שבועון - shalom7

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EBRAISMO INFORMAZIONE CULTURA
SETTIMANALE
‫שבועון‬
SHALOM‫שלום‬
Obama e Netanyahu sempre così diversi
L’America accusa Bibi di essere un vigliacco
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S A B A T O
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Adepti arruolati su Internet
pronti a colpire con ogni arma
Le indicazioni sui social network per attaccare
in Occidente. "Usate i coltelli e se non li avete
investite civili con le auto"
L’
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attacco al Parlamento canadese da parte
dell’jihadista Michael Zehaf-Bibeau, convertito all'Islam, alza il velo sul metodo con cui il
Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi riesce a
beffare i più sofisticati sistemi anti-terrorismo dei Paesi
occidentali. L’ex reclutatore dei talebani Mubin Shaikh,
oggi collaboratore della sicurezza canadese, lo riassume
con l'espressione «Jihadi Dawa» ovvero «invito a praticare la guerra santa». Per comprendere di cosa si tratta
bisogna ascoltare Aymenn Jawad al-Tamimi, il ricercatore della Oxford University che da due anni analizza
ogni mossa del «Califfo Ibrahim»: «Si serve del web per
diffondere in maniera sofisticata e professionale l'invito
alla Jihad adoperando non solo i siti estremisti tradizionali ma anche i social network, riuscendo a trasformare
la sua ideologia in un contagio».
Se l'Al Qaeda delle origini si limitava a postare messaggi video del leader Osama Bin Laden e filmati di addestramenti, ora la «Jihadi Dawa» si nutre di dissertazioni
sul Corano, possibilità di dialogare sui social network e
video altamente professionali per spiegare non solo come si combatte o additare i nemici da colpire ma anche
per descrivere le aspettative di vita nello Stato Islamico.
Proprio tale sovrapposizione fra Jihad e nuove tecnologie è all'origine del crescente successo con le donne - da
Denver a Parigi - perché i reclutatori sono abili, attraverso i social network, a guidare le «conversazioni» in maniera da spingere ragazze adolescenti a «cercare la felicità, un marito e dei figli nel Califfato» spiega al-Tamimi. Ciò spiega la moltiplicazione della minaccia di «lupi
solitari» rispetto alla stagione in cui Al Qaeda colpiva
nelle capitali europee, da Madrid a Londra, con gruppi
organizzati. «Isis non dispone ancora di basi organizzate, capaci di mettere a segno attacchi sofisticati - spiega
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I
Sito neonazista.
Altre minacce contro Steinhaus
I sito internet antisemita «Holywar», i cui promotori sono indagati dalla Procura di Bolzano per diffusione di odio razziale, torna a colpire. Tra le figure
prese di mira da «Holywar» nella sua pagina italiana è tornata a comparire contro cui i promotori del sito
avevano già scagliato le proprie accuse: l'esponente
della comunità ebraica di Merano Federico Steinhaus.
Quest'ultimo era stato autore della denuncia che aveva
portato la Procura di Bolzano a indagare sui promotori
del sito internet ed è dunque tornato recentemente a
essere un target del gruppo antisemita.
A denunciare l'inasprimento dei toni nei confronti della
comunità ebraica era stata alcune settimane fa la presidente della Comunità ebraica di Merano Elisabetta Rossi Innerhofer. Dei segnali che intimoriscono la comunità
un alto funzionario europeo da Londra - e dunque adopera il web per diffondere un'ideologia tesa a radicare il
proprio messaggio nelle comunità musulmane in Occidente». Ma Mubin Saikh aggiunge: «I video che postano online sono di tale qualità che non possono essere
confezionati a Raqqah o Mosul». Da qui l'ipotesi, all'esame di più agenzie anti-terrorismo, che Isis sia riuscita a
creare in Europa e in Nordamerica dei centri di produzione di propaganda digitale, pensati e realizzati per
fare breccia nei musulmani o convertiti europei. E spingerli ad attacchi che possano mettere in difficoltà i governi impegnati nei raid sul Califfato. Con qualsiasi arma: «Usate in coltelli - è l'invito - e se non li avete investite i civili con le auto». Si spiega così anche il testo di
una circolare inviata a prefetti e questori italiani dal
Dipartimento di Pubblica Sicurezza nel quale si invita a
porre la «massima attenzione» per «evitare gesti emulativi ed estemporanei di singoli soggetti» che potrebbero
entrare in azione anche nel nostro Paese.
