Prodotti fitosanitari e valutazione del rischio cumulativo Regole e criteri per la tutela di consumatori, animali e ambiente IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione A maggio 2014 Nei dintorni: a tavola con il vino Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana Quattro piatti da gustare e collezionare PRODOTTO DEL MESE GOJI BERRY Un piccolo frutto, un mondo di benefici. 2/2014 Salute e bellezza a tutto gusto! Deliziosi e ricchi di proprietà benefiche e antiossidanti, i frutti rossi sono preziosi concentrati di risorse naturali, sempre pronti a darti energia e vitalità, per sentirsi giovani e in forma. I frutti rossi: piccoli alleati del benessere. EDITORIALE NUTSPAPER, periodico d’informazione sulla frutta secca. Un super-frutto è protagonista di questo Nutspaper: è la goji berry, considerata elisir di lunga vita per le sue notevoli proprietà antiossidanti, che si uniscono ad altri importanti benefici per l’organismo. Come vedremo, infatti, questa bacca rossa, simile a una ciliegia allungata, è da secoli usata non solo in cucina ma anche dalla medicina tradizionale cinese come rimedio per molti disturbi. Dopo un viaggio nelle terre di origine e di coltivazione di questo piccolo frutto del benessere, passeremo quindi in rassegna i principali studi effettuati sulle varie proprietà che gli sono attribuite: anti-invecchiamento, attività ipoglicemica e ipolipidica, stimolazione del metabolismo, aumento di energia, miglioramento dell’attenzione, della fertilità e delle prestazioni atletiche, antistress, supporto della vista. Scopriremo poi i suoi originali utilizzi in gustose ricette, da un saporito uovo in fonduta di parmigiano, a un delicato risotto, per proseguire con un secondo di foie gras e chiudere in dolcezza con una crema agli agrumi e crumble al timo. Per ogni portata, non mancheranno i consigli per i migliori abbinamenti enogastronomici. Buona lettura! La Redazione N/3 SOMMARIO Prodotti fitosanitari e valutazione del rischio cumulativo Regole e criteri. di Monica Monti pag. 6 Goji berry Un piccolo frutto, un mondo di benefici. di Francesca Buccella e Francesca Nanni pag. 12 IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione A maggio 2014. pag. 30 Nei dintorni: a tavola con il vino. pag. 33 “NUTSPAPER” anno VII - n° 4 luglio - agosto - settembre 2014 Reg. al Tribunale di Forlì il 17/04/2007 n.6/07 www.nutspaper.com Editore: Menabò Group s.r.l. Direttore Responsabile: Andrea Masotti RICETTE CON GOJI BERRIES Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana Quattro piatti da gustare e collezionare. Progetto grafico: Lisa Tagliaferri pag. 34 Elaborazione testi: Elisa Ravaglia, Elena De Tullio Menabò Group s.r.l. Antipasto via Napoleone Bonaparte, 50 47122 Forlì (FC) Uovo bio a bassa temperatura con goji berries, parmigiano e pimpinella. tel. 0543.798463 pag. 35 fax 0543.774044 www.menabo.com [email protected] Primo Comitato di redazione: Vialone nano mantecato con goji berries, fragole e massa di cacao. Dr.ssa Francesca Buccella pag. 36 Dr.ssa Monica Monti Dr.ssa Francesca Nanni Secondo Stampa: Faenza Industrie Grafiche Rucola amara con goji berries, foie gras e fichi caramellati. Chiuso per la stampa nel mese di luglio 2014 pag. 37 Dolce Crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries, fiori e menta tonda. pag. 38 N/4 Prodotti fitosanitari e valutazione del rischio cumulativo Regole e criteri per la tutela di consumatori, animali e ambiente. Il termine pesticidi è usato spesso come sinonimo di prodotti fitosanitari (o fitofarmaci o agrofarmaci) per indicare i prodotti usati per proteggere le colture e impedire che vengano distrutte da malattie e infestazioni di parassiti, che possono seriamente ridurre la resa dei raccolti agricoli e ortofrutticoli. Il pesticida in realtà è più generico del fitofarmaco perché, oltre ai prodotti destinati alla protezione delle piante, comprende anche altri prodotti e ambiti di utilizzo, come quello veterinario per esempio. In alcuni casi, i prodotti fitosanitari agiscono per confondere gli insetti o rendere le colture meno invitanti per i parassiti ma nella maggior parte dei casi invece uccidono con sostanze chimiche gli insetti nocivi, le malerbe e i funghi. In mancanza di una rigorosa regolamentazione, quindi, potrebbero avere gravi effetti indesiderati. I prodotti fitosanitari sono l’unico gruppo di pesticidi di cui si occupa l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ed è quello regolamentato da più lungo tempo. La legislazione dell’UE considera prodotti fitosanitari anche i regolatori di crescita delle piante e gli erbicidi impiegati contro le erbe infestanti, mentre i biocidi, usati non sulle piante ma per debellare organismi nocivi e portatori di malattie quali insetti, ratti, topi, non sono di competenza dell’ente. Il costituente fondamentale dei prodotti fitosanitari sono le sostanze attive, ovvero le sostanze chimiche e i microrganismi, tra cui alcuni virus, che ne permettono il funzionamento. Una buona parte delle attività di valutazione del rischio dell’EFSA in questo settore è incentrata proprio su tali sostanze attive. Per disciplinare la commercializzazione e l’impiego dei prodotti fitosanitari e i loro residui negli alimenti, esiste inoltre una corposa legislazione UE, che fa capo principalmente alla direttiva 91/414/CEE. I prodotti fitosanitari non possono essere commercializzati e utilizzati se non precedentemente autorizzati, attraverso un sistema a due livelli in cui la Comunità Europea valuta le sostanze attive impiegate nei prodotti fitosanitari e gli Stati membri valutano e autorizzano i prodotti a livello nazionale. Tutte le questioni riconducibili ai livelli massimi di residui (LMR) di fitofarmaci nei prodotti alimentari e nei mangimi sono disciplinate dal regolamento (CE) n. 396/2005, entrato in vigore nel 2008, che si applica a tutti i prodotti di origine vegetale o animale destinati al consumo umano o animale. In esso sono elencati gli LMR di 315 prodotti freschi; tali limiti sono validi per gli stessi prodotti anche dopo la trasformazione, considerando chiaramente le correzioni dovute ai fattori di dilui zione o concentrazione derivanti dalle operazioni di trasformazione. Per gli LMR di pesticidi non menzionati specificatamente si applica un valore generale di 0.01 mg/kg. Nell’Unione Europea, comunque, è possibile utilizzare N/6 prodotti fitosanitari soltanto se preventivamente è stato scientificamente stabilito che: 1 non hanno effetti nocivi sui consumatori, gli agricoltori e la popolazione residente; 2 non provocano conseguenze inaccettabili per l’ambiente; 3 hanno un adeguato livello di efficacia. La valutazione della sicurezza dei consumatori si basa sulla tossicità dei pesticidi, sui livelli massimi previsti sugli alimenti e sui diversi regimi alimentari dei consumatori. La quantità di residui riscontrata nel cibo deve essere la più bassa possibile ed essere sicura per i consumatori. Un limite massimo di residuo (LMR) è il livello più alto di residuo per un pesticida legalmente tollerato negli alimenti e nei mangimi. Un nuovo Regolamento (CE) n. 1107/2009 relativo all’immissione in commercio di prodotti fitosanitari è stato pubblicato il 24 novembre 2009. Esso sostituisce la direttiva 91/414/ CEE, è pienamente in vigore dal 14 giugno 2011 e mira essenzialmente a snellire le procedure nazionali di autorizzazione dei prodotti fitosanitari e a consolidare il ruolo dell’EFSA nel processo di valutazione a livello dell’Unione Europea. Come si stabiliscono i limiti massimi di residui Con l’obiettivo di ridurre il più possibile gli LMR, quando si richiede l’approvazione di un pesticida bisogna presentare informazioni scientifiche riguardo ai quantitativi minimi necessari per proteggere la coltura e il livello residuo sulla coltura dopo il trattamento. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare verifica quindi che tale residuo sia sicuro per tutte le categorie di consumatori, in particolare per i gruppi vulnerabili quali i neonati, i bambini e i vegetariani. Se emerge un rischio per un qualsiasi gruppo di consumatori, la domanda viene respinta e il pesticida non può essere utilizzato con la coltura in questione. La quantità di pesticida necessaria, in molti casi, è di gran lunga inferiore al livello massimo considerato sicuro. Il limite massimo di residuo è fissato allora al livello inferiore, per garantire che sia utilizzata solo la quantità minima necessaria. Le modalità e i tempi di utilizzo del pesticida sono definiti dall’Autorità nazionale competente e sono riportati sull’etichetta del prodotto. Le autorizzazioni sono concesse a livello nazionale perché le condizioni locali e ambientali, nonché la presenza di parassiti, possono variare a seconda del Paese: nelle zone meridionali, per esempio, dove la temperatura è più alta, vi sono più insetti e servono quindi più insetticidi, mentre altre aree più umide favoriscono le infestazioni fungine, rendendo necessario un ricorso maggiore ai fungicidi. Quando si stabiliscono gli LMR è quindi necessario prendere in considerazione queste specificità. L’EFSA è l’unico organismo di valutazione del rischio coinvolto nella procedura di fissazione degli LMR e suo compito è fornire agli addetti alla gestione del rischio una consulenza scientifica indipendente in materia. La valutazione dei rischi da pesticidi è volta a determinare se questi prodotti, usati correttamente, non producano, direttamente o indirettamente, effetti nocivi sulla salute dell’uomo e degli animali e non compromettano la qualità delle acque sotterranee. La valutazione del rischio ambientale, inoltre, ha lo scopo di valutare l’impatto che tali prodotti potrebbero avere su organismi non bersaglio. L’unità dell’EFSA ha già al suo attivo vari lavori importanti legati alla fissazione degli LMR, tra cui la valutazione della sicurezza degli LMR europei temporanei preposti nel 2007 e l’adozione di pareri motivati sugli LMR per una serie di sostanze attive a rischio, sulla base delle richieste della Commissione Europea. L’unità ha esaminato anche molte richieste di valutazione per la modifica di LMR. L’EFSA pubblica una relazione annuale sui residui di pesticidi rilevati nell’UE, basata sulle informazioni derivanti dal monitoraggio e dai controlli ufficiali eseguiti sui residui di pesticidi negli alimenti, trasmesse dagli Stati membri dell’Unione Europea e da due Paesi EFTA (Islanda e Norvegia). Nella relazione vengono riportati dati sulla valutazione dell’esposizione dei consumatori europei ai residui di pesticidi attraverso l’alimentazione. valutazione del rischio da miscele di pesticidi per l’uomo e per le api e da miscele di contaminanti per l’uomo. Si esaminano, in particolare, quei gruppi di pesticidi dotati di struttura chimica ed effetti tossici simili, per verificare se il loro impatto sulla salute umana debba essere valutato collettivamente piuttosto che singolarmente. Nel quadro più ampio del lavoro dell’EFSA sulla valutazione del rischio cumulativo, nel 2006 si è tenuto un convegno dal titolo “Colloquio scientifico sulla valutazione del rischio cumulativo” che ha contribuito ad orientare verso ulteriori sviluppi nel settore. Nel 2008 il gruppo di esperti scientifici ha emanato un parere su tutti i tipi di tossicità combinata dei pesticidi, compresa l’interazione tra sostanze chimiche diverse, in cui si arrivava alla conclusione che soltanto gli effetti cumulativi derivanti dall’esposizione concomitante a sostanze che hanno comuni modalità di azione davano