ATTUALITÀ 9 febbraio 2014 vita trentina 160 capi scout a confronto su un’urgenza educativa del nostro tempo L di Elisabetta Girardi o stesso Baden Powell definiva l’aspetto affettivo e sessuale dell’educazione “il più difficile ed uno dei più importanti” perché “riguarda ad un tempo il corpo, la mente, l’anima, la salute, la moralità, il carattere”. Lo sanno i capi scout dell’Agesci del Trentino Alto Adige, che quest’anno affrontano nel loro Progetto regionale proprio il tema dell’educazione all’amore. Sabato 1 e domenica 2 febbraio circa 160 capi trentini e altoatesini si sono riuniti a Santa Giuliana di Levico, presso la Villa S. Cuore dei padri dehoniani, in occasione dell’annuale “cantiere capi”, durante il quale si sono confrontati sul tema dell’affettività, facendo propria la sfida di “lasciar dischiudere se stessi e i loro ragazzi all’Amore”. A guidare i capi nella riflessione del primo giorno due psicologi e psicoterapeuti, Ilaria Nasti e Francesco Caputo, che hanno offerto alcuni spunti cercando di rispondere alle curiosità dei capi: L Ilaria Nasti e Francesco Caputo, psicologi e psicoterapeuti, hanno dato ai capi alcuni spunti di riflessione sul tema affettività e sessualità foto di Paolo Rizzi come orientarsi nella vita affettiva? Come allenarsi a riconoscere le proprie sensazioni ed emozioni? Come superare il senso di inadeguatezza rispetto al proprio corpo? Come valorizzare le differenze di genere? Questi temi sono stati proposti attraverso una riflessione che ha Il metodo scout propone ai giovani di vivere l’Amore come accoglienza, dialogo e dono reciproco interrogato i presenti in prima persona: i capi, uomini e donne, sono chiamati infatti a dare testimonianza del proprio percorso di crescita personale verso l’amore, lavorando loro stessi sulla scoperta e la piena realizzazione dell’identità dell’uomo e della donna che vogliono essere e a cui vogliono educare i ragazzi. Il giorno dopo i lavori del “cantiere” hanno preso un taglio più metodologico: divisi in tre gruppi a LE PROSPETTIVE D’IMPEGNO DEI CENTO ISCRITTI AL MASCI Scout adulti, altro che nostalgici! 60 anni dalla fondazione, il Movimento degli adulti scout non è stanco di cercare “strade e sentieri per domani”, come diceva la prima canzone fra quelle che sabato scorso hanno scandito, come in un fuoco di bivacco, l’incontro dei dieci gruppi trentini e altoatesini al Palazzo della Regione a Trento. “E’ raro cominciare un convegno con una chitarra ed un bel coro – riconosceva nel suo saluto il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta - ma questo è lo stile scout che appassiona tanti adulti, non solo giovani”. E che altre persone possano aggiungersi agli attuali 120 iscritti è l’auspicio espresso dal segretario regionale Paolo Carraro, del gruppo valsuganotto: “A metterci al servizio delle nostre comunità – ha precisato – non è la nostalgia, ma la consapevolezza di poter dare continuità anche in questa fase della vita alla nostra promessa di essere buoni cittadini e buoni cristiani”. Due relatori nazionali hanno saputo approfondire l’identikit dello scautismo per adulti, raccontato in tre freschi sussidi del Movimento. Peppe Angelone, calabrese, ha osservato che oggi “tutto si svolge in modo veloce e affannato, sembra che non rimanga più tempo per le relazioni” e gli adulti scout possono cercare e offrire insieme i luoghi più adeguati “per vivere un’esperienza spirituale e per riaccendere il desiderio sopito di vivere l’incontro con Gesù e consolidare il rapporto con Lui”. Per far crescere questa “maturità anche spirituale” i gruppi del Masci vivono al loro interno, come si evidenzia anche dalle pagine della loro “Gazzetta scout” il valore dell’amicizia vera, del- 9 seconda della fascia di età dei ragazzi che accompagnano, i capi hanno cercato di individuare gli strumenti del metodo scout che sostengono la loro azione educativa nel campo dell’affettività con i bambini, gli adolescenti e i giovani. A cominciare dalla coeducazione (lo stare insieme di ragazzi e ragazze), che per l’Agesci è una scelta, un valore e uno strumento. Il cammino di crescita proposto nello scautismo attraverso l’incontro tra i due sessi parte dalla conoscenza della propria identità di genere, conduce alla scoperta e alla conoscenza dell’altro, per instaurare con esso un dialogo costruttivo attraverso cui rileggere il proprio modo di essere uomo o donna, superare ruoli e modelli precostituiti e collaborare in modo fecondo. L’educazione all’amore passa dunque per il rispetto di se stessi e del proprio corpo, vissuto come dono di Dio e strumento di servizio al prossimo; si gioca nell’incontro e nella relazione con l’altro, da cui non si può prescindere per una piena consapevolezza di sé; propone di vivere l’Amore