2. Lavoro standard e lavoro atipico

2. Lavoro standard e lavoro atipico
di Elisa Lorenzi
1. Premessa
Come è già stato evidenziato nel capitolo precedente, negli ultimi anni il
lavoro atipico ha registrato un progressivo incremento, determinando una
erosione pressoché costante della quota di lavoro standard1 sull’insieme
dello stock occupazionale. Il processo di crescente flessibilizzazione del
mercato del lavoro e la diffusione di nuove forme contrattuali – con i loro
riflessi sull’identità dei lavoratori coinvolti e sugli orientamenti nei
confronti del lavoro – hanno giustamente attratto l’attenzione di analisti e
studiosi; in questo modo, però, nel corso degli ultimi anni è calata una sorta
di disinteresse diffuso per quell’80% di lavoratori dipendenti che ancora
oggi sono assunti con contratti standard, ovvero a tempo indeterminato e
full-time, rappresentando in tal modo la componente di gran lunga più
significativa del mercato del lavoro italiano. Si è dovuto pertanto attendere
la repentina inversione di tendenza verificatasi lo scorso anno nella
diffusione delle assunzioni standard2 perché si manifestasse una rinnovata
attenzione per i lavoratori assunti con questa forma contrattuale.3
1
In questo capitolo si assumerà la definizione di lavoro standard come sinonimo di
lavoro full-time a tempo indeterminato; cfr. Samek Lodovici, M. e Semenza, R.
(2001), Le forme del lavoro. L’occupazione non standard in Italia e in Lombardia
nel contesto europeo, FrancoAngeli, Milano.
2
Cfr. Provincia di Milano, Le trasformazioni del mercato del lavoro e le politiche
per l’occupazione in provincia di Milano. Rapporto 2001, FrancoAngeli, Milano,
pp.49-68.
3
Cfr. G. G. V. (2002), “Lavoro, torna a crescere il posto”, in Corriere della Sera,
30 luglio 2002; Romanelli, F. (2002), “Cgil smentita: con il Patto di Milano calano
i precari, crescono i posti fissi”, in Il Giornale Nuovo, 30 luglio 2002; Passerini,
W. (2002), Il “ritorno del posto fisso”, in Corriere della Sera , 5 settembre 2002.
117
Quest’anno la consapevolezza della persistente rilevanza del lavoro a
tempo indeterminato e full-time ci ha quindi spinto a condurre, nell’ambito
della parte del Rapporto dedicata alle forme del lavoro, un primo
approfondimento che desse conto del fenomeno e cercasse di individuarne
le caratteristiche di fondo, analizzando parallelamente le caratteristiche dei
lavoratori standard e di quelli atipici e mettendo in evidenza eventuali
peculiarità che condizionano le diverse modalità di inserimento lavorativo.
Consapevoli della debolezza della categoria di “lavoro atipico” – intesa
come forma residuale rispetto a tutto ciò che non è lavoro a tempo pieno e
indeterminato – e della peculiarità delle singole forme che ad essa fanno
riferimento 4 , si ritiene comunque funzionale la distinzione lavoro
standard/lavoro atipico al fine di evidenziare le caratteristiche distintive di
quei lavoratori che vengono avviati sul mercato del lavoro con forme
tradizionali e che – come emerge dall’analisi – presentano un profilo ben
distinto rispetto a chi entra/rientra sul mercato del lavoro con una delle
tante forme flessibili.
Come è stato già sottolineato nel primo capitolo, l’analisi attraverso i
dati amministrativi non consente di cogliere l’intero aggregato dei
lavoratori atipici, ma solo quegli avviamenti – apprendistato, Cfl, tempo
determinato, interinale, part-time nelle sue varie forme – la cui
registrazione passa attraverso i Centri per l’Impiego, escludendo alcune
importanti tipologie, quali i collaboratori coordinati continuativi e i
professionisti. L’analisi è inoltre circoscritta agli avviati nel corso
dell’ultimo anno e non allo stock dei lavoratori in attività, che potrebbero
presentare caratteristiche distinte rispetto ai soggetti avviati più di recente.
Si tratta dunque di un’analisi parziale del fenomeno che, forte della
considerevole base statistica, consentirà comunque di individuare le
principali caratteristiche che connotano il profilo del lavoratore standard,
differenziandolo da quello atipico.
Prima di entrare nel merito dell’approfondimento e di prendere in esame
le caratteristiche dei lavoratori, passiamo brevemente ad analizzare la
diffusione del lavoro atipico nel contesto provinciale.
Il mercato del lavoro milanese presenta storicamente un elevato grado di
flessibilità, frutto di un intenso processo di diffusione delle forme
contrattuali atipiche, che a Milano ha precorso l’entrata in vigore della L.
