In Ticino ancora una volta Una volta all'anno mi permetto di scrivere un articolo in prima persona, cercando di trasmettervi non solo fatti, ma anche emozioni. Sono passati 12 mesi da quando vi avevo portati con me nella tre giorni massacrante di Bienne, dove tutti gli anni si svolgono campionati svizzeri assoluti e campionati svizzeri sociali. Nel frattempo sono successe tante cose, eppure si vede che è destino che il cerchio si chiuda sempre lì. Comincerò col raccontarvi che speravo, arrivando nel canton Berna venerdì, di incontrare almeno uno dei due ticinesi che hanno disputato il tabellone principale dei campionati svizzeri, ovvero Susan Bandecchi e Luca Margaroli. Durante il viaggio però, consultando l'applicazione di Swiss Tennis, ho malauguratamente scoperto che entrambi erano stati eliminati al primo turno, non senza aver lottato, al terzo set. È inutile, è sempre stato così: per farsi strada bisogna sì sgomitare, ma bisogna anche avere una dose non indifferente di fortuna. I miei complimenti vanno però comunque ad entrambi, soprattutto a Susan che si era guadagnata l'accesso al tabellone superando tre turni di qualificazione, e poi Susi, sei giovane, di tempo nei hai ancora tanto, te lo dice una che sta scrivendo dal letto e desidera solo una carriola per arrivare in salotto. Torniamo a noi, Swiss Tennis. Ogni volta entrare in questo bellissimo centro è un po' come tornare a casa, ma tutte le volte cambia un pochino aspetto. La prima partita finisce piuttosto rapidamente, la mia avversaria, Sandra Hinterberger R2, è molto più giovane di me (veramente ormai è quasi sempre così) e la mia esperienza mi permette di chiudere il match con il punteggio di 6-1 6-1. A fine partita mi fermo un attimo per dare un'occhiata alle varie partite, in particolare a quella dell'amica Lea Goldhirsch che purtroppo è ancora un po' in balia delle emozioni e non riesce ad esprimersi bene quanto potrebbe e viene eliminata al primo turno. Lea, messaggino anche per te: tutto bene non si può fare, ma non è che improvvisamente non sai più giocare, dammi retta, un po' più di fiducia! Nel frattempo sbircio anche sul campo delle mie prossime avversarie, poi chiedo a mia mamma, che era andata a vederle, un parere, ma non si sbilancia, tanto ho già capito, la ragazzina pesta come un fabbro. Siamo a sabato, dopo una visita d'obbligo ai meravigliosi mercatini natalizi di Bienne scendo in campo con una ragazzina ancora più giovane della prima (e sono sempre più perplessa), Jenny Dürst R1 e le impressioni del giorno prima si fanno realtà, tanto che perdo il primo set 6-4. Ma sento che la partita può facilmente girare se la faccio andar fuori di testa, cosa che puntualmente succede, addirittura la signorina colleziona due warnings per ball abuse (in pratica ha sparato le palline su tetto e telone per sfogare la rabbia) regalando direttamente il punto a me. I due set successivi vengono a casa con me per 6-3 6-1 e sogno già un bagno caldo che, a dire il vero, ancora sto sognando. Bene, obiettivo raggiunto per me, l'avevo detto: un traguardo per cui potevo essere contenta era la semifinale. Anche perché il tabellone parlava chiaro: in semifinale ad aspettarmi c'era la giocatrice con cui ho giocato di più nell'ultimo anno e che nelle ultime partite ha preso il sopravvento, rifilandomi anche un 6-0 6-0 che non ricordavo nemmeno di aver preso. Parlo ovviamente di Rachel Grüninger, che in semifinale ci è arrivata tranquillamente asfaltando chiunque le capitasse a tiro. Bene, entro in campo e mi dico, faccio tutto ciò che posso, come sempre, vediamo che succede. Ancora adesso ho qualche difficoltà a sbobinare il match perché è stato talmente intenso che non saprei da che parte cominciare. Ad onor del vero va detto che rispetto alle altre partite Rachel ha sbagliato qualcosa in più... Io, non so come, ho centrato la partita e tra alti e bassi sono riuscita a vincere 7-6 4-6 6-3, mia mamma credo sia ancora su quella sedia a chiedersi come ci sia riuscita. Un pensiero anche per te Rach, che non hai mollato fino alla fine e hai reso questa sfida una bellissima battaglia, fossero sempre così le avversarie! E uno anche alla tua carissima mamma con la quale sei rimasta per farmi tifo in finale, ho apprezzato davvero tantissimo. Inutile enumerare le contratture muscolari a fine partita, nonché le varie fiacche, tanto sono all'ordine del giorno. Un'ora e mezza di pausa prima di tornare in campo e giocarmi il tutto per tutto. Nel frattempo ho potuto gustarmi la vittoria della mia adorata Timea Bacsinszky che, sempre splendidamente, si è aggiudicata per 7-5 6-4 il titolo di campionessa svizzera assoluta ai danni della giovane e promettente Jil Teichmann alla quale vanno i miei complimenti perché il futuro del tennis femminile me lo immagino così. Grazie Timi per essere rimasta a vedere qualche attimo di partita, o meglio, qualche tonnellata di slice. Dicevamo, la finale. Tornare alle origini e incontrare una vecchia amica e compagna di avventure. Virginie Oulevay ha trascorso un anno con me a Bienne, secoli fa. È stato bellissimo, come fare un tuffo nel passato quando avevo 16 anni. Alla fine è andata bene alla sottoscritta, sempre con qualche patema d'animo perché, se non mi complico le cose, non sono contenta. Grazie anche a te Nine, mi ha fatto enormemente piacere rivederti! Peccato che tutto il pubblico presente per la finale maschile, vinta agevolmente da Henri Laaksonen contro il numero due Raphael Lustenberger per 6-2 6-3, se ne sia andato lasciandoci nella desolazione dei 7 presenti. Termina quindi qui anche questo viaggio in quel di Bienne, dopo 4 anni mi riporto a casa il titolo che teniamo stretto in Ticino (l'anno scorso perdendo in finale lo aveva comunque intascato la nostra Katerina Tsygourova). L'ultimo pensiero va a tutti quelli che da lontano mi hanno fatto sentire il loro calore, il loro supporto. Specialmente a mio papà, che so avrebbe voluto essere presente ma è rimasto a casa con il mio micione, e a mia mamma, che mi ha trascinata fino alla vittoria. Buon Natale a tutti e chissà, magari all'anno prossimo! SERE
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