Studio geologico tecnico - Provincia di Pesaro e Urbino

REGIONE MARCHE
Provincia di Pesaro e Urbino
COMUNE DI COLBORDOLO
STUDIO GEOLOGICO E TECNICO, ELABORATO A SUPPORTO DEL
PIANO PARTICOLAREGGIATO DI INIZIATIVA PRIVATA DEL
COMPARTO 7B -Produttivo Terziario di Nuovo Impianto D 13-,
UBICATO IN LOCALITÀ “BOTTEGA” DEL COMUNE DI COLBORDOLO
COMMITTENTE: IMMOBILIARE BERNARDINI & C SRL
Novembre 2012
Dott. Geol. Milena Mari
Via Gioberti n. 18, 61020 - Gallo di Petriano (PU)
Tel. 348 7401016 - Fax 0722 52034
e-mail: [email protected]
Collaboratore:
Geol. Giacomo Balducci
Comune di Colbordolo (PU)
Studio geologico – Piano particolareggiato di iniziativa privata Comparto 7B
INDICE
1 - PREMESSA ............................................................................................................................... 2
2 - UBICAZIONE ............................................................................................................................. 3
3 - INQUADRAMENTO GEOLOGICO............................................................................................ 3
3.1 - GEOMORFOLOGIA ........................................................................................................ 3
3.2 - GEOLOGIA ................................................................................................................... 4
3.3 - IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA ......................................................................................... 6
3.4 - PERICOLOSITÀ GEOLOGICHE E ANALISI DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO .............................. 8
4 - INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO................................................................................. 9
5 - OSSERVAZIONI SULLA SISMICITÀ .......................................................................................... 12
5.1 - PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE...................................................................................... 13
5.2 - MICROZONAZIONE SISMICA, RISPOSTA SISMICA LOCALE.................................................... 14
5.3 - CATEGORIA DI SOTTOSUOLO E CONDIZIONI TOPOGRAFICHE (NTC 2008) ......................... 16
6 - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA LOCALE E CARATTERISTICHE GEOTECNICHE ............. 18
6.1 - INDAGINI GEOGNOSTICHE .............................................................................................. 18
6.2 - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA ....................................................................................... 18
6.3 - ANALISI DI LABORATORIO E PARAMETRI GEOTECNICI ........................................................ 20
ANALISI DI LABORATORIO ....................................................................................................... 20
PARAMETRI GEOTECNICI ........................................................................................................ 20
7 - TIPOLOGIA FONDALE E PIANO DI POSA DELLE FONDAZIONI............................................ 22
8 - CAPACITÀ PORTANTE DEI TERRENI ...................................................................................... 23
9 - VALUTAZIONE DEI CEDIMENTI ............................................................................................... 24
10 - COEFFICIENTE DI REAZIONE "K" (WINKLER) ...................................................................... 26
11 - CONSIDERAZIONI SULLA LIQUEFAZIONE........................................................................... 26
12 - INDICAZIONI GENERALI E MODALITA’ DI INTERVENTO ..................................................... 28
13 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE .......................................................................................... 30
BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................ 32
ALLEGATI GRAFICI
Geol. Milena Mari - Via Gioberti, 18 – 61020 Gallo di Petriano (PU)
tel 348 7401016 - fax 0722 322697 e-mail [email protected]
Comune di Colbordolo (PU)
Studio geologico – Piano particolareggiato di iniziativa privata Comparto 7B
1 - PREMESSA
Su incarico ricevuto da Immobiliare Bernardini & C srl, è stato svolto il presente
studio geologico e tecnico, elaborato a supporto del Piano particolareggiato di iniziativa
privata del Comparto 7B ubicato nella frazione di Bottega del Comune di Colbordolo, che
prevede la realizzazione di due strutture adibite a centro commerciale e direzionale.
Lo studio è finalizzato alla ricostruzione dell’assetto geologico, geomorfologico ed
idrologico dell’area interessata dall’intervento, alla definizione dei parametri geotecnici e
sismici necessari per la progettazione delle opere e all’individuazione delle soluzioni
tecniche compatibili con l’assetto litostratigrafico e idrogeologico dell’area.
Lo studio è stato svolto secondo le seguenti fasi di lavoro:
-
sopralluoghi e rilievi di campagna finalizzati all’inquadramento della zona di studio
e delle aree limitrofe;
-
acquisizione delle principali informazioni relative all’area ed acquisizione di dati e
studi eseguiti nella stessa zona o in zone limitrofe;
-
analisi degli elaborati cartografici esistenti (carte topografiche, carte tematiche,
foto aeree, ecc.);
-
indagini geognostiche (mediante prove penetrometriche statiche e dinamiche,
sondaggio a carotaggio continuo) mirate alla definizione della successione
stratigrafica locale e delle caratteristiche di resistenza dei terreni, integrate da
indagini geofisiche (sismica in tecnica tomografica, MASW, HVSR); analisi di
laboratorio;
-
elaborazione dei dati ricavati dalle suddette fasi di studio per la stesura del
rapporto finale, con definizione del modello geologico, caratterizzazione
geotecnica dei terreni e definizione di tutti i parametri necessari per la
pianificazione e progettazione degli interventi.
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2 - UBICAZIONE
L’area esaminata è ubicata nel settore nord-orientale del territorio del Comune di
Colbordolo, in corrispondenza dell’abitato di Bottega.
Nella cartografia ufficiale l’area di studio ricade all’interno del Foglio n° 109 della Carta
Topografica d'Italia (scala 1:25.000) nella Tavoletta I° S.O. – “Tavullia”. Sulla Nuova Carta
Tecnica Numerica della Regione Marche (scala 1:10.000), l’area è ubicata all’interno della
Sezione n° 268130 “Colbordolo”.
Per quello che riguarda infine i riferimenti catastali, il sito esaminato trova riferimento al
Foglio n° 4 del Catasto terreni del Comune di Colbordolo con i mappali n° 283, 285, 286.
3 - INQUADRAMENTO GEOLOGICO
3.1 - GEOMORFOLOGIA
L’area oggetto di studio ricade nel tratto medio della vallata del Fiume Foglia. Più
precisamente la zona è ubicata in corrispondenza di un terrazzo alluvionale di III ordine
(Sintema di Matelica) in destra idrografica del F. Foglia, e in sinistra idrografica del
Torrente Apsa.
L’intera area, che si estende per una superficie poco inferiore a 10.000 m2, si sviluppa ad
una quota assoluta di circa 67-68 m s.l.m.
La valle principale del F. Foglia, così come il corso del T. Apsa, è bordata da rilievi
collinari che solitamente in questa zona raggiungono quote variabili tra 200-350 m s.l.m. e
sono in generale caratterizzati da forme piuttosto blande ed arrotondate, con versanti a
pendenza media o bassa, talvolta solcati da fossi e da aste minori del reticolo idrografico.
La morfologia della zona è contraddistinta da un’ampia spianata, in particolare la zona in
studio segue un andamento sub-pianeggiante, debolmente pendente in direzione O-NO
(pendenza media circa 1°); la spianata corrisponde ad un terrazzo alluvionale di III ordine,
il quale si raccorda verso N al terrazzo alluvionale di IV ordine e all’alveo del Fiume Foglia
e verso E alle analoghe unità fisiografiche del Torrente Apsa.
