ANNO XXXI N° 17 - 11 Maggio 2014 € 1.00 Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Il pianto di papa Francesco per i nuovi crocifissi. È mancata quell’ondata di emozione, magari da esprimere in preghiera; la preoccupazione del nostro precario presente riduce tutto al silenzio. “Io ho pianto quando ho visto sui media la notizia di cristiani crocifissi in un certo Paese non cristiano”. Così papa Francesco, durante l’omelia quotidiana celebrata venerdì 2 maggio nella cappella della Domus Sanctae Marthae, facendo riferimento al supplizio della croce subito da alcuni giovani cristiani in una città siriana. Il riferimento ai cristiani messi in croce ha dato ancora modo al Vescovo di Roma di esprimere lo sguardo proprio della fede cristiana sui fatti di persecuzione e di descrivere il miracolo della letizia testimoniata dai martiri cristiani. I martiri di oggi, come gli Apostoli – ha sottolineato Papa Francesco - sono “lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”. La loro è “la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storia hanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E oggi ce ne sono tanti! Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno pagare la multa. Ma il cuore è lieto”. (Ag.Fides) L’attualità dell’invito di Gesù : “Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua”, è fin troppo evidente in tutte quelle croci con le quali gli uomini imbattono ogni giorno, in particolare, in tutte quelle che, in modo tragico, affrontano tanti nostri fratelli. Le notizie che ci giungono da altri continenti, anche se spesso ridimensionate, hanno tutte il contenuto di una tragica realtà: molti cristiani, fratelli nella fede, vengono uccisi per odio religioso. Quello che spaventa non è il martirio sul quale si sono formate le nostre certezze religiose, ma l’indifferenza e la mancanza di emotività che circondano queste morti. L’abitudine, forse, per quel Crocifisso di cui ci ricordiamo quando altri lo vogliono togliere dalle pareti, sta avendo il sopravvento. Su quel martirio siamo cresciuti spiritualmente e riviverlo sugli uomini dovrebbe essere motivo di partecipazione e di sofferenza. È sconvolgente il silenzio che circonda questi, purtroppo, ripetuti episodi. “Il sangue dei martiri come seme di nuovi cristiani” di cui ci parla Tertulliano, non va pensato solo come nuove conversioni, ma anche come partecipazione e ritorno alla coerenza. Il timore espresso da San Giovanni Paolo II sui danni del capitalismo si sta rivelando sempre più profetico. Nella ricerca di una vita comoda e senza scossoni ci sentiamo solo disturbati da questi episodi di violenza che, purtroppo, ci sono e ci chiamano a rimettere in discussione la nostra esistenza, a ridare senso al nostro essere e farci riflettere sul nostro essere cristiani oggi. Segue a pag. 2 Diocesi San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto ontalto INTENZIONI di PREGHIERA DEL SANTO PADRE MAGGIO 2014 Di seguito riportiamo le intenzioni per il mese di maggio affidate dal Papa all’apostolato della preghiera: Generale: “Perché i mezzi di comunicazione siano strumenti al servizio della verità e della pace”. In tutte t le pa arrocchie M Martedì 13 Maggio ore 21:15 Missionaria: “Perché Maria, Stella dell’Evangelizzazione, guidi la missione della Chiesa nell’annuncio di Cristo a tutte le genti”. Ecco tua Madre «Per la festa della MAMMA ci piace far conoscere questa bella riflessione tratta dal libro di P. Garcìa Barriuso: “Parole semplici su Maria” pag. 84» PIÙ O MENO intorno agli anni novanta, il «figlio» Giovanni, ormai passati gli ottanta, ricordava quella storia lontana, ma sempre emozionante, la storia della Croce. In quel momento, Qualcuno gli aveva affidato un incarico, che aveva il carattere di ultima volontà: Giovanni. ecco tua Madre. E Giovanni l’accolse in casa sua. Nient’altro. Però quanta vita racchiudono queste parole. E che ricchezza di significato. Com’è stata quella vita? Giovanni già lo conosciamo. La sua anima traspare dai suoi scritti: ardente come il fuoco, dolce come la brezza. Maria già la conosciamo: silenziosa come la pace, attenta come una sentinella, aperta come una madre. Non s’è mai data in questo mondo una rela- zione così radiosa tra due persone. Avranno parlato di Gesù, sempre di Gesù, senza esserne mai sazi. Maria si sarà presa cura di Giovanni come se fosse stato suo figlio, mentre Giovanni avrà ricuperato l’anima di Gesù - non invano era stato il suo discepolo prediletto nei riguardi della Madre. Egli la vide negli ultimi momenti, assistette al suo transito ineffabile e le chiuse gli occhi. Giovanni fu sicuramente il primo a sperimentare quello che noi chiamiamo la devozione a Maria: amore filiale, ammirazione, disponibilità, fede... Giovanni è oggi per noi un modello. Della sequela di Gesù e dell’amore a sua Madre. Noi possiamo – dobbiamo- essere come Giovanni. La folla, l’albero e la salvezza in uno sguardo LORETO - Qual è il desiderio fondamentale di ogni essere umano? L’uomo creato per Dio, è inquieto finché non Lo trova: in ognuno di noi c’è un profondo desiderio di salvezza. Questa una delle riflessioni proposte ai giovani che hanno partecipato al ritiro per i giovani di AC della Diocesi di San Benedetto del Tronto. Il ritiro ha avuto inizio nella mattina di sabato 26 aprile presso la struttura Terra dei Fioretti di Loreto, a pochi passi dalla splendida Basilica Lauretana. L’accoglienza è stata fatta da Padre Alessandro dei Frati Minori e Suor Marilda delle Suore Francescane Alcantarine che hanno animato alcuni momenti del ritiro. I giovani sono arrivati in mattinata con il Vescovo Carlo e il ritiro ha avuto subito inizio con un’approfondita analisi del brano del Vangelo scelto, che è quello di Luca 19, 1-10, il passo di Zaccheo. Al centro dell’attenzione il profondo desiderio della salvezza insito nell’uomo, quel desiderio che crea un moto nell’animo, che fa partire alla ricerca di qualcosa che va oltre il buio in cui spesso brancoliamo. Quel desiderio che spinge Zaccheo a uscire dalla pressione della folla, che sta semplicemente seguendo Gesù, per salire su un albero e da lì poterlo vedere, uno sforzo, un impegno ricambiato dallo sguardo di Gesù e dal suo invito: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. Per un incontro personale con Gesù, che ci cambi radicalmente la vita, il presupposto è quello di partire da un atto di fede personale, un alzare lo sguardo, un mettersi alla ricerca e Lui non tarderà a manife- starsi. Da questo incontro vero e intimo, nasce il desiderio di essere i testimoni di questo grande amore. Il Vescovo ci ha invitato a individuare qual è la “folla” che ci frena per andare incontro a Gesù: la paura del giudizio degli altri? I condizionamenti cui ci sottopone la società odierna? E qual è l’albero su cui dobbiamo salire per vedere Gesù? Che cosa ci può far incontrare il suo sguardo? Padre Alessandro e Suor Marilda hanno poi organizzato dei percorsi che hanno portato i giovani a definire quello che è un incontro intimo e reale con Dio, un Dio che possiamo incontrare nell’umanità di Gesù, un Dio di cui Padre Alessandro ha spronato a salvare l’immagine, immagine di amore, carità, e giustizia, che ci sta accanto e che non vuole il nostro male. Al termine dei due giorni c’è stata la conclusione con un momento di riflessione e di preghiera, durante il quale tutti i partecipanti hanno messo in comunione le loro esperienze e riflessioni sul senso delle parole ascoltate, delle sensazioni, dei concetti e delle idee che questi esercizi spirituali hanno saputo trasmettere. Chiappini Janet e Sprecacé Marco 2 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG ANALFABETISMO RELIGIOSO Continua dalla prima pagina Il pianto di papa Francesco per i nuovi crocifissi. La Chiesa, non ridotta al silenzio come ancora in tante terre, ma silenziosa per non disturbare ed essere disturbati, si è trasferita in Occidente e specialmente in Europa. Se si eccettuano alcune clamorose denunce, difficilmente di queste violenze se ne parla tra i cristiani. Se non vado errato un tempo, il catecumenato passava anche per questa strada. Senza fare il nostalgico posso aggiungere quanto diverso l’atteggiamento tenuto durante le persecuzioni comuniste! I nomi di Wyszyński, Stepinac, Mintzenti, di tanti sacerdoti ed altri erano familiari anche tra noi ragazzi e le loro sofferenze partecipate. Di contro, oggi, resta solo un rancore verso i violenti, alimentato da un odio di razza, acuito anche da chi soffia sul fuoco con intendimenti bellicosi. Anche il martirio viene vissuto con sentimenti di rabbia e