
di Google. Temo proprio che siano stati la
“Sia la scuola che i docenti
hanno purtroppo tralasciato
la giusta sensibilizzazione”
nostra scuola, gli insegnanti, ad aver tralasciato la sensibilizzazione, l’attenzione che
almeno alcuni autori meritano sicuramente”. Un cruccio, quello di Rigozzi, accompagnato dal fatto che le biblioteche cantonali
sono ben fornite delle opere letterarie “made in Ticino”. E non solo perchè ‘obbligate’
dalla “Libreria Patria”, fondata da Luigi Lavizzari nel 1861 con il proposito di raccogliere tutte le pubblicazioni sul e del Canton Ticino: scritti di autori ticinesi, opere
sul Ticino oppure edite o stampate nel can-
tone. “Sì, abbiamo praticamente tutto, o
quasi - conferma il direttore -, anzi è nostra
consuetudine acquisirne due copie per
ogni libro; una per l’archivio ‘Patria’ e l’altra
comunque a disposizione. Anche perchè
certi testi datati sono consultabili solo in biblioteca proprio per non correre il rischio
che si perdano”.
Ed è curioso, considerando l’interesse
per certi autori, come appunto Bianconi e
Pusterla, che appaiano persino oltreconfine, nel database del sistema bibliotecario
lombardo. Altrettanto singolare il fatto che
nonostante il successo che stanno riscuotendo i libri elettronici distribuiti dalle biblioteche del cantone, nessun autore ticinese sia disponibile in e-book. “Questa è
un’altra pecca anacronistica - nota Rigozzi . Gli editori ticinesi stanno colpevolmente
trascurando uno strumento che è utilissimo per avvicinare alle lettura. È un errore,
perchè oggi produrre un e-book ha costi
bassissimi, e con il sistema internazionale
‘Medialibrary’ c’è la possibilità che ogni
volta che viene ‘scaricato’ un libro per la lettura una quota sia riconosciuta all’autore e
al titolare dei diritti”.
e.r.b.
zione secolare, fatto di povertà
ma anche di misura, e quello di
un’innovazione improvvisa e radicale nella sua furia distruttrice. Tanto da lasciare sbigottiti,
ma non senza parole. Ecco allora
Bianconi reagire contro la svendita del territorio e contro l’immagine turistica di un Ticino folclorico che con il vero Paese nulla più aveva a che vedere.
Lo fa, nel 1972, con un libro
intitolato “Occhi sul Ticino” che
è anche il testamento di un moralista tartassato da groppi e da
malumori. È uno sguardo malinconico e duro sul Paese che
cambia, in anni in cui la voce intellettuale aveva ancora qualche
indice d'ascolto. È un grido di
dolore contro l’“orrendo strazio”
cui il Ticino involgarito dei nuovi
ricchi viene sottoposto, contro la
“catastrofica decadenza”, contro
lo “spirito palancaio ed egoistico”, contro il cattivo gusto e la
museificazione del territorio,
contro la sua ‘colonizzazione’. È
una critica molto aspra, quella
del vecchio scrittore, nei confronti dell’alluvione di cemento,
della complicità interessata di
politici, di avvocati e di banchieri, pronti a fare il gioco delle proprie tasche e di quelle di gente
forestiera. Ma è anche una accusa risentita contro la ‘schiena
flessibile’ e la ‘mancanza di orgoglio’ dei ticinesi: forse troppo
disattenti, forse colpevolmente
incapaci di reagire per difendere
la loro terra dalla distruzione.
Lo sguardo sul Paese
che si trasforma; anni
in cui gli intellettuali
avevano ancora un
buon indice d'ascolto
Il ricordo/2
I libri
Bramantino
I maestri del colore
Molte le opere di Bianconi come
critico d’arte, quali, ad esempio,
“Bramantino” edito da Fratelli
Fabbri a Milano nel 1965, per la
collana i Maestri del colore
Albero
genealogico
Forse l’opera più nota di Bianconi,
del 1969 e più volte ristampata;
un romanzo storico che narra
la storia dei suoi antenati emigranti
in Europa e in America
Occhi
sul Ticino
Il suo libro più impegnato, edito
per la prima volta nel 1972
da Dadò e tradotto anche
in tedesco; osserva con occhi
critici il degrado del Paese
Ticino
ieri e oggi
Lo scrittore, grazie anche a una
significativa serie di fotografie,
denuncia il veloce degrado cui
è andato incontro il Ticino,
svenduto, tradito e deturpato
Armando Dadò racconta la nascita di un successo
“Se sono un vero editore
è grazie alla sua amicizia”
S
e sono diventato un editore lo devo amicizia con Giovanni, il fratello di Piero,
lui”. Armando Dadò non ha difficoltà che voleva pubblicare un libretto, ‘Artigianell’ accreditare a Piero Bianconi il nati scomparsi’ - ricorda -. Mi lanciai. Era
successo della sua iniziativa imprendito- una soddisfazione nuova, non volevo pasriale. Anzi, lo definisce una “grandissima sare la vita a stampare fatture. Scoprii ben
risorsa sia sul piano umano che su quello presto che stampare è una cosa, ma seguiprofessionale” visto che per dieci anni, re anche commercialmente un libro è ben
tutti i giorni, si sono incontrati immanca- altro. Come tipografo avevo competenza
bilmente alle 15.30 per bere un caffè in- tecnica, ma come editore zero. Bianconi,
sieme e discutere di un Paese, come il Ti- però, che era già uno scrittore affermato,
una delle persone incino, che il grande in- Ti-Press
tellettualmente più
tellettuale ormai stenstimate della Svizzera
tava a riconoscere.
italiana, si era incu“Soffriva nel vedere
riosito per l’iniziativa”.
un cantone abbruttiL’idea era pubblito, la banalità delle
care dei testi “sul Ticicostruzioni offendeva
no”, che accompail suo gusto che aveva
gnassero le immagini
profondamente radidel fotografo Alberto
cato” racconta Dadò,
Flammer. Ne uscì, nel
che di libri di Bianco1972, “Occhi sul Ticini ne ha pubblicati
no” che ebbe un sucuna decina, incluso
cesso sorprendente
quel “Ticino ieri e ogper lo stesso editore.
gi” che rappresenta
“Ottomila copie venuna vera e propria de- ARMANDO DADÒ
dute erano qualcosa
nuncia della specula- L’editore locarnese, dai
di straordinario, e
zione edilizia, del ce- primi anni Settanta ha
Bianconi le visse con
mento che ha fatto pubblicato una decina
l’entusiasmo di una
scempio della regione di opere di Piero Bianconi
seconda giovinezza “Piero aveva una forma mentis più ampia, e in comune aveva- conclude Dadò -. E pensare che, quando
mo l’amore per il nostro Paese. Non mi cercavo di convincerlo a pubblicare qualvergogno a dirlo, prima di conoscere lui cosa con me, gli offrii 5’000 franchi. Ma
non sapevo distinguere la saggistica dalla lui, probabilmente temendo che quelnarrativa”. L’editore torna coi pensieri a l’esborso finisse per mandarmi a rotoli
quegli anni Sessanta, quando da tipogra- l’attività appena iniziata, si mise a ridere.
fo decide di “mettersi in proprio”, anche ‘Ma no, è troppo, dammene tremila e va
con l’aiuto di alcuni soci e amici come Pli- bene così”.
e.r.b.
nio Martini. “Del tutto casualmente feci
re la testa dentro il mio ufficio e, se
non c’era nessuno, entrava. Se doveva aspettare, fischiettava in corridoio. Non poteva concepire che
io potessi essere di corsa. E in effetti per lui trovavo sempre il tempo necessario, perché era interessante e piacevole confrontarsi
con quel grande vecchio, fine
pensatore e ottima penna. Ricordo che dopo un periodo in cui mi
vide per giorni affannato per il lavoro e per vicende personali
esclamò: “Io fossi in lei mi suiciderei”. Già, perché nonostante
fossimo diventati amici, continuavamo a darci del lei. Non ho
mai capito se parlasse seriamente
o se scherzasse quando lanciava
le sue frecciatine guardandoti negli occhi con quel sorrisetto sarcastico, che lasciava anche trapelare
affetto. Come non ho mai capito
se fosse più attratto da me o da
quell’odore di piombo e di inchiostro, tipico delle tipografie di allora, dal quale sembrava non poter
rimanere lontano.
Quando mi sono sposato, subito mostrò una particolare simpatia per mia moglie Carla, che
chiamava affettuosamente “amaretta”, perché il panettiere del suo
paese, Vogorno, produceva gli
amaretti preferiti dal professore. Il
fatto di aver scelto come moglie
una verzaschese di origini contadine fece certamente salire le mie
quotazioni agli occhi dello scrittore, che forse meglio di chiunque
altro aveva saputo raccontare gli
stenti degli emigranti e le fatiche
dei contadini delle nostre valli, e
in particolare della sua valle, la
Verzasca, a cui apparteneva il suo
paese natale, Mergoscia. Bianconi ha saputo guardare al nostro
passato, soprattutto nel suo capolavoro “Albero genealogico”, con
sguardo acuto e non nostalgico.
Ma quando parlava del presente
era infastidito. Lo disturbavano il
rumore, lo stress, l’architettura
moderna, tutto ciò, insomma, che
si discostava brutalmente dalla
tradizione. E su questi argomenti
dibattevamo animosamente e a
volte ci scontravamo. Ricordo che
un giorno, durante una di queste
discussioni, si spazientì e fu scortese. Il pomeriggio seguente tornò a trovarmi e mi disse: “Quando
la mattina ci si alza con il piede
sbagliato bisognerebbe rimanere
in casa tutto il giorno e non andare a trovare gli amici”.
[email protected]
36
tra
virgolette
ELISABETTA MORO
A
tavola si combatte con la morte, si diceva un
tempo. Oggi invece si combatte soprattutto
contro l’invecchiamento, che fa paura più del
fatidico The End. Come dire che visto che vincere la
guerra è fuori dalla nostra portata, cerchiamo almeno di vincere le battaglie quotidiane. Per mantenerci
belli, giovani, sani, scattanti il più a lungo possibile. E
soprattutto non ossidati come ferri vecchi. E allora,
visto che come cantava Neil Young, rust never sleeps
(la ruggine non si ferma mai) affiliamo le armi della
fitoterapia e ci autosomministriamo gogj, açai, chia,
schisandra e altri rimedi anti-age.
È l’effetto positivo della globalizzazione del benessere, che coniuga gastronomia e farmacia, erboristeria
e saperi popolari. E così il primo mondo sta imparando a usare semi precolombiani, bacche mongole,
frutti amazzonici, liane cinesi. E se molti guardano
ancora con sufficienza a questi rimedi, considerandoli roba da apprendisti stregoni, in realtà non si tratta solo di placebo da controcultura, da occidentali alternativi. Perché l’efficacia di queste piante non è solo immaginaria. Infatti la conoscenza delle loro pro-
prietà toniche e lo sfruttamento delle loro virtù terapeutiche sono il risultato di una lunga storia. E di una
sperimentazione empirica antica di millenni, capace
di calcolare costi e benefici. Nonché di escludere
eventuali effetti collaterali. Come dire testate direttamente sull’uomo.
Non a caso il goji in Mongolia e in Cina, dove viene
usato da 2000 anni, è chiamato frutto della longevità.
E l’açai, prima di diventare la bevanda cult degli
sportivi era il farmalimento principe degli Indios
amazzonici. Non meno efficace è la chia, la cosiddetta salvia hispanica, per il suo imponente contenuto
di calcio, cinque volte superiore a quello del latte. E,
last but not least, la schisandra, antica panacea cui la
medicina cinese faceva ricorso contro il mal di fegato, depressione, stanchezza. In Russia, dove la usano
per insaporire salse e selvaggina, la chiamano bacca
dei cinque sapori. Perché a differenza dei farmaci i fitorimedi sono buoni anche da mangiare.
di
CAROLINA
La salute
Ingredienti per 4 persone
- 250 g di farina
- 130 g di zucchero
- 3 uova
- 170 g di yogurt naturale
- 1 bustina di lievito
per dolci
- 120 g di latte
- 100 g di burro
- 50 g di bacche di goji
Proteici e antiossidanti ecco i “superfood”
Torta bacche di goji e yogurt
Bacche mongole,
liane cinesi...
il gusto anti-age
LA RI ETTA
oltreilcibo
L’invecchiamento oggi si combatte
a tavola. Allora affiliamo le armi della
fitoterapia con gogj, açai e schisandra
In una ciotola sbattere
rapidamente le uova con lo
zucchero. Aggiungere lo yogurt,
il burro fuso a bagnomaria, il
latte e le bacche, mescolare e
unire la farina e il lievito
setacciati. Mescolare ancora e
versare in uno stampo di 24
centimetri di diametro,
precedentemente imburrato e
infarinato. Infornate a 190° per
35/40 minuti. La superficie
dovrà essere dorata. Lasciar
raffreddare e servire.
