Scarica il File - Ordine degli ingegneri della provincia di Siena

“Le frane da crollo nel senese:
aspetti geologici ed ingegneristici. “
25 settembre 2014
Tipologia degli interventi di messa in sicurezza provvisoria e definitiva del
terreno in dissesto – cantierizzazione e problemi operativi
Ing. Nicola Croce
Studio Croce Srl dott. ing. Nicola Croce Via Carducci, 47 56017 Ghezzano (PI) tel. 050/878716
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Riferimenti normativi
Stabilità dei pendii naturali
- D.M. 14 gennaio 2008 (NTC 2008) e Circolare esplicativa
n. 617 del 02 febbraio 2009
- D.M. 11 marzo 1988 e Circolare LL. PP. 24 settembre 1988
Opere di materiali sciolti e fronti di scavo
- D.M. 14 gennaio 2008 (NTC 2008) e Circolare esplicativa
n. 617 del 02 fbbraio 2009
- D.M. 11 marzo 1988 e Circolare LL. PP. 24 settembre 1988
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D.M. 14 gennaio 2008 (NTC 2008) e Circolare esplicativa n. 617
del 02 febbraio 2009
Paragrafo 6.3 – Stabilità dei pendii naturali
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6.3.1 -> Prescrizioni generali
6.3.2 e C6.3.2 -> Modellazione geologica del pendio
6.3.3 e C6.3.3 -> Modellazione geotecnica del pendio
6.3.4 e C6.3.4 -> Verifiche di sicurezza
6.3.5 e C6.3.5 -> Interventi di stabilizzazione
6.3.6 -> Controlli di monitoraggio
Paragrafo 6.8 – Opere di materiali sciolti e fronti di scavo
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6.8.1 e C6.8.1 -> Criteri generali di progetto
6.8.2 -> Verifiche di sicurezza (SLU)
6.8.3 -> Verifiche in condizioni di esercizio (SLE)
6.8.4 -> Aspetti costruttivi
6.8.5 -> Controlli e monitoraggio
6.8.6 -> Fronti di scavo
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6.3.1 - Prescrizioni generali
Lo studio della stabilità dei pendii naturali richiede:
– osservazioni e rilievi di superficie
– raccolta di notizie storiche sull’evoluzione dello stato del pendio e su eventuali danni
subiti dalle strutture o infrastrutture esistenti
– la constatazione di movimenti eventualmente in atto e dei loro caratteri geometrici e
cinematici
– la raccolta dei dati sulle precipitazioni meteoriche, sui caratteri idrogeologici della zona
e sui precedenti interventi di consolidamento.
– Le verifiche di sicurezza, anche in relazione alle opere da eseguire, devono essere
basate su dati acquisiti con specifiche indagini geotecniche.
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6.3.2 – Modellazione geologica del pendio
Lo studio geologico deve precisare l’origine e la natura deiterreni e delle
rocce, il loro assetto stratigrafico e tettonico-strutturale, i caratteri ed i
fenomeni geomorfologici e la loro prevedibile evoluzione nel tempo, lo
schema della circolazione idrica nel sottosuolo. Le tecniche di studio, i rilievi
e le indagini sono commisurati all’estensione dell’area, alle finalità
progettuali e alle peculiarità dello scenario territoriale ed ambientale in cui
si opera.
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6.3.3 – Modellazione geotecnica del pendio
Sulla base dell’inquadramento geomorfologico ed evolutivo del versante,
devono essere programmate specifiche indagini per la caratterizzazione
geotecnica dei terreni e delle rocce, finalizzate alla definizione del modello
geotecnico finalizzate alla definizione del modello geotecnico sulla base del
quale effettuare lo studio delle condizioni di stabilità nonché al progetto di
eventuali interventi di stabilizzazione.
Le indagini devono effettuarsi secondo i seguenti criteri:
la superficie del pendio deve essere definita attraverso un rilievo plano
altimetrico in scala adeguata ed esteso ad una zona sufficientemente ampia
a monte e valle del pendio stesso.
Lo studio geotecnico deve definire la successione stratigrafica e le
caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni e delle rocce, l’entità e la
distribuzione delle pressioni interstiziali nel terreno e nelle discontinuità,
degli eventuali spostamenti plano-altimetrici di punti in superficie e in
profondità.
