La spada ferisce Quaderno Blu Lettera dal Minsolsoc Cara famiglia, è giunto il momento di svelare la verità sul bonus che avete ricevuto l’anno precedente. Voi immigrati non preoccupatevi, anche voi sarete serviti. Abbiamo deciso che per essere ancora più invasivi e subdoli nell’esercizio del nostro legittimo controllo sociale (ciò delle vostre vite, dato che una società si fonda sui singoli individui) siamo disposti ad offrirvi un sistema più efficace per rendere la famiglia più felice. Oltre a farvi indebitare per la casa, e a non offrirvi buone prospettive per il futuro come da precedente bonus famiglia, questa volta abbiamo pensato di delegarvi la funzione di pubblica sicurezza. In allegato troverete il kit con le istruzioni di un test per rilevare la tossicodipendenza. Non allarmatevi, il test non lo somministriamo a voi, ma sarete voi a somministrarlo ai vostri figli. Non lasciatevi ingannare da un falso senso di fiducia, nell'eventualità abbiamo pensato anche a questo. Cominciate a porre la questione droghe a cena o nei pochi momenti in cui vi vedete. Abbiamo stampato nuovi opuscoli scientifici, abbiamo convocato conferenze per i media. Insceneremo false polemiche mediatiche, poi quelle politiche e improvvisamente avrete l’asfissiante bisogno di una nuova legge. Quindi anche voi vi sentirete impegnate nel pubblico e nel La spada ferisce Quaderno Blu sociale e sarete legittimati a somministrare vostro figlio al test. In fondo, se è un bravo ragazzo come vi fa credere di essere, cos’ha da perderci? Se non ha nulla da nascondere non c'è niente che possa temere. Ricordate sempre che è per il suo bene. Si pone inoltre la questione di salute pubblica. Pensate, i ragazzi che fumano il cosiddetto ‘spinello’, possono avere diversi problemi. Anche a distanza di 10-15 anni, si è riscontrato un aumento delle malattie mentali e delle turbe psichiche relazionato all’uso della cannabis. Forse è per questo che ora siete così rincitrulliti… magari… sarà per quella volta che avete provato! Il Presidente del Quartiere, del Comune di Residenza, della Provincia, della Regione, dei Ministeri della Salute di Grazia e Giustizia dell’Interno delle Finanze della Difesa dello Sport e delle Politiche Giovanili del Tesoro Commissione antimafia della Famiglia della Repubblica Italiana, dell’Unione Europea, del WTO. Min. della Sol. Soc. La spada ferisce Quaderno Blu Agilulfo Bonzi Bella la letterina sparata a tutto volume dal telegiornale. Seguono notizie di autobus sfracellati, rapinati, incendiati da guidatori e passeggeri imbottiti di cannabis. Ragazzi morti per spinelli, violenze e descrizione degli effetti fulminanti dello spinello. “Avevate mai sentito una cosa del genere” Vinsanto spirò il fumo. “Passami la canna. Ma perché abbiamo riparato quel televisore?” “Ah, l’hai riparato tu” “Ma l’avete portato voi due a casa…” “Ma perché dicono queste stronzate sulle canne?” “Guarda la legge. Punisce la cannabis molto meno della cocaina. Guarda come sono cresciuti i consumi di cocaina.” “Allora?” “Ma che razza di tossico sei?” mi ringhia Marco. “Quanto ti costa comprare del fumo? Quattro, sei euro a grammo? Per una striscia di coca paghi 80 euro.” Vinsanto prende il pacco dello zucchero. “Guarda, immagina questo pieno di erba. In quanti giorni ce lo fumiamo? Ci metteremmo due settimane appena, no? Immaginalo pieno di coca.” “Ah, ah, ah. Quant’è un grammo, due strisce? Ci facciamo duemila pippate” La spada ferisce Quaderno Blu “Immagina a rivenderlo.” “Ci faremmo 80.000 euro. Però… che roba. Ottantamila euro con solo un chilo di droga.” “Quello che stanno cercando di fare i signori FTFG è criminalizzare la cannabis per incentivare il consumo di cocaina.” “Già, più facile da trasportare, più facile da nascondere… più costosa” “Ma cosa ci paghi con 80 euro?” Vinsanto non ci mette molto a pensarci. Sta per rispondere ma poi si ferma. “Sono