Il F. Foglia scorre ad una distanza variabile da 600 m a 800 m dall’area di intervento, ad
una quota di 45-50 m slm, mentre il Torrente Apsa dista circa 360 m ed è impostato ad
una quota di circa 50 m slm.
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La morfologia sub-pianeggiante assicura la stabilità dell’area di intervento. I rilievi di
superficie non hanno messo in evidenza alcuna forma di dissesto, né attiva, né inattiva;
pertanto non sussistono elementi idrogeologici che possono pregiudicare la stabilità
dell’area.
Anche la cartografia tematica consultata (cartografia P.A.I. elaborata dalla Autorità di
Bacino della Regione Marche, progetto IFFI e cartografia allegata al PRG), in
corrispondenza dell’area di studio, non evidenzia forme o processi a cui possono essere
associate situazioni di rischio idrogeologico, sia per quanto concerne movimenti
gravitativi, sia per fenomeni di esondazione.
3.2 - GEOLOGIA
Dal punto di vista specificamente geologico, il territorio è caratterizzato da unità
sedimentarie della Successione Umbro-Marchigiana, prevalentemente di età pliocenica e
tardo miocenica. In particolare le unità della successione marina rilevate in
corrispondenza e in prossimità della zona di studio, sono, a partire dalla più antica:
-
FSD, Formazione di San Donato: alternanza di areniti e marne, marne argillose e
siltose di colore grigio-azzurro, di origine torbiditica. Età: Messiniano.
-
FCO, Formazione a Colombacci: Areniti e alternanze arenitico-pelitiche, con
intercalati sottili livelli pelitici e orizzonti calcarei evaporatici (“colombacci” s.s.).
Ambiente di sedimentazione di mare poco profondo, ciclicamente evoluto in aree
lagunari con sedimentazione pelitica e a volte evaporitica. Età: Messiniano.
-
FAA, Formazione delle Argille Azzurre: Alternanza di argille e argille siltose grigioazzurre, a stratificazione sottile e poco marcata, con intercalazioni arenitiche a
granulometria fine e colore grigio-giallastre. Ambiente di sedimentazione,
generalmente, di mare aperto con eventi torbiditici. Età: Pliocene inferiorePliocene superiore.
Nello specifico, l’area indagata è caratterizzata dalla Formazione delle Argille Azzurre.
Le unità geologiche della successione marina sono coperte da depositi continentali
quaternari, distinti in varie unità in base alla loro età e all’ambiente o agente di
sedimentazione. In corrispondenza della zona in studio sono stati rilevati depositi
alluvionali terrazzati ascrivibili al Sistema di Matelica (MTI), depositati tra il Pleistocene
sup. e l’Olocene. Lo spessore di tali depositi e inferiore a 10 m.
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Dal punto di vista strutturale, i principali elementi tettonici sono costituiti da strutture ad
andamento appenninico (NO-SE), quasi esclusivamente a carattere compressivo, tra cui
una sinclinale minore, rispetto alla quale la zona in studio risulta ubicata sul fianco
interno, a ridosso della zona di cerniera.
SCHEMA TETTONICO (Progetto CARG, Foglio 268)
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3.3 - IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA
Come già descritto in precedenza, la zona di studio si sviluppa in corrispondenza di un
ampio terrazzo alluvionale di III ordine (Sistema di Matelica, età Pleistocene sup.Olocene), depositato dal Fiume Foglia in prossimità della confluenza con il Torrente
Apsa. L’area in studio ricade nel settore medio del corso d’acqua principale, che in
questo tratto segue un andamento caratterizzato da poche anse a pattern sub-angolare.
L’area di intervento dista circa 0.6-0.8 km dall’alveo del F. Foglia, rispetto al quale è
ubicata in destra idrografica, ad una quota circa 20 m superiore. La distanza che
intercorre con l’alveo del T. Apsa è circa 360 m ed il dislivello è prossimo a 17-18 m.
Il reticolo idrografico superficiale è completato da poche aste minori di I° ordine, che
sottendono bacini imbriferi di estensione ridotta e che non interferiscono con l’area in
studio.
Per quanto riguarda l’idrologia sotterranea, la presenza di depositi alluvionali grossolani
(ghiaiosi e sabbiosi) situati in prevalenza alla base della sequenza alluvionale, favorisce
l’infiltrazione e la circolazione delle acque nel sottosuolo, grazie al buon grado di
permeabilità. L’area non risulta infatti interessata da fenomeni di ristagno. Al contrario i
litotipi
prevalentemente
argilloso-marnosi
del
substrato,
sono
caratterizzati
da
permeabilità molto bassa.
La porzione più superficiale della sequenza alluvionale (spessore circa 3-4 m) è
caratterizzata da permeabilità media, variabile in relazione alla percentuale di sabbie e
ghiaie; i sottostanti depositi prevalentemente ghiaiosi e/o sabbiosi presentano invece
permeabilità medio-alta.
Durante le fasi di indagine è stata riscontrata la presenza di una falda acquifera situata a
profondità generalmente comprese tra -3/-4 m dal p.c. Tale livello acquifero è confinato
alla base dai depositi a litologia argilloso-marnosa del substrato. Il monitoraggio della
falda per circa 2 mesi ha mostrato un livello massimo pari a -2.1 m e -2.9 m dal p.c.
rispettivamente nelle prove P3 e S1.
Per la valutazione della vulnerabilità della falda superficiale è stato applicato il metodo
GOD (Groundwater occurrence, Overall lithology of aquifer, Depth to groundwater table
or strike) di Foster e Hirata (1988). Tale metodo per la valutazione della vulnerabilità
intrinseca di un acquifero considera tre fattori:
G = tipologia della falda (libera, confinata, semiconfinata…);
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O = tipo di acquifero, ed in particolare caratteristiche litologiche e grado di
consolidazione delle rocce della zona non satura (per gli acquiferi non
confinati) e dei livelli confinanti a tetto (per gli acquiferi confinati);
D = soggiacenza della falda a superficie libera nel caso di acquifero non confinato
o tetto dell’acquifero per gli acquiferi confinati.
La vulnerabilità intrinseca è valutata come il prodotto dei tre indici numerici corrispondenti
ai parametri suddetti:
Indice G.O.D. = G*O*D
Per il caso in studio l’indice G.O.D. risulta pari a 0.45 (vulnerabilità moderata: vulnerabilità
a qualche inquinante ma solo quando rilasciati in maniera continua).
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3.4 - PERICOLOSITÀ GEOLOGICHE E ANALISI DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO
Per quanto riguarda le aree in frana, come riportato nei paragrafi precedenti, la zona si
presenta pressoché pianeggiante, per cui non sono presenti forme di dissesto
ricollegabili a movimenti gravitativi in atto e/o quiescenti che possano rappresentare
situazioni di rischio per la fattibilità degli interventi, sia in corrispondenza della zona in
studio che delle zone limitrofe.