196/97 e la conseguente adozione del lavoro temporaneo, anticipando un
fenomeno che avrebbe poi coinvolto anche le altre province lombarde. Nel
corso della seconda metà degli anni Novanta, poi, tale dinamica ha
4
Negli approfondimenti successivi verranno prese in esame alcune specifiche
forme di flessibilità, mettendone in evidenza caratteristiche e peculiarità.
118
registrato una drastica impennata, legata al diffondersi dei contratti di
lavoro interinale, per il quale Milano ha rappresentato una sorta di territorio
di sperimentazione, anche per effetto della presenza di molte società di
fornitura di lavoro temporaneo che hanno iniziato a operare sul territorio
provinciale prima di estendere la propria azione al contesto regionale e
nazionale.
La composizione degli avviamenti registrati in provincia di Milano nel
corso degli ultimi tre anni (cfr. Fig.1) sembra però indicare – analogamente
a quanto è avvenuto a livello regionale e nazionale – un rallentamento del
processo di flessibilizzazione, legato in primo luogo alla forte fase di
crescita economica che si è registrata tra il 2000 e la prima parte dell’anno
successivo.
Nel corso del 2001, in particolare, gli avviamenti standard hanno
registrato una significativa ripresa (sia in termini assoluti che percentuali),
a testimonianza di una situazione di difficoltà sulla piazza milanese nel
reperimento della forza lavoro, specie se qualificata. Nel 2002, nonostante
gli avviamenti standard abbiano registrato un leggero calo, si segnala un
significativo “balzo in avanti” della quota di avviati con contratto full-time
a tempo indeterminato - che passa dal 44,2% del 2001 al 45,7% del 2002 –
confermando l’esigenza di maggiore stabilità nei rapporti di lavoro espressa
dal mondo delle imprese e l’innalzamento qualitativo della capacità
occupazionale del mercato del lavoro milanese.
100%
100%
75%
75%
Atipico
Atipico
50%
25%
50%
Standard
35,6
25%
34,9
0%
Standard
44,2
45,7
2001
2002
0%
2001
2002
Fig.1 Quota di avviamenti standard Fig.2 Quota di avviati standard e
e atipici
atipici
Complessivamente, quindi, il numero degli avviamenti con contratti
atipici ha continuato ad aumentare in misura superiore rispetto al lavoro
standard, anche se gli effetti di quest’opera di erosione sul totale del lavoro
dipendente sembrano essere stati maggiori negli anni in cui l’occupazione è
119
aumentata in modo limitato o addirittura è diminuita, mentre negli ultimi
anni, in cui i tassi di occupazione hanno registrato incrementi maggiori, la
quota del lavoro flessibile sul totale del lavoro dipendente in provincia di
Milano sembra essersi contratta.
Fig. 3 – Incidenza del lavoro a tempo determinato sul totale del lavoro
dipendente e del tempo parziale sul totale dell’occupazione. Provincia di
Milano 1998-2002
12
10
8
Tempo
determinato
6
Tempo parziale
4
2
0
1998
1999
2000
2001
2002
Fonte: Istat
Per comprendere meglio queste dinamiche e l’apparente contraddizione
tra la crescente flessibilizzazione del mercato del lavoro e la forte rilevanza
mantenuta dai contratti full-time a tempo indeterminato, occorre ricordare il
diverso impatto degli avviamenti con contratti atipici rispetto a quelli
standard sullo stock occupazionale 5 . Le modalità contrattuali non-standard
sono infatti caratterizzate, oltre che da un’alta percentuale di avviamenti
plurimi, anche da un’elevata percentuale di cessazioni6 ; non deve quindi
sorprendere che a fronte di dati che per anni hanno segnato il lavoro atipico
5
Non bisogna inoltre dimenticare che i dati maggiormente utilizzati negli anni
scorsi per parlare della diffusione del lavoro flessibile erano relativi agli
avviamenti e non ai soggetti avviati.
6
Come verrà affrontato più approfonditamente nel paragrafo successivo, i
lavoratori atipici sono spesso avviati più volte con contratti di breve o brevissima
durata.
120
proiettato oltre il 60% e poi il 70% dei nuovi posti, il suo impatto effettivo
sul totale dell’occupazione sia stato relativamente modesto.
2. Il profilo dei lavoratori
Dopo aver fornito alcune precisazioni di carattere preliminare,
prendiamo ora in esame gli avviamenti registrati nel corso del 2002,
operando un confronto fra le caratteristiche dei lavoratori standard e quelle
dei lavoratori atipici.