È un timore che nasce anche dai risultati dell'inchiesta
australiana sull'arresto della cellula che si proponeva di
mozzare teste di passanti catturati a caso in una strada
di Sydney. L'altro esempio viene dal Sinai, dove i jihadisti di «Bait alMaqqdis» dopo aver giurato fedeltà al Califfo, hanno iniziato a decapitare i militari egiziani catturati affermando di «richiamarsi agli esempi di esecuzioni diffuse sul web da Isis», premunendosi di precisare
che «non abbiamo avuto contatti diretti».
MAURIZIO MOLINARI
La Stampa.
ebraica fa parte ora anche questo nuovo Internet attacco a Steinhaus. Nella Pagina italiana di Holywar l'esponente meranese della comunità ebraica viene accusato
di «diffondere l'odio contro tutti i non ebrei, incitando
alla discriminazione del popolo cristiano per motivi religiosi». Con toni altisonanti le mie accuse proseguono
indicando in Steinhaus un «intoccabile membro della
cupola ebraica che detta legge alla magistratura italiana». Con il pretesto di «difendere» la religione cristiana,
l'attacco di Holywar a Steinhaus si conclude poi con una
citazione dal Vangelo di Giovanni riguardante il Regno
dei cieli. Il pm Igor Secco ha chiesto il giudizio di Alfred
Olsen, dell'amministratore Antonio Rino Scipione Tagliaferro, del ferrarese Paolo Baroni, definito come il
principale collaboratore di Tagliaferro, di Claudio Fauci,
di Nola (Na), che avrebbe tradotto in francese alcuni
filmati; Aniello Di Donato, di Santa Maria Capua Vetere
(Ce), secondo il pm responsabile di traduzioni.
CORRIERE DELL'ALTO ADIGE
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DOMENICA
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Nasce un archivio dedicato
a Toaff, l'uomo del dialogo
C
L'annuncio al MAXXI
all'asta 35 opere di privati
i sono gli "scatoloni segreti", pieni di lettere indirizzate a familiari o persone che chiedevano
consigli, custoditi nei magazzini della scuola
ebraica, i documenti di carattere pubblico e i
carteggi con le istituzioni, la raccolta "amatoriale" di testimonianze e articoli di giornali messa insieme da quel
grande studioso di storia dell'ebraismo che fu Emanuele
Pacifici. Tutto questo materiale, migliaia di carte, libri,
fotografie, documenti, entreranno a far parte dell'Archivio pubblico dedicato al rabbino emerito di Roma Elio
Toaff, che dall'alto dei suoi 99 anni, quando ha saputo
dell'iniziativa ha commentato: «Bene, bene, andate avanti, se avete bisogno del mio aiuto non esitate a chiedermelo».
La creazione dell'Archivio, nonché la ristrutturazione degli asili ebraici dedicati allo stesso Toaff e il progetto di
sostegno di una scuola in Pakistan assieme alla Comunità di Sant'Egidio, saranno annunciati domani sera nel
corso di un evento al Maxxi.
«Obiettivo della serata sarà quello di raccogliere i fondi
necessari per queste tre iniziative - spiega Ermanno Tedeschi, curatore e imprenditore nel mondo dell'arte contemporanea, da 5 anni presidente della Fondazione Elio
Toaff - Verranno messe all'asta 35 opere donate da privati e da grandi artisti, raccolte con l'aiuto di Mirella Haggiag, presidente della Jerusalem Foundation Italia. L'asta
sarà battuta da Sotheby's nel corso della serata presentata da Lorena Bianchetti, alla cena parteciperà il ministro
dei Beni culturali Dario Franceschini, i principali rappresentanti della Comunità ebraica e personaggi di rilievo
del mondo culturale e imprenditoriale italiano». Ci si potrà dunque aggiudicare la menorah di Ugo Nespolo, "Paul
Celan Poeta" di Giosetta Fioroni, una marina di Philippe
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Villa Torlonia. Apre ai romani
il bunker di Mussolini
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veva paura per i suoi figli, tanto che decise che
non bastavano più i due rifugi antiaerei ricavati dalle due cantine, usate dalla famiglia Torlonia per conservare il vino, create sotto un laghetto artificiale, detto «del Fucino». Per questo Benito
Mussolini fece costruire un bunker sotto villa Torlonia,
molto più adeguato ai continui bombardamenti aerei a
cui veniva sottoposta la città. Posto a sette metri di profondità, di cui quattro metri di cemento armato separano
la superficie del giardino dalle camere con le pareti a
forma di cilindro (per attutire l'onda d'urto delle bombe).