di vendetta. Il perdono che Gesù ci chiede, non è infingardaggine, non è vigliaccheria, è una presa di coscienza del nostro agire, è un chiedersi che cosa stiamo facendo per diffondere la vera “pace” nel mondo. Il nostro, purtroppo, è un mondo in continua tensione. Si avverte un odio latente diffuso in tutti gli ambienti del nostro vivere: anche nelle famiglie, anche nello sport come nei recenti episodi. Si calunnia e si ricorre anche alla falsità per alimentare i contrasti. Ci possono essere di esempio le tante riforme su cui si discute in questi giorni. Che spettacolo deprimente! Il Parlamento sembra trasformato in un campo di battaglia dove vanno di moda gli sberleffi e gli insulti. Altri ambienti, in cui si vive giornalmente, non sono da meno. Ecco i Martiri! Facciamoli parlare nel nostro quotidiano. Leggo dal libro “Gesù” di Klaus Berger un episodio di martirio che dovrebbe farci riflettere. In Algeria, a Tibhirine, sette monaci il 21 maggio 1996 furono decapitati. Nel periodo della prigionia padre Christian de Chergé, prevedendo di essere assassinato, nel suo testamento scrive: “E anche tu , amico dell’ultimo minuto,che certo non sapevi quello che facevi: sì, anche a te è rivolto questo grazie e questo à Dieu, la cui forma ha preso il tuo volto. E possa venirci donato di rivederci come ladroni felici in paradiso, se piace a Dio, che è Padre di tutti e due”. Pietro Pompei PAKISTAN - Nuova udienza per il processo d’appello per Asia Bibi il 27 maggio Lahore - E’ fissata nuovamente per il 27 maggio la prima udienza del processo di appello ad Asia Bibi, la donna cattolica condannata a morte in Pakistan con l’accusa di blasfemia. Come comunicato a Fides dal pool degli avvocati di difesa, il caso sarà discusso davanti a un collegio giudicante dell’Alta Corte di Lahore, guidato dal giudice Anwar-Ul-Haq. Mentre Asia langue nella carcere femminile di Multan da oltre 4 anni e mezzo, da febbraio 2014 a oggi la magistratura di Lahore, sotto pressione dei gruppi islamici radicali, ha rimandato quattro volte le udienze del processo di appello in quanto, come appreso da Fides, i giudici stessi, temendo rappresaglie, tendono a evitare la responsabilità di decidere su un caso così delicato e divenuto un simbolo. “Nel caso di Asia Bibi, ogni ritardo o rinvio significa negare la giustizia”, afferma in una nota inviata a Fides l’avvocato Mushtaq Gill, a capo dell’Ong LEAD (“Legal Evangelical Association Development”), impegnata nella difesa dei cristiani pakistani. “Troppo spesso – nota Gill – ai cristiani, considerati ‘cittadini di serie B’, viene negata la giustizia, in special modo quando sono vittime di accuse di blasfemia”. I cristiani marchiati come “blasfemi”, anche se il più delle volte sulla base di false accuse, rischiano la vita e, con loro, la rischiano quanti osano difenderli. Vi sono casi in cui leader islamici hanno emesso una “fatwa” (decreto religioso) invitando pubblicamente i fedeli a uccidere il presunto “bestemmiatore”, con esecuzioni extra-giudiziali, calpestando lo stato di diritto. Ad esempio Mumtaz Qadri, l’uomo che nel gennaio 2011 sparò e uccise il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, reo di aver difeso Asia Bibi, è oggi acclamato come “eroe” e alla perife ria di Islamabad una moschea è stata intitolata al suo nome. Per questo spesso i cristiani accusati, se rilasciati, sono costretti a lasciare il paese per salvare la propria vita. E anche i loro avvocati difensori sono vittime di intimidazioni e minacce. L’avvocato Gill conclude: “La battaglia contro gli estremisti in Pakistan non si potrà vincere finchè il governo non metterà in atto le necessarie riforme legislative: alla radice del problema, urge prima di tutto abrogare le leggi sulla blasfemia senza temere le reazioni degli estremisti”. (PA) (Agenzia Fides 3/5/2014) Ignoranza biblica in un’Italia dalla fede “light” Presentato il “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia”, realizzato dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII e curato da Alberto Melloni. Monsignor Nunzio Galantino: “Mi piacerebbe che la prossima ricerca fosse dedicata alla fede come esperienza, a ciò che può cambiare nella nostra vita”. Giuliano Amato: “Le religioni sono il collante nelle società frantumate dall’individualismo” Rino Farda Un italiano su 4 (il 26,4%) è convinto che la Bibbia sia stata scritta da Mosè mentre il 20,4% ritiene che l’autore sia Gesù. Il dato confortante è che la metà della popolazione (il 523,2%) non sbaglia sugli autori. Il comandamento più noto è il settimo (non rubare, che è conosciuto dal 54,1% degli intervistati), quello meno noto è invece il sesto (non commettere atti impuri che è stato individuato solo dal 14,33%). Solo il 15% degli italiani si dichiara ateo o non credente e almeno un cittadino adulto su due (il 55%) è interessato all’insegnamento di altre religioni. Sono solo alcuni dei dati che emergono da un voluminoso “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia” realizzato dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII e curato da Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo a Modena. L’indagine è corredata da una trentina di minisaggi redatti da esperti e studiosi di molte Università italiane. Il Rapporto è stato pubblicato da Il Mulino ed è stato presentato ieri pomeriggio (2 maggio) a Roma, nella “Sala Zuccari” del Senato, alla presenza di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, e di Giuliano Amato. In platea, fra gli altri, Gianni Letta, il neodirettore di Tv2000, Paolo Ruffini, il vicedirettore della Sala stampa vaticana, Angelo Scelzo, e il direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione della diocesi di Roma, don Filippo Morlacchi. La Chiesa è preoccupata dalla “fede light”. La Chiesa italiana non può che essere preoccupata dai fenomeni dell’“infantilismo religioso” e dalla “fede light” che percorrono il nostro Paese, ha detto monsignor Nunzio Galantino. “Ma Papa Francesco ci chiede di prendere l’iniziativa - ha affermato -. Dobbiamo andare oltre la sindrome dell’accerchiamento”. Secondo il vescovo, gli ambiti presi in esame nella ricerca sono tre: la scuola, le leggi sulla libertà religiosa e la ricerca universitaria. “Mi piacerebbe però che la prossima ricerca fosse dedicata alla fede come esperienza, a ciò che può cambiare nella nostra vita”, ha detto rivolgendosi ai curatori dell’iniziativa. “Il malcostume che ha a che fare con l’analfabetismo religioso in Italia non so quanto abbia a che fare con quello che passa attraverso i giornali e la tv. La comunicazione è importante. Lo ha detto anche Papa Francesco quando ha parlato dei peccati dei media. Il primo, ha spiegato, è la disinformazione. Molti di coloro che parlano dei fatti della religione non hanno idea di cosa sia. In troppi s’improvvisano teologi”, ha affermato monsignor Galantino. Il Rapporto: uno studio collettivo e interdisciplinare. Il “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia” è anche una raccolta di contributi di numerosi docenti ed esperti in ambito storico, giuridico e pedagogico. Il punto di partenza è la presa d’atto dell’assenza del religioso nel panorama sociale ed educativo. L’Italia è “un Paese dove è rilevabile statisticamente l’ignoranza totale della Bibbia, la produzione di idee fantasiose sulla struttura dottrinale o cultuale della fede nella quale si era nati, la superficialità con la quale si leggono le fedi estranee al proprio immaginario infantile”, ha detto il curatore Alberto Melloni. Il progetto, voluto e finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla “Fondazione Cariplo”, è stato diretto dalla Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII. Il volume è solo il primo frutto di un vero e proprio “cantiere di ricerca interdisciplinare sul tema dell’analfabetismo religioso, incentrato nell’analisi delle cause storico-teologiche e storico-politiche del fenomeno”. Il Rapporto è strutturato secondo linee disciplinari e quadri diversi con “analisi di natura storica, giuridica, sociologica e politologica che descrivono il corso di un fenomeno la cui sorgente è l’Italia liberale post-unitaria, ma che, ad oggi, ancora non trova risposte né nel quadro postconcordatario né nelle proposte legislative sulla libertà religiosa né negli spazi e nei volumi scolastici”, dicono gli esperti. Alcuni segnali di ottimismo. “Trovo incoraggiante che la maggioranza degli italiani sia interessato all’insegnamento delle altre religioni”, ha detto Giuliano Amato, nel suo intervento. “Oggi le religioni sono il collante che può ancora tenere insieme