adito a timori e richiedevano pertanto ulteriori approfondimenti. A settembre del 2009, facendo seguito a tali raccomandazioni, il gruppo di esperti ha selezionato alcuni pesticidi del gruppo dei fungicidi triazolici per testare le metodologie proposte e ha convenuto sulla necessità di raggiungere un consenso a livello internazionale in merito ai gruppi di pesticidi che potevano essere esaminati congiuntamente mediante un approccio alla valutazione del rischio cumulativo. Il gruppo ha anche concluso che l’applicazione di una nuova metodologia di valutazione del rischio cumulativo richiedeva un lavoro supplementare e che si rendevano necessarie anche ulteriori linee direttrici sulle metodologie appropriate alla valutazione dell’esposizione. Valutazione del rischio cumulativo L’attività dell’EFSA sulla valutazione del rischio cumulativo mira a sviluppare metodologie per valutare gli effetti cumulativi derivanti dall’esposizione dei consumatori ai pesticidi. Le persone, gli animali e l’ambiente possono essere esposti contemporaneamente a più sostanze chimiche provenienti da svariate fonti, ma l’attuale prassi di valutazione del rischio è eseguita di solito su una sola sostanza alla volta. L’EFSA ha voluto invece dare priorità alla valutazione dell’esposizione congiunta a più agenti chimici ed ha già messo a punto alcuni approcci metodologici in questo campo: esempi recenti sono la Nel luglio del 2013 il gruppo di lavoro ha finalmente pubblicato una metodologia generale per classificare i pesticidi nei cosiddetti gruppi per la valutazione cumulativa (CAG). L’approccio si basa sull’individuazione di composti che in un dato organo o sistema presentano proprietà tossicologiche analoghe. La metodologia impiega criteri generali per classificare i pesticidi in gruppi, con la finalità di ottenere la massima protezione dei consumatori. Come primo passo, è stata applicata questa metodologia alla definizione di gruppi di pesticidi tossici per la tiroide e il sistema nervoso centrale. N/7 Criteri generali L’EFSA ha preso in esame i quadri di riferimento metodologici di quattro autorità nazionali (una norvegese, una britannica e due statunitensi) e di due organizzazioni internazionali (l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Commissione Europea), oltre ai lavori svolti dall’Autorità stessa in materia. Questi sono alcuni dei risultati principali e dei prossimi passi della revisione dell’EFSA: • per individuare le miscele di sostanze chimiche prioritarie per la valutazione del rischio è raccomandato un approccio che prenda in considerazione sia la tossicità delle sostanze interessate che l’esposizione o la prevista esposizione a esse; • esistono dati limitati sulla tossicità di gruppi o gruppi simili di sostanze chimiche. In caso di assenza di tali dati, vengono raccolte prove del fatto che sostanze diverse causano effetti avversi analoghi sugli organi e/o sui sistemi fisiologici, al fine di creare dei cosiddetti gruppi di valutazione utilizzati per prevedere i possibili effetti tossici combinati degli agenti chimici di un gruppo. Le sostanze presenti nella miscela possono interagire tra loro diventando più tossiche (sinergismo) o meno tossiche (antagonismo); N/8 • occorrono maggiori informazioni per comprendere come gli agenti chimici vengono eliminati dal corpo, come interagiscono all’interno del corpo e quali sono i loro potenziali effetti nell’uomo e/o negli animali. L’EFSA promuove la ricerca e la raccolta di dati in questo settore: l’Autorità ha emanato di recente un bando di gara relativo alla tossicità di sostanze chimiche multiple nelle api e ha avviato una revisione sistematica degli effetti delle miscele di sostanze chimiche (tra cui pesticidi, contaminanti e altri agenti chimici presenti nella filiera alimentare) ai fini della valutazione del rischio per l’uomo; • nuovi strumenti, come modelli matematici e biologici, vengono utilizzati per prevedere i processi con cui l’organismo degrada ed elimina le sostanze chimiche, oltre ai meccanismi di tossicità; • serve una terminologia armonizzata e l’utilizzo di un linguaggio standardizzato. La metodologia messa a punto dal gruppo di esperti scientifici utilizza criteri generali per raggruppare i pesticidi, al fine di massimizzare la tutela dei consumatori. Ciò fa seguito alla consultazione formale della Commissione Europea sulle raccomandazioni generali in merito al livello www.eurocompanysrl.com na vera esplosione di gusto che vi farà perdere la testa! La sfiziosa bontà dei Pop Corn con la nuova Linea Eurocompany raddoppia il gusto, grazie alla varietà classica e a quella con burro. Entrambe sono perfette per il forno microonde e assicurano un sapore unico in modo facile e veloce. Con la Linea Pop Corn fai una pausa golosa che scoppia di bontà! di protezione da ottenere. I gruppi vengono formati individuando i pesticidi che producono effetti tossici simili in un organo o sistema specifico. La metodologia si articola in quattro fasi: 1 individuazione di effetti tossici specifici e inequivocabili, che sono dannosi per un organo o sistema, nota come individuazione dei pericoli (ad esempio uno squilibrio del sistema tiroideo); 2 caratterizzazione dei pericoli, che descrive l’esatta natura di questo effetto avverso su specifici organi (ad esempio una variazione dei livelli ormonali) o sistemi (ad esempio individuando l’indicatore più appropriato per l’effetto specifico, come un ormone); 3 raccolta dei dati sugli indicatori (per esempio variazioni nei livelli ormonali alla dose in cui l’effetto avverso si verifica) che identificano un effetto tossico specifico (per esempio uno squilibrio nel sistema tiroideo) in un organo/sistema; 4 inserimento di pesticidi che mostrano un effetto tossicologico simile in gruppi di valutazione cumulativi per organo o sistema (ad esempio per la tiroide). Questo approccio richiede un giudizio scientifico esperto, perché comporta l’analisi e l’interpretazione di grandi volumi di dati complessi. Oltre a individuare i pesticidi che hanno un effetto sulla tiroide e sul sistema nervoso, il gruppo di esperti scientifici ha eseguito una grande mole di lavoro preliminare per lo sviluppo di gruppi in relazione agli effetti su altri organi/sistemi di organi, quali il sistema riprodutti- N/10 vo, il fegato, l’occhio e il surrene. L’individuazione di pesticidi da includere nei gruppi suddetti è un importante passo in avanti nei lavori già in corso all’EFSA per mettere in atto la valutazione del rischio cumulativo, come prescritto dalla legislazione europea. Questo approccio verrà gradualmente esteso alla regolamentazione dell’uso dei pesticidi nell’Unione Europea. L’EFSA, in consultazione con la Commissione Europea, potrà anche definire le priorità future per sviluppare ulteriormente la metodologia. Conclusione L’Unione Europea, oltre ad impegnarsi per tutelare consumatori e animali dai residui di pesticidi negli alimenti e nei mangimi, cerca di ridurne l’impatto globale sulla salute e sull’ambiente e, in sostanza, cerca di ridurne l’uso. La strategia utilizzata ha lo scopo di incoraggiare le coltivazioni naturali o a basso uso di pesticidi, in particolare cercando di aumentare la sensibilizzazione degli utenti, promuovendo l’uso di buone pratiche e mettendo a disposizione fondi per la ricerca e la formazione. Si procede quindi verso una sempre maggior regolamentazione della commercializzazione dei prodotti fitosanitari, al fine di specificare criteri rigorosi per l’approvazione e garantire così un elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente e al fine di istituire un meccanismo per la sostituzione dei pesticidi più tossici con alternative più sicure. Casone S.p.A., azienda leader nel settore, produce e commercializza, dal 1973, contenitori in plastica da 0,125 a 60 litri di capacità. Oltre 70 modelli dal design leggero e dalla configurazione elegante ed essenziale. Prevalentemente di forma troncoconica, alcuni articoli sono disponibili ovali, cilindrici e rettangolari. I coperchi sono a pressione, dotati di sigillo di garanzia e di vari accessori per soddisfare le più svariate esigenze dei clienti: guarnizione per tenuta all’acqua, bocchello versaliquidi, dispenser, coperchio per termosaldatura. I contenitori possono essere prodotti in vari colori e sono personalizzabili in serigrafia, offset ed in-mould labelling. Casone S.p.A. ha fatto importanti investimenti per implementare un contesto produttivo e logistico conforme alle Buone Pratiche di Fabbricazione (GMP) per gli articoli destinati alla filiera alimentare per garantire l’integrità igienica e tecnologica dei prodotti confezionati. 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INFORMAZIONI NUTRIZIONALI valori medi per 100 g di prodotto Calorie:kcal 356 Energia: kJ1503 Proteine: g11,0 Carboidrati: g64,1 di cui zuccheri: g46,4 Grassi: g3,1 di cui saturi: g0,4 Fibre alimentari:g 14,0 Sale: g1,31 Minerali Calcio mg112 Ferro mg 9 Magnesio mg109 Fosforo mg178 Potassio mg1132 Sodio mg150 Zinco mg2 Rame mg2 Manganesemg 1 Selenio µg50 Vitamine Ac. Ascorbico Tiamina Riboflavina Niacina Vitamina A IU Vitamina A, RE Vitamina E, α Te mg mg mg mg IU µg mg Aminoacidi 29 0.153 1.3 4.3 - Triptofano*g0.137 Treonina* g0.405 Isoleucina*g0.319 Leucina* g0.543 Lisina* g0.292 Metionina*g0.092 Cistina g0.196 Fenilalanina*g 0.316 Tirosina g0.231 Valina* g0.392 Arginina g0.864 Istidina* g0.222 Alanina g 0.731 Ac. Aspartico g 1.951 Ac.glutammico g 1.882 Glicina g 0.401 Prolina g1.442 Serina g0.590 * aminoacidi essenziali Fonte : “Lycium barbarum L.: dalla tradizione cinese all’impiego erboristico” Francesca Riccardi. Università degli Studi di Torino, Facoltà di Farmacia, Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche. Tesi (2011) N/12 La globalizzazione alimentare e la continua ricerca di rimedi naturali ha portato prima in America, poi in Europa e, più di recente, in Italia il celebre super-frutto proveniente dall’Asia: la bacca di goji (Lycium barbarum). I frutti del Lycium barbarum, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, apportano molteplici effetti positivi sul benessere. In Cina e in Giappone molti dei formulati naturali a base di piante di goji sono stati brevettati in campo medico. Fra le proprietà ascrivibili a questo frutto, l’azione antiossidante al momento è quella più corroborata dagli studi scientifici. ORIGINI E CENNI BOTANICI Il termine occidentale “goji” è in uso solo dal XXI secolo e deriva dalla pronuncia semplificata del cinese “gou-qi-zi”, che indica le bacche di Lycium; “zi” significa infatti “seme”, o più specificatamente “bacca”. Il frutto, gou-qi-zi, è menzionato per la prima volta nel lavoro del 500 d.C. del letterato Tao Hong-jing, “Ming Yi Bei Lu”. Il nome botanico Lycium barbarum venne assegnato dal noto studioso svedese, Linneo, nel 1753. È probabile che questo nome derivi o dall’antica regione meridionale dell’Anatolia, Lycia, oppure dal latino “lychnus”, che significa luce o lampada, presumibilmente dovuto alla forma e al colore del frutto. Il genere Lycium include più di 100 specie di cespugli decidui o sempreverdi nativi delle aree tropicali o temperate dell’Est e Sud-Est asiatico, Asia minore, Europa, Sud Africa e Nord America. Quindici anni più tardi, nel 1768, Phillip Miller diede il nome e descrisse per la prima volta il Lycium chinense nel suo libro “Dictionary of gardening, botany, and agricolture”. Queste due specie sono apparentemente indistinguibili tra loro, sia a livello morfologico che istologico. Il Lycium barbarum, come