Anche per quanto concerne il rischio di esondazione, la zona non risulta esposta a rischi,
sia in rapporto al Fiume Foglia, corso d’acqua principale, sia al Torrente Apsa o altri fossi
minori. Infatti la distanza e/o i dislivelli esistenti tra i vari elementi idrografici e la zona di
intervento fanno si che l’area risulti sicura.
Tale analisi è stata confermata anche dalla consultazione della cartografia del P.A.I. Piano
Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico, redatto dall’Autorità di Bacino Regione
Marche, della cartografia del PRG comunale e del Progetto IFFI (vedi cartografie allegate
in calce alla relazione).
Dal punto di vista del rischio idrogeologico, la realizzazione degli interventi in progetto
risulta pertanto compatibile con l’assetto idrogeologico dell’area.
Nella zona in studio non sono stati rilevati elementi geologici a cui possa essere
associato un grado di pericolosità significativo; pertanto l’area può essere considerata
idonea a recepire gli interventi edificatori, esulando dall’obbligo di adottare specifiche
restrizioni e/o accorgimenti, pur garantendo la massima attenzione a tutti gli aspetti
pianificatori e progettuali in base alla normativa vigente.
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4 - INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO
Il territorio in esame è caratterizzato da un regime pluviometrico di tipo litoraneo (versante
adriatico), che presenta un minimo principale estivo ed uno secondario meno accentuato
alla fine dell’inverno, ed un massimo principale alla fine dell’autunno ed uno secondario in
primavera.
Nella tabella che segue sono stati inseriti i valori delle precipitazioni medie annuali e
stagionali relativi ad alcune stazioni ubicate in prossimità della zona di studio. I valori
derivano dall’analisi delle registrazioni effettuate tra il 1950 ed il 1989.
Precipitazioni medie annuali e stagionali (mm)
Stazione
Altitudine
Pesaro
Petriano
Urbino
11 m slm
327 m slm
451 m slm
Media
annuale
Media
primaverile
Media
estiva
Media
autunnale
Media
invernale
776,3
184,9
171,3
237,4
183,1
916.8
847.6
233.9
208.0
186.2
185.8
277.2
253.9
220.4
199.5
750
950
Dati e figura tratti da: Campo medio della precipitazione
annuale e stagionale sulle Marche per il periodo 19502000, Centro di Ecologia e Climatologia dell’Osservatorio
Geofisico Sperimentale di Macerata, a cura di M. Amici e
R. Spina
1450
ANDAMENTO DELLA QUANTITÀ DI PRECIPITAZIONE MEDIA ANNUALE (mm)
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I dati meteo-climatici, oltre a costituire un’informazione importante per l’analisi degli
scenari di rischio idrogeologico, rivestono importanza anche nella progettazione e
dimensionamento delle opere di regimazione delle acque superficiali e di smaltimento
delle acque meteoriche.
Di seguito si riportano le precipitazioni di massima intensità con diversa durata in ore,
registrate dalle stazioni pluviometriche di Pesaro e di Urbino tra il 1950/1970 e il 2010.
Precipitazioni di massima intensità e breve durata registrate nella stazione di Pesaro,
espresse in millimetri
Anno
1 ora
3 ore
6 ore
12 ore
24 ore
2010
2009
2008
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1984
1983
1982
1980
1979
1978
1976
1975
1974
1973
1972
1971
1970
1969
1968
1967
1966
1965
1964
1963
1962
1961
1960
1959
1958
1957
1956
1955
1954
1953
1952
1951
1950
24.40
16.60
44.60
46.00
32.40
47.80
16.20
7,4
31,6
33
20
19
25,2
17,6
14,4
18
23,6
23
19,4
17
15,2
27,6
27,4
23,2
41,0
66,6
11,4
34,6
15,6
16,0
16,2
80,0
18,2
60,0
39,4
34,0
45,0
33,4
22,6
12,2
16,0
20,4
38,8
28,0
19,6
16,2
19,8
30,8
27.00
20.40
52.20
47.60
46.00
50.20
27.20
14,6
47,4
70,8
26,2
45,2
26
31
23,8
44.80
24.00
60.60
53.40
49.40
50.80
33.60
24,2
48,6
108,6
37,8
50,6
33,8
42
34,2
18,8
30
42
26,6
51
32
43
47
37,6
117,0
72,8
25,4
51,8
50,0
25,6
27,0
118,0
26,2
62,6
45,6
71,2
62,0
37,6
41,0
36,4
23,2
49,8
47,6
39,2
42,6
22,6
37,6
44,0
61.80
42.0
67.40
53.40
52.80
58.20
38.00
39,4
67,8
110,8
54
51
47,4
53
49,2
34
59
42
29
82
37,4
77,4
74
46,4
139,8
86,0
30,6
53,0
53,0
35,2
27,0
118,2
30,2
81,4
48,6
76,8
102,4
52,4
62,6
41,0
37,8
49,8
55,6
50,6
43,6
34,0
37,6
44,0
65.60
50.00
83.40
68.00
52.80
94.60
49.40
117
100,6
55,7
14,5
152,3
40,7
212,5
76,5
65,9
11,3
147,3
199,1
371,3
53,9
114
70,3
64,6
56,4
31,2
93
33,3
80,4
82,2
96,2
118,6
81,6
40,4
29,4
196,8
60
50,2
74,8
173
11,2
196,8
62,2
96
32,8
81,6
56,8
48,6
18,6
28,8
24,6
32
35
34
82,0
72,6
44,4
39,4
21,8
23,0
117,2
26,2
62,4
45,2
67,2
61,8
37,6
38,0
23,4
16,8
37,0
42,2
30,2
36,0
19,6
29,0
40,8
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Precipitazioni di massima intensità e breve durata registrate nella stazione di Urbino,
espresse in millimetri
Anno
1 ora
3 ore
6 ore
12 ore
24 ore
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1989
1988
1987
1986
1985
1984
1983
1982
1981
1980
1979
1978
1977
1976
1975
1974
1973
1972
1971
1970
26,6
20,4
26,6
14
24,8
21
26,4
30,4
47,8
19,2
22,4
44,2
25
14,8
31
23,4
32,8
21
19,6
28,4
37,4
25,8
13,4
19,8
17
21
30
50
26,6
24
17,6
30,2
20
32
28
20
34,2
44,6
40
32,2
20,6
31,2
21,2
40,2
17,2
49,4
41,2
41,2
33,6
50,8
36
29,8
75,4
41,4
23,8
41,8
47
33
34,2
24
63
39
26,4
16,2
32,2
25,4
23
39
69,4
26,6
27
30,2
30,2
27
41,6
35
24,4
38,2
44,8
41,4
33
23,6
53
22
47
18,2
50,2
66,6
46,4
34
55,2
66,6
40,8
75,4
55
38,2
48,6
55,8
33
36,4
32,6
87,2
39
29
22,8
33,2
37,4
37
40,8
69,6
43
36,8
35
36
46,2
45,8
56
26
52
45,6
42,2
37,6
23,8
81,4
32,6
52,2
27,6
51,4
79
53
45,4
55,2
69,8
40,8
75,4
56,8
57
65,8
70,6
44,2
37,6
47,4
105
39
33,8
34,6
33,2
66
53,6
41,4
83
69
47,6
43
50,2
62,4
48,2
75,4
30,4
55,8
45,6
42,8
40,4
35
84,6
45,2
55,8
40,6
65,8
97,6
65,2
46,2
99,4
97,6
40,8
75,4
74
69
66,6
93,6
45,6
43
65,4
114,4
47
50,6
37
47,8
76,8
60,2
55,2
83
91,4
57,8
95
64,8
102,6
48,2
88,8
50
55,8
45,6
51,4
61,6
48,8
Stazione pluviometrica di Sassocorvaro – altezze massime di pioggia regolarizzate (mm)
(intervallo 1950-2006)
t = 1 ora
t = 3 ore
t = 6 ore
t = 12 ore
t = 24 ore
10 anni
Tr
hmax =
35,95
47,86
59,91
74,39
87,95
30 anni
hmax =
46,09
59,80
74,60
91,74
106,32
50 anni
hmax =
50,72
65,25
81,30
99,67
114,70
100 anni
hmax =
56,96
72,60
90,35
110,35
126,01
200 anni
hmax =
63,18
79,92
99,36
121,00
137,27
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5 - OSSERVAZIONI SULLA SISMICITÀ
Il territorio del Comune di Colbordolo è stato classificato di seconda categoria (S = 9 e
accelerazione =0.07) ai sensi del decreto del 10.02.1983, pubblicato sulla G.U. n° 80 del
23.03.1983; l’appartenenza alla 2° classe è stata confermata dalla Nuova Classificazione
Sismica del territorio nazionale effettuata nel 2003 dal Dipartimento della Protezione Civile
Nazionale.