affari. Affari grossi. Il capitalismo e la mafia funzionano allo stesso modo, lo diceva pure Debord” “Chi?” “Poi te lo spiego. Devi far entrare in Italia un carico di erba. Quanto ti costa? E quanto ci guadagni? Non correresti gli stessi rischi guadagnando molto di più con la coca?” “Me lo passate questo spino? Non mi arriva mai!” “Ma se hai passato adesso?” Marco continuò il discorso di Vinsanto “Poi ci devi pagare le guardie doganali… quando sono stato in Romania, sai quante volte mi hanno controllato alla dogana? Non era possibile passare con della droga. Se non pagavi la tangente, s’intende… Poi i laboratori clandestini devono pagare anche loro luce, acqua, gas… E la produzione. Anche quella costa. Io sono stato in Colombia. Avete idea di quanto siano grandi i campi La spada ferisce Quaderno Blu di coca? Secondo voi, per quanto sperduti siano, sono invisibili? Me ne sono accorto io da turista, figuriamoci se non se ne accorge la polizia! Se non li vedono vuol dire che se ne stanno alla larga…” “Quando sei stato in Sudamerica?” “Quando inseguivo il Michaux che era dentro di me. Insomma, ti dicevo: più sali la piramide e più ti accorgi che tutto questo –produrre, trafficare, spacciare, consumare- è illegale perché altrimenti i prezzi sarebbero così bassi che i Lorsignori non ci guadagnerebbero quello che guadagnano adesso. Quando vivevo a Milano ero amico di un Generale. Allora dicevano che ero pazzo, ma fu quel generale a tirarmi fuori dal manicomio. Era uno molto importante. L’avevo conosciuto quando lavoravo per lui perché scontavo una pena prestandomi alla pubblica utilità. Aveva una villa enorme e il muro di recinzione l’ho costruito io con altri tossici. Il Generale conosceva un uomo milanese. Un imprenditore edile. Se vuoi fare l’imprenditore edile devi avere conoscenze politiche e soldi. I soldi li prese da una banca. Questa banca riciclava dei narcodollari dalla Svizzera. Ricavati del traffico di droga in dollari americani. E riciclava molto altro ancora...” “E allora, dove vuoi andare a parare?” “Sai chi è oggi quel signore?” “Noooo…” “Non ci posso credere” disse Vinsanto. “Allora non ci credere” replicò Marco. E smise di La spada ferisce Quaderno Blu parlare. Vinsanto tornò a studiare. Era sempre più depresso. Anche io cominciavo a soffrire la malinconia. E non era un sentimento che poteva essere curato con un disco o leggendo un libro a metà. Fumai uno spinello, consumando le ultime tracce di tabacco. Non avevo alcuna voglia di drogarmi. “Cos’hai?” mi domandò Marco. “Niente, non riesco a capirlo.” “Non ti sembra che Santo si comporti in modo strano?” “È preoccupato per l’esame, ma ce la farà. Se non promuovono uno come lui l’università può anche chiudere” “Purtroppo non funziona così” Colsi l’occasione della momentanea lucidità dall’alcool per far leggere a Marco le poesie che avevo di recente. Il suo parere fu molto sincero: “Non capisco se sei più adatto a scrivere prosa o poesia. Puoi migliorare moltissimo in tutti e due i campi, ma se vuoi scrivere poesia devi esercitarti per anni. Imprimi alle parole un buon ritmo, parlo di Superdosato, perché Poliziotto Cane fa schifo, e insomma, con il lessico te la cavi. Scegli bene le parole… ma è come se i versi per te fossero superflui. Anche il verso libero serve a dare alla frase un suono. Come inizio non c’è male. Se la prossima volta che le leggi faranno schifo anche a te, vuol dire che hai delle risorse.” “Grazie.” Lo consideravo seriamente un parere La spada ferisce Quaderno Blu professionale. “Quando ero giovane c’erano tante cose che volevo dire e finivo per dirle tutte insieme. Poi ho imparato ad associarle ad immagini, a visioni, a esempi, a… ad allegorie per così dire… e quando le mettevo su carta andavano bene. Non appena le leggevo nei locali mi accorgevo che perdevano tutto. Non avevano più anima, perché mancavano di musicalità. Così ho preso la