attesta la “Royal Horticultural Society”, è conosciuto in molti Paesi con nomi diversi, che variano a seconda della lingua e del vernacolo propri dei luoghi di coltivazione. Il nome inglese utilizzato più comunemente per le bacche di goji è “wolfberry”; il motivo non è certo, ma probabilmente perché il termine “Lycium” ricorda “lycos”, che in greco significa “lupo”. Altri nomi comuni in inglese sono “matrimony wine” e “the Duke of Argyll’s Tea Tree”, perché la pianta venne introdotta in Inghilterra per la prima volta nel XVIII secolo da Archibald Campbell, botanico e terzo duca di Argyll. Abbiamo poi: “Kuko” (Giappone), “Kei tse” (Cantonese), “gugija” (Koreano), “cu khoi” (Vietnam), “ga gèe” (Thai), “gouqi” (Cina) e “dretsherma” (Tibet). Nella maggior parte dei Paesi, comunque, sebbene molte parti della pianta siano utilizzate e lavorate, il frutto è l’organo maggiormente conosciuto e perciò separatamente denominato Lycium, lycii fruit, gou qi zi e goji. Nel mondo antico, sia Plinio che Dioscoride descrissero l’uso medicinale di Lycium e la pianta fu anche menzionata da altri studiosi, tra i quali Paracelso e Galeno. Il Lycium degli antichi fu importato dall’India e fu tenuto in grande considerazione, tanto che furono ritrovati resti di vasi espressamente realizzati per la conservazione di questa bacca; probabilmente, però, il Lycium a cui si riferivano non corrisponde alla stessa specie che intendiamo ai giorni nostri. Dal punto di vista botanico la pianta del Lycium barbarum si presenta con una forma a cespuglio. È un arbusto deciduo appartenente alla famiglia delle Solanaceae. L’altezza delle N/13 FIORE piante varia da uno a tre metri. I rami sono deboli, scarsamente spinosi, arcuati o rampicanti e lunghi fino a 3 metri circa. Le foglie, alterne o fascicolate (con un massimo di tre foglie per fascio), hanno forma lanceolata o ovata, colore verdegrigio brillante e arrivano fino a 7 cm di lunghezza per 3,5 cm di larghezza con punte arrotondate o smussate. Gli steli portano uno-tre fiori il cui calice, a forma di campana o tubuloso, con sepali che formano lobi corti, triangolari, si spezza quando si sviluppa la bacca. La corolla a cinque petali è di colore lavanda o violacea, ampia 9-14 mm. La fioritura si ha da giugno a settembre. I frutti sono bacche fusiformi con l’apice acuto, lungo 6-20 mm, un diametro di 3-8 mm e un pericarpo che va dall’arancione al rosso, fino al rosso scuro e contengono da 10 a 60 semi piccoli e gialli, con embrione ricurvo. Maturano da luglio ad ottobre. La bacca ha un gusto dolce pungente. Lycium barbarum ha caratteristiche morfologiche molto simili a Lycium chinense e i frutti di ambedue le specie vengono chiamati in inglese “wolfberry” senza distinzione, così come i frutti e le radici di entrambe sono utilizzati nella medicina tradizionale cinese. Per quanto riguarda il frutto, tuttavia, solo quello della prima specie è inserito nell’elenco ufficiale della Farmacopea della Repubblica Popolare Cinese del 1985, mentre riguardo alla radice sono citate di nuovo entrambe. Il frutto di Lycium barbarum, inoltre, è presente nell’elenco delle piante ammesse in integratori alimentari dal Ministero della Salute italiano; nella lista delle piante non ammesse, invece, è citata la pianta erbacea della stessa specie. Le piante di gojiberry hanno un esteso apparato radicale in grado di stabilizzare gli argini sabbiosi dei fiumi. Ad oggi si sono molto diffuse nelle regioni calde del mondo e vengono utilizzate nel Nord America e in Australia come piante ornamentali da siepe. La specie Lycium barbarum, nativa dell’Asia settentrionale, cresce spontaneamente nelle valli dell’Himalaya, della Mongolia, del Tibet e nel nord della Cina. È naturalizzata inoltre negli Stati Uniti e si trova anche in Europa. DESERT LAKE N/14 PAESI PRODUTTORI Il Lycium barbarum viene coltivato estensivamente soprattutto a Ningxia, una piccola regione autonoma della Cina, precedentemente parte del Gansu, situata nella parte superiore del fiume Giallo, nella zona orientale del nord-ovest della Cina, su un’area totale di 66.500 Km². Questa regione è attraversata dal fiume Giallo che, esondando, arricchisce i terreni circostanti dei preziosi minerali acquisiti dalle steppe altamente erodibili della regione Gansu. Il terreno ricco di nutrienti, il clima, l’irrigazione abbondante permessa dalla presenza del fiume creano l’habitat ideale per Lycium barbarum, generando i frutti più pregiati; le bacche del Ningxia, infatti, hanno ottenuto in Asia il titolo di “premium quality” e sono descritte commercialmente come “diamanti rossi”; per questo sono anche le bacche privilegiate dai praticanti della medicina tradizionale cinese. In questa regione, si stima inoltre che avvenga il più grande raccolto annuale di frutti in Cina. La contea di Zhongning, in particolare, che appartiene sempre alla regione di Ningxia, è il centro più importante per la coltivazione dei frutti; le piantagioni di Lycium barbarum generalmente variano tra i 40 e 400 ettari per zona. Nel 2005, più di 10 milioni di mu, corrispondenti a 666666,66 ettari (1 mu corrisponde a 666,7 m²) sono stati utilizzati per la coltivazione di Lycium barbarum in Ningxia. Siccome i confini di questa regione finiscono in tre deserti, la pianta è anche coltivata per controllare l’erosione e la desertificazione. Negli ultimi trent’anni, la coltivazione del Lycium barbarum si è via via intensificata in questo territorio particolarmente vocato. Oltre a questa zona, c’è anche una produzione commerciale minore nelle regioni cinesi di Nei Mongol, Xinjiang, Gansu, Qinghai, Shaanxi e Hebei. Ad oggi la Cina è il maggior fornitore di frutti di Lycium nel mondo. Secondo una stima riportata nel China Daily, le esportazioni totali nel 2004 hanno generato 120 milioni di dollari statunitensi; questo ricavo deriva da 82.000 ettari coltivati a livello nazionale, che hanno prodotto 95.000 tonnellate di goji. Le esportazioni di Lycium hanno fruttato circa 120 milioni di dollari. Per molti anni, Ningxia ha tratto pieno vantaggio dalle risorse locali con un notevole tornaconto economico. In Zhongning, uno dei principali distretti produttori, da questa bacca deriva più del 50% del guadagno medio di un agricoltore. La coltivazione a scopo commerciale di questa pianta si è potuta incrementare solo recentemente grazie alla disponibilità di cultivar migliorate e alla maggiore richiesta dei mercati occidentali di prodotti alimentari salutistici. Le nuove piantagioni di Lycium barbarum sono costituite da genotipi migliorati attraverso le tecniche di propagazione clonale. Produzione in Cina in tonnellate nel 2002 0 1- 0 0 0 0 880 1800 2000 2500 1 - 001 - 000 0 8 8 18 20 Fonte: Ministero dell’Agricoltura, Cina N/15 ESIGENZE CLIMATICHE E CICLO VEGETATIVO Lycium barbarum cresce ad alta quota tra 2000 e 3000 m e predilige suoli sabbiosi lungo le sponde di fiumi, terreni umidi ma ben drenati con acidità da alcalina a neutra (ph 8-7,4) ed esposizione soleggiata, ma è una pianta robusta che attecchisce anche in condizioni diverse e non ottimali. Questa specie cresce soprattutto nelle pianure alluvionali sui versanti dei fiumi di bassa montagna, in terreni incolti, campi, bordi stradali, fossi, ed è rampicante sui muri delle abitazioni o di fabbricati rurali. In Ningxia, la regione dell’entroterra cinese con le migliori caratteristiche per la coltivazione di tale pianta, si alterna un inverno molto lungo e freddo mentre l’estate è breve, calda, con abbondante sole e con scarse precipitazioni. Si verifica un’ampia escursione termica nel corso dell’anno, dal freddo invernale (-20°C) ad un intenso calore estivo (+35°C) e anche dal giorno alla notte la temperatura può subire oscillazioni dai 12 ai 15°C. Ningxia infatti è localizzata in una zona di transizione, compresa tra la regione orientale dei monsoni, la secca area nel nordovest, l’Ordos Plateau a sud e il Loess Plateau al centro. Il distretto Yerid rappresenta la zona maggiormente interessata dalle produzioni agricole a Ningxia ed è costituito dalla pianura alluvionale dello “Yellow River” e dalla valle del Monte Helan che, con la loro vegetazione, forniscono a queste terre irrigate una N/16 buona protezione contro le correnti desertiche calde provenienti dal nord-ovest. La maggior parte degli studi effettuati sul Lycium barbarum sono diretti alla valutazione di eventuali effetti benefici per la salute e non alla determinazione degli aspetti agro-tecnici della pianta durante le fasi fenologiche. Questa specifica ottica potrebbe spiegare la difficoltà che si riscontra nel reperire informazioni circa il ciclo vegetativo e le tecniche colturali adottate. Nell’emisfero settentrionale la pianta fiorisce (con le dovute differenze in base a latitudine, altezza e clima) da giugno a settembre e produce bacche da agosto fino ad ottobre inoltrato. TECNICHE COLTURALI Nelle grandi aziende cinesi di Ningxia la forma di coltivazione maggiormente adottata, al fine di valorizzare la produzione, consiste in un fusetto alto 250-300 cm. Nella pianta viene mantenuto un primo palco di rami, a 180 cm da terra, per poi salire lungo il fusto con successivi palchi di 3-5 rametti radiali di 40-50 cm di larghezza. Ogni palco viene posto a distanza di 50-80 cm. Per quel che concerne la potatura invernale, la pratica maggiormente adottata prevede la rimozione dei rami dell’anno che hanno prodotto il frutto. Vengono quindi lasciati solo 4-5 speroni di 40-50 cm per ogni palco. In primavera-estate, invece, è prevista la spollonatura e l’eliminazione dei succhioni verticali troppo vigorosi. Questa pratica primaverile è diretta a favorire l’emissione di numerosi nuovi rametti laterali, destinati alla produzione di fiori e frutti a partire da giugno fino a novembre. Per la propagazione di Lycium barbarum si utilizzano i semi o le talee. Nel primo caso, i frutti secchi vengono immersi in acqua per un paio di giorni finché diventano morbidi, poi, lasciandoli sempre in acqua, si separano utilizzando delle pinzette; quelli che affiorano sono scartati perché molto probabilmente non sono vitali, mentre i rimanenti vengono asciugati e confezionati a tenuta d’aria sino al momento della semina. I semi vengono quindi disposti in file e coperti con meno di un cm di terra, mantenendo il suolo umido; la nascita della piantina avviene circa dieci giorni dopo. L’anno successivo, al principio di aprile, le piantine verranno trapiantate in quella che diventerà la loro collocazione permanente. In genere vengono realizzate le fila ad una distanza di circa 3 metri le une dalle altre, con uno spazio di 2 metri tra una pianta e l’altra. La propagazione per talea è preferibile poiché assicura l’uniformità e la conservazione della qualità; essa può essere effettuata partendo da tralci di legno duro o tenero. Nel primo caso, alla fine di marzo-inizio aprile, prima che la pianta germogli, si scelgono i tralci migliori, con diametro di 0,4-0,6 cm e si tagliano in sezioni di 15-20 cm; queste sono poi poste per 24 ore in una sostanza chimica che favorisce il radicamento. Dopodiché, le sezioni sono piantate nel terreno a una distanza di 40 cm tra le file e di 10 cm nella stessa fila, lasciando una o due gemme fuori dalla terra per ogni talea. Infine è effettuata una pacciamatura coprendo con un film di plastica. Il secondo metodo per ottenere talee consiste nel raccogliere tralci semi-legnosi, tagliarli in sezioni di 8-10 cm e rimuovere le foglie dalla metà inferiore della porzione; dopodiché si applica alla base una sostanza