PROGETTO ELEONORA Osservazioni generali al progetto Come si legge dalla presentazione della Saras del progetto “Eleonora”, questo è finalizzato alla ricerca e all’estrazione di gas. Le stime parlano di circa 3 miliardi di meri cubi di gas presenti nel giacimento posto nel sottosuolo di Arborea, in cinque serbatoi geologici. Ma si stimano oltre 10 miliardi di metri cubi di gas presenti in tutta la piana di Oristano e questo progetto rappresenterebbe solo la prima fase di un ampio programma di esplorazione e estrazione di gas nel sottosuolo. Evidentemente alla luce di queste affermazioni riportate è necessaria una valutazione preventiva che non si limiti al solo pozzo esplorativo oggetto dello studio ma valuti anche le conseguenze di un’attività estrattiva su questi territori. Si tratta comunque di investimenti e interventi per lo sfruttamento di una risorsa fossile che, rimanendo sulle stime fatte per il progetto Eleonora, garantirebbero metano per i prossimi 10 anni, stando ai consumi attuali della Regione. E poi? Non è arrivato il momento di investire in tecnologie e fonti energetiche rinnovabili e pulite, garantendo al tempo stesso minori impatti sul territorio, un ‘indipendenza energetica duratura nel tempo e soprattutto risvolti occupazionali ed economici migliori per la Sardegna? Sul fronte occupazionale infatti il progetto parla di 15 addetti per la fase di produzione del gas, oltre l’indotto legato al cantiere e ad altre operazioni, che non rappresenta comunque un impiego stabile. Numeri che indicano, come confermato anche da altre realtà dove l’attività estrattive è più consolidata, come ad esempio la Basilicata, che questo tipo di attività è a basso tasso occupazionale, con pochi vantaggi per le Comunità locali. Infine, gli impatti, le operazioni e gli interventi da attuare descritti nel progetto sono tutti relativi alla fase di costruzione e utilizzo del pozzo esplorativo, la cui durata prevista è di 6 mesi e per questo considerata e valutata come attività temporanea di impatto minore (anche se come si evince dalle osservazioni che seguono gli impatti possono essere molto più duraturi nel tempo rispetto all’attività stessa). È evidente però che il progetto del pozzo esplorativo è comunque finalizzato ad un’attività di estrazione futura che durerebbe diversi anni. Attività che prevede di utilizzare lo stesso sito del pozzo esplorativo per i pozzi di estrazione (4 o 5 in totale) e un eventuale centro di trattamento del gas estratto da localizzare in una vicina area industriale molto probabilmente in quella Oristano-Porto, situata a 5 km a nord del campo di estrazione collegata attraverso un apposito metanodotto. Sebbene il progetto e la seguente valutazione della fase estrattiva avverrà in un secondo momento, a seconda dell’esito del pozzo esplorativo, riteniamo fondamentale prendere in considerazione anche questi aspetti già da ora per valutare l’impatto sull’area anche di una futura attività estrattiva. Tutto questo in un’area di alto pregio naturalistico, individuata dalla Birdlife international (rappresentata in Italia dalla Lipu), come area IBA (Important Bird Areas), ovvero un’area individuata e classificata tale per il fatto che ospitano una frazione significativa delle popolazioni di specie rare o minacciate oppure che ospitano eccezionali concentrazioni di uccelli di altre specie. Tali aree si definiscono in base al criterio 6 della Convenzione di Ramsar, che individua le aree ZPS e SIC, vincolate a livello internazionale. Osservazioni agli aspetti naturalistici e agli impatti sulla biodiversità Dal punto divista degli aspetti naturalistici nello studio si dice solo che l'area è un'IBA, senza sottolineare e mettere in evidenza che è anche un'area umida di valore internazionale in base alla convenzione di Ramsar in quanto Lo Stagno di S'Ena Arrubia compare proprio nell'elenco aggiornato dei siti Ramsar (www.ramsar.org/pdf/sitelist.pdf) e il perimetro dei siti tutelati SIC ITB030016 “Stagno di S’Ena Arrubia e territori limitrofi” e dell’area ZPS ITB034001 “Stagno di S’Ena Arrubia” si e dell’area sono situati a poche centinaia di metri dall’area del progetto. Si riportano di seguito alcune osservazioni puntuali: - Nello Studio di Incidenza Ambientale del progetto per la realizzazione del Pozzo Esplorativo per ricerca idrocarburi denominato “Eleonora 01 Dir” nel territorio del comune di Arborea (OR), al cap. 2 “Premessa” si ricorda giustamente che la