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28 | CULTURA E SPETTACOLI
| MARTEDÌ 29 APRILE 2014
Eventi
d’arte
REGGIO EMILIA
I
n occasione della nona edizione
di Fotografia Europea, la Galleria Zannoni (presso Il Cortile, via
Guido da Castello, a Reggio Emilia) presenta il fotografo reggiano
Cesare Di Liborio. La mostra, curata da Monica Baldi, verrà inaugurata venerdì 2 maggio alle ore 20 e
resterà aperta fino all’8 giugno.
Ventisei scatti sviluppati in
bianco e nero sull’idea del labirinto. Un labirinto in cui grazie alle
mappe non ci si perde ma si attraversa. Un labirinto visto come possibile metafora della vita, un passaggio tra il conosciuto e lo sconosciuto. Ed è proprio il passaggio il
filo conduttore e la cifra stilistica
di tanti progetti dell’artista.
I labirinti quindi come metafora
della vita. Perché il labirinto? Il labirinto visto come luogo di passaggio o come luogo di paura e ansia.
Quel passaggio tra la vita e la morte, quel concetto di Eros e Thanatos
di cui così a lungo si è parlato fin
dai tempi antichissimi.
Ma in questi labirinti non ci si
perde mai, grazie alle mappe vi è
sempre una via d’uscita.
I progetti dei Labirinti sono due
e sono strettamente collegati tra loro. Negli scatti che compongono il
primo progetto sembra quasi di
perdersi tra i campi di mais ma alla
fine c’è sempre una strada per uscire dopo essere entrati nel labirinto
attraverso le due colonne del primo
scatto che ricordano esattamente
“Le Colonne d’Ercole”, progetto
realizzato precedentemente. E qui
tra sfocature e riprese nitide, a fuoco, si fa un cammino tra le gioie e i
dolori della vita. Perché l’artista
sceglie proprio i campi di mais? E
qui una certa relazione con il cinema, infatti è l’artista stesso che dice “quando nei film ci sono scene di
panico e paura, quando ci sono scene di azione in cui gli attori devono
fuggire, sono scene sempre girate
nel mezzo dei campi di grano. E così ho trovato nei pressi di Spilimbergo questo posto che mi ha subito affascinato e ho ritenuto adatto
LA MOSTRA L’esposizione alla Galleria d’Arte Zannoni presso “Il Cortile”
Il percorso della vita nei labirinti
del fotografo reggiano Cesare Di Liborio
n Ventisei scatti, a
cura di Monica Baldi,
saranno visibili a
partire da venerdì 2
maggio alle ore 20 e
resterà aperta fino all’8
giugno
per il progetto che avevo in mente.”
E poi il percorso prosegue nel secondo labirinto, “qui - come spiega
l’artista – ci accedi consapevol-
mente ma lungo il tragitto devi fornirti
di mappe quando hai la sensazione di
perderti. Fino alla mappa finale, l’ultima che ti farà capire cosa ci sarà al di là
della vita.” Ma tra mappe e percorsi anche qui si intravedono viottoli o strade
che ti portano sempre ad una via d’uscita. Questo secondo progetto è stato
realizzato in Toscana, nelle vie cave tagliate nella pietra di tufo risalenti all’epoca etrusca, le cave collegavano diversi insediamenti e necropoli nell’area
tra Sovana, Sorano e Pitigliano.
Fil rouge di quasi tutti i progetti
dell’artista è questo concetto di passag-
gio o trapasso tra la vita e la morte ma
ricorre spesso anche il tema della natura a partire da “Verde que te quiero
verde”, titolo tratto dall’opera di Garcia Lorca, progetto che narra il passaggio in un bosco immaginario per passare a “Colonne d’Ercole” dove c’è un
segno chiaro del passaggio tra conosciuto e sconosciuto per arrivare infine ai due progetti collegati dei Labirinthi.
E proprio su questo tema vorrei concludere con una frase scritta dal famoso critico francese Jacques Le Goff, recentemente scomparso, che scrisse il
testo critico di “Labirinthos II”, “Il labirinto è l’espressione terrestre della
ricerca di un passaggio che conduce
dal noto all’ignoto, attraverso un errare assalito da paure e da angosce che è
l’immagine stessa della vita, che non
sappiamo se andrà a concludersi nella
quiete o se si lascerà catturare e imprigionare dai meandri di spazi tortuosi
segnati o meno dai sentieri.”
Il progetto “Labyrinthos II” sarà presentato per la prima volta in Italia durante Fotografia Europea, è stato esposto nel 2011 ad Arles durante i Rencontres de la Photographie.