Impiego di chitosano per la salvaguardia della freschezza di gamberetti freschi Anna Reale1, Nicolaia Iaffaldano3, Maria Pina Rosato3, Patrizio Tremonte1, Mariantonietta Succi1, Connie Goglia1, Valeria Capilongo1, Massimo Iorizzo1, Raffaele Coppola12, Elena Sorrentino12 1 Dipartimento STAAM, Università del Molise, Via De Sanctis, 86100 Campobasso 2 COVADIRAM, c/da Colle Piano, 82030 Torrecuso (BN) 3 Dipartimento SAVA, Università del Molise, Via De Sanctis, 86100 Campobasso Introduzione La necessità di garantire qualità e salubrità degli alimenti, rispondendo alle richieste del consumatore di abolire o quantomeno ridurre gli additivi alimentari chimici e di impiegare tecniche di processo poco invasive, ha spinto l’industria e la ricerca verso lo studio di tecniche di conservazione alternative. Tra i differenti approcci investigati è emerso un forte interesse allo studio e alla ricerca di composti antimicrobici naturali tra i quali il chitosano, sostanza particolarmente abbondante in natura in quanto è la componente principale dell’esoscheletro di crostacei e molluschi. Il chitosano è stato impiegato recentemente in ambito alimentare (Ji et al., 2003; Dong et al., 2004; Kim et al., 2004; Caner, 2005; No et al., 2005; Hernández-Muñoz et al., 2006; Choi et al., 2006; No et al., 2007), farmaceutico, cosmetico, tessile e ambientale (Gagnè, 1993; No & Meyers, 1989; Holland & Shahbaz, 1985; Bautista-Baños, 2006). In considerazione delle documentate funzioni antimicrobiche del chitosano (Sudarshan et al., 1992; No et al., 2002), è stata ipotizzata una sua applicazione nella conservazione di prodotti freschi altamente deperibili, in particolare dei prodotti ittici, il cui consumo ha fatto registrare, nell’ultimo decennio, un considerevole aumento. In tale contesto si inserisce questo studio, svolto nell’ambito del progetto “Valorizzazione di prodotti da acquacoltura in Campania” finanziato dalla Regione Campania, che ha inteso valutare la possibilità di prolungare la shelf-life di gamberetti freschi mediante l’uso di chitosano. Avendo individuato in uno studio precedente, svolto sempre nell’ambito di questo progetto, la forma e la concentrazione di chitosano più attive nei confronti di microrganismi alteranti, sono stati realizzati esperimenti volti a studiare l’effetto in vivo del chitosano a differenti concentrazioni sulle caratteristiche microbiologiche e qualitative di gamberetti freschi durante la frigoconservazione. Materiali e metodi Chitosano e gamberetti Il chitosano utilizzato nella prova di conservazione di gamberetti è stato acquistato dalla Sigma-ALDRICH LOGISTIK GmbH. Il chitosano aveva le caratteristiche riportate in Tab. 1. Tab.1 – Proprietà chimiche e fisiche del chitosano Low Molecular Weight Peso Molecolare Grado di deacetilazione Viscosità Solubilità a pH<6.5 50 KDa 75-85% 200-800 cp 1% in 1% di HAc 25 I gamberetti oggetto dello studio sono stati reperiti presso un mercato ittico di Campobasso e trasportati in ghiaccio in laboratorio. I gamberetti, pescati da non più di 24 h, si presentavano freschi e con ottime caratteristiche qualitative. In laboratorio i gamberetti sono stati sgusciati, immersi per circa 5 minuti in una soluzione di Sodium Acetate buffer (0,1 N) contente chitosano all’1%, sgocciolati, confezionati in vaschette munite di coperchio e refrigerati a 4°C. Sono stati, inoltre, realizzati 2 campioni di controllo: uno (controllo A) contenente gamberetti tal quali, l’altro (controllo B) contenente gamberetti trattati in una soluzione di solo Sodium Acetate buffer (0,1N). Sui campioni sono state realizzate analisi chimico-fisiche, microbiologiche e sensoriali a tempo zero e dopo 7, 12 e 15 giorni di conservazione. pH Il pH è stato determinato, alle differenti epoche di campionamento, sulla prima diluizione decimale del campione con un pH-metro con elettrodo a vetro (Crison pHMeter Basic 20) inserito dell’omogeneizzato di 10 grammi di gamberetto + 90 mL di H2O fiosiologica sterile. Aw L’attività dell’acqua è stata determinata su ogni campione mediante Water Activity Meter AQUALAB modello CR-2 (USA), seguendo le indicazioni fornite dalla casa costruttrice. Il valore di aw è stato ottenuto dalla media di due determinazioni. Colore Al fine di ottenere una valutazione oggettiva delle variazioni del colore dei campioni durante la conservazione è stato utilizzato un colorimetro Minolta