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 STEFANO PADOVANI
Settembre 2014
INTERNAZIONALIZZAZIONE: LA MALESIA ATTRAE INVESTIMENTI
Con infrastrutture moderne, buona regolamentazione amministrativa, solido sistema giuridico con radici nella common law,
crescente popolazione mussulmana, incentivi agli investimenti dall’estero, destinati anche allo sviluppo di prodotti e servizi
per la comunità islamica a livello mondiale, con particolare focus su finanza islamica e certificazione Halal, la Malesia sembra
avere alcune caratteristiche speculari, e quindi complementari e convergenti, rispetto a quelle dell’Italia.
Nella classifica generale di World Bank Doing Business, la Malesia occupa il sesto posto (contro il sessantacinquesimo
dell’Italia), il primo per l’ottenimento del credito e il quarto per la protezione degli investitori. Con queste caratteristiche,
unite alla stabilità e alle politiche per la crescita economica, la Malesia aspira a diventare il naturale hub globale, oltre che per
la finanza islamica, anche per lo sviluppo dell’economia c.d. Halal. A tal fine, come afferma Jeff Leong, Senior Partner dello
studio legale Jeff Leong, Poon & Wong di Kuala Lumpur, il Governo malese “ha intrapreso diverse iniziative per creare un
ambiente attraente e favorevole per la partecipazione di imprese ed investitori stranieri allo sviluppo dell’ industria Halal in
Malesia”. Una di queste è la creazione dell’ Halal Industry Development Corporation (HDC) per la gestione degli incentivi
pubblici, tra le cui iniziative rientra la relizzazione dei c.d. parchi Halal, comunità di imprese che svolgono un’attività
orientata al mercato Halal situata nel medesimo insediamento produttivo. La Malesia ospita attualmente 24 parchi Halal, nei
quali lavorano 140 PMI e 15 multinazionali. Di queste, tredici hanno ottenuto il riconoscimento “Halmas”, assegnato alle
imprese con requisiti approvati dall’HDC.
Tra le agevolazioni previste per gli operatori del parco Halal che hanno ottenuto questo accreditamento, ci sono diversi
incentivi fiscali, che variano a seconda della natura dell’operatore, dall’esenzione del 100% dall’imposta sul reddito per 10
anni all’esenzione da dazi all’importazione ed imposta sulle vendite per determinati macchinari, attrezzature ovvero materie
prime utilizzate nel ciclo produttivo Halal .
La certificazione halal, in Malesia, è rilasciata dal Dipartimento per lo Sviluppo Islamico (JAKIM), mentre negli altri paesi
del mondo, invece, “le certificazioni halal- spiega Jeff Leong- sono approvate dalle rispettive associazioni islamiche o
organizzazioni non governative. La Malesia è quindi l'unico paese in cui il processo di certificazione halal ha pieno sostegno
da parte del governo ”. Per questa ragione è riconosciuta e rispettata in tutto il mondo.
La certificazione “JAKIM” era in precedenza ottenibile solo in Malesia, pertanto i produttori che avessero voluto ottenerla,
avrebbero dovuto localizzare la produzione nel paese. Di recente, è stato avviato un programma pilota che permette la
certificazione in tutto il mondo mediante consulenti qualificati del Dipartimento per lo Sviluppo Islamico.
Qualora si vogliano cogliere le opportunità del mercato Halal malese attraverso una presenza diretta va tenuto presente si
tratta quindi di una realtà complessa e allo stesso tempo ricca di opportunità , dove la conoscenza della cultura e normativa
locale è fondamentale.
Un primo approccio è rappresentato dall’apertura di un ufficio di rappresentanza, per svolgere attività promozionale e di
collegamento con la casa madre italiana, con lo scopo di raccogliere o fornire informazioni, ma non direttamente attività
d’impresa. Per svolgere invece tale attività in loco, escludendo la costituzione di un’impresa individuale o di una società di
persone, la forma societaria utilizzabile può essere quella della società con responsabilità limitate per azioni o della società
con responsabile limitata per garanzia. In pratica quest’ultima, che limita la responsabilità per le obbligazioni sociali
all’ammontare del capitale, analogamente a quanto avviene in Italia per una SpA od una Srl risulta la forma privilegiata.
Normalmente tale società quando usata come veicolo di approccio al mercato da una casa madre estera , non sarà quotata, e
quindi non potrà offrire azioni o altri strumenti finanziari al pubblico.
Dal 1974, inoltre, è il Comitato per gli Investimenti Esteri (Foreign Investment Commitee - FIC) a disciplinare gli
investimenti provenienti da altri paesi, quali l’acquisto di immobili o di partecipazioni in società, e per quest’ultimo caso,
salvo che si tratti di investimenti a breve termine su titoli di società quotate, possono essere richieste autorizzazioni al
superamento di determinate percentuali del capitale sociale.
L’attenzione nei confronti della Malesia, in parte grazie allo sviluppo del mercato halal, è destinata pertanto a crescere.
Attenzione in aumento anche da parte degli investitori italiani, che vi potrebbero trovare un’ottima base per la crescita delle
proprie attività in Asia.
STEFANO PADOVANI
Per ulteriori informazioni potete contattare
Stefano Padovani, [email protected]
Settembre 2014