Il Comune di Colbordolo, come risulta dalla consultazione delle banche dati dell’INGV ed
in particolare del DBMI.04, è stato interessato negli ultimi secoli da alcuni terremoti che
hanno raggiunto l’intensità massima pari al 7-8° grado della Scala MCS nell’anno 1916.
Nella tabella che segue sono riportati i principali terremoti rilevati nel territorio comunale;
sono illustrate l’intensità registrata a Colbordolo (Is), la data dell’evento, l’area epicentrale,
la fonte del dato, l’intensità nella zona d’epicentro (Io) e la magnitudo (Mw).
Storia sismica di Colbordolo
Effects
Is
7-8
3-4
4
4
NF
4-5
Anno Me Gi Or
1916 08 16 07 06 14
1979 09 19 21 35 37
1984 04 29 05 02 59
1987 07 05 13 12 36
1993 06 05 19 16 17
1997 09 26 09 40 25
Earthquake occurred:
Area epicentrale
Alto Adriatico
Valnerina
GUBBIO/VALFABBRICA
VALMARECCHIA
GUALDO TADINO
Appennino umbro-march.
Studio
CFTI
CFTI
DOM
BMING
BMING
CFTI
Io
Mw
8
8-9
7
6
6
8-9
5.92
5.90
5.68
4.65
4.92
6.05
NUOVA
CLASSIFICAZIONE
SISMICA
Massime intensità
macrosismiche osservate
nei comuni italiani
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5.1 - PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE
La pericolosità sismica di base è la componente della pericolosità sismica dovuta alle
caratteristiche sismologiche dell’area (tipo, dimensioni e profondità delle sorgenti
sismiche, energia e frequenza dei terremoti).
Le nuove NTC disciplinate dal D.M. 14 gennaio 2008, hanno introdotto una descrizione
della pericolosità sismica di base più accurata, sia in termini geografici che temporali. La
pericolosità sismica di base è definita infatti secondo una procedura basata sui risultati di
uno studio dell’INGV che ha prodotto una mappa interattiva di pericolosità sismica per
tutto il territorio nazionale. Dal punto di vista geografico la pericolosità sismica si svincola
dai limiti territoriali amministrativi e il valore di pericolosità di ogni singolo Comune italiano
viene sostituito da una serie di valori definiti per ogni punto di un reticolo di riferimento
basato sulle coordinate geografiche di latitudine e longitudine.
Nel caso specifico, le coordinate (ED50) dell’area in studio situata in località Bottega di
Colbordolo sono:
Latitudine 43.8416214
Longitudine 12.7454681
Mappa di pericolosità sismica
Parametro dello scuotimento a(g) con probabilità del 10% in 50 anni
Fonte INGV - http://esse1-gis.mi.ingv.it/
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In base alle coordinate è possibile quindi determinare la pericolosità sismica di base del
sito in esame, definita nelle NTC08 in termini di tre parametri di riferimento: ag
(accelerazione orizzontale massima del terreno), F0 (valore massimo del fattore di
amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale) e T*c (Periodo di inizio del tratto
a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale). Tali parametri descrivono lo
scuotimento prodotto dal terremoto in condizioni di suolo rigido e senza irregolarità
morfologiche (terremoto di riferimento). I tre parametri vengono quindi definiti per i periodi
di ritorno dell’azione sismica di riferimento (TR) relativi agli stati limite di esercizio e agli
stati limite ultimi.
Nel caso specifico, considerando una vita nominale della costruzione Vn pari a 50 anni e
un coefficiente d’uso della costruzione cu pari a 1, si giunge ai seguenti paramenti:
Stati Limite
PVR
[%]
TR
[anni]
ag
[g]
F0
[--]
T*c
[s]
SLO
81
30
0,052
2,431
0,274
SLD
63
50
0,066
2,450
0,285
SLV
10
475
0,186
2,478
0,299
SLC
5
975
0,245
2,485
0,317
5.2 - MICROZONAZIONE SISMICA, RISPOSTA SISMICA LOCALE
Gli studi e indagini di microzonazione sismica (MS), così come definiti negli Indirizzi e
criteri per la microzonazione sismica elaborati da P.C.M.-Dipartimento Protezione Civile,
consistono nella valutazione della pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di
zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo. In sostanza la MS
individua e caratterizza le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale
del moto sismico e le zone suscettibili di instabilità, allo scopo di ridurre il rischio sismico.
La MS risulta pertanto applicabile ai settori della programmazione territoriale, della
pianificazione urbanistica, della pianificazione dell’emergenza e della normativa tecnica
per la progettazione.
Gli studi di MS hanno l’obbiettivo di individuare gli effetti di sito dovuti al comportamento
del terreno in caso di evento sismico per la presenza di particolari condizioni litostratigrafiche e morfologiche che possono determinare amplificazioni locali e fenomeni di
instabilità del terreno (instabilità di versante, liquefazioni, faglie attive e capaci, cedimenti
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differenziali, ecc.). Lo studio di MS viene sintetizzato in una carta nella quale sono distinte
le zone in cui il moto sismico subisce o meno amplificazione e le zone soggette a
fenomeni di deformazione permanente del terreno.
Nel caso in esame, non essendo disponibili studi di microzonazione sismica, l’analisi si è
basata sulle indagini geognostiche eseguite in questa fase di lavoro, integrate con poche
informazioni di carattere generico relative alle aree limitrofe.