le società come la nostra ormai frantumate dall’individualismo”. Secondo Amato, fede e ragione ritrovano una base armonica di dibattito nella “visione etica”. “Rimane da chiedersi solo una cosa - ha concluso -: visto che c’è una domanda crescente di religione, da dove viene questo crescente analfabetismo di ritorno? La responsabilità, forse, è proprio nelle istituzioni”. AL CONSIGLIO PER L’ECONOMIA: della sua responsabilità verso la Chiesa universale. TRASPARENZA ALLA LUCE Inoltre, questi cambiamenti rispecchieranno il desiDEL VANGELO derio di mettere in atto la necessaria riforma della Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri del Consiglio per l’Economia. Nel salutare il Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising (Germania), Coordinatore del Consiglio per l’Economia, il Papa ha ricordato che il Motu Proprio del 24 febbraio scorso, con il quale ha istituito tale Consiglio, “sottolinea la missione molto rilevante di questo atto: la consapevolezza della Chiesa della sua responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i propri beni alla luce della sua missione di evangelizzazione con particolare premura verso i bisognosi. (...) Non dobbiamo uscire da questa strada. Tutto, trasparenza, efficienza, tutto per questo scopo. Tutto è per questo”. “La Santa Sede ha ribadito il Pontefice - si sente chiamata a mettere in atto tale missione, tenendo conto specialmente Curia Romana per meglio servire la Chiesa e la missione di Pietro. Questa è una sfida notevole, che richiede fedeltà e prudenza (...). Il percorso non sarà semplice e richiede coraggio e determinazione”. “Il Consiglio - ha ricordato infine il Santo Padre - rappresenta la Chiesa universale: 8 Cardinali da varie Chiese particolari, sette laici che rappresentano varie parti del mondo e che contribuiscono con la loro esperienza al bene della Chiesa e della sua particolare missione. I laici sono membri a pieno titolo del nuovo Consiglio: non sono membri di seconda classe, no! Tutti sullo stesso piano. Il lavoro del Consiglio è di grande peso e di grande importanza, e offrirà un contributo fondamentale al servizio svolto dalla Curia Romana e dalle varie amministrazioni della Santa Sede”. VIS 3 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG “Che se ne fa il mondo di una Chiesa di privilegi e adunate?” Si è svolta in questi giorni a Roma la XV Assemblea nazionale elettiva dell’Azione Cattolica. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha ricordato ai partecipanti l’invito del Papa a “uscire verso le periferie esistenziali”. Dal segretario generale della Cei è giunto un forte monito verso “una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi)”. Francesco Rossi Da laici al servizio della Chiesa. Con corresponsabilità e con passione civile, senza rinchiudersi nelle sacrestie, ma incarnando quella Chiesa “in uscita” che sta tanto a cuore a Papa Francesco. È il compito dell’Azione Cattolica (Ac), che in questi giorni a Roma (dal 30 aprile fino a domani) ha svolto la sua XV Assemblea nazionale elettiva. Le hanno espresso vicinanza il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, e il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, entrambi dichiarando la propria provenienza dalle file dell’Ac, “esperienza - ha rimarcato Parolin - che ha segnato profondamente la mia vita e la mia formazione”. Oltre ai compiti previsti dallo Statuto, la presidenza nazionale è stata ricevuta in udienza dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, segno che “questo nostro radunarci in assemblea ha anche una valenza civile”, ha rimarcato il presidente nazionale di Ac, Franco Miano. Sabato, invece, l’udienza da Papa Francesco, alla quale sono attesi oltre 7mila tra presidenti e assistenti parrocchiali e diocesani. Con la gente delle parrocchie. Il segretario di Stato vaticano ha ricordato all’Ac l’invito del Papa a “uscire verso le periferie esistenziali”. “Apritevi ancora di più ha detto - alla condivisione con la gente delle vostre parrocchie, con i poveri soprattutto. Tenendo sempre aperto l’orizzonte della vostra azione sia a livello par- rocchiale e diocesano, sia a livello internazionale, nelle Chiese locali di diversi Paesi dove c’è bisogno di laici che sappiano dedicarsi con corresponsabilità, insieme ai Pastori, alla costruzione della Chiesa”. Da monsignor Galantino, invece, è giunto un forte monito verso “una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi) in un mondo che pullula di gente che già fa questo in nome della politica o di altro”. “Cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo” di una siffatta Chiesa, ha chiesto, come pure “di una Chiesa che non trova di meglio, in alcune circostanze, che investire energie (troppe energie) per mettere su adunate che hanno ripetutamente mostrato il fiato corto e che alla lunga si sono mostrate assolutamente inconcludenti?”. Viceversa, Galantino ha mostrato “tutta l’importanza e il valore della proposta di Azione Cattolica; una realtà ecclesiale che contribuisce a rendere bella la vita delle Chiese locali e della Chiesa italiana attraverso il contributo di un laicato associato, impegnato con i Pastori nello spirito del Concilio Vaticano II e che sa essere se stesso secondo il dono ricevuto nella piena corresponsabilità”. “Quella piena corresponsabilità - ha aggiunto - che porta l’Associazione ad assumere l’intera vita della propria Chiesa e a condividerne la missione nella cordiale collaborazione con tutti”. Il tempo dell’azione. L’assemblea è stata aperta, alla vigilia del 1° maggio, con una veglia dedicata al tema della precarietà lavorativa, durante la quale l’assistente ecclesiastico, monsignor Mansueto Bianchi, ha denunciato la “macelleria umana” fatta da un certo modo di considerare il mercato e il capitale, chiedendo di guardare a “un’economia che abbia al suo interno spazio per la gratuità”, “dove ci sia struttural- mente attenzione per chi è fragile”, “che pone al centro la persona e la famiglia, come il più prezioso dei beni”, “che non mira al benessere di qualcuno, alla ricchezza dei pochi in un mare crescente di precari e di poveri”. Tema ripreso dal presidente Miano in una relazione nella quale ha parlato delle sfide di questo “tempo singolare”, che interroga e chiama a un maggiore impegno, come cristiani e come cittadini, guardando a una “nuova umanità impoverita che si è aggiunta al grande capitale sprecato del nostro Paese: giovani, costretti alla disoccupazione o messi alle corde da una precarietà che ormai non è più una parentesi di vita, una situazione di passaggio, ma una condizione esistenziale”. “Il tempo delle analisi e delle prese di posizione ideologiche è finito”, ha aggiunto chiedendo che politica, parti sociali e comunità cristiana facciano la loro parte, a cominciare dal superamento dei divari strutturali del Paese. Questo è il tempo dell’azione. Tutti sono interpellati, nessuno escluso. PAPA FRANCESCO ALL’AC Non statue da museo Vivere e diffondere la gioia del Vangelo Papa Francesco ha indicato tre verbi - “rimanere con Gesù, andare e gioire” - quale impegno per gli aderenti all’Ac. Con questi tre atteggiamenti, ha spiegato, “eviterete di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo”. Le parole del cardinale Angelo Bagnasco, monsignor Mansueto Bianchi e Franco Miano. Il messaggio dell’assemblea alla Chiesa e al Paese: “Noi ci siamo” Francesco Rossi È il popolo delle parrocchie che, questa mattina, l’Azione Cattolica ha convocato a Roma per l’udienza con Papa Francesco. In un’aula Paolo VI gremita da oltre 7.000 persone tra presidenti e assistenti parrocchiali, responsabili diocesani e delegati regionali, oltre a una rappresentanza dei ragazzi di Ac (l’Acr), l’incontro con il Papa ha suggellato la XV assemblea nazionale.Il “paradigma missionario” dell’Ac. Da Papa Bergoglio all’associazione è arrivato un chiaro mandato missionario, a essere “Chiesa in uscita”: un’Azione Cattolica “sempre aperta” e “mai ferma”. Il “paradigma missionario” caratterizza l’Ac secondo Francesco. “Voi laici di Azione Cattolica - ha sottolineato - siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale”. La vita associativa parte dalle parrocchie: queste - ha detto il Papa all’Ac “hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione”. Lo “stile di evangelizzazione” dell’Ac è “animato da forte passione per la vita della gente”, cosicché l’associazione “agli impegni intraecclesiali sa unire quello di contribuire alla trasformazione della società per orientarla al bene”. Papa Francesco ha quindi indicato tre verbi - rimanere, andare e