Come è già stato sottolineato, nel corso del 2002 l’incidenza del lavoro
flessibile sul totale dei nuovi avviamenti è stata pari al 65,1%, ma i lavoratori
standard si attestano al 43,9% del totale se si prendono in considerazione gli
avviati, cioè le persone fisiche che, nel corso dello stesso periodo, sono state
assunte almeno una volta sul mercato del lavoro milanese (cfr. Tab. 1).
Tab. 1 – Avviati7 e avviamenti
Avviati
Avviamenti
Valori assoluti
Lavoro standard
Lavoro atipico
Totale
93.178
119.306
212.484
Lavoro standard
Lavoro atipico
Totale
43,9
56,1
100,0
100.306
186.961
287.267
Valori percentuali
34,9
65,1
100,0
Le percentuali relative al numero di lavoratori avviati e al numero di
avviamenti attivati non coincidono, in quanto, com’è noto, ciascun soggetto
può essere avviato più volte nel corso dell’anno. In particolare, nel 2002, il
93,1% dei lavoratori standard ha registrato un unico avviamento, mentre la
stessa percentuale scende al 79,8% nel caso dei soggetti avviati con
contratti atipici (cfr. Figg. 4 e 5). Fra questi ultimi sono numerosi i
lavoratori avviati due volte (13,3%), ma significativa è anche la percentuale
di chi è stato interessato da tre avviamenti e oltre (6,9%).
Solo il 4,3% dei soggetti ha però registrato un passaggio dal lavoro
standard al lavoro atipico o viceversa, a conferma di come spesso si
configuri un “doppio mercato del lavoro”, rappresentato da due aree ben
7
Il dato sul totale degli avviati risulta sovrastimato rispetto al dato effettivo
(203.767), in quanto il 4,3% dei soggetti è stato avviato sia con modalità standard
che con modalità atipiche.
121
distinte e con scarsi punti di contatto. È comunque necessario sottolineare
che il breve arco di tempo preso in esame non consente di rilevare in modo
attendibile le possibilità di passaggio da una modalità contrattuale a
un’altra.
6,3
1 avv.
0,6
13,3
1,6
79,8
93,1
2 avv. 3-5 avv.
Fig. 4 - Lavoratori standard.
Numero di avviamenti
5,3
1 avv.
2 avv.
3-5 avv.
più di 5 avv.
Fig. 5 - Lavoratori atipici. Numero
di avviamenti
Nel caso dei lavoratori atipici, l’elevata incidenza di avviamenti multipli
si accompagna a una breve durata media dei rapporti di lavoro (55 giorni):
in particolare, il 18,3% degli avviamenti ha una durata non superiore ai 2
giorni e oltre il 35% una durata inferiore al mese.
Passando ad analizzare le caratteristiche socio-anagrafiche dei
lavoratori, emerge una profonda differenziazione nel profilo dei soggetti
avviati con le diverse modalità contrattuali.
Mentre il lavoro standard presenta una forte prevalenza maschile
(67,6% del totale), le modalità contrattuali atipiche registrano un peso della
componente femminile signif icativamente più alto (il 48,7% degli
avviamenti non standard è rappresentato da donne a fronte del 32,4% negli
avviamenti standard). Come si evince anche dagli altri contributi sviluppati
in questa parte del Rapporto , la prevalenza femminile non rappresenta un
fattore circoscrivibile al solo part-time, ma è comune alla quasi totalità
delle modalità contrattuali flessibili.
Una netta differenziazione emerge anche in relazione all’età: il
lavoratore avviato con contratto standard ha un’età media di 34,3 anni, a
fronte dei 30,5 anni del lavoratore atipico. Le modalità contrattuali non
standard sembrano infatti rappresentare la forma privilegiata per favorire
l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro: oltre il 55% dei lavoratori
atipici avviati nel corso del 2002 ha meno di 30 anni, mentre fra i soggetti
assunti con contratti full-time a tempo indeterminato prevalgono invece gli
ultratrentenni (64,9%) (cfr. Tab. 2).
122
Va inoltre rimarcato che, tra i lavoratori assunti nell’ultimo anno, i
contratti standard risultano più numerosi in tutte le classi di età sopra i 30
anni, anche in valore assoluto, rispetto agli avviati con modalità atipiche,
mentre questi ultimi prevalgono nelle classi di età più basse e segnatamente
in quella tra i 20-24 anni.
