FISCAL COMPACT MES-ESM

MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA’ (MES-ESM)
Il MES è un trattato che istituisce un’organizzazione finanziaria che influisce pesantemente
sulle nostre sorti economiche. MES sta in italiano per meccanismo europeo di stabilità,
altrimenti conosciuto nel resto d’Europa come ESM (European stability meccanism). Per usare
una sola parola può essere definito un fondo. Ma non di solidarietà, bensì un “fondo di guerra”.
Il MES è partito con un capitale di circa 700 miliardi di Euro, suddiviso in quote tra i vari paesi
membri che vi aderiscono (17 tra i quali anche l’Italia). La quota di contribuzione a questi 700
miliardi di Euro italiana è del 17,9%: quindi 125 miliardi di Euro. Anche se inizialmente siamo
costretti a corrisponderne solo una parte. L'anticipo totale da parte di tutti gli stati membri è di
80 miliardi. Per l'Italia quasi 15 miliardi: circa 3 miliardi all’anno per 5 anni.
Come funziona?
Nel caso in cui un paese membro abbia necessità di essere salvato e quindi abbia bisogno dei
soldi del MES, entra in gioco la Troika: Commissione Europea, BCE e FMI. Viene approvano
un memorandum d’intesa (concediamo i soldi a patto che…) nel quale sono contenute le basi
per la cessione della sovranità di alcuni asset strategici del Paese richiedente (strade, ferrovie,
acqua, ecc…). Inoltre, viene ceduto il controllo delle politiche economiche del Paese
richiedente, dando di fatto in pasto al MES anche la possibile soluzione del problema.
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FISCAL COMPACT
MES-ESM
Com’è strutturato?
Il fondo è gestito dal Consiglio dei governatori formato dai ministri finanziari dell'area euro, da
un Consiglio di amministrazione (nominato dal Consiglio dei governatori) e da un direttore
generale, con diritto di voto, nonché dal commissario UE agli Affari economico-monetari e dal
presidente della BCE nel ruolo di osservatori. L'operato del MES, i suoi beni e patrimoni
ovunque si trovino e chiunque li detenga, godono dell'immunità da ogni forma di processo
giudiziario. Inoltre, tutti i membri del personale sono immuni a procedimenti legali in relazione
ad atti da essi compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni e godono dell'inviolabilità nei
confronti dei loro atti e documenti ufficiali.
Chi l’ha firmato in Italia?
12/07/2012: Approvata dal Senato della Repubblica (216 sì, 21 astenuti e 24 no)
19/07/2012: Approvata dalla Camera dei deputati (368 sì, 65 astenuti e 65 no)
23/07/2012: Promulgata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
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Aggiornato al 30 settembre 2014 / Sito UE
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FISCAL COMPACT
Il Fiscal Compact è formalmente un accordo europeo che prevede una serie di norme comuni e
vincoli di natura economica che hanno come obbiettivo il contenimento del debito pubblico
nazionale di ciascun paese. E’ un trattato per stabilire norme e vincoli validi per tutti i paesi
firmatari e interviene in particolare sulla politica fiscale dei singoli paesi. Sia simbolicamente sia
materialmente, comporta la cessione di una fetta della propria sovranità economica di ogni
paese a un ente sovranazionale, l’Unione Europea. I sui predecessori più importanti furono il
Trattato di Maastricht, entrato in vigore l’1 novembre 1993, e il Patto di stabilità e crescita,
sottoscritto nel 1997. Nel Trattato di Maastricht, fra le altre cose, erano contenuti i cinque criteri
che ciascun paese avrebbe dovuto soddisfare per adottare l’euro, fra cui un rapporto fra deficit
(cioè il disavanzo annuale di uno stato) e il prodotto interno lordo (PIL) non superiore al 3
per cento e un rapporto fra debito complessivo e PIL non superiore al 60 per cento. Nel
Patto del 1997 l’Unione si dotò invece degli strumenti per inviare avvertimenti e applicare
sanzioni agli Stati che non avessero rispettato i vincoli imposti nel 1993.
Chi l’ha firmato?
Il Fiscal Compact è stato firmato da tutti i 17 paesi che all’epoca facevano parte dell’eurozona
(dall’1 gennaio 2014 si è aggiunta la Lettonia, che lo aveva già firmato), che cioè dispongono
dell’euro come moneta corrente, cioè Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia,
Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia,
Slovenia, Spagna. È stato anche firmato da 7 altri membri dell’Unione Europea non appartenenti
all’eurozona, cioè Bulgaria, Danimarca, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania, Svezia. Non è
stato firmato da Gran Bretagna e Repubblica Ceca.
Chi l’ha firmato in Italia?