Questo bunker ipertecnologico (iniziato nel 1942 e mai
terminato) pensato quando la guerra diventava sempre
più feroce è uno dei misteri sotterranei che Roma conserva. Le tre strutture, di cui due collegate tra loro (bunker e rifugio), sono ora visitabili grazie ad un progetto
Bolakia, le foto di Gea Casolaro, il ritratto di Toaff di
DAN. REC., una terracotta dipinta di Kazumasa Mizokami ed altro ancora.
Il titolo della serata, "Dialogo", vuole essere un omaggio
all'uomo che del dialogo, tra le fedi, con le istituzioni, con
la gente comune, ha fatto la sua principale ragione di
vita. «L'archivio, che aprirà nel 2016 - spiega Tedeschi conterrà un patrimonio inestimabile dal punto di vista
culturale e religioso, che racconterà non solo la storia del
suo mandato e dei 50 anni di rabbinato a Roma, ma sarà
anche un libro di storia, sull'evoluzione dei tempi e dei
costumi». E dunque le corrispondenze con il Vaticano
prima e dopo la visita di Giovanni Paolo II in sinagoga il
13 aprile dell'86, la corrispondenza con le istituzioni, in
primis il Presidente della Repubblica Pertini nella difficile
fase che seguì l'attentato al Tempio Maggiore, il legame
con Giovanni XXIII, i documenti del periodo delle leggi
razziali, del rabbinato di Ancona, poi di Venezia, la nomina infine a Roma nel 1951, carica che mantenne fino al
2001, quando gli succedette rav Riccardo Di Segni. «L'idea è quella di creare un archivio pubblico - spiega ancora Tedeschi - che diventi strumento di divulgazione e
faccia conoscere anche all'esterno l'uomo che fu la massima autorità spirituale e morale del mondo ebraico dal
dopoguerra agli anni duemila. E non solo: Toaff, nato a
Livorno il 30 aprile del 1915, fu anche un grande patriota,
partigiano in Versilia e vide con i suoi occhi le vittime
della strage di Sant'Anna di Stazzema. Verrà costituita
una commissione scientifica, di cui farà parte anche un
rappresentante della famiglia Toaff, che analizzerà questa documentazione. E abbiamo in programma borse di
studio per i giovani. La sede dell'Archivio? Forse proprio
alcuni locali oggi inutilizzati degli asili ebraici».
FRANCESCA NUNBERG
Il Messaggero, 26 ottobre 2014
frutto della collaborazione tra Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina e l'associazione culturale di ricerche
speleo-archeologiche «Sotterranei di Roma». Una visita
questa «che ci ricorda quanto sia importante coltivare la
memoria, anche in Europa che ha superato quei nazionalismi che portarono alla guerra», dice il sindaco Ignazio Marino durante il percorso di inaugurazione. A visitare i rifugi e il bunker anche l'ex-sindaco Walter Veltroni che fu il primo a promuovere nel 2006 l'apertura di
questo pezzo di storia nascosta al pubblico. «Mancavano solo le tecnologie attuali e questo sarebbe stata una
struttura tale da poter sopportare un attacco atomico»,
racconta Lorenzo Grassi, coordinatore del progetto per
«Sotterranei di Roma». Esposti anche gli appunti del
Duce sulle lungaggini dei lavori, sui tempi e sui costi di
Roma, lamentele che strappano un sorriso a Marino e
Veltroni. Le visite in sei lingue (compreso l'ebraico) iniziano da venerdì 31 ottobre.
MARIA ROSARIA SPADACCINO
Il Corriere della Sera, 26 ottobre 2014
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L U N E D I
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Israele, la svolta del Presidente
fiori per la strage dei palestinesi
C
on un gesto senza precedenti nella storia del
suo Paese, ieri il capo dello Stato israeliano
Reuven Rivlin ha chinato la testa e deposto
una corona di fiori a Kafr Qassem sulla lapide
che ricorda i 49 palestinesi ( uomini, donne e bambini )
uccisi da un reparto della Guardia di frontiera israeliana
il 29 ottobre 1956. «Qui ha avuto luogo un crimine terribile« ha esclamato di fronte ai responsabili civili e religiosi della città. «Ci fu un ordine illegale, su cui sventolava una bandiera nera. Dovremo educare le generazioni future, e trarre le lezioni necessarie». Nell'imminenza
di un nuovo conflitto regionale l'esercito israeliano aveva proclamato il coprifuoco, ma molti agricoltori palestinesi si trovavano nei campi e rientrando a casa furono
falciati dal fuoco dei militari. Gli autori della strage ven-
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Gerusalemme, funerali dell’attentatore
simpatizzante di Hamas, disordini
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D
isordini si sono verificati la scorsa notte in
diversi rioni palestinesi di Gerusalemme est
durante i funerali di Abdel Rahman a-Shaludi,
l’attentatore simpatizzante di Hamas che
mercoledi' ha travolto passanti ebrei con la propria automobile ed e' stato poi ucciso mentre tentava la fuga.