gioire - quale “traccia di cammino” per gli aderenti all’Ac. Il primo chiede di “rimanere con Gesù”, perché “è dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza”. In secondo luogo “andare per le strade” e “annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata”. Infine “gioire”, “es- sere persone che cantano la vita, che cantano la fede”, secondo l’espressione usata 1600 anni fa da sant’Agostino. “Gioire perché il Signore vi ha chiamato a essere corresponsabili della missione della sua Chiesa. Gioire perché in questo cammino non siete soli”. Con questi tre atteggiamenti, ha aggiunto, “potrete portare avanti la vostra vocazione, ed eviterete la tentazione della chiusura e dell’intimismo; e la tentazione della serietà formale. Eviterete cioè di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo”. Come un asinello... Fin dalle prime ore della mattina, sotto al porticato di piazza San Pietro, c’era una lunga fila per entrare e ascoltare le parole del Papa. Quindi, all’interno dell’Aula Paolo VI, si sono alternati canti e preghiere, fino all’arrivo del Pontefice, accompagnato dall’orchestra popolare italiana di Ambrogio Sparagna. A dare il benvenuto “a nome di tutti i vescovi italiani” è stato il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che poco prima aveva celebrato la Messa per i delegati all’assemblea, richiamando l’importanza del “radicamento” sul territorio dell’Ac, valore che “appartiene alla natura dell’associazione, alla sua origine e principio”. A Papa Francesco, invece, hanno portato il saluto dell’associazione il presidente e l’assistente di Ac. Franco Miano, presidente nazionale uscente, ha sottolineato la volontà di “essere sempre più un’associazione che esce”, poi- ché fatta di “uomini e donne in cammino”. L’assistente, monsignor Mansueto Bianchi, ha invece proposto un paragone apprezzato dal Papa. “L’Ac - ha detto - vuole essere come l’asino con cui Gesù compì il suo ingresso a Gerusalemme”. Non importa essere cavalli di razza: ciò che conta è desiderare “con tutto il cuore di portare il Signore dentro la città”. Noi ci siamo. “Ci siamo” è, infine, il monito uscito dall’assise assembleare, consegnato a un “messaggio alla Chiesa e al Paese”. “Vogliamo dire ai nostri vescovi: noi ci siamo” per “sostenere la ricerca di senso e speranza che alberga nel cuore di ciascuno”, “per costruire ‘sentieri di gioia’ con i ragazzi, i giovani e gli adulti dei nostri territori”, e anche “per testimoniare l’amore privilegiato di Dio verso chi si sente vinto dalle difficoltà, in particolare i giovani senza lavoro, le famiglie in crisi, gli anziani soli, gli immigrati sfruttati, i poveri senza speranza”. Al contempo, un invito alla “corresponsabilità” per rappresentanti delle istituzioni, politici, imprenditori, sindacati”. Per coloro “che hanno la possibilità d’incidere sulla vita delle persone”, il messaggio contiene un sollecito a “restituire ‘senso’ al ruolo dell’Italia nell’Europa e nel mondo, senza rassegnarsi a un futuro di marginalità e mediocrità”, rimettendo “al centro la persona nella sua concretezza”. 4 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG Domenica, 4 maggio 2014, a Paolantonio di Sant’Egidio alla Vibrata, grande festa per la prima Messa di fra Giuseppe Giovannini Dopo aver ricevuto, sabato 3 maggio, la sacra ordinazione presbiterale, a Loreto presso la Pontificia Basilica della Santa Casa per l’imposizione delle mani dall’Arcivescovo Delegato Pontificio, Mons. Giovanni Tonucci, assistito dal parroco don Marco Claudio Di Giosia, di fronte a tanti fedeli che la chiesa parrocchiale di S.Giuseppe non è riuscita a contenere, il nostro Fra Giuseppe Giovannini, religioso francescano dei Cappuccini, ha celebrato la sua “prima” Messa. La gioia per questo inusitato avvenimento, si poteva leggere sul volto di tutti, specialmente, mista a commozione, su quello del padre, della madre e della sorella. Fra Giuseppe Giovannini è nato il 13 aprile 1985. Ha iniziato il cammino vocazionale con i frati Cappuccini delle Marche prima con settimane estive e ritiri mensili, poi frequentando il Seminario Minore dei Frati Cappuccini a S. Severino nel 1999. Ha iniziato il noviziato nel 2004 a Camerino e la professione temporanea è avvenuta il 10 settembre 2005, mentre quella perpetua il 12 maggio 2012. Il 4 ottobre scorso è stato ordinato diacono a Loreto dallo stesso Mons. Tonucci e attualmente è il cerimoniere della Basilica della Santa Casa. Per renderci conto del dono grande che il Signore ha concesso alla chiesa di Paolantonio di Sant’Egidio alla Vibrata, alla Diocesi, ai Frati Cappuccini attraverso la vocazione di Giuseppe, ci piace qui ricordare l’importanza della scelta sacerdotale attraverso le parole di Papa Francesco in un’omelia pronunciata in S.Pietro in occasione di un’ordinazione presbiterale: “Tra le domande che riguardano gli «impegni degli eletti», l’ultima, che ha un carattere culminante e in qualche modo sintetico, dice così: «Volete essere sempre più strettamente uniti a Cristo sommo sacerdote, che come vittima pura si è offerto al Padre per noi, consacrando voi stessi a Dio insieme con lui per la salvezza di tutti gli uomini?». Il sacerdote è infatti colui che viene inserito in un modo singolare nel mistero del Sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui, per prolungare la sua missione salvifica. Questa unione, che avviene grazie al Sacramento dell’Ordine, chiede di diventare “sempre più stretta” per la generosa corrispondenza del sacerdote stesso. Per questo, cari Ordinandi, tra poco voi risponderete a questa domanda dicendo: «Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio». Successivamente, nei Riti esplicativi, al momento dell’unzione crismale, il celebrante dice: «Il Signore Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio». E poi, alla consegna del pane e del vino: «Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore». Risalta con forza che, per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio redentore.Questa dimensione eucaristica-sacrificale è inseparabile da quella pastorale e ne costituisce il nucleo di verità e di forza salvifica, da cui dipende l’efficacia di ogni attività. Naturalmente non parliamo della efficacia soltanto sul piano psicologico o sociale, ma della fecondità vitale della presenza di Dio al livello umano profondo. La stessa predicazione, le opere, i gesti di vario genere che la Chiesa compie con le sue molteplici iniziative, perderebbero la loro fecondità salvifica se venisse meno la celebrazione del Sacrificio di Cristo. E questa è affidata ai sacerdoti ordinati”. Tanti sono gli Auguri pervenuti a Fra Giuseppe, anche dal nostro Vescovo Carlo Bresciani: “Carissimo fra Giuseppe Giovannini, un caro saluto nel giorno della tua ordi- nazione sacerdotale. Gioisco con te per questo grande dono del Signore alla Chiesa e al tuo ordine religioso. Mi unisco alla comunità tutta invocando dal Signore le sue benedizioni e la grazia che accompagna nel cammino affinché la donazione di oggi diventi tutta la vita donata per sempre al ministero per il bene della Chiesa, cioè del popolo di Dio. Caro Fra Giuseppe, di cuore ti benedico e bacio le tue mani consacrate. Ricordami anche tu nella preghiera”. I festeggiamenti per questo lieto evento sono proseguiti anche fuori il tempio, anche con un’agape fraterna, abbondantemente servita. «L’Ancora» tutta si unisce con fraterni Auguri. Così lo ricorda la sorella “Cari amici, mi è stato chiesto di parlarvi di mio fratello che per tutti è Fra Giuseppe, ma per me, rimane semplicemente “ tato”. Sabato, 3 Maggio, nella Basilica della Santa Casa di Loreto, è stato ordinato sacerdote. La domanda che in molti fanno è del perché di questa scelta, la mia risposta è sempre la stessa: “il Signore l’ha chiamato e lui ha semplicemente risposto: “Eccomi Signore!”; così è diventato sacerdote, e, uno dei suoi compiti sarà quello di guidare la comunità attraverso la parola del Signore e sulle orme di San Francesco D’Assisi. Sono cresciuta con mio fratello, anche se all’età di 14 anni è andato via da casa per gli studi classici a Tolentino e vivere nel convento di San Severino Marche. E’ stata dura la lontananza, vederlo una volta al mese, che, vi confido, a volte schivavo di andarlo a trovare perché non sopportavo i saluti dell’arrivederci. Rimanevo a casa e nella mia mente c’erano le domeniche di quando eravamo piccolini e ci mettevamo nel letto dei nostri genitori per quasi tutta la mattinata con i peluche a giocare, a costruire la capanna con i cuscini. Poi crescendo, devo essere sincera, è diventato un