chimica di radicamento mescolata con polvere di talco. Le sezioni sono poi piantate ponendo 3 cm di esse sotto terra, con 5 cm di spazio tra una e l’altra e 10 cm tra le file; si irriga e si copre con un telo ombreggiante posto ad arco sopra le talee. Quando i tralci di legno duro iniziano a germinare, viene rimosso il film di protezione e si mantiene umido il terriccio; quando poi dalla piantina cominciano a crescere nuovi rami, essi vengono sfoltiti e, al raggiungimento di un metro di altezza, viene potata la punta per controllare la crescita della pianta e rendere più facile la raccolta dei frutti. Riguardo ai tralci teneri, nei primi 15 giorni devono essere ne- bulizzati due o tre volte al giorno, poi si riduce gradualmente la frequenza di nebulizzazione. Quando cominciano a formarsi le giovani piantine, si apre l’ombreggiante per esporle al sole; questa operazione permette alle piante di adattarsi all’ambiente. Le talee sono infine piantate nella collocazione permanente alla stessa distanza descritta per la semina, in primavera. La maggior parte dei genotipi di gojiberry sembrano essere autofertili, l’impollinazione incrociata non è necessaria per la produzione commerciale. Le piante vengono raccolte da fine giugno fino a ottobre, ad intervalli di 5-7 giorni. Dato che il rendimento annuo è di 7.845 kg/ha e gli impianti vengono colti 16 volte, per ciascun raccolto si ha una resa fino a 560 kg/ha. In Ningxia, le piante sono coltivate con 1,5 m tra le file e circa 1 m tra le piante; la piena produttività della pianta si raggiunge dopo 3-4 anni. In Cina, le esigenze nutrizionali della pianta sono soddisfatte mediante la fertilizzazione con letame applicata in primavera. Un eccesso di fertilità genera troppa vegetazione, ombreggiatura e scarsa qualità dei frutti. Spray nutrienti fogliari sono regolarmente applicati. Gli impianti di gojiberry in genere sono irrigati mediante inondazione di superficie. I suoli sono lasciati asciugare completamente fra una irrigazione e l’altra in quanto un eccesso idrico riduce la qualità della frutta. I coltivatori generalmente trattano le coltivazioni con fungicidi e insetticidi 2-3 volte all’anno. La potatura dormiente non è praticata in Cina, le piante di Lycium barbarum in genere vengono potate, in maggio-giugno, togliendo i germogli non fruttificati. Vengono adottati differenti sistemi per effettuare la potatura. In un primo sistema, le piante vengono lasciate crescere in un grande cespuglio. La potatura viene eseguita ogni anno per permettere la crescita di più frutti e fiori. Se lasciati crescere spontaneamente, infatti, i cespugli di Lycium barbarum crescono su loro stessi, causando ombreggiatura: la potatura viene fatta proprio per prevenire la crescita sovrapposta. Un secondo metodo è quello di formare, mediante potatura e legatura, un piccolo albero. Le coltivazioni a scopo commerciale adottano questa tecnica per consentire un facile prelievo dei frutti durante la raccolta. Infine, le piante possono anche essere fatte crescere su graticci per promuovere un portamento più eretto. N/17 2. migliorare la tecnologia di messa a dimora e la coltivazione al fine di aumentare la resa produttiva; 3. migliorare il post-raccolta e la lavorazione del frutto. Il Centro dispone di diverse migliaia di ettari di terreno agricolo per le raccolte. Il terreno è un podere nazionalizzato che viene coltivato per lo più a goji per la produzione di frutti. Gli esperti eseguono analisi chimiche sulle bacche di goji di Yinchuan, compresa la misurazione dell’attività antiossidante. La popolazione cinese vede il Lycium barbarum come un frutto di grande importanza per la salute e Ningxia viene considerata la zona con il miglior clima per coltivare bacche di goji con ottimi componenti promotori del benessere. Diffusione di Lycium Barbarum negli Stati Uniti (www.plants.usda.gov). VARIETÀ E CLASSIFICAZIONE Varietà Lycium barbarum ha recentemente acquisito notevole importanza come alimento salutare ed è quindi utilizzato come supplemento alle diete in molti Paesi quali il Nord America, l’America Latina, l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda, oltre che nelle varie regioni del Sud-Est Asiatico. Viene ormai venduto perciò nei maggiori supermercati di questi Paesi, anche se è noto il pericolo di incorrere in frodi e speculazioni del mercato. Spesso infatti sono commercializzati prodotti affini, difficilmente riconoscibili dai consumatori. Sono state identificate dieci specie e varietà di Lycium, con frutto molto simile a quello del Lycium barbarum, commercializzate ad Hong Kong e in Cina. Le differenze, irriconoscibili alla vista, possono emergere solo grazie ad analisi RAPD (Random Amplified Polymorphic DNA). Le principali tipologie di Lycium facilmente sostituibili al Lycium barbarum sono riportate nella pagina a fianco. L’unico istituto nazionale cinese dedicato a questa pianta è il Ningxia Research Center of Wolfberry Engineering Technology sito a Yinchuan, nella regione autonoma Ningxia Hui – Cina. Questo ente ha un programma specifico per la valorizzazione della coltura del goji. Gli obiettivi dell’Istituto di ricerca sono: 1. coltivare il goji al fine di incrementare la produttività e la dimensione dei frutti e per migliorarne la qualità; N/18 Le specie di Lycium sono facili da ibridare. Il Centro di ricerca ha finora sviluppato quattro cultivar, che derivano da 1 a 3 specie diverse: 1. Ninxia # 1. Questo tipo comprende l’80% della superficie coltivata nella provincia di Ningxia ed è coltivato anche in altre regioni. Si crede abbia il più alto contenuto di antiossidanti. Questa cultivar è commercializzata come “Crimson Star™” negli Stati Uniti. 2. N inxia # 2. Nessuna informazione reperibile. 3. N inxia # 3. Questa cultivar è stata recentemente propagata al fine di soddisfare il mercato con un’ampia distribuzione. Si tratta di una pianta con frutto grande, che ben si adatta all’essicazione. La speranza dell’Istituto è di inviare questo prodotto in tutta la Cina. 4. N inxia # 4. Questa è una cultivar unica, sviluppata per la produzione di germogli commestibili. L. Barbarum L. (Syn. = L. Hamifolium p. Mill) L. chinense P. Mill L. ruthenicum Murr. Lycium pallidum Miers. Lycium ferocissimum Miers. Lycium fremonti A. Gray. Lycium exsertum A. Gray Lycium berlandieri Dunal. Le punte dei giovani germogli succulenti vengono tagliate e mangiate al vapore o utilizzate per la realizzazione di vari piatti. I germogli presentano un elevato contenuto di antiossidanti. Il gusto è simile a quello degli spinaci al vapore. Il gojiberry, come i più conosciuti alberi e arbusti con piccoli frutti o bacche, produce frutti gustosi e nutrienti. La pianta ha il potenziale per essere coltivata nelle zone che ben riproducono le condizioni del suo ambiente d’origine in Cina. I coltivatori devono essere prudenti per evitare la propagazione selvaggia di questa pianta, perché ha tutte le potenzialità per diventare un’erbaccia dannosa. Le coltivazioni dovrebbero preferibilmente partire dalle piantine, attualmente disponibili presso alcuni vivai. Ulteriori ricerche devono essere fatte per migliorare la tecnologia di raccolta meccanica e sviluppare cultivar che la consentano. N/19 Calibri e categorie L’esportazione delle bacche di goji riguarda prevalentemente il frutto essiccato. Al momento non si è ancora realizzato uno standard univoco per quanto riguarda le caratteristiche tecnico-qualitative del goji berry, perciò i calibri vengono definiti unicamente dai produttori. In genere la taglia del frutto viene espressa in numero di frutti su 50 o su 100 grammi. La dimensione viene calcolata semplicemente contando quante bacche occorrono per comporre un totale di 50 grammi. Si va da un minimo di 500 bacche a un massimo di 220 bacche. I principali calibri commerciali attualmente presenti sul mercato per il frutto essiccato sono: • 280 frutti su 50 grammi • 380 frutti su 50 grammi • 400 frutti su 50 grammi In commercio si trovano frutti ai quali vengono attribuiti livelli di qualità differenti: i migliori sono considerati quelli di più grossa dimensione e di color rosso brillante o violaceo, morbidi al tatto, di sapore dolce. Esistono molteplici varietà di bacche di goji, di dimensione, gusto e prezzi molto differenti tra loro. Secondo i parametri cinesi ufficiali, le bacche vengono classificate in base a due principi fondamentali: la dimensione e il gusto, descritto come dolce, abbastanza dolce, normale, acidulo e acido (traduzione letterale dal cinese). Dalla verifica di tali aspetti, le bacche vengono classificate in base a una scala di valori che va da A (minimo) ad A+++ (massimo). PROCESSO PRODUTTIVO Raccolta e lavorazione I frutti maturi vengono raccolti in tarda estate o a inizio autunno, il momento migliore della raccolta è quando il frutto è maturo all’80-90%. La raccolta avviene principalmente a mano. La raccolta meccanica non è ancora utilizzata anche se ci sono studi orientati verso questo obiettivo. Queste sperimentazioni sono portate avanti soprattutto nelle zone remote delle regioni produttive cinesi dove, pur essendoci importanti piantagioni di goji, le risorse umane impiegabili per la raccolta rappresentano un limite. L’automazione della raccolta è un traguardo ambizioso che nasconde molte difficoltà in quanto è realizzabile solo attraverso una combinazione di tecniche colturali e di selezione varietale, mirata in primo luogo alla riduzione del periodo di maturazione del frutto. Questo aspetto al momento costituisce uno dei principali ostacoli dato che negli attuali genotipi il germogliamento avviene continuamente, pertanto sulla stessa pianta ci sono fiori, frutti verdi e frutti maturi. In questa situazione, l’impiego di raccoglitrici automatiche riduce la produttività tardiva della pianta. La pratica maggiormente diffusa per la conservazione del frutto prevede un processo di essiccamento. Le bacche, liberate dello stelo, sono disposte in uno strato sottile su una stuoia di bambù in una zona ombreggiata e areata finché avvizziscono; dopodiché sono asciugate al sole o in forno fino a quando la buccia non sia essiccata, ma il frutto intero sia ancora morbido al tatto. I frutti non vengono manipolati mentre asciugano perché sono molto delicati e potrebbero ammaccarsi e annerire. L’essicazione in forno prevede che si dispongano fino a 10-16 vassoi su un carrello, che viene poi fatto scorrere lungo i binari dell’impianto di essiccazione. Questo impianto è caratterizzato da tre zone con temperature diverse: la prima è di 45-50°C, dove le bacche rimangono per 24 ore, la seconda è di 50-55°C, in cui i frutti stanno per 36-48 ore e la terza, infine, è di 55-65°C e le bacche vi rimangono per 24 ore. Terminato il processo, i frutti possono essere selezionati in base alla qualità. Alternativamente, i frutti sono disidratati fino a circa il 15% del peso. Le bacche di goji possono essere disidratate con N/20 Alcune fasi del processo produttivo Raccolta manuale dei frutti Vassoi per l’essiccazione Raccolta manuale dei frutti Forni per l’essiccazione o senza l’impiego di anidride solforosa. I frutti sono essiccati al sole per circa 7 giorni, o in essiccatori, modalità più veloce che produce frutti di qualità superiore. Le bacche di goji essiccate sono consumate principalmente come snack. Il loro sapore ricorda il pomodoro ed è simile come aroma a quello dei datteri, mirtilli rossi o dell’uva secca ma meno dolce, con una nota erbacea. AVVERSITÀ Sebbene si tratti di una pianta molto rustica, il goji deve essere