Considerata l’estensione dell’area e l’omogeneità delle caratteristiche morfologiche e
stratigrafiche, la zona in studio può essere classificata in un’unica unità sismica,
caratterizzata da quattro strati con limiti piano paralleli: strato 1 - detrito a granulometria
medio-fina, spessore medio 4 metri; strato 2 - detrito a granulometria grossolana,
spessore 1-2 m; strato 3 - argille marnose molto alterate, spessore 2-3 m; strato 4 substrato geologico poco alterato o non alterato (vedi schema a pag. 18).
Sulla base degli indirizzi emanati da PCM-DPC, tale unità sismica rientra tra le zone stabili
suscettibili di amplificazioni locali. La consultazione degli abachi di riferimento per gli
effetti litostratigrafico ha consentito di stimare FA = 1.6-1.9, FV = 1.05-1.2.
L’incremento della consistenza dei terreni, come denota sia l’andamento delle Vs, sia
quello delle Vp, è graduale con la profondità e non sono evidenti contrasti di competenza
significativi tra i vari strati o inversioni.
Le misure dei microtremori hanno evidenziato una frequenza principale di risonanza del
sito pari a circa 40 Hz, riferibile alla prima interfaccia superficiale.
Oltre al picco principale, nelle verticali indagate non si rilevano significativi contrasti
d’impedenza; un picco minore è osservabile a frequenze di circa 8 Hz, con maggiore
evidenza nella misura HV2.
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Unità sismica (ZONA 1) definita per l’area di studio
ZONA 1
LOG Vs
spessore
4m
1.5 m
2.5 m
16 m
Limo, limo-sabbioso e sabbia limosa
Ghiaia in matrice limo-sabbiosa
Argilla marnosa molto alterata
Argilla marnosa e marna argillosa
5.3 - CATEGORIA DI SOTTOSUOLO E CONDIZIONI TOPOGRAFICHE (NTC 2008)
In relazione a quanto indicato nel Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. del 14/09/2005
e D.M. 14/01/2008), per la definizione dell’azione sismica si può fare riferimento ad un
approccio semplificato, che si basa sull’individuazione di categorie di sottosuolo di
riferimento. Tali categorie sono definite sulla base delle caratteristiche dei terreni entro i
primi 30 m di profondità. Nella normativa le diverse categorie vengono distinte in funzione
del valore delle Vs30 (velocità media di propagazione delle onde di taglio entro 30 m di
profondità).
Nel caso in esame, l’assegnazione della categoria di sottosuolo è stata effettuata sulla
base di un’indagine geofisica con tecnica MASW.
Lo stendimento sismico ha messo in evidenza una successione di terreni contraddistinti
da Vs gradualmente crescenti con la profondità, principalmente influenzati dalla
consistenza. Il profilo delle Vs (vedi pagina precedente) evidenzia tre incrementi entro i
primi 10 m di profondità e un ulteriore incremento a circa -22 m.
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Sulla base dei risultati dell’indagine, considerando la colonna stratigrafica a partire dal
piano campagna, la Vs30 risulta pari a 414 m/s, da cui deriva una categoria di sottosuolo
B: rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa addensati e a grana fina consistenti,
con spessori superiori a 30.0 m caratterizzati da un graduale miglioramento delle
proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800
m/s (Tab. 3.2.II N.T.C.).
Per maggiori dettagli sulle indagini sismiche si rimanda alla relazione geofisica allegata.
Per quanto concerne le condizioni topografiche, la zona rientra nella Categoria T1:
superfici pianeggianti, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i ≤ 15° (Tab. 3.2.IV
N.T.C.).
Intersecando i parametri sismici sopra indicati con i dati di pericolosità sismica riportati a
pag. 16, si ricavano i coefficienti sismici di seguito riassunti:
Ss=amplificazione stratigrafica; Cc=coef. funz. categoria sottosuolo; St=amplificazione
topografica; kh=coef. sismico orizzontale; kv= coef. sismico verticale; Amax=accelerazione
orizzontale massima attesa; Beta= coef. di riduzione dell’accelerazione massima attesa al sito
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6 - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA LOCALE E CARATTERISTICHE GEOTECNICHE
6.1 - INDAGINI GEOGNOSTICHE
Al fine di ricostruire la successione stratigrafica locale, in relazione all’estensione dell’area
e delle opere in progetto, considerata la configurazione morfologica regolare della zona,
sono state eseguite 9 prove penetrometriche (statiche e dinamiche), 1 sondaggio
geognostico a carotaggio continuo, in corrispondenza del quale sono stati prelevati 2
campioni di terreno per effettuare analisi di laboratorio. La campagna di indagine è stata
integrata da indagini geofisiche: tomografia sismica in onde P, profilo Vs in tecnica
MASW e due misure H/V.
L’ubicazione delle indagini è indicata nella planimetria allegata in calce alla relazione.
Per quanto riguarda la stratigrafia di dettaglio rilevata durante le prove dirette, si rimanda
ai grafici allegati; mentre per le indagini sismiche si acclude specifica relazione geofisica.
6.2 - SUCCESSIONE STRATIGRAFICA
Le indagini geognostiche eseguite, hanno consentito di individuare 5 orizzonti stratigrafici
principali, così come descritto di seguito:
ORIZZONTE “A”
spessore 0.5-1 m
TERRENO VEGETALE
Limi argillosi, di colore nocciola e marrone chiaro, con resti
vegetali e piccoli inclusi di varia natura
ORIZZONTE “B”
spessore 3-4 m
DEPOSITI ALLUVIONALI A GRANULOMETRIA FINA
Limi, limi-argillosi, limi-sabbiosi color nocciola e sabbielimose color ocra
ORIZZONTE “C”
spessore 1-1.8 m
DEPOSITI ALLUVIONALI GHIAIOSI
depositi ghiaiosi in matrice limoso-sabbiosa
ORIZZONTE “D1”
spessore 1.8-2.5 m
ORIZZONTE “D2”
SUBSTRATO ALTERATO
argille marnose e marne argillose poco consistenti
SUBSTRATO
argille marnose e marne argillose
Le prove penetrometriche hanno evidenziato un primo strato non consolidato di suolo
argilloso-limoso (spessore generalmente inferiore a 1 m) e che corrisponde alla porzione
interessata dalle lavorazioni agricole. A questo seguono i depositi alluvionali a
granulometria medio-fina (sabbie e limi prevalenti), indicate nei grafici come orizzonte B.
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Questi sedimenti presentano un discreto grado di addensamento/consistenza, come
evidenziano le prove statiche (qc = 40 ÷ 100 kg/cm2). In genere i valori più bassi di
resistenza si osservano in corrispondenza della porzione dello strato che risulta in falda.
A profondità variabili tra 4 e 5.5 m di profondità sono stati rilevati i depositi ghiaiosi
(orizzonte C), che chiudono la sequenza alluvionale. Il passaggio dall’orizzonte B
all’orizzonte C è solitamente evidenziato da un significativo incremento della resistenza
alla penetrazione. Le ghiaie si presentano incluse in matrice limosa e sabbiosa, con un
grado di addensamento medio, come rilevato nel sondaggio S1 e come testimoniato dai
valor di resistenza misurati.