valutazione di incidenza ambientale si applica anche a qualsiasi piano o progetto che, pur sviluppandosi all'esterno di aree inserite nella Rete Natura 2000, può comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La fattispecie si applica pienamente al caso in questione data l'irrisoria distanza esistente tra l'area di cantiere e il SIC Stagno di S'Ena Arrubia (ITB030016) e la ZPS omonima (ITB034001) posti rispettivamente a circa 120 e 140 metri di lontananza. - La “Sintesi non Tecnica” della Procedura di Valutazione Ambientale riguardante la “Realizzazione di un Pozzo Esplorativo Eleonora 01 Dir Comune di Arborea (OR), al paragrafo 5.8 relativo a “Rumore e Vibrazioni” si fa riferimento ad un'area interessata dalle emissioni sonore derivanti dalle attività di progetto, pari ai primi 500 metri di distanza dal punto di perforazione. Per quanto sopra evidenziato, tale disturbo acustico va quindi a coinvolgere direttamente le due aree rientranti nell'ambito della Rete natura 2000 confinanti. Inoltre, come ammesso dallo stesso studio, dalla campagna di monitoraggio acustico svolta nelle aree individuate, si riscontra “un clima acustico attuale poco disturbato”. Appare del tutto evidente quindi come la nuova non potrà che arrecare disturbo acustico in particolare alle numerose specie avifaunistiche che rendono l'area di interesse riconosciuta anche come IBA (IBA 218 “Sinis e Stagni di Oristano”). Infine, non viene menzionate un'altra importante fonte di disturbo che sarà costituita dai gruppi elettrogeni quali impianti per la produzione di energia elettrica a servizio della struttura in determinati fasi progettuali. - Ancora riscontrabili nella Sintesi in oggetto, in riferimento agli impatti preliminarmente stimati sulle diverse componenti ambientali correlabili alla realizzazione del progetto nelle sue varie fasi di attuazione, delle puntualizzazioni in riferimento alle emissioni atmosferiche, in merito alle quali le emissioni di polveri derivanti tanto dall'allestimento del piazzale di lavoro quanto durante la fase di cantiere, di perforazione del Pozzo, di Prova Produzione e in quella di Ripristino parziale/totale, vengono ritenute da “localizzate” a “di trascurabile entità”. Al contrario, emissioni di questo tipo, vengono ritenute nel progetto di impatto trascurabile anche in virtù di quella che, su base arbitraria e soggettiva, viene considerata una ridotta estensione temporale delle attività di perforazione e/o di cantiere. Il periodo di permanenza di polveri ed inquinanti nell’ambiente, inoltre, dipenderà dai venti, da fattori meteoclimatici e da situazioni che sono del tutto imprevedibili e quindi non stimabili. - Nella parte relativa all'irraggiamento, la “Sintesi non Tecnica” considera l'impatto da irraggiamento generato dall'esercizio della torcia come influente principalmente sulla sola area di cantiere esaurendo la propria influenza nelle immediate vicinanze del confine della stessa, interpretazione di per sé accettabile se l'intervento non fosse inserito, come invece è, in un contesto di spiccata presenza di specie ornitiche, estivanti, svernanti, migratrici ma in ogni caso estremamente mobili, in grado di volare a differenti quote e sensibilmente soggette quindi all'effetto generato da una struttura come quella riportata. - Relativamente alle potenziali interferenze ambientali riferibili alla fase di cantiere e perforazione del pozzo, si fa riferimento al paragrafo 6.6 ad un disturbo alla fauna definito come di entità trascurabile e che l'eventuale allontanamento degli animali dalle zone limitrofe a quelle di intervento sarà risolto al termine delle stesse attività di realizzazione. E' vero invece l'esatto contrario, ossia è altamente probabile, data la particolare natura di frequentazione dell'area, le pregresse attività antropiche a basso disturbo fino a questo momento praticate, la specifica propensione di particolari specie anche avifaunistiche (ma non solo) a non ripresentarsi in determinate aree una volta determinatosi un particolare fattore di disturbo preferendo l'allontanamento e la stabilizzazione in altri luoghi, che tali effetti di disturbo ed interruzione dei normali processi ecologici possano essere tutt'altro che temporanei e ininfluenti. - In riferimento all'Area Vasta, così come definita dalla stessa Sintesi, va aggiunto che l'area interessata dall'intervento, ricade interamente nell'ambito di un seminativo irriguo, un ambiente che fino ad oggi