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6.3.3 – Modellazione geotecnica del pendio
La scelta delle tipologie di indagine e misura, dell’ubicazione del numero di
verticali da esplorare, della posizione e del numero dei campioni di terreno
da prelevare e sottoporre a disponibilità di informazioni provenienti da
precedenti indagini prove di laboratorio dipende dall’estensione dell’area,
dalla disponibilità di informazioni provenienti da precedenti indagini e dalla
complessità delle condizioni idrogeologiche e stratigrafiche del sito in
esame.
Il numero minimo di verticali di indagine e misura deve essere tale da
permettere una descrizione accurata della successione stratigrafica dei
terreni interessati da cinematismi di collasso effettivi e potenziali e, in caso
di pendii in frana, deve consentire di accertare forma e posizione della
superficie o delle superfici di scorrimento esistenti e definire i caratteri
cinematici della frana.
La profondità e l’estensione delle indagini devono essere fissate in relazione
alle caratteristiche geometriche del pendio, ai risultati dei rilievi di
superficie nonché alla più probabile posizione della eventuale superficie di
scorrimento.
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6.3.3 – Modellazione geotecnica del pendio
Tutti gli elementi raccolti devono permettere la definizione di un modello
geotecnico di sottosuolo (vedi § 6.2.2) che tenga conto della complessità
della situazione stratigrafica e geotecnica, della presenza di discontinuità e
dell’evidenza di movimenti pregressi e al quale fare riferimento per le
verifiche di stabilità e per il progetto degli eventuali interventi di
stabilizzazione.
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6.3.4 – Verifiche di sicurezza
Le verifiche di sicurezza devono essere effettuate con metodi che tengano
conto della forma e posizione della superficie di scorrimento, dell’assetto
strutturale, dei parametri geotecnici e del regime delle pressioni interstiziali.
Nel caso di pendii in frana le verifiche di sicurezza devono essere eseguite
lungo le superfici di scorrimento che meglio approssimano quella/e
riconosciuta/e con le indagini.
Negli altri casi, la verifica di sicurezza deve essere eseguita lungo superfici di
scorrimento cinematicamente possibili, in numero sufficiente per ricercare
la superficie critica alla quale corrisponde il grado di sicurezza più basso.
Quando sussistano condizioni tali da non consentire una agevole
valutazione delle pressioni interstiziali, le verifiche di sicurezza devono
essere eseguite assumendo le condizioni più sfavorevoli che
ragionevolmente si possono prevedere.
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6.3.4 – Verifiche di sicurezza
Tutti gli elementi raccolti devono permettere la definizione di un modello
geotecnico di sottosuolo (vedi § 6.2.2) che tenga conto della complessità
della situazione stratigrafica e geotecnica, della presenza di discontinuità e
dell’evidenza di movimenti pregressi e al quale fare riferimento per le
verifiche di stabilità e per il progetto degli eventuali interventi di
stabilizzazione.
Il livello di sicurezza è espresso, in generale, come rapporto tra resistenza al
taglio disponibile, presa con il suo valore caratteristico, e sforzo di taglio
mobilitato lungo la superficie di scorrimento effettiva o potenziale.
Il grado di sicurezza ritenuto accettabile dal progettista deve essere
giustificato sulla base del livello di conoscenze raggiunto, dell’affidabilità dei
dati disponibili e del modello di calcolo adottato in relazione alla
complessità geologica e geotecnica, nonché sulla base delle conseguenze
un’eventuale frana (γR2).
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6.3.5 – Interventi di stabilizzazione
La scelta delle più idonee tipologie degli interventi di stabilizzazione deve
essere effettuata solo dopo aver individuato le cause promotrici della frana
e dipende, oltre che da queste, da forma e posizione della superficie di
scorrimento.
La valutazione dell’incremento di sicurezza indotto dagli interventi di
stabilizzazione lungo la superficie di scorrimento critica deve essere
accompagnata da valutazioni del grado di sicurezza lungo superfici di
scorrimento alternative a quella critica.