A PAGINA 24
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yðÞoŒþ_Œðþfi ¥Œ Þ_þŒ fi yðçfi Œ¬ yŒ çŒè¬õ_õð èŒ ÍÄ ˙èõ_çfi Œþ ð˙þŒ
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
37
tra
virgolette
La medicina
Dopo un anno
e mezzo
di preparazione,
inizia il lungo
e tormentato
iter delle norme
per i farmaci
L’opinione/2
Cassis:
“Gli interessi
in gioco
sono enormi”
Broggini:
“Dal popolo
alla fine
verrà un no”
I
N
l lungo iter della nuova legge
sui medicinali è solo all’inizio,
e il Nazionale, che ha appena
approvato il testo elaborato dalla
Commissione della sanità, è soltanto il primo scalino di un percorso che, secondo il deputato
plrt Ignazio Cassis, membro della
Commissione, sarà lungo e accidentato. Non a caso, infatti, solo
la stesura del testo finale ha richiesto più di un anno e mezzo di
lavoro. “Oggettivamente è una
legge difficile, chiunque si sarebbe spaventato nell’affrontare le
complessità che comporta - nota
Cassis -. Solo gli articoli che riguardano la protezione dei brevetti, i diritti, le patenti ci ha portato via sei mesi. Un vero rompicapo giuridico, al punto che spesso ci siamo chiesti se fossimo la
Commissione giusta per affrontare questo problema”.
Quanto ha influito il peso
delle lobbies sulla durata
dei lavori?
“Innegabilmente tanto. Dalla
lobby delle case farmaceutiche a
quella dei medici, fino a quella,
non meno potente, dei rappresntanti dei pazienti. Le abbiamo
coinvolte tutte, una per una, con
audizioni mirate e con l’obiettivo
comune di elaborare la miglior
legge possibile”.
Nonostante tutte le pressioni delle operazioni di lobbismo?
“Cerchiamo di essere realisti.
Già tutti i membri della Commissione sanità, in un modo o nell’altro, rappresentano lo spettro
completo delle varie lobbies. Inutile stupirsi e dimenticare che la
famarceutica rappresenta il primo settore economico del Paese,
è evidente che gli interessi in gioco sono altissimi per tutti”.
Uno dei temi più “caldi” sono gli sconti sui medicinali
che per cliniche e ospedali
arrivano al 90%.
“È vero, le reti di cura integrate, che non ci sono in Ticino, arrivano al 50% e i medici al 20-25%
di sconto sui farmaci. È tutto nero
su bianco grazie a tre studi promossi da me e dal collega del Ps
Jean-François Steiert. Una indipendente, una vista ideologicamente da destra e una da sinistra”.
Sconti che sono frutto della
legge in vigore.
“Esatto. E paradossalmente il
nuovo testo, con la maggioranza
composta da Udc e Ps, chiede
l’eliminazione degli sconti. Speriamo si corregga lungo il percorso in parlamento”.
e.r.b.
Corbis
L’opinione/1
La lunga mano delle lobbies
sulla nuova legge per la salute
L
e lobbies hanno avuto il loro lavoro
da fare all’Hotel Bellevue di Berna
negli ultimi giorni. I membri della
commissione della salute del Consiglio nazionale stanno lavorando
alla revisione della legge sui prodotti terapeutici, un affare che vale più di 6 miliardi di
franchi l’anno. Ovvio che gli interessi in gioco
siano moltissimi. Ecco quindi che nelle eleganti sale del lussuoso albergo della capitale,
si susseguono le visite dei rappresentanti di
questo o quel gruppo. Delegati dei Cantoni,
dell’industria chimica, delle varie medicine,
dei pazienti, delle farmacie o dell’Ordine dei
medici.
Il tempo a disposizione di ogni ospite è di
cinque minuti, durante i quali cerca di convincere i parlamentari della bontà dei suoi
argomenti. Come promemoria lascia una
breve esposizione, in cui spiega come raggiungere lo scopo prefissato. Ma non finisce
qui il suo compito. Anche durante i lavori
commissionali veri e propri, il lobbista deve
essere a disposizione. “Siamo di picchetto ammette Jean-François Steiert, difensore dei
pazienti -. I parlamentari hanno spesso bisogno di noi per scrivere emendamenti o
quando devono spiegarsi con i loro colleghi”.
Un dare per avere, insomma.
Come in ogni dibattito, alla fine ci saranno vincitori e vinti, trionfatori e scornati. Tutti però sanno che la legge sarà anche il risultato del buon lavoro dei gruppi di pressione.
L’industria farmaceutica, ad esempio, uscirebbe vincitrice. Oltre a vedersi prolungare
la durata dei brevetti sui farmaci per i bambini, potrebbe godere di un’esclusività sui trattamenti per le malattie rare. Anche i produttori di medicinali complementari potrebbero sorridere, visto che i rimedi derivati da
piante entrate nell’uso comune, non dovran-
La medicina è un affare da
più di sei miliardi di franchi
e i conflitti sono giganteschi
no più subire test clinici per provare la loro
efficacia.
Ma i veri trionfatori potrebbero essere i
farmacisti che venderanno senza ricetta dei
medicinali finora soggetti a prescrizione, come ad esempio il Ponstan. Lo scopo è quello
di ridurre le consultazioni nei pronto soccorsi e negli studi medici.
Il vero nodo del contendere è però un altro. L’obbligo che si voleva imporre ai medici
di redigere una ricetta ogni volta che prescrivono una medicina, una misura che avrebbe
rafforzato il ruolo dei farmacisti. L’obiettivo
era rendere indipendente il paziente e dargli
così la possibilità di recarsi altrove per procurarsi il farmaco. Un’evidenza in Ticino, ma
non in quasi tutta la Svizzera tedesca, dove a
parte a Basilea Città e in Argovia, i medicipossono vendere direttamente il farmaco.
Questo, secondo le organizzazioni dei pazienti, avrebbe fatto sparire il dubbio se il
dottore si occupa di più delle sue tasche o
della salute del malato. Ed evitato, inoltre,
degli sprechi. Davanti alle resistenze della
maggioranza dei Cantoni però, non se n’è
fatto nulla, per paura di un referendum che
avrebbe avuto buone possibilità di vittoria. Si
cercherà di far passare almeno l’obbligatorietà della prescrizione medica, cosa non
evidente perché i tedescofoni sono contro
una misura che per i suoi fautori dovrebbe
impedire ai dottori di guadagnare oltremisura. “È uno scandalo – sbotta il medico e consigliere nazionale dei Verdi Yvonne Gilli -.
Ogni volta dovremmo perdere dai due ai cinque minuti per scrivere una ricetta. Moltiplicati per il numero di pazienti, risulta essere
una perdita di tempo molto grossa”.
C’è poi la ‘guerra dei ribassi’, che vede Ps
e Udc lottare per eliminare gli sconti che ottengono gli ospedali su certi farmaci, che arrivano spesso al 90%. Democentristi e socialisti vogliono abolire la possibilità di influenzare le scelte dei medicinali nei nosocomi
praticando tariffe stracciate.
Il dibattito sulla legge in Consiglio nazionale è appena iniziato, ma le lobbies sono
già al lavoro per influenzare il giudizio della
commissione della salute degli Stati. È ancora lunga la strada per la nascita della nuova
legge sui prodotti terapeutici.
Testo rielaborato, tratto dall’inchiesta
di Catherine Bellini per L’Hebbo
ello Broggini, vice presidente dell’Ordine dei
medici del canton Ticino, è contro uno dei punti fondamentali della nuova legge sui
farmaci. Ritiene, infatti, che l’obbligo della ricetta sia deleterio,
in particolare per alcune realtà
della Svizzera tedesca. “In 18
cantoni ciò porrebbe dei problemi, sia ai medici che ai pazienti spiega Broggini -. Capisco che i
miei colleghi si stiano allarmando, perché la vendita diretta li
priverebbe di introiti importanti.
I pazienti invece si sentono attaccati in una delle loro abitudini”.
Il popolo è decisamente
conservatore in materia di
salute. E lo ha dimostrato in
più di una votazione.
“Aldilà di quanto si dica in giro, la sanità svizzera è una delle
migliori al mondo - risponde
Broggini-. Si dice pure che sia
molto cara, ma Paesi vicini al nostro hanno un sistema più dispendioso, penso all’Olanda e
alla Germania. Gli svizzeri sono
molto affezionati al loro sistema
sanitario e lo dimostrano ad
ogni votazione popolare. Basta
vedere che fine abbiano fatto talune proposte di modifica. L’ultima, quella del managed care, è
stata sonoramente bocciata”.
Che impatto potrebbe avere qusta nuova legge?
“Con le nuove norme si andrebbero a toccare aspetti specifici, che riguardano qualche abitudine e che potrebbero toccare
il borsellino di qualche protagonista del settore. La normativa è
invece una tappa nella riorganizzazione della medicina, con
la pianificazione sanitaria a livello nazionale come obiettivo.
Il 18 maggio voteremo sul rafforzamento delle cure mediche di
base, che mira a dare nuove sicurezze anche alla medicina di
famiglia. Qualora i sì prevalessero, si darebbe inizio ad un progetto che porterebbe a migliori
condizioni per questa categoria”.
I paletti che la nuova legge
sulla medicina vuole mettere andrebbero contro
questo processo?
“Infatti. Qualora non si togliessero gli obblighi che la
Commissione vuole imporre,
difficilmente si eviterebbe un referendum. E con esso una netta
bocciatura a livello popolare,
che vanificherebbe il lavoro stesso della Commissione che dura
ormai da molti mesi”.
o.r.
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
39
tra
virgolette
libri
“M
ai e poi mai, dovrete passare sul mio
cadavere”. Ridotta
all’essenziale, è la lettera che Jerome David Salinger scrisse nel
1957, negando per l’ennesima
volta i diritti del libro “Il giovane
Holden” al cinema. “Non sono
ricco, per mia moglie il romanzo potrebbe tornare utile come
un’assicurazione sulla vita. Ma
io non vedrò lo scempio”, insiste. Forte di due ottimi motivi:
l’insulsaggine degli attori adolescenti in forza a Hollywood e
la difficoltà nel trasferire sullo
schermo la parlata del protagonista. Fuori campo, o trasformata in dialoghi, avrebbe rotto
l’incanto. Esattamente quel che
Luchino Visconti intendeva con
la frase: “Al cinema, Proust diventa Balzac”.
La parlata di Holden Caulfield era stata tradotta mezzo
secolo fa da Adriana Motti,
che inventò un linguaggio giovanile inesistente nei romanzi
italiani. Fece del suo meglio con
le baggianate, l’infanzia schifa,
il pallone gonfiato (sta per
“phony”, indica tutto quel che il
giovane Holden disprezza, cinema compreso), gli innumerevoli “e compagnia bella”. Con
sprezzo del pericolo, ci riprova
Matteo Colombo. La nuova traduzione esce da Einaudi, una
modesta proposta avanzata negli anni ‘90 da Alessandro Baricco – che ha intitolato a Holden
la sua scuola di narrazione – fu
respinta dagli ormai maturi fan
come un’eresia. Quasi in contemporanea, il 20 maggio, uscirà per un solo giorno nelle sale
italiane il documentario “Salinger” di Shane Salerno (poi in
Dvd nella collana Feltrinelli Re-
Certi scrittori
prestano voce
e volto ai film,
altri si negano
al cinema
schermi
MARIAROSA MANCUSO
Il giovane Holden
non si fa riprendere
el cinema). Basato su centinaia
di interviste e una decina d’anni
di lavoro, indaga su uno dei
grandi reclusi del romanzo
americano.
L’altro grande recluso si
chiama Thomas Pynchon, che a
differenza di Salinger non ha
mai smesso di scrivere (tra le
sua carte non è stato trovato
nulla, meno che mai il seguito
del “Giovane Holden”).
Dal suo romanzo “Inherent
Vice” (“Vizio di forma” per Einaudi) il regista di “The Master”
Paul Thomas Anderson ha tratto uno dei film più attesi del
2014. In una puntata dei Simpson, Mr Pynchon compariva
con un sacchetto di carta in testa, accettando però di prestare
la sua voce al cartoon.
Non è l’unica comparsata
che i romanzieri si sono concessi al cinema. Salman Rushdie
compare nel “Diario di Bridget
Jones” nella parte di se stesso, e
sarà poi un dottore nel film di
Helen Hunt “Quando tutto
cambia”. Graham Greene ha un
piccolo ruolo da assicuratore in
“Effetto notte” di François Truffaut. Cedette alle lusinghe pure
Roland Barthes. Nel film “Le sorelle Brontë” diretto da André
Téchiné fa William Thackeray,
lo scrittore di “La fiera delle vanità”.
JEROME DAVID
SALINGER
Il 20 maggio,
uscirà per un
solo giorno
nelle sale il
documentario
“Salinger”
di Shane
Salerno,
poi sarà
visibile
solo in dvd
MARCO BAZZI
ALLA DERIVA
Joris Karl
Huysmans
(Edizioni SE)
Storia di un uomo
alla deriva col cibo
I
l cibo, la disperata ricerca di un’alimentazione sostenibile, è uno dei fili conduttori di un bellissimo
romanzo breve, Alla deriva, di Joris Karl Huysmans (Edizioni SE). Un testo scritto sul finire dell’Ottocento che molti amanti della letteratura considerano un mito, un capolavoro del decadentismo.