Tab. 2 – Avviati per classe di età
Lavoro standard
15-19 anni
20-24 anni
25-29 anni
30-34 anni
35-39 anni
40-44 anni
45-49 anni
50-54 anni
55-59 anni
60-64 anni
65 e oltre
Totale
1412
10238
20776
20757
15143
10028
6480
4177
2278
794
175
92258
15-19 anni
20-24 anni
25-29 anni
30-34 anni
35-39 anni
40-44 anni
45-49 anni
50-54 anni
55-59 anni
60-64 anni
65 e oltre
Totale
1,5
11,1
22,5
22,5
16,4
10,9
7,0
4,5
2,5
0,9
0,2
100,0
Lavoro atipico Totale avviamenti
Valori assoluti
5815
7227
30937
41175
28866
49642
19421
40178
13271
28414
8429
18457
5509
11989
3419
7596
1738
4016
552
1346
156
331
118113
210371
Valori percentuali
4,9
3,4
26,2
19,6
24,4
23,6
16,4
19,1
11,2
13,5
7,1
8,8
4,7
5,7
2,9
3,6
1,5
1,9
0,5
0,6
0,1
0,2
100,0
100,0
La distribuzione degli avviamenti per classe di età lascerebbe dunque
supporre l’utilizzo dei contratti atipici per le prime esperienze nel mercato
del lavoro e un successivo e graduale spostamento, al crescere dell’età e
presumibilmente delle esperienze lavorative, verso forme di lavoro più
stabili e garantite, il cui grado di tenuta si conferma peraltro come un
sintomo del perdurare di un ciclo occupazionale sostanzialmente positivo.
Per contro, l’elevato utilizzo di contratti atipici per l’avviamento dei
soggetti più giovani sembra riconducibile a scelte aziendali che tendono a
123
privilegiare l’utilizzo di contratti meno onerosi (segnatamente i Cfl e
l’apprendistato) ma soprattutto a “provare” il lavoratore prima di
stabilizzarne il rapporto.
Questa duplice motivazione de l ricorso al lavoro flessibile spiega del
resto come mai, nonostante i contratti a causa mista forniscano forti
incentivi per l’assunzione dei giovani, non sono apprendistato e Cfl ad
assorbire il maggior numero di soggetti con meno di 30 anni8 , ma
prevalgono nettamente l’assunzione a tempo determinato e il contratto
interinale, che rappresentano oltre il 71% dei giovani avviati con modalità
atipiche.
Va rimarcato inoltre come, in alcuni casi, i contratti flessibili sembrino
rispondere alle esigenze poste dai lavoratori più giovani9 . Il lavoro atipico
rappresenta infatti una forma di impiego in grado di coesistere con un
percorso formativo non ancora completato o con altre occupazioni e
interessi10 .
Per contro, i contratti a tempo indeterminato full-time sembrano essere
impiegati maggiormente per assumere personale a elevata qualifica
(operaia o impiegatizia che sia) o comunque con notevole esperienza. Una
parte di questi contratti vengono però attivati anche per fidelizzare
dipendenti assunti con qualifiche modeste ma che svolgono mansioni
difficili da reperire sul mercato del lavoro. Questo è uno dei motivi che
spiega l’elevato numero di contratti accesi con lavoratori stranieri con
qualifiche modeste. Sotto questo aspetto, va segnalato come nella stipula di
contratti standard entri in gioco anche un elemento di volontarietà da parte
dei lavoratori, che, in un mercato del lavoro come quello milanese, si
trovano nelle condizioni di poter scegliere ed esercitare la propria forza
8
La questione dei contratti a causa mista verrà affrontata in un approfondimento
specifico (cfr. il successivo cap. 6).
9
Cfr. anche Corsi E. (2002), “Il lavoro part-time in provincia di Milano”, in
Provincia di Milano, (2002), Le trasformazioni del mercato del lavoro e le
politiche per l’occupazione in provincia di Milano, cit., pp.125-142; Lo Verso, L.
(2002), “Cercasi personale con esperienza pluriennale…. Un approfondimento
sugli inoccupati senza esperienze alla ricerca del lavoro”, in Provincia di Milano,
(2002), Le trasformazioni del mercato del lavoro e le politiche per l’occupazione
in provincia di Milano, cit., pp. 297-319.
10
Buzzi, C., Cavalli, A., de Lillo, A. (2002), Giovani del nuovo secolo. Quinto
rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, Il Mulino, Bologna; Buzzi, C.,
Cavalli, A., de Lillo, A. (1997), Giovani verso il Duemila. Quarto rapporto Iard
sulla condizione giovanile in Italia, Il Mulino, Bologna; La Rosa, M., Gosetti, G.
(2001), Lavoro in corso. La costruzione degli orientamenti al lavoro dei giovani al
tempo della flessibilità, FrancoAngeli, Milano.
124
contrattuale, specie se in possesso di competenze professionali di un
qualche interesse.