Il progetto degli interventi di stabilizzazione deve comprendere la
descrizione completa dell’intervento, l’influenza delle modalità costruttive
sulle condizioni di stabilità, il piano di monitoraggio e un significativo piano
di gestione e controllo nel tempo della funzionalità e dell’efficacia dei
provvedimenti adottati. In ogni caso devono essere definiti l’entità del
miglioramento delle condizioni di sicurezza del pendio e i criteri per
verificarne il raggiungimento.
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6.3.6 – Controlli e monitoraggio
Il monitoraggio di un pendio o di una frana interessa le diverse fasi che
vanno dallo studio al progetto, alla realizzazione e gestione delle opere di
stabilizzazione e al controllo della loro funzionalità e durabilità.
Esso è riferito principalmente agli spostamenti di punti significativi del
pendio, in superficie e/o in profondità, al controllo di eventuali manufatti
presenti e alla misura delle pressioni interstiziali, da effettuare con
periodicità e durata tali da consentire di definirne le variazioni periodiche e
stagionali.
Il controllo dell’efficacia degli interventi di stabilizzazione deve comprendere
la definizione delle soglie di attenzione e di allarme e dei provvedimenti da
assumere in caso del relativo superamento.
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6.8.1 e C6.8.1 - Criteri generali di progetto
Il progetto di un manufatto di materiali sciolti deve tenere conto dei requisiti
prestazionali richiesti e delle caratteristiche dei terreni di fondazione. Esso
deve comprendere la scelta dei materiali da costruzione e la loro modalità di
posa in opera.
I criteri per la scelta dei materiali da costruzione devono essere definiti in
relazione alle funzioni dell’opera, tenendo presenti i problemi di selezione,
coltivazione delle cave, trasporto, trattamento e posa in opera, nel rispetto
dei vincoli imposti dalla vigente legislazione.
Nel progetto devono essere indicate le prescrizioni relative alla
qualificazionedei materiali e alla posa in opera precisando tempi e
modalità di costruzione, in particolare lo spessore massimo degli strati in
funzione dei materiali.
Sono altresì da precisare i controlli da eseguire durante la
costruzione e i limiti di accettabilità dei materiali, del grado di
compattazione da raggiungere e della deformabilità degli strati.
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6.8.2 – Verifiche di sicurezza (SLU)
Deve risultare rispettata la condizione (6.2.1), verificando che non si raggiunga una condizione di SLU con i valori di prog
etto
Le verifiche devono essere effettuate secondo:
Approccio 1, Combinazione 2: (A2+M2+R2)
tenendo conto dei valori dei CP riportati nelle Tab. 6.2.I, 6.2.II e 6.8.I.
•
Differenziazione degli stati limite ultimi SLU
Nelle verifiche agli stati limite ultimi si distinguono:
•
- lo stato limite di equilibrio come corpo rigido: EQU
•
- lo stato limite di resistenza della struttura compresi gli elementi di fondazione: STR
•
- lo stato limite di resistenza del terreno: GEO
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In viola da non usare
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6.8.2 – Verifiche di sicurezza (SLU)
La stabilità globale dell’insieme manufatto-terreno di fondazione deve essere
studiata nelle condizioni corrispondenti alle diverse fasi costruttive, al
termine della costruzione e in esercizio. Le verifiche locali devono essere
estese agli elementi artificiali di rinforzo, eventualmente presenti all’interno
ed alla base del manufatto, con riferimento anche ai problemi di durabilità.
Nel caso di manufatti su pendii si deve esaminare l’influenza dell’opera in
terra sulle condizioni generali di sicurezza del pendio, anche in relazione alle
variazioni indotte nel regime idraulico del sottosuolo.
Se l’opera ha funzioni di ritenuta idraulica lo SLU è da verificarsi con
riferimento alla stabilità dei paramenti, in tutte le possibili condizioni di
e
sercizio. Si deve porre particolare attenzione alle problematiche relative al sif
onamento ed all’erosione, in relazione alle caratteristiche dei terreni di fonda
zione dei materiali con i quali è realizzata l’opera, tenendo conto di quanto in
dicato al § 6.2.3.2.
I livelli di sicurezza prescelti devono essere giustificati in relazione alle conseg
uenze del raggiungimento dello SLU.
