risanamento muri di sostegno in tufo

IL RISANAMENTO DEI MURI DI SOSTEGNO (TERRAPIENI) IN TUFO
di Stefano Lancellotti
Quando si parla di soluzioni atte a risolvere le problematiche di degrado dei “terrapieni”, da definire più correttamente
“murature di sostegno o manufatti murari con funzione di sostenere e contenere fronti di terreno”, vengono generalmente
considerate due tipologie di interventi.
Il primo è la “difesa” impermeabilizzante abbinata ad un adeguato strato drenante, realizzato dal lato del muro atto a
ricevere il terreno, operazione quindi possibile soltanto laddove il paramento sia stato liberato dal terreno o per strutture
di nuova costruzione.
L’altro intervento di recupero abitualmente prescritto per questo titolo, è quello del risanamento da umidità per
infiltrazione, che viene generalmente riferito a paramenti contro terra interni ad edifici abitativi, come il classico muro di
cantina o dell’interrato.
Schema muro a gravità
La tipologia più comune di questa sottoclasse muraria, è quella riferita ai muri di sostegno esterni “a gravità”, realizzati
prevalentemente in conci di tufo, di pietra lavica o misti, costruiti in sito da decenni (se non da secoli), per i quali non
sono possibili operazioni di scavo retrostante.
Crollo porzione di muro sulla via Nuova San Gennaro a Pozzuoli dicembre 2013
Questi elementi strutturali, eretti anche in notevoli altezze per sostenere costruzioni (sottoripa), terre sovrastanti
(controripa), per delimitare tracciati stradali e/o ferroviari (rilevati) oppure terreni posti ad altezze diverse (terrazzamenti),
sono soggetti all’usura di esercizi eccezionali che, nella maggior parte dei casi, provocano fenomeni estremi di erosione
e degrado, anche al limite del collasso.
Tentativo di risoluzione con malta cementizia osmotica applicata in spessore
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Applicazione di rivestimento in pietra calcarea con collante cementizio
Appare evidente che la loro conservazione e/o manutenzione, viene ordinariamente sottovalutata o risolta in modo poco
soddisfacente in rapporto all’attuale cultura edile, o se si vuole del restauro architettonico, essendo elementi, per un
certo verso, attinenti questo campo.
LA PROPOSTA
Di seguito viene illustrato un intervento risolutivo per questa tipologia muraria, realizzato nel gennaio del 2014 presso
l’istituto dei padri Dehoniani alla Discesa Marechiaro di Napoli.
La condizione del manufatto alla Discesa Marechiaro prima dell’inizio lavori
L’intervento teso a salvaguardare globalmente il manufatto, è stato impostato sulla fondamentale necessità di impiegare
sistemi e materiali compatibili, in modo da non alterare le caratteristiche fisico, chimiche e meccaniche della pietra
costituente il muro; il tufo.
Erosione e perdita dell’appoggio al piede
Il progetto tecnologico ha, nel contempo, tenuto conto di un incremento della capacità contenitiva del manufatto,
mediante un’armatura di rinforzo distribuita sull’intera superficie, composta da materiale non degradabili e non soggetto a
corrosione.
Si è inoltre pensato di realizzare una efficacie e definitiva barriera al nemico più agguerrito, individuato nel caso
specifico, nei Sali idrosolubili veicolati dalla filtrazione di acqua dai terreni retrostanti.
Descrizione dei titoli eseguiti;
1.
La prima operazione è stata quella di realizzare una berlinese di micropali nel terreno retrostante alfine di
eliminare le tensioni derivate dalla spinta dei terreni.
Una valida ed innovativa alternativa alla berlinese di micropali, è rappresentata dal sistema ALEMAX della JOBSOIL, chiodo auto perforante ad azione immediata e ad alta efficienza
di ancoraggio, composto da una barra filettata di acciaio opportunamente inserita in due semi cilindri accostati che si allontanano in senso radiale lungo tutto lo sviluppo
dell’ancoraggio, spinti verso l’esterno da particolari cinematismi meccanici brevettati aderendo, quindi, longitudinalmente alle pareti del foro di perforazione e consentendo la
stabilizzazione immediata del fronte interessato. ALEMAX è utilizzabile in tutte le litologie di terreni: dalla roccia litoide all’argilla e consente un sostegno immediato alla zona
interessata perché è tutta la lunghezza del chiodo che collabora alla sua tenuta, attraverso il trasferimento lungo tutto l’asse delle necessarie tensioni. Nei chiodi classici invece è la
piastra esterna e la pressione di serraggio del dado a conferire un contrasto ad eventuali fenomeni disgregativi. ALEMAX riduce o finanche elimina l’utilizzo di miscele di cemento (la
solidarizzazione è affidata alla forza di serraggio del chiodo e non alla forza attrattiva-coesiva del cemento). Le verifiche statiche per questi elementi vanno condotte introducendo
coefficienti di sicurezza sulle azioni e/o sulle resistenze, regolate dalle norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14/1/2008) e dalla circolare Ministeriale n°617 del 2/2/2009 entrate in
vigore il 1º luglio 2009;
• Verifica a traslazione (o slittamento): si verifica che la componente orizzontale della spinta del terreno non sia superiore alla forza resistente data dall'attrito tra fondazione e terreno,
dipendente principalmente dal peso del muro.