Come si può osservare dalla Tab. 2, esiste però una quota considerevole,
per quanto minoritaria, di lavoratori che vengono avviati con contratti
atipici in età matura (circa il 17% degli atipici sono over 40), i quali, con
tutta probabilità, hanno già realizzato precedenti esperienze nel mondo del
lavoro. Ciò segnala quindi l’emergere di una situazione di precarietà che
interessa un numero consistente di lavoratori e lavoratrici, specie a bassa
qualif ica o con competenze obsolete per l’attuale mercato del lavoro11 .
Per quanto riguarda la componente femminile, come si è visto, le
assunzioni con modalità atipiche risultano di gran lunga prevalenti,
rappresentando quasi i 2/3 degli avviamenti. Ciò sembra dovuto all’effetto
combinato di due fattori, quali una squilibrata composizione per classi di
età della forza lavoro femminile, maggiormente concentrata nelle classi più
giovani, e una persistente segregazione settoriale dell’occupazione
femminile, che è tuttora maggiormente concentrata in alcuni settori in cui
più elevato è il ricorso a forme di contratto non standard.
Tab. 3 – Avviati per classe di età e per genere
15-19 anni
20-24 anni
25-29 anni
30-34 anni
35-39 anni
40-44 anni
45-49 anni
50-54 anni
55-59 anni
60-64 anni
65 e oltre
Totale
Uomini
Standard Atipico
22,5
77,5
28,2
71,8
46,9
53,1
58,1
41,9
62,6
37,4
66,0
34,0
65,8
34,2
66,0
34,0
65,4
34,6
63,7
36,3
56,8
43,2
50,8
49,2
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
11
Donne
Standard Atipico
13,5
86,5
20,4
79,6
35,8
64,2
42,8
57,2
39,8
60,2
37,2
62,8
36,3
63,7
35,4
64,6
37,1
62,9
43,1
56,9
32,1
67,9
34,2
65,8
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Sul tema emergente del precariato nelle fasce degli over 40 cfr. Isfol (2002),
Prolungamento della vita attiva e politiche del lavoro, FrancoAngeli, Milano;
Lillini, R. (2002), “Il profilo degli iscritti alle liste del collocamento over 40”, in
Provincia di Milano, (2002), Le trasformazioni del mercato del lavoro e le
politiche per l’occupazione in provincia di Milano, cit., pp. 367-392.
125
Il prevalere di avviamenti atipici si registra per le donne in tutte le classi
di età (cfr. Tab. 3); se si escludesse dall’aggregato dei lavori atipici il
contratto a tempo parziale, tali differenze si attenuerebbero e anche per le
donne il lavoro non standard prevarrebbe solo fra le più giovani, mentre
per le classi di età più mature risulterebbero maggioritari i contratti fulltime a tempo indeterminato, anche se con percentuali decisamente inferiori
rispetto agli uomini.
La prevalenza di avviamenti non standard che, come è già stato
sottolineato, caratterizza i soggetti più giovani, emerge con particolare
evidenza nel caso delle giovani donne: fra le avviate con meno di 30 anni il
71,8% è assunto con contratti atipici, a fronte del 63,2% fra i coetanei
maschi. Tale differenza può essere riconducibile al maggior grado di
utilizzo di lavoro atipico per mansioni tradizionalmente ricoperte da
manodopera femminile, quali gli addetti alle vendite nel settore
commerciale e gli addetti alla ristorazione. Data la giovane età delle
avviate, un peso minore, anche se non trascurabile, sembrano avere le
difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro legate a problemi di
conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, difficoltà che rivestono
invece un ruolo fondamentale nel determinare la progressiva
differenziazione dei percorsi lavorativi femminili e maschili.
Prendendo in esame gli avviati con 30 anni e oltre, infatti, mentre per gli
uomini emerge una crescente affermazione dei contratti di lavoro standard,
le lavoratrici donne continuano a essere inserite con modalità atipiche. La
difficoltà di conciliare i modelli organizzativi del mondo lavorativo con le
attività di cura e assistenza richieste dalla vita familiare rendono
estremamente complicato il mantenimento di un rapporto di lavoro
tradizionale, full-time e a tempo indeterminato. È indubbio che, in questo
contesto, il lavoro atipico – e in modo particolare il part-time – possa
svolgere una funzione facilitatrice e consentire alla donna una doppia
presenza altrimenti difficilmente gestibile; sarebbe però di estremo
interesse indagare quanto, nella scelta femminile, giochi l’elemento di
volontarietà e quanto invece il lavoro atipico risulti come unica alternativa
praticabile 12 .
