APPROVVIGIONARE www.adaci.it Periodico associativo d’informazione e cultura Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 294 del 20 maggio 2002 - Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. 70% LO/MI - € 7,- QUADERNI Associazione Italiana Acquisti e Supply Management Allegato a n. 70 Maggio 2014 APPROVVIGIONARE www.adaci.it Periodico associativo d’informazione e cultura Sommario QUADERNI Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 294 del 20 maggio 2002 - Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. 70% LO/MI - € 7,- Allegato a n. 70 - maggio 2014 Associazione Italiana Acquisti e Supply Management Allegato a n. 70 Maggio 2014 Esempio di “Lean Dashboard” Direttore responsabile: Michele Anzivino SURVEY 3 Indagine tra i Soci ADACI sul Lean Management Hanno collaborato a questo numero: Michele Anzivino Giovanni Atti Mauro Ceccarelli Elisabetta Colombo Ivan Fantin Giancarlo Oriani Roberto Panizzolo Stefano Ruffini Maria Ruggeri Maurilio Sartor Editore, Redazione, Pubblicità e Abbonamenti: ADACI Via Spezia, 11 20142 Milano tel. 02 40072474 fax 02 40090246 [email protected] Progetto grafico: Michele Anzivino Stampa: Polibor sas Via di Vittorio, 70 20026 - Novate Milanese (MI) CREDITS: EVENTI 5 Il pensiero Lean apre la porta alla competitività (Negotiorum Doctrina – Milano 26 novembre 2013) 8 Eliminare gli sprechi nella Supply Chain: come intervenire con una funzione Acquisti “Lean” (Incontro in Assolombarda – Milano 6 febbraio 2014) MANAGEMENT 11 Lean Purchasing 14 Oltre la Lean Production: applicare il Pensiero Lean all’intero Flusso del Valore 16 International Sourcing vs Lean Manifacturing: la rilevanza degli strumenti di Total Cost of Ownership CASE HISTORY 18 OTD (On Time Delivery) dei fornitori: un caso di successo di problem solving applicato 21 Il caso Tecniplast: come inserire l’ottica (o filosofia) Lean negli Acquisti 23 Profilo professionale degli Autori 28 Jungheinrich ® È vietata la riproduzione anche parziale dei contenuti di questa pubblicazione senza l'autorizzazione scritta dell'Editore. 2 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” 70 - maggio 2014 Survey Survey ADACI sul “Lean Management” “Più valore con meno lavoro” negli Acquisti e nella Supply Chain Il Laboratorio Lean è stato costituito due anni fa, nell’ambito dell’Accademia degli Acquisti e Supply Management di ADACI Formanagement, con l’obiettivo di creare cultura e diffondere idee e conoscenze sulle applicazioni operative del lean management - nuova frontiera dell’evoluzione organizzativa dell’impresa, sempre più efficace ed efficiente, volta alla creazione di valore aggiunto e quindi di costante competitività sul mercato -, promuovendo così la crescita professionale dei soci ADACI e di quanti ne siano professionalmente interessati. Per condividere e sviluppare l’interesse sull’utilità delle tecniche Lean, il Comitato operante nel Laboratorio si è proposto di offrire con questo “Quaderno” una sintesi di quanto finora discusso ed elaborato, rendendola disponibile alla comunità professionale che si riconosce nelle attività connesse alle funzioni di Acquisti e Supply Management. “Più valore con meno lavoro”, recita il motto adottato per il Laboratorio: sia chiaro, il lavoro da eliminare è quello inutile o addirittura dannoso, che porta sprechi, ridondanze e ritardi alla filiera lavorativa, facendo emergere visioni e percorsi innovativi – che richiedono sempre applicazione di maggiore ed intenso lavoro intellettivo, vero motore del valore atteso, che non è misurabile solo monetariamente, ma anche e soprattutto con la soddisfazione dell’utente finale. In questo quadro si colloca anche il lancio – nello scorso marzo – di una Survey conoscitiva sul tema Lean tra i soci ADACI, per avere un primo e diretto riscontro sia dell’interesse professionale ed aziendale, sia delle opportunità formative ed applicative progettabili per venire incontro alle attese espresse nelle risposte date. Nei grafici seguenti presentiamo i risultati