Piazza dell'Aracoeli, 12 - 00186 Roma - tel *30 06 6784168 Bollettino del 26 Maggio 2014 A cura di Manlio Lo Presti ESERGO L'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo. A. EINSTEIN, Pensieri di un uomo curioso, Mondadori, 1997, pag. 169 °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° COMUNICAZIONI LIDU La Lidu è la più antica antica Organizzazione laica che difende i diritti dell’Uomo. Si è aperta la campagna tesseramenti 2014. Sosteniamola affinché non si spenga una delle poche voci indipendenti esistenti in Italia ________________________________________________ _____ L.I.D.U. Lega Italiana dei Diritti dell’uomo TESSERAMENTO 2014 Socio Giovane Socio Ordinario Socio Sostenitore Socio Benemerito quota minima quota minima versamento minimo versamento minimo data ultima di versamento per il rinnovo € 10,00= (fino a 30 anni) € 50,00= € 200,00= € 500,00= 30 GIUGNO NOTA Poiché la L.I.D.U. è un'Associazione Onlus e la quota associativa è stata fissata ad euro 50,00- ogni versamento maggiore della quota suddetta, verrà considerata come versamento liberale e potrà essere dedotta, nei termini di legge, dalla dichiarazione dei redditi. La condizione necessaria è che il versamento debba essere effettuato direttamente alla L.I.D.U. nazionale, in qualsiasi forma, salvo che in contanti. L'attestato del versamento dovrà essere richiesta alla Tesoreria nazionale. si può effettuare il pagamento della quota dovuta a mezzo: contanti; assegno; bollettino di c/c/postale n° 64387004 bonifico bancario IBAN IT 90 W 05216 03222 000000014436 bonifico postale IBAN IT 34 N 07601 03200 000064387004 Intestati a: F.I.D.H. Fédération International des Droits de l’Homme - Lega Italiana onlus ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 5 x 1000 Come previsto dalla legge è possibile destinare il 5 x 1000 del reddito delle persone fisiche a fini sociali. La nostra Associazione è ONLUS e può beneficiare di tale norma. Per effettuare la scelta per la destinazione, occorre apporre la propria firma e indicare il Codice Fiscale 97019060587 nell'apposito riquadro previsto nei modelli dell'annuale denuncia dei redditi. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ° Cari amici e amiche, il 30 maggio alle 17, vi sarà la presentazione del volume "Antiche novità", a cui ho partecipato con un breve saggio sulla giustizia penale internazionale. Poiché la presentazione si terrà al Senato, chi fosse interessato è pregato di comunicarmelo, in modo tale da poter far inserire il nominativo nella lista dei partecipanti. Questo è il link per maggiori dettagli: http://www.senato.it/3421?evento=237 . Minerva Eventi: prossimamente Antiche novita. Una guida transdisciplinare per interpretare il vecchio e il nuovo sala degli Atti parlamentari, venerdì 30 maggio 2014, ore 17 Presentazione del volume di Gabriele Balbi e Cecilia Winterhalter "Antiche novità. Una guida transdisciplinare per interpretare il vecchio e il nuovo" (Orthotes, 2013). Prefazione di Victoria De Grazia, con testi di Maria Stefania Cataleta, Massimo Cerulo, Alberto Fragio, Alessandra Guigoni e Marco Pedroni. Interventi di: Marco de Nicolò, Francesca Lagorio, Luca La Rovere. Cari saluti M. Stefania Cataleta °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ° Spett.le Lega Italiana Dei Diritti dell’Uomo, con gentile preghiera di diffusione, Siamo lieti di comunicarLe che, come di consueto da 10 anni a questa parte, ci avviamo a realizzare il Corso Robert Schuman 2014 - Professione Legale Internazionale ed Europea per la Tutela dei Diritti Fondamentali dell'Uomo, in programma a Strasburgo dal 14 luglio all' 8 agosto. Il Corso, promosso da DUit SRL (società editrice della Rivista "Diritti Umani in Italia, ISSN 2240 - 2861 [online] www.duitbase.it) in partnership con il CNR - Istituto di Studi Giuridici Internazionali (Sede di Napoli) e con lo lo Studio Legale Internazionale Romano, è già stato accreditato dal Consiglio Nazionale Forense per n. 24 CF. Quest'anno, specie in considerazione delle plurime condanne indirizzate all'Italia, la ratio dell'iniziativa riposa sull'esigenza di promuovere e tutelare, fattivamente, concretamente e professionalmente, dinanzi alle autorità giurisdizionali domestiche prima, e sovranazionali poi, i diritti fondamentali, divenuti, ormai, sempre più marginali nell'attuale panorama segnato da una profonda crisi economica, politica e sociale. Progressivamente l’Europa è stata in grado di dotarsi di strumenti giuridici eccezionali che rappresentano un “unicum” rispetto ad altri ordinamenti continentali, in grado di fornire una elevata protezione dei diritti fondamentali. Se sulla carta l’Europa rappresenta, quindi, il baluardo della protezione dei diritti fondamentali, non può non rilevarsi come, aldilà delle dichiarazioni d’intenti, i singoli Stati nazionali siano ancora ben lungi dal garantire una full compliance con gli standard di tutela codificati dal diritto europeo ed internazionale. In particolare, i gravi deficit di tutela di cui soffre il nostro paese dimostrano quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. Alla luce di queste considerazioni, il Corso Robert Schuman intende offrire agli operatori giuridici gli strumenti idonei per conoscere, comprendere e competere in questi nuovi scenari, adeguando la propria professionalità alle mutate esigenze del sistema di garanzia e tutela dei diritti fondamentali dell’uomo. La riflessione e l’approfondimento proposto avranno dunque quale scopo precipuo la formazione di una nuova classe dell’avvocatura e della magistratura italiana, conscia dei problemi che affliggono il nostro ordinamento ma capace di proporre soluzioni in linea con gli standard di tutela dei diritti fondamentali codificati a livello sovranazionale. Durante il corso si offriranno spunti critici e di riflessione su problemi cruciali che interessano il nostro paese. Particolare impegno sarà profuso nell’analisi dei risvolti squisitamente pratici delle materie oggetto del Corso - quali, ad esempio, il dialogo tra le corti nazionali, internazionali ed europee, il divieto di trattamenti inumani e la situazione carceraria italiana, la ragionevole durata del processo e le disfunzioni strutturali dell’impianto processuale italiano, la tutela della proprietà e i relativi affaires legati a vicende espropriative, il rispetto del diritto alla salute e ad un ambiente salubre nonché il diritto ad un equo processo penale - affidandone la trattazione ad esperti avvocati operanti nel settore ed a giuristi provenienti dalle Corti Internazionali. In allegato alla presente, trasmettiamo il Bando Ufficiale del Corso. Cogliamo inoltre l'occasione per segnalarVi la possibilità di stipulare una Convenzione Operativa che preveda forme di collaborazione scientifica e formativa, oltre che agevolazioni a favore dei Vs. iscritti per l'iscrizione al Corso. Ringraziando per la gentile attenzione, e sicuri di un Vostro positivo riscontro, porgiamo Distinti Saluti. Dott.ssa Lidia Cappai Responsabile Area Formazione Tel. 06 92928005 Diritti Umani in Italia Rivista Scientifica di Informazione Giuridica ISSN 2240 - 2861 DUit è una società attiva nel campo dell’editoria, della formazione, dell’informatica. Avvalendosi dell’expertise dei propri soci e del proprio Staff, lancia nel 2010 la rivista scientifica online “Diritti Umani in Italia” - ISSN 2240 - 2861 - la quale, grazie anche al più vasto Database della Giurisprudenza CEDU in Italia, diventa rapidamente un punto di riferimento nel panorama giuridico nazionale, contando, nel suo primo anno di pubblicazione, oltre 10.000 lettori al mese. In prima linea nel campo della formazione professionale per gli operatori del diritto, oltre al Corso Robert Schuman - organizzato annualmente a Strasburgo - realizza iniziative in partnership con Università, Ordini Professionali, Scuole per l’Alta Formazione Professionale. DUit SRL - Sede Legale Via Valadier n. 43, 00193 Roma C.F. & P. IVA 11338301002 Numero REA : RM - 1295478 Società iscritta nel Registro degli Operatori della Comunicazione con numero 21671 °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° RASSEGNA STAMPA http://opinione.it Precarietà e lavoro, ora bisogna agire di Maria Vittoria Arpaia Il tema del lavoro è oggetto di dibattito e di studio da diversi anni. Nel corso del tempo gli aspetti sensazionalistici ed emotivi hanno prevalso sulle misurazioni statistiche generosamente sfornate da enti pubblici e da istituti di ricerca, con esiti molto spesso in contrasto fra loro. I ricercatori vengono poi invitati ad esporre le loro argomentazioni in articolati dibattiti nelle numerose trasmissioni politiche oramai presenti in ogni catena televisiva e in gran parte delle testate giornalistiche del Belpaese. La proliferazione di rubriche che trattano di politica e di economia induce a pensare che sia in atto un vero e proprio disegno di ingegneria sociale, con grande gioia dei complottisti che lo dicono da anni. Si parla di “lavoro che non c’è”, di economia liquida, di democrazia liquida, di globalizzazione, ecc. Il mantra è ripetuto con martellante ossessività dappertutto, ma non abbiamo ancora visto la realizzazione di una qualsiasi decisione che affronti la disoccupazione con metodo e linearità. A questa inerzia negligente delle classi politiche precedenti ed attuali, va aggiunto il macigno dei limiti imposti (qualcuno ha ancora il coraggio di chiamarli accordi) dalle strutture decisionali “apicali” dell’Unione Europea composte da funzionari strapagati e non eletti da nessuno. Ci riferiamo al Fiscal Compact, all’interno