allevato con qualche accortezza nei confronti di attacchi fungini. Lo stesso vale per insetti ed altri animali che potrebbero attaccare la pianta. Il fungo verso il quale il goji è più predisposto è sicuramente l’oidio o mal bianco. Generalmente si manifesta nel tardo periodo primaverile o all’inizio dell’estate (stagione caldo/umida) attaccando il fogliame e presentandosi come feltro biancastro e polverulento. Le parti colpite tendono dapprima a subire una decolorazione Selezione e quindi la necrosi con conseguente morte, se non tempestivamente trattate. Si consiglia l’utilizzo di prodotti a base di zolfo. Rarissimi i casi di ruggine, eventualmente trattabile con prodotti a base di rame. Per quanto concerne gli insetti, il goji non è particolarmente affetto da particolari attacchi ma è sempre bene monitorare durante la stagione calda la comparsa di eventuali acari o afidi soprattutto sui nuovi germogli, da trattare eventualmente con prodotti specifici. Non occorrono comunque trattamenti preventivi. È bene inoltre fare attenzione a lumache e limacce, che sono abbastanza ghiotte delle foglie di goji. I classici prodotti a base di metaldeide sono efficaci e non intaccano in alcun modo la pianta se sistemati in posizioni strategiche. Una nota: queste informazioni si riferiscono alla coltivazione del goji in area mediterranea, in quanto non sono state reperite notizie precise in merito all’argomento per le coltivazioni cinesi di gojiberry. N/21 CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI Lycium barbarum e Lycium chinense sono stati oggetto di numerosi studi diretti alla determinazione dei loro rispettivi costituenti. Ancora oggi, tuttavia, permangono diversi interrogativi in questa direzione. Le analisi intorno ai costituenti del frutto hanno coinvolto soprattutto il Lycium barbarum, perché i suoi frutti sono considerati di maggior qualità se confrontati con quelli del Lycium chinense. I polisaccaridi LBP rappresentano il gruppo di sostanze quantitativamente più importanti contenute in Lycium barbarum: i dati riscontrati in letteratura ne confermano infatti sistematicamente un’elevata presenza, pur differendo considerevolmente per ciò che concerne le metodologie di trattamento del materiale di analisi. A parte un 23% dei casi, le analisi vengono svolte sul frutto secco. In generale emerge che la frazione glicosidica costituisce il 9095% del totale e presenta arabinosio, glucosio, galattosio, mannosio, ramnosio, xilosio e acido galatturonico. La composizione monosaccaridica viene spesso determinata attraverso la gas-cromatografia dopo idrolisi. Anche in questa direzione la letteratura non fornisce una determinazione univoca. Sensibili differenze emergono soprattutto in relazione alla presenza di fucosio e mannosio, in aggiunta al glucosio. I carotenoidi rappresentano il secondo gruppo di metaboliti più rappresentativi contenuti in Lycium barbarum. Questi composti aumentano significativamente con l’avanzare del grado di maturazione del frutto. Il carotenoide predominante risulta essere la zeaxantina dipalmitato, che rappresenta il 56% del totale contenuto nel frutto. Uno studio effettuato sui ratti, a cui era stata indotta la fibrosi epatica, ha rilevato che Lycium riduce la proliferazione cellulare e la sintesi di collagene in vitro. A dimostrazione di ciò, sono stati eseguiti dei trattamenti per 6 settimane con zeaxantina dipalmitato, alla dose di 25mg/kg di peso corporeo, rilevando una riduzione dell’attività dell’aspartato transaminasi, della fosfatasi alcalina e della deposizione di collagene. Questi risultati hanno mostrato che la zeaxantina dipalmitato potrebbe essere un efficacie mezzo per la riduzione della fibrosi epatica. Tale efficacia, del resto, appare correlata all’attività antiossidante. Nel frutto è emersa anche la presenza di beta-criptoxantina palmitato, zeaxantina mono-palmitato e piccole quantità di zeaxantina libera e beta-carotene. I frutti contengono inoltre vitamine, in particolare la riboflavina (B2), la tiamina (B1) e l’acido ascorbico (C). N/22 Il contenuto di vitamina C del frutto di Lycium è di 45 mg/100 g, dato comparabile con il contenuto del limone. Anche i flavonoidi rappresentano componenti importanti del frutto. Dopo trattamento di idrolisi è emersa la presenza dell’aglicone miricetina, della quercetina e del kaempferol. La presenza di olii essenziali e di acidi grassi in Lycium barbarum è stata dimostrata previa analisi GC-MS (gas-cromatografia/spettrometria di massa). L’acido palmitico, linoleico, miristico, l’ethylhexadecanoate sono emersi come i più rappresentativi. Il frutto contiene inoltre l’1-2,7% di amminoacidi liberi, tra i quali la prolina rappresenta il maggiore costituente. La taurina, la betaina e l’acido gamma-aminobutirrico compaiono inoltre come amminoacidi non proteinogenici. Tra gli altri costituenti, isolati e riscontrati nel frutto, elenchiamo anche il beta-sitosterolo e il suo aglicone daucosterol, la scopoletina (una cumarina), l’acido p-cumarico, un derivato dalla dopamina quale il lyciumide A e l’L-monometilico succinato (un estere). Ci sono state numerose controversie circa la presenza di atropina nel frutto di Lycium. Nel 1989, infatti, ne fu riscontrata una quantità dello 0,95% in alcuni frutti raccolti in India. Questa scoperta apparve fortemente dubbiosa e in netta contraddizione con il largo consumo che veniva fatto del frutto, senza che ne venisse mai manifestata una qualche caratteristica di tossicità. Recenti ricerche a riguardo, effettuate con il metodo di analisi HPLC-MS (cromatografia liquida ad alta prestazione/spettrometria di massa), hanno stabilito che nel frutto di goji sono presenti solamente delle tracce di atropina, in un quantitativo massimo che arriva a 19 ppb. La composizione del frutto di L. chinense appare del tutto simile a quella di Lycium barbarum: anch’esso infatti presenta polisaccaridi, carotenoidi e flavonoidi, come tipici metaboliti. Ricerca Fin dall’inizio del ventunesimo secolo il frutto di goji, tradizionale alimento e ancor più famoso medicinale naturale diffuso nell’Asia dell’est, ha ottenuto un esponenziale aumento di popolarità anche in Europa e nel Nord America. I ricercatori contemporanei, partendo dall’utilizzo tradizionale di questa pianta, hanno approfondito lo studio su questa specie su base scientifica, per verificare se si possano confermare le attività ad essa attribuite. Tratteremo qui le possibili proprietà del frutto di Lycium barbarum che sono state analizzate con studi e test appropriati. In Cina e in Asia, entrambe le specie, Lycium barbarum e Lycium chinense, hanno una lunga storia negli usi quotidiani. La familiarità con il Lycium è dovuta soprattutto all’utilizzo in cucina: il frutto è impiegato infatti come base di zuppe, porridge, condimenti di riso e in altre numerose ricette vegetariane. Il frutto secco, così come l’estratto concentrato e l’infuso ottenuto dalla polpa del frutto, viene utilizzato da molti secoli come ingrediente di liquori alcolici e bevande leggere. Di quest’ultime, sono lodati gli effetti benefici alla vista, alle funzioni renali e in particolare le proprietà antiossidanti. Recenti studi scientifici hanno confermato alcune delle proprie- tà salutari che la tradizione attribuisce al Lycium. Nell’estratto del frutto di Lycium, infatti, sono stati ritrovati composti biologicamente attivi dagli effetti nutraceutici, in particolare i polisaccaridi LBP (Lycium Barbarum Polissacaridi) e i carotenoidi. Le ricerche farmacologiche sui frutti di Lycium barbarum sono state condotte quasi esclusivamente in Cina, eseguite di solito a partire da un estratto acquoso o da una frazione di polisaccaridi più o meno purificata; occorre anche sottolineare che al momento non sono reperibili dati relativi alla farmacocinetica ed alla biodisponibilità dei polisaccaridi LBP di Lycium barbarum. Gli studi si sono focalizzati principalmente sulle proprietà antiossidanti e immunomodulatorie di Lycium barbarum, ma sono state riscontrate anche altre attività, come verrà riportato di seguito. Parallelamente alle analisi chimiche, gli studiosi hanno coinvolto diversi soggetti in un utilizzo quotidiano del succo di goji per monitorarne empiricamente le proprietà. Sono emersi, alla fine del trattamento, effetti mitiganti la fatica, lo stress e gli stati di agitazione e di ansia connaturati a determinati disturbi neurologici e psicologici. Si N/23 registra inoltre la capacità delle bacche di goji di favorire l’attività visiva, di contribuire all’apporto di fattori antiossidanti, di favorire le difese immunitarie. Il consumo di Lycium contribuisce dunque al benessere fisico anche in assenza di patologie specifiche, aiutando il soggetto a mantenere un generico stato di buona salute. Anche analizzando il contenuto degli studi scientifici che sono stati condotti sulla bacca, vi sono alcune difficoltà nel farsi un’opinione oggettiva, innanzitutto perché la maggior parte degli articoli sono in lingua cinese e di questi è disponibile soltanto il riassunto in lingua inglese, che non fornisce tutte le informazioni necessarie per comprendere lo studio. Vi è poi il fatto che la maggior parte dei test sono stati condotti in vitro o su roditori e perciò dovrebbero essere avvalorati da studi sull’uomo; vi sono altresì studi condotti sull’uomo ma generalmente il numero degli individui coinvolti è estremamente ridotto e quindi non garantisce l’attendibilità del risultato. Effetti antiossidanti Gli antiossidanti svolgono un ruolo importante nel prevenire i danni causati al corpo umano da specie reattive dell’ossigeno, i radicali liberi, responsabili del precoce invecchiamento cellulare e dell’aumento del rischio per alcune malattie. Sebbene molti alimenti siano ricchi di sostanze antiossidanti che potrebbero essere introdotte con la dieta, non sempre esse sono biodisponibili per il corpo umano; pertanto è importante mantenere alti i livelli di antiossidanti endogeni presenti nel sangue, ossia la superossidodismutasi (SOD) e la glutatione perossidasi (GTH-Px). Entrambi gli enzimi sono particolarmente efficaci nel ridurre la perossidazione lipidica, una forma particolarmente pericolosa di danno da radicali liberi, associata a un aumentato rischio per la salute e valutata nelle analisi del sangue con la presenza dalla molecola tossica malondialdeide (MDA). Diversi studi clinici, effettuati sia in vivo che in vitro, hanno mostrato l’efficacia di Lycium barbarum e in particolare dei polisaccaridi LBP come agenti antiossidanti nel contrastare l’insorgenza di numerose condizioni di perossidazione. Esperimenti clinici effettuati a random hanno mostrato gli effetti intrinseci del consumo orale di Lycium, somministrato ad adulti sani, sotto forma di succo estratto dal frutto con un quantitativo di LBP standardizzato. Poiché appunto l’ossidazione dei radicali liberi gioca un ruolo in numerose sindromi e malattie, la somministrazione di Lycium barbarum, in virtù del suo effetto antiossidante, potrebbe rivelarsi un buon espediente per la prevenzione o per la riduzione di N/24 queste condizioni di ossidazione. Altri studi, basati sul metodo di esame ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity), hanno rilevato l’effettiva capacità antiossidante di Lycium barbarum. Tale proprietà, attribuita al consumo dei frutti al naturale, si conserva anche nei processi di estrazione del succo. Un ulteriore studio, effettuato in USA, ha messo in relazione alla somministrazione di goji eventuali variazioni dei valori di