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6.8.3 – Verifiche in condizioni di esercizio (SLE)
Si deve verificare che i cedimenti del manufatto, dovuti alla deformazione de
i terreni di fondazione e dell’opera, siano compatibili con la sua funzionalità.
Specifiche analisi devono inoltre essere sviluppate per valutare l’influenza
del manufatto sulla sicurezza e funzionalità delle costruzioni in adiacenza e
per individuare gli eventuali interventi per limitarne gli effetti sfavorevoli.
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6.8.4 – Aspetti costruttivi
I materiali costituenti il manufatto devono essere posti in opera in strati con
metodologie idonee a garantire il raggiungimento delle proprietà fisiche
e meccaniche richieste in progetto.
Le caratteristiche dei componenti artificiali, quali i materiali geosintetici,
devono essere specificate e certificate in conformità alle relative norme
europee armonizzate e verificate sulla base di risultati di prove sperimentali
da eseguire nelle fasi di accettazione e di verifica delle prestazioni attese.
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6.8.5 – Controlli e monitoraggio
Con il monitoraggio si deve accertare che i valori delle grandezze misurate,
quali ad esempio spostamenti e pressioni interstiziali, siano compatibili con i
requisiti di sicurezza e funzionalità del manufatto e di quelli contigui.
Durante la costruzione devono essere eseguite prove di controllo del grado
di addensamento, dell’umidità e della deformabilità degli strati posti in
opera.
Il tipo ed il numero di controlli devono essere convenientemente fissati in
relazione alla importanza dell’opera ed alle caratteristiche geotecniche
dell’area, in modo da assicurare un congruo numero di misure significative.
Per opere di modesta importanza, che non comportino pericoli per le
persone o apprezzabili danni alle cose, il monitoraggio può essere ridotto a
documentate ispezioni visive.
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Aspetti innovativi di EC7 (EN 1997-1) recepiti dalle NTC
Definizione ‘affidabilistica’ di sicurezza e prestazioni
• Stati Limite differenziati (SLU / SLE)
• Molteplici approcci progettuali (DA 1.2.3.in EC7) associati agli SLU
(DA1.C1- DA1.C2/DA2.C in NTC)
• Classificazione SLU (EQU, STR, GEO, HYD, UPL)
• Coefficienti parziali = f(azioni, parametri, stati limite, etc.)
• Parametri geotecnici caratteristici / di progetto
• Affidabilità analisi → crescente con l’estensione delle indagini
⇓
Nessuno di questi concetti è contenuto o quantificato nell’ambito della
Normativa precedente (D.M. 11.03.1988 e s.m.i.)
Aspetti di EC7 (EN 1997-1) non recepiti dalle NTC
Attività conoscitive delle caratteristiche geologiche dei siti di interesse
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Aspetti innovativi delle NTC sulla progettazione sismica
Azioni sismiche
• Coefficienti sulle azioni ψF=1 , coefficienti di combinazione ψ2 ridotti
• Azioni di riferimento differenziate per verifiche SLU(SLV) e SLE (SLD)
• Accelerazioni massime attese in termini probabilistici -> analisi pseudostatiche
• Accelerogrammi registrati (§3.2.3.6: non artificiali) -> analisi dinamiche
• Spettri di risposta di sito significativi solo per il calcolo delle azioni inerziali sulle
strutture in elevazione -> trasmissione in fondazione
Metodi di analisi
• SLU e coefficienti parziali su parametri e resistenze identici a quelli della analisi
statiche
• Introduzione dei concetti di interazione ‘cinematica’ ed ‘inerziale’ nel progetto
delle fondazioni
• Per gli altri sistemi geotecnici, adozione dei metodi pseudostatici tradizionali con
coefficienti riduttivi (a, ß) in grado di tener conto di duttilità e deformabilità
• Apertura ad analisi dinamiche scegliendo preventivamente gli input sismici
rappresentativi ed in presenza di caratterizzazione geotecnica adeguata
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Definizioni
•
•
Stati Limite Ultimi (SLU): associati al valore estremo della capacità portante o ad altre forme di cedimento strutturale che
possono mettere in pericolo la sicurezza delle persone. Alcuni esempi delle cause che possono condurre agli SLU sono: a)
perdita di stabilità di parte o dell'insieme della struttura; b) rottura di sezioni critiche della struttura; c) trasformazione della
struttura in un meccanismo; d) instabilità in seguito a deformazione eccessiva; e) deterioramento in seguito a fatica; f)
deformazioni di fluage o fessurazioni, che producono un cambiamento di geometria tale da richiedere la sostituzione della
struttura. Il superamento di uno stato limite ultimo ha carattere irreversibile e si definisce collasso. Nei confronti delle azioni
sismiche (SLU dinamici) gli stati limite ultimi si suddividono in (D.M. 14.01.2008):
– Stato limite di salvaguardia della vita (SLV): a seguito del terremoto, la costruzione subisce rotture e crolli dei
componenti non strutturali ed impiantistici e significativi danni dei componenti strutturali cui si associa una perdita
significativa di rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali; la costruzione conserva invece una parte della resistenza
e rigidezza per azioni verticali e un margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni sismiche orizzontali.