Il passaggio alla formazione geologica di base è stato rilevato a circa 5-6 m di profondità.
All’interno del substrato è stato distinto un primo orizzonte alterato (orizzonte D1), a cui
segue la porzione più compatta (orizzonte D2).
L’alterazione delle argille-marnose e marne-argillose del substrato, legato anche alla
presenza della falda, ha fatto si che la consistenza dell’orizzonte D1 risulti a luoghi simile
a quella dei depositi ghiaiosi.
Lo spessore medio della porzione alterata del substrato è circa 2 m. il passaggio al
substrato più consistente è alquanto netto e risulta evidente sia in termini di Vs e Vp, sia
in termini di resistenza alla penetrazione.
La distribuzione degli orizzonti stratigrafici risulta alquanto uniforme su tutta l’area di
studio. Tale andamento, deducibile dalle indagini puntuali, trova riscontro anche nel
profilo sismico ST1.
PROFILO SISMICO ST1
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Durante l’esecuzione delle indagini geognostiche è stata rilevata una falda acquifera in
corrispondenza del livello ghiaioso, al tetto del substrato argilloso-marnoso. Oltre alle
misure acquisite durante l’esecuzione delle indagini, la profondità del livello piezometrico
è stata controllata mediante la posa in opera di un piezometro a tubo aperto in
corrispondenza della prova P3 e mediante alcune misure effettuate nel foro del
sondaggio S1. Il livello di falda è mediamente situato tra -3 e -4 m dal p.c.; in
corrispondenza del settore est del lotto la profondità aumenta sino a -4.6/-5.0 m dal p.c.
A seguito delle precipitazioni che hanno caratterizzato la stagione autunnale in corso, in
corrispondenza delle prove P3 e S1 il livello piezometrico è salito rispettivamente a -2.1 e
-2.9 m dal p.c.
6.3 - ANALISI DI LABORATORIO E PARAMETRI GEOTECNICI
I parametri geotecnici assegnati agli orizzonti stratigrafici in parte derivano dai risultati
delle analisi di laboratorio eseguite sui campioni prelevati in sito e in parte sono stati
stimati sulla base dei risultati delle prove penetrometriche. Inoltre si è fatto riferimento a
dati estratti dalla bibliografia e da analisi eseguite su terreni di analoga natura litologica e
tecnica.
ANALISI DI LABORATORIO
Durante l’esecuzione del sondaggio S1 sono stati prelevati n. 2 campioni di terreno,
entrambi appartenenti all’orizzonte B, che risulta l’orizzonte direttamente interessato dalle
opere fondali e dai manufatti. Sul campione C1 è stata eseguita una prova di taglio diretto
(parametri di picco), volta alla caratterizzazione dei parametri di resistenza dei terreni; su
entrambi i campioni sono state eseguite analisi granulometriche, effettuate anche allo
scopo di verificare le probabilità di liquefazione in caso di sisma.
Nella pagina successiva sono riassunti in forma di tabella i risultati delle prove di
laboratorio; i grafici completi sono allegati di seguito alla relazione.
PARAMETRI GEOTECNICI
Nella seconda tabella di pag. 23 sono indicati i parametri geotecnici attribuiti ai vari
orizzonti stratigrafici, definiti, come indicato in premessa, integrando i dati di laboratorio
con i risultati delle prove in sito e dati bibliografici.
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Analisi di laboratorio
Tabella riassuntiva
Tabella dei parametri geotecnici
ORIZZONTE “A”
c = 0.06-0.12 kg/cm2
cu = 0.5-0.8 kg/cm2
ϕ = 21-22°
γ = 1.88 –1.92 g/cm3
Eed = 30-60 kg/cm2
ORIZZONTE “B”
c = 0.1-0.4 kg/cm2
cu = 1.0 -2.0 kg/cm2
ϕ = 21-23°
γ = 1.92 –1.96 g/cm3
Eed = 70-180 kg/cm2
ORIZZONTE “C”
c = 0.0 kg/cm2
ϕ = 27-32°
γ = 1.92 –1.95 g/cm3
Eed = 200-350 kg/cm2
ORIZZONTE “D1”
c = 0.4-0.7 kg/cm2
cu = 2.5-4.5 kg/cm2
ϕ = 25-28°
γ = 1.95 –2.05 g/cm3
Eed = 250-400 kg/cm2
ORIZZONTE “D2”
c = 0.8-1.5 kg/cm2
cu > 5.0 kg/cm2
ϕ = 26-28°
γ = 2.0 –2.1 g/cm3
Eed = 400-800 kg/cm2
c = coesione; cu = coesione non drenata, ϕ = angolo d’attrito; γ = peso unità di volume; Eed = modulo
edometrico
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Le indagini sismiche eseguite nell’area di studio hanno permesso di stimare i parametri
dinamici relativi ai primi tre orizzonti sismo-stratigrafici rilevati.
Analizzando l’insieme delle indagini è stato messo in evidenza che dal punto di vista
sismico l’orizzonte C e l’orizzonte D1 presentano caratteristiche similari, pertanto risultano
raggruppati nel sismo-strato 3.
Tabella dei parametri dinamici
orizzonte A
orizzonte B
orizzonte C-D1
orizzonte A
orizzonte B
orizzonte C-D1
7 - TIPOLOGIA FONDALE E PIANO DI POSA DELLE FONDAZIONI
In relazione alla morfologia e alla successione stratigrafica dei luoghi indagati, si ritiene
idonea la realizzazione di fondazioni superficiali di tipo continuo.
Considerati sia le caratteristiche geotecniche dei terreni, sia il progetto di massima degli
interventi previsti, si consiglia di immorsare le fondazioni nei terreni dell’orizzonte B, ad
una profondità non inferiore a 1 m dal p.c. e di rimuovere lo strato di terreno vegetale
(orizzonte A).
Mantenendo la profondità di imposta delle opere fondali pari o superiore a 1 m, si eviterà
di trasferire i carichi ai terreni più superficiali, maggiormente soggetti a subire variazioni
volumetriche a seguito dei cambiamenti meteo-climatici, riducendo di conseguenza gli
effetti indotti sui manufatti.
Nel caso in cui le sollecitazioni indotte dalla struttura risultino superiori alla capacità
portante dei terreni dell’orizzonte B, o nel caso in cui l’entità dei cedimenti non fosse
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compatibile con la tipologia delle opere, sarà necessario ampliare l’impronta fondale o
approfondire il piano di posa delle fondazioni.
Eventuali riporti di terreno eseguiti per livellare il piano di fondazione dei fabbricati
dovranno essere realizzati adottando tutti gli accorgimenti necessari a conferire ai terreni
caratteristiche geotecniche analoghe a quelle dell’orizzonte B, prestando attenzione sia
alla natura litologica, sia allo stato di addensamento/compattazione. A tale riguardo, si
rimanda al capitolo Indicazioni generali e modalità di intervento.