ha costituito un importante elemento di continuità ecologica, con alcuni elementi potenzialmente dal valore di ecotono, e la cui scomparsa, a favore di un intervento quale quello proposto, determinerebbe un'inevitabile frammentazione di habitat (o comunque il mancato collegamento tra diverse aree all'interno di un dato habitat) con effetti barriera che possono portare all'isolamento delle popolazioni di animali, questo in virtù proprio della vicinanza a due aree SIC e ZPS ma circondate da ulteriori situazioni ambientali che, sebbene non inserite all'interno di Rete Natura 2000, rappresentano ugualmente sistemi ambientali di continuità e connettività ecologica. - Il traffico veicolare derivante dalla strada di servizio di cantiere che verrà potenziata nel traffico e nell'intensità di carico veicolare, al contrario di quanto affermato, non potrà che avere impatti decisamente non trascurabili sulla componente faunistica in termini di disturbo acustico ed aumento di percoli di mortalità stradale. - Nello Studio di Incidenza Ambientale del progetto per la realizzazione del Pozzo Esplorativo per ricerca idrocarburi denominato “Eleonora 01 Dir” nel territorio del comune di Arborea (OR), relativamente ai potenziali effetti negativi in merito ai possibili impatti sugli ecosistemi, sia afferma che l'area coinvolta si presenterebbe già allo stato attuale con un basso grado di naturalità, ragion per cui la perdita, seppur prevista, risulta di scarsa significatività a voler dire che le specie floristiche in questione sarebbero di scarso valore naturalistico. Al contrario una specie, anche dall'apparente “esoticità” per un determinato contesto, potrebbe rappresentare uno stadio iniziale di una successione ecologica che tenda, alla fine di un lento processo di sostituzione, ad evolvere verso uno stadio maturo con specie che rappresentano il massimo dell’adattamento possibile a quelle determinate condizioni ambientali; del resto il mondo vegetale tende ad occupare gli spazi che più gli sono congeniali, non certo quelli che gli vengono imposti. - Da ultimo, ricordiamo che, ogni qual volta si voglia realizzare un’opera, si deve necessariamente soppesare il rapporto costi/benefici, che, chiaramente, deve tendere a netto favore di questi ultimi, e valutare altresì il grado di rischio, nel nostro caso derivante, ad esempio, dalla perdita di combustibile estratto, perdite o sversamenti di inquinanti : R=PxVxE dove “R” rappresenta il rischio; “P” la probabilità; “V” la vulnerabilità; “E” il valore economico. La probabilità che possa verificarsi un evento rappresentato da eventuali perdite di materiale pericoloso non è quantificabile; potrebbe essere anche basso, ma in ogni caso mai nullo. La vulnerabilità dell'area nonché il suo valore economico sono invece elevati in virtù della prossimità ad aree della Rete Natura 2000 e della moltitudine di ulteriori vincoli di natura ambientale presenti o prossimi, così che anche il rischio risulta alto. L’unico modo per abbattere tale rischio è quello di non costruire opere del genere in vicinanza di luoghi con alta V ed elevato E. Alcune osservazioni generali sui possibili impatti della fase di cantiere e della realizzazione del pozzo esplorativo L’esecuzione del progetto e la realizzazione del pozzo esplorativo hanno un impatto, oltre che sulla flora e sulla fauna degli importanti ecosistemi presenti nell’area, anche più generale sull’area. In particolare: - Consumo idrico. Il progetto prevede di consumare 1400 mc prelevando l’acqua dalle risorse irrigue o attraverso autobotti. Tale quantità è compatibile con gli altri usi che si fanno della risorsa idrica in quell’area a forte prevalenza agricola? Quanto incide sul totale della risorsa a disposizione? - Rifiuti. Le attività di perforazione prevedono la produzione di 3000 tonnellate di fluidi e detriti di perforazione e di acqua che saranno stoccati temporaneamente in vasche di stoccaggio (da 400 e 200 mc) presenti nel sito ma che quotidianamente o almeno bisettimanalmente dovranno essere prelevate, trasportate e smaltite, con un incremento notevole del traffico di mezzi pesanti nell’area per tutta la durata del cantiere. - Trasporti e viabilità locale. In generale le attività di cantiere prevedono tra i 10 e 15 passaggi al giorno di mezzi pesanti utilizzando la strada carraia attualmente presente nell’area. Traffico che andrà a incidere fortemente in un’area in cui oggi ci sono pochi o nulli passaggi