– Stato limite di prevenzione del collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione subisce gravi danni e crolli dei
componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto gravi dei componenti strutturali; la costruzione conserva
ancora un margine di sicurezza per azioni verticali ed un esiguo margine di sicurezza nei confronti del collasso per
azioni orizzontali.
Stati Limite di Esercizio (SLE): sono stati oltre i quali non risultano più soddisfatti i requisiti di esercizio prescritti. Il
superamento di uno stato limite di esercizio può avere carattere reversibile o irreversibile: nel primo caso i danni o le
deformazioni sono reversibili e cessano non appena sia eliminata la causa che ha portato al superamento dello SLE; nel
secondo caso si manifestano danneggiamenti o deformazioni permanenti inaccettabili e ineliminabili per mezzo della
soppressione della causa che le ha generate. Nei confronti delle azioni sismiche (SLE dinamici), gli stati limite di esercizio si
suddividono in (D.M. 14.01.2008):
– Stato Limite di operatività (SLO): a seguito del terremoto, la costruzione nel suo complesso (includendo elementi
strutturali, elementi non strutturali, ecc.) non deve subire danni ed interruzioni d'uso significativi;
– Stato limite di danno (SLD): a seguito del terremoto, la costruzione nel suo complesso (includendo elementi
strutturali, elementi non strutturali, apparecchiature rilevanti, ecc.) subisce danni tali da non mettere a rischio gli
utenti e da non compromettere significativamente la capacità di resistenza e di rigidità nei confronti delle azioni
verticali ed orizzontali, mantenendosi immediatamente utilizzabile pur nell'interruzione d'uso di parte delle
apparecchiature.
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Le frane da crollo – Filosofie d’intervento
Nelle frane da crollo le opere che vengono realizzate hanno generalmente una vita di progetto più breve rispetto alla vita di
progetto di opere analoghe realizzate in altri ambiti di frana. Ciò è dovuto essenzialmente a questioni legate al costo e
beneficio dell’opera.
GENERALMENTE IN QUESTI CASI SI INTERVIENE CERCANDO DI PROLUNGARE LA VITA DELL’OPERA MANTENENDO UN ELEVATO
COEFFICIENTE DI SICUREZZA BASATO ANCHE SU UN MONITORAGGIO IN GRADO DI EVIDENZIARE CON SUFFICIENTE LASSO
DI TEMPO L’EVENTUALE COLLASSO DELL’OPERA
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Le frane da crollo
EFFETTI DELLE ACQUE METEORICHE SUI VERSANTI
MODELLAZIONE TRASPORTO SOLIDO E STIMA FENOMENI EROSIVI
In questo capitolo vengono valutati gli effetti dei fenomeni erosivi dovuti al solo ruscellamento delle acque
superficiali sui versanti, tralasciando l’importante influenza del deflusso sotterraneo e i convogliamenti
superficiali quali mancanza di cordoli sulle strade, deflussi concentrati perdite fognarie ecc..
Le simulazioni sono state effettuate con il software bi-dimensionale FLO-2Dpro Ver. 2013, che integra le
equazioni di De Saint-Venant del trasporto solido in 2D a partire da un noto evento di pioggia a carattere di
scroscio di breve durata.