del quale è prevista la totale immunità dei burocrati di Bruxelles anche in caso di errore conclamato! A dispetto delle dichiarazioni ottimistiche che provengono dal Quirinale, la situazione appare diversa, molto diversa. I governi dei Paesi membri avrebbero dovuto elaborare un vasto piano di riconversione dei lavoratori con ampio anticipo rispetto alle brutali trasformazioni che si sono poi realizzate in Europa, provocando una vera e propria macelleria sociale che ha letteralmente distrutto un’intera generazione di cittadini. Parliamo dei giovani senza futuro e nell’impossibilità di avere un lavoro dignitoso sia in termini di retribuzione netta, sia in termini di compatibilità con la vita privata. Si parla tanto di equilibrio lavoro/vita privata, ma tale equilibrio è inattuabile in presenza di un diffuso precariato che getta l’Europa in mano a strutture per l’impiego che assomigliano sempre più ai “caporali” che assumevano sulla piazza del paese alle quattro del mattino. La costruzione di un’Unione Europea totalmente asservita alle esigenze delle imprese e delle banche multinazionali, ha prodotto scarsità di lavoro e quello che esiste è totalmente precario. La precarietà provoca enormi costi umani, ha raso al suolo le conquiste sociali e reso impotenti le persone a reagire agli abusi di datori di lavoro, sempre meno interessati alla crescita professionale dei propri addetti che possono assumere con costi ridotti nella ruota girevole delle agenzie per l’impiego e pescando all’interno dei Paesi dove le tutele sociali sono più deboli o addirittura inesistenti. La precarizzazione del lavoro, peraltro dequalificato perché tutto viene sempre più demandato alle macchine e all’informatica, sta creando un paesaggio sociale lunare e privo di prospettive sociali di futuro. La natalità precipita a livelli esistenti nei conflitti armati. La tenuta sociale dei Paesi membri dell’Unione sta scricchiolando sotto i colpi della crescente sfiducia verso le istituzioni comunitarie che cinicamente non intendono risolvere il problema disoccupazione, perché una manodopera affamata accetta comportamenti servili e salari più bassi. La situazione non accennerà a migliorare finché non esisteranno strutture elettive aventi il potere di legiferare e di condurre l’Europa lungo un disegno politico che ponga particolare attenzione alla piaga della disoccupazione, causata in gran parte dall’assenza di piani nazionali di riconversione professionale adeguata alle nuove tecnologie e alle nuove logiche dello scambio che si sta affacciando in Europa e nell’Occidente in generale. Il binomio formazione-lavoro stabile sarà la risposta giusta per abbassare i tragici numeri da guerra civile che oggi sono presenti nell’Unione, con particolare gravità nell’area sud. Il diluvio di chiacchiere, l’assenza di formazione percepita come un costo e non come una opportunità, l’assenza di investimenti innovativi delle filiere produttive e dell’erogazione dei servizi non portano da nessuna parte, aggravano la disoccupazione ponendo in serio pericolo la tenuta sociale in Europa a favore della speculazione finanziaria che guadagna sul crollo dei Paesi in difficoltà, e con una struttura industriale sempre più gracile che getterà l’intera Unione Europea nelle mani della Cina, dell’India e della Russia. Saremo capaci di agire per tempo? °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ° http://www.catanzaroinforma.it/ All'Università si discute di diritti umani e politiche migratorie Mercoledì 28 maggio ultimo appuntamento del ciclo di seminari “Justice&Legality UMG” Sabato 24 Maggio 2014 - 18:20 Si terrà mercoledì 28 maggio, a partire dalle ore 15.00, presso l’aula Giovanni Paolo II dell’Edificio di Scienze Giuridiche, Storiche, Economiche e Sociali di Catanzaro, l’ultimo appuntamento del ciclo di seminari “Justice&Legality UMG”. Titolo dell’incontro conclusivo, promosso in collaborazione con l’European Law Student Association (ELSA) di Catanzaro nelle persone del suo presidente Antonio Arnò e del suo vice-Presidente per le attività accademiche Domenico Costa, sarà: “Diritti umani, politiche migratorie, normative comunitarie e l’immigrazione”. Interverranno i docenti dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro : Alberto Scerbo Professore Ordinario di Filosofia del Diritto presso, Andrea Lollo - docente di Giustizia Costituzionale e Ivan Valia – Dottorando di Ricerca . Previste anche le relazioni dell’Avvocato Francesco Trimboli e della Dott.ssa Donatella Cristiano, Presidente dell’organizzazione IN.CA.STRI. Modererà l’incontro l’avvocato del Foro di Catanzaro Aldo Costa. Saluti e ringraziamenti conclusivi affidati agli organizzatori del programma “Justice&Legality UMG” : Damiano Carchedi, Yves Catanzaro e Sebastian Ciancio. Previsto un ampio dibattito con il pubblico. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.udinetoday.it/ "Diritti & rovesci" con Damatrà „ A scuola di diritti umani "Diritti & rovesci", il progetto triennale dedicato ai bambini delle scuole primarie della città Redazione23 maggio 2014 Educare i cittadini più giovani al rispetto dei diritti umani e alla cittadinanza attiva. E’ questo il principio che sta alla base del progetto triennale dedicato ai bambini delle scuole primarie della città, “Diritti & Rovesci”, promosso dall’Assessorato all’Istruzione del Comune di Udine e giunto in questi giorni alla sua conclusione. Ideato e curato dalla Cooperativa Damatrà onlus, grazie ad una Convenzione stipulata col Comune per gli anni 2011-2014, il percorso, dopo aver affrontato il tema del diritto all’ambiente e alla legalità, in questa sua ultima annualità, ha coinvolto oltre 500 alunni in una riflessione maieutica sul tema del “Diritto dei bambini all’arte e alla cultura” . “Grazie alla fattiva collaborazione con il Teatro nuovo Giovanni da Udine e l’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia nell’ambito delle attività teatroescuola – sottolinea Mara Fabro, della Cooperativa Damatrà – abbiamo cercato di dar vita a dei laboratori di cittadinanza in grado di far riflettere i cittadini più giovani sul valore civile del’arte e dei luoghi della cultura, in particolare il teatro, con l’obiettivo di trasformare il concetto veicolato in esperienza”. Il percorso educativo, nello specifico, è iniziato nel dicembre scorso, con un appuntamento formativo per insegnanti, curato da Giuseppe Bevilacqua, direttore artistico del teatro Giovanni da Udine, con l’intento di favorire la sinergia e l’incontro tra scuola- teatro –presidi culturali, e si è poi dipanato tra il Teatro nuovo e le classi. “In questo modo - continua la Fabro – siamo riusciti a relazionarci in maniera univoca e chiara con i bambini, ad offrire loro numerose attività culturali, a rilanciare la scuola come luogo di opportunità democratiche, favorendo nel contempo la partecipazione delle famiglie”. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°http://lepersoneeladignita.corriere .it/ Guantanamo, tutte le promesse mancate di Obama di Monica Ricci Sargentini Campagne | “Un altro anno, gli stessi ingredienti mancanti”. E’ questo il titolo del rapporto di Amnesty International che esce oggi, il 23 maggio, a un anno di distanza da quando Obama fece la sua promessa di chiudere il carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Per questo le organizzazioni per i diritti umani, da Amnesty International a Witness Against Torture, si ritroveranno oggi, il 23 maggio, a Washington per chiedere al presidente Obama di chiudere finalmente Guantanamo e mettere fine alla detenzione preventiva a tempo indeterminato. Un anno fa Obama aveva detto che l’America era a un bivio nella lotta al terrorismo: “Dobbiamo definire la natura e lo scopo di questa lotta, altrimenti sarà lei a definire noi”. Purtroppo, è il commento di Amnesty nel rapporto, “un anno dopo poco è cambiato perché gli Usa continuano a non mettere il rispetto dei diritti umani al centro della strategia antiterrorismo, loro che si dichiarano da sempre i campioni dei diritti umani”. La promessa del presidente americano, lo scorso anno, arrivò nel mezzo di uno sciopero della fame da parte di circa 100 detenuti nel carcere di massima sicurezza per protestare contro le loro condizioni di vita. Nelle parole dello stesso Obama Guantanamo era diventata “il simbolo in tutto il mondo di un’America che sfida le regole della legge”. Eppure ancora oggi sono 140 i detenuti nel carcere ormai tristemente famoso. Il 23 maggio davanti alla Casa Bianca e in altre 35 città del mondo gli attivisti si presenteranno in tuta arancione in rappresentanza di quei detenuti cui è negato il diritto di parola. Giovedì 22 maggio la Camera ha bocciato a larga maggioranza un emendamento, sostenuto fortemente dalla Casa Bianca, che avrebbe permesso la chiusura del carcere a partire dal 2017. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.lanazione.it/ Peacekeeping e diritti umani: vertice europeo alla Sant'Anna Due giorni promossi dal professor Andrea De Guttry: oggi e domani, presenti anche i rappresentanti delle Nazioni Unite Pisa, 19 maggio 2014 - Approfondire la cooperazione tra le istituzioni formative europee impegnate nel settore della formazione per attività di peace keeping, assistenza umanitaria, monitoraggio dei diritti umani, ricostruzione post bellica: sono i temi della riunione che inizia oggi e che si concluderà domani (20 maggio) alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con la partecipazione di tutti i centri europei di formazione del personale civile coinvolto nelle missioni internazionali raggruppate nel consorzio “European New Training Initiative for Civilian Crisis Managament” (“Entri”), finanziato dall’Unione europea. L’incontro è stato promosso su impulso di Andrea de Guttry, Ordinario di diritto internazionale e fondatore dell’International training programma for conflict management. Alla riunione parteciperanno rappresentanti di alto livello delle Nazioni Unite, per verificare come attivare forme ulteriori di cooperazione con i partner europei. Secondo Andrea de Guttry, “questa riunione rappresenta il riconoscimento all’attività svolta dalla Scuola Superiore Sant’Anna dal 1995 e che ha contribuito a renderla uno dei centri più conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo per la qualità della formazione impartita in questo settore”. Il Sant’Anna, infatti, promuove ogni anno circa 20 corsi di alta specializzazione, gli ultimi dei quali si sono tenuti – oltre che a Pisa e a Roma - in Egitto, per il personale impegnato in Somalia, in Somaliland, in Sud Africa, in Cameroon. Da sottolineare come un numero rilevante di queste attività di formazione sia organizzata in collaborazione con il Reggimento Tuscania del’Arma dei Carabinieri. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°° http://www.ilmessaggero.it/ Latina, «Migrazioni di ieri e di oggi»: al liceo classico l'ultimo appuntamento di Cittadinanza attiva LATINA - Giornata conclusiva del progetto “Cittadinanza attiva. Diritti umani, uguaglianza e solidarietà. Migrazioni di ieri e di oggi: il caso pontino”: martedì 20 maggio, alle 9, presso l’Auditorium del Liceo Classico “Dante Alighieri” di Latina ultimo appuntamento del progetto selezionato dal Parlamento italiano nell’ambito del concorso “Lezioni di Costituzione”. Nel corso della manifestazione saranno presentati i lavori prodotti dagli alunni e inaugurata la Mostra “Nessuno resta dove è nato”, «che rappresenta la sintesi - spiegano dal Liceo delle molteplici attività svolte». Interverranno, insieme agli alunni e ai docenti del Liceo Classico, i partner del progetto: gli allievi di alcune scuole secondarie di primo grado del territorio, quali gli Istituti comprensivi Don Milani, Vito Fabiano, N. 5 di Via Tasso, Frezzotti-Corradini e i rappresentanti degli Enti locali coinvolti, come l’Ordine degli Avvocati di Latina, la Fondazione Avvocatura Pontina “M.Pierro”, la Coldiretti di Latina, l’Esel-Ente scuola formazione, Famiglia Migrante, SenzaFrontiereOnlus. Lunedì 19 Maggio 2014 - 13:07 °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.unisob.na.it/ Luigi Manconi Dove sono finiti i diritti umani I diritti umani in Italia sono costantemente violati. A dirlo è il Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani al Senato, Luigi Manconi, all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli per la lezione conclusiva del ciclo d'incontri "Margini e Confini". Organizzati dalla Facoltà di Scienze della Formazione, questi appuntamenti segnano "un percorso interdisciplinare incentrato sul tema del margine declinato secondo diverse prospettive e proposto come cifra identificativa della società contemporanea", spiega la storica e curatrice dell'evento Vittoria Fiorelli. Ospite d'onore della giornata, Luigi Manconi ha spiegato perché l'Italia non si trova in una buona condizione. "È stata sanzionata ripetutamente dalla Corte europea dei diritti dell'uomo sia per la condizione del nostro sistema penitenziario, sia per il trattamento nei confronti dei richiedenti asilo - dice il Presidente della commissione - Per due problematiche essenziali del nostro sistema giuridico l'Italia è sotto osservazione e sotto sanzione. Per le carceri la sanzione è già stata inflitta. Il 28 maggio scade l'ultimatum per l'Italia affinché rientri nella legalità". Le condizioni di salute delle nostre carceri non sono buone. Il nostro sistema penitenziario è "come un corpaccione malato, - spiega Manconi - che non ha bisogno di terapie ordinarie. Questa febbre altissima può essere abbassata solo con misure straordinarie come l'amnistia o l'indulto. Solo su un sistema non più febbricitante, com'è ora, si potranno operare le riforme del sistema giudiziario. L'altra sanzione inflitta al nostro Paese riguarda l'immigrazione: la politica di respingimenti dei governo Maroni-Berlusconi e le mancate verifiche delle richieste d'asilo. La lezione di Manconi, dedicata al tema "Diritti delle persone nello spazio dell'Europa e dell'Italia contemporanea", ha concentrato l'attenzione sul linguaggio prima ancora che sulle leggi. E' il linguaggio che noi usiamo che segna il confine tra lecito e illecito e condiziona la percezione della realtà. Dire clandestino, zingaro o vu cumprà non è dunque lo stesso del dire migrante, rom e straniero. "Nonostante oggi il reato di clandestinità sia stato abolito, - spiega Manconi - sia prima che dopo la cancellazione, clandestino resta il termine più utilizzato per indicare l'immigrato". Questo termine è il punto d'arrivo di una perversione linguistica. "La parola 'clandestino' evoca l'idea di qualcuno che si nasconde nell'ombra, qualcuno che ci sta alle spalle, un'insidia". Per il Presidente della commissione Diritti umani "attraverso le parole noi costruiamo il mondo. Se io dico clandestino sto già operando per attribuire al migrante l'etichetta di nemico". Non si tratta solo di utilizzare un linguaggio politically correct, ma di mettere in discussione "una parte della classe politica che ha fatto di questo linguaggio uno strumento efficace per promuovere azioni ostili nei confronti dei migranti". Luigi Manconi non fa parte però del partito dell'antipolitica, perché ricorda che la colpa è anche dei cittadini: "La nostra responsabilità è di aver accettato questo linguaggio". Lisa D’ignazio [19.5.2014 - 15.54] °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.adnkronos.com/ Onu: avviate anche per Italia procedure esame situazione diritti umani Articolo pubblicato il: 19/05/2014 Le Nazioni Unite hanno avviato anche per l'Italia le procedure per il nuovo esame della situazione dei diritti umani in tutti i Paesi membri. Il Comitato interministeriale per i Diritti umani (Cidu), informa un suo comunicato, ha aperto una consultazione pubblica in vista della redazione del rapporto nazionale che sarà inoltrato al Segretariato del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra il 15 luglio 2014. Sarà poi il Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu (CDU), alla fine di ottobre, a valutare l'Italia. L'esame degli Stati membri ha una cadenza ciclica di quattro anni e mezzo e si articola in quattordici sessioni di un apposito gruppo di lavoro del Consiglio dei Diritti Umani (UPR Working Group ). Tutte le informazioni sulle modalità di partecipazione alla consultazione pubblica si possono trovare sul sito del CIDU: http://www.cidu.esteri.it/ComitatoDirittiUmani/Menu/Informazione_formazione/Revisione_P eriodica_Universale/ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°° http://amisnet.org/ Arrestate lo straniero! La violazione dei diritti umani in Grecia 09/05/2014 “Qui in questa stazione di polizia sono tre mesi che non vedo la luce del sole”, questo denuncia uno dei tanti migranti trattenuti da mesi dalle forze di sicurezza greche in uno delle centinaia di centri di detenzione sorti all’indomani dell’avvio dell’operazione Xenios Zeus, nell’estate del 2012. Sono oltre 80.000 gli stranieri fermati nel corso di questa brutale operazione che ha sbattuto in carcere migliaia di persone senza alcun precedente penale e con i documenti in regola. Mentre tutto questo accade intanto, ai porti, altre migliaia di persone cercano di nascondersi sotto i tir per imbarcarsi sui traghetti che partono alla volta dell’Italia. Chi ci riesce, in molti casi torna indietro perché scoperto dalla polizia italiana allo sbarco, gli altri, tra riti propiziatori e disillusione, ci riprovano ininterrottamente, da anni, logorando mente e forze nel difficile tentativo di scappare da un Paese che non li vuole e di arrivare in un altro che, in molti casi, non è altro che l’ennesima tappa del lungo viaggio alla volta del nord Europa. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://news.supermoney.eu/ Amnistia e Indulto 2014, news da Napolitano: intollerabile situazione di sovraffollamento 17-05-2014 - Stefano Gatto Amnistia e Indulto 2014: le parole di Napolitano e del Ministro Orlando. Torna ancora sotto i riflettori quando si parla di Amnistia e Indulto 2014 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, protagonista nei mesi scorsi di discorsi indirizzati alle forze politiche in cui si invitava a porre rimedio a quella che è una situazione insostenibile dal punto di vista dei diritti umani. Del resto siamo nel mese in cui è prevista la scadenza del termine per ottemperare, fissata proprio dalla Corte Europea dei Diritti Umani, ad un problema così controverso che rimane di difficile soluzione. Amnisita e Indulto 2014 news: le parole di Napolitano Le parole del Presidente sono stavolta indirizzate non a forze politiche, ma proprio al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, a cui il Capo dello Stato si è rivolto sottolineando come sia "urgente" rimediare "all'intollerabile situazione di sovraffollamento". Nessun esplicito richiamo alle parole Amnistia e Indulto 2014 che tanti detenuti si aspettavano, alla vigilia dell'ultimatum che ci vede protagonisti e responsabili di un problema che è e rimane di lontana soluzione. Se è vero che dalle forze politiche maggioritarie non c'è da aspettarsi provvedimenti quali Amnistia