Leggere Cecco Angiolieri S'i' fosse foco CHI L'HA SCRITTO? Cecco Angiolieri (1260-1312 circa), di lui si hanno scarse notizie, che ne danno un'immagine di uomo insofferente, indisciplinato; è un letterato còTfo, 1 cui scritti si caratterizzano per la battuta tagliente, per quadri incisivi della vita quotidiana. Nel Duecento, epoca in cui la poesia è dominata dal Dolce Stil Novo, che descrive l'amore con immagini di grande delicatezza e déèrcata eleganza, l'irriverente Cecco Angiolieri compone versi di forte provocazione, improntati a/l'elogio de7le passioni terrene. Il sonetto $'1' fosse foco appartiene alla tipica tradizione letteraria della poesia giocosa, che utilizza l'~ngiuria, lo ?Cherzo e la dissacrazione delle convenzioni. In esso il poeta chiama in causa tutte le autontà del tempo: il Papa, l'Imperatore, le figure avverse dei genitori, per poi concludere esprimendo il piacer: delle donne con l'intento di scandalizzare i benpensanti e divertire gli amici. I tutto espresso attraverso un linguaggio colorito e bizzarro. 1 S'i' fosse foco, arderei 'l mondo iA ~, i ' fosse vento, lo tempestarei; ~ s'i' fosse acqua1 i' l'an negherei; B s'i ' fosse Dio1 mandereil' en profondo; [\ 5 ~' i ' fosse papa1 allor serei giocondo1 A ché tutti cristi'ani imbrigareii & s' i' fosse 'mperator, ben lo farei :.B a tutti taglierei lo capo a tondo.A S'i' fosse morte1 andarei a mi ' padre;C 10 s' i' fosse vita1 non starei con lui:.!) '\(l.~ e.similemente fa ria da mi' madre.e o.9.,..'\~""~ S'i' fosse Cecco1 com' i' sono e fui,D torrei le donne giovani e leggiadre:C le zop [pJe e vecchie lasserei altrui.9 da Storia d~lla Letteratura ltalia1 a cura di E. Cecc hi - N. Sapegno, Garzanti , Milano 19 PARAFRASI 1. Se io fossi fuoco, brucerei il mondo; se fossi vento lo sconvolgerei con le tempeste; se fossi acqua, l'affogherei; se fossi Dio, lo sprofonderei; 5. se fossi papa, allora sì che sarei felice, perché metterei nei guai tutti i cristiani; se fossi imperatore, lo fa rei davvero: taglierei di netto la testa a tutti. Se fossi m orte, andrei da m io padre; 10. se fossi vita, non starei con lui: lo stesso farei con mia madre. Se fossi Cecco, com e sono e sempre sono stato, mi prenderei le donne belle e giovani e lascerei agli altri quelle zoppe e vecchie. .-.--- Leggere Marco Polo La moneta del Gran Khan CHI L'HA SCRITTO? Marco Polo (1254-1324), mercante veneziano ed esploratore, assieme al padre Nicolò e allo zio Matteo, fu tra i primi occidentali ad arrivare fino in Cina (da lui chiamata f hatai) percorrendo la_m della seta. ~ìstc Ea famiglia Polo partì per la Cina nel 1271 e rimase in Estremo Oriente per circa diciassette anni, prima di tornare a Venezia. Al suo ritorno, Marco venne catturato e fatto prigioniero ~qai genovesi, a seguito di una oatfaglia navale tra le repubbliche di Venezia e Genova. Fra il 1298 e 1299, proprio nelle carceri di Genova, detta al compagno di grisionia 1 Rustjchello dg Pjsa. il resoconto del suo viaggio, che sarà noto con il titolo di Il Milione. Marco Polo parla dell'invenzjqng de{f,a çarta-moaeta da parte del Gran Khan. Lui trova strano utilizzare questo mezzo per acquistare o vendere qualsiasi cosa, eppure il sistema inventato dal Khan è esattamente quello su cui si basa il commercio di oggi. Egli è vero che in questa città di Camblau 1 èe la tavola 2 del Gran Sirei e è ordinato in tal maniera che l'uomo puote ben dire che 'l Gran Sire hae l'archimmia perfettamenteì 3 e mostrerollovi incontanente. Or sappiate ch'egli fa fare una cotale moneta com' io vi dirò. E' fa prendere iscorza d'uno àlbore c'ha nome gelsoì e è l' àlbore le cui foglie mangiano gli vèrmini4 che fanno la seta. E colgono la buccia sottile15 eh ' è tra la buccia grossa e l' àlbore1o vogli tu legno dentro16 e di quella buccia fa fare carte come di bambagia1e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte così1egli ne fa delle piccole1che vagliano una medaglia di tornesello piccolo1 e l'altra vale un tornesello e l'altra vale un grosso d 'argento da Vinegia1e l'altra un mezzo1e l'altra due grossi1e l'altra cinque1e l'altra dieci1 e l'altra un bisante 7 d'oro1e l'altra due1e l'altra treì e così via infino in dieci bisanti. E tutte queste carte sono sugellate col sugello del Gran Sire1 e hanne fatte fare tante1che tutto il suo tesoro ne pagherebbe. 