E’ un programma certificato: “It is approved for FEMA FIS studies” : Federal Emergency Management Agency (U.S.A.)
FLO-2D è un modello che distribuisce un idrogramma di piena sul territorio, schematizzato con un sistema a
griglia suddiviso in elementi (celle) volume, applicando la conservazione del volume. Si tratta di un prezioso
strumento per delineare i rischi di alluvione, che regolano la progettazione volta alla mitigazione delle
inondazioni o la zonizzazione dei terreni inondati. Il modello permette di simulare piene di fiumi e il deflusso
overbank, ma può anche essere utilizzato su problemi non convenzionali, come le inondazioni non confinate,
flussi alluvionali più complessi per topografia e rugosità e flussi di fango o di detriti e inondazioni urbane. Nelle
simulazioni possono essere incluse piogge e le infiltrazioni, argini, strutture idrauliche, strade, flussi di sedimenti
e gli effetti di edifici o di altra ostruzione. FLO-2D simula, in particolare, il deflusso overland utilizzando i file di
dati che sono stati sviluppati da un modello digitale del terreno sottoforma di mappa digitalizzata. In particolare
il modello FLO-2D include il preprocessore GDS, che partendo da una griglia a maglia regolare sovrapposta a un
sistema di punti (DTM del terreno) permette di generare un modello raster del terreno attraverso operazioni di
filtro e interpolazione del DTM stesso.
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Le frane da crollo
EFFETTI DELLE ACQUE METEORICHE SUI VERSANTI
I risultati di output delle elaborazioni del software FLO-2D consistono nelle grandezze idrauliche caratteristiche del moto tra cui il
battente, la portata e la massima velocità; tali grandezze sono caratterizzate da variabilità temporale e possono essere visualizzati
graficamente attraverso il post-processore MAPPER che è in grado di generare mappe a colori e file numerici molto dettagliati per
la descrizione del fenomeno alluvionale; consente inoltre di riprodurre le animazioni delle alluvioni e di generare le mappe di
rischio. Il software è dotato di una interfaccia utente grafica (GUI) allo scopo di aiutare l'utente nella preparazione e la modifica del
file di dati input.
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Evento pluviometrico
31 Dicembre 2009 – 11 Gennaio 2010
Evento pluviometrico intenso nel bacino del Fiume Tevere:
….Si costituisce una vasta area depressionaria al
suolo distesa sull’Europa continentale la cui parte
inferiore, su cui si innesta una successione di sistemi
frontali, agisce sul Mediterraneo, provoca
maltempo persistente, con precipitazioni diffuse ed
abbondanti, anche sul bacino dell’Alto Tevere
andando ad interessare anche la zona del Senese ed
il Comune di Asciano (SI)
Tevere a Pierantonio (PG)
Allagamenti
Tevere
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Modellazione evento pluviometrico
31 Dicembre 2009 – 11 Gennaio 2010
Scroscio del 1 gennaio 2010
Stazione di S.Giovanni d’Asso (SI)
INPUT Flo-2d
Terreno pressoché impermeabile data la natura argilloso-limosa e il quantitativo
di pioggia caduto nei giorni precedenti (> 30 mm) (AMC III – SCS CN)
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FLO-2D è un modello che distribuisce un idrogramma di
piena sul territorio, schematizzato con un sistema a griglia
suddiviso in elementi (celle) volume, applicando la
conservazione del volume. Si tratta di un prezioso
strumento per delineare i rischi di alluvione, che regolano la
progettazione volta alla mitigazione delle inondazioni o la
zonizzazione dei terreni inondati. Il modello permette di
simulare piene di fiumi e il deflusso overbank, ma può
anche essere utilizzato su problemi non convenzionali,
come le inondazioni non confinate, flussi alluvionali più
complessi per topografia e rugosità e flussi di fango o di
detriti e inondazioni urbane. Nelle simulazioni possono
essere incluse piogge e le infiltrazioni, argini, strutture
idrauliche, strade, flussi di sedimenti e gli effetti di edifici o
di altra ostruzione. FLO-2D simula, in particolare, il deflusso
overland utilizzando i file di dati che sono stati sviluppati da
un modello digitale del terreno sottoforma di mappa
digitalizzata. In particolare il modello FLO-2D include il
preprocessore GDS, che partendo da una griglia a maglia
regolare sovrapposta a un sistema di punti (DTM del
terreno) permette di generare un modello raster del
terreno attraverso operazioni di filtro e interpolazione del
DTM stesso.
