GIOVEDÌ 28 AGOSTO 2014 Sp e t t a c o l i 17 •• BOLOGNA CUL TURA/SOCI ET À VILLA ANGELETTI NUOVO PROGETTO IN TRIO Sissoko: «Sono un griot della mia generazione, in jeans e scarpe da tennis» ANCORA attivissimo con l’Orchestra di Piazza Vittorio (recentemente ha suonato per l’apertura del Sarajevo Heart of Europe – la settimana internazionale dedicata al Centenario della Grande Guerra) Kaw “Dialy Mady” Sissoko, griot di kora e musicista eclettico, debutta questa sera alla manifestazione PaRcoscenico di Villa An- dizionali cantate nelle lingue del Senegal e del Mali, miscelate con la cultura sonora occidentale, con la chitarra a sette corde tipica della musica brasiliana e con una batteria fatta di tamburi africani ed elementi più moderni». Viene da una famiglia di artisti: padre maestro di kora, nonna e mamma Claudia Zamparelli, in arte Cieli, è la cantante dell’orchestra di Mirko Casadei (con lei nella foto) geletti (via Carracci 65) col nuovo trio, nato proprio a Bologna, all’insegna del meticciato che fa incontrare Africa e Occidente. Lei vive a Roma, ma questa nuova esperienza è nata nella nostra città. Come mai? «Ero di passaggio a casa di un amico percussionista, Tommy Ruggero, e durante la serata è passato anche Rocco Casino Papia, chitarrista. Abbiamo iniziato a suonare musica tradizionale senegalese io con la kora e Rocco con la chitarra classica. Mi ha rapito perché era come se la mia musica fosse stata la sua da sempre. Poi Anche Tommy suonava il cajòn, percussione tipica del flamenco, e in quel momento ho pensato che volevo dar vita a un trio, realizzando un mio vecchio sogno». E come sarebbe stato questo trio? «Avrebbe suonato canzoni tra- griot. Come si vive in Senegal da musicisti? «La vita ti offre più possibilità e soprattutto ti permette di viaggiare, come ha fatto mio padre, che però è sempre tornato a casa, e come ho fatto io, che però nel 2000 ho deciso di fermarmi in Italia e sono tornato solo per qualche vacanza». Non tornerebbe a viverci? «Se potessi lavorare sì, ma è un problema grande, altrimenti nessuno se ne andrebbe. E invece anche il Senegal è tra le terre da cui si fugge incontrando spesso un destino crudele». E’ un tema che la tocca musicalmente? «Ci ho composto dei pezzi. In questo progetto del trio, però, sono i brani della tradizione a esprimere la mia voglia di apertura. Nonostante a volte mi mascheri con jeans e scarpe da tennis, rimango un griot, sia pure della mia generazione». Benedetta Cucci LUMIÈRE Riapertura nel segno di Leone e di Napoli IL CINEMA LUMIÈRE inaugura in anticipo la stagione e lo fa oggi nel segno di Sergio Leone, protagonista del cartellone di settembre con la versione restaurata della Trilogia del dollaro. Si comincia con Per un pugno di dollari. Per le prime visioni, sempre da oggi, Le cose belle (foto): Napoli, raccontata da Ferrente- Piperno. «Canto ‘Romagna mia’ Stare con Casadei è un onore» Claudia Cieli è la cantante della Mirko band ALL’ANAGRAFE fa Claudia Zamparelli. E’ bolognese, ha 29 anni, e per arte ha cambiato il cognome in Cieli. Quasi un auspicio a guardare sempre oltre e a non limitare desideri e ambizioni. E in effetti, dallo scorso maggio, dopo una carriera da solista, alcune col- VENTINOVENNE «Da maggio sono fissa in orchestra: è una tappa importante della mia carriera» laborazioni importanti come quella con Andrea Mingardi e diverse comparsate in tv, è diventata la ‘voce’ femminile dell’Orchestra Casadei, oggi guidata da Mirko, figlio di Raoul e pronipote di Secondo, autore di Romagna Mia, di cui ricorre il sessantesimo. E coincide proprio con questo anniversario, che l’orchestra sta festeggiando con un tour ricco di tappe in tutto lo Stivale, l’arrivo di Claudia nella grande ‘impresa famigliare’ Casadei. Come ci è finita, così giovane, in un’orchestra di liscio? «So che sembra strano, in realtà per me è una soddisfazione immensa. Oltre che una grande opportunità. L’Orchestra Casadei è la più conosciuta al mondo e nel tempo ha saputo rinnovare il proprio repertorio, facendo sintesi tra tradizione e modernità. Tutto è stato rivisitato in chiave latineggiante. I ritmi si fondono, si contaminano. Poi proponiamo altro, io FANTOMARS Quelle figure nell’oscurità FANTOMARS arte accessibile riprende la sua programmazione inaugurando alle 18 nella sua sede di via De’ Marchi 23a Italia, pianeta Terra, sistema solare che espone immagini del fantomatico e perfino forse inesistente artista Gioacchino Montagna, ispirate al contrasto tra il buio che avvolge l’essere umano e la luce interiore che, sapendola cercare, potrebbe invece illuminarlo, in modo da non costringerlo a trovare la strada fuori da se stesso, ma nella sua coscienza. Dal lunedi al sabato 16,30 – 19,30 ad esempio interpreto anche brani di Beyoncè». Ma lei, ci dica la verità, sognava l’Orchestra? «Io ho sempre e solo saputo che volevo cantare. Dai 12 ai 19 anni, mentre frequentavo le ‘Laura Bassi’, ho preso lezioni private. Finiti gli studi ho cominciato ad esibirmi nei piano bar. Ho accumulato molta esperienza, sia con Mingardi che aprendo i concerti con la Rettore. Poi è arrivata l’Orche- stra, prima con collaborazioni, ora in forma stabile. Mi creda, un giovane può imparare moltissimo e io lo reputo un passo importante per la mia carriera». Cosa le piace? «La famigliarità con cui si lavora. Divertendosi ma con la massima serietà. Il fatto che la nostra musica aggrega, porta la gente a ballare. C’è un grande coinvolgimento tra noi e il pubblico, che ha bisogno di sentirsi protagonista». Lei ha tentato i provini della prima edizione di ‘X Factor’, e non è andata bene. Cosa le è rimasto? «Mi hanno detto sei brava e bella, ma non va. Mi è rimasto da sapere il perché, ma non mi sono certo lasciata abbattere. Se uno ha una passione, la mantiene a fronte delle porte sbattute in faccia. Non cala l’entusiasmo». Per il futuro, cosa vede? Sanremo? «Io sono un’interprete, non un’autrice, quindi spero di trovare il testo giusto per me, una bella storia, che mi si addica. Sanremo non è più un trampolino di lancio, come succedeva un tempo, rimane tuttavia una vetrina bellissima, inutile negarlo. La sfida è farsi ascoltare dopo le 5 serate di gara». Lei per amore vive oggi nel ferrarese. Ma è sempre in giro. Di Bologna cosa le manca? «Passeggiare sotto i portici del centro nelle giornate di pioggia, il caos. Però ho la famiglia e torno tutte le volte che posso». Camilla Ghedini
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