Per volere della polizia, alla sua inumazione hanno potuto assistere solo venti persone.
Ieri a Gerusalemme sono affluiti altri 1000 agenti israeliani per aiutare i 5000 gia' impegnati nel confrontarsi
con una serie di manifestazioni palestinesi di protesta
che proseguono da settimane.
nero processati e subirono condanne pesanti, ma dopo
tre anni ebbero tutti l'amnistia. Ogni anno Kafr Qassem
celebra una commemorazione solenne per le vittime.
Per la prima volta, però, quest'anno ha deciso di «partecipare in prima persona al dolore» della città anche il
presidente israeliano. Rivlin ha riconosciuto che «la popolazione araba in Israele ha sofferto per anni di discriminazione», polemizzando a distanza con la destra radicale ebraica.
LA REPUBBLICA, 27 OTTOBRE 2014
Gerusalemme, i funerali
della seconda vitima
dell’attentato
S
i sono svolti questa mattina a Gerusalemme i
funerali della seconda vittina dell’attentato, avvenuto la scorsa settimana con una auto lanciata contro la folla su un marciapiede della linea
del tram.
Si tratta di una ragazza equatoriana di 22 anni, Karen
Yemima Mosquera, che si trovava in Israele per completare il ciclo di studi in vista della sua conversione all’ebraismo.
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MARTEDI
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Nigeria, Boko Haram.
La ragazze superstiti si raccontano:
"Noi, stuprate, obbligate a convertirci e a uccidere"
"U
no di loro mi ha violentata. Continuavo a
pregarlo di lasciarmi sola con la mia bambina, ma lui non mi ha ascoltato. Mi ha
detto di metterla giù, e così ho fatto"...
"La prima volta che volevano farmi uccidere un uomo, il
mio corpo ha iniziato a tremare e sono caduta a terra.
Così mi hanno obbligato ad alzarmi e a guardare mentre
uccidevano una seconda persona. A quel punto ho pensato che avrei dovuto rubare una pistola dai ribelli e
uccidermi, tanto mi avevano insegnato a sparare"....]
"Quando ho capito che mi avrebbero obbligato a sposarmi, ho fatto finta di avere dei dolori alla pancia. Così
hanno temuto che fossi positiva all'Hiv, e mi hanno portata in ospedale per un test: è in questo modo che sono
scappata dal campo"...
A parlare sono Gloria, Hadiza, Hauwa: tre giovani ragazze nigeriane rapite - e poi scappate - dai terroristi di
Boko Haram. Le loro sono storie terribili. Storie che parlano di rapimenti, stupri, minacce e violenze di ogni
genere. Le loro testimonianze - raccolte sul campo dai
ricercatori di Human Rights Watch - sono state pubblicate oggi, nell'ennesimo drammatico giorno per la Nigeria. È di oggi, infatti, la notizia di un altro rapimento: il
gruppo estremista islamico Boko Haram ha colpito ancora, sequestrando oltre 30 ragazzi e ragazze durante
un attacco a un villaggio nello stato nordorientale nigeriano di Borno.
"Negli ultimi due giorni gli insorti di Boko Haram hanno
attaccato Mafa e rapito 30 ragazzini dai 13 anni in su e
ragazzine dagli undici anni in su", ha dichiarato Shetti-
ma Maina, capo del villaggio di Mafa, aggiungendo che
i maschi verranno probabilmente costretti a combattere
con i jihadisti di Boko Haram.
L'attacco è avvenuto venerdì, ma da quest'area le notizie arrivano con giorni di ritardo perché gli estremisti
islamici hanno distrutto i ripetitori telefonici. Il sequestro, che segue quello di 60 donne e ragazze in due villaggi cristiani del vicino stato di Adamawa, getta ulteriori ombre sulla speranza di una prossima liberazione
delle 219 studentesse rapite in aprile, sorta dopo l'annuncio di un controverso cessate il fuoco da parte del
governo nigeriano. Gloria, Hadiza, Hauwa e poche altre
sono state le più fortunate, ma centinaia di giovani si
trovano ancora nelle mani dei terroristi.
Intanto raccontano alla Cnn, gli abitanti di Mafa, molti
residenti di questo e altri villaggi vicini sono fuggiti
verso la città di Maiduguri, capitale dello stato di Borno,
per sfuggire alle razzie e gli attacchi degli islamisti.