8 E quando queste carte son fatte 1egli fa fare tutti gli pagamenti1e fagli ispendere per tutte le provincie e regni e terre dov'egli hae signoria; e nessuno gli osa rifiutare a pena della vita. E sì vi dico che tutte le genti e regioni che sono sotto sua signoria si pagano di questa moneta d'ogni mercatanzia di perle1d'oro e d 'ariento e di pietre preziose1e generalmente d'ogni altra cosa. E sì vi dico che la carta che si mette 9 per dieci bisanti non ne pesa uno i e sì vi dico che gli mer- 1. Camblau: città dove risiede il Gran Khan, imperatore dei Tartari1 chiamato anche Gran Sire. 2. tavola: banca. 3. l'uomo puote ... perfettamente: il sistema monetario del Gran Khan è ordinato in modo che con le monete ricavate dalla corteccia si possa acquistare qualsiasi cosa1 in tal modo si può ben dire che egli ha inventato il sistema per "fabbricare" l'oro. 4. gli vermini: i bachi da seta. 6. o ... dentro: o come vuoi tu il legno di dentro, alludendo al tronco. 7. tornese/lo ... grosso .. . bisante: monete che avevano corso nell'Europa orientale e a Venezia. 8. hanne ... pagherebbe: ne ha fatte fare un numero corrispondente al valore del suo tesoro. 9. che si mette: che si paga; Marco Polo è stupito per l'uso di questa carta-moneta1 sconosciuta a quel tempo in Europa1 ove si usavano le monete in metallo. 5. la buccia sottile: il "libro"1 parte fibrosa che sta fra il tronco e la corteccia di un albero. -;Ml:M -· _Al ---=~-- Il Duecento ·-· care: preziose. :i. per gli mercatanti: m. ;o3 il eè ue ·enLan~ tra ia fa ono ~ella o da L die- 10 111 . Sire, ando '.e per ;li osa aria si ento e la carli mer- ), .a. mero >ito per el tempo ). ediatamente. niuna: qualcuna. .4. ma ... per cento: in 3. .:ambio delle monete uove, per ogni cento isogna lasciarne tre1 -ome pagamento del ervizio ricevuto/ 15. Ancora ... ispendono: se qualcuno ha bisogno di argento per produrre oggetti d'artigianato, va alla banca del Gran Sire (il Khan) con queste monete e ne riceve in base al valore nominale di esse. catanti le pili volte cambiano questa moneta a perle o a oro e altre cose care.10 E molte volte è recato al Gran Sire per gli mercatanti 11 tanta mercatanzia in oro e in ariento1 che vale quattrocentomilia di bisantii e 'l Gran Sire fa tutto pagare di quelle carte1 e' mercatanti le pigliano volentieri1 perché le spendono per tutto il paese. E molte volte fa bandire il Gran Cane che ogni uomo che hae oro e ariento o perle o pietre preziose o alcuna altra cara cosa1 che incontanente 12 la debbiano avere apresentata alla tavola del Gran Sire1 ed egli lo fa pagare di queste carte i e tanto gliene viene di questa mercatanzia1 eh' èe un miracolo. E quando ad alcuno si rompe o guastasi niuna 13 di queste carte i egli va alla tavola del Gran Sire, e incontanente gliele cambia1 e ègli data bella e nuovai ma sì gliene lascia tre per cento 14 . Ancora sappiate che se alcuno vuol fare vasellamenta d 'ariento o cinture1 egli va alla tavola del Gran Sire, ed ègli dato per queste carte ariento quant'e' ne vuole1 contandosi le carte secondo che si ispendono 15 . E questa è la ragione perché il Gran Sire dee avere piu oro e piue ariento che signore del mondo. E sì vi dico che tra tutti gli signori del mondo non hanno tanta ricchezza quanto hae il Gran Cane solo. da // Milione a cura di D. Olivieri, Laterza, Bari 1928 t! .....::s t! 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