pochino dispettoso e chi lo conosce, personalmente, sa che non c’è giorno che non faccia un piccolo “dispettuccio”. Anche quando abbiamo preso il sacramento della prima comunione, davanti all’altare per fare la foto di rito il fotografo ci chiese di tenerci per mano, così, lui, con il sorriso stampato in faccia, mi prese le mani e le strinse talmente forte per farmi dispetto tanto che io facevo la faccia sofferente e il fotografo che insisteva di sorridere. Come dimenticare le giornate passate al mare a prendere le telline e a fare i castelli di sabbia con papà e i nostri cugini o in montagna a fare delle belle passeggiate? È difficile tralasciare lo schiamazzo che faceva quando alla televisione seguiva le partite del Milan. Durante gli anni dello studio la lontananza ci ha fatto soffrire; ma pronti a dirci tutto nei giorni in cui tornava a casa. Specialmente nel bisogno ti accorgi quanto sia importante un fratello come il mio. Tu sai che puoi far affidamento su di lui, che la sua carezza è sincera, che il suo schiaffo farà più male, che il suo sguardo ti guiderà verso la decisione giusta; infatti si cresce con un fratello, si matura con un fratello, si piange con un fratello, si gioca con un fratello. Prego per te fratello affinché il tuo cammino sia pieno di gioie spirituali sotto la protezione della Vergine Maria. Caro Giuseppe sono felice e orgogliosa di averti come fratello, della tua risposta al Signore e di mettere la tua vita nelle Sue mani. Fai in modo che il tempo trascorso con te ravvivi nella mente di ognuno le immagini di Gesù con i suoi discepoli, che accenda nei cuori il desiderio di Lui: parla, come Lui parlerebbe, tocca come Lui toccherebbe, guarda come Lui guarderebbe, ama come Lui amerebbe. Guardalo costantemente, fissalo, amalo e portalo sempre alla gente, Lui e nient’altro che Lui, perché Lui è tutto”. 5 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG Impegni Pastorali del Vescovo DALL’ 11 AL 18 mAGGIO 2014 Domenica 11 maggio Ore 11.15 Ripatransone Parrocchia S. Savino: Cresime Venerdì 16 maggio Ore 10.30 Montalto Marche Incontro con gli studenti del liceo 12/13 maggio Ripatransone Incontro con i giovani sacerdoti Sabato 17 maggio Ore 18.30 S. Benedetto - Parrocchia S. Filippo Neri: Cresime Martedì 13 maggio Ore 21.15 Cattedrale Rosario delle famiglie Domenica 18 maggio Ore 11.00 Martinsicuro Parrocchia S. Cuore: Cresime Ufficio di PAstorAle fAMiliAre TERZO INCONTRO PER LA fORMAZIONE DI OPERATORI DI PASTORALE PRE E POST BATTESIMALE Carissimo Parroco e carissime Famiglie, vogliamo ricordarvi che DOMENICA 18 MAGGIO alle ore 15,45 presso il Biancazzurro si svolgerà il terzo incontro per la formazione di operatori di pastorale pre e post battesimale. Tratteremo proprio l’aspetto pastorale e avremo come relatori due membri dell’Equipe della Parrocchia SS. Protaso e Gervaso di Gorgonzola (MI), Comunità parrocchiale che da circa quarant’anni si occupa di pastorale pre battesimale e da trent’anni di pastorale post battesimale. Vi chiediamo di non mancare a quest’appuntamento per l’importanza di imparare o di migliorare il servizio che il Signore ci ha affidato per svolgerlo nel miglior modo possibile. Vi ringraziamo anticipatamente. Un abbraccio fraterno Don Alfredo, Marco e Anelide tto del San Benedett Diocesi ontalto - Mo Ripatransone Tronto - R Ufficio di Pastorale familiare UNITI NELLA PREGHIERA A MARIA Carissime Famiglie, vi invitiamo a partecipare al “rosario delle famiglie” la sera del martedì 13 maggio, festa della Madonna di Fatima, alle ore 21.15 nelle chiese parrocchiali della Diocesi, così da essere in comunione come FAMIGLIA DIOCESANA, in un momento di unità di preghiera insieme a Maria, Madre di Cristo. Tante “chiese cenacolo” in preghiera, per tutte le famiglie e per la noarrocchie t tte le pa In tu stra comunità diocesana, per rendere sempre più bello e gioioso aggio Martedì 13 M il volto della nostra Chiesa. Nel discorso dell’incontro Mon: ore 21:15 diale delle Famiglie nel 2003, San Giovanni Paolo II diceva: “Proclamando recentemente l’Anno del Rosario, ho raccomandato questa devozione mariana come preghiera della famiglia e per la famiglia: recitando il Rosario, infatti, si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino”. Ci accompagnino e ci sostengano dal cielo il papa della docilità allo Spirito Santo, San Giovanni XXIII e il papa della Famiglia San Giovanni Paolo II. Un caro abbraccio Don Alfredo, Marco e Anelide Parola del Signore QUARTA DI PASQUA A Dal VANGELO secondo GIOVANNI ... Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. (VANGELO DI GIOVANNI CAP. 10 VERSETTI 1-10) Gesù in questo brano vuole avvertire tutti i suoi ascoltatori, noi compresi, che devono compiere un opera di discernimento, ben ponderata tra bene e male, tra Cristo e il maligno, egli dà subito una indicazione per ben scegliere, il pastore, il buon pastore si presenta apertamente, entra dalla porta, il maligno agisce nell’oscurità, nell’ambiguità e quindi è un ladro e un brigante. Gesù inoltre dà altri spunti di riflessione per una buona scelta, vediamone alcuni. La nascita di Giovanni Battista 09. ELISABETTA DIEDE ALLA LUCE UN fIGLIO Leggiamo Lc 1,57-66. Dal dittico dei preannunci di nascite – a Zaccaria e Maria (1,5-56) – Luca passa al dittico delle nascite vere e proprie: quella di Giovanni Battista (Lc 1,57-66) e – separata dal Benedictus (1,67-79) – quella di Gesù (2,1-21). Così i preannunci antecedenti hanno il loro compimento in clima di gioia. I cantici, inseriti nella narrazione, quali il Benedictus di Zaccaria (1,67-79) e il Nunc dimittis di Simeone (2,29-32), preceduto dal «Gloria a Dio nell’alto dei cieli» da parte degli Angeli (2,14), mettono in risalto la portata dottrinale degli eventi che vengono narrati. Riprendiamo l’ultimo versetto del brano precedente. «Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua» (1,56). Ma è mai verosimile che «tornò a casa sua» – viveva ancora in casa propria, non con Giuseppe – proprio quando, per l’avvenuta maternità, Elisabetta aveva più bisogno di lei? La risposta: Luca qui non ci dà una cronologia storica, ma “retorica”; cioè ricorre a un artificio letterario che gli è caro, quello di terminare completamente un ciclo – quello su Maria (1,26-56) – per passare al nostro riguardante Giovanni Battista (1,57-80). Altro caso rilevante si ha in 1,80 confrontato con 2,1ss. 1. la nascita del Battista e la gioia del parentado. «Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei» (Lc 1,57-58). Con la nascita di un figlio, la promessa fatta dall’angelo, si realizza pienamente, «tua moglie Elisabetta ti darà un figlio» (1,13), compresa la gioia dei vicini, ugualmente predetta dall’angelo: «molti si rallegreranno della sua nascita» (1,14). Si tratta, certo, di un rallegrarsi nella sincerità e alla luce di Dio, che, però, è ristretto ai «vicini e ai parenti». Così Luca prepara il parallelo con la nascita di Gesù che sarà fonte di gioia e pace per tutto il genere umano: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (2,14). Rimane, però, vero che i vicini e i parenti considerano la nascita del Battista come un intervento di «misericordia» di Dio. 2. la circoncisione. «Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino» (1,59a). La circoncisione, operazione piuttosto pericolosa anche per le emorragie, veniva eseguita da una o più persone esperte: qui si usa il plurale «ven- CHIAMA LE SUE PECORE UNE PER UNA. Gesù Cristo non si è incarnato, non ha dato la sua vita, genericamente, per tutta l’umanità, ma lo ha fatto singolarmente per ognuno di noi, egli ci conosce tutti personalmente, egli ci ama singolarmente, individualmente, ed aspetta da noi una risposta personale, vuole essere amato da me, ognuno di noi può dire: Gesù Cristo, Dio, si è incarnato, ha sofferto la sua passione, è morto sulla croce per me, ed io sono chiamato ad amarlo per rispondere alla sua offerta d’amore. CONOSCONO LA SUA VOCE . Il soggetto della frase ora siamo noi, noi cristiani, che abbiamo ricevute in eredità la Fede, la Scrittura, la Tradizione, e formiamo il Popolo di Dio, la Chiesa e abbiamo la responsabilità di conoscere chi è Gesù Cristo, qual’è il suo insegnamento, affinché possiamo essere in grado di distinguere i veri dai falsi profeti, affinché possiamo discernere qual’è la volontà di Dio nei nostri confronti. Volontà che scopriamo soprattutto attraverso “ l’ascolto” della nero». Con essa il circonciso entrava a far parte del popolo di Dio mediante l’Alleanza: «Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi» (Gen 17,11); quindi, si entrava a far parte di una precisa nazione santa con la conseguente distinzione dai non circoncisi, quali, per esempio, erano i deprecati filistei. 