8 - CAPACITÀ PORTANTE DEI TERRENI
Sulla base delle caratteristiche geotecniche dei terreni e della successione stratigrafica
locale, è stata calcolata la capacità portante dei terreni nell’ipotesi di fondazioni
superficiali impostate nell’orizzonte B, applicando il metodo di Terzaghi per fondazioni
nastriformi, soggette a carichi verticali e centrati.
Qd = c Nc + γ D Nq +1/2 γ B Nγ
dove:
c = coesione;
γ = peso dell’unità di volume di terreno;
D = profondità piano fondale;
B = larghezza opere fondali;
Nc, Nq e Nγ= fattori di capacità portante funzione dell’angolo di attrito interno dei terreni.
Per il calcolo sono state considerate profondità di imposta di 1.0 e 1.5 m rispetto al p.c.
attuale ed una fondazione di larghezza pari a 0.8 m. Sostituendo alla relazione i relativi
valori, adottando un fatture di sicurezza globale F = 1.8 e fattori di sicurezza parziali Fs =
1.25, si è ottenuto un valore della capacità portante pari a:
ORIZZONTE “B” – quota -1.0 m
Q (SLU) = 1.69 kg/cm2
ORIZZONTE “B” – quota -1.5 m
Q (SLU) = 1.93 kg/cm2
Rif. D.M. 14/01/2008 – App. I, Comb. 2 condizioni drenate
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9 - VALUTAZIONE DEI CEDIMENTI
La valutazione dei cedimenti del terreno indotti dai carichi dalle strutture è stata effettuata
considerando i dati di capacità portante calcolati per l’orizzonte B.
Gli orizzonti stratigrafici, in relazione alle differenti proprietà geotecniche evidenziate dalle
indagini geognostiche, sono stati suddivisi in vari strati sulla base della consistenza, della
plasticità e della granulometria dei terreni. Data la varietà litologica dei terreni presi in
esame, da livelli a granulometria prevalentemente fine a granulometria grossolana, si è
proceduto alla determinazione dei cedimenti adottando la seguente relazione, in accordo
alla teoria della elasticità:
Sc = ∑
H0
Δp
Eed
H 0 × Δq
in cui:
Eed
= spessore iniziale dello strato considerato
= incremento di pressione alla profondità considerata (metà strato)
= modulo edometrico (o modulo di deformazione per terreni incoerenti).
Per i livelli incoerenti è stato applicato il metodo di Schmertmann.
Il calcolo è stato eseguito tramite il software “QSB” (ProgramGeo). Introducendo nelle
varie finestre dell’applicativo i dati relativi alla successione stratigrafica rilevata attraverso
le indagini e alla geometria della fondazione, si ottengono cedimenti pari a:
cedimenti
con variazione
falda
profondità di imposta 1.0 m - Q = 1.69 kg/cm2
Sc = 2.0 cm
Sc = 2.2 cm
profondità di imposta 1.5 m - Q = 1.93 kg/cm2
Sc = 2.15 cm
Sc = 2.4 cm
Tali valori sono stati ricavati considerando un intervallo di 20 anni per i cedimenti di
consolidazione e di 30 anni per i cedimenti secondari; il dato riportato nell’ultima colonna
tiene conto anche dell’effetto dovuto all’eventuale rapido abbassamento del livello di
falda di 3 m.
Per quanto concerne i cedimenti differenziali, data la successione stratigrafica alquanto
omogenea, supponendo una distribuzione uniforme dei carichi esercitati dalle opere, gli
stessi possono essere considerati di entità trascurabile (dell’ordine di 0.2-0.3 cm).
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Distribuzione dei carichi in profondità
Quota -1.0 m [Q (SLU) = 1.69 kg/cm2]
Quota -1.5 m [Q (SLU) = 1.93 kg/cm2]
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10 - COEFFICIENTE DI REAZIONE "K" (WINKLER)
Fondazioni superficiali
I metodi per la determinazione di "K" normalmente si basano su estrapolazioni effettuate
sui risultati di prove di carico su piastra o su valutazioni teoriche.
Poiché che anche i risultati delle prove di carico su piastra non rispecchiano esattamente
le condizioni reali, dato che si limitano ai livelli più superficiali del terreno, si è ritenuto
sufficiente procedere alla determinazione teorica di "K", utilizzando valori riportati in
letteratura e applicando la formula di Terzaghi:
K = K 's
b0 l + 15
b 1.5l
dove: K's = coefficiente per una piastra quadrata di lato b0 = 30 cm, determinato in funzione della
tensione di rottura;
b = larghezza della fondazione;
l = lunghezza della fondazione.
e il metodo di Vesic semplificato:
K (kg/cmc) = (1/B) x Et/(1 - p2)
Et (kg/cmq) = modulo di deformazione dello strato di fondazione;
B (cm) = lato corto della fondazione;
p = rapporto di Poisson.
Si è così giunti ad individuare:
Orizzonte “B”
K = 2.6-3.0 kg/cm3
11 - CONSIDERAZIONI SULLA LIQUEFAZIONE
Sulla base dei risultati delle indagini effettuate le probabilità che possano verificarsi, per i
terreni di fondazione, fenomeni di liquefazione in fase di sollecitazione sismica sono
basse. In primo luogo si sottolinea che in corrispondenza dell’area di intervento non sono
stati rilevati orizzonti prettamente sabbiosi (o a granulometria assimilabile alle fasce
granulometriche riportate al § 2.7 degli Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica del
DPC), come confermato dalle analisi di laboratorio, soprattutto per il campione C1.
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In base ai criteri indicati dal DPC, i terreni rilevati nella zona in studio rientrano tra i casi
per cui la probabilità di liquefazione è nulla o bassa (FC >35% e (N1)60>20, come nel
caso del campione C2).
Inoltre risulta che nel caso di terreno pianeggiante, gli effetti in superficie sono trascurabili
se lo spessore dello strato più superficiale non liquefacibile è maggiore dello spessore
dello strato sottostante liquefacibile.
Anche in base alle procedure semplificate proposte da vari autori (Tokimatsu e Yoshimi,
Seed e Idriss, Ywasaki et al, Robertson e Wride) i terreni in esame non risultano
suscettibili alla liquefazione in fase sismica (vedi tabella allegata alla prova CPT4 e CPT9).
Sulla base dell’indice del potenziale di liquefazione IL, il rischio di liquefazione risulta
molto basso.
Tuttavia si suggerisce la realizzazione di setti drenanti che favoriscano la dissipazione di
eventuali pressioni interstiziali e riducano l’innalzamento del livello della falda.
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12 - INDICAZIONI GENERALI E MODALITA’ DI INTERVENTO
Sulla base della stratigrafia desunta dalle indagini geognostiche ed in relazione alla
tipologia degli interventi in progetto, come indicato nei capitoli precedenti, si ritiene
idonea la realizzazione di fondazioni superficiali di tipo continuo.