L’utilizzo di forme di lavoro flessibili da parte di donne in età adulta
può configurarsi infine come esito della trasformazione di precedenti
rapporti di lavoro più strutturati e meno funzionali allo svolgimento delle
attività di cura, ma può anche essere il sintomo delle difficoltà incontrate
dalle donne che, dopo aver adempiuto al periodo di massimo carico
familiare, decidono di reinserirsi nel mondo del lavoro.
12
Cfr. Lo Verso, L. (2002), “Cercasi personale con esperienza pluriennale….” cit..
126
Un ulteriore elemento utile per delineare il profilo dei soggetti avviati è
rappresentato dal titolo di studio 13 . I lavoratori standard presentano infatti
un livello di istruzione più elevato, con il 36,7% degli avviati detentori di
un titolo di scuola superiore o della laurea, a fronte del 33,4% dei lavoratori
atipici.
La maggiore scolarizzazione dei lavoratori standard trova conferma
nell’analisi delle qualifiche di avviamento (cfr. Tab. 4). Fra gli avviamenti
full-time a tempo indeterminato la presenza di alte qualifiche assume infatti
valori decisamente superiori alla media, raggiungendo il 24% nel caso dei
tecnici. Anche per quanto riguarda le figure operaie, gli operai specializzati
sono assunti con contratti standard in misura superiore alla media.
Tab. 4 – Avviamenti per qualifica
Lavoro Lavoro Totale
standard atipico avv.
Dirigenti
2,3
0,4
1,1
Professioni intellettuali
1,5
0,7
1,0
Tecnici
24,0
9,3
14,4
Impiegati
17,1
17,0
17,0
Prof. relative alle vendite e ai serv. per famiglie 13,1
30,1
24,2
Operai specializzati
10,4
7,0
8,2
Conduttori di impianti
5,5
6,4
6,1
Personale non qualificato
26,0
29,1
28,0
Totale
100,0
100,0
100,0
Prendendo in esame i settori di attività 14 , fra i lavoratori standard
l’industria e le costruzioni mantengono un peso di rilievo (40,6% a fronte
di un dato medio del 32,8%), mentre fra i lavoratori atipici prevale
nettamente l’inserimento nel settore terziario (70,1%).
13
Il dato sul titolo di studio non presenta un alto grado di affidabilità. L’elevato
numero di missing e il mancato aggiornamento delle schede anagrafiche di molti
lavoratori provoca infatti una palese sottostima del livello di istruzione dei soggetti
avviati.
14
Per un’analisi più approfondita degli avviamenti al lavoro nei diversi settori di
attività economica – anche in relazione alle modalità contrattuali utilizzate – si
veda lo specifico approfondimento sul tema.
127
0,8
0,5
58,9
29,1
40,6
70,1
Agricoltura
Industria e costruz.
Servizi
Fig. 6 – Lavoratori standard.
Avviamenti per settore di attività
Agricoltura
Industria e costruz.
Servizi
Fig. 7 – Lavoratori atipici.
Avviamenti per settore di attività
Entrando più nello specifico, in quasi tutti i settori le nuove assunzioni
avvengono in via prevalente con modalità atipiche. Il dato emerge con
particolare evidenza nel comparto Alberghi e ristoranti, dove i contratti
atipici raggiungono il 90,1% del totale degli avviamenti: si tratta in
prevalenza di cuochi, camerieri e addetti alla ristorazione, ma assai
rilevante a è anche il peso del personale non qualificato addetto alle pulizie.
È comunque da sottolineare come in questo comparto vi sia una forte
incidenza di avviamenti di breve e brevissima durata: oltre la metà degli
avviamenti riguarda infatti un numero ridotto di soggetti, avviati numerose
volte nel corso dell’anno con contratti della durata di un giorno. Si tratta di
una modalità di impiego delle risorse umane particolarmente utilizzata da
alcune grandi catene di alberghi.
Anche il settore Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca,
altre attività professionali e imprenditoriali vede un utilizzo privilegiato
dei contratti atipici (68,7%). Mentre le Altre attività professionali15 rivelano
un forte utilizzo di contratti a tempo determinato e di part-time, nei
comparti Informatica e Ricerca e Sviluppo prevale nettamente il lavoro
standard, a ulteriore riprova di come nei settori caratterizzati dal maggior
uso di manodopera qualificata e ad alto livello di specializzazione le
imprese perseguano politiche del personale volte alla stabilizzazione dei
rapporti di lavoro.
Nel comparto delle Costruzioni si registra invece la maggior percentuale
di avviamenti con contratti standard (63,9%). Si tratta di un settore che
incontra grandi difficoltà nel reperimento della manodopera e nel ricambio
generazionale delle maestranze e in cui il maggiore utilizzo di contratti a
15
È interessante sottolineare che in questo comparto la maggioranza relativa
(30,4%) degli avviamenti avviene nel campo dei Servizi di pulizia.