3. la discussione sul nome. «E volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. 61Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”. 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse» (1,59b-62). La proposta di chiamare il bambino col nome di suo padre Zaccaria andava completamente fuori dalla tradizione onomastica; si ricorreva, al massimo, al nome del nonno. In più, nel nostro caso, il suggerimento scartava il comando dell’angelo che aveva imposto a Zaccaria: «e Tu lo chiamerai Giovanni» (1,13). L’intervento di Elisabetta è opportuno e deciso; segno che essa era bene a conoscenza della rivelazione avuta da Zaccaria nel Tempio: «No, si chiamerà Giovanni». Viene da pensare che Luca tenga presente qui anche la portata etimologica del nome che in greco è Iôánnēs, corrispondente all’ebraico Jehôchānān, che significa: «Jahvè è misericordioso». 4. Giovanni è il suo nome! «Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bambino?”. E davvero la mano del Signore era con lui» (Lc 1,63-66). Per il fatto che Zaccaria non aveva creduto, l’angelo gli aveva dato un castigo che era anche un segno: «Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno...» (1,20). Ora la predizione si è avverata con la nascita di Giovanni; Zaccaria recupera la parola e... anche l‘udito. E’ messo, quindi, in grado di parlare «benedicendo Dio»; lo farà col Benedictus: prossima puntata. Chiediamo umilmente che «la mano del Signore» «1,66) sia su di noi, ci benedica e ci protegga. [email protected] Parola di Dio, attraverso la preghiera e nell’intimo del nostro cuore, la coscienza, dove Dio ci parla d’amore e di salvezza. Ricordiamo quello che diceva S. Agostino: L’GNORANZA DELLE SCRITTURE È IGNORANZA DI CRISTO. IO SONO LA PORTA. Il buon pastore, a differenza di tutti gli altri, non fugge davanti al pericolo, non cerca la sua salvezza a scapito degli altri, anzi è disponibile, e la sua passione e morte stanno lì a testimoniarlo, a dare tutto se stesso per chi gli è stato affidato. La sua missione é dare la vita per i suoi fedeli, e far sì che i suoi amici abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Chiediamo al Signore di saper riconoscere la sua voce, in mezzo al frastuono del “mondo”, e di riuscire a seguirlo, senza lasciarci ingannare dal male e dalle sue insidie. RICCARDO PILLOLE DI SAGGEZZA: CERChIAMO DI ABITuARCI A quELL’ASCOLTO TRANquILLO DEL CuORE ChE PERMETTE A DIO DI PENETRARvI ATTRAvERSO TuTTE LE vIE E I CAMMINI (RegOlA DeI CeRtOSInI) 6 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG RIPATRANSONE –Parrocchia Madonna di Fatima Tra preghiere, ricordi, e momenti di festa Sabato 3 Maggio si è tenuta presso la chiesa Madonna di Fatima la celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Carlo Bresciani in occasione della benedizione della colonna votiva a Cristo Redentore e della riapertura della sala “Don Ubaldo Grossi” dopo i lavori di ristrutturazione in memoria di Luca Carboni.La giornata ha avuto inizio alle ore 18.00 con la recita del Santo Rosario. Pian piano la chiesa si è andata sempre più riempiendo, fino a quando per mancanza di spazio, diversi fedeli hanno potuto trovare posto presso il tendone allestito vicino alla parrocchia. Presenti in chiesa tra le diverse autorità il Sindaco di Ripatransone Remo Bruni ed il Sindaco di San Benedetto del Tronto Giovanni Gaspari. Alle 18.30 è iniziata la Santa Messa, con il Vescovo Carlo Bresciani hanno concelebrato Padre Luis Parroco della chiesa Madonna di Fatima, Don Gian Luca Rosati vice parroco di Ripatransone, Don Matteo Calvaresi vice parroco della Regina Pacis, Don Giuseppe Capecci della Parrocchia di Borgo Miriam. Si è avvertita una grande attenzione alle parole pronunciate dal Vescovo nell’omelia in cui ha ricordato Luca elogiando l’accettazione della prova per la perdita di un figlio Ricordiamo il giovane Davide Maria Antonini della parrocchia Cristo Re Davide è morto lunedì 28 aprile a causa di una leucemia fulminante, lo ricordiamo con le parole del parroco don Pio Costanzo, pronunciate nell’omelia durante la liturgia Eucaristica. giovane, mantenendo una grande fiducia in Dio. Padre Luis al termine della celebrazione ha dichiarato “Ringrazio Il Vescovo carlo per essere venuto nella nostra Parrocchia, ringrazio tutti voi che siete qui, ringrazio quanti hanno contribuito per la ristrutturazione delle sale, ringrazio in particolar modo i sacerdoti che ci sono stati vicino nel momento della prova. La nostra comunità si è unita in questo mistero della morte. Onoriamo adesso Maria con il nostro coro”, con il canto Salve Regina”. Dopo la Santa Messa è seguita la benedizione della colonna votiva a cristo Redentore, il lancio dei palloncini in cielo e la benedizione con il taglio del nastro per la riapertura della sala Don Ubaldo Grossi” dopo i lavori di ristrutturazione in memoria di Luca carboni. È continuata la festa nel salone dove centinaia di persone hanno gustato gli ottimi manicaretti preparati dal comitato feste della Parrocchia Madonna di Fatima.A conclusione della cena è arrivata anche una sorpresa per tutti i partecipanti. Gli amici del Borgo Miriam hanno realizzato una torta raffigurante la parrocchia Madonna di Fatima fin nei minimi dettagli, non tralasciando nemmeno il Parroco, Padre Luis. Un ricordo amicale di don Ubaldo Grossi preso dal libro del nostro Archivista Diocesano: “Amor mi mosse”. Dal I luglio 1973 è stato parroco della parrocchia Madonna di Fatima in Valtesino di Ripatransone e della parrocchia Maria Ausiliatrice al Trivio di Ripatransone. Delegato diocesano per la pastorale sociale e del lavoro. Dal 1985 è stato parroco della parrocchia di S. Filippo Neri a S. Benedetto del Tronto. Appena un anno e mezzo di lavoro nella grande parrocchia, poi la morte per infarto appena terminata in chiesa la celebrazione eucaristica del Vescovo con l’ amministrazione della Cresima. Prete aperto ai problemi giovanili e sociali, con una nuova ed innovativa pastorale parrocchiale, prete pieno di energie e di capacità operative. Un vero “ciclone” che trascinò un’intera generazione di giovani. coinvolgendoli prepotentemente nelle sue attività religiose, sociali, culturali. Morì a S. Benedetto del Tronto il 23 maggio 1987. all’età di anni 50. Mons.Vincenzo Catani che era stato il successore nella parrocchia di Valtesino, scrisse “In Famiglia”, la sera del suo funerale: “Quando la prima palata di terra scura è caduta con un tonfo sordo sulla bara di don Ubaldo, ho avvertito un brivido per tutto il corpo e ho socchiuso per un attimo gli occhi per rivedere in me il suo viso largo e sorridente clic la morte aveva ormai bloccato nel breve tempo di cinquanta anni. Un altro prete se n‘è tornato a Casa,.. Ha ceduto il cuore (dando appena il tempo di esclamare un “Oh Dio!”). dopo la celebrazione della Cresima. “Se pensate che queste mie parole siano in grado di lenire il dolore di una mamma, di un papà, di una sorella o dei nonni vi sbagliate. così vi sbagliate se un sacerdote a questo punto della liturgia Eucaristica magari affondando lo sguardo nella teologia più profonda sia in grado di dare una risposta al problema della morte. Vi sbagliate se pensate così. Noi siamo convinti, tutti penso, che le parole spesso ci rimandano ai ricordi dei giorni prima o degli anni precedenti e come una lama tagliante si infilza nello spirito e nel corpo e crea soltanto dolore, per questo non volevo parlare. così nessuno sa per quale motivo noi moriamo, nessuno. È il momento della tragedia più forte, è il momento in cui tutti indistintamente sentiamo quasi una ripulsa verso questa realtà umana. Lo stesso Gesù, il Figlio di Dio che era certissimo di entrare poco dopo nella gloria del Padre, sulla croce ha detto “Padre perché mi hai abbandonato?” chissà quante volte lo avranno detto i cari di Davide, dal papà alla mamma: “Ma perché proprio a Davide, perché a Davide?” Non lo sappiamo. Io so una cosa soltanto che questo è il momento della fede. Aver fede non vuol dire rinunciare alla logica e alla razionalità, non significa chiudere gli occhi di fronte ai principi fondamentali della vita umana. Aver fede significa aprire gli occhi e buttarsi nelle mani di Dio, con gli occhi aperti sapendo che Dio è un Padre buono anche se qualche volta non riusciamo a capirlo. È il momento della fede grande, di una fede diciamo che è prepotente, perché Dio tante volte lascia vivere tanti delinquenti in questo mondo e porta con sè gli Angeli come Davide. Questa mattina