scenari metropolitani di MARCO AIMETTI Cibo, architettura e paesaggio Presidente dell’Ordine degli Architetti Affrontare le problematiche alimentari e le ricadute sul paesaggio, l’economia e l’ambiente significa intraprendere efficaci politiche di governo del territorio. L’architettura ha un ruolo importante in questo processo l cibo, ciò che mangiamo, è diventato un tema talmente di attualità e di tendenza globale da far sì che, per riferirsi ad esso, si sia diffuso universalmente il termine con cui lo si nomina in inglese. O per meglio dire, nel nostro caso, ‘food’ è diventata la parola italiana per definire il cibo (infatti l’articolo che usiamo è ‘il’ e non ‘the’). Questo, in termini linguistici, appare come un paradosso del chilometro zero e dello smart food (altra parola italoinglese). Importanti iniziative si occupano di questa tematica: l’Expo di Milano del 2015 e Horizon 2020, per fare solamente due esempi, ma molto significativi. In un mondo di 7 miliardi di abitanti e in continua crescita demografica, caratterizzato da una minoranza ricca che si occupa sempre più di servizi e una maggioranza povera che patisce la carenza di generi alimentari, le problematiche legate all’alimentazione e alla produzione di cibo devono essere centrali e affrontate con tutte le energie necessarie. I due nodi principali sono la qualità e la quantità del cibo disponibile. Le ricadute di entrambi sul paesaggio, sull’economia e sull’ambiente, insieme alle modalità di risoluzione dei problemi ad essi connessi, sono una questione che riguarda tutti e che mette in luce quanto sia forte il rapporto tra cibo, architettura, paesaggio e urbanistica. Limitando l’attenzione all’ambito nazionale, la rivoluzione industriale e il boom economico avevano generato nei decenni passati l’abbandono delle aree rurali, delle campagne, della valli alpine e dei loro fabbricati, con conseguenze considerevoli da un punto di vista sociologico quanto urbanistico e paesaggistico. I progetti legati alla salvaguardia delle peculiarità alimentari dei territori, il chilometro zero e, più in generale, le teorie riassumibili sotto il concetto di smart food hanno portato a un’inversione di rotta. Infatti, la valorizzazione degli spazi agricoli come luogo esclusivo per la soddisfazione del fabbisogno alimentare di qualità ha come effetto il recupero delle campagne e dei luoghi rurali. Basti pensare all’impatto che la definizione dei presìdi Slow Food o dei marchi dop, igp, igt, doc I 234 e docg ha sull’economia e sul paesaggio locale. Porzioni di territorio fino a pochi anni fa di scarso interesse ambientale sono ora luoghi di produzione alimentare di livello e dal grande valore paesaggistico, spesso con un impatto positivo anche sul turismo. L’architettura può (e deve) svolgere un ruolo chiave in questo processo di recupero e valorizzazione del territorio. Da un lato, secondo un principio di coerenza e continuità con l’attività svolta, deve garantire che il recupero del patrimonio immobiliare e dei paesaggi abbandonati avvenga nel rispetto di parametri legati alla qualità e alla sostenibilità ambientale; dall’altro, è spesso lo strumento che definisce il format delle reti di distribuzione e consumazione del prodotto alimentare di pregio. Il fenomeno Eataly è un esempio evidente e un modello, ma anche gli elevati standard architettonici di molti agriturismi nostrani ne sono testimonianza. L’Italia è un paese particolarmente preparato e adatto ad affrontare le questioni legate al cibo e alle conseguenze che una nuova e più matura cultura del rispetto del suolo e dei suoi prodotti può avere sulla salute e sulla qualità della vita. La speranza è che anche tutti gli altri paesi – in particolare quelli che, con un ritardo di alcuni decenni ma a velocità impressionante, stanno vivendo ora la fase del boom economico e industriale – possano intraprendere subito efficaci politiche di salvaguardia ambientale, dei territori e dei prodotti, condizione indispensabile per garantire il soddisfacimento alimentare di tutti. MARCO AIMETTI Nato nel 1967, è architetto, libero professionista e socio fondatore dello studio Abcc Architetti Associati. Si occupa di progettazione architettonica e urbanistica in ambito pubblico e privato in Italia e all'estero. Consigliere dell'Ordine degli Architetti di Torino nel mandato 2009-2013, ne è l’attuale presidente.
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