buona abitudine di rileggerle ad alta voce. Lì ho capito cos’era la musicalità, il ritmo di una poesia. A quel tempo leggevo i poeti beat. L’inglese lo farfugliavo, però mi divertiva. Per esercitarmi ricreavo lo stesso suono, ma con parole italiane. Capito come?” “Credo di sì” Marco mi chiese una sigaretta, ma io non ce l’avevo. “Vado a cercarla in strada” disse. Buona idea. L’avrei fatto anch’io decisi. Issai la mia sacca sulle spalle, non si sa mai. Presi un po’ di pellicola e il pacchetto vuoto. Per strada raccolsi i mozziconi più grossi. Ne strappavo la parte bruciata e vuotavo il contenuto nella pellicola. L’avrei usato come tabacco da rollare. Era tabacco che puzzava e dal sapore acre delle sigarette spente e poi riaccese, ma meglio di niente… Man mano che le tasse sul tabacco aumentavano per finanziare le guerre, chiederle in strada diventava sempre più seccante e i rifiuti si facevano più frequenti. Alla fine impari a chiedere nei momenti, con i modi e alle persone giusti. Per trovare la persona giusta non devi pensare all’età, né al ceto sociale e tanto meno a che faccia ha il soggetto. Sotto questi aspetti sono tutti La spada ferisce Quaderno Blu potenziali fumatori. Certo, entro certi limiti. Allora, se vogliamo essere più precisi, dobbiamo dire: individuo di età compresa fra i sedici e sessant’anni. Le probabilità aumentano nella fascia tra i venti e i quarant’anni. Età in cui i ragazzi sono abbastanza indipendenti da portarsi addosso le sigarette senza nasconderle, e in cui i soggetti non hanno ancora evidenti problemi cardiovascolari. Il sesso è pressoché indifferente. Solo la popolazione femminile comincia prima e spesso smette non appena il fumo invecchia la pelle. Sono da evitare gli individui atletici, possibili lettori di riviste maschili e salutiste e periodici per culturisti. Così pure i consumatori di alimenti biologici, prodotti di marca, capi di abbigliamento sportivoelegante, alcolici di bassa gradazione bevuti responsabilmente, programmi televisivi deficienti, moltissimo sport, vita casalinga, integratori energetici, metabolizzanti, bevande saline, eccitanti, testosterone, siero di latte, creatina e antidepressivi. Ma bisogna stare attenti anche ai salutisti moderati, in maggioranza ex fumatori. Invece si hanno grandissime possibilità con gli individui (specie di genere maschile) che provano un approccio con l’altro sesso. Per non fare la figura degli spilorci davanti ad una bella ragazza, una sigaretta non te la negano mai. Sono i donatori che amo di più. Posso infine ritenermi soddisfatto della ricerca. Mi convinco che è la mia giornata fortunata e cerco di scassinare una bicicletta in pieno centro, proprio nella La spada ferisce Quaderno Blu via degli studenti. Senza lo spadino cerco di arrangiarmi con il cacciavite e il martello. “HEY!” Un brivido mi corre per la schiena, e mi tiro una martellata sulla mano. Hey corre verso di me, e la paura mi fa passare il dolore portando i piedi a inseguirsi uno dietro l’altro a gran velocità. Corro svelto, anche se Hey ha smesso di rincorrermi presto, praticamente appena ha raggiunto la sua bicicletta. Io non ce l’ho con Hey. Immagino non sia bello vedersi portare via da sotto il naso una bicicletta così nuova. La corsa mi ha affaticato. Seguendo una serie di stradine trasversali arrivo davanti alle due torri. Mi siedo a una panchina tenendomi la mano. Adesso il dolore è meno acuto. Mi lamento un po’. Speriamo non sia grave. La ferita sanguina. Sembra non esserci niente di rotto. Provo a muovere la mano, ma non riesco ad aprirla. Adesso come faccio? Sono a corto, non ho un soldo! Ridurre le dosi ha attenuato la dipendenza, forse da quella che mi resta posso farne due. Berrò un po’ del whisky di Marco per diluire la droga nel sangue. Questi pensieri furono interrotti quando vidi alla mia destra un uomo seduto alla panchina vicino la mia. Era lì sicuramente