La gastronomia è un tema di cui si parla sempre
più spesso, come lo sono altri tre di questo romanzo:
la povertà, la solitudine e la prostituzione.
Mangiar bene costa, e Jean Folantin, l’impiegatuccio parigino protagonista della narrazione, non
ha nemmeno i soldi per pagarsi una cena decente.
“Alternava vinai e trattorie e, un giorno alla settimana, finiva in un posto dove facevano la bouillabaisse. La minestra e il pesce erano passabili, ma
non bisognava chiedere nessun’altra sbobba, le carni erano rattrappite come suole di scarpe e da tutti i
piatti emanava l’acre sentore dell’olio da lampada”.
La vita da scapolo quarantenne di Folantin,
scrivano copista, è segnata dalla solitudine e da
uno stipendio da fame. Neppure può permettersi di sfogare le sue voglie sessuali.
“Ah! Se il suo stipendio fosse stato più alto!
Sprovvisto di denaro com’era, non potendo pretendere di sedurre una ragazza a un ballo, si rivolgeva agli appostamenti nei corridoi, alle sventurate il cui grosso ventre s’incurvava radente il marciapiede (…). La sua fame carnale gli permetteva
di accettare gli scarti dell’amore”.
Così, Folantin vaga tra le viuzze di Parigi alla ricerca di cibo e di sesso. Ogni tanto, non avendo soldi, si limita a chiacchierare con una prostituta. “Poi si
ritirava, per discrezione, per paura di farle perdere i
clienti, e sospirava la fine del mese, ripromettendosi,
non appena avesse avuto in mano il mensile, felicità
rare”.
Il decadentista Huysmans non poteva non citare
il suo filosofo preferito: “Schopenhauer ha ragione,
si disse: la vita dell’uomo oscilla come un pendolo
tra il dolore e la noia”.
Il romanzo termina con una frase che simboleggia la deriva del personaggio: “Ebbene, decisamente
il meglio non esiste per la gente che non ha il becco
di un quattrino; soltanto il peggio arriva”.
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
41
tra
virgolette
La storia
GLI INTERROGATIVI
La parola “fine”
non è stata ancora
scritta sull’omicidio
di Aldo Moro,
ritrovato cadavere
in un’auto
posteggiata
nel centro di
Roma, nè sulla
bomba alla Banca
nazionale
dell’agricoltura, in
Piazza Fontana a
Milano
Gli inconfessabili
segreti di Stato
escono dall’ombra
Dal terrorismo alle stragi di mafia,
l’Italia fa luce su bombe e misteri
VINCENZO TESSANDORI
1
2
3
4
5
L
i chiamano “segreti di Stato” perché inconfessabili e, forse, meglio sarebbe definirli indecenti. Ed è comprensibile l’entusiasmo che ha suscitato l’annuncio del
premier italiano Matteo Renzi, che ha
PIAZZA FONTANA
promesso di eliminarne buona parte. Tutti misteri
12 dicembre 1969,
sui quali non è opportuno disquisire, vito che dobomba alla Banca
vrebbero garantire la sicurezza collettiva e tuttadell’agricoltura a Milano,
in Piazza Fontana:
via, non solo in Italia, hanno spesso assicurato im17 morti. In italia iniziano
punità, progetti infami, loschi depistaggi, copergli anni del terrore.
ture impensabili. Insomma, il peggio del peggio
che qualsiasi servizio segreto di pessima come di
ottima fama riesca a mettere insieme. Ora che a
ITALICUS
Roma si è deciso di fare luce su alcuni tragici fatti,
Una bomba esplose,
nel 1974, in una vettura
forse si intravvederanno verità sempre sfuggite.
dell’espresso Roma Giovanni Pellegrino, per anni presidente della
Monaco di Baviera.
Commissione parlamentare d’inchiesta sulle straNell’attentato morirono
gi, è ottimista e ha definito il provvedimento “una
12 persone e 48 feriti.
vera e propria scelta di civiltà”. Ma è difficile pensare che gente avvezza all’intrigo, talora al tradiPIAZZA DELLA LOGGIA
mento, abbia raccontato su carta le proprie maleIn una manifestazione
fatte.
sindacale a Brescia,
La strage di piazza Fontana, a Milano, aprì le
nel 1974,esplode
pagine
raminghe e buie della Repubblica. Alle
una bomba nascosta in
16,37 di venerdì 12 dicembre 1969, una bomba nel
un cestino provocando
salone della Banca dell’agricoltura assassinò 17
8 morti e 102 feriti.
persone e ne ferì 88. Per dare una
spiegazione qualsiasi, si coniò
l’espressione “strategia della tensione”. Le indagini additarono
troppi sospetti: gli anarchici subito, poi, con ragioni più concrete, i
neofascisti. Ma la conclusione
dell’inchiesta fu un flop e la strage
rimase “di Stato”.
Per anni in Italia il tempo sembrò scandito dalUSTICA
Nel1980 un aereo di linea le stragi. Due, fra la primavera e l’estate del ‘74: in
piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio, con 8
DC-9 Itavia si squarciò
morti e 102 feriti; e il 4 agosto sul treno “Italicus”, gli
in volo verso Palermo
per un esplosione mai
uccisi furono 12 e 48 i feriti. I sospetti puntarono a
Veti da rimuovere
chiarita. Morirono
tutti gli 81 a bordo.
RAPIDO 904
Nella “strage di Natale”
nel 1984 fu di 17 morti
e 265 feriti il bilancio di
un attentato sul treno
Napoli-Milano nei pressi
della galleria appenninica.
Giovanni Pellegrino: “Quella
del governo italiano è una vera e
propria scelta di civiltà”
destra, ma gli autori restano sconosciuti.
Nella primavera ‘78 l’Italia vive uno psicodramma collettivo, per fortuna finora unico: il 16
marzo le Brigate rosse, trucidati i cinque uomini
della scorta, rapiscono Aldo Moro, presidente della Democrazia cristriana. Lo assassineranno il 9
In Svizzera
Addio all’embargo sui dati “sensibili”
Documenti scottanti sì,
ma divulgabili dai media
S
olo recentemente la Commissione degli affari
giuridici del Consiglio nazionale ha deciso
che la pubblicazione di documenti segreti da
parte della stampa non dovrebbe essere più punibile. A cadere dovrebbe essere l’articolo 293 del
Codice penale. “Era ora che qualcosa cambiasse commenta l’ex deputato ps Werner Carobbio -.
Questa norma è molto limitante”.
L’embargo sui documenti sensibili è stato fissato a
50 anni, un periodo troppo lungo per cui molte informazioni diventano poi inutilizzabili. Carobbio è
stato uno dei primi a battersi per l’abolizione di
questa barriera mantenuta in vita per ragioni, si è
motivato, di privacy. “Questa è la tesi del Consiglio
federale - spiega l’ex deputato socialista -. Il governo è convinto che alcuni documenti possano ledere la sfera personale e professionale di personaggi,
anche di spicco, della vita pubblica nazionale.
Inoltre, si vuole tutelare l’integrità dei loro parenti
e conoscenti”. L’abolizione dell’articolo 293, però,
non significa scoperchiare il vaso di Pandora. Gli
Stati dovranno ancora avvallarla e determinarne le
modalità. “Adesso bisognerà vedere se queste
aperture saranno tali da poter finalmente fare luce
su qualche fatto non molto chiaro successo nel
passato - conclude Carobbio, senza nascondere il
timore che non accadrà nulla di eclatante -. Ho
paura che, in realtà, ci si dovrà accontentare delle
briciole. Il mio augurio è che si proceda spediti
verso l’abolizione della norma. È ridicolo, ad esempio, che anche io debba ancora esserne vincolato”.
o.r.
CAPOFILA
L’ex
consigliere
nazionale
Werner
Carobbio si è
battuto per
anni contro
l’articolo 239
maggio. Cinque processi e la condanna dei responsabili non hanno cancellato gli interrogativi
sui mandanti, anche se le Br hanno sempre negato
patti scellerati con servizi segreti, mafia e criminalità.
Il 1980 è un altro annus horribilis. La notte del
27 giugno, a nord dell’isola di Ustica precipita in
mare un Dc9 della compagnia Itavia con 81 persone. Quasi la certezza che l’abbia abbattuto un missile, in ogni modo che sia una “vittima fortuita”,
come scritto dal giudice Rosario Priore. Certo, in
quello spicchio di cielo incrociavano aerei della
Nato, uno libico che pareva portare Muhammar
Gheddafi, il mare era solcato da navi da battaglia
americane e francesi. Un quadro da mantenere
segreto a qualsiasi prezzo, tanto che al processo
emerse: che dai brogliacci di alcuni centri radar
italiani eran state strappate le pagine di quel giorno; che ufficiali dell’Aeronautica avevano dichiarato il falso; che la tragedia si era portata dietro
una lunga scia di morti inspiegabili fra personaggi
in qualche maniera coinvolti. Che non si voleva,
non si poteva, non si doveva trovare la verità.
Nello stesso anno una bomba alla stazione di
Bologna alle 10,25 del 2 agosto, uccide 85 persone
e ne ferisce 218. Come sempre, “indagini in ogni
direzione”,quindi : terrorismo, spezzoni dei servizi segreti, agenti stranieri, loggia massonica P2,
neofascismo. La condanna dei terroristi neri Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, non spazza
gli interrogativi sulla strage.
Infine, dopo gli attentati ai magistrati Falcone
e Borsellino nel 1992, e quelli a Roma, Firenze e
Milano l’anno successivo, che cosa pensare delle
possibili fornicazioni fra Stato e mafia? Il peggio! E
magari per questo li chiamano “segreti di Stato”.
I dossier inaccessibili dovrebbero
garantire la sicurezza, ma
spesso hanno assicurato impunità
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
42
tra
virgolette
ONLINE
Da Facebook a Twitter i gruppi
di lettori online animano con
discussioni e commenti la
lettura in contemporanea dei
loro testi preferiti
La tendenza
Il libro sfoglia
le emozioni
da condividere
A
i tempi del web, dei
social network e della condivisione in
tempo reale, leggere
un libro diventa
un’esperienza
collettiva.
Un’emozione da twittare. Per
quanto la lettura possa essere
considerata tra le più intime e
solitarie delle attività, leggere,
commentare, manifestare le
proprie emozioni con sconosciuti amici virtuali ha assunto
le dimensioni del fenomeno. La
tendenza, definita “social reading”, replica online la convivialità dei tradizionali gruppi di
lettura. Ma sullo scaffale virtuale, oltre ad allineare gli autori
preferiti, si può valutare, commentare, recensire, consigliare
e annotare le proprie osservazioni in tempo reale.
“Personalmente cerco ancora il contatto fisico, il piacere
anche di accapigliarsi sui libri commenta Michele Fazioli, che
dirige quattro gruppi di lettura
in Ticino e uno, per italofoni, a
Lucerna -, ma basta visitare
www.circolodeilibri.ch per sco-
Le pagine delle community
si leggono sui social network
prire commenti e post su ciascun libro letto. Anzi, allo studio la possibilità di arricchire il
tutto anche con contenuti multimediali”. La lettura collettiva
più affascinante, però, è quella
proposta dalle community di
lettori online, come Anobii o
Goodreads,
Bookliners
o
@TwoReaders che trasforma le
140 battute di Twitter in una
piattaforma che offre la possibilità di “incontrarsi” attraverso
la rete, discutere dei libri che si
stanno leggendo simultaneamente e - perché no? - trovare
amici con interessi simili. “Rispetto al gruppo di lettura tradizionale, quello virtuale ha il
vantaggio di non avere confini spiega la giovane Letizia Cianchetta che gestisce, con Laura
Ganzetti, TwoReaders -. Abbiamo lettori che commentano,
anche con foto in tema, dalla
Svizzera alla Sicilia, e questo
VIAGGI
ITINERARI PERILETTORI
aumenta la ricchezza di scambi e
di conoscenze tra noi”.
E sempre grazie ai contatti
online esistono gruppi di lettura esclusivamente per chi si è
già convertito agli e-book. Socialbook, ad esempio, trasforma la condivisione dell’esperienza di lettura in qualcosa di
inedito. Basta caricare il proprio libro digitale sulla piattaforma e invitare altri a leggerlo,
condividendo appunti, note,
sottolineature e commenti a
margine del testo. Ed è solo
l’inizio, visto che gli sviluppatori del social reading assicurano
che presto sarà persino possibile inserire commenti in punti
specifici con file audio o video.
“In fondo non c’è tanta differenza tra la trattoria di Bigorio,
dove si riunisce il mio gruppo, e
i social online - commenta divertita Erina Forni Belli che ge-
stisce il gruppo di lettura “Leggere è bello” -. Capisco che il fascino della lettura sia il silenzio,
dentro e fuori di sè, dove raccogliersi, ma è un piacere che merita di essere condiviso, non gustato in solitaria. Ed è straordinario scoprire quante emozioni, uguali o diverse che siano,
suscita
la
lettura dello
stesso brano”.