davanti al Vescovo, Agostino il papà di Davide, mi diceva che non si può più parlare di Angeli. Agostino noi continuiamo a parlare di Angeli perché un giovane della nostra comunità parrocchiale, pieno di voglia di vivere, di giocare è passato tra gli Angeli, noi adesso sappiamo che Dio l’ha chiamato per questo, per farlo stare nella sua gloria. Era un giovane forte, tante volte io andavo con il cappotto e lui con i pantaloni corti e la maglietta; giocava qui dietro al campetto insieme agli altri ragazzi. Poi quella malattia incomprensibile lo ha portato via, un ragazzo che domani avrebbe fatto la cresima, domani! Stamattina il Vescovo ha fatto una visita ai familiari, ha fatto una preghiera insieme ai ragazzi, insieme abbiamo pregato il Signore dicendo che ci buttiamo nelle sue mani così, sapendo che non sappiamo niente, che siamo polvere nell’universo, ma siamo grandi perché siamo figli di Dio. Perché Dio ci vuole bene. Dio tante volte ci mette alla prova e non sappiamo come. Preghiamo il Signore perché ci dia la grazia di capire perché questa malattia fulminante. Siamo andati sulla Luna, stiamo spendendo miliardi per andare sulla stella più lontana e qualcuno pensa pure di arrivarci e poi non sappiamo curare una malattia così. La scienza è importante e conta, però certe volte le malattie sono causate anche da noi. Un medico mi ha detto che molte malattie sono causate dai campi elettromagnetici. Questa società che stiamo costruendo è una società che porta alla Morte. Voi giovani che avete tanto entusiasmo studiate e mettete il vostro coraggio per reagire per chi sfrutta le forze della natura per la morte e non per portare il bene. Adesso Davide sta in cielo e sta con Dio, e noi lo possiamo chiamare con un atto di amore, Davide ci ascolta ed è pronto ad aiutare la grande famiglia di cristo Re e ad aiutare tutti noi, perché oggi Davide ha incontrato il paradiso”. Il Centro Giovani è stato intitolato a “Giacomo Antonini” Commovente cerimonia per ricordare l’artista e l’animatore della struttura comunale Si è svolta, domenica 4 maggio, la cerimonia di intitolazione del Centro Giovani a Giacomo Antonini, giovane artista e animatore della vita giovanile sambenedettese, referente indiscusso del servizio comunale ubicato nella ex casa colonica di via Tedeschi, scomparso esattamente un anno fa. E’ stato un momento molto commovente, a cui hanno partecipato tante persone, in primis familiari e amici di Giacomo, voluto dall’Amministrazione comunale e pensato in collaborazione con i genitori del giovane e l’associazione “Implacabile Giacomo Antonini”, costituitasi per proseguire l’opera di promozione della musica e delle attività giovanili iniziate dal giovane. Dopo la lettura, da parte di Teresa Morelli e Nicola Grilli, di una canzone scritta da Piergiorgio Curzi in occasione della scomparsa di Giacomo, ci sono stati i saluti del sindaco Giovanni Gaspari e dell’assessore alle politiche giovanili Luca Spadoni. “Con questa cerimonia – ha spiegato Spadoni – abbiamo voluto celebrare la presenza viva di Giacomo, un giovane che è stato capace di gettare i semi della creatività che oggi germogliano nella nostra città e che ritroviamo in questo Centro, nelle iniziative, nelle idee e nelle persone che continuano a frequentarlo e a farlo crescere”. “Di solito chiamiamo “ex” quei luoghi di cui si è persa la memoria – ha dichiarato Gaspari – il Centro Giovani, anche conosciuto come ex Casa Colonica, oggi, grazie a Giacomo Antonini, è un luogo pieno di energia. 7 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG Parrocchia San Niccolò in festa per i bambini della Prima Comunione! Gesti significativi del pellegrinaggio a Lourdes ACQUAVIVA PICENA – Il 4 maggio la comunità della parrocchia di San Niccolò ha festeggiato i bambini della quarta elementare che per la prima volta hanno ricevuto il sacramento della Eucaristia. La chiesa era gremita di fedeli che hanno seguito con emozione la celebrazione animata da tutti i bambini della prima comunione, che sono stati seguiti e preparati dalle educatrici Maria, Angela e Marianna; ognuno ha avuto il suo compito: la lettura animata del brano del Vangelo, le preghiere, l’offertorio ed anche i canti, alcuni dei quali sono stati accompagnati con dei gesti. Durante la cerimonia ogni bambino ha fatto dono alla propria mamma di un girasole a simboleggiare la loro volontà di avere Gesù come punto di riferimento come il sole lo è, appunto, per i girasoli. Al termine i bambini si sono riuniti davanti all’altare per cantare una canzone dedicata alle mamme, in anticipo di una settimana dalla loro festa. A coadiuvare i comunicandi durante i canti della celebrazione c’era il coro dei bambini, aiutati da alcuni adulti tra cui Lorena per il canto, Luca alla chitarra e Chiara all’organo. Il giorno seguente, lunedì 5 maggio, i bambini si sono recati a Loreto, con alcuni genitori, per ricevere la seconda comunione. Tanti auguri! Chiappini Janet Con immensa felicità, vi informiamo che Il Movimento Religioso “CON LA GIOIA NEL CuORE” organizza per il giorno 11 Maggio 2014, presso la Basilica Cattedrale Madonna della Marina di San Benedetto del Tronto, una giornata di preghiera e di ringraziamento “Per la pace” durante la quale è previsto l’intervento di sacerdoti e religiosi nonché di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo e, tra gli altri, Padre Lelio Grappasonno, Nancy e Patrick, Ania Goledzinowska del movimento religioso Cuori puri, sorella Melinda Carla Dumitrescu con il suo gruppo “Piccole stelle di Maria”, fra’ Roland Patzleiner dei “Figli del Divino Amore”. Visto l’evento di straordinario valore spirituale, si chiede cortesemente a tutti di fare da megafono e da eco, spargendo il più possibile la voce qua e la. Chi intendesse partecipare potrà accedere liberamente alla Basilica fino al raggiungimento della capienza massima 2.000 fedeli o in alternativa, fuori la Basilica nella piazza sottostante davanti ai Maxi Schermi installati per l’occasione. I gruppi e in particolar modo quelli provenienti da fuori città, che intendono partecipare all’evento, al fine di garantire una corretta organizzazione, potranno registrarsi preventivamente inviando una mail al seguente indirizzo: [email protected], [email protected], [email protected]. oppure contattando il numero di telefono: +39 347 7646425-Marco Albertini Vi aspettiamo, con la gioia nel CUORE e che il Signore Gesù vi Benedica. Marco Albertini PAROLA DI vESCOvO “Chi non salta mafioso è...” Anche il tifo da stadio può essere utile se si tratta di contrastare il crimine organizzato. Così l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, fa scattare in piedi i numerosi partecipanti di “Giovaninfesta”, momento gioioso ma anche di testimonianza e d’impegno civile, svoltosi il 1° maggio a San Giovanni Gemini. L’arcivescovo ha davanti a sé giovani cattolici che portano per le piazze della città la loro fede, il loro entusiasmo, le “parole d’ordine” di Papa Francesco. Pregano, ascoltano testimonianze di lotta al racket, lotta coraggiosa perché pericolosa, perché la mafia è una brutta bestia, perché si radica nel tessuto sociale ma anche nel cuore delle persone, e le porta al disprezzo delle regole, all’egoismo, alla paura, alla negazione di quanto di bello e di buono c’è nelle terre infestate dalla mafia stessa. Ecco perché monsignor Montenegro salta in piedi e ritma: “Ragazzi, chi non salta mafioso è”. I giovani lo seguono. Lui non si preoccupa di cosa scriveranno i media il giorno dopo. Non dà peso a qualche prevedibile alzata di spalle di chi è scettico sui “metodi” per toccare l’anima delle persone. Sa che la sua terra soffre, che i mafiosi ne mettono a rischio l’oggi e il domani a suon di minacce, di prebende e di pallottole. E così canta e salta, con i suoi giovani: “Chi non salta mafioso è... Chi non salta mafioso è... Chi non salta mafioso è...”