da prima che arrivassi io, ma non me ne ero accorto. Sedeva indisturbato davanti alla libreria. Nessuno si curava di lui. Sulle grosse cosce teneva dei giornali vecchi, raccattati forse dai bidoni per la carta. Li sfogliava, voltava pagina, dava un veloce sguardo ai titoli e poi si soffermava su pochi articoli. Ne leggeva La spada ferisce Quaderno Blu alcuni e li strappava. Con cura, stando bene attento a seguire i margini delle colonne. Il grassone, indiscutibilmente malato di mente, raccoglieva innumerevoli articoli di giornale. I ritagli avevano tutti le stesse dimensioni, più o meno. Li raccoglieva e li posava accanto a sé. Per terra due buste alla sua destra piena di ritagli raccolti attorno a copertine di cartone e rilegati con lo spago. Una busta di plastica alla sua sinistra con giornali ancora da sfogliare e articoli da ritagliare. Le gambe, dai piedi fin sui polpacci, esplodevano diabetiche tra fasciature di lana. Credeva forse di poter trattenere le vene gonfie stringendole tra sciarpe di lana? Croste di liquidi essiccati indurivano quegli strani calzari, mentre segnava la sua vita in assurdi racconti di cronaca. Mi sedeva accanto, e adesso non potevo certo ignorare la sua follia. Quando si è messi con le spalle al muro della realtà, la follia sembra esploderti davanti. Lì, in quel momento, più che in ogni altra stazione, in ogni altro posto tu possa andare. La stessa follia dei passanti che scorrevano su tapis roulant di cemento, proprio davanti a noi, senza degnare di uno sguardo un uomo folle che tesse la sua vita su ritagli di giornale e un ladro di biciclette con la mano sanguinante del suo lavoro. Come svanisce la follia di un ubriacone, come svanisce la follia di un eroinomane proiettato nel mondo, così svanisce quella che pensavi essere la realtà. La relatività si manifesta nella follia della realtà. Aggrapparsi alla ragione è inutile, quando questa ha La spada ferisce Quaderno Blu torto. Non torno a casa a mani vuote. Mi tengo l’altra mano. La metto sotto il rubinetto. Vado a farmi una mezza pera. Il dolore passa, lo chiudo in una lunga parentesi. (È ora di credere ai fantasmi, quelli veri. L’eroina ti fa sentire veramente un fantasma. Anche la meditazione ti fa uscire dal corpo, ma con l’eroina fai prima. Il corpo lo sento ancora. È una cosa buttata via. Sono un limone aperto a metà e lasciato per giorni, forse settimane, sullo scaffale della credenza. Un limone rinsecchito di cui non si ricorda più nessuno, e che nessuno butta via perché è come se non esistesse. Ormai è lì, fa parte dell’ambiente, dell’abitudine. No, ancora non ci arrivate. Non ci arriverete mai se non avete mai dato importanza a un limone. Un limone aperto e lasciato per giorni, forse settimane, sul tavolo o sul comodino. Un limone rinsecchito Sette volte carne, sette volte pesce e non ho ancora mai capito cosa vale la pena di essere. La città – il benessere – il lavoro assicurato. Così dicevano. Un tempo forse, avrei potuto crederci, ma i tempi sono cambiati. Lo dicono tutti e nessuno sa precisamente di cosa sta parlando. Adesso i datori di lavoro sono abbastanza vecchi che ti hanno visto su di una copertina di un disco di Eric Burdon, un basco di tuo nonno e lo sguardo da giovane delinquente che ha paura perfino di se stesso. E non c’è altro da aggiungere al colloquio.) Cago poco in questi giorni. Però non è la droga. È la La spada ferisce Quaderno Blu malnutrizione. Non spaventatevi: la malnutrizione non è contagiosa e può essere curata col cibo. Anzi, è probabile che presto soffrirò gli attacchi di fame della droga, che si offriranno di allearsi con quelli naturali. Cucino la mia ultima scatola di fagioli. Li condisco con pomodoro in scatola e peperoncino. Uso il burro perché non abbiamo olio. Tempi di magra per tutti. Riesco a fare una focaccia azzima con della farina. Mangio con grande soddisfazione. Non avanza