Razzie e attacchi che proseguono quotidianamente, a
dimostrare ancora una volta l'immobilismo della comunità internazionale.
GIULIA BELARDELLI
L’HUFFINGTON POST
Roma, presentato il Pitigliani Kolno'a Festival:
cinematografia dedicata all’Ebraismo e Israele
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È
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Dal 1 al 5 novembre
stata presentata oggi la IX edizione del PITIGLIANI KOLNO'A FESTIVAL, la rassegna cinematografica che ha per tema ‘Ebraismo e Israele nel cinema’, curata da diretto da Ariela
Piattelli e Dan Muggia.
Le proiezioni sono programmate dall’1 al 4 novembre
presso la Casa del Cinema di Roma e l’ultimo giorno, 5
novembre, presso il Centro Ebraico Pitigliani (Via Arco
dè Tolomei, 1).
Film di apertura sarà GETT, di Ronit e Shlomi Elkabetz,
che uscirà nelle sale italiane il prossimo 20 novembre,
distribuito da Parthénos, pellicola appena scelta da
Israele per la corsa all’Oscar come miglior film straniero.
Applaudito all’ultimo Festival di Cannes, il film chiude
una trilogia iniziata nel 2004 con To Take a Wife e proseguita nel 2008 con 7 Days. Protagonista del film è Viviane Amsalem (interpretata da Ronit Elkabetz, anche
regista e sceneggiatrice insieme al fratello Shlomi), una
donna che da cinque anni cerca invano di ottenere il
divorzio dal marito Elisha, davanti all’unica autorità che
in Israele possa concederglielo: il tribunale rabbinico.
L’ostinata determinazione di Viviane nel voler conquistare la propria libertà si scontra con l’intransigenza di
Elisha e con il ruolo ambiguo dei giudici. In tribunale
sfilano i testimoni convocati dalle parti, mentre il “processo” si trascina coi suoi contorni al tempo stesso
drammatici e assurdi.
Tra gli ospiti, l’attrice Gila Almagor, definita l’Anna Magnani del cinema israeliano, che presenterà Matzor
(Assedio, 1969) del regista italiano Gilberto Tofano, figlio di Sergio Tofano.
Quindi, l’Omaggio all'attore e regista Assi Dayan, con la
proiezione di alcuni suoi lavori, tra cui Life According to
Agfa (interpretato proprio dalla Almagor)
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MERCOLEDI
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Amministrazione americana,
Netanyahu è un codardo,
una 'cacchetta di pollo'
Il premier israeliano replica: sono
attaccato perché non faccio
concessioni sulla sicurezza di Israele
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tretti alleati, ma sempre più in crisi. I segnali di
tensione fra Israele e Stati Uniti si moltiplicano
e il mensile americano The Atlantic cita un'alta
fonte dell'amministrazione Obama secondo la
quale il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu
è un "chickenshit", ovvero "codardo" che pensa solo alla
sua sopravvivenza politica.
Dall'ufficio di Netanyahu esce una secca risposta: il
primo ministro "continuerà a sostenere gli interessi della sicurezza di Israele e gli storici diritti del popolo
ebraico a Gerusalemme, e nessuna pressione potrà
cambiare questo stato di cose".
Ma dalla Polonia, dove è in visita ufficiale, il presidente
israeliano Reuven Rivlin cerca di ricucire con una battuta. "La politica israeliana è basata su tre principi - ha
detto oggi alla radio - il primo sono i rapporti con gli
Usa, il secondo sono i rapporti con gli Usa e il terzo, non
meno importante, i rapporti con gli Usa".
Il quadro che offre l'analisi su The Antlantic è molto
meno roseo. Secondo il mensile, attualmente i rapporti
"sono i peggiori mai avuti e peggioreranno dopo le elezioni di midterm a novembre". L'anno prossimo, si legge ancora, l'amministrazione Obama "potrebbe ritirare
la copertura diplomatica d'Israele all'Onu, ma ancora
prima le due parti si aspettano uno scontro sull'Iran".
Che Obama e Netanyahu non si siano mai amati non è
un mistero, ma il giudizio attribuito ad un alto esponente dell'amministrazione Obama è decisamente sprezzante.
Netanyahu è "chickenshit", afferma la fonte, usando un
termine dello slang americano che vuol dire letteralmente "cacchetta di pollo" e indica un vigliacco che non
conta nulla. "La buona cosa di Netanyahu è che ha troppa paura per lanciare guerre - afferma la fonte - la cattiva è che non farà nulla per raggiungere un accordo
con i palestinesi o con i paesi arabi sunniti. L'unica cosa
che gli interessa è proteggersi da una sconfitta politica.