Le emozioni probabilmente sono il migliore collante
delle community che, al riparo
di un nickname, amano parlare
dei libri che stanno leggendo,
gustandole ancora di più. L’impressione è che i libri “discussi”
con altri si ricordino e si apprezzino più a lungo. E che così
acquistino nuova vita. Come i
gialli di Andrea Fazioli che, nelle loro prime edizioni, rivivono
su Facebook nei post di nuovi
lettori che non si limitano ai
“mi piace” ma interagiscono
con l’autore. Virtualmente, s’intende.
e.r.b.
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Indirizzo, CAP Località
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3. Giorno:
Santo Domingo – San Cristóbal – Baní – Azua – Barahona
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4. Giorno:
Barahona – Bahia de las Aguilas – Barahona
(Percorso giornaliero 250 km)
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
43
virgolette
tra
L’insegnamento
LE LINGUE STUDIATE NEI CANTONI
Nidvaldo
L’iniziativa “Una sola
lingua straniera alle
elementari” verrà
sottoposta al voto
popolare
Turgovia
La mozione “Il francese
delle scuole secondarie”,
depositata da Verena
Herzog (Udc), è in sospeso
Sciaffusa
Lo scorso febbraio il Gran
Consiglio ha adottato il
postulato “Per una sola
lingua straniera alle
elementari”.
San Gallo
Interrogazione al Gran
Consiglio in febbraio
dell’Udc per una lingua
straniera alle elementari.
Non ancora trattata.
Grigioni
L’iniziativa “Una sola
lingua straniera alle
elementari” sarà
sottoposta a voto popolare
GRIGIONI
Seconda lingua
nazionale
(tedesco, italiano o
romancio a 9 anni,
inglese 11 anni
Lucerna
Iniziativa “Una sola lingua
straniera alle elementari”.
Raccolta di firme aperta
fino al mese di settembre.
Soletta
Nel gennaio 2014, Beat
Kunzler (Udc) chiede la
soppressione del francese
e/o dell’inglese. La
richiesta è in sospeso.
Basilea Campagna
Un’iniziativa per l’uscita
dal concordato HarmoS.
Raccolta di firme in corso
fino al 31 maggio
TICINO
Francese a 9 anni,
tedesco dai 13 anni,
inglese a 14 anni
Seconda
lingua:
francese
Seconda
lingua:
Tedesco
In Romandia
Inglese al più tardi durante la
Francese al più tardi durante la
quinta HarmoS/ francese al più quinta HarmoS/ inglese al più
tardi durante la seconda media tardi durante la seconda media
I primi
della classe
in solidarietà
federale
Ticino e Grigioni: vedi cartina.
Nei cantoni romandi: tedesco in
5a/ inglese 2a media HarmoS
Le lingue
Fonte: Cdip, anni scolastici 2013/2014
T
È guerra dichiarata
agli idiomi “stranieri”
S
1914
Le date
Il “Röstigraben” crea delle
tensioni fra romandi francofili e
svizzero tedeschi germanofili.
1970
Creazione della Conferenza
svizzera dei direttori cantonali
dell’istruzione pubblica (Cdip).
2004
Compromesso in seno al Cdip
sull’insegnamento di due lingue
straniere alle elementari. Libertà
per i Cantoni di decidere quali.
2013
Alcune iniziative rimettono in
questione il compromesso del
2004.
i moltiplicano nel Paese, soprattutto
nei cantoni svizzero tedeschi, le iniziative per conservare nelle scuole
elementari una sola lingua “straniera”. Anzi, nel canton Argovia si andrà
al voto per adottare l’uso dello schwyzerdütsch nelle scuole dell’infanzia mentre il canton Lucerna
ha già votato una formula singolare, definita “3/5”, che introduce l’inglese al terzo anno
delle primarie, seguito dal
francese al quinto anno. La
confusione nelle varie politiche dell’istruzione sta generando una sorta di psicodramma linguistico, in particolare
nella Svizzera romanda, dove il
settimanale L’Hebdo - che ha
dedicato un’inchiesta sul tema
- non esita a denunciare un
“Reussgraben”: un nuovo Röstigraben lungo il corso del fiume Reuss. Vittima sacrificale,
ovviamente, la lingua francese, che si ritiene
minacciata d’estinzione. E l’italiano non gode, certo, di una prospettiva migliore.
“La Svizzera ha quattro lingue nazionali,
ma se ne studiano tre: inglese e svizzero-tedesco - commenta, con una battuta amara, Diego Erba, ex direttore della Divisione scuola del
Ticino -. Avendo assistito a tutti i dibattiti sulle
politiche federali al proposito, non posso che
constatare come le scelte linguistiche dipendono dalla politica culturale egemone di Zurigo e Berna; quando loro decidono in un senso
tutti gli altri cantoni germanofoni seguono a
ruota. Sta a noi ribadire, e con forza, che la
Svizzera è e deve rimanere un Paese plurilinguista, inclusa la lingua italiana”.
Una lotta impari. Anzi, il settimanale romando gira il coltello nella piaga, ricordando
che la Svizzera tedesca dovrebbe preoccuparsi dell’armonizzazione in corso del suo piano
di studi (Lehrplan 21), anziché scatenare un
dibattito sulle lingue interpretato come una
“dichiarazione di guerra”. “Il tema è difficile,
ma onestamente non vedo una futura Svizzera bilingue: schwyzerdütsch e inglese sdrammatizza Renato Martinoni, docente di
Letteratura italiana all’Università di San Gallo
che, poche settimane fa, proprio dalle colon-
Martinoni: “Bisogna fare
di tutto per sensibilizzare
sul valore del plurilinguismo”
Ti-Press
GLI ESPERTI
Renato
Martinoni,
docente
all’Università
di San Gallo;
Diego Erba,
ex direttore
della Divisione
scuola del
Canton Ticino
ne del Caffè aveva provocatoriamente invitato
a studiare il cinese -. Siamo un Paese plurilingue che deve in tutti i modi impegnarsi a rimanere tale. Non dico che lo studio della seconda o terza lingua nazionale deve essere
La tendenza
La lenta e inesorabile
ritirata del francese
A differenza del tedesco è ancora considerata lingua ufficiale dall’Onu, dall’Unione
europea e anche dal Comitato olimpico intenazionale, tuttavia in Svizzera il francese sta
vivendo una lenta ed inesorabile ritirata.
L’idioma è al nono posto fra le lingue più usate nel mondo, per numero di madrelingua, e
formalmente è parlata dal 21% della popolazione elvetica, ma i nativi digitali svizzeri difficilmente aderiranno in massa alla lingua di
Molière. Ad ovest dei cantoni francesi, infatti, solo sei cantoni a cavallo della frontiera
linguistica privilegiano l’insegnamento del
francese nella scuola primaria.
L’equilibrio multilinguistico nazionale si
è incrinato in pochi anni; ovvero da quando
l’inglese , la lingua universale, del business,
del web è entrata nei programmi scolastici
elementari cantone dopo cantone. Solo in
questa primavera 2014, tra l’altro, oltre a Lucerna e Sciaffusa, Nidwaldo e Turgovia, anche Grigioni e Basilea Campagna hanno rimesso in discussione l’insegnamento delle
due lingue “straniere” nella scuola primaria.
Uno scenario che, puntualmente si ripete:
nessuno preannuncia l’eliminazione del
francese, ma tutti sanno chi è la vittima designata.
obbligatorio, perché non si può certo costringere per legge qualcuno a studiare, ma garantire l’offerta delle lingue nazionali questo sì. Ci
deve essere la possibilità di studiarle, poi si valuterà se effettivamente c’è questa esigenza.
Insomma, dobbiamo studiare le lingue per
mantenere la nostra”.
Eppure il compromesso
ideale sembrava essere stato
raggiunto nel 2004, quando la
Conferenza svizzera dei direttori cantonali dell’istruzione
pubblica aveva convenuto lo
studio di due lingue “straniere”
alle elementari, lasciando libertà ai Cantoni di decidere
quale fosse prioritaria. “E infatti
con il ministro Gabriele Gendotti, nel 2005, impostammo i
programmi per le scuole ticinesi anche con un certo pragmatismo ricorda Erba -. Scelte che
tenevano conto pure dei segnaTi-Press
li d’inizio millennio sulla necessità dello studio precoce dell’inglese. È ovvio che la guerra con l’inglese è impari e sarebbe anacronistica, ma ribadisco l’importanza di mantenere il plurilinguismo nazionale”. È un po’ paradossale che, fino a pochi
decenni fa, proprio l’esigenza svizzera di assicurare il plurilinguismo suscitava una certa
invidia negli altri Paesi, che consideravano il
sistema scolastico elvetico un modello privilegiato ed esemplare nella competenza linguistica. “Sarei più prudente sull’effettiva conoscenza delle lingue nel Paese - avverte Martinoni -. In realtà le competenze linguistiche
reali non è che fossero così elevate. Ma anche
oggi, se vogliamo guardare all’eccellenza, i
buoni esempi non mancano. Alla mia università, a San Gallo, ad esempio, si accede solo
con la lingua madre più altre due lingue. E con
tanto d’esame. A proposito dell’italiano, non
va dimenticato che l’Italia è il secondo partner
commerciale della Confederazione dopo la
Germania, e che forse è meglio non creare altre frizioni. Resta il fatto che buon peso nelle
scelte lo abbia la politica dell’istruzione, ma è
altresì vero che bisogna fare di tutto per sensibilizzare sul mantenimento del plurilinguismo, fondamentale anche da un punto di vista politico”.
e.r.b.
Diego Erba: “Le scelte
dipendono dalla politica
egemone di Zurigo e Berna”
ra francofoni e germanofoni, i romandi figurano in
prima fila nell’insegnamento di due lingue “straniere”
nella scuola primaria. Anzi, per
loro è quasi un punto d’onore
dimostrare che è possibile imparare più lingue, rispettando il
plurilinguismo nazionale. Nel
nuovo Röstigraben linguistico
paventato
dall’inchiesta
dell’Hebdo, i romandi amano
considerarsi fedeli alla solidarietà federale. I primi della classe, insomma, se non avessero il
Sindacato dei docenti romandi
(Ser) che “rema contro”, accettando sì l’insegnamento di più
idiomi, ma a patto che i docenti
siano romandi.
Eppure, come ha dimostrato
Bienne, la città elvetica bilingue
più popolosa, a cavallo della
frontiera linguistica fra la Svizzera tedesca e quella francese,
con opportuni metodi d’insegnamento (e docenti competenti indipendentemente dal
cantone o nazione d’origine) il
modello romando ha finora
funzionato. Tra l’altro, con un
metodo che prevede comunque
la priorità dell’insegnamento
del tedesco, seguito da due altre
lingue alla scuola elementare.
Gli insegnanti romandi sindacalizzati, proprio come i loro colleghi germanofoni, hanno invece una visione alquanto
scettica sull’efficacia del metodo. Che l’impostazione adottata
non fosse condivisa si era già
avvertito nel 2012, quando l’inglese fece il suo esordio nei programmi della scuola primaria.
“Attenzione, andremo a sbattere contro un muro” replicò subito il il Ser, che all’inizio dell’anno scolastico dichiarò con
tanto di conferenza stampa sul
tema, la sua opposizione. Illusorio, secondo il sindacato, pretendere che si potesse insegnare a tutti i bambini, contemporaneamente inglese e tedesco.
Anzi, una vera e propria menzogna visto che “alle elementari
non si apprende alcuna lingua”.
L’Hebdo solleva il sospetto che
lo scetticismo del sindacato Ser
sia più legato a motivi campanilistici-ideologici che pedagogici.
Insomma, pare che sia preferibile affidare l’insegnamento
del tedesco ad insegnanti locali, anche se non hanno una padronanza naturale e professionale della lingua, piuttosto che
ricorrere ad insegnanti competenti, ma non della regione. Come dire che sulla carta, nella difesa del multilinguismo federale, i romandi sono i primi della
classe, ma nella realtà il loro
metodo rischia di finire metaforicamente dietro la lavagna.
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
Settimana dopo settimana
l’analisi di tutti i temi, gli studi,
gli argomenti, i problemi
e le norme dell’offerta
di ristoranti e alberghi.
Una pagina indispensabile
per gli operatori del settore
&
GastroNews
Fourchette Verte all’Ostello di Faido Salari e periodo di introduzione
QR-Code
Consegna del marchio al Convento dei Cappuccini
GastroDiritto
L’Ostello del Convento dei
Frati Cappuccini di Faido ha
ricevuto il marchio di qualità
dell’associazione Fourchette
Verte, che promuove un’alimentazione equilibrata ma
gustosa. Nella rubrica GastroNews (a lato) ulteriori informazioni. Nella “foto Etc”,
da sinistra Alessandro Pesce
membro Fv per GastroTicino, i responsabili dell’ostello
Cécile Moreau e Fra Edy
Rossi-Peduzzi, con le responsabili operative di Fv, Maria
Rudel ed Elisa Pedrazzini.