come accoglienza, dialogo e dono reciproco. Come realizzare questo progetto ambizioso con i lupetti, gli esploratori e i rover? Per un capo dell’Agesci educare all’amore vuol dire favorire le esperienze che valorizzino la profondità delle relazioni rispetto alla superficialità, la concretezza rispetto alla virtualità, sviluppando la capacità di cercare e cogliere la bellezza di ogni incontro, valorizzando l’originalità di ciascuno. Per i capi trentini il “cantiere” è stato anche l’occasione per scambiarsi suggerimenti e idee concrete di giochi o attività finalizzati a valorizzare le differenze uomo-donna e a realizzare, fin da piccoli, questo incontro creativo tra i due sessi. l INCONTRO SU FEDE E SOCIETÀ Celebrato in Regione il sessantesimo del Movimento che si ispira alla “promessa” di Baden - Powell foto Bernardinatti A Giovani musulmani, cittadini attivi omenica 2 febbraio si sono riunite, presso la sede del Centro Islamico di Trento in via Soprasasso 24/3, alcune delegazioni di giovani musulmani provenienti da tutto il Trentino Alto Adige, con alcuni ospiti anche dalle regioni vicine, per prendere parte ad una tavola rotonda sul tema “La fede come fattore di crescita e impegno per i giovani nella famiglia e nella società”. Si trattava di una riunione periodica per stare insieme e approfondire tematiche di interesse comune, organizzata dalla sezione di Trento del GMI (Giovani Musulmani d’Italia), associazione di promozione giovanile fondata nel 2001 e presente in diverse città d’Italia. I giovani musulmani del GMI si sentono parte integrante di questa società, vogliono crescere insieme ad essa, fare del bene a se stessi cosi come alla società in cui si trovano, e vivono la propria fede come un valore aggiunto. Il motto del GMI non a caso è “Protagonisti noi, con l’aiuto di Dio” e questo perché il pensiero alla base di questa associazione è che i giovani sono il futuro, non solo il presente, di conseguenza bisogna essere protagonisti della propria vita, delle proprie scelte, della propria società e comunità. All’incontro sono intervenuti il dott. Abdallah Kabakebji, fondatore e garante GMI, e la dott.ssa Sumaya Abdel Qader, fondatrice GMI; ha portato i suoi saluti l’assessore alla salute e solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re. Oltre a questi incontri regionali, tra le altre attività della sezione di Trento ci sono gli incontri settimanali che si svolgono la domenica mattina al Centro Islamico di Gardolo, durante i quali si affrontano tematiche culturali, sociali e religiose. Accanto alla formazione e all’apprendimento trovano spazio anche momenti ricreativi e di socializzazione. Gli incontri sono gestiti dai ragazzi stessi in collaborazione con il Centro Islamico che concede gli spazi e collabora nel fornire conoscenza ed esperienza. La sezione del GMI a Trento organizza anche campeggi, gite, concorsi, feste in occasione di ricorrenze religiose e altre attività, collaborando propositivamente anche con le organizzazioni di volontariato locali. D l’essenzialità che è il contrario dell’apparire, dell’ascolto che prevale sul chiacchiericcio tanto biasimato da papa Francesco. L’ex presidente nazionale Riccardo Della Rocca ha messo in guardia dal rischio che “le parole della Promessa e della Legge si riducano a rito, a quadretto di famiglia, o rappresentino un irrealizzabile “libro dei sogni”. Ha indicato come riferimenti per lo scautismo degli adulti il principio della della centralità della persona umana e la sua dignità ed il principio della solidarietà” con Dio, con gli altri e con il Creato da salvaguardare. Dopo aver “narrato” la ricchezza dello scautismo nella sua vita di religioso, il dehoniano padre Marfi Pavanello ha evidenziato perchè la legge e la promessa possono essere strumenti validi come bussola, mappa e binocolo “per tutta la vita”, anche nella fase della maturità. Da assistente ecclesiastico dell’Agesci, padre Marfi ha richiamato il rapporto del Masci con l’associazione (un saluto era stato portato dal responsabile regionale Toni Santoni), sottolineando anche la presenza in sala della Federazione Scout d’Europa e degli scout musulmani. Le porte dei gruppi locali del Masci sono aperte anche a chi non ha praticato lo scautismo da giovane ma si ritrova nello stile e nei valori del Movimento, i quali – lo ha testimoniato anche don Giampaolo Giovanazzi, assistente con tessera di lunga data – sono in grado di coinvolgere nel servizio tante persone, anche in terra di missione. Dal convegno regionale, moderato dal giornalista Diego Andreatta, è venuta anche la spinta a testimoniare i buoni rapporti tra trentini e altoatesini in un’esperienza di fraternità esemplare anche in altri campi.
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