CR300b” (Japan). Il colore è infatti un importante indice per valutare la shelf-life dei gamberetti. Il colore è stato determinato sulla superficie del gamberetto sgusciato. Analisi microbiologiche. I conteggi microbici sono stati eseguiti prelevando asetticamente 10 grammi di gamberetto, che sono stati omogeneizzati in Stomacher 400 Lab-blender con 90 mL di fisiologica sterile. L’omogeneizzato è stato utilizzato per la realizzazione di successive diluizioni decimali con le quali sono state inoculate le piastre per i conteggi microbici. Ogni gruppo microbico è stato contato su un opportuno substrato di crescita rispettando le appropriate condizioni di incubazione. La carica microbica totale è stata determinata su PCA dopo incubazione a 28°C per 48 h. I psicrotrofi sono stati determinati su PCA dopo incubazione a 7°C per 10 giorni. La presenza di Pseudomonas è stata determinata su CFC Agar (OXOID) + supplemento (Oxoid R0103F) dopo incubazione a 28°C per 2-3 giorni. La presenza di Brochothrix thermosphacta è stata determinata su STAA (Oxoid CM881) + supplemento (Oxoid SR0151E) dopo incubazione a 25°C per 2-3 giorni. Il conteggio di Coliformi totali e fecali è stato effettuato su VRBLA (Oxoid) incubando rispettivamente a 37 e 44°C per 2 giorni. Le Enterobacteriaceae sono state contate su VRBGA (Oxoid) incubando a 37°C per 2 giorni. Il conteggio degli Enterococchi è stato effettuato sul terreno nutritivo “Slanetz & Bartley Medium” (SB) dopo incubazione a 37°C per 48 h. I produttori di H2S sono stati contati su IRON Agar dopo incubazione a 25°C per 3 giorni. 26 Prodotti di ossidazione. Il livello di ossidazione lipidica è stato quantificato determinando il livello di malondialdeide (MDA), un prodotto secondario dell’ossidazione lipidica, tramite il test dei TBARS (Thiobarbituric Acid Reactive Substances). La metodica utilizzata è stata quella escritta da Lemon (1975), con le modifiche apportate da Richards e Hultin (2001). La produzione di MDA è stata espressa come µgMDA/g di gamberetto. Analisi sensoriale. Per la valutazione sensoriale è stato allestito un panel test. Ai panelisti, 5 comuni consumatori, è stata proposta una griglia di valutazione nella quale i parametri considerati erano odore, colore, consistenza e aspetto generale. Ad ogni parametro sensoriale poteva essere attribuito un valore compreso tra 1 e 5, corrispondenti a cinque differenti descrizioni del grado di qualità: 5 = eccellente, 4 = buono, 3 = accettabile, 2 = mediocre, 1 = inaccettabile ( Lee et al., 2002). RISULTATI E DISCUSSIONE Analisi microbiologiche In seguito sono riportati i risultati delle analisi microbiologiche realizzate durante la frigoconservazione dei gamberetti. In Fig. 1 è riportato l’andamento delle cariche di Pseudomonas spp. La contaminazione iniziale dei campioni di gamberetti era pari a 2,8 log UFC/g. Dopo 7 giorni di conservazione è stata registrata una drastica riduzione delle cariche di Pseudomonas spp. nei campioni trattati con soluzione di chitosano all’1%. Tale risultato ha confermato quanto osservato nelle prove in vitro realizzate nei confronti di due ceppi di Pseudomonas spp. I due campioni di controllo, CA e CB, facevano, invece, registrare dopo 7 giorni un aumento dello sviluppo microbico di Pseudomonas spp. che raggiungeva rispettivamente per i due campioni cariche pari a 4, 0 log UFC/g e 5,2 log UFC/g. Pseudomonas spp. log UFC/g 10,0 8,0 6,0 CA 4,0 CB 2,0 1% 0,0 Tempo zero 7 12 15 tempo (gg) Fig. 1 - Variazione delle cariche di Pseudomonas spp. Nella Fig. 2 è riportata la variazione dello sviluppo di Brochothrix thermosphacta. Anche in questo caso è stato possibile registrare degli ottimi risultati, infatti è evidente dal grafico che i campioni trattati con l’1% di chitosano permettevano di contenere fortemente lo sviluppo di tale specie microbica. Dopo sette giorni di conservazione 27 infatti è stata registrata una differenza di carica tra i campioni di controllo e quello trattato con la soluzione di chitosano all’1% pari a circa 3,4 log UFC/g. L’azione del chitosano risultava efficace anche dopo 12 e 15 giorni di conservazione. A fine conservazione, infatti, i campioni di controllo risultavano fortemente contaminati presentando una carica pari a circa 7,0 log UFC/g, mentre il campione trattato presentava una carica pari a 4 log UFC/g. log UFC/g Brochothrix thermosphacta 10,0 8,0 CA 6,0 4,0 1% CB 2,0 