Non è Rabin, non è Sharon, non è certo Begin. Non ha
le palle".
"Sono stato sul campo di battaglia numerose volte. Ho
rischiato la mia vita per il Paese": con queste parole il
premier Benyamin Netanyahu ha reagito.
"Tutte le volte in cui a Israele vengono rivolte pressioni per allentare la sicurezza nel Paese, la cosa piu'
semplice da fare e' concederle", ha osservato il premier in un discorso al Parlamento israeliano, la Knesset. "Si ottiene cosi' un giro di applausi, cerimonie,
apprezzamenti, e poi di nuovo missili e tunnel a minare la nostra serenita'. Io, pero', non sono disposto a
fare concessioni che possano mettere in pericolo il
nostro Stato".
Netanyahu 'pavido'?
Web si scatena con foto contro Obama
M
entre il premier israeliano e' accusato di
''vigliaccheria'' da fonti anonime dell'amministrazione Usa, sul web in Israele hanno
fatto irruzione due immagini polemiche.
Nella prima Benyamin Netanyahu appare, poco piu' che
ventenne, nella divisa di una unita' scelta israeliana. E'
affiancato da un Barack Obama, pure ventenne, seduto
trasognato su un divano, con una sigaretta in mano.
''Chi e' qui il vigliacco?'' si domanda un lettore nel forum
online di un quotidiano economico. ''Obama - incalza
una lettrice - e' stato eletto solo grazie al colore della
sua carnagione''. Un altro le replica che Netanyahu si e'
'guadagnato' l'antipatia di Obama quando ha ''venduto
l'anima'' a Sheldon Adelson, un uomo d'affari statunitense, ebreo, finanziatore del partito repubblicano.
Un altro lettore invita a mettere a raffronto la popolarieta' di Obama e di Netanyahu nei rispettivi Paesi. Il primo, conclude, sta per uscire di scena, a differenza del
premier israeliano.
Sull'origine delle immagini circolano intanto ipotesi diverse. Potrebbero essere state divulgate da un esponente politico statunitense.
Stormfront: rischio
processo per 29 a Roma
Su web minacce a ebrei, Saviano
e sindaco Lampedusa
Chiusura delle indagini e rischio processo, a Roma, per
29 indagati accusati in relazione alla pubblicazione, sul
forum italiano di "Stormfront", di post, attraverso pseudomini, incentrati sulla superiorita' o sull'odio razziale.
Il pm Luca Tescaroli contesta, a seconda delle posizioni,
i reati di diffusione di idee fondate sull'odio razziale ed
etnico e incitamento a commettere atti di violenza, diffamazione e minacce. Tra gli indagati Diego Masi, ritenuto uno dei moderatori del sito. Tra i soggetti presi di
mira nei post gli ebrei, il sindaco di Lampedusa Giuseppina Maria Nicolini, lo scrittore Roberto Saviano e l'esponente politica romana Carla Di Veroli.
Quella conclusa dal pm Tescaroli costituisce un'ulteriore tranche dell'inchiesta su Stormfront che nel novembre 2012 sfocio' nell'arresto di quattro persone e la condanna di Daniele Scarpino ritenuto l'ideologo del gruppo, a due anni e mezzo di reclusione, e dello stesso
Masi, di Luca Ciampaglia e di Mirko Viola a due anni e
due mesi.
(ANSA).
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G I O V E D I
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Gerusalemme, Hamas fa ironia
su rabbino Glick gravemente
ferito in attentato
“A
bruciapelo, da Gaza a Gerusalemme'':
con questo testo su Twitter un portavoce di Hamas - secondo la televisione israeliana Canale 10 - ha espresso
apprezzamento per l'attentato al rabbino Yehuda Glick
e l'ha accompagnato con una caricatura che lo irride.
Nella vignetta Glick appare mentre tiene in mano un
candelabro e una mitraglietta Uzi. Su uno scooter vicino
sono appostati due palestinesi. ''Punta piu' in alto, Abu
El-ez', consiglia dal sellino una donna al giovane che si
accinge a sparare.
In precedenza un portavoce di Hamas aveva scritto
Israele a Svezia: Medio Oriente
è più complicato del montaggio
di un mobile di Ikea
Lo Stato ebraico indispettito
dal riconoscimento della Palestina
I
l riconoscimento dello Stato della Palestina da parte
della Svezia è stato un atto "infelice" e il dossier del
Medio Oriente è "più complicato del montaggio dei
mobili di Ikea". Lo ha sottolineato il governo di Israele, che per punzecchiare Stoccolma ha scelto la via del
sarcasmo e preso di mira il 'colosso' dei mobili.