superossido dismutasi (SOD), glutatione perossidasi (GSH-Px) e della perossidazione dei lipidi (MDA). Per verificare l’effettiva consistenza di tali variazioni sono state sottoposte a trattamento circa 50 persone sane con età compresa tra i 55 ed i 72 anni. È emerso, nelle persone che avevano assunto estratto di goji per 30 giorni consecutivi, un aumento dell’8,4% di SOD e del 9,9% di GSH-Px e un decremento dell’8,7% di MDA. È dunque possibile dedurre che l’effetto antiossidante del Lycium barbarum, negli esseri umani, si manifesta grazie ad uno stimolo di sistemi antiossidanti endogeni che contrastano l’azione dei radicali liberi. Ad oggi, tuttavia, non è ancora possibile individuare con certezza i legami specifici fra i singoli costituenti e i singoli effetti menzionati. Diversi studi, sia in vitro che in vivo, si sono focalizzati sul determinare quali siano i principi attivi responsabili di questa attività in Lycium barbarum; essa è da attribuire soprattutto ai polisaccaridi LBP e ai flavonoidi; contribuiscono inoltre all’azione antiossidante anche i carotenoidi, il precursore dell’acido ascorbico (acido 2-0-β-D-glucopiranosil-L-ascorbico) e la betaina. Uno studio ha utilizzato i metodi TEAC (Trolox Equivalent Antioxidant Capacity) ed ORAC (Oxygen Radical Absorbance Capacity) per valutare l’attività antiossidante di tre prodotti ottenuti da Lycium barbarum: un’acqua di decozione, un estratto grezzo di polisaccaridi e una frazione di questi ultimi purificata. I risultati dimostrano che tutti i prodotti hanno attività simile, ma gli estratti non purificati si distinguono per maggiore efficacia, in quanto gli estratti grezzi contengono anche altre molecole antiossidanti oltre ai polisaccaridi, come carotenoidi, riboflavina, acido ascorbico, tiamina ed acido nicotinico. Il meccanismo di azione delle due principali frazioni antiossidanti, polisaccaridi e flavonoidi, è caratterizzato dall’attività riducente, dalla chelazione di ioni metallici e dallo “scavenger” di radicali. I polisaccaridi LBP, inoltre, agiscono riducendo i livelli di MDA e favorendo l’incremento degli enzimi superossido dismutasi (SOD) e glutatione perossidasi (GTH-Px) come riportato nel seguente grafico. Uno studio clinico randomizzato e controllato con placebo in doppio cieco su cinquanta adulti ha dimostrato infatti come, nei soggetti a cui erano stati somministrati 120 ml di succo di Lycium barbarum per 30 giorni, fosse aumentato significativamente il livello di SOD (8,39 %) e GSH-Px (9,87%) e diminuito quello di MDA (3,4%); nei soggetti trattati con il placebo, invece, non si sono evidenziati cambiamenti rispetto all’inizio del test. Molte ricerche hanno studiato l’attività dei LBP, in vivo su ratti e topi, contro lo stress ossidativo indotto da diversi fattori sia nell’organismo in generale che in specifiche parti del corpo (fegato, muscoli scheletrici, testicoli). Tutti gli studi mostrano che i polisaccaridi LBP sono in grado di proteggere l’organismo e aumentare i livelli di SOD, GTH-Px e diminuire la MDA, riducendo quindi il rischio correlato ai danni da radicali liberi ed incrementando il livello di antiossidanti endogeni. I carotenoidi presenti in Lycium barbarum rappresentano un’ulteriore classe di composti importanti per l’attività antiossidante; il frutto è una ricca fonte di β-carotene, β-criptoxantina, zeaxantina e luteina, che agiscono con l’attività di “quenching” dei radicali liberi o fornendo elettroni per neutralizzare le specie radicaliche, oppure inglobando i radicali nella loro struttura chimica, inattivandoli. In particolare, è stato monitorato il livello di zeaxantina plasmatica dopo assunzione di frutti di Lycium barbarum e lo studio ha dimostrato sia la biodisponibilità della molecola, sia un sensibile aumento del livello di zeaxantina con l’assunzione giornaliera di una modesta quantità di frutti. Nei soggetti che hanno assunto 15 g di bacche per 28 giorni, infatti, è stato registrato un livello più alto del doppio rispetto a quello di partenza e a quello dei soggetti a cui era stato somministrato il placebo. In un altro studio, alcuni soggetti anziani hanno assunto per 90 giorni una formulazione a base di latte contenente frutti di Lycium barbarum (Lacto-Wolfberry) per verificare il potenziale effetto antiossidante della zeaxantina in caso di degenerazione della macula retinica; al termine del test, i livelli di zeaxantina plasmatica e della capacità antiossidante totale hanno registrato un aumento, rispettivamente del 26% e del 57%, mentre non hanno subito variazioni in soggetti trattati con placebo. Non è stato tuttavia possibile comprendere la relazione tra la quantità di zeaxantina rilevata nel plasma sanguigno e i cambiamenti a livello della macula. Per quanto riguarda l’acido 2-0-β-D-glucopiranosil-L-ascor bico, è stata valutata la sua attività sia in vitro che in vivo, comparandola a quella dell’acido ascorbico. Sebbene in vitro la capacità antiossidante complessiva del precursore sia minore rispetto a quella dell’acido ascorbico, gli studi in vivo hanno dimostrato che AA-2βG protegge il fegato dai danni acuti causati dal carbonio tetracloruro; questo dimostra che il precursore svolge l’attività antiossidante con azioni simili ma distinte rispetto a quelle dell’acido ascorbico ed è quindi una molecola importante presente nel frutto di Lycium barbarum. Attività ipoglicemica e ipolipidica Lycium barbarum, secondo la medicina tradizionale cinese, può essere utilizzato nel trattamento del diabete e in generale come prodotto ad azione ipoglicemizzante; alcuni studiosi hanno condotto dei test in vivo per verificare se queste proprietà possano effettivamente essere attribuite al frutto. In conigli diabetici o iperlipidemici trattati per 10 giorni con un estratto di Lycium barbarum o con una delle due diverse frazioni di LBP (grezza o purificata), sono stati misurati al termine del test livelli più bassi di colesterolo totale, glucosio sanguigno e trigliceridi; la frazione di polisaccaridi purificata ha mostrato maggiore attività ipoglicemica, ma minore attività ipolipidemica. Secondo questo studio, i polisaccaridi, composti da diversi monosaccaridi e 17 amminoacidi, sarebbero i maggiori costituenti bioattivi per l’effetto ipoglicemico, mentre sia LBP che le vitamine antiossidanti i possibili principi attivi per quello ipolipidemico. Inoltre, in topi affetti da diabete mellito, un trattamento con LBP per 28 giorni ha permesso di registrare una notevole diminuzione della concentrazione dei medesimi parametri misurati nello studio precedente: glucosio sanguigno, colesterolo totale e trigliceridi. Un ulteriore test in ratti affetti da diabete mellito non insulinodipendente, trattati con LBP per tre settimane, ha evidenziato come l’assunzione dei polisaccaridi migliori l’insulino-resistenza, ipotizzando che il meccanismo d’azione sia di aumentare il livello N/25 di GLUT4 (trasportatore del glucosio) sulla superficie della cellula, migliorare il traffico di GLUT4 e la segnalazione intracellulare di insulina. Un’altra ipotesi, non supportata però da studi scientifici, propone che il principale meccanismo d’azione sia dovuto alla sintesi, durante la fermentazione dei polisaccaridi, di acidi grassi a corta catena che inibiscono la produzione del colesterolo nel fegato, ne incrementano la raccolta dal sangue e controllano la risposta glicemica dopo il pasto. Stimolazione del metabolismo I polisaccaridi LBP, costituenti del frutto di Lycium barbarum, sono a loro volta costituiti da sei categorie di monosaccaridi, capaci di potenziare il tasso di conversione del cibo e il tasso di assimilazione di zinco e ferro. Ciò riduce il peso corporeo entro solo 21 giorni dall’assunzione orale giornaliera di dosaggi di 5-10 o 20 mg/kg di LBP30. Ulteriori benefici sono dovuti al fatto che gli LBP inibiscono i danni al reticolo endoplasmatico, promuovendone la detossificazione e la sintesi proteica. Attraverso tale processo vengono ristorate le normali funzioni delle cellule epatiche e viene promossa la loro rigenerazione. Studi clinici, effettuati con l’utilizzo del succo del frutto di Lycium barbarum, contenente una quantità standardizzata di LBP, hanno dimostrato che l’assunzione del succo ha un effettivo controllo sulla circonferenza corporea e può ridurre il rischio di sindromi metaboliche. Infatti, il gruppo di soggetti sottoposti a trattamento con Lycium barbarum è stato mantenuto a regime di sovralimentazione per un periodo di tempo, alla fine del quale la maggior parte dei componenti non presentava nessun aumento del peso corporeo. Mediante l’utilizzo giornaliero del suo succo, Lycium barbarum può forse stimolare il tasso metabolico attraverso il controllo dell’ormone corticosurrenale. Queste considerazioni sono comunque preliminari e limitative, per cui saranno necessari numerosi altri studi futuri, attraverso cui sarà eventualmente possibile stabilire con più ragionevole chiarezza il legame tra Lycium barbarum e il metabolismo del N/26 glucosio e dei grassi, le sindromi metaboliche e l’obesità. Al momento, ciò che possiamo affermare con certezza è che Lycium barbarum, in ragione dei suoi costituenti nutrizionali, può favorire il metabolismo corporeo e controllare l’aumento del girovita. Effetti sul benessere e miglioramento delle prestazioni sportive Un test randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha valutato gli effetti generali determinati dal consumo di 120 ml di succo di Lycium barbarum in soggetti adulti per due settimane. Al termine dell’assunzione è stato registrato un miglioramento notevole sotto diversi aspetti: aumento di energia, minore fatica, maggiore attenzione ed acutezza mentale, migliori prestazioni atletiche, riduzione dello stress, aumento della sensazione di appagamento, migliore qualità del sonno e maggiore capacità di svegliarsi facilmente al mattino. Nel gruppo trattato con placebo, invece, è stato registrato un aumento statisticamente significativo per un solo parametro (la felicità). Questo studio permette, quindi, di sostenere l’ipotesi che l’assunzione del succo aumenti il benessere generale della persona. Un’altra ricerca conferma il fatto che Lycium barbarum migliori le prestazioni sportive: somministrando una frazione purificata di LBP in topi, si è osservato l’incremento dell’adattabilità all’allenamento, il miglioramento della resistenza e la maggiore eliminazione della fatica. I polisaccaridi potrebbero infatti aumentare lo stoccaggio di glicogeno epatico e muscolare, l’attività del LDH (enzima che catalizza la conversione di acido piruvico in lattico) prima e dopo l’attività fisica, ridurre l’aumento di azoto ureico nel sangue dopo esercizio intenso e accelerarne la liberazione. Azione sull’apparato riproduttivo La medicina tradizionale cinese attribuisce a Lycium barbarum anche la capacità di aumentare la fertilità; uno studio condotto in vivo su ratti ha confermato tale aspetto. HARVARD GROUP COMPUTER & SOFTWARE I soggetti maschi sono stati esposti a radiazioni per studiare gli effetti di LBP sulla quantità e motilità degli spermatozoi, l’abilità sessuale, i livelli di ormone nel sangue, lo stato ossidativo e il danneggiamento del DNA nel tessuto testicolare; si è constatato che LBP ha aumentato significativamente la quantità e la motilità degli spermatozoi e migliorato la capacità sessuale dei ratti maschi. Inoltre, i polisaccaridi hanno avuto un ruolo importante nel recupero dei livelli sanguigni di testosterone e nell’evitare il danneggiamento del DNA testicolare. Supporto