Nell’ambito dei salari minimi (che dal gennaio 2014 è di fr.
3’407 mensili lordi per la categoria Ia e di fr. 3’607 per la categoria Ib), esiste la possibilità di prevedere per un massimo di
sei mesi, un cosiddetto periodo di introduzione, che autorizza ma solo se pattuito per iscritto - una riduzione salariale che per
il 2014 è stata stabilita nell’8%. In soldoni, si tratta di un salario
ridotto a 3’134, rispettivamente 3’319 franchi.
Il cosiddetto periodo di introduzione, che deve avere una durata
massima di sei mesi, era già stato spiegato in un altro contributo di “GastroDiritto” e non va confuso con il periodo di prova:
esso serve fondamentalmente a riconoscere che il neo-assunto
non è ancora inserito nell’attività aziendale e, oltremodo, deve
essere maggiormente seguito e consigliato. Per semplificare vi
sono esercenti che limitano il periodo di introduzione al periodo di prova; ciò non è tuttavia obbligatorio.
m.g.
Sezioni Gastro
tutti i volti nuovi
le nomine.
Sui contenuti delle assemblee rimandiamo al sito di GastroTicino
dove sono pubblicati i resoconti e
le foto. Qui ci concentriamo sulle
nomine. A Mendrisio sono usciti
il presidente Antonio Florini e Antonio Cavadini. Il Comitato è ora
composto da: Luca Banfi del
Grotto Moderno di Novazzano,
presidente (nuovo); Claudio Panzeri, vicepresidente; Sabrina Sassi, cassiera; e i membri Cristiano
Canonica, Maria José Soler, Andrea Vassalli dal Caffè Sociale di
Alessandro Pesce
Dopo Bellinzona anche le altre tre
Sezioni di GastroTicino, hanno tenuto le loro tradizionali assemblee. Molti i temi affrontati. Preoccupazioni per la viabilità nel
Mendrisiotto, per la crisi economica e per le conseguenze dell’iniziativa sul salario minimo.
Sono questi i temi principali affrontati da GastroMendrisiotto,
GastroLugano e GastroLagoMaggiore e Valli, oltre al bilancio
dell’annata, le attività di Sezione e
A sinistra
Gastro
Mendrisiotto,
a destra Gastro
Lugano coi
soci onorari.
Foto piccola,
Alessandro
Fuchs
Riva San Vitale (nuovo), Flavio
“Mamo” Quadranti del Grotto San
Martino di Mendrisio (nuovo).
A Lugano sono stati nominati soci onorari Marco Huber e Flavio
Riva. Consegnando un simpatico
alambicco, Daniele Meni ha sottolineato le loro qualità: “Due persone squisite per pacatezza, professionalità, lealtà e attaccamento
alla nostra Sezione. Grazie di cuore per tutto ciò che avete fatto e
dato a GastroLugano”. Il Comitato luganese ora è composto
da: Daniele Meni, presidente;
Da Locarno
Settimana del Gusto in Ticino:
calamita saporita per i clienti
a Mendrisio
Grosse novità
si rinnovano
per la “Settimana del Gusto”
i Comitati sezionali.
alla quale si
Marco Huber
stanno iscrivendo numerosi rie Flavio Riva soci
storatori; da diversi anni anonorari a Lugano
che GastroTicino la sostiene
così come GastroSuisse. Dal 18 al 28 settembre
2014 in tutta la Svizzera e il Ticino i ristoranti che
intendono aderire hanno solo il compito di preparare uno o due piatti, oppure un menu, particolari,
possibilmente del territorio (per i bar anche uno
snack particolare). I ristoranti che parteciperanno
saranno pubblicizzati su Il Caffè, siti internet (gastroticino.ch, gout.ch, ristoranti.ch, ticino.ch, ticinoatavola.ch) e quest’anno su una guida solo per il
Ticino con le informazioni dei singoli locali, distribuita in 20mila copie. La manifestazione sarà
promossa anche su radio, App per smartphone e
altro ancora. Gratuita l’iscrizione per i soci Slow
Food.
Iscrizioni entro il 25 maggio! Info 078 945 93 30,
[email protected].
Salvatore Scarallo, vicepresidente; Michele Unternährer, cassiere;
e i membri Peter Artho, Paolo Gabriele, Massimo Suter, Fabio De
Robbio del New Orleans di Lugano (nuovo).
Nomine anche a Locarno. Alessandro Fuchs del Gruppo Enjoy è
stato eletto in Comitato. Gli altri
componenti sono: Claudio Risi,
presidente; Giacomo Nalli, vicepresidente; e i membri Nunzio
Longhitano, Alexa Thio, Ketrin
Kanalga, Persyo Cadlolo, Regis
Mayor, Luca Reggiori.
Alle assemblee regionali degli esercenti-albergatori anche la chiara indicazione per un “no” ai salari minimi
Viabilità al collasso, appello del Mendrisiotto
40%
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50%
20% 10%
25%
Ritorna l’Open Day Primavera alla Grünenfelder di Quartino
Dopo il successo dell’anno scorso, si presenta ancora più ricco l’Open Day Primavera 2014, in programma il 14 maggio dalle 14.00 nella sede della
Grünenfelder di Quartino (zona piscina). Il programma prevede giochi, degustazioni, cooking e
pizza show,
animazioni e
naturalmente
la possibilità
di conoscere e
apprezzare nuovi prodotti eno-gastornomici. Il
tutto con la colonna sonora di Radio Fiume Ticino
e la presenza di GastroTicino e del Centro di Competenza Agroalimentare con “Ticino a Tavola”.
Un’occasione da non perdere per ristoratori e appassionati di buona cucina.
Info: www.gruenenfelder.biz.
presenta:
SCEF 045
MINIPIZZE FANTASIA (NUOVO)
Obiettivi
saper fare in modo autonomo un impasto della pizza, saper applicare le tecniche di spianatura, essere
in grado di procedere alla porzionatura, conoscere
i vari ingredienti e le quantità in base alle proprie
esigenze, saper farcire con prodotti di qualità, essere in grado di riprodurre forme diverse e semplici per l'allestimento di un buffet di aperitivi.
Insegnante
Giovanni Zinna, formatore e pizzaiolo diplomato
Data e orario
19 maggio 2014, 13.30-17.30
Costo
Chf 80.00 soci / Chf 130.00 non soci
40%
20% 30% 50%
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30%40%
20%
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30% 30%10%
40%
10%
salari non è compito dello Stato, ma
degli imprenditori, lavoratori e parti
sociali. Un salario minimo imposto
dallo Stato compromette il sistema
consolidato di partenariato sociale; gli
esercenti, infatti, hanno già un Contratto collettivo nazionale che prevede
salari minimi. Un salario minimo fissato dallo Stato renderebbe impossibili soluzioni su misura, condivise e sostenibili. Il risultato sarebbe di mettere
a rischio numerosi posti di lavoro.
a.p.
50%
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20% 25% 15% 40%
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30% 50% 30%
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Ti-Press
sull’affluenza nei locali, aziende e
commerci, e il conseguente scadimento dell’immagine di una regione tra le
più belle del Cantone. Ai politici si
10%
20%
chiede di fare tutto il possibile per risolvere questa situazione, agendo sui
piani del traffico e dei posteggi.
Nelle assemblee il segretario cantonale Gabriele Beltrami ha proposto una
carrellata sui servizi a favore dei soci,
mentre il presidente cantonale Marco
Huber ha invitato a votare “no” all’iniziativa sindacale sui salari minimi
che minaccia il modello di successo
svizzero basato su un mercato del lavoro liberale. Come già ricordato da
GastroSuisse, la determinazione dei
40% 15%
Due temi forti emergono dalle assemblee sezionali. GastroMendrisiotto ha
lanciato un appello ai politici affinché
risolvano i problemi legati al traffico
nella regione. Non solo negli orari di
punta, l’autostrada e le altre arterie si
intasano a tal punto da rappresentare
un vero problema. Non è solo l’inquinamento a preoccupare, ma anche le
conseguenze su turismo ed economia.
Davanti alle code chilometriche è
sempre più difficile raggiungere il
Mendrisiotto, con ricadute negative
Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che
possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo
sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei
QR-code e facendo la scansione
del QR-code che vedete in questo articolo, sarete indirizzati sul
sito di GastroTicino. Troverete il
simbolo del QR-code e potrete
cliccare sulla notizia per leggere
questa settimana:
> il nuovo numero di TicinoVino Wine
> resoconti assemblee sezionali GastroTicino
> approfondimento sul marchio Fourchette Verte
all’Ostello del Convento dei Cappuccini di Faido
> serata con Paolo Basso a La Sorgente
noranco - Losone
35%
25% 30% 45% 20%
25%
50%
10%
40%
50% 40% 30%
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IL CAFFÈ
11 maggio 2014
45
tra
virgolette
Lo sport
Dal Giro d’Italia alle grandi
gare amatoriali, per intere
giornate in sella. E spesso
senza la gloria del successo
Idella
forzati
La testimonianza
“La tensione
prolungata
si supera
con la testa”
fatica
A
Ciclismo in numeri
1
Giro d’Italia 2014
Si corre dal 9 maggio al 10
giugno 2014, lungo 21 tappe
che sommano 3449,9 km.
Partenza da Belfast, in Irlanda
del Nord. Il dislivello totale è di
circa 15mila metri, 5 in meno
del 2013.
2
30.000 km all’anno
È la distanza che percorre un
ciclista professionista ogni anno
fra allenamenti e gare. La media
è di 3000 km al mese, se si
escludono i mesi invernali, nei
quali il lavoro si volge in buona
parte nelle palestre.
3
100 km a 100 anni
Nel settembre del 2012 il
francese Robert Marchand ha
percorso 100 km in poco più di
4 ore. Nato il 26 novembre
1911 è diventato il primo
centenario a riuscire in questa
ammirevole impresa.
4
Race across America
È una gara che attraversa gli
Usa, da costa a costa. Si corre
da Oceanside, California a
Annapolis nel Maryland su
4.817 km. Nel 2013 l’austriaco
Christoph Strasser ha vinto in 7
giorni, 22 ore e 52 minuti.
MASSIMO SCHIRA
Reuters
Gli inossidabili del pedale
lanciano la sfida a se stessi
2
3
1
nastici fin dai mesi di allenamento, con levatacce
mattutine per abituarsi alla sveglia che suona
presto anche in gara per uno dei momenti fondael 1910, negli anni del ciclismo eroico,
mentali nella giornata del ciclista professionisita:
per la prima volta nella storia il Tour
l’assunzione di carboidrati (spesso
de France si avventura sui Pirenei. Una
15
17
pasta). Non è quindi un caso se
scelta che costò alla direzione della
18
quello del recupero è proprio uno Antonio
corsa un’accusa da parte di Octave La16
14
21
dei problemi in cui, negli anni, ha Robbiani
pize, che quel Tour d’antan lo vin12
20
13
1. Belfast - Belfast,
anche maggiormente operato il
se: “Voi siete degli assassini!”, inveì
19
10
“lato oscuro” del pedale.
il baffuto corridore dopo aver per11
21,7 km (cronosquadre)
9
Ma non va neppure dimenticorso i 346 (!) chilometri tra Lu2. Belfast - Belfast, 219 km
cato che, accanto al campione, al
chon e Bayonne superando, nel3. Armagh - Dublino, 187 km
corridore che ha nelle corde la pol’ordine, Peyresourde, Aspin,
4. Giovinazzo - Bari, 112 km
tenziale vittoria al Giro o al Tour, ci
Tourmalet e Aubisque, e non certo
8
5. Taranto - Viggiano, 203 km
sono ciclisti ancor più votati al sasu strade asfaltate di fresco. Semcrificio. La figura del gregario è inpre in quegli anni, il giornalista Al6. Sassano - Montecassino, 247 km
fatti centrale nel rapporto tra ciclibert Londres titolò così un suo ar7. Frosinone - Foligno, 211 km
7
smo e fatica, perché i cosiddetti
ticolo dedicato al ciclismo sul gior8. Foligno - Montecopiolo, 179 km
“portatori d’acqua” accettano di
nale Le Petit Parisien: “I forzati
9. Lugo - Sestola, 172 km
4
vivere di luce riflessa (dal camdella strada”. Da quegli anni di ci10. Modena - Salsomaggiore Terme, 173 km
pionissimo), magari per anni,
clismo d’altri tempi molte cose so11. Collecchio - Savona, 249 km
6
magari senza mai avere la
no cambiate e questo sport affapossibilità di arrivare sulla
scinante ha vissuto periodi di glo12. Barbaresco - Barolo, 41,9 km (crono individuale)
5
linea del traguardo con le
ria e momenti bui. Ma ha mante13. Fossano - Rivarolo Canavese, 158 km
braccia al cielo e l’eclair Ti-Press
nuto lo charme degli atleti che sfi14. Agliè - Oropa, 164 km
della maglietta “ben tirata sù, che c’è da modano il demone della fatica sfidan15. Valdengo - Plan di Montecampione, 225 km
strare lo sponsor”. E spesso per uno stipendio poco
do, al contempo, se stessi. Come
16. Ponte di Legno - Val Martello, 139 km
superiore a quello di un operaio. “In bicicletta puoi
gli oltre 200 professionisti scattati
17. Sarnonico - Vittorio Veneto, 205 km
andare forte o piano, ma quel che è certo è che di favenerdì scorso da Belfast per i
tica ne fai tanta - conclude Felice Puttini -. Lo spiri3.450 chilometri, suddivisi in 21
18. Belluno - Rif. Panarotta, 171 km
to di sacrificio che spinge il ciclista a vivere la sua
tappe, del Giro d’Italia 2014, che
19. Bassano del Grappa, 26,8 km (crono individuale)
passione è comune a tutti quelli che conoscono la
prevede anche circa 15mila metri
20. Maniago - Monte Zoccolan, 169 km
fatica del pedalare”.
di dislivello.