e Indulto nel 2014, l'unica strada percorribile, come più volte discusso, rimane quella delle pene alternative al carcere e una ridefinizione delle sanzioni da svolgersi in quest'ottica, per quanto non in linea con la scadenza fissata dalla Corte Europea. Amnistia e Indulto 2014 news: le parole del Ministro Orlando Anche il Ministro Orlando è sembrato a favore di quest'eventualità nonostante l'imminente scadenza, piuttosto che aderire a soluzioni più veloci quali Amnistia e Indulto. Tuttavia, le parole usate in occasione dell'ultima riunione del Csm individuano misure e "soluzioni rapide", "anche di carattere straordinario", che lascerebbe invece intendere proprio Amnistia ed Indulto, per quanto manchi anche nelle parole del ministro qualsiasi riferimento ad esse. Che sia la solita retorica politica priva di sostanza? Intanto i tempi si fanno sempre più stretti e un problema che grava sui diritti umani ci rende internazionalmente responsabili. Proprio il Ministro Orlando dovrebbe recarsi settimana prossima a Strasburgo a prendere atto delle decisioni della sopramenzionata Corte. In una dell'eventualità peggiori, scatterebbero le condanne al nostro paese per circa 4.000 ricorsi pendenti relativamente al problema carceri, problema che se non venisse risolto in tempi a questo punto strettissimi attraverso Amnistia e Indulto o qualsivoglia altro mezzo, rischia di costare al nostro paese circa 28 milioni di euro. Queste le ultime notizie riguardo ad Amnistia e Indulto 2014 e più in generale al problema del sovraffollamento delle carceri. Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere utilizzando il box dei commenti posto in calce all'articolo! °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.rainews.it/ Reazione furiosa di Mosca Ucraina, allarme Onu per i diritti umani nell'est Un rapporto delle Nazioni Unite denuncia "Assassinii, torture, apimenti e intimidazioni" contro civili, politici ucraini locali e giornalisti e 127 morti. Stati Uniti e Francia minacciano la Russia di "costi ulteriori" se continuerà con il suo atteggiamento "provocatorio e destabilizzante" in Ucraina. Prorussi a Sloviansk (Epa/Roman Pilipey) • • • L'Onu accusa l’Ucraina di uso illecito del proprio logo sugli elicotteri Ucraina, ultimatum dei filorussi a Kiev: ritiratevi o distruggiamo tutto Ucraina, Lavrov: "Paese sull'orlo della guerra civile". Al via il tavolo di unità nazionale 16 maggio 2014Uccisioni mirate, torture e pestaggi, rapimenti, intimidazioni e alcuni casi di molestie sessuali, per lo più svolte da gruppi filorussi ben organizzati e ben armati nell'est. Il nuovo rapporto dell'Onu sull'Ucraina punta il dito su Mosca e la Russia non sta a guardare: Mosca reagisce con furia e per il Cremlino la reazione dell'Onu "manca totalmente di obiettività". Per la Russia, l'Onu punta il dito contro una parte sola e il rapporto è un tentativo dell'Occidente di "ripulire" le responsabilità dei governanti di Kiev. E in serata, alle parole seguono i fatti: Mosca ha annunciato manovre militari nel giorno delle elezioni presidenziali ucraine. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://italian.ruvr.ru/ Il Consiglio per i diritti umani presso la Presidenza russa ha esortato l'OSCE e l'ONU a sostenere l'organizzazione dei negoziati tra le parti in conflitto in Ucraina. Da parte sua il Consiglio è pronto a partecipare come partner della missione degli osservatori dell'OSCE. Il Consiglio insiste sulla pubblicazione degli elenchi di tutti i detenuti catturati e arrestati da entrambi i lati e chiede il loro rilascio immediato sotto il controllo degli osservatori internazionali. Il Consiglio inoltre invita le competenti autorità ucraine a far entrare nelle regioni colpite dalla violenza le missioni umanitari e straniere, tra cui la Russia, per fornire assistenza medica e psicologica ai cittadini colpiti. Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_05_05/Il-Consiglio-per-i-diritti-umaniesorta-lONU-e-lOSCE-ad-organizzare-i-colloqui-sullUcraina-9790/ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°° http://www.giornalettismo.com/ Kim Jong-un critica il rispetto dei diritti umani negli Stati Uniti di Redazione - 05/05/2014 - La mossa ricorda quella dell'Arabia Saudita che di recente ha criticato per lo stesso motivo la Norvegia Con il consueto sprezzo del ridicolo, la propaganda nordcoreana mette sotto accusa Washington per la lesione dei diritti dei propri cittadini. IL REGIME SALE IN CATTEDRA - A Pyongyang non hanno preso bene il rapporto ONU sui diritti umani nel paese che, pubblicato a febbraio, ha già suscitato numerose reazioni da parte del regime, che ha accusato l’ONU di ogni nefandezza ed è arrivato persino a deridere il rapporto perché il capo della commissione incaricata di redigerla sarebbe omosessuale e quindi in evidente conflitto d’interessi perché nel paese gli omosessuali non esistono. IL RAPPORTO COREANO - Ora è il momento per Pyongyang di fare le pulci al nemico sul piano dei diritti umani, ma anche se la situazione negli Stati Uniti non è rosea, come al solito la propaganda esagerata finisce per trasformare in farsa anche questioni che meriterebbero ben altra attenzione, oltre a trasformare il tema dei diritti umani in un’arma della propaganda svuotandolo di senso. IL PULPITO SBAGLIATO - Così se il rapporto coreano indica correttamente l’esistenza di una discriminazione razziale nemmeno troppo latente o sulla massiccia sorveglianza elettronica del governo americano nei confronti dei suoi cittadini, deraglia presto puntando il dito sull’esistenza di una discreta massa di statunitensi poveri o sui disoccupati, una critica che dal pulpito coreano appare ancora più paradossale delle precedenti. Difficile accogliere le critiche all’alto numero di detenuti da parte di un paese nel quale i gulag sono ancora uno strumento di controllo sociale usato diffusamente e dove il regime mantiene da mezzo secolo uno stato di polizia e un controllo sui propri cittadini ormai senza paragoni al mondo. Difficile accogliere la critica all’esistenza di poveri negli Stati Uniti da parte di un governo che si trascina da una carestia all’altra e che proprio grazie agli aiuti americani ha potuto sfamare i suoi. I DIRITTI UMANI AL MACELLO DELLA PROPAGANDA - E difficile è anche accogliere la critica al presidente Obama, accusato di vivere nel lusso e viaggiare per il mondo a spese degli americani che vivono di fame, come se il giovane Kim Jong-un non si fosse già segnalato per il suo amore per il lusso e come se non vivesse una vita di agi del tutto proibiti ai suoi concittadini. Ma ci vuole altro per intimorire la macchina della propaganda nordcoreana, che ha già annunciato un simile dossier sulle violazioni dei diritti umani da parte dei fratelli del Sud, nel quale si sostiene che a Seul ci sia la peggiore situazione al mondo per quel che riguarda i diritti umani e che i cittadini sud-coreani siano «privati di tutto» dagli americani e che si mantengano offrendo i loro corpi per i test farmaceutici. Come al solito quando parla la propaganda più ottusa il vero si mescola al falso finendo per perdere di valore, l’uso strumentale della questione dei diritti umani, un abuso a lungo perpetrato anche dall’Occidente impegnato a «civilizzare» il resto del mondo, non è meno pericoloso della loro negazione. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.tgcom24.mediaset.it/ Kiev: "Uccisi dei civili a Sloviansk" Mosca: "A rischio la pace in Europa" Il ministero degli Esteri ucraino accusa i ribelli di usare la popolazione come "scudo umano". Intanto la Russia presenta un "Libro Bianco" sulle violazioni di massa dei diritti umani nel Paese confinante 15:01 - Il ministero degli Interni ucraino ha reso noto che negli scontri vicino a Sloviansk contro i separatisti filorussi sono morti quattro membri delle forze dell'ordine, mentre circa 30 sono rimasti feriti. Secondo il ministero, che accusa i ribelli di usare la popolazione come "scudi umani" e di dar fuoco alle case, ci sono vittime anche tra i civili. Mosca: "A rischio la pace in Europa" - La Russia chiede una reazione internazionale nella crisi ucraina "senza partito preso" prefigurando, in caso diverso,"conseguenze distruttive per la pace, la stabilità e lo sviluppo democratico dell'Europa". Lo si legge nel "Libro Bianco" che denuncia violazioni di massa dei diritti umani "delle forze ultra-nazionaliste, estremiste e neo-naziste" dell'attuale dirigenza di Kiev e dei suoi sostenitori. Le violazioni del "Libro Bianco" - Il "Libro Bianco" presentato dal ministero degli Esteri russo al Cremlino denuncia rilevanti violazioni di massa dei principi e delle norme fondamentali nella sfera dei diritti umani in Ucraina. Il documento contiene numerosi episodi di violazioni tra la fine novembre e fine marzo, raccolti da media russi, ucraini, occidentali, da dichiarazioni dell'attuale dirigenza di Kiev e dei suoi sostenitori, da testimonianze oculari e da rilevazioni e interviste sul posto da parte di ong russe. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://www.asca.it/ Cina: avvocato diritti umani arrestato in vista anniversario Tiananmen 06 Maggio 2014 - 09:03 (ASCA) - Roma, 6 mag 2014 - Pu Zhiqiang, uno dei piu' noti avvocati per i diritti umani in Cina, e' stato arrestato a un mese dal 25mo anniversario dei fatti di piazza Tiananmen. La polizia lo ha fermato a Pechino con l'accusa di disturbo della quiete pubblica e lo ha rinchiuso in uno dei centri di detenzione della citta'. Lo ha rivelato all'AFP un altro avvocato attivista, Si Weijiang. Pu, che aveva difeso anche l'artista dissidente Ai Weiwei, stava partecipando a un seminario sabato scorso per ricordare la brutale repressione avvenuta il 4 giugno del 1989, quando la polizia cinese uccise migliaia di persone. Le autorita' di Pechino hanno definito la manifestazione ''un atto contro rivoluzionario''. (fonte AFP). uda/ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° http://www.sbilanciamoci.info/ Lavoratori precari, isolati e privatizzati Lelio Demichelis 17.05.2014 Eureka!