della vista Come evidenziato precedentemente, Lycium barbarum potrebbe essere utile contro i disturbi arrecati dal glaucoma, ma più in generale per la salute dell’occhio perché il frutto è una ricca fonte di zeaxantina e luteina. Sebbene non vi siano studi specifici che dimostrino l’efficacia dell’assunzione di Lycium barbarum in questo campo, la ridotta incidenza di cataratta e della degenerazione della macula in soggetti anziani sono stati collegati al consumo di vegetali a foglia verde, ricche fonti dei due carotenoidi citati. Questi pigmenti, infatti, sono assorbiti selettivamente nella macula (una regione della retina) dove hanno duplice azione, sia antiossidante che come filtro per la luce intensa, col compito di smorzarla. Star*Net Enterprise Resources Planning La migliore risposta alle sfide internazionali. Via Zuccherificio 105 Cesena (FC) [email protected] - www.harvard.it Tel. 0547 29444 – Fax 0547 28002 Effetti collaterali e reazioni avverse La centenaria tradizione d’uso del frutto di Lycium barbarum conferma la sicurezza d’uso della bacca. Infatti la “Dose Letale50” dell’estratto acquoso somministrato per via sottocutanea in topi è di 8,32 g/kg, dato che dimostra ulteriormente la teorica assenza di tossicità. Sono state anche segnalate tracce di atropina, ma sono tali da non avere rilevanza tossicologica. Non bisogna comunque sottovalutare il fatto che, raccogliendo esemplari spontanei, ci si potrebbe confondere con altre specie morfologicamente simili, anch’esse appartenenti alla famiglia delle Solanaceae, che potrebbero invece essere potenzialmente pericolose. Nonostante il frutto sia privo di tossicità, occorre però segnalare la possibile interazione con farmaci, in particolare con il warfarin, come riportano alcune segnalazioni; si tratta di tre donne che hanno accusato episodi di elevato INR (tempo di protrombina) dopo aver assunto prodotti a base di Lycium barbarum. Infine, è stato riportato il caso di due pazienti che hanno manifestato reazioni allergiche, delle quali una anafilattica, in seguito al consumo di frutti di Lycium barbarum. In entrambi i casi, sono stati rilevati un prick test positivo e una specifica immunoglobulina E nei confronti delle bacche di goji. Harvard Service ha creato HSvideo Il software per la videosorveglianza attiva su reti IP Guarda … Parla … Ascolta … Accendi … Tutto questo ed altro ancora nella Tua azienda e via Internet… ovunque nel mondo! Soluzioni complete con videocamere N/27 CURIOSITÀ Una curiosa storia, ammantata di leggenda e tramandata nei secoli, riguarda la scoperta delle bacche di goji e delle loro straor dinarie proprietà. Sembra che a cavallo dell’ottavo e del nono secolo d.C., per la precisione all’epoca della dinastia Tang, un pozzo d’acqua accanto ad un tempio buddista tibetano fosse attorniato da piante di Lycium barbarum, le cui bacche talvolta cadevano nell’acqua. Gli abitanti della zona, durante i loro pellegrinaggi presso il tempio, usavano dissetarsi con l’acqua di questo pozzo e godevano di una salute invidiabile: molti di loro, nonostante fossero in età avanzata di oltre ottant’anni, avevano ancora una dentatura in ottima salute e sulla loro testa non cresceva nemmeno un capello bianco. Da qui nacque la leggenda riguardante il goji e le sue bacche, veri e propri elisir di giovinezza dalla proprietà considerate quasi magiche. Lycium barbarum è una pianta poco conosciuta al momento in Italia e l’unico canale per avere informazioni a riguardo è internet. Effettuando una ricerca sommaria sulle bacche di goji, si ottengono notizie che enfatizzano i vantaggi che può apportare la pianta con frasi studiate appositamente per stupire il consumatore e spingerlo all’acquisto, come ad esempio “ha il 4000 per cento di antiossidanti rispetto alle arance”, e la fonte delle informazioni dispensate non è mai indicata. Senza effettuare una ricerca più approfondita, molti potrebbero pensare di aver scoperto una specie vegetale quasi miracolosa. D’altra parte, bisogna comunque tener conto della lunga tradizione d’uso della pianta nei Paesi asiatici senza che al momento si- ano stati riportati casi di tossicità o pericolosità di impiego, tant’è che la specie (e in particolare proprio il frutto) è inserita nell’elenco delle piante ammesse dal Ministero della Salute nelle formulazioni degli integratori alimentari; inoltre, alcune delle sostanze riscontrate in Lycium barbarum sono note per avere proprietà antiossidanti. Si può affermare perciò che, sebbene sia opportuno continuare ad approfondire le conoscenze scientifiche, la pianta ha buone potenzialità per essere inserita a pieno titolo sul mercato erboristico italiano proprio in virtù del suo potere antiossidante. BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA • “Prospettive agronomiche e nutraceutiche del Goji (Lycium barbarum L.) coltivato in ambiente mediterraneo” Teresa Cascio. Università degli studi di Pisa, Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali, Corso di laurea in Produzioni Agroalimentari e Gestione degli Agrosistemi (2013) • “Lycium barbarum L.: dalla tradizione cinese all’impiego erboristico” Francesca Riccardi. Università degli Studi di Torino, Facoltà di Farmacia, Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche. Tesi (2011) • “Emerging Fruit Crops. Chapter 4” K.E. Hummer et al. Division of Agriculture and Natural Resources, University of California. http://ucanr.edu/datastoreFiles/234-2455.pdf • “Wolfberry. Nature’s bounty of Nutrition and Healt” Paul M. Gross, PhD Xiaoping Zhang, MD Richard Zhang. Booksurge Publishing (2006) N/28 • “Goji (Lycium barbarum and Lycium chinense): Phytochemistry, Pharmacology and Safety in the Perspective of Traditional Uses and Recent Popularity” Olivier Potterat. Planta med. 76: 7-19 (2010) • “Goji berries” UK Food Standard Agency (2007). www.food.gov.uk • h ttp://w w w.salute.gov.it /alimentiPar ticolariIntegratori/ paginaInternaMenuAlimentiParticolariIntegratori.jsp?id=1268&m enu=strumentieservizi • http://www.agraria.org • http://www.faostat.fao.org N/29 Andamento delle vendite nella grande distribuzione A maggio 2014. In questo numero vengono illustrati i dati della categoria Frutta Secca raccolti sul nuovo universo Iri “Infoscan Census”, che include tutti i punti vendita a libero servizio con dimensione superiore ai 100 mq; i dati fanno riferimento ai 12 mesi terminanti a maggio 2014 rilevati sui canali Ipermercati, Supermercati, Libero servizio piccolo. Nell’anno terminante a maggio 2014 il mercato della Frutta Secca sviluppa un fatturato di 513 Mio di Euro in crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente, mentre a volume genera 48.089 tonnellate con un trend in crescita del -0,1% rispetto all’anno precedente. Si evidenziano ottime performance di crescita per tutte le categorie, in particolare il segmento delle Mandorle è quello tra i più dinamici infatti registra un tasso di crescita del +14,4% a valore e a volume del +1,9%, seguito dalle Noci con un trend a valore del +8,9% e a volume del +2,9%, e dalle Nocciole, che presentano una crescita a valore del +6,6% e del +1,8% a volume. La categoria Pistacchi è l’unica che mostra una flessione a valore (-7,5%), mentre a volume la flessione è più importante (-16,7%); anche i Pinoli senza Guscio mostrano una flessione importante a volume (-16,8%), mentre a valore la perdita è più contenuta (-1,5%), data dal continuo incremento del prezzo medio a volume (+18,4% prezzo in volume) e si classifica come la categoria che registra l’aumento di prezzo più significativo. Il prezzo medio a volume della Frutta Secca aumenta del 5,5%: l’aumento riguarda la totalità delle categorie. Oltre ai Pinoli Senza Guscio, le categorie che registrano trend positivi sono i Semi di Zucca (+11,3% prezzo medio volume), le Mandorle (+12,2% prezzo in volume) e i Pistacchi (+11% prezzo medio volume). Il 25% dei volumi è sviluppato in promozione, indicatore in crescita di +0,3 punti. Si evidenzia un incremento della pressione promozionale per le categorie delle Noci (+1,4 pt) e delle Arachidi (+1,5 pt), mentre per gli altri segmenti si registra un calo dell’attività promozionale. L’assortimento a scaffale nell’intero comparto della Frutta Secca è in continua crescita: nel totale Iper+Super+LSP il numero medio di referenze è di circa 106, in crescita (+9 Ref.) rispetto all’anno precedente. Negli Ipermercati è riscontrabile un numero medio di referenze pari a 157 in aumento (+9 Ref.), mentre nei Supermercati il numero medio di referenze è di 106 in crescita (+10 Ref). Trend Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Maggio 2014 Altra frutta secca e/o mista Mandorle 14,4 Noci 13,4 Nocciole Frutta secca Semi di zucca (tostati e semi tostati) 8,9 5,5 Arachidi (con guscio e tostate) 0,3 2 Prugne 6,6 Pistacchi (tostati e semi tostati) -0,1 1,9 2,9 1,8 Pinoli (frutta secca senza guscio) -1,5 -7,5 -16,7 3,0 Datteri e fichi 1,1 3,0 3,8 0,7 -1,9 -7,5 -16,8 Var % Volume Var % Valore N/30 Peso a volume Peso a valore Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) Anno terminante Maggio 2014 Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) Anno terminante Maggio 2014 Arachidi 19,9% Pistacchi tostati semi tostati 6% Arachidi 12,4 Mandorle 6,9% Mandorle 9,8% Noci 21,5% Altra frutta secca e/o mista 17,8% Pistacchi tostati semi tostati 8,8% Altra frutta secca e/o mista 17,8% Noci 18,9% Semi di zucca 2,3% Datteri e fichi 8,7% Prugne 12,2% Nocciole 3,1% Pinoli frutta secca senza guscio 1,6% Semi di zucca 2% Datteri e fichi 5,6% Prugne 10,3% Nocciole 4,2% Pinoli frutta secca senza guscio 10,3% Analyzer Report Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Maggio 2014 Tot Ctg Frutta Secca Arachidi (con g.+tostate) Pistacchi Tostati Semi Tostati Mandorle Noci Nocciole Pinoli Frutta Secca Senza Guscio Prugne Datteri E Fichi Semi Di Zucca Tostati Semi Tostati Altra Frutta Secca e/o Mista Valore Vendite 513.551.424 62.258.213 41.967.222 52.892.067 98.532.975 21.553.544 50.959.515 51.787.497 28.161.991 10.137.053 95.301.347 % Variazione percentuale 5,5 2,6 -7,5 14,4 8,9 6,6 -1,5 3,0 0,7 3,0 13,4 Analyzer Report Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Maggio 2014 Tot Ctg Frutta Secca Arachidi (con g.