I risultati di output delle elaborazioni del software FLO-2D consistono nelle
grandezze idrauliche caratteristiche del moto tra cui il battente, la portata
e la massima velocità; tali grandezze sono caratterizzate da variabilità
temporale e possono essere visualizzati graficamente attraverso il postprocessore MAPPER che è in grado di generare mappe a colori e file
numerici molto dettagliati per la descrizione del fenomeno alluvionale;
esso consente inoltre di riprodurre le animazioni delle alluvioni e di
generare le mappe di rischio. Il software è dotato di una interfaccia utente
grafica (GUI) allo scopo di aiutare l'utente nella preparazione e la modifica
del file di dati input.
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La modellistica idraulica effettuata da Flo-2D
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Il modello idrologico, FLO-2D consiste in una serie di componenti atti a processare il fenomeno dell’inondazione attraverso la
discretizzazione del territorio in un certo numero di piccole unità. Il Grid Developer System (GDS) genera un sistema a rete che
rappresenta la topografia con una serie di piccole celle. Il modello FLO-2D ha una serie di componenti per la rappresentazione della
pioggia, dei flussi canalizzati, il flusso overland, l’infiltrazione nel suolo, gli argini e altre caratteristiche fisiche. Il GDS e il processore
FLOENVIR sono usati per modificare gli attributi del sistema a griglia. PROFILI è un programma per modificare pendenza e sezione
forma dei canali.
I risultati delle simulazioni possono essere visualizzati graficamente in MAXPLOT, MAPPER e HYDROG.
FLO-2D è uno strumento efficace per delineare i rischi di alluvione o la progettazione di opere di mitigazione delle inondazioni. Il
modello può essere applicato per la risoluzione di diversi problemi secondo quanto illustrato nella Figura precedente.
L'accuratezza delle previsioni dovrebbero essere coerenti con la risoluzione della mappatura. La dimensione dell’unità elementare
della griglia generalmente varia da 25 piedi (8 m) a 500 ft (150 m), per la maggior parte dei progetti di inondazione.
Il flusso nei canali è modellato secondo una filosofia monodimensionale con il canale rappresentato da sezioni derivanti dalla
naturale geometria del terreno di forma rettangolare o trapezoidale. Il deflusso overland è invece modellato bidimensionalmente
sia come piano di flusso sia come flusso in più canali (rills e gullies). Il deflusso overbank avviene invece quando si raggiunge il
superamento della massima capacità del canale. Una opportuna routine di calcolo permette di determinare lo scambio di flusso con
il terreno circostante compreso il flusso di ritorno al canale. Analogamente, l'interfaccia di routine permette anche di calcolare il
flusso di scambio tra le strade e le aree overland all'interno di una griglia . Una volta che il flusso sovrasta il canale, esso si
disperderà ad altri elementi della rete a seconda delle caratteristiche di topografia, rugosità e ostruzioni. Per i progetti di
inondazione con esigenze specifiche, ci sono diverse componenti atte a modellare svariati fenomeni, quali il flusso di fango e di
detriti, il trasporto di sedimenti, l'evaporazione delle acque di superficie e altri.
La teoria del modello Flo-2D
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FLO-2D è un semplice modello di conservazione del volume. La simulazione bidimensionale si realizza attraverso una integrazione
numerica delle equazioni del moto e della conservazione del volume di liquido sia per inondazioni di acqua sia per quelle
riguardanti il flusso di sedimenti. Le equazioni che regolano i fenomeni fisici sono le seguenti:
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Il sistema di equazioni differenziali è risolto con il metodo delle differenze finite attraverso un algoritmo esplicito; questi
schemi numerici sono semplici da formulare, ma di solito sono limitati a piccoli timesteps da severi criteri di stabilità
numerica; lo schema delle differenze finite può comportare alti tempi computazionali in particolare quando vi sono
canali con sezioni molto variabile, bruschi cambiamenti di pendenza, ecc.