12/07/2012: Approvata dal Senato della Repubblica (216 sì, 21 astenuti e 24 no)
19/07/2012: Approvata dalla Camera dei deputati (368 sì, 65 astenuti e 65 no)
23/07/2012: Promulgata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Alcune dichiarazioni anacronistiche
Stefano Fassina, ex viceministro all’Economia e responsabile economico del Partito
Democratico nel momento in cui il PD votava sì al Fiscal Compact: “E’ stato un errore”.
Ex presidente del Consiglio Enrico Letta, sempre del PD: “Così com’è sarebbe terribile per
l’Italia”.
Silvio Berlusconi, all’epoca leader del PdL, che voto sì al Fiscal Compact: “Esprime in sé tutte
le idee di una politica imposta all’Europa da una Germania egemone”.
Cosa prevede?
Fra le molte cose contenute nel trattato, le più importanti sono quattro:
- l’inserimento del pareggio di bilancio (cioè un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite) di
ciascuno Stato in “disposizioni vincolanti e di natura permanente – preferibilmente
costituzionale” (in Italia è stato inserito nella Costituzione con una modifica all’articolo 81
approvata nell’aprile del 2012);
- il vincolo dello 0,5 di deficit “strutturale” – quindi non legato a emergenze – rispetto al PIL;
- l’obbligo di mantenere al massimo al 3 per cento il rapporto tra deficit e PIL, già previsto da
Maastricht;
- per i paesi con un rapporto tra debito e PIL superiore al 60 per cento previsto da Maastricht,
l’obbligo di ridurre il rapporto di almeno 1/20esimo all’anno, per raggiungere quel rapporto
considerato “sano” del 60 per cento. In Italia il debito pubblico ha sforato i 2000 miliardi di
euro, intorno al 134 per cento del PIL. Per i paesi che sono appena rientrati sotto la soglia del
3 per cento nel rapporto tra deficit e PIL, come l’Italia, i controlli su questo vincolo inizieranno
nel 2016.
Le critiche
Una delle norme più criticate è stata il vincolo del 3 per cento, ritenuto da alcuni troppo basso per
permettere allo Stato di indebitarsi per tagliare le tasse o finanziare investimenti e attività in
favore della crescita. Ma la norma più contestata in assoluto è quella che prevede la riduzione
del rapporto fra debito e PIL di 1/20esimo all’anno. L’Italia, da questo punto di vista, rischia
concretamente di dover attuare pesanti misure dai 40 ai 50 miliardi di euro all’anno, in quanto il
suo debito continua ad aumentare mentre il PIL, nonostante i proclami dei vari governi, è in
costante diminuzione.
Un grafico fa luce sulla questione: http://graphics.thomsonreuters.com/14/03/ITINFLDBT.html
I NUMERI DEL FISCAL COMPACT
Un possibile scenario (anche se il Fiscal Compact entrerà in funzione nel 2016)
Anno: 2013
Debito: 2.067.500 milioni di euro
PIL: 1.559.200 milioni di euro
% sul PIL: 132,60%
Riduzione imposta dal Fiscal Compact: 1/20 all’anno
% sul PIL da ridurre: 6,63%
% sul PIL da raggiungere: 125,97%
In questa ipotesi sul 2013, per rientrare nel coefficiente imposto dal Fiscal Compact
(mantenendo il PIL invariato, quindi una crescita a zero, dunque un’ipotesi ottimistica visti gli
ultimi risultati) dovremmo ridurre il debito a: 1.964.124 milioni di Euro.
Questo vorrebbe dire effettuare tagli per (2.067.500-1.964.124): 103.376 milioni di euro.
Il calcolo del Debito sul PIL (def/pil):
Poniamo X = def/pil
Debito Pubblico : X = PIL : 100
X = (Debito Pubblico * 100) : PIL
Una possibile visione sul 2016:
Prediamo ora le previsioni del PIL sul 2014 dell’Istat, considerando che è la più rosea delle
aspettative dato che già le previsioni sul 2014 sono scorrette.
PIL sul 2014: +0,6%
PIL sul 2015: +1%
PIL sul 2016: +1,4%
Ora poniamo il nuovo calcolo, con una previsione di crescita del PIL complessiva del 3% sul
2016 (ricordando che la stima è oltre l’ottimistico).
Previsione PIL 2016:
PIL 2013 + 3%, vale a dire 1.559.200 + 46.776. Quindi 1.605.976 milioni di euro.
Ora possiamo fare il calcolo per capire quanto si dovrà ridurre esattamente il nostro debito per
andare incontro alle politiche imposte dal Fiscal Compact (X = Debito Pubblico).
X : 125,97 = 1.605.976 : 100
X = (PIL * 125,97) : 100
Il nostro debito pubblico dovrebbe essere quindi: 2.023.047 milioni di euro
Questo vorrebbe dire effettuare tagli per (2.067.500 – 2.023.047): 44.453 milioni di euro, nella
previsione più ottimistica.