/Oggi si è compiuta la volontà della Thatcher: la società non esiste, esistono gli individui. E i cittadini vivono soli, scontenti e connessi La solitudine dei lavoratori è il titolo di un libro di Giorgio Airaudo. Insieme ma soli è il titolo di un saggio di Sherry Turkle sul rapporto degli uomini con la tecnologia, ciascuno aspettandosi sempre di più dalla tecnica (perfino l' amicizia ) e sempre meno dagli altri (e dando agli altri sempre meno di sé). Lavoratori oggi lasciati soli dalla crisi, dal sindacato, dalla sinistra; ma anche (e prima ancora) cittadini sempre più soli. In una democrazia dove sono stati fatti cadere i legami e le relazioni di solidarietà e fraternità e i diritti sociali e di libertà e dove viene progressivamente meno la possibilità di stare/fare/decidere insieme dal basso. Dove lo spazio pubblico è residuale, ogni cosa viene privatizzata e tutto si gioca sul carisma individuale (reale o frutto di marketing politico). Tra lavoro e politica l'unico rapporto possibile, ammesso e anzi incentivato è quello personale e individuale : di delega in politica; di isolamento, sub-ordinazione e assoggettamento individuale nel lavoro; o le due cose insieme. Si è così compiuta la volontà di Margaret Thatcher, ovvero la società non esiste, esistono solo gli individui: era una evidente stupidaggine e invece è diventata la grammatica dei nostri tempi e il discorso comune che tutti dicono e confermano. Con disuguaglianze crescenti al crescere della solitudine. Indignatevi! , diceva Stéphane Hessel. E poi: Impegnatevi! E invece, poca indignazione e pochissimo impegno. E moltissima rassegnazione. Cornelius Castoriadis negava che la storia fosse lotta di classe («Di solito gli schiavi, gli oppressi, i contadini poveri eccetera sono rimasti al loro posto, hanno accettato lo sfruttamento e l'oppressione, arrivando a benedire gli zar»), ma aggiungeva che «caratteristica specifica del mondo occidentale è stata proprio questa dinamica interna del conflitto, questo mettere costantemente in discussione la società . Ma oggi? Conclusosi con un fallimento il tentativo di democratizzare il capitalismo, a mettere costantemente in discussione la società è il capitalismo nella sua ultima follia chiamata neoliberismo. Il conflitto è scomparso mentre si moltiplicano gli scontri. Anche chi dice di essere il 99% si ritrova solo. Solitudine. O isolamento. Un effetto inevitabile? Quando si analizzano i caratteri strutturali dell'organizzazione del lavoro, da un lato vi è la sua divisione ma questa divisione/individualizzazione del lavoro è funzionale alla sua totalizzazione. I due processi sono strettamente connessi (Foucault) e stabili nel tempo. Dalla catena di montaggio alla rete (come prosecuzione della catena di montaggio con altri mezzi ). Isolamento e individualizzazione e poi totalizzazione: un tempo avvenivano dentro la grande fabbrica fordista, permettendo ancora una contro-organizzazione dei lavoratori. Un problema risolto dal sistema facendo stipulare il famoso (ma oggi dimenticato) matrimonio di interesse tra capitale e lavoro. Poi (semplificando), il capitale ha fatto credere di aver capito che la disciplina e la fabbrica-caserma erano controproducenti (non tutti: Foxconn, Fiat e Amazon credono ancora nella fabbrica-caserma) e che il mercato richiedeva altro. Il toyotismo è stato così la trasformazione della fabbrica disciplinare in (Marco Revelli) comunità di lavoro. L'alienazione non scompariva, ma veniva ben mascherata dall'idea di autonomazione e di comunità . E l'isolamento aveva nell'offerta comunitaria e nell'illusione di autonomia la compensazione alle dissonanze cognitive create dal nuovo modello organizzativo. Mentre il fordismo usciva dalla grande fabbrica e si territorializzava suddividendo il lavoro e la produzione sul territorio, per ricomporle in vario modo nel distretto; e poi si deterritorializzava nella globalizzazione e nella catena globale del valore. Comunità e isolamento. Meccanismo che si replica e accresce appunto in rete, dalla wikinomics al lavoro di conoscenza alle retoriche del condividere e dell'essere connessi; e nella compensazione emotiva data dalla moltiplicazione delle comunità / community di lavoro o di brand. Obiettivo: eliminare il conflitto tra impresa e lavoro o tra consumatore e produttore (ecco l'invenzione del prosumer ), non far percepire il senso di vuoto prodotto e mascherare l'immutabile alienazione grazie magari all'ultima invenzione della psicologia, il thing agent , l'agente comunitario capace di sviluppare relazioni tra le parti al lavoro. Perché l'alienazione è anche in rete, se il possesso di un personal computer non evita che il mezzo di lavoro (materiale o di conoscenza), così come il prodotto e il profitto di questo lavoro siano sempre di qualcun altro . Isolati, dunque. Ma connessi. Quindi docili e utili . Individui falsi e falsamente liberi di scegliere : falsi come i falsi bisogni secondo Marcuse, utili al rafforzamento del sistema che li produce . Anche contro tutto questo serve un'altra Europa . Lo stagno europeo di Mario Pianta 15.05.2014 L’Europa è uno stagno. Il Prodotto interno lordo dei primi tre mesi del 2014 cresce di appena lo 0,3%. Tutta la crescita è a Berlino e Londra, con qualche risveglio nell’est. Frana il Sud Europa dei paesi in crisi – da Cipro al Portogallo –, cade l’Italia (-0,1%, che diventa -0,5 a confronto col primo trimestre di un anno fa), la Francia è a zero, la Spagna va poco meglio. La caduta si diffonde al nord: Olanda e Finlandia sono in recessione da due anni. Il declino dell’Italia è un grande balzo indietro di 14 anni: in termini reali il prodotto è ai livelli del 2000. Non era questa la “narrazione” del governo Renzi. Appena un mese fa, il Documento di economia e finanza prometteva una crescita dello 0,8% nel 2014, più della crescita media degli ultimi vent’anni, un risultato che avrebbe richiesto mezzo punto di crescita in più nei passati tre mesi. E per il periodo 2014-2018 la crescita promessa era del 7,4%, un risultato mai realizzato, neanche nei periodi di “boom”. Certo, si trattava di promesse elettorali. Certo, si tratta di conti sbagliati: in questi anni le previsioni di governi, Ocse, Bce e Commissione sono state significativamente sbagliate due volte su tre (http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Economia-europea-sono-pessime-quelleprevisioni-16018). Ma, soprattutto, si tratta di una politica sbagliata: l’austerità soffoca l’economia, e solo a Roma e Berlino credono ancora che i tagli e la precarietà del lavoro siano la via della ripresa. Per una volta, il principio di realtà rimpiazza le chiacchiere della politica televisiva, mostra il volto della grande depressione che segna l’Italia e due terzi d’Europa. Lo fa alla vigilia del voto per il Parlamento europeo, un’ultima scossa per un elettorato distratto e sfiduciato. Metà degli europei è tentata dall’astensione e dalla protesta populista: una rinuncia a cambiare politiche. L’altra metà sembra rassegnata al pensiero unico delle “grandi coalizioni” al potere, che si preparano a occupare anche il nuovo Parlamento europeo. È incerta la futura guida della Commissione – il democristiano Juncker o il socialdemocratico Schulz – ma è certo che entrambi parlano tedesco e praticano l’austerità. Depressione, disoccupazione di massa, impoverimento si estenderebbero ancora, la divisione tra la Germania – ormai sola – e il resto d’Europa diverrebbe insanabile, l’Europa finirebbe in pezzi. Ma rinuncia o rassegnazione non sono vie obbligate: c’è anche un’altra strada, quella dell’Appello di Euro-pen, la Rete europea degli economisti progressisti (http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/alter/Un-altra-strada-per-l-Europa-24289). Fine dell’austerità, banche da legare, il lavoro al primo posto, uno sviluppo giusto e sostenibile, il ritorno della democrazia. La via d’uscita dallo stagno. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° La non puntualità ci costa fino a 44 miliardi l'anno Se si calcola il costo sociale dei ritardi si scopre che l'Italia perde tra 1,5 e 2,6 punti percentuali di Pil annui. Lo svela il libro "Elogio della puntualità". di WSI Pubblicato il 20 maggio 2014| Ora 08:55 ROMA (WSI) - La puntualità, come virtù e come pregio, è stata spesso trascurata negli elogi, nei trattati di educazione, persino nei manuali di business etiquette. Eppure si tratta di una dote di grande valore, e non solo morale. Infatti il costo sociale della non puntualità potrebbe essere calcolato in termini di PIL, con una perdita annua almeno di 1,5 punti percentuali, che corrispondono a circa 22 miliardi di euro annui. Sembra incredibile, ma è questa la conclusione a cui giunge, dopo un accurato calcolo matematico, Andrea Battista, chapter chair di YPO e autore con Marco Ongaro del saggio "Elogio della puntualità". Il costo sociale della non puntualità" Andrea Battista muove, con un approccio modellistico, da alcuni assunti necessari, alla luce dei quali potranno poi essere interpretati e utilizzati i risultati: il tempo è una risorsa scarsa e il suo mancato impiego rappresenta quello che gli economisti definiscono costo-opportunità il reddito prodotto dal tempo dedicato al lavoro è una buona misura del valore del tempo medesimo il sistema economico non sta lavorando al massimo potenziale consentito dal capitale disponibile. Le variabili del modello economico La prima questione chiave è dunque: quanto tempo impieghiamo aspettando e quanto non ne riusciamo a recuperare improvvisando attività alternative comunque a valore aggiunto (controllare la posta elettronica, leggere materiale lavorativo, ecc)? Si tratta ovviamente di una questione totalmente fattuale e non verificabile con precisione, per cui è stato preso in considerazione un valore ipotetico: ogni individuo perde in media 20 minuti a causa della non puntualità altrui e ne riesce a recuperare 10. Non esiste comunque alcun modo in cui il tempo dell’attesa possa essere impiegato produttivamente al 100%. In secondo luogo, va stimato il numero di individui che partecipa attivamente alla vita lavorativa. Nel modello di Andrea Battista, vengono presi in considerazione come estremi di target la forza lavoro propriamente detta (poco oltre i 20 milioni di persone), e le persone "non nullafacenti": i due aggregati vengono utilizzati come limite inferiore e superiore del range del valore target della variabile dipendente. Altri valori fondamentali per il calcolo sono la quantità di ore lavorative per individuo (si assume che le ore giornaliere utili siano sette, e che siano tutte produttive) e il valore del tempo lavorativo (si considera che la quota di valore aggiunto destinata ai redditi da lavoro sia strutturalmente attorno al 60%, senza tener conto delle differenze a livello di reddito. Fino a 44 miliardi di euro sprecati in ritardi Determinati i range delle variabili, non resta che calcolare matematicamente il valore del tempo totale di lavoro netto sprecato, moltiplicato per la quota di valore aggiunto del fattore lavoro, per tradurlo in termini di reddito prodotto. Scopriamo così che se ciascuno di noi spreca anche solo 10 minuti netti al giorno per la non puntualità altrui, il costo in termini di benessere per il sistema economico-sociale italiano è annualmente stimabile ai valori del 2013: tra 1,5 e 2,6 punti percentuali di PIL tra circa 22 e 44 miliardi di euro annui. Siamo nell’ordine di grandezza della tipica manovra di finanza pubblica annua, superiore al budget dei Ministeri di Giustizia o Difesa, più elevato delle spese dedicate alla ricerca scientifica. In quest’ottica, la mancanza di puntualità si può considerare addirittura "un’emergenza sociale" trascurata. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°° http://temi.repubblica.it/micromega-online/ Un’ulteriore stretta di vite del Finanzcapitalismo contro gli abitanti del pianeta Terra. Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo intercommerciale, in discussione tra Usa e Ue, comporterà l’istituzione di un tribunale che tutela solo i privati nelle dispute tra investitore estero e Stato. di Andrea Baranes, da il manifesto, 16 Maggio 2014 Dopo il disastro di Fukushima, la Germania decide di uscire dal nucleare. Pochi mesi dopo, basandosi su un accordo internazionale sugli investimenti in ambito energetico, il colosso dell’energia Vattenfall chiede allo stato tedesco una compensazione di 3,5 miliardi di euro. L’anno prima la Philip Morris cita l’Australia, sostenendo che la nuova legge pensata per limitare il consumo di sigarette deprime il valore dei suoi investimenti nel Paese e ne “compromette irragionevolmente il pieno uso e godimento”. Benvenuti nel mondo delle dispute tra investitore e Stato, o Investor-State Dispute Settlement (Isds). Semplificando, una sorta di tribunale in cui le imprese private possono direttamente citare in giudizio gli Stati, quando questi dovessero introdurre delle legislazioni con impatti negativi sugli investimenti realizzati e persino sui potenziali profitti futuri. Legislazioni in ambito ambientale, del diritto del lavoro, della tutela dei consumatori, sulla sicurezza e chi più ne ha più ne metta. Tali «tribunali» sono parte integrante di diversi accordi commerciali o sugli investimenti, come nel caso del Nafta, siglato tra Canada, Usa e Messico. È così che la statunitense Metalclad si è vista riconoscere un rimborso di oltre 15 milioni di dollari quando un Comune messicano ha revocato l’autorizzazione a costruire una discarica di rifiuti pericolosi sul proprio territorio; o ancora che la Lone Pine Resources ha chiesto 250 milioni di dollari al Canada a causa della moratoria approvata dal Quebec sulle attività di fracking — una pratica di estrazione di petrolio dalle rocce con enormi rischi ambientali. Tutto questo potrebbe diventare la norma nei prossimi anni anche in Italia e in tutta Europa, se passasse il Ttip o Transatlantic Trade and Investment Partnership in discussione tra Ue e Usa. Se da una parte già si moltiplicano studi e ricerche che magnificano i presunti vantaggi di una completa liberalizzazione di commercio e investimenti, dall’altra fino a oggi i contenuti dell’accordo filtrano dalla Commissione europea e dai governi con il contagocce. Quello che sembra però confermato è che uno dei pilastri del Ttip dovrebbe essere proprio l’istituzione di un meccanismo di risoluzione delle dispute tra investitori e Stati. Tralasciando i pur enormi potenziali impatti di tale accordo in ogni attività immaginabile, per quale motivo gli investitori esteri che si sentissero penalizzati non dovrebbero rivolgersi ai tribunali esistenti tanto in Usa quanto in Ue, come un qualsiasi cittadino o impresa locale? Secondo la Commissione «alcuni investitori potrebbero pensare che i tribunali nazionali sono prevenuti». Fa piacere sapere che la Commissione si preoccupa per quello che alcuni investitori esteri potrebbero pensare più che dei cittadini che dovrebbe rappresentare. Tenendo poi conto che un singolo non può rivolgersi a tali tribunali nel caso in cui fosse danneggiato dal comportamento di un investitore estero, che giustizia è quella in cui unicamente una delle due parti può intentare causa all’altra? Ancora prima, nel momento in cui si sancisce un diverso trattamento tra imprese locali e investitori esteri, ha ancora senso affermare che «la legge è uguale per tutti»? Con tali meccanismi si rischia di minare le stesse fondamenta della sovranità democratica. Non vi è appello possibile, così come non c’è nessuna trasparenza sulle decisioni di tre «esperti» che si riuniscono e decidono a porte chiuse, nel nome della «confidenzialità commerciale», ma che di fatto possono influenzare, pesantemente, le legislazioni di Stati sovrani. Spesso non è nemmeno necessario arrivare a giudizio: la semplice minaccia di una disputa basta a bloccare o indebolire una nuova legislazione. In parte per il costo di tali procedimenti, in parte per il rischio di dovere poi pagare multe che possono arrivare a miliardi di euro, ma anche per un altro aspetto: un governo che dovesse incorrere in diverse dispute dimostrerebbe di essere poco incline agli investimenti internazionali. In un mondo che ha fatto della competitività il proprio faro e che si è lanciato in una corsa verso il fondo in materia ambientale, sociale, fiscale, sui diritti del lavoro pur di attrarre i capitali esteri, l’introduzione di leggi «eccessive» e l’essere citato in giudizio in un Investor-State Dispute Settlement diventano macchie inaccettabili. O forse, al contrario, è semplicemente inaccettabile un mondo in cui la tutela dei profitti delle imprese ha definitivamente il sopravvento sui diritti delle persone. Come sostiene la campagna promossa anche in Italia da decine di organizzazioni - http:// stop-ttip-italia.net -, a essere inaccettabile è il Ttip nel suo insieme. E non è probabilmente necessario il giudizio di un tribunale internazionale per capire da che parte stare. (16 maggio 2014) °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°° http://www.lanazione.it/ Peacekeeping e diritti umani: vertice europeo alla Sant'Anna Due giorni promossi dal professor Andrea De Guttry: oggi e domani, presenti anche i rappresentanti delle Nazioni Unite Pisa, 19 maggio 2014 - Approfondire la cooperazione tra le istituzioni formative europee impegnate nel settore della formazione per attività di peace keeping, assistenza umanitaria, monitoraggio dei diritti umani, ricostruzione post bellica: sono i temi della riunione che inizia oggi e che si concluderà domani (20 maggio) alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con la partecipazione di tutti i centri europei di formazione del personale civile coinvolto nelle missioni internazionali raggruppate nel consorzio “European New Training Initiative for Civilian Crisis Managament” (“Entri”), finanziato dall’Unione europea. L’incontro è stato promosso su impulso di Andrea de Guttry, Ordinario di diritto internazionale e fondatore dell’International training programma for conflict management. Alla riunione parteciperanno rappresentanti di alto livello delle Nazioni Unite, per verificare come attivare forme ulteriori di cooperazione con i partner europei. Secondo Andrea de Guttry, “questa riunione rappresenta il riconoscimento all’attività svolta dalla Scuola Superiore Sant’Anna dal 1995 e che ha contribuito a renderla uno dei centri più conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo per la qualità della formazione impartita in questo settore”. Il Sant’Anna, infatti, promuove ogni anno circa 20 corsi di alta specializzazione, gli ultimi dei quali si sono tenuti – oltre che a Pisa e a Roma - in Egitto, per il personale impegnato in Somalia, in Somaliland, in Sud Africa, in Cameroon. Da sottolineare come un numero rilevante di queste attività di formazione sia organizzata in collaborazione con il Reggimento Tuscania del’Arma dei Carabinieri. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°° http://unipd-centrodirittiumani.it/ 20/5/2014 Nasce lo European Institute of Peace Lunedì 12 Maggio 2014, è stato presentato, a Bruxelles, lo European Institute of Peace (EIP). L’EIP, nato dall’idea comune dei Ministri degli esteri di Svezia e Finlandia, ha l’obiettivo di appoggiare e rafforzare le iniziative europee volte alla prevenzione dei conflitti e alla loro risoluzione, primariamente attraverso l’attività di dialogo e mediazione. Inoltre, si propone come polo di ricerca e di azione capace di connettere le diverse esperienze e conoscenze interne all’Europa e di promuovere la multi-track diplomacy. Nello specifico, l’EIP sarà responsabile delle seguenti funzioni: mediazione; facilitazione e dialogo politico; mobilitazione di mediatori esperti; ricerca nel campo della prevenzione e risoluzione dei conflitti; valutazione e definizione delle best practices; attività di formazione; predisposizione di grants. Lo European Institute of Peace è una fondazione internazionale, indipendente dalle istituzioni europee. Questo status gli permetterà di attivarsi in contesti delicati, muovendosi attraverso una gestione più snella ed efficace nonché con maggiore flessibilità rispetto alle politiche dell'Unione Europea. L’Istituto ha un budget annuale di 3 milioni di euro volontariamente messo a disposizione dagli Stati che vi hanno aderito. Inoltre, può acquisire fondi da enti pubblici e privati. Il Consiglio di amministrazione dell’EIP si compone dei rappresentanti degli 8 Paesi fondatori - Svezia, Finlandia, Belgio, Ungheria, Polonia, Lussemburgo, Svizzera e Italia, cui si è appena aggiunta la Spagna. Il diplomatico italiano, Steffan de Mistura, dirigerà la fondazione come Presidente. 20/5/2014 4° Concorso Nazionale sulla realizzazione di video sui temi dei rischi di internet Il portale InternetInSicurezza.it e la Provincia di Treviso promuovono il 4° Concorso nazionale per la sensibilizzazione sui rischi di Internet. Obiettivo generale del concorso è la promozione di riflessioni sull'autotutela del minore nell'utilizzo della Rete. In linea con la scorsa edizione, il tema di quest’anno è il “sexting”. Il termine sexting indica lo scambio di immagini sessualmente esplicite tra persone mediante smartphone, email o altri dispositivi Web. La scelta di rilanciare il tema della terza edizione è dipesa dalla diffusione endemica del fenomeno sexting tra i giovani con conseguenze allarmanti. Per partecipare al concorso è necessaria la realizzazione di un video sul tema indicato. Il lavoro dovrà essere un video originale e, nel caso ci sia una colonna sonora, dovrà utilizzare musica inedita o non coperta da copyright o comunque con diritti commerciali appositamente acquisiti (per i dettagli http://www.garanteprivacy.it/garante/document?ID=1804336 ). La partecipazione al concorso - rivolto agli studenti di tutte le scuole italiane - è totalmente gratuita, non comporta nessuna iscrizione o acquisto da parte dei partecipanti. La scadenza per l’invio materiale è fissata per il 3 novembre 2014. Per ulteriori informazioni e modalità di partecipazione al concorso si rimanda ali link nel box sottostante. Diritto all’educazione ed educazione ai diritti umani Il dossier introduce al tema dell’educazione ai diritti umani. L’obiettivo è quello di presentare il quadro normativo internazionale relativo al diritto all’educazione, i principali programmi di promozione dell’educazione ai diritti umani (promossi in particolare dall'ONU, dall'UNESCO e dal Consiglio d’Europa), nonché gli attori coinvolti in tale processo. Attenzione specifica è rivolta, inoltre, all’educazione ai diritti umani in Italia. Il dossier intende rispondere all’esigenza di comprendere ed organizzare le indicazioni istituzionali, internazionali e nazionali, che si riferiscono all’educazione ai diritti umani ed alla cittadinanza democratica, al fine di fornire agli educatori che si avvicinano a tale tematica una guida operativa da mettere in pratica a partire dalle esperienze quotidiane in classe. Per una definizione di cultura ispirata al paradigma diritti umani Questa scheda fornisce spunti di riflessione sul legame tra la definizione aperta di “cultura” e il paradigma diritti umani, riferendosi ai documenti internazionali più rilevanti in materia e alle Conferenze promosse dall’UNESCO. Autore: Desirée Campagna, MA in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace, Università di Padova Nell’Articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani, dedicato al diritto a prendere parte alla vita culturale, “la dimensione umanistica che pervade il diritto e il sapere dei diritti umani trova esplicito riconoscimento e incentivo”, come affermato da A. Papisca (Dossier: “La Dichiarazione universale dei diritti umani commentata dal Prof. Antonio Papisca”). La cultura, per l’ampiezza delle esperienze e dei significati che racchiude, non si presta ad una definizione univoca ed esaustiva. Tuttavia, come affermato in diversi documenti formulati soprattutto in ambito UNESCO, essa attiene profondamente alla dignità umana e può esserne espressione. Una definizione aperta Nel Preambolo della Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale (2001) si afferma che: “[…] la cultura deve essere considerata come l’insieme dei tratti distintivi spirituali e materiali, intellettuali e affettivi che caratterizzano una società o un gruppo sociale e include, oltre alle arti e alle lettere, modi di vita e di convivenza, sistemi di valori, tradizioni e credenze.” Questa definizione riprende quanto già era stato affermato nella Dichiarazione di Città del Messico sulle politiche culturali (1982), nel Rapporto della Commissione mondiale su cultura e sviluppo, “La nostra diversità creativa” del 1990 (World Commission on Culture and Development, “Our Creative Diversity”) e nel Piano d’azione della Conferenza intergovernativa sulle politiche culturali per lo sviluppo tenutasi a Stoccolma nel 1998. Nel Preambolo della Raccomandazione dell’UNESCO sulla partecipazione e il contributo delle persone alla vita culturale (1976) si definisce, inoltre, la cultura quale “fenomeno sociale, che risulta dall’interazione degli individui attraverso attività creative [e] che non si limita alla fruizione di opere d’arte e di contenuti umanistici, ma è allo stesso tempo acquisizione di conoscenza, scelta di uno stile di vita e bisogno di comunicare”. All’ampiezza di tale concetto, la Convenzione dell’UNESCO sulla salvaguardia del patrimonio culturale intangibile (2003) aggiunge una ulteriore connotazione immateriale, affermando, all’art.2, che: “Il patrimonio culturale intangibile include le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, le competenze oltre che gli strumenti, gli oggetti, gli artefatti e gli spazi culturalmente significativi che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale. […] Esso è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi […] e fornisce loro un senso di identità e di continuità […].” Alla luce di ciò, la definizione di “diversità culturale”, che specifica ma non sostituisce il significato di “cultura”, presenta una natura altrettanto aperta. La Convenzione dell’UNESCO sulla promozione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (2005), primo strumento internazionale legalmente vincolante in materia, afferma, all’art.4, che: “Diversità culturale rimanda alla moltitudine di forme mediante cui le culture dei gruppi e delle società si esprimono. Queste espressioni culturali vengono tramandate all’interno dei gruppi e delle società e diffuse tra loro.” Il paradigma diritti umani come riferimento Le definizioni di “cultura” e di “diversità culturale”, per quanto aperte, trovano nei diritti umani un necessario orizzonte di riferimento e limitazione. La Convenzione dell’UNESCO sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali (2005) afferma, all’art.2, che: “La protezione e la promozione della diversità culturale presuppongono il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali quali la libertà di espressione, d’informazione e di comunicazione nonché la possibilità degli individui di scegliere le proprie espressioni culturali.” Allo stesso modo, la Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale (2001), all’art.4, stabilisce che: “La difesa della diversità culturale è un imperativo etico inscindibile dal rispetto della dignità della persona umana. Essa implica l’impegno a rispettare i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, in particolare i diritti delle minoranze e dei popoli autoctoni.” Alle radici dell’umanità Il legame tra una definizione, seppur aperta e controversa, di “cultura” e il paradigma diritti umani, si definisce, tuttavia, ancora più profondamente, facendo riferimento alla nozione di “dignità umana”. Pur riportandone l’ampiezza di significati ed espressioni, molti documenti internazionali citati riconoscono, infatti, nella cultura una fondamentale espressione di umanità. Nella Dichiarazione di Città del Messico sulle politiche culturali (1982) si afferma a questo proposito: “[…] È la cultura che ci rende specificatamente umani, esseri razionali, dotati di giudizio critico e di impegno morale. È attraverso la cultura che scegliamo i valori