128
tempo indeterminato può contribuire a contrastare la strutturale carenza di
personale. Lo scarso utilizzo di forme flessibili è però più probabilmente
riconducibile all’elevata presenza di lavoro irregolare, una forma di
“gestione flessibile del lavoro” assai diffusa nel settore.
Tab. 5 – Avviamenti per settore di attività
Lavoro Lavoro
standard atipico
23,9
76,1
39,6
60,4
32,9
67,1
53,6
46,4
63,9
36,1
33,1
66,9
9,9
90,1
47,3
52,7
49,3
50,7
31,3
68,7
23,7
76,3
20,4
79,6
55,9
44,1
39,7
60,3
37,3
62,7
32,1
67,9
Agricoltura, caccia e silvicoltura
Estrazione di minerali
Industria manifatturiera
Produz. distr. energia elett., gas e acqua
Costruzioni
Commercio
Alberghi e ristoranti
Trasporti, magazzinaggio e comunicaz
Intermediazione monetaria e finanz.
Att. immob, informatica, altre att. pro f.
Pubblica amministrazione
Istruzione
Sanità
Altri servizi pubbl., sociali
Organizzazioni extraterrit.
Totale
Tot.
avv. (peso %)
100,0
0,7
100,0
0,3
100,0
25,3
100,0
0,2
100,0
7,1
100,0
17,0
100,0
19,4
100,0
4,4
100,0
2,0
100,0
12,9
100,0
0,7
100,0
0,9
100,0
1,7
100,0
7,5
100,0
0,1
100,0
100,0
Negli altri settori principali, Industria manifatturiera e Commercio,
prevalgono gli avviamenti atipici, ma il lavoro standard riveste un peso
maggiore rispetto al dato generale (rispettivamente il 32,9% e il 33,1% a
fronte di un dato medio del 32,1%). In particolare, nel caso dell’Industria
manifatturiera il lavoro standard prevale nettamente per le figure
dirigenziali, per i tecnici, per gli impiegati e, anche se in misura minore, per
gli operai specializzati. Per le figure operaie non qualificate prevale invece
il lavoro atipico e, in particolare, quello interinale. Anche nel settore
commerciale il lavoro standard riguarda le figure ad alta qualifica o ad alto
livello di specializzazione, mentre per le altre mansioni e in particolare per
gli addetti alle vendite – che rappresentano il 35,5% degli avviati nel
commercio – prevalgono le modalità atipiche.
Un ulteriore elemento che contribuisce a delineare le caratteristiche
distintive dei due gruppi di lavoratori presi in esame è rappresentato dalla
mobilità territoriale (cfr. Fig 7). Mentre i soggetti assunti con contratti
atipici sono avviati prevalentemente nel comune o nella circoscrizione di
residenza, nel caso dei lavoratori standard prevale nettamente (63,6%)
129
l’avviamento in una circoscrizione diversa da quella di residenza. Il dato
sembra confermare quanto emerso in una ricerca sui settori science based
in provincia di Milano, che evidenziava come i lavoratori di tali comparti,
assunti prevalentemente con contratti di lavoro standard, presentassero un
alto livello di mobilità territoriale, provenendo da fuori provincia nel 40%
dei casi. Si sottolineava come la domanda di lavoro proveniente dai settori
ad alta tecnologia, rivolta a personale con alti livelli di professionalizzazione
e con competenze specifiche, trovasse dunque difficoltà a soddisfare le
proprie esigenze sul mercato del lavoro locale 16 .
Fig. 7 – Mobilità territoriale dei lavoratori17
100%
Altra circoscrizione
75%
63,6
49,5
Stessa circocrizione
50%
16,5
12,3
25%
24,1
34,1
Standard
Atipici
Stesso comune
0%
Conclusioni
L’analisi del lavoro standard in provincia di Milano sembra confermare
come, anche quest’anno, questa modalità contrattuale abbia mostrato un
buon grado di tenuta. La perdurante carenza di manodopera, in particolare
per le figure più qualificate, sembra infatti aver spinto le imprese ad
adottare politiche del personale mirate a fidelizzare la forza lavoro
attraverso modalità contrattuali che forniscano maggiori garanzie di
stabilità. La parziale ripresa del lavoro atipico – che interessa il numero di
avviamenti, ma non il numero di soggetti coinvolti – non sembra in
contraddizione con questa lettura, evidenziando come la flessibilità, in
16
Benzi, C., Cavicchini, E. (2002), I territori dell’innovazione nell’area milanese.
Il ruolo della Provincia di Milano nella promozione e nel sostegno dei settori
science based, Milano.