La soluzione nel modello FLO-2D è discretizzata all’interno della griglia uniforme di elementi, costituenti il campo di
esistenza. La procedura di calcolo del deflusso overland comporta la determinazione del flusso uscente in ciascuno dei
confini, nelle otto direzioni del flusso potenziale e inizia con una stima lineare del flusso lungo la verticale negli elementi
di confine della griglia.
In condizioni dinamiche, il termine di accelerazione locale è dato dalla differenza tra la velocità per una data direzione di
flusso, rispetto al suo valore al passo precedente; per esempio, relativamente al termine di accelerazione locale
(1/g*∂V/∂t), per il generico elemento di griglia 251 si ha:
Δ(Vt – Vt-1)251 ⁄(g*Δt)
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Analoghe considerazioni si possono fare per la determinazione del termine convettivo dell’accelerazione (Vx/g*∂V/∂x),
ammettendo che V2 è la velocità in direzione est e V4 è la velocità nella direzione ovest per il generico elemento di griglia
251:
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V2 *Δ(V2 – V4)251 ⁄(g * Δx)
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In sostanza, l’algoritmo solutore procede secondo i seguenti passi:
d xi +1 = d xi + d xi +1
Vengono determinati i valori medi geometrici, tra due elementi della griglia, di rugosità, pendenza e portata.
Il battente d, utilizzato per il calcolo della velocità attraverso un elemento di confine della griglia, per il passo temporale successivo
(i+1) è stimato dal passo precedente sulla base di una stima lineare (il battente medio tra due elementi).
La prima stima della velocità è determinata utilizzando l'equazione dell’onda diffusiva; l'unica variabile ignota dell’equazione
dell’onda diffusiva è la velocità.
La portata Q che fluisce lungo la zona di confine è calcolata moltiplicando la velocità per il valore della sezione di flusso. Il deflusso
overland viene corretto mediante un fattore riduzione della larghezza (WRFs).
Vengono sommati i valori di portata relativi agli otto elementi di bordo per il passo temporale (a monte e a valle degli elementi
channel):
∆Qxi +1 = Qn + Qs + Qw + Qe + Qne + Qnw + Qse + Qsw
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Dove ΔQx è dato dalla somma algebrica delle portate nelle 8 direzioni spaziali per il passo temporale Δt fra l’istante i e i+1.
∆ d xi +1 = ∆ Q xi +1 ⋅ ∆ t / Area
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Viene effettuato il controllo della stabilità numerica. Se uno dei criteri di stabilità è superato, il tempo di simulazione viene
reimpostato al valore precedente, viene ridotto l’incremento del tempo di calcolo, tutti i precedenti tempi computazionali vengono
scartati e la velocità di calcolo inizia nuovamente.
La simulazione progredisce fino a che le condizioni di stabilità non sono rispettate.
Per la gestione dell’output e generare le mappe dei battenti è stato utilizzato il post-processore MAPPER il quale permette di
redigere mappe relative a velocità, battenti e rischio, istante per istante, oltre che l’inviluppo delle stesse.
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Risultati – FLO2D simulazioni bacino
Istantanea della simulazione
Pioggia distribuita sul bacino
(Evento 01-01-2010)
Andamento deflussi
sul bacino
ai vari istanti
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Risultati – FLO2D
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Risultati – FLO2D
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Risultati – FLO2D
Mappa della Pericolosità idraulica FLO2D sulla base dei battenti e delle velocità ,
Modulabile in base ai criteri normativi (PAI, ecc.)
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Immagini prima dell’intervento
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Planimetria dell’intervento
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Planimetria di dettaglio
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Profili
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Drenaggi
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Travi
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Immagini durante i lavori 2009
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Immagini durante i lavori gennaio 2010
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Immagini durante i lavori fasi finali: il collaudo dei tiranti
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Immagini Settembre 2014
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Drenaggio
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INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO SULLA SP n.451
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Immagini prima dell’intervento
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Intervento
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Immagine settembre 2014
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Intervento Siena – Chiusure SP a valle Asciano
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