Le principali raccomandazioni da seguire in fase esecutiva sono:
-
asportare il terreno vegetale (terreni decompressi e con resti organici superficiali)
-
impostare le fondazioni ad una profondità di almeno 1.0 m dal p.c.;
-
verificare, qualunque sia la profondità del piano di posa delle opere fondali, che le
stesse risultino impostate su terreni a consistenza omogenea;
-
nel caso in cui per il livellamento del piano fondale si rendesse necessario
riportare terreno, occorrerà attenersi alle seguenti raccomandazioni:
9 evitare il riporto di terreni prettamente argillosi e prevedere miscele di
terreni a diversa granulometria o l’intercalazione di strati a granulometria
grossolana (sabbiosi e/o ghiaiosi), in maniera tale da favorire il drenaggio
delle acque infiltrate;
9 i terreni di riporto dovranno essere stesi in strati di spessore massimo di
30 cm, debitamente costipati e rullati, in maniera tale da conferire
caratteristiche geotecniche analoghe a quelle riscontrate per l’orizzonte B;
9 prima di procedere alla stesura del terreno di riporto è buona norma
asportare la porzione più superficiale del terreno in posto (terreno vegetale
e suolo di alterazione);
-
qualora i carichi esercitati dall’opera risultino maggiori alla capacità portante dei
terreni dell’orizzonte B o nel caso in cui l’entità dei cedimenti risulti non
compatibile con la tipologia dei manufatti, sarà necessario ampliare l’impronta
fondale e/o approfondire la quota di imposta delle fondazioni.
Data la configurazione morfologica regolare dell’area, caratterizzata da andamento subpianeggiante, e considerata la successione stratigrafica rilevata, si ritiene che l’intervento
in progetto non presenti specifiche criticità progettuali ed esecutive.
Sulla base delle osservazioni eseguite si consiglia di porre attenzione soprattutto alla
regimazione/drenaggio delle acque:
-
provvedere alla corretta regimazione delle acque di origine meteorica (sia
proveniente dalle coperture che dai piazzali) mediante pluviali, pozzetti di raccolta
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e reti di smaltimento che evitino la dispersione di acqua nelle immediate vicinanze
dei fabbricati, al fine di mantenere inalterate le caratteristiche geotecniche dei
terreni fondali; le acque raccolte dovranno confluire in un apposito sistema di
allontanamento o in eventuali depositi per il recupero delle acque piovane,
preferibilmente posizionati a qualche metro di distanza dai fabbricati;
-
realizzare un reticolo di setti drenanti a gravità, con base impostata alla profondità
di circa 2.5 m dal p.c., che facilitino l’allontanamento delle acque infiltrate nel
terreno e favoriscano la dissipazione di eventuali sovrapressioni interstiziali e
riducano l’innalzamento del livello di falda. Tali setti potranno essere realizzati sia
mediante la posa di materiale inerte (pietrisco), sia attraverso l’impiego di pannelli
prefabbricati colmati da trucioli di resina sintetica. La realizzazione dei setti
drenanti
nelle
vicinanze
dei
fabbricati
favorisce
il
mantenimento
delle
caratteristiche geotecniche, sia in condizioni statiche che dinamiche, oltre a
ridurre eventuali danni estetici o funzionali arrecabili ai manufatti a causa di
infiltrazioni e elevata umidità;
-
provvedere a periodici controlli ed alla manutenzione delle opere di regimazione,
raccolta e smaltimento delle acque.
Come discusso a pag. 8 e 9 della presente relazione, per quanto concerne le verifiche di
compatibilità e invarianza idraulica introdotte dalla L.R. 22/2011, gli interventi in progetto
risultano pienamente compatibili con l’assetto idraulico dell’area e non determinano
interferenze con il reticolo idrografico e alterazione del regime idraulico.
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13 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I rilievi di campagna e le indagini geognostiche hanno permesso di ricostruire le
caratteristiche geomorfologiche, geologiche e stratigrafiche dell’area ubicata nella
frazione di Bottega, del Comune di Colbordolo, destinata alla realizzazione di strutture
adibite a centro commerciale e direzionale.
In primo luogo, le verifiche eseguite hanno consentito di accertare che l’intervento in
progetto è da ritenersi compatibile con le caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche
e stratigrafiche rilevate in sito.
Gli interventi in progetto, realizzati tenendo conto anche delle indicazioni riportate nel
presente studio, risultano compatibili con l’assetto idrogeologico dell’area e non
comportano alterazioni dello stesso, sia per quanto concerne la stabilità dell’area, sia in
relazione all’assetto idrologico-idraulico.
L’elaborazione dei dati acquisiti nelle varie fasi di studio ha portato alla determinazione
delle caratteristiche necessarie alla pianificazione/progettazione di dettaglio e dei
parametri occorrenti in fase esecutiva per la definizione delle modalità di intervento, della
tipologia delle opere fondali e del loro dimensionamento.
Sulla base di quanto emerso dallo studio è raccomandabile:
• l’utilizzo di fondazioni superficiali di tipo continuo, impostate all’interno dell’orizzonte B,
ad una profondità di almeno 1 m dal p.c.; nel caso in cui la capacità portante dei
terreni risulti insufficiente, le fondazioni dovranno essere ampliate e/o approfondite;
• trasmettere ai terreni fondali sollecitazioni di carico non superiori a:
ORIZZONTE “B” – quota -1.0 m
Q (SLU) = 1.69 kg/cm2
ORIZZONTE “B” – quota -1.5 m
Q (SLU) = 1.93 kg/cm2
• sulla base delle NTC (D.M. 14/01/2008), considerare
categoria di sottosuolo
B
categoria topografica
T1
• per la realizzazione delle fondazioni e del piano fondale, seguire le indicazioni riportate
nel paragrafo Indicazioni generali e modalità di intervento;
• provvedere alla corretta regimazione delle acque superficiali e sotterranee;
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• attuare le misure di compensazione necessarie a mitigare gli effetti indotti
dall’impermeabilizzazione del suolo.
Lo Studio rimane a disposizione per qualsiasi chiarimento in riferimento al lavoro svolto e
per eventuali sopralluoghi in cantiere per ulteriori e definitivi riscontri.
Urbino, novembre 2012
Geol. Milena Mari
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BIBLIOGRAFIA
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Regione Marche - Autorità di Bacino Regionale: P.A.I. “Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto
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Regione Marche - Autorità di Bacino Regionale: P.A.I. “Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto
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ALLEGATI GRAFICI
1.
COROGRAFIA
scala 1:25.000
2.
CARTA TECNICA NUMERICA
scala 1:10.000
3.
MAPPA CATASTALE
scala 1:2.000
4.
CARTA GEOLOGICA
scala 1:10.000
5.
CARTA GEOMORFOLOGICA E DEL RETICOLO IDROGRAFICO
scala 1:5.000
6.
P.A.I. – PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO
scala 1:10.000
7.
CARTA DELLA VULNERABILITA’ DELLA FALDA
scala 1:2.000
8.
CARTA DELLE ACCLIVITA’
scala 1:5.000
9.
CARTA DELLE M.O.P.S.
scala 1:2.000
10. CARTA DEI VINCOLI P.R.G.
scala 1:2.000
11. CARTA DELLE INDAGINI GEOGNOSTICHE
scala 1:500
12. SEZIONI STRATIGRAFICHE
scala 1:500
13. GRAFICI INDAGINI GEOGNOSTICHE
14. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
15. RELAZIONE GEOFISICA
16. ANALISI DI LABORATORIO
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