[email protected]
21. Gemona del Friuli - Trieste, 173 km
Fonte: Gazzetta dello sport
Q@MassimoSchira
Si può essere un semplice ciclista della domenica, oppure un
professionista navigato, ma spingere sulle pedivelle
costa sempre dei sacrifici, ma sorretti da tanta passione. “Anche dopo gli anni di sofferenza ad alti liNO+VELLO LEADER MONDIALE NELLA FOTODEPILAZIONE
velli, la passione per questo sport rimane - osserva
l’ex professionista ticinese Felice Puttini, che accompagna spesso gruppi di cicloamatori -. Ovviamente non ti fai più del male come quando corrervi
per vincere. Affronti la bicicletta con un po’ più di
relax”. Il successo del ciclismo come disciplina
amatoriale è segnato peraltro anche dalle numerosissime prove per semplici appassionati che accompagnano le gare dei professionisti. Dal Giro
delle Fiandre alla Parigi-Roubaix, tanto per fare
qualche esempio. O come la 1.001 miglia italiana
oppure la Parigi-Brest-Parigi. Corse di gran fondo a
cui partecipano anche cicloamatori ticinesi (vedi
articolo a lato). “Siamo stati di recente con un gruppetto alla Parigi-Roubaix amatoriale, in cui abbiamo percorso gli ultimi 180 chilometri del percorso
originale, compresi i tratti di pavé per un totale di 52
chilometri. La Roubaix l’ho fatta due volte da professionista, la ricordavo dura, ma ora l’ho ritrovata
ancor più dura - racconta Puttini ridendo -. Per gli
amatori che ho accompagnato è stato un vero choc,
RITAGLIA QUESTO ANNUNCIO E POTRAI USUFRUIRE
perché quanto si vede in televisione è molto lontaDI UNO SCONTO DI CHF 10.- SUL PRIMO TRATTAMENTO
no dalla realtà di quel particolare percorso”.
DA EFFETTUARSI ENTRO IL 31 MAGGIO 2014
Non è un caso se, anche nel ciclismo professionistico, corse come il Giro o il Tour vengono vinte
quasi sempre dall’atleta con la miglior capacità di
10 CENTRI IN TICINO! SCOPRILI SU
recupero. Magari non da quello più forte sulla carta, ma da quello che ha la miglior capacità di assorbire lo sforzo. Imponendosi ritmi di vita quasi mo-
N
LE TAPPE del Giro d’italia
FA GLI AUGURI A TUTTE LE MAMME!
www.nomasvello.ch
ntonio Robbiani è un corridore di lunghe distanze.
Al 64enne bellinzonese
piace molto cimentarsi con
competizioni che vanno a solleticare i limiti fisici. “Nel 2010 ho
portato felicemente a conclusione la 1001 miglia italiana - afferma Robbiani -. Ho percorso i
1.625 chilometri in 4 giorni, 19
ore e 57 minuti. A pensarci mi
vengono ancora i brividi”. Il ticinese ha dovuto sorbirsi 22mila
metri di dislivello, dopo una prima metà di gara praticamente in
pianura. È nella seconda parte
della prova che Robbiani ha capito quanto fosse importante
dosare le forze. “Rivivendola col
senno di poi, devo ammettere
che ho affrontato il percorso un
po’ da incosciente - ammette -. Nei primi 6-700 chilometri ho cercato di stare con i
migliori e ce
l’ho anche fatta.
Poi però ho pagato quello sforzo a carissimo
prezzo”.
Le difficoltà sono aumentate
esponenzialmente, soprattutto quando
Robbiani si è ritrovato solo: “È
lì che bisogna
tirare fuori tutto, quando si è isolati, sia fisicamente, sia mentalmente”. Il sapere affrontare la fatica è una
condizione che in quei lunghissimi momenti è di fondamentale
importanza. “La mia ricetta personale è semplice, bisogna fissarsi degli obiettivi a medio-corto raggio. Se ci si impone una
meta troppo esigente, non si arriva da nessuna parte”.
Quando le forze vengono
meno è quindi il lato mentale a
dover essere a prova di bomba.
Anche perché non si è mai al riparo da inconvenienti inattesi.
“La testa dev’essere l’organo che
funziona meglio in tutto il corpo
- conferma Robbiani -. Sennò
quando si sbaglia strada la notte
e non si capisce più dove ci si
trova può subentrare la disperazione”. Per non parlare di quando anche il corpo manda segnali
preoccupanti. “Quando non si
dorme per giorni interi o il sedere si riempie di piaghe, la tentazione di fermarsi è fortissima confessa il cicloamatore -. Bisogna allora pensare a tutto l’allenamento che si è fatto prima della partenza e dirsi che mollare in
quel momento non sarebbe
onesto verso noi stessi e verso
chi ci ha sostenuto”.
Il sopracenerino vorrebbe
ripetere la performance anche
nel 2015. “Stavolta però con altri
appassionati, non più da solo.
L’esperienza insegna che l’unione fa la forza”.
o.r.
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
46
tra
l’incontro
virgolette
Chi è
Ti-Press
Frate cappuccino,
responsabile
del “Tavolino Magico”,
l’aiuto alimentare
per i bisognosi, e della
Mensa sociale - Centro
Bethlehem gestita
con le Acli di Lugano
“Sono l’ultima àncora di salvezza”
GIUSEPPE ZOIS
L’
Ti-Press
aiuto al prossimo, che fra Martino Dotta ha
messo in atto a favore dei meno fortunati nel
Ticino, è un fiume che viene da lontano, con
sorgente nel Vangelo e in un suo interprete
straordinario di nome Francesco da Assisi. Ma
a dare il nome a questa rete di sostegno, voluta per chi fatica a sbarcare il lunario, ci hanno pensato nientemeno
che i fratelli Grimm con la loro suggestiva favola del “Tavolino Magico”. In sintesi, questa storia narra del figlio maggiore di un povero sarto che era andato a imparare il mestiere da un falegname. Lo apprese con tale passione che
quando, finito il tirocinio, dovette partire, il maestro gli regalò un tavolino di legno comune. Niente di speciale a vederlo, però magico. Quando lo si metteva a terra e si diceva: “Tavolino apparecchiati!”, comparivano tovaglia, piatto, posate, vassoi di lesso e arrosto e ogni ben di Dio, perfino un bicchiere di vino. Dopo oltre due secoli, l’incanto
dell’istruttiva fiaba dei fratelli tedeschi si rinnova, in Ticino
e altrove in Svizzera, moltiplicando e distribuendo aiuti. Il
“falegname” prodigioso del Tavolino Magico da noi, tra bisogni che spesso non vediamo ma che sono acuti e diffusi,
è fra Martino, originario della Collina d’Oro e stanziale a
Bellinzona. Il suo convento è la città, sono le periferie, i
paesi, la strada. Lui è dappertutto dove si può andare incontro all’uomo.
Il cappuccino ripercorre così quest’avventura benefica: “Il Tavolino Magico è un sostegno alimentare alle persone in difficoltà. Si cominciò nel 1999 sulle sponde della
Limmat, a Zurigo. Da noi è arrivato otto anni or sono. Fin
dall’inizio sono stato coinvolto nel progetto e ne sono diventato il referente nel luglio 2010”. E il 16 maggio l’associazione svizzera Tavolino Magico terrà la sua assemblea
nazionale, oltre 550 persone, per la prima volta in Ticino.
Da quattro anni l’uomo in saio si sta spendendo per
arrivare sui molti avamposti delle necessità. “Uno dei
principali scopi è quello di recuperare quanto più cibo
possibile, cibo in esubero di produzione oppure tolto dalla
vendita, perché con data a termine. Siamo nell’ordine di
tonnellate di alimenti che finirebbero buttati. L’anno scorso, a livello svizzero, abbiamo recuperato 2.500 tonnellate,
nel Ticino 443. Si parla di pane, frutta, verdura, latticini,
formaggi, bibite, prodotti semilavorati come ravioli, tortellini, cannelloni, lasagne e poi carni, salumi, pesce inscatolato, dolci. A tutto ciò si aggiungono talvolta cosmetici,
prodotti per la pulizia, pannolini, fazzoletti in confezioni
danneggiate”.
L’itinerario della generosità da ridistribuire è ramificato in molte direzioni, cammina su molte gambe ed è mosso da centinaia di braccia - 250 volontari nel cantone, oltre
duemila nella Svizzera - verso negozi, supermercati, grossisti, produttori vari, piccoli e grandi. Il tutto è convogliato
a Cadenazzo, qui c’è il quartier generale per la Svizzera italiana e vi lavorano una quindicina di addetti che svolgono
programmi occupazionali per disoccupati. Qui la merce è
controllata, preparata e poi smistata, dopo minuzioso esame di ogni tipo di prodotto, data di scadenza, priorità. La
distribuzione è nel pomeriggio, quando giorno dopo giorno si raggiungono i dieci luoghi che fanno da perimetro al
Tavolino Magico, dal Mendrisiotto alla Mesolcina, dal Luganese al Locarnese. “La media è di 1.300 donne e uomini
Fra
Martino
Dotta
a settimana, che accorrono, pagando simbolicamente un
franco. Il piccolo obolo ha un doppio significato. Intanto è
un contributo, anche se minimo, dato dai beneficiari condizione richiesta è quella di essere residenti - i quali dispongono di una Carta acquisti, rilasciata dai Servizi sociali. E poi è un modo per rendere attive le persone, di farle
partecipi e non solo fruitrici passive”. Fra Martino vede nel
movimento che ha messo in piedi e di cui è attento e puntuale regista, un modo di far del bene: sia a livello di chi dona, sia di volontari, sia di lavoratori impiegati con i programmi occupazionali. L’altro impegnativo scalo di accoglienza e convivialità è la Mensa sociale - Centro Bethlehem, nella nuova Casetta Gialla dietro la pista della Resega. In questa struttura, gestita con le Acli di Lugano, si registra una media di 30 pasti al giorno, tutti i santi giorni
dell’anno, con l’aggiunta di 5-10 persone che vi transitano
per fare la doccia o provvedere al bucato. “Tra gli ospiti che
ormai sono diventati quasi regolari - annota fra Martino si sono create amicizie e questo è positivo, perché vogliamo essere una mensa aperta e non dei poveri, frequentata
talvolta anche da persone che si sentono sole”. Alla Mensa
si danno da fare sei operatori sociali diplomati, un cuoco
professionista e, a turno, persone disoccupate che svolgono lavori di cucina e di pulizia.
L’arroganza più intollerabile, secondo fra Martino, è
quella che si annida nell’individualismo esasperato, che
sfocia nel mancato riconoscimento all’altro della pari dignità. “Molti oggi ripiegano su se stessi - spiega il frate - e
questo è un modo infallibile per ingrossare il flusso degli
egoisti, individui che semplicemente ignorano il prossimo, non si accorgono di chi è tormentato e fa fatica. In determinati servizi del Cantone, ad esempio, trovo talora forme di umiliazione che feriscono l’uomo, magari chi chiede un’informazione sui diritti delle persone, sui possibili
aiuti. È la prepotenza di chi si sente forte sul debole”. Il termometro rivela una temperatura sociale da tenere ben osservata. “La povertà nasce in mille maniere. Dovunque ci
muoviamo, ci imbattiamo in forme di emarginazione, solitudine, autoesclusione, indifferenza, rapporti famigliari
e interpersonali sfilacciati, precarietà. Le categorie più
vulnerabili sono i giovani, gli anziani, gli stranieri che vivono l’esperienza dello sradicamento. Intervenire non è
sempre facile. Decisiva resta la relazione che riusciamo a
stabilire, con il farmaco più efficace: calore umano, fiducia, empatia”.