0,0 Tempo zero 7 12 tempo (gg) 15 Fig. 2 – Variazione delle cariche di Brochothrix thermosphacta. Nella Fig. 3 sono riportate le variazioni delle cariche di mesofili totali. E’ stato possibile registrare un contenimento dello sviluppo dei mesofili totali nei campioni trattati con chitosano. In particolare i mesofili totali a tempo zero erano pari a 4,3 log UFC/g. Dopo 7 e 12 giorni si registrava una differenza di carica tra i campioni trattati ed i campioni di controllo pari a circa 2 log UFC/g. A fine conservazione, tuttavia, le cariche microbiche dei differenti campioni erano simili anche se si registrava una leggera differenza tra il campione CA (gamberetti conservati tal quali) ed il campione 1% (gamberetti trattati con chitosano) e CB (gamberetti trattato semplicemente con la soluzione di acetate buffer). Conta mesofili totali 10,0 log UFC/g 8,0 CA 6,0 CB 4,0 1% 2,0 0,0 Tempo zero 7 12 tempo (gg) Fig. 3 – Variazione delle cariche di mesofili totali. 28 15 La Fig. 4 mostra l’andamento delle cariche dei mesofili psicrotrofici. I campioni a tempo zero presentavano una carica pari a circa 1 log UFC/g. Il trattamento con chitosano ha permesso di contenere lo sviluppo dei mesofili psicrotrofici fino al 7° giorno di conservazione quando i campioni di controllo presentavano una carica pari a circa 5,3 log UFC/g mentre il campione trattato con chitosano una carica pari a 3,6 log UFC/g. L’azione del chitosano diventava inefficace dopo il 7° giorno di conservazione; infatti, sia al 12° sia al 15° giorno di conservazione non era possibile registrare una differenza consistente di carica microbica tra il campione trattato e i campioni di controllo. Dopo 15 giorni i campioni presentavano cariche estremamente elevate di mesofili pscicrotrofici pari a circa 7,5 log UFC/g. Mesofili psicrotrofici log UFC/g 10,0 8,0 6,0 CA 4,0 CB 1% 2,0 0,0 Tempo zero 7 12 15 tempo (gg) Fig. 4 – Variazione delle cariche dei mesofili psicrotrofici. L’andamento dello sviluppo dei microrganismi produttori di H2S è riportato in Fig. 5. A tempo zero le cariche risultavano pressoché trascurabili. Dopo sette giorni di conservazione, invece, si registrava in tutti i campioni un aumento dello sviluppo microbico, tuttavia risaltano le differenze tra il campione trattato con chitosano (1%) ed i campioni di controllo. Dopo sette giorni, infatti, il campione trattato presentava cariche ridotte e pari a 2,3 log UFC/g, mentre i campioni CA e CB presentavano cariche pari rispettivamente a 5,2 log UFC/g e 3,7 log UFC/g. log UFC/g Produttori di idrogeno solforato 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 CA CB 1% Tempo zero 7 12 15 tempo (gg) Fig. 5 – Variazione delle cariche dei microrganismi produttori di idrogeno solforato. 29 Le cariche di Enterobacteriaceae, Coliformi totali e fecali e di enterococchi risultavano inconsistenti a tempo zero e restavano pressoché irrilevanti anche durante la conservazione in tutti i campioni considerati. Colore Dall’analisi dei risultati si evince che per i campioni di controllo CA (gamberetti conservati tal quali) si verificava una riduzione della lucentezza durante la conservazione (data not shown). Il valore L, infatti, diminuiva da 53,95 a tempo zero a 42,39 dopo 15 giorni di conservazione. I campioni CB gamberetti trattati in soluzione di acetato buffer) e 1% (gamberetti trattati in soluzione di chitosano all’1%), invece, facevano registrare un valore di lucentezza pressoché costante durante l’intero periodo di conservazione. Il colore dei campioni 1% e CB dopo 7 giorni di conservazione restava pressoché stabile, infatti i valori di a e b a tempo zero risultavano pressoché simili valori di a e b dopo 7 giorni di conservazione. Il campione controllo, invece, evidenziava un cambiamento di colore che si manifestava con un marcato imbrunimento della polpa del gamberetto. A fine conservazione i campioni che mostravano il minor viraggio del colore erano i campioni CB e 1%. La foto A riporta le immagini dei gamberetti dopo 7 giorni di conservazione. E’ evidente che il campione controllo presentava la maggior variazione del colore, tradotta in un marcato imbrunimento del prodotto. I campioni 1% e CB, invece, presentavano una gradevole apparenza ed il colore, in particolar modo risultava pressoché simile a quello dei campioni a tempo zero. FOTO A – Stato dei gamberetti dopo 7 giorni di conservazione. Prodotti