a cui appellarci e compiamo delle scelte. È attraverso la cultura che l’uomo esprime se stesso, diviene consapevole della sua umanità, riconosce la sua incompletezza, mette in discussione le sue conquiste, ricerca instancabilmente nuovi significati e crea delle opere attraverso le quali trascende i suoi limiti.” Con lo stesso tono si esprime la Dichiarazione di Friburgo sui diritti culturali, redatta nel 2007 dal cosiddetto “Gruppo di Friburgo”, gruppo di esperti affiliati all’Istituto interdisciplinare di etica e dei diritti dell’uomo (IIEDH) dell’omonima università svizzera. Questo documento definisce, all’art.2b, l’identità culturale come: “[…] l’insieme dei riferimenti culturali con il quale una persona, da sola o in comune con gli altri, si definisce, si costituisce, comunica e intende essere riconosciuta nella sua dignità.” Il Rapporto UNESCO 2009, primo rapporto dell’organizzazione che riguarda tutti i settori di sua competenza, afferma ugualmente, nella Prefazione, che: “La cultura è la più autentica radice di tutte le attività umane, che traggono da essa il loro valore e significato.” Si spiega dunque, proprio riconoscendo nella cultura una primaria emanazione dell’umano, perché all’art.1 della Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla diversità culturale si affermi che: “Fonte di scambi, d’innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per ogni forma di vita.” Strumenti internazionali Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) Collegamenti UNESCO, Settore Cultura °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°° http://www.liquida.it/diritti-umani/ Libertà di stampa in Italia: allarme dell’Onu. Anche il nuovo disegno di legge contrario alle regole internazionali Un quadro allarmante. Una débâcle in tutti i settori, dal servizio pubblico alla situazione lavorativa dei giornalisti. Con l’obbligo per l’Italia di mettere mano all’intero settore della libertà di stampa per adeguarsi in modo effettivo agli standard internazionali, tuttora non rispettati. E’ quello che emerge dal rapporto del Relatore speciale sulla promozione del diritto alla libertà di opinione e di espressione dell’Onu Frank La Rue adottato il 29 aprile e che sarà discusso nel corso della prossima sessione del Consiglio per i diritti umani che si svolgerà a Ginevra il 26 giugno 2014 (A-HRC-2630-Add3_en). Il rapporto, il secondo dopo quello del 2004, è il frutto della visita condotta in Italia nel novembre 2013. Le richieste dell’Onu sono chiare, senza margini di fraintendimento. Certo, però, l’Italia da tempo, malgrado i richiami internazionali e le condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo, continua a non fare nulla. Prima di tutto, il Relatore speciale intima all’Italia la depenalizzazione della diffamazione proprio per evitare che l’attuale normativa, che tra l’altro prevede il carcere, produca un effetto deterrente sulla libertà di espressione. Il nuovo disegno di legge è solo parzialmente in linea con gli standard internazionali. Va bene nella parte in cui elimina il carcere, ma non nella decisione di mantenere il reato di diffamazione. In questo modo – osserva La Rue – non è rispettata l’esigenza di una totale depenalizzazione. Non solo. Anche sul piano civile il disegno di legge non convince perché prevede sanzioni pecuniarie troppo elevate, con un obbligo di rettifica pressocché automatico. Una scelta che entrerà in conflitto con la libertà di stampa. Giusto prevedere la rettifica, ma solo per fatti falsi stabilendo altresì che, laddove concessa, si disponga il divieto di azioni giudiziarie. Da bloccare poi gli assalti ai giornalisti in sede giudiziaria. Sono troppo le azioni temerarie e pretestuose, senza reale fondamento, che costituiscono una spada di Damocle per i giornalisti. In questa direzione, l’Onu chiede, per coloro che intraprendono queste azioni con il fine di intimorire il giornalista, non solo il pagamento delle spese processuali ma anche una sanzione economica pari all’entità del risarcimento richiesto al giornalista. Il Parlamento dovrebbe poi abrogare l’articolo 341 bis che ha reintrodotto con il pacchetto sicurezza (legge n. n. 94/2009) il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, punito con la reclusione fino a 3 anni: un’eliminazione necessaria per diffondere uno spirito di maggiore tolleranza alle critiche. Nell’ottica di garantire la libertà di stampa – osserva La Rue – dovrebbe essere assicurato l’effettivo svolgimento di indagini verso coloro che intimidiscono i giornalisti e la punizione di coloro che compiono atti di intimidazione. Sarebbe necessaria una normativa ad hoc per prevenire e indagare gli attacchi alla stampa. Da assicurare poi un equo compenso ai giornalisti e migliorare le condizioni di lavoro, ormai deteriorate. Con gravi situazioni di sfruttamento e con una proliferazione di tipologie contrattuali che hanno portato a una totale deregulation. Basti pensare, aggiunge il Relatore, che i giornalisti freelance sono pagati da 5 a 50 euro ad articolo e addirittura 4 centesimi per rigo. Manca – ancora – una legge efficace sul conflitto di interessi: indispensabile l’introduzione di una norma che vieti a membri del governo o a politici eletti di possedere e controllare i media. Basta, poi, al controllo politico della Rai. La nomina di due membri del Consiglio di amministrazione della Rai direttamente dal Governo e degli altri 7 dal Parlamento non assicura un’effettiva indipendenza dalla politica. Così come preoccupa lo stretto legame, finanche nella concessione delle frequenze, dal ministero dell’economia. Necessarie modifiche che conducano all’individuazione dei membri del consiglio di amministrazione con la partecipazione della società civile e con nomine scaglionate nel tempo. Ma il Relatore speciale chiede molto di più per assicurare la piena realizzazione del servizio pubblico e cioè che la possibilità di agire in sede giurisdizionale in relazione all’effettivo rispetto dell’obbligo di garantire trasmissioni di servizio pubblico da parte della Rai sia consentita non solo all’altro contraente ossia al Ministero dell’economia, ma ad ogni cittadino. Stessa trasparenza richiesta per i membri dell’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni): non in linea con gli standard internazionali la nomina di 5 membri da parte del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio d’intesa con il Ministero dello sviluppo economico. L’Italia fa poi orecchie da mercante sul divieto di concentrazione nella proprietà che intacca la libera concorrenza. La recente abrogazione del divieto per coloro che posseggono televisioni di acquistare azioni nel settore della carta stampata è un motivo di allarme. Da modificare anche la normativa sull’accesso alle informazioni e sugli atti della pubblica amministrazione, eliminando ogni forma di restrizione. L’Italia fa poco anche sul fronte del contrasto all’hate speech. Va bene la proposta di legge sul contrasto all’omofobia e alla transfobia ma devono essere eliminate le eccezioni previste per coloro che compiono atti in questa direzione all’interno di organizzazioni politiche, culturali etc. Ultima richiesta: l’istituzione di un organo nazionale sui diritti umani che abbia un ruolo centrale proprio nel rafforzamento della libertà di opinione e di espressione. Una richiesta già presentata nel 2004. Sempre ignorata dall’Italia. Come tutte le altre. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° www.ilo.org COMUNICATO STAMPA ILO Martedì 20 maggio 2014 ILO: il lavoro forzato genera profitti annuali per 150 miliardi di dollari Secondo il nuovo Rapporto dell’ILO, i profitti illeciti del lavoro forzato che coinvolge circa 21 milioni di persone sarebbero tre volte superiori a quelli precedentemente stimati. GINEVRA (ILO News) – Nell’economia privata, il lavoro forzato genera annualmente profitti illeciti tre volte superiori a quelli precedentemente stimati. E’ quanto afferma un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Secondo il Rapporto dell’ILO, Profits and Poverty: The Economics of Forced Labour (Profitti e povertà: l’economia del lavoro forzato), i due terzi del totale stimato di 150 miliardi di dollari, ovvero 99 miliardi, deriverebbero dallo sfruttamento sessuale a fini commerciali, mentre i restanti 51 miliardi sarebbero il risultato dello sfruttamento forzato a fini economici in settori come il lavoro domestico, agricolo e altre attività economiche. “Questo nuovo Rapporto porta la nostra comprensione della tratta, del lavoro forzato e della moderna schiavitù ad un livello superiore”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO, Guy Ryder. “Il lavoro forzato è nocivo per le imprese e per lo sviluppo, e soprattutto per le sue vittime. Questo rapporto attribuisce un nuovo carattere di urgenza ai nostri sforzi per sradicare il prima possibile questa pratica nefasta, ma estremamente redditizia”. I nuovi dati si basano su uno studio dell’ILO pubblicato nel 2012 secondo il quale il numero delle persone vittime del lavoro forzato, tratta e schiavitù moderna ammontava a 21 milioni. Secondo il nuovo rapporto, più della metà delle vittime sono donne e ragazze, principalmente sfruttate sessualmente a fini commerciali e nel lavoro domestico, mentre gli uomini e i ragazzi sono perlopiù sfruttati per fini economici nei settori dell’agricoltura, costruzioni e minerario. ************************************************* ************************************************* ******************************
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