RAOUL CASADEI "Così è nato il liscio il ballo socialista" Il re della Romagna fa un bilancio "politico" della sua vita "Abbiamo inventato il tempo libero per le classi popolari" FRANCO GIUBILEI C A è una piccola storia, fra / le tante della vita di Raoul Casadei, che sintetizza bene lo spirito del liscio e la sua clamorosa affermazione negli Anni Settanta come genere nazionalpopolare per eccellenza: «Una volta si ballava nei night, ma ci ballavano solo i ricchi. Una sera ero con mio zio Secondo a suonare da Salvioli, a Riccione, uno dei locali migliori della Riviera, quando vidi un proprietario terriero della zona cacciare via un contadino che lavorava per lui, dicendogli: "Cosa fai qua, vai a casa!". E per questo che abbiamo creato il ballo liscio: eravamo socialisti, abbiamo inventato il tempo libero per le classi popolari». Il re del liscio ha 75 anni e alcune passioni vere (per la caccia, la pipa e il buon Sangiovese) che l'età non ha annacquato, anche perché si fa 15 chilometri di marcia ogni giorno sulla spiaggia: è venuto il momento per lui di aprire il baule dei ricordi nel libro «Bastava un grillo (per farci sognare)», scritto con Paolo Gambi, che esce oggi edito da Piemme. L'architettura della sua villa di Cesenatico, a 300 metri dal mare e dalla rotonda «Romagna mia», dove campeggia un monumento a Secondo Casadei, l'autore del brano-simbolo del liscio, racchiude in un cerchio la sua concezione della famiglia: «Questa è casa mia, al piano superiore vive mia figlia Carolina che è anche la mia manager, nella villetta di fianco vive con la famiglia mio figlio Mirko (che continua a suonare con l'orchestra Casadei, perpetuando la dinastia del liscio, ndr), nell'altra mia figlia Mima con la sua. Sa che sto per diventare bisnonno? E qui c'è il mio orto: limoni, patate, zucchine, pomodori, melanzane, prugne, pesche, susine... Ci passo quattro, cinque ore al giorno». Percorrere a ritroso i ricordi di Raoul, che del bisnonno in pensione non ha proprio l'aspetto, abbronzato ed energico com'è, significa tornare all'Italia spezzata dalla guerra: «Dove abitavo con la mia famiglia passava il fronte: di qua dal fiume Rigossa c'erano gli inglesi, di là i tedeschi, e noi eravamo in mezzo». Il libro descrive gli orrori del conflitto agli occhi di un bambino, ma prima ancora il pestaggio dello zio Secondo a opera dei fascisti, per ragioni politico-musicali: il mandante era un violinista geloso dei successi di Casadei, che dagli Anni Venti suonava valzer, polke e mazurche riadattate secondo il gusto ruspante romagnolo. E poi non andavano giù le simpatie socialiste dei Casadei, ancor più quando il piccolo Raoul abbattè un busto in gesso del Duce col badile, fra gli applausi del resto della famiglia. Finita la guerra, mentre studia alle magistrali, Casadei junior si avvicina al rock'n'roll e fonda un suo gruppo, la Little Band: «All'epoca non si sentivano che swing e boogie, noi facevamo pezzi come "Rock Around The Clock" di Bill Haley. Non è stato un momento facile per mio zio, è stato anche fischiato, ma ha insistito con la sua musica ed è diventato l'uomo che ha sconfitto il boogie. Era stato lui a regalarmi una chitarra acustica, ma più che suonare mi interessava il rapporto con la gente. Soprattutto, in vita mia ho sempre scritto canzoni». La simpatia per il rock dura poco, l'anima folk trasmessa da Secondo ha il sopravvento e il ragazzo comincia ad accompagnarlo dal vivo, mentre l'esigenza di guadagnarsi da vivere lo porta lontano dalla Romagna: «Ho vinto un concorso in Puglia come maestro elementare, lavoro che si sarebbe rivelato una grandissima passione e che ho fatto per 17 anni». Intanto continua a suonare, soprattutto d'estate, fino all'investitura ufficiale dello zio, che durante un concerto lo indica al pubblico come futuro leader dell'orchestra. Alla morte di Secondo, nel 1971, Raoul soffre terribilmente ma capisce anche che è arrivato il suo momento: «Ricevevo delegazioni di romagnoli che mi chiedevano di continuare. Con mio zio erano già usciti diversi dischi, come "Io cerco la morosa", che Arbore metteva su alla radio durante "Alto gradimento" per poi sollevare la puntina prima della strofa "La voglio verginella"». Casadei scrive «Ciao Mare» («Nel '72 sono andato da Vittorio Salvetti e gli ho proposto questo valzerino. Lui prima ha sorriso, poi l'ha accettata al Festivalbar e l'ha trasformata in un successo»), mette mano all'orchestra svecchiandola nel sound, e in Italia scoppia la liscio-mania. Agli show dell'Orchestra Spettacolo partecipano migliaia di persone: «Ricordo la Rotonda di Garlasco, vicino a Pavia, con due, tremila persone che ballavano. Siccome l'atmosfera era bellissima, dal palco ho detto: "Vai col liscio!". Andava tutto bene, era un momento di felicità. "Sorrisi e Canzoni" ci ha fatto la copertina e il fenomeno è stato battezzato». Nascono immense balere e le orchestre si moltiplicano: «Solo in Romagna erano centinaia, con 12-13 Casadei, a volte omonimi, a volte proprio finti, e tutti facevano le mie canzoni, e alcuni le incidevano pure!». Oggi Raoul Casadei ha un erede musicale, il figlio Mirko, e un sogno nel cassetto: «Mi piacerebbe che Pupi Avati traesse un film dal mio libro: potrebbe cominciare con la scena di due bambini, io e mio cugino, che giocano con le barchette di carta nei solchi lasciati dai carri armati tedeschi e riempiti dalle pozzanghere». IL NOME «A Garlasco, durante una serata dissi dal palco "Vai col liscio!" E la nostra musica fu battezzata» IL SOGNO «Vorrei che Pupi Avati facesse unfilmdal libro della mia ^dta Ho già in mente la prima scena» Il fondatore della dinastia La famiglia Quando morì zio Secondo, i romagnoli venivano da me in delegazione per chiedermi di prendere il suo posto: non potevo proprio tirarmi indietro Viviamo insieme: io, mia figlia Carolina che è la mia manager, mio figlio Mirko, che continua la mia opera, mia figlia Mima: sa che presto sarò bisnonno? Il racconto «Bastava un grillo (per farci sognare)», edito da Piemme, euro 14,50, esce oggi: le foto di Raoul Casadei e della sua famiglia sono di Roberto Brancolini
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