niente. Penso che mi vada un caffè. Anzi, mi va. La neve al sole si scioglie come neve al sole. Il sapore dei fagioli lo sento ancora, nonostante la sigaretta. Davanti allo specchio non ho voglia di guardarmi. Mi lavo i denti a capo chino con l’immagine deformata del mio volto sul lavandino. Infine mi getto dell’acqua sulla faccia e passo una mano sui capelli. La mano è ancora indolenzita, ma stasera devo lavorare. In cucina ritrovo Marco. Mi offre da bere. Memore di quello che mi ero detto sulla panchina, accetto. “Cos’hai fatto alla mano?” “Incidente sul lavoro” “Ah ah ah sta diventando sempre più pericoloso il tuo mestiere!” “Sì… e frutta poco” “Perché non vai dai servizi sociali e ti fai trovare un lavoro? Gli dici che sei appena uscito dalla comunità e che non stai bene.” “Ci penserò.” Lavorare? Ma cosa gli salta in mente a Marco? La spada ferisce Quaderno Blu “No, tu non ci penserai, ma sei libero di fare quello che vuoi.” “Ci mancherebbe altro…” Il sole comincia a fuggire via. Cerco di stare a letto per consumare meno calorie possibile. Riprendo a leggere Ecuador. Ricomincio da dove mi ero fermato. Michaux avrebbe voluto delle sculture lungo la linea ferroviaria tra Parigi e Versailles che interagissero col paesaggio, fatte in modo che quando ci passi col treno le vedi danzare. Con la supervelocità non funzionerebbe. Peggio per loro. Non riesco a ritrovarmi nel mondo, quando mi accorgo di essere in un giardino pubblico vicino all’università, in compagnia della studentessa di Varese a cui non pensavo più da anni. Sono intimorito perché non mi riconosco più in me stesso, perché quel me stesso l’ho represso e poi l’ho ucciso. Ma è lei a volermi, adesso. Parliamo in macchina e mi convinco. Tutto è contro di noi. Cerchiamo un posto per l’intimità ma c’è sempre qualcosa che ci disturba. Troviamo un angolo isolato in un parco, ma comincia a piovere pioggia battente. Conosco un posto al coperto, ma ci sono dei lavori. Mille altri tentativi. Mi sveglio. Provo a continuare il sogno per sapere come va a finire. Mi ritrovo invece con Loffio per le strade di Bologna. Nello zaino abbiamo delle bottiglie di birra, nel sangue uno spinello split. Ci dirigemmo verso la piazza, ma un corteo di sbirri e vigili ci ferma. Temiamo per le analisi. Un vigile ci consiglia di aggregarci con gli altri ragazzi già controllati, che sfilano scortati da La spada ferisce Quaderno Blu immensi autoblindo neri. Perfino i vigili temono i carabinieri, il potere che gli è stato concesso. Mi sveglio affamato con Fedro sulle gambe. Lo mando subito via dal letto. Condividiamo la mia scatola di biscotti. È ora di andare. Fedro mi segue fino alla porta, lo saluto carezzandogli la testa. Non posso che rubare biciclette spezzando il lucchetto con il tubo di ferro. Questa volta porto con me uno straccio per avvolgervi l’arnese. Nei pressi della Cineteca trovo una bicicletta già liberata. La porto subito a casa. La serata promette bene. Prima di arrivare in zona universitaria ne rubo un’altra, incurante dei passanti. In sella alla mia nuova conquista mi sposto sempre più vicino al centro universitario. Guardo in cagnesco una pattuglia che se ne sta per i fatti suoi. Una reazione quasi spontanea, ormai, alle divise. Proprio davanti al vecchio Sombrero caffè concludo la serata. In meno di un minuto spezzo la catena che tiene il telaio della bicicletta alla rastrelliera. Rimonto in sella. Fumerò una sigaretta. Basta che non mi dimentichi di prendere l’altra bici! Che idiozia, come fai a dimenticarti di una cosa dalla quale dipende la tua vita? Guardo le serrande abbassate del Sombrero. Sembra irriconoscibile senza luci, senza i clienti seduti sugli scalini a bere birra in bicchieri di plastica. Ci sono bicchieri sparsi al buio, ora, tra strascichi di orina. I clienti del Sombrero non fanno così, io li conosco. Chiunque sia stato avrà avuto un buon motivo per