. Grazie don Francesco. Anche noi, abbiamo saltarellato. E ci auguriamo l’abbiano fatto tutti quelli che hanno visto il video postato sul sito del settimanale diocesano (L’Amico del Popolo) e su quelli dei principali quotidiani italiani. Il pellegrinaggio annuale a Lourdes si è concluso proprio oggi, sabato 3 maggio! Noi, pellegrini di Fides Vita, siamo tornati all’ora di pranzo dopo una settimana di immensa Grazia vissuta nel luogo delle apparizioni della Madonna a Bernadette nel 1858. In questi giorni il santuario è affollatissimo di gente proveniente da tutte le parti del mondo e questo mi ha colpito moltissimo! Una sera, durante la processione mariana, uno dei gesti di Lourdes che si vive ogni sera pregando il Santo Rosario in varie lingue con i flambeaux accesi, grazie alla vivacità, alla spontaneità della nostra piccola Maria, abbiamo conosciuto due giovani donne vietnamite. Erano vestite in abiti folkloristici della loro Terra, così lontana dalla nostra sia geograficamente che per usi e tradizioni eppure, nel vederle salutare affettuosamente Maria e di conseguenza alcune di noi, mi sono sembrate così familiari, così vicine. Tutti - giapponesi, vietnamiti, croati, spagnoli, italiani - hanno affollato e stanno affollando le vie di questo piccolo centro tra i Pirenei del versante francese e tutti, ma proprio tutti, bisognosi di incontrare una Presenza a cui la nostra anima anela così come una cerva anela ai corsi d’acqua. E la presenza di Maria si è accostata e si è fermata sotto la grotta di Massabielle popolarmente conosciuta come “grotta dei porci”, che accoglie ogni giorno un grandissimo numero di pellegrini che esprime il bisogno di poggiare la propria vita su Cristo che è la “roccia eterna”. Tra gli altri gesti di Lourdes vi sono la Processione Eucaristica del pomeriggio che si conclude con la benedizione dei malati; le candele accese davanti alla Grotta sotto la statua dell’Immacolata Concezione, segno della preghiera e dell’offerta costante dei pellegrini alla Madonna; il bagno alle piscine o il gesto di bagnarsi con l’acqua delle fontane ci permette di capire il significato dell’acqua di Lourdes che trova il suo senso profondo nella frase scritta sopra le fontane stesse: “Lavatevi il viso e chiedete a Dio di purificare il vostro cuore”. Lourdes, infatti, è anche un luogo di penitenza e di conversione. La conversione non è prima di tutto un cambiamento di atteggiamenti, ma è il cambiamento dello sguardo. È voltarsi verso Gesù, fissare lo sguardo su di Lui riconoscendolo presente. È vivere tutto in Lui, con Lui e per Lui quindi Lourdes favorisce la riconciliazione dell’uomo con il Padre. Moina Maroni Marco Doldi Matrimonio e famiglia. Uno sguardo lungo i secoli San Paolo 2014 Matrimonio e famiglia, talvolta, sono presentati come realtà frutto di una cultura, come fossero nati in una determinata epoca della storia. Ora, se la monogamia, l’uguaglianza dei sessi, la cura dei figli - elementi caratteristici dell’unione coniugale - si sono imposti con il tempo, ciò non significa che siano stati inventati. Piuttosto, l’umanità ha lentamente, ma fermamente preso coscienza che il matrimonio deve avere questi elementi fondamentali, perché sono nella sua natura. Se non si fosse consapevoli di questo, se non si fosse convinti che esiste un’ identità naturale, scoperta e non creata, allora sarebbe lecito e inevitabile scrivere e riscrivere la forma del matrimonio e della famiglia, modificandone gli elementi strutturali a proprio piacimento. Ed è l’intento di chi oggi vorrebbe chiamare “famiglia” quello che non è mai stato. Al posto dei dati costitutivi si metterebbe genericamente l’amore: dove c’è amore - si dice - c’è famiglia! L’amore è fondamentale per un matrimonio e per la famiglia: certo. Ma non basta, perché occorre che ci sia la naturale complementarietà dell’uomo e della donna, i quali amandosi si aprono al dono della vita. D’altronde, esistono vari tipi d’amore, da quello fraterno a quello amicale, ma per realizzare un matrimonio occorre quello coniugale. La Chiesa ha fatto propria questa visione naturale delle cose, riconoscendo in tale ordine un segno, un’impronta del Creatore; così l’unione stabile e fedele dell’uomo e della donna, aperta alla generazione dei figli, cioè al futuro, appartiene al buon progetto di Dio. Ciò che è impresso nel cuore dell’uomo e della donna, nella natura della persona umana, è insegnato dalla divina Rivelazione. La Parola di Dio scritta e quella trasmessa dalla Tradizione vivente della Chiesa continuano, ricordano e motivano quanto è scolpito nel cuore. La celebrazione dell’Anno Internazionale della Famiglia, promosso dalle Nazioni Unite per il 2014, diviene l’occasione per riconoscere ed accogliere questa logica continuità. Il volume di M. Doldi “Matrimonio e famiglia. Uno sguardo lungo i secoli” (Edizioni San Paolo 2014) presenta il pensiero di tanti Autori, che, pur nella diversità delle epoche e dei contesti culturali, hanno gettato una luce armoniosa e coerente su un’istituzione che è sempre e ancora da amare, custodire e promuovere. La lettura di tanti Autori, che in senso ampio appartengono al pensiero della Chiesa è estremamente utile, perché, da una parte, rivela la continuità con ciò che l’umanità ha faticosamente costruito e, da un’altra, permette di cogliere il contributo che il cristianesimo ha portato. Il libro si compone di quattro parti: l’Epoca antica (I - VII secolo); l’Epoca di mezzo (VIII - XIII secolo); l’Epoca moderna (XIV XVIII secolo); l’Epoca contemporanea (XIX XX secolo) e offre 55 testimonianze su matrimonio e famiglia. Ciascuna è introdotta da alcuni dati storici sull’Autore, di volta in volta richiamato. Si presenta come uno strumento facile per avvicinare insegnamenti e testimonianze di vescovi, sacerdoti e laici, i quali nel corso della storia hanno reso testimonianza a quel patrimonio dell’umanità costituito insieme dal matrimonio e dalla famiglia. 8 Anno XXXI 11 Maggio 2014 PAG MUSEI SISTINI Tanti Auguri da tutta la Parrocchia Madonna della Speranza e dal Parroco Don Anselmo alla coppia Gabriella e ‘Zare che da 40 anni camminano insieme! Maltempo, visita del presidente Renzi nelle Marche Il presidente della Regione, Spacca: “Subito lo stato d’emergenza. Urgente dotarsi di strumenti adeguati ad affrontare i cambiamenti climatici” “Un grazie al presidente Renzi per la vicinanza, la solidarietà e l’impegno ad un tempestivo intervento del Governo nella fase dell’emergenza. La situazione è pesante in tutta la regione perché i torrenti hanno fatto sentire la loro potenza e violenza, creando situazioni di criticità su cui effettueremo una pronta ricognizione con i sindaci coinvolti. Per lo stato di emergenza e di calamità naturale stiamo agendo immediatamente: la modulistica per la raccolta dei danni, che i sindaci dovranno compilare, è già pronta, affinché la richiesta avvenga su elementi concreti e precisi”. Lo ha detto il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, al presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso della sua visita a Senigallia. Spacca, Renzi e il capo della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, hanno prima effettuato una ricognizione in elicottero delle aree alluvionate e poi hanno incontrato nella sede del Comune di Senigallia i sindaci delle aree maggiormente colpite. “Le precipitazioni particolarmente violente delle ultime ore hanno determinato una situazione critica – ha detto Spacca – Fenomeni che pongono non solo il problema di intervenire nell’emergenza e di ristorare i danni alle famiglie e alle attività economiche, ma anche di affrontare con gli strumenti adeguati il tema dei cambiamenti climatici così caro alla Ue. Tema che deve portarci a rivedere tutta l’infrastrutturazione del nostro territorio di fronte a fenomeni meteorologici che appaiono fuori dalla nostra esperienza. E’ per questo che, oltre ad approfondire l’emergenza, la Regione ha posto questo tema come prioritario nella prossima programmazione europea 2014-2020. Il governo regionale si è già adoperato per affrontare il problema del dissesto idrogeologico attraverso la legge sui fiumi che demandava alle Province la realizzazione degli interventi che, prevalentemente a causa del patto di stabilità, non sono ancora decollati, nonostante la possibilità di ricorrere a project financing utilizzando il materiale di risulta”. Spacca ha anche annunciato che sabato i ministri Galletti e Martina saranno nelle Marche per affrontare le questioni legate sia allo stato di emergenza che di calamità naturale. Il presidente ha infine nuovamente ringraziato tutti coloro che sono impegnati nella gestione dell’emergenza. “Questa calamità – ha detto - è affrontata in maniera straordinaria grazie alla generosità di tutte le forze in campo e alla responsabilità dei cittadini, disponibili a vivere questo episodio drammatico in pieno spirito di comunità. Ringrazio tutti loro a nome della Regione”. Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto” Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984 DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] DIREZIONE REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5) e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] AGENZIA GENERALE DI S. 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