• Verifica allo stato limite di equilibrio (o ribaltamento): si verifica che il momento delle forze che tendono a ribaltare il manufatto sia inferiore al momento delle forze che stabilizzano il
medesimo;
• Verifica al carico limite in fondazione (o schiacciamento): determinato il carico totale esercitato dal muro sul terreno ed il corrispondente diagramma delle tensioni si verifica che il
carico trasmesso al terreno sia inferiore alla sua capacità portante ovvero che la massima tensione indotta non superi la tensione ammissibile nel terreno;
• Verifica di stabilità globale: si verifica che il versante contenente il manufatto sia stabile.
Per calcolare la spinta esercitata dal terrapieno sul muro di sostegno utilizzando il metodo di Coulomb (il più generico e il più applicabile nella maggior parte dei casi) la formula è la
seguente: S=1/2(h²*γ* tg²(45-φ/2)), in cui "y" è il peso specifico del terreno.
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2.
Per la preparazione delle superfici in prospetto si è proceduto alla rimozione di tutte le parti in fase di distacco,
delle vecchie malte e/o di precedenti interventi, alla scrostatura delle fughe di malta tra i conci in pietra e alla loro
rifazione con la malta predosata INTONACO D della CRC a calce aerea e pozzolana reattiva (zeolite), completamente
esente da cemento, seguita da una pulizia d'insieme, eseguita a secco per evitare di attivare i sali presenti.
3.
Sulle porzioni in complanari del muro (quelle che andranno successivamente rincocciate), sono state applicate
manualmente con pennello di tampico, tre mani della BOIACCA ANTISALE della CRC ad effetto chimico cristallizzante a
base di calce idraulica, silice in granulometria da 800 micron e speciali additivi ricchi di solfati che agiscono
chimicamente sulle murature determinando una cristallizzazione profonda in grado di bloccare i sali solubili veicolati dalla
filtrazione.
4.
Il risanamento del paramento è proseguito con le operazioni di “rincocciatura” delle porzioni di muro erose per
azione eolica e/o per degrado da cristallizzazione di sali, mediante il posizionamento di laterizi forati totalmente inerti
all’azione dei sali, opportunamente squadrati e allettati in opera con la malta predosata INTONACO D della CRC a base
di calce aerea e pozzolana reattiva (zeolite), completamente esente da cemento, alfine di ricostituire il “piede” della
muratura.
5.
Sulla muratura ricostruita nella planarità, si è ripetuta l’operazione BOIACCA ANTISALE della CRC di cui al
punto 3.
La seconda applicazione della boiacca antisale sul muro “rincocciato”
6.
Si è quindi proceduto con il posizionamento a secco della rete strutturale FIBRE BUILD in FRP della FIBRE
NET fissata al supporto mediante n° 4 connettori per mq, in VTR (vetroresina) di profondità 20 cm, ancorati nel muro con
la resina epossi vinilestere FIBRE CHEM VIN 400 CE della FIBRE NET.
Particolare del connettore in VTR che blocca la rete in FRP
7. L’intervento di ricopertura strutturale e di intonacatura protettiva della rete è stato realizzato mediante applicazione
della malta predosata INTONACO D della CRC ad azione deumidificante a base di calce aerea e pozzolana reattiva
(zeolite), completamente esente da cemento, con elevato valore di permeabilità al vapore acqueo e scarsa reattività ai
sali idrosolubili, per uno spessore finale di circa 3/4 cm opportunamente rifinito in superficie con staggiatura.
Applicazione della malta deumidificante INTONACO D
8. La finitura dell’intonaco cosi realizzato è stata eseguita con la malta INTONACHINO TF della CRC a base di calce
aerea e pozzolana reattiva (zeolite) e completamente esente da cemento, ad aspetto frattazzato fine nello spessore
totale di circa 3 mm.
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Finitura ad affetto frattazzato con la malta traspirante a calce e pozzolana INTONACHINO TF
9. Per quanto concerne la tinteggiatura decorativa si è scelta il prodotto TINTA CALCE della CRC a base di grassello di
calce stagionato applicata a pennello in tre mani
Sgusciatura al piede della muratura
Per ovviare alla fastidiosa caratteristica della permeabilità dei supporti a calce e mantenere inalterato il loro aspetto
estetico, è possibile applicare il trattamento trasparente CALCEFRESH della CIR CHIMICA ITALIANA con la funzione di
idrofobizzare il supporto senza alterare la traspirabilità della stratigrafia realizzata, per eliminare il problema dei cicli di
bagnabilità/asciugatura.
La Direzione Lavori ha voluto testare questo innovativo intervento (parte dritta del muro), realizzandolo in adiacenza ad
un intervento di intonacatura tradizionale (parte curva del muro), le superfici sono state rese conformi con la tinteggiatura
finale.
L’intervento finito nella parte del muro dritto….posto sotto osservazione!
Per chi volesse “monitorare” la differenza di comportamento tra questa soluzione innovativa e quella tradizionale, può
approfittare del terrapieno grigio dell’Istituto Dehoniano alla Discesa Marechiaro, per verificare nel tempo la diversità di
prestazione tra la porzione curva del muro (intonaco tradizionale) con la porzione dritta del muro (intervento con il ciclo
deumidificante CRC).
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