"Si tratta di una decisione infelice, che rafforza gli elementi estremisti e la politica del rifiuto dei palestinesi",
ha affermato il ministro degli Affari Esteri, Avigdor Lie-
su twitter: ''Benedette le mani che hanno premuto il
grilletto''.
berman, in un comunicato.
"Il governo svedese deve comprendere che le relazioni
in Medio Oriente sono più complicate del montaggio dei
mobili di Ikea e che occorre agire in questo settore con
responsabilità e sensibilità", ha aggiunto.
Il ministro degli Esteri svedese, Margot Wallstroem, ha
annunciato che il suo governo riconoscerà per decreto
lo stato della Palestina.
L'iniziativa svedese provoca "grossi danni e non ha alcuna utilità", si è ancora lamentato il ministro israeliano.
Lieberman ha ripetuto che i negoziati tra israeliani e
palestinesi vanno secondo lo stato ebraico anteposti al
riconoscimento dello Stato palestinese. Iniziative come
quella della Svezia "rafforzano le esigenze irrealistiche
dei palestinesi e allontanano la possibilità di un accordo", ha osservato Lieberman.
(FONTE AFP)
Israeliani e palestinesi
in disaccordo anche su ora legale
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sraeliani e palestinesi non si mettono d'accordo
nemmeno sull'ora legale. Quest'anno il divario è
stato solo di due giorni, con i palestinesi tornati
all'ora solare nella notte fra giovedì e venerdì e gli
israeliani, in linea con l'Europa, che hanno spostato le
lancette degli orologi alle prime ore di domenica. Ma
l'anno scorso la differenza oraria in autunno è durata
per un mese, creando non poche difficoltà nella vita
quotidiana di due società che di fatto sono interconnesse.
A complicare le cose, racconta il New York Times, non
sono solo ragioni politiche ma anche religiose. In passato Israele ha rinviato il cambio dell'ora su pressione degli ultraortodossi per tutelare le festività ebraiche, che
iniziano e terminano all'ora del tramonto. Quest'anno il
governo ha scelto di allinearsi all'Europa anche perchè i
partiti religiosi sono all'opposizione.
Il fattore religioso pesa anche sui palestinesi, che
quest'anno sono tornati all'ora solare di venerdì, giorno
di riposo e preghiera per i musulmani. Nel 2011, quando
il mese sacro di digiuno del Ramadan è caduto in piena
estate, i palestinesi non hanno fatto altro che spostare
gli orologi: il primo agosto sono tornati all'ora solare, il
30 agosto a quella legale e il 30 settembre di nuovo a
quella solare, due giorni prima di Israele. Se tutto questo sembra un pò complicato possiamo anche aggiungere che per due volte vi sono state differenze orarie anche fra la Cisgiordania, guidata dai palestinesi laici di
Fatah, e la Striscia di Gaza sotto il controllo degli islamisti di Hamas.
(ADNKRONOS)
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VENERDI
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Parashà di Lekh Lekhà
Non basta amare la giustizia,
bisogna anche condannare l’ingiustizia
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n questa parashà viene raccontato l’episodio della separazione tra Avraham e suo nipote Lot e le
tragiche conseguenze della decisione di Lot di scegliere Sodoma come residenza. A seguito di un litigio
tra i pastori di Avraham e quelli di Lot, Avraham disse a
Lot: “Evitiamo discordie tra noi due e tra i nostri pastori
perché siamo parenti. Hai davanti a te tutto il paese,
fammi il favore di separarti da me, se andrai a sinistra
io andrò a destra, se andrai a destra io andrò a sinistra.
E Lot alzò gli occhi e vide la valle del
Giordano che prima che l’Eterno distruggesse Sodoma e Gomorra era tutta
irrigata fino a Tzo’ar come il giardino
dell’Eterno, come l’Egitto” (Bereshìt Genesi, 13: 8-10). E poco più avanti è
scritto che “gli abitanti di Sodoma erano assai malvagi e peccatori nei confronti dell’Eterno” (ibid., 13:13).
(Francia, 1040-1104) al versetto “Se
andrai a sinistra io andrò a destra”
commenta: “Ovunque andrai ad abitare non mi allontanerò da te e ti sarò
da scudo e di supporto e così avvenne
che fu raccontato ad Avraham che il
suo parente era stato preso prigioniero” (ibid., 14:13-14).