Lui interviene aiutando, tamponando, rimediando a
situazioni incresciose, per riavviare alla dignità del vivere:
“Quando uno si trova nel bisogno, spesso non sa più a che
porta bussare. A volte servono interventi rapidi e la burocrazia ha il passo lento. In qualche caso ho la sensazione di
rappresentare una scorciatoia: si rivolgono a me per non
dover seguire una lunga trafila; oppure divento l’ultima
àncora di salvezza. Io accolgo, ascolto, mi adopero come
fratello, anche nei casi di ricadute e di probabili, quasi
scontati, nuovi sbandamenti. Sotto le apparenze del povero so che c’è Cristo e devo riconoscervelo”. Fra Martino ha
attivato con canali moderni forme antiche di assistenza in
stile fancescano. Vive il suo prodigarsi come testimonianza coerente con la sua vocazione ed esprime la fede attraverso la concretezza, tra le luci, le ombre, le fatiche, le speranze. “Quante volte, nel vortice di dolori e di angosce, mi
sento chiedere dov’è Dio? Io so che c’è ed è Padre che si
manifesta nella Provvidenza”.
La parabola che fa da filigrana alla sua azione è quella
del Buon Samaritano, dell’uomo che sulla via di Gerico si
presenta subito come una persona vera. Altri, prima, passano e tirano dritto; lui invece soccorre il ferito con dieci
azioni: lo vide, si mosse a pietà; si curvò su di lui; gli fasciò
le ferite; gli versò vino e olio; lo caricò sul suo giumento; lo
portò in albergo; si prese cura di lui; pagò il conto. Ecco:
l’amore è proprio un mistero più grande della vita!
IL CAFFÈ
11 maggio 2014
47
leopinioni
Tre mesi e mezzo di viaggio, una vera odissea, all’età di 16 anni per arrivare
in Ticino dall’Iran. Poi l’internamento
nei campi profughi e l’apprendistato come elettricista. Ora il sogno di proseguire gli studi e diventare ingegnere. È questa in sintesi la storia di Hamid, un giovane afgano simpatico e intelligente,
che parla perfettamente l’italiano e con
il quale è davvero piacevole intrattenersi. Sulla sua storia si potrebbe girare un
film, per il momento a lieto fine, ammesso che qualche cavillo burocratico
non comprometta tutto.
Hamid parla della sua vita con minuzia di particolari come se raccontasse
la vicenda di qualcun altro, con quel distacco che solo un ragazzino intelligente
come lui può avere. Un ragazzino che ha
studiato nel suo Paese solo fino alla terza elementare, ma che l’anno scorso agli
esami finali di elettricista montatore è
risultato migliore allievo su un totale di
60 partecipanti.
FUORI
DAL
CORO
GIÒ
REZZONICO
Ma iniziamo con ordine, dal suo terribile viaggio in partenza dall’Iran, dove
era emigrato clandestinamente all’età di
14 anni per sostenere finanziariamente
la sua famiglia rimasta in Afganistan. La
sua meta finale era la Norvegia, ma si è
fermato a Chiasso, passando per la Tur-
chia, la Grecia e l’Italia. “I passatori racconta - mi hanno portato dapprima
in un villaggio iraniano sul confine con
la Turchia dove ho vissuto per alcune
settimane a casa loro, nascosto in uno
scantinato senza mai poter uscire. Da lì
ho oltrepassato il confine e sono rimasto segregato per un altro periodo in
una casa di un villaggio turco prima di
raggiungere Istanbul, dove pure mi hanno nascosto in attesa di trasportarmi
lungo la costa per imbarcarmi alla volta
della Grecia. Dopo un breve viaggio in
mare, la polizia greca ci ha intercettati,
arrestati e spediti in un campo profughi
ad Atene, dal quale sono scappato. Mi
sono diretto verso il porto, dove mi sono
imbarcato su una nave in partenza per
l’Italia aggrappandomi sotto un camion
che stava salendo a bordo. Ho dormito
la notte là sotto e quando il mattino il
conducente ha riacceso il motore mi sono svegliato e mi sono di nuovo aggrappato al telaio. Una volta sbarcati ho viaggiato un’ora in quelle condizioni, fino a
quando ci siamo fermati a una stazione
di servizio. Stordito e sfinito, sono fuggito in un bosco. Quando ho raggiunto un
paesino e ho visto una bandiera italiana
sventolare sul balcone di un palazzo ho
RENATO
MARTINONI
LIDO CONTEMORI
I conti per il popolo
li fa un D’Artagnan
Sì studi l’antica Roma
ma anche il presente
Scriveva uno storico francese, Paul Hazard, nel 1935: “Si
impiegano vari anni, nelle scuole, a far leggere ai giovani le storie di Roma: quanto sarebbe meglio istruirli intorno all’epoca
in cui sono chiamati a vivere!”. Certo la critica può prestarsi a
qualche discussione. Ma non va dimenticato, in primo luogo,
che essa nasce in anni difficili per l’Europa. Nel tempo cioè che
scorre rapido fra due guerre terribili e disastrose. In un’epoca
nefasta in cui a farla da padrone sono il Nazionalsocialismo, il
Fascismo e lo Stalinismo, e le menti meno esaltate guardano
con preoccupazione a quello che già succede e temono ancora
di più per quello che, ahimè, capiterà davvero di lì a pochi anni.
È forse importante conoscere la leggenda di Romolo e Remo, o
imparare a memoria i nomi dei sette re di Roma, ignorando
quello che intanto avviene nel tempo dei regimi totalitari: le repressioni, le violenze, il razzismo, le deportazioni? È quasi banale concludere che l’invito del grande studioso della storia europea era più che fondato. E che andrebbe ascoltato ancora oggi. Invece, nelle scuole, parlando di storia e di cultura, si continua a studiare quasi esclusivamente il passato. Dimenticando
troppe volte l’epoca in cui viviamo.
Vero è che occuparsi del presente è difficile. Mancano a volte gli strumenti didattici, cioè i libri; le informazioni televisive
sono spesso più cronaca nuda, e magari di parte, che approfondimento; e i materiali sulla rete sono tanto eterogenei e incontrollati da diventare ingestibili. Si potrebbe anche obiettare che
il tempo è medico e che parlare del passato, studiandolo nelle
scuole, consente almeno di guardare gli eventi con più distacco
e con meno ardori umorali. E si può aggiungere che troppo
spesso il presente è banale, a volte anche malinconico, o che
mette paura e magari pure angoscia. Ma tutto ciò non può dispensare una scuola seria, al passo con i tempi, e soprattutto
desiderosa di educare i propri allievi, dal doversi impegnare a
fondo anche sull’oggi. Perché se è vero, forse, ma non è certo,
che la storia è maestra di vita, e se invece è certo che, per capire
il presente, bisogna conoscere bene il passato, è altrettanto assodato che noi viviamo nel presente e non, anche se qualche
volta siamo tentati di farlo, nel passato. Dare uno sguardo serio
sull’oggi non può essere dunque che salutare. Perché solo questo ci aiuta a meglio capire e a meglio orientarci. Lasciamo
dunque in santa pace, a scuola, i due gemelli romani sotto le
poppe della Lupa. E ricordiamoci, senza inutili remore, che è
compito del presente occuparsi anche del presente.
Caro Diario,
capita che un collega e amico, nella sua lunga esperienza di
impegno in politica, dunque per gli altri, arrivi sullo scranno di
presidente del Gran Consiglio. Bello vedere Gianrico Corti su
quest’alta cima, dopo una lunga salita e ora dovrà pure rimettersi a sgroppare, perché ha davanti un gran lavoro da affrontare. E
non sarà su una scala di velluto. Gianrico è un uomo di parte, dichiarata: un socialista che crede nella forza dell’Idea e dell’Ideale nonostante tutto; uno che non ama gli steccati ma preferisce i
ponti. Ha dalla sua un percorso che è sotto gli occhi dell’opinione pubblica per quel che ha fatto, sia da consigliere comunale e
deputato, sia da giornalista a Besso e Comano, schierato dalla
parte di chi ha bisogno di voce.
MESTIERE E ITINERARIO PUBBLICO, nel suo caso, hanno
una convergenza che tratteggia nitidamente una tensione etica,
di servizio e di aiuto verso chi arranca. Nello zaino delle sue qualità tiene una bella scorta di risorse, che si chiamano capacità di
ascolto, apertura al confronto, mancanza di preconcetti, rispetto
degli altri; e poi, pazienza, tolleranza, senso della realtà, esercizio continuo con l’alfabeto della modernità. Il neo-presidente incarna una felice sintesi tra ieri e domani. Conosce, per averla respirata e praticata, l’appartenenza ai partiti com’erano (è nel Ps
dal 1967!), quando ancora per presentarsi servivano le suole delle scarpe e bisognava incontrare la gente, tenere comizi, roba ormai da museo. Ha attraversato stagioni di mutamenti epocali a
tutti i livelli, saldo nella sua visione, nella scia di un capocordata
come Giovanni Cansani (e non è casuale che sia stato proprio lui
a tesserne un commovente ritratto nell’ora dell’addio).
LA VITA gli ha insegnato che ogni scalata è lenta, laboriosa,
dura, lastricata di sacrifici, incomprensioni, delusioni, anche dolori. Ma, “a conti fatti“, per parafrasare il titolo di una sua fortunata trasmissione in Tv, sa che è un passaggio obbligato per raccogliere, interpretare e rispondere alle attese dei cittadini. Gianrico ha il senso delle istituzioni e dello Stato, è portato per indole
e per scelta alla mediazione e questo gli servirà enormemente in
un anno che conduce al capolinea della legislatura, con annessi
e connessi di campagne elettorali sempre più aspre, tra sgambetti, calci negli stinchi e anche più su, entrate a gamba tesa. Allenato a scalare metaforicamente ogni giorno, il D’Artagnan del
Ceresio è anche uno che non ama le inutili creste di parole. Come il famoso moschettiere di Guascogna cui si è riferito, ha un
segno particolare inconfondibile e si chiama umanità.
Corpi scolpiti nel marmo
per celebrare la bellezza
UNA
DOMENICA
IN
MOSTRA
CLAUDIO
GUARDA
ilcaffè
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
(Forum Claudii Vallensium) e pertanto
ricca di vestigia e reperti romani come
ben sa chi ha visitato la città, i suoi monumenti, oltre che il parco o gli spazi
interni della Fondazione Gianadda.
A partire da quei due ritrovamenti,
si è pensato di costruire un percorso
espositivo incentrato sulla “bellezza
del corpo umano” dentro l’arte che
dall’antica Grecia arriva fino alla nuova
Roma. La sfida era quella di ottenere i
prestiti necessari (cosa oggi sempre più
difficile per l’arte antica) per mettere
insieme una mostra tematicamente
unitaria e di qualità. Il risultato non è
solamente brillante, ma forse unico, vi-
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
avuto la conferma che mi trovavo in Italia”. Dopo una lunga serie di peripezie,
che sarebbe troppo lungo raccontare, e
aiutato dal buon cuore di alcuni carabinieri, Hamid è poi arrivato a Roma, dove
un passatore gli ha proposto di pagare
150 euro per trasportarlo in Svizzera assieme ad altri giovani afgani. Il resto della storia lo conoscete.
Oggi Hamid ha un permesso F, quindi provvisorio. È perfettamente integrato. Durante il tempo libero divora manuali di lavoro e frequenta corsi di ogni
genere: di integrazione, di lingua. Le vacanze le trascorre alla scoperta del Ticino acquistando un biglietto Arcobaleno.
Ma il suo sogno sarebbe quello di iscriversi alla Scuola Universitaria professionale (Supsi). E sono persuaso che ce la
farà, perché ha la grinta per riuscire, a
meno che la burocrazia ci metta lo zampino e frantumi i sogni di questo giovane simpatico, meritevole di aiuto e di fiducia.
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
Vicedirettore
virgolette
Il sogno dell’afgano Hamid
da profugo a futuro ingegnere
IL
DIARIO
La possibilità di ammirare un centinaio di pezzi archeologici, alcuni dei
quali di straordinaria bellezza, tutti
provenienti da un’istituzione di fama
mondiale come il British Museum di
Londra, fa di Martigny un punto catalizzatore della stagione espositiva in
Svizzera. Ne è stata occasione la scoperta di due sculture romane in marmo
bianco del II secolo dopo Cristo, sul
metro di altezza, avvenuta nel giugno
del 2011: due magnifici torsi, con vari
altri frammenti, appartenenti a due
statue di Ercole e di Apollo che ornavano un’antica villa locale. Martigny era
infatti la capitale romana del vallese
tra
sto che il British Museum – cosa inusuale – ha consentito alla Fondazione
di attingere oltre cento pezzi dalle sue
ricche collezioni, permettendole così
di costruire un percorso coerente e
funzionale: tanto in sculture di piccolo
medio e grande formato, quanto in una
serie veramente eccezionale di vasi
greci. È come se una parte del British
Museum si sia momentaneamente dislocata in Svizzera.