di ossidazione. I risultati dei livelli di malondialdeide sono riportati in Fig. 6. Il livello di MDA è aumentato durante il tempo di conservazione, ma in maniera differente a seconda del trattamento, con valori marcatamente più elevati nel controllo rispetto al campione trattato con chitosano che ha riportato un aumento contenuto dei livelli di MDA, passando da 0,45 µg MDA/g del tempo 0 a 0,70 µg MDA/g dopo 15 30 giorni di conservazione, laddove il controllo CA presentava dei livelli di MDA quadruplicati rispetto al tempo iniziale. L’MDA rappresenta un indice molto importante per la valutazione dello stato di freschezza del prodotto in quanto i lipidi dei crostacei sono costituiti principalmente da acidi grassi polinsaturi, i quali vanno facilmente incontro ad ossidazione lipidica, dovuta in particolare all’azione alterativa di microrganismi. I bassi contenuti di MDA ritrovati nei campioni trattati con chitosano dimostrano che questo, rallentando i processi di alterazione microbica, è efficace anche nel contenere i processi ossidativi a carico dei lipidi. µg MDA/g 2 1,5 CA CB 1 1% 0,5 0 0 7 12 15 Giorni di conservazione Fig. 6 – Variazione dei valori di MDA (malondialdeide). Analisi sensoriale. Le caratteristiche sensoriali sono chiaramente visibili al consumatore fornendo nell’immediato informazioni sullo stato di freschezza del prodotto. Dall’analisi sensoriale è stato possibile evidenziare che il chitosano ha avuto un effetto positivo sulle caratteristiche qualitative dei gamberetti. A tempo 0 tutti i campioni presentavano delle caratteristiche sensoriali di estrema freschezza in merito all’odore, al colore, alla consistenza e all’aspetto, riportando il massimo punteggio nella scala edonistica. Dopo 7 giorni di conservazione, tuttavia, i gamberetti del controllo hanno fatto registrare punteggi inferiori rispetto ai gamberetti trattati con chitosano, e queste differenze si sono accentuate al 12° giorno, dove il controllo sfiorava valori di preferenza al limite dell’accettabilità, ed è stato dichiarato inedibile al 15° giorno di conservazione, mentre i gamberetti trattati con chitosano, in particolare il trattamento all’1%, hanno mantenuto ancora livelli di accettabilità. Conclusioni Con tale ricerca si è inteso individuare un’applicazione pratica del chitosano al fine di sfruttare le caratteristiche antimicrobiche di tale sostanza naturale per il prolungamento della shelf-life di gamberetti freschi. Tale ricerca ha dimostrato che il trattamento con chitosano può in maniera efficace salvaguardare le caratteristiche qualitative di gamberetti freschi durante la shelf-life. Le prove microbiologiche, sensoriali, chimiche e chimico-fisiche hanno, infatti, messo in evidenza che il trattamento con chitosano garantiva una salvaguardia delle caratteristiche qualitative dei gamberetti durante la conservazione. L’azione inibente veniva riscontrata principalmente nei confronti di Pseudomonas spp., Brochothrix thermosphacta e, anche se in minor misura, nei confronti dei microrganismi produttori di idrogeno solforato e nei confronti dei mesofili psicrotrofici. 31 L’inibizione dei suddetti microrganismi nei campioni trattati con chitosano ha consentito di rallentare i processi di degradazione e putrefazione permettendo di garantire la conservazione delle caratteristiche qualitative per un tempo maggiore. Fino a 12 giorni, infatti, i campioni trattati con chitosano risultavano di gradevole aspetto, non presentavano sgradevoli odori e presentavano le più basse cariche microbiche. L’attività inibente del chitosano nei confronti di differenti microrganismi lo rende un potenziale conservante naturale per egli alimenti. Inoltre il chitosano, in virtù delle sue caratteristiche strutturali, quali proprietà coesive e di barriera, può essere considerato una potenziale materia prima per la realizzazione di film edibili. In prospettiva di una prosecuzione di tale ricerca nasce l’idea di realizzare un film attivo edibile a lento rilascio di chitosano che possa essere impiegato in campo alimentare al fine di salvaguardare le caratteristiche qualitative degli alimenti senza ricorrere all’utilizzo di conservanti chimici. Riferimenti bibliografici - Bautista-Banos S. (2006) Il chiosano in pre e post raccolta. Informatore fitopatologico, Ed agricole, 2: 1-3. - Caner C. (2005). 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