Il Midràsh presenta delle spiegazioni ambivalenti a questo episodio che
mettono in evidenza il dilemma nel
quale si trovava Avraham. I sodomiti
erano malvagi e Lot scelse proprio la
loro città, attratto dalle ricchezze del
posto. Il Midràsh Rabbà (Lekh Lekhà, 41:45, Ed. Amsterdam, 1720) commenta che nel scegliere Sodoma, Lot
“si allontanò dall’Antico del Mondo [cioè dall’Eterno]
affermando che non desiderava né Avraham né il suo
Dio”. Nello stesso Midràsh è detto: “R. Yudà afferma:
«Avraham nostro patriarca sollevò ira quando Lot, figlio
di suo fratello, si separò da lui; il Santo Benedetto disse:
‘lui [Avraham] si accompagna a tutti e a Lot che è suo
parente non si accompagna’»”.
D’altra parte, nello stesso passo midrashico un altro
Maestro della Mishnà afferma: “Il Santo Benedetto si
adirò [con Avraham] quando Lot andava insieme con il
nostro patriarca Avraham. Il Santo Benedetto disse: «gli
ho detto che ho dato questo paese alla sua discendenza
e lui aggrega a se Lot figlio di suo fratello come erede;
se è cosi, che vada a prendere due trovatelli dalla strada e li faccia ereditare come vuole fare con il figlio del
fratello»”.
Il commento Yefè Toar al Midràsh Rabbà di (Costantinopoli, 1525-1595), citato nell’opera antologica Me’am
Lo’ez, racconta che in Cielo avvenne figurativamente
una grande discussione tra l’Eterno e i gli angeli riguar-
do al comportamento di Avraham nei confronti del nipote
Lot. Gli angeli sostenevano che Avraham era passibile
di pena di morte perché si era accompagnato a Lot e per
questo motivo la Presenza Divina [cioè la profezia] si era
allontanata da Avraham per tutto il tempo in cui Lot era
con lui. Nonostante ciò, quando Avraham disse a Lot di
separarsi, il Santo Benedetto si adirò con lui e gli disse:
“Anche se Lot è malvagio e non doveva starti a fianco,
non dovevi porre una così grande separazione tra di voi
dal sud al nord. Avresti dovuto tenertelo
vicino e in questo modo avrebbe potuto vedere le tue buone azioni e tornare
sulla retta via”. Il Me’am Lo’ez conclude
che da qui si impara che bisogna avvicinare i parenti e non ignorarli anche se
sono dei miserabili.
(Lituania, 1910-2012, Gerusalemme)
nell’opera Divrè Haggadà (pp. 30-31)
commenta che Lot seguì Avraham nei
suoi viaggi perché sperava di diventarne l’erede. Tuttavia era certamente
uno dei discepoli di Avraham, che fin da
quando abitava a Charan insegnava che
il mondo aveva un Creatore. Con tutto
ciò Lot se ne andò ad abitare proprio a
Sodoma, abbandonando il mondo spirituale di Avraham per quello materiale di
Sodoma. Da qui si vede che fin dall’inizio
Lot non era sincero. Per Avraham, Lot fu
una grande delusione che gli fece perdere speranza di poter cambiare il mondo.
Tanto è vero che quando il Re di Sodoma
chiese ad Avraham di restituirgli i cittadini di Sodoma
che Avraham aveva liberato insieme con Lot nella guerra contro i quattro Re, Avraham li restituì subito invece
di cercare di tenerli presso di sé e di insegnare loro il
monoteismo. Avraham venne criticato, perché non bisogna mai perdere la speranza di fare tornare qualcuno
sulla retta strada.
(Belarus, 1903-1993, Boston) nell’opera Massoret Harav
(p. 83), soffermandosi sulla decisione di Lot di andare
ad abitare a Sodoma, afferma che Lot era conscio della grandezza di Avraham tuttavia non voleva seguirne
l’esempio. Lot capiva che la vita di Avraham era una
vita di abnegazione che richiedeva difficoltà e sacrifici.
Egli amava Avraham ma in Sodoma egli vedeva un altro
modo di vivere: una vita confortevole senza sacrifici. Se
fosse stato differente non sarebbe andato a stabilirsi a
Sodoma; andando a Sodoma mostrò invece di essere disposto a tollerare il loro stile di vita. Se Lot avesse avuto
la personalità di uomo etico, avrebbe riconosciuto che
non è sufficiente amare la giustizia e che bisogna anche
saper condannare l’ingiustizia.
DONATO GROSSER