Il pregio della mostra si misura su
più livelli, a cominciare ovviamente
dalla qualità e rarità dei pezzi esposti
(il che potrebbe anche solo bastare), fino ad arrivare all’impianto concettuale
Società editrice
2R Media
Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser
Direttore editoriale
Giò Rezzonico
DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE
Centro Editoriale Rezzonico Editore
Via B. Luini 19 - 6600 Locarno
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PUBBLICITÀ
Via Luini 19 - 6600 Locarno
Tel. 091 756 24 12
Fax 091 756 24 19
[email protected]
e al suo taglio didattico. Suddivisa in 7
sezioni, introdotte da un pannello
esplicativo cui seguono le relative opere con tanto di breve scheda a commento, la rassegna intende evidenziare
temi, miti e forme di quell’antica civiltà
greca che aveva messo la figura umana
al centro del suo universo, tanto che
pure gli dei avevano forme, desideri e
comportamenti umani. Attraverso i vari reperti si documentano così il culto
della bellezza nel corpo sia maschile
che femminile in sé e nella competizione atletica, la concezione del divino, la
nascita e la morte, nonché il richiamo
del corpo: l’eros, la sessualità, il matriRESPONSABILE MARKETING
Maurizio Jolli
Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97
DISTRIBUZIONE
Maribel Arranz
[email protected]
Tel. 091 756 24 08
Fax 091 756 24 97
LA BELLEZZA DEL CORPO
NELL’ANTICHITÀ GRECA
Fondazione Gianadda, Martigny
Fino al 9 giugno
monio. Ma l’esposizione, se ci si concede il tempo per osservare le opere e
leggere le schede, diventa anche un
viaggio attraverso i tempi dell’arte colta
lungo la sua evoluzione stilistica sull’arco di un buon millennio e oltre: dalle forme più arcaiche come le sculture
cicladiche o i “couroi”, alle forme nobili
e idealizzanti del classicismo greco nel
V-IV secolo a.C:, fino al periodo più tardo tanto dell’Ellenismo quanto del realismo i quali trapassano poi nella civiltà romana documentata in non poche
opere, oltre che nei due marmi all’origine della mostra: e qui il cerchio si
chiude.
STAMPA
Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil
6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55
Tiratura (dati Remp ‘12)
56’545
Lettori (dati Mach ‘12-’13)
106’000
Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
Abbiamo letto “Heidi” di Johanna
Spyri durante una malattia infantile,
orecchioni o morbillo. Eravamo tre figli,
la mamma ragionava così: quando uno
portava a casa una malattia da scuola,
niente isolamento o quarantena. Meglio contagiare gli altri, per sbrigarsela
in un colpo solo e in un tempo ragionevole. Anni dopo abbiamo scoperto che
la nonna di un conoscente era più
pragmatica. La stessa caramella passata di bocca in bocca tra i nipotini garantiva la riuscita del piano. (Erano
mosse come queste e un po’ di giochi
nel fango che tenevano lontane le allergie).
Abbiamo letto “Heidi” sotto le coperte, da malatini, senza particolare
passione. Con un certo stupore l’abbiamo rivista in tv, nel fumetto giapponese
dello studio Ghibli, fondato dai registi
Hayao Miyazaki e Isao Takahata (il no-
La letteratura si serve a tavola
con Heidi e l’Ulisse di Joyce
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
me non si riferisce al vento del deserto,
ma a un aeroplano progettato dall’ingegner Caproni, protagonista dell’ultimo film diretto dal maestro dell’animazione giapponese, “Si alza il vento”). La
designer americana Dinah Fried ricorda invece i crostoni di formaggio che il
nonno di Heidi portava in tavola.
La raclette preparata sul camino è
uno dei piatti letterari cucinati e fotografati nel suo libro “Fictitious Dishes”
(edito da Harper Design). Un lavoro
che le è costato fatica: praticamente
vegetariana, non avrebbe mai immaginato di chiedere al macellaio un rognone di maiale per mettere in tavola il
pasto di Leopold Bloom in “Ulisse” di
James Joyce. Per il cibo servito allo sca-
rafaggio Gregor Samsa dalla pietosa
sorella Grete, ha raccolto verdura marcia, ossi spolpati in salsa rancida, un
vecchio pezzo di formaggio che Gregor
in forma umana aveva giudicato immangiabile. Il tutto armoniosamente
disposto su un foglio di giornale.
La biografia di Dinah Fried su internet aggiunge “amateur table-setter”, che
è come dire “apparecchiatrice dilettante”. Ogni pasto viene fotografato dall’alto
con le stoviglie e le posate giuste, i bicchieri adatti. Il tavolaccio per la zuppa
di vongole in “Moby Dick” e la tovaglietta di lino ricamato per le madeleines di Marcel Proust. I cucchiai di legno
per la gelatina di ribes che mai si addensa come dovrebbe in “Piccole donne”, gli arredi da casa di bambola con
cui Gulliver mangia assieme alla regina
nel paese dei giganti.
I cupcakes ora di moda escono da
una pagina di “Le correzioni” di Jonathan Franzen, e sono alla menta. La
cuoca letteraria avrebbe potuto scegliere anche certi antipastini nouvelle cuisine che mandano in confusione il genitore con l’Alzheimer (una sedia disegnata da un architetto completa il disastro). Clamoroso errore nella foto che illustra il pasto mediterraneo di “Il talento di Mr Ripley”. Patricia Highsmith parla di pasta e insalata, Dinah Fried capisce “rucola” e la mette come contorno
nel piatto degli spaghetti.
11 maggio 2014
Il Paese nel racconto popolare
www.caffe.ch
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Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
La finestra sul cortile
35 / Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui prendono
le mosse
i racconti.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
Questa storia mi puzza
S
aranno stati almeno sei mesi, forse di più. Ogni
volta che il Carlo - il Caverzasio, maestro elementare dell’appartamento numero 4 - faceva tardi al
lavoro per qualche riunione e rientrava attorno
alle nove della sera, sentiva una gran puzza di pesce. Sì, in parte era normale! Cosa si può pretendere se sulla corte della casa di ringhiera c’era il
retro della pescheria del Mark Schaeppi?! Ma la
puzza da qualche mese - non sempre in verità era davvero nauseabonda. Il che non si giustificava. Scarti di giornata e pesce vecchio - chissà
com’erano organizzati! - venivano portati altrove.
Non certo gettati nei cassonetti, che la pescheria
aveva sul retro e che servivano solo per la carta, le
cassette in legno e il polistirolo. Quindi?, si domandava il Carlo che ne aveva parlato anche con
il Lüis Vosti, il pensionato vedovo del ballatoio al
primo piano.
Il Lüis qualche volta era sceso ad accertarsi,
ma..., a quell’ora della sera lui voleva seguire il
Quotidiano della Rsi. Non aveva tempo, per
quanto ‘sta storia della puzza gli desse particolarmente fastidio. Insomma, il regolamento della
casa parlava chiaro in fatto di rifiuti e cattivi odori
che fuoriescono dalle finestre delle cucine aperte... È il regolamento, porco di un cane, varrà anche per la pescheria, no!
Una sera che il Carlo ritornò a casa presto, si
mise d’accordo con il Lüis. «Verso le otto scendiamo e andiamo a verificare. Perché la cosa, signor
Luigi, è strana. Alle sette immediatamente dopo
che la pescheria chiude, di puzza non se ne sente
proprio, ma poi...».
L’aria quella sera era tiepida. Quasi quasi pareva d’essere a fine primavera. Il Carlo aprì la finestra della cucina per far uscire quella puzza di
cavolfiore fritto che aveva impregnato anche i vestiti. Saranno state le otto e mezza e in casa avevano appena terminato di cenare.
Sentì un rumore nella corte. Un auto. A
quest’ora, ma chi può essere? Era uno dei furgoncini della pescheria. Il Carlo si sporse dalla finestra. Oporcocane! Ma quello lì è il Mark, lo Schaeppi, il proprietario della pescheria.
Non ci volle molto a capire che stava aprendo
il retro del furgoncino e... Oporcocane!, esclamò,
questa volta quasi ad alta voce, il Carlo. Prende
delle cassette piene e le getta nei cassonetti.
Venti minuti dopo, quando il furgoncino dello Schaeppi se n’era andato, il Carlo e il Lüis erano al centro della corte pronti per la missione.
Anche se ormai la cosa era chiara! Tirarono su col
naso e... Non c’era dubbio. La puzza di pesce era
delle peggiori. E dentro i cassonetti c’erano tre o
quattro cassette mezze piene di... Boh, parrebbe
insalata di pesce, dissero i due investigatori. Ma
anche quelle cose che si offrono negli aperitivi, in
quelle cene..., mah, di rappresentanza o come
cavolo si dice.
Che fare? La storia della puzza andava avanti
da troppo tempo. Ogni tanto - due tre volte al mese, in serata e sino al mattino presto quando passava il camion della spazzatura - la corte della casa era inavvicinabile. Possibile che anche gli impiegati della nettezza urbana non s’accorgessero
di nulla?! Eppure!
Il Lüis e il Carlo avevano deciso di attendere.
Ma cosa? Ogni tanto spiavano le mosse dello
Schaeppi. Era sempre, ma proprio sempre lui, il
titolare della pescheria, ad arrivare col furgoncino e a gettare nei cassonetti quel pesce puzzolente. A volte arrivava anche alle undici, a mezzanotte.
Glielo diciamo o no? Quando il Lüis e il Carlo
s’erano quasi decisi di affrontare il Mark Schaeppi, al Lüis si accese una lampadina. E avvenne
immediatamente dopo l’incontro per strada con
un medico del pronto soccorso, un vecchio amico di sua figlia Giulia, tale Mombelli. Un incontro
di cui non parlò al Carlo, ma al quale però disse:
Quando passava il camion
della spazzatura, la corte
della casa era inavvicinabile
«Forse ho capito! Per carità, è solo un sospetto,
ma fondato. Sa come si dice?!, tre indizi fanno
una prova».
«E lei quanti ne ha?», chiese il Carlo.
«Diciamo mezzo. Per ora. Mi dia qualche
giorno».
Il Piero Savoca era un frontaliere impiegato
nella pescheria dello Schaeppi. Un lavoratore serio, come d’altra parte il suo datore di lavoro. Uno
svizzero tedesco che arrivava prima degli altri e
se ne andava dopo tutti. Anche per questo i sospetti del Lüis andavano ben verificati. E il Piero
Savoca avrebbe potuto dargli una mano.
Una sera più fredda del solito e un po’ nebbiosa, mentre il Piero stava pulendo il retro della
pescheria per la chiusura, il Lüis scese.
«Ciao Piero, senti, toglimi una curiosità. Ma
la Franca Colombini, sai quella bella signora...».
«Ma sì, la signora Franca, certo che la conosco».
«Ecco, ma..., scusa se te lo chiedo, oltre ad essere una vostra cliente, non è che per caso....».
«Eh, signor Luigi, se ne è accorto anche lei!
Ma sì, credo..., anzi sono certo, ha una relazione
col signor Shaeppi».
Ed ecco completato il primo indizio. La Colombini sta con lo Schaeppi. Tutti e due liberi
sentimentalmente. Che c’è di male? Nulla, se non
fosse che..., si diceva e ridiceva in testa il Lüis sapendo già dove andare a parare. O meglio: sapendo dove trovare il secondo indizio.
«Senti Guido, posso farti una domanda?», fece il Lüis dopo aver atteso un’oretta fuori dal
pronto soccorso. Sapeva che il dottor Mombelli
sarebbe uscito per la pausa caffè di metà mattinata.
«L’altro giorno mi hai detto che sono alcuni
mesi che ogni tanto arriva da voi gente con... intossicazioni alimentari, si dice così no?».
«Certo, ma non abbiamo avuto modo sino ad
ora di verificare..., di capire se ci sono cause comuni».
«Sapresti dirmi le date in cui..., gli ultimi casi
eh, non tutti, le date in cui questa gente è venuta
da voi?».
Un po’ malvolentieri, ma nemmeno troppo,
dopo un giorno il dottor Mombelli diede le date
al Lüis. Si trattava dell’ultimo mese. Tre giorni. Il
Vosti non ci mise molto a verificare. Al bar di
fronte a casa trovò i vecchi quotidiani che cercava. Sfogliò e...
Ecco il secondo indizio.
C’era un tempaccio la sera che il Carlo, quasi
un mese dopo la prima scoperta del furgoncino
dello Schaeppi, stava rientrando a casa. Il Lüis lo
bloccò. Fecero mente locale e riuscirono a ricostruire le date in cui, nell’ultimo mese, avevano
visto lo Schaeppi scaricare cassette. Le date collimavano. Ecco il terzo indizio e di lì a poco, tempo
qualche settimana, i giornali raccontarono... il
primo, il secondo e il terzo indizio. Tutti uniti in
una storia di malcostume politico.
“Nella mattinata di ieri il procuratore generale ha fatto un blitz negli uffici del Municipio. Interrogata, con altri impiegati (soprattutto della nettezza urbana) la responsabile del dicastero Cultura, Franca Colombini. Il Ministero pubblico ha
aperto un’inchiesta (si parla di amministrazione
infedele e infedeltà nella gestione pubblica) dopo
aver ricevuto una lettera anonima. Per anni il catering di tutte le manifestazioni culturali del Comune è stato affidato, senza alcun concorso (nonostante i costi superassero i limiti consentiti) alle
ditte di Mark Schaeppi, titolare tra l’altro di una
pescheria in centro. La magistratura ha sequestrato anche della documentazione al pronto soccorso
cittadino”.