+tostate) Pistacchi Tostati Semi Tostati Mandorle Noci Nocciole Pinoli Frutta Secca Senza Guscio Prugne Datteri E Fichi Semi Di Zucca Tostati Semi Tostati Altra Frutta Secca e/o Mista Volume Vendite 48.089.834 9.587.034 2.569.026 3.379.104 10.455.165 1.485.322 743.243 5.930.407 4.166.011 1.034.932 8.739.593 % Variazione percentuale -0,1 0,3 -16,7 1,9 2,9 1,8 -16,8 1,1 -1,9 -7,5 3,8 N/31 NEI DINTORNI: a tavola con il vino. Consigliate dai nutrizionisti, le bacche di goji sono un alimento portentoso per il benessere e un ideale ingrediente, sia crudo che cotto, per dare un tocco speciale a tutto il menù, dall’antipasto al dolce. Grazie alle originali proposte di uno degli chef della Scuola Artusiana di Forlimpopoli, vedremo infatti come queste bacche siano in grado di conferire colore e personalità a numerose portate, per ognuna delle quali vi consigliamo un vino in abbinamento. Uovo bio a bassa temperatura con goji berries, parmigiano e pimpinella. In abbinamento a questo antipasto dal sapore deciso proponiamo un vino elegante e abbastanza morbido, fresco ma con una buona acidità, tipica del suo vitigno. Il Passerina della Cantina CasalFarneto è un bianco secco, Marche IGT dal colore giallo paglierino e con un profumo che ricorda la frutta gialla matura, pesca e albicocca. In bocca è equilibrato e non teme il gusto deciso del parmigiano ma riesce a esaltare gli aromi della pimpinella. “Passerina” delle Marche IGT Casal Farneto Rucola amara con goji berries, foie gras e fichi caramellati. Questo secondo piatto consistente e saporito si accompagna bene con un vino rosso che supporti gli aromi netti e agrodolci di foie gras e fico: il Teroldego Rotaliano è un vino dal colore rosso rubino vivo e brillante e dal sentore tipico di frutti rossi, pieno e strutturato al gusto ma equilibrato allo stesso tempo. Teroldego Rotaliano D.O.C. Mezzocorona Si inizia con Il Passerina della Cantina Casal Farneto insieme all’uovo cotto a bassa temperatura su una cremosa fonduta di parmigiano e si prosegue con il Prosecco Valdobbiadene D.O.C.G per il delicato risotto; abbiamo poi un rosso per il secondo, dove il sapore dolce delle goji berries e dei fichi caramellati si unisce a quello deciso della rucola amara e del foie gras, per finire con un Brachetto D’Aqui D.O.C.G per il dessert di crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries, fiori e menta tonda. Vialone nano mantecato con goji berries, fragole e massa di cacao. Fresco ed elegante, versatile e dalla moderata alcolicità, il Prosecco di Valdobbiadene D.O.C.G. è il vino che si sposa perfettamente con questo primo dal retrogusto esotico ed estivo. Colore paglierino e sapore mediamente secco, profumo delicato, non nasconde la fragola ed esalta i profumi del cacao. Prosecco Valdobbiadene D.O.C.G. Dame Tervise Crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries, fiori e menta tonda. Per accompagnare questo dessert fresco e aromatico è perfetto l’abbinamento di un vino rosso frizzante leggero e dal sapore dolce e sapido, con un perlage fine ma persistente. Il Brachetto D’Aqui D.O.C.G. ha una spuma esuberante e un colore granato chiaro, un profumo molto fine e fragrante di rosa fresca e muschio aromatico, ideale in abbinamento a timo, agrumi e menta. Si consiglia di servirlo a 8°C. Bracchetto D’Aqui D.O.C.G. Fret. Mons Ferratus N/33 LE RICETTE CREATIVE, INTERPRETATE DA CHEF DELLA SCUOLA ARTUSIANA QUATTRO PIATTI DA GUSTARE E COLLEZIONARE. I piatti da collezionare, presentati di seguito, continuano ad arricchire l’originale ricettario dedicato alla frutta secca. Ogni ricetta può essere staccata e collezionata nel raccoglitore, suddiviso idealmente in antipasti, primi piatti, secondi e dessert. Il risultato è un assortimento di sapori sfiziosi e unici, caratterizzati dall’originale presenza della frutta secca. Le deliziose proposte sono espressioni di cucina creativa che uniscono la tradizione culinaria di Pellegrino Artusi con l’innovativa presenza del gusto della frutta secca. L’Istituto professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli è stato, infatti, teatro dell’elaborazione delle ricette presentate nelle prossime pagine, ideate dalla creatività del cuoco Luca Zannoni, insegnante di cucina proprio in questa scuola. Dopo aver lavorato nei ristoranti dei più prestigiosi hotel quattro stelle della Riviera romagnola, oggi è chef di cucina e consulente esterno al Centro Sportivo Federale di Coverciano. Nel 2008 ha rivestito il prestigioso incarico di Executive chef alle Olimpiadi di Pechino, presso Casa Italia e, nel 2009, ha seguito la Nazionale italiana di calcio in trasferta in Sud Africa per la Confederation Cup. Insegna all’Istituto Pellegrino Artusi e tiene corsi di pasticceria e cucina per le principali associazioni di categoria. Lo chef Luca Zannoni vanta un’esperienza di quasi 20 anni, avendo avuto la vocazione fin dalla più tenera età. Con esperienze internazionali, tra cui spicca l’incarico all’Harris Bar di Londra, è stato il più giovane “capo partita” del Grand Hotel di Rimini. L’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Pellegrino Artusi” sorge nella città natale dell’Artusi e di questi promuove il pensiero e l’attitudine “dell’arte di mangiare bene”. La fama della scuola supera i confini locali e ad oggi è frequentata da centinaia di studenti. Sopra, il gruppo di lavoro in cucina. N/34 ANTIPASTO - GOJI Uovo bio a bassa temperatura con goji berries, parmigiano e pimpinella. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • n. 4 Uova biologiche freschissime • 50 gr Parmigiano Reggiano grattugiato • 100 gr Panna liquida • 1 pizzico Noce moscata • 20 gr Goji berries • n. 2 Fette di pane disidratate (foglie) • Pimpinella in foglie (anice verde) q.b. • Olio e.v.o., pepe nero q.b. TEMPO RICHIESTO: 60’ DIFFICOLTÀ: media SVOLGIMENTO DELLA RICETTA: Abbinamento gastronomico cibo-vino: Preparazione: cuocere le uova a vapore a 64°C per 40-45 minuti oppure immergendole in acqua a 65°C per 40 minuti. Preparare una fonduta di parmigiano facendo addensare, a bagnomaria, un composto di formaggio grattugiato e panna liquida. Una volta pronta, passare a setaccio la salsa per eliminare eventuali grumi e insaporire con la noce moscata. Nel frattempo, tagliare due fette di pane sottilissime e farle essiccare in forno a 100°C. Versare in una fondina qualche cucchiaio di salsa e porre al centro un uovo aprendolo con delicatezza; in parte, si immergerà nella fonduta. Terminare il piatto con le goji berries, la pimpinella, le fette di pane. Cospargere con un filo d’olio e poco pepe nero da mulinello. Piatto di media difficoltà dove sono determinanti le temperature: se sono troppo basse non si verifica la coagulazione delle proteine e se sono troppo altre si ottiene un uovo sodo che non si apre ma si deve sbucciare. Sapido e corposo, con note aspre e dolciastre date dalle bacche di goji, ben bilanciato dagli aromi freschi della pimpinella e dalla croccantezza del pane. Queste ricette sono state realizzate con i prodotti , dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli. “Passerina” delle Marche IGT Casal Farneto N/35 PRIMO - GOJI Vialone nano mantecato con goji berries, fragole e massa di cacao. INGREDIENTI PER 6 PERSONE: • 240 gr Vialone nano • 30 gr Goji berries • 200 gr Fragole • 20 gr Olio e.v.o. • 40 gr Burro • 40 gr Parmigiano • n. 8 Foglie di basilico fresco • Massa di cacao TEMPO RICHIESTO: 40’ DIFFICOLTÀ: bassa SVOLGIMENTO DELLA RICETTA: Abbinamento gastronomico cibo-vino: Preparazione: lavare e tagliare a dadini regolari le fragole, prenderne 50 g e frullarle con l’olio evo, aggiustare di sale e tenerle da parte. Tostare il riso in maniera classica aggiungendo il brodo vegetale e iniziare la cottura come per un normale risotto alla parmigiana. A metà cottura, unire le bacche e metà delle fragole rimaste che si cuoceranno e daranno la colorazione rosata al riso. A cottura ultimata, mantecare con burro, parmigiano, basilico e le restanti fragole. Aggiustare di sapore e servire, avendo cura di terminare il tutto con la salsa di fragole salata e un’abbondante grattata di massa di cacao. Piatto abbastanza semplice da realizzare, tendente all’aspro, bilanciato dagli aromi del basilico e della massa di cacao. Interessante il sapore e la testura delle bacche di goji dopo la cottura. Queste ricette sono state realizzate con i prodotti N/36 , dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli. Prosecco Valdobbiadene D.O.C.G. Dame Tervise SECONDO - GOJI Rucola amara con goji berries, foie gras e fichi caramellati. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • 40 gr Rucola • 20 gr Goji berries • 200 gr Foie gras • 100 gr Fichi caramellati • n. 8 Cialde di parmigiano • Fiori di trifoglio TEMPO RICHIESTO: 30’ DIFFICOLTÀ: media SVOLGIMENTO DELLA RICETTA: Abbinamento gastronomico cibo-vino: Preparazione: saltare in padella la rucola e le goji berries con poco olio evo per rafforzare l’amaro dell’erbetta, rosolare in padella calda il foie gras con poco burro spumeggiante, rosolandolo senza cuocerlo troppo, salare pochissimo. Presentazione: disporre nel piatto il foie gras appoggiato sulla rucola e terminare con cialdine di parmigiano, fichi caramellati e fiorellini di trifoglio. Piatto di difficoltà media, con una criticità importante nella cottura del fegato che non deve cuocere troppo. Tendente al grasso per effetto del fegato, notevolmente bilanciato dalle note dolci-amare di rucola e goji, dal dolce forte del fico e dall’aspro dei fiori. Queste ricette sono state realizzate con i prodotti , dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli. Teroldego Rotaliano D.O.C. Mezzocorona N/37 DOLCE - GOJI Crema agli agrumi, crumble al timo, goji berries, fiori e menta tonda. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: Per la crema • 500 gr Succo di agrumi (arance gialle, pompelmo, limone) • n. 4 Uova intere • 100 gr Zucchero di canna • 40 gr Amido di mais • 50 gr Burro Per il crumble al timo • 50 gr Burro • 50 gr Zucchero di canna • 50 gr Farina • 50 gr Farina di mandorle • Fettine di agrumi disidratati • Timo sfogliato q.b. • 28 gr Goji berries • Fiori e menta tonda TEMPO RICHIESTO: 2 ore più il tempo di disidratare gli agrumi (circa 6-8 ore) DIFFICOLTÀ: media SVOLGIMENTO DELLA RICETTA: Abbinamento gastronomico cibo-vino: Preparazione: confezionare una crema pasticcera classica utilizzando il succo di agrumi al posto del latte, unire quindi le uova sbattute con lo zucchero e l’amido, poi portare tutto al bollore mescolando continuamente. Fuori dal fuoco satinare con il burro e far freddare. Per il crumble: impastare tutti gli ingredienti insieme fino ad ottenere un impasto granuloso, porlo in abbattitore o in frigorifero fino a raffreddamento, poi sgranarlo ancora e cuocerlo a 160°C per circa 15-20 minuti; una volta cotto, unire il tutto alle goji berries e far freddare assieme. Presentazione: comporre il piatto disponendo la crema al centro come fosse una tavolozza, ricoprirla di crumble e goji e terminare con le fettine disidratate e spezzettate, i fiori e la menta. Piatto fresco, apparentemente semplice ma complesso per le molteplici preparazioni. Queste ricette sono state realizzate con i prodotti N/38 , dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli. Bracchetto D’Aqui D.O.C.G. Fret. Mons Ferratus ® Mirtilli Rossi Essiccati I benifici dei mirtilli Uno studio del 2013 della McGill University (Montreal, Canada) afferma i benefici del cranberry, il mirtillo rosso americano, nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie. Nathalie Tufenkji e i suoi collaboratori hanno infatti dimostrato che la polvere di questo frutto di bosco riesce ad inibire le capacità di movimento di Proteus mirabilis, un batterio spesso associato a gravi infezioni del tratto urinario. Non solo, secondo quanto riportato sulle pagine del Canadian Journal of Microbiology concentrazioni crescenti di questa polvere riducono la produzione da parte del batterio di ureasi, un enzima che contribuisce a determinare la gravità dell’infezione. I risultati ottenuti da Tufenkji suggeriscono la capacità del cranberry di prevenire le infezioni delle vie urinarie impedendo ai batteri di aderire alle pareti interne degli organi grazie al suo contenuto di proantocianidine e ostacolando la capacità di muoversi di altri batteri diversi da Proteus mirabilis. Il marchio Da oltre otto decenni Ocean Spray è un marchio di fiducia, sinonimo di gusto, salute e tradizione, valori che EuroCompany diffonde oggi in Italia, distribuendo le confezioni da 150 g di mirtilli rossi essiccati e ampliando la sua già variegata offerta di bontà. distributore ufficiale esclusivo ® in Italia Euro Company srl Visita il nostro sito per scoprire nuove gustosissime ricette! www.eurocompanysrl.com
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