farlo. Penso ai film gialli. Sarà il colore La spada ferisce Quaderno Blu del piscio e della birra ad avermeli fatti venire in mente. I gialli sono una rincorsa del lettore allo scrittore. Da piccolo mi piacevano. Poi ho scoperto che sono un bluff. Lo scrittore ti fa fare una serie di seghe mentali per depistarti e intanto semina degli indizi. Bisogna scoprire quali sono gli indizi buoni e strada facendo l’investigatore ti aiuta. Ci sono tante varianti nel genere, ma nella maggior parte dei casi funziona così. Se non ci sono bluff è una schifezza di giallo. E allora, la relazione tra birra e stimolo ad orinare è quasi del tutto automatica. Il colpevole è ‘gli avventori del Sombrero, bar frequentato da tossici, studenti e spacciatori. Puniamoli!' Aspettate, a ben vedere i pisci sul muro sono troppo alti per appartenere a delle ragazze. Non è giusto punire anche loro. Puniamo i ragazzi per il piscio e le birre e le ragazze solo per le birre. Ma tra i ragazzi non tutti pisciano fuori. Maggiori controlli! Ma non si può, non basterebbero i vigili. Usiamo l’esercito. Di più, sempre più arruolati… Si finisce per sorvegliare e punire tutti. E tutto questo per uno sparuto gruppo di persone che ha lasciato dei bicchieri in giro e del piscio per terra. E così lo scrittore ha fatto il grande bluff, perché intanto chi si è rafforzato è solo chi sorveglia e punisce. E quando questo angolo di mondo sarà pulito ce ne sarà sempre un altro che si sporca. La forza dello Stato è nelle sue contraddizioni. Nel rendere giusto ciò che non è giusto. Nel far sembrare giusto ciò che lui dice essere ingiusto. Non uccidere, quando saremo in guerra ucciderai quanto vuoi! È La spada ferisce Quaderno Blu l’esempio più stupido. Il più grande bluff è che la Grande Testa Demoniaca che Governa il mondo, non esiste… Quella sorta di fluido che entra pomposamente in un uomo che si sente potente, che milioni di uomini rispettano o venerano (un politico, un poliziotto, un borghese, un lavoratore, un prete, un cittadino dello Stato) ciò che ciascuno vuole essere fin da piccolo non è generato dalla Grande Testa Demoniaca che Governa il mondo. Essa viene da quegli stessi uomini. Essa viene dall’umanità intera. Vinsanto mi raccontava di Platone e delle carrozze del bene e del male che correvano una verso il cielo, l’altra verso l’inferno. Diceva che questa era la morale della storia. Questa era la morale. Bisogna oltrepassare la morale, diceva Vinsanto. Perché nessuno lo fa? Sembra che abbiano paura di farlo, e non si accorgono che la morale ci sta schiacciando, e una morale di peggior specie di quella di Platone, diceva. Se bevi birra devi pisciare. Non c’è morale che tenga. Perché uno debba farlo proprio lì è un altro paio di maniche. Ci possono essere mille pro o contro. Se ci fosse un albero piscerei tranquillamente come un cane senza dar fastidio a nessuno. Così come se ci fosse un cesso o altro. E poi uno può aver bisogno di pisciare anche senza birra, e magari è stato un passante o un vecchio incontinente. Bluff, tutto si confonde e la morale si rafforza e regge la Grande Testa. Getto la cicca che si spegne nel piscio. C’è troppa puzza adesso. Ecco, questa è la ragione per cui non La spada ferisce Quaderno Blu dovrebbero farlo! Pisciare e lasciare i bicchieri in giro. Arrivano gli spazzini. Prendo la bicicletta, a fatica la tiro fuori dalla rastrelliera mentre reggo l’altra con la mano che ha ripreso a dolermi. Monto sulla bici alla mia sinistra. La mano destra al centro del manubrio dell’altra bicicletta. Ad ogni frenata avverto il male alla mano. In questa posizione sono costretto a frenare con la sinistra, la mano infortunata. Del resto questa mano non sarebbe in condizioni di reggere l’altra bicicletta che ha bisogno di essere guidata senza la possibilità di far uso dei freni e in equilibrio precario.
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