di veicoli dal punto di vista dell’inquinamento acustico, delle vibrazioni, polvere ed emissioni. Inoltre la strada attualmente presente e la pista ciclabile che scorre parallela subiranno un notevole impatto, non essendo state realizzate per il passaggio di mezzi pesanti. L’energia elettrica verrà prodotta attraverso gruppi elettrogeni alimentati a diesel con conseguente impatto in termini di rumore ed emissioni in tutta l’area. - Al centro della piazzola sarà montata una torre di perforazione alta trenta metri (come un palazzo di 10 piani) che stazionerà per tutta la durata delle operazioni. - Per la produzione di energia elettrica saranno utilizzati due gruppi elettrogeni alimentati a diesel che saranno accesi per tutto il tempo delle emissioni con conseguente rumore ed emissioni inquinanti e un probabile effetto negativo sugli importanti ecosistemi a ridosso dell’area come riportato nelle osservazioni precedenti. Osservazioni paesaggistiche. Nella relazione di analisi paesaggistica allegata allo studio VIA viene analizzato con completezza il quadro normativo esistente di cui si riporta un estratto delle considerazioni conclusive. “…..Il Piano Paesaggistico Regionale, dunque, individua tutta l’area della bonifica come “Bene Identitario”, che sono oggetto di tutela e conservazione da parte della Regione, Comuni o Province; la tutela dei beni identitari, secondo il PPR, deve essere assicurata attraverso un accurato controllo preventivo ed in corso d’opera degli eventuali interventi di parziale e limitata trasformazione, resi necessari dalle esigenze di tutela e fruizione dell’area. Lo stesso PPR prescrive il divieto di alterarne le caratteristiche essenziali e qualsiasi intervento di trasformazione infrastrutturale deve essere coerente con l’organizzazione territoriale. Più in generale, il Piano Paesaggistico, oltre ai vincoli veri e propri, mette in campo un sistema di scenari e di indicazioni, contenuti nelle schede degli “Ambiti di Paesaggio”, che costituiscono un punto forte del PPR. Il combinato disposto tra questi scenari tendenziali e la tutela dei beni identitari configura un indirizzo coerente di restauro del paesaggio agrario e del contesto ambientale in cui è inserito, dal quale risultano sistematicamente esclusi interventi e modificazioni di altra natura e destinazione. Questo dispositivo viene poi ulteriormente rafforzato e reso coerente dalla pianificazione urbanistica comunale di Arborea. Il Piano Urbanistico Comunale di Arborea, in coerenza con il PPR, considera quest’area di primaria importanza per la funzione agricola produttiva e definisce una destinazione d’uso di tipo E - Agricola, nel rispetto della direttiva sulle zone agricole (DPGR 6.08.1994 n. 228), destinazione compatibile sia con le prescrizioni del PPR, sia con la formazione e le funzioni prevalenti che storicamente si sono sviluppate nel territorio. Conservare e restaurare gli elementi del paesaggio agrario storico e moderno e riconoscere il valore paesaggistico e produttivo di questo sistema agricolo, dalle strutture della bonifica storica alla città di fondazione di Arborea, dai borghi della Riforma Agraria al sistema delle case coloniche, è l’indicazione degli strumenti urbanistici vigenti, per cui ogni attività che altera questo sistema o lo ignora dovrebbe ritenersi allo stato attuale della pianificazione regionale e comunale non coerente con il carattere paesaggistico ed ambientale. Questo implica che per destinazioni di tipo industriale dovrebbe essere necessario procedere ad una sostanziale revisione degli strumenti pianificatori vigenti. In sintesi, sulla base dell’analisi degli strumenti urbanistici vigenti, non esistono vincoli capaci di escludere in modo radicale il progetto, tuttavia il sistema di indirizzi del PPR e le prescrizioni del PUC indicano per questo territorio un modello di sviluppo legato alla dimensione agricola ed ambientale, quindi coerente con il paesaggio agrario della riforma…..”. Conclusioni Dall’insieme delle considerazioni sopraesposte emerge con chiarezza che allo stato attuale il sistema normativo di tutela compendiato nel PPR e nel PUC del comune di Arborea rende non compatibile il progetto proposto. Infatti la stessa esauriente relazione paesaggistica allegata alla VIA afferma che per rendere coerente il progetto proposto occorrerebbe procedere ad una revisione degli strumenti pianificatori vigenti.
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