17
Confronto fra circoscrizione di avviamento e comune/circoscrizione di
residenza.
130
un’economia caratterizzata da carenza di manodopera, sia vista più come
modalità per l’ottimizzazione dei cicli produttivi, che non come una
strategia volta alla riduzione del costo del lavoro o all’aggiramento dei
vincoli di licenziamento.
Dall’analisi degli avviamenti registrati dai Centri per l’Impiego nel
corso del 2002 emerge una netta differenziazione fra il profilo dei
lavoratori assunti con contratti standard e quello dei soggetti avviati con
modalità atipiche.
Il lavoro standard riguarda principalmente le “classi centrali” della
forza lavoro: presenta infatti una forte prevalenza della componente
maschile e dei soggetti con più di 30 anni. La presenza di alte qualifiche –
caratterizzate da un livello di istruzione relativamente alto – assume valori
decisamente superiori alla media, mentre fra gli operai risultano
particolarmente numerosi gli specializzati.
I lavoratori atipici sono invece caratterizzati da una maggiore rilevanza
della componente femminile e da un’età media più giovane, mentre
numericamente più limitata, ma non irrilevante, è la presenza di una nicchia
di lavoratori uomini e in età matura. Rispetto ai soggetti avviati con
modalità standard, presentano un livello di istruzione più basso e sono
prevalentemente inseriti nel settore terziario, come addetti alle vendite o
come personale non qualificato. Risultano molto diffuse - in particolare in
alcuni comparti – le assunzioni di breve o brevissima durata, ripetute nel
tempo.
Dal profilo dei soggetti avviati e dalle modalità di inserimento utilizzate,
sembra dunque emergere un “doppio mercato del lavoro”. Mentre i giovani,
e in generale le fasce più deboli, vengono prevalentemente avviati con
forme di lavoro atipico, le “classi forti” - coloro che hanno un alto bagaglio
di conoscenze e che, presumibilmente, hanno già maturato esperienze di
lavoro - vengono avviate con contratti full-time a tempo indeterminato. I
dati confermano dunque come il lavoro standard rimanga la modalità di
assunzione più praticata per l’inserimento di forza lavoro altamente
professionalizzata e caratterizzata da competenze tecnico-specialistiche 18 .
Se da un lato emerge la maggiore forza contrattuale dei lavoratori ad
alta qualifica, dall’altro sembra trovare conferma la necessità, espressa dal
sistema delle imprese, di coniugare la flessibilità del lavoro a un certo
grado di stabilità e di mantenere all’interno del proprio sistema
organizzativo un nucleo di lavoratori assunti con forme contrattua li non
18
Cfr Benzi, C., Cavicchini, E. (2002), I territori dell’innovazione nell’area
milanese. Il ruolo della Provincia di Milano nella promozione e nel sostegno dei
settori science based, cit.
131
aleatorie. L’elevata mobilità territoriale evidenzia inoltre come le imprese
incontrino difficoltà nel reperire sul mercato del lavoro locale personale
caratterizzato da un alto livello di professionalizzazione e da competenze
specifiche e come - disposte a reperire manodopera al di fuori del proprio
territorio - incentivino la stabilità del rapporto attraverso contratti a tempo
indeterminato.
Le evidenze empiriche sembrano dunque confermare “che per molte
imprese delle zone dove è emerso un mercato del lavoro inedito, prossimo
alla piena occupazione e ad altissima mobilità, il problema sia ormai quello
di spostare l’equilibrio dei rapporti di lavoro e dei trattamenti al lavoro
dalla flessibilità alla stabilità”19 .
Per quanto attiene le politiche pubbliche sembra inoltre emergere la
necessità di individuare strumenti che consentano di intervenire nella
qualificazione delle risorse umane, soprattutto per quanto riguarda le figure
operaie specializzate, rispetto alle quali il sistema produttivo provinciale
continua a esprimere una forte domanda.
Lavoro standard
2001
2002
Avviati
109.973
93.178
% Uomini
Età media (anni)
Qualifiche di avviamento
Dirigenti
Professioni intellettuali
Tecnici
Impiegati
Prof. relative alle vendite
Operai specializzati
Conduttori di impianti
Personale non qualificato
19
%
Avviamenti
44,2
112.279
45,7
100.306
2002: i dati più significativi
67,6
% Donne
34,4
% Stranieri
%
35,6
34,9
32,4
16,4
Settori di attività
2,3
1,5
24,0
17,1
13,1
10,4
5,5
26,0
0,5
26,6
14
58,9
Agricoltura
Costruzioni
Industria
Servizi
CNEL (2002), Rapporto sul mercato del lavoro 1997-2001, (pag.32), Roma.
132