delle risposte di 80 responsabili Acquisti alle domande poste, ponendo subito in evidenza le azioni attese dall’ADACI per favorire l’attuazione di percorsi aziendali di trasformazione Lean. D9 - In che modo ADACI potrebbe supportare gli Acquisti e, più in generale, l’intera azienda verso un percorso di trasformazione Lean? Lean Survey ADACI – marzo 2014 D2 - Ritieni che nella tua azienda ci siano margini di miglioramento nella gestione dell’Ufficio Acquisti e delle forniture? D1 - Hai mai seguito un progetto Lean in area Acquisti? Circa il 50% di coloro che hanno già seguito un progetto Lean in area Acquisti ritiene che non vi siano altri margini di miglioramento! www.adaci.it/it/approvvigionare APPROVVIGIONARE 3 D4 - La tua azienda ha mai intrapreso progetti di miglioramento basati sul Lean Management? D3 - Ritieni che un processo di cambiamento basato sulle metodologie Lean possa aiutare la tua azienda a raggiungere i propri obiettivi? Benchè ritenute utili dall’84% le metodologie Lean sono oggi utilizzate solo dal 65% D5 - Oltre alle tematiche riguardanti Acquisti e Supply Chain, sei interessato a conoscere applicazioni Lean in una o più delle seguenti aree? D6 - ADACI sta pensando ad una monografia sulla filosofia Lean applicata agli Acquisti e alla Supply Chain. Quali aspetti specifici vorresti vedere approfonditi? Interesse diffuso su tutte le applicazioni Lean, con analisi specifiche su acquisti e supply chain. D7 - Ti piacerebbe condividere la tua esperienza con quella di altri colleghi in un evento organizzato appositamente sul tema Lean Management? D8 - Sei interessato a visitare un’azienda che ha implementato il Lean Management? Generale interesse a visitare aziende Lean oriented, ma notevoli perplessità a scambiare esperienze! 4 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” 70 - maggio 2014 Negotiorum Doctrina Elisabetta Colombo giornalista Il pensiero Lean apre la porta alla competitività Nuove tecniche per affrontare le sfide del mercato e rinnovare la professione: il focus del Negotiorum Doctrina ADACI del 26 novembre 2013 (Palazzo delle Stelline – Milano) Relatori di grande appeal hanno “riempito” la coinvolgente giornata organizzata da ADACI, Sezione Lombardia/Liguria, che ha riunito il management degli acquisti attorno a un tema di grande attualità, in grado di dare una svolta alla professione. Un Negotiorum Doctrina dal titolo “Tecniche Lean di Supply Management per ridurre gli sprechi - Nuovi strumenti per gli acquisti”, con interventi che, dopo l’introduzione di Paolo Marnoni, Vice Presidente della Sezione ADACI Lombardia/Liguria, si sono susseguiti senza spreco di tempo, con motivazioni condivise e una grande semplificazione nella comunicazione, ovvero con tutti gli elementi propri del metodo Lean. Ma come si può definire il Lean? “Un approccio sistematico per identificare ed eliminare gli sprechi attraverso un miglioramento continuo, facendo fluire il prodotto al ritmo della richiesta del cliente, cercando la perfezione” è una delle definizioni possibili, punto di partenza attorno al quale si sono snodate le relazioni con un unico obiettivo: analizzare attraverso case history le potenzialità di uno strumento gestionale del tutto innovativo, in grado di innescare uno stacco in un contesto sempre più esasperatamente competitivo. Là dove gli strumenti tradizionali non sono più sufficienti a fare la differenza ecco che gli strumenti Lean possono invece essere l’elemento scatenante non solo di un miglioramento competitivo, ma soprattutto di un profondo rinnovamento. www.adaci.it/it/approvvigionare Lean è uno stile di vita, che ruota attorno a parole chiave come sistematico, sprechi e miglioramento. Perché oggi le aziende vedono diminuire il fatturato senza però riuscire a far diminuire i costi. Ecco perché diventa indispensabile un approccio sistematico, come ha evidenziato Stefano Ruffini Presidente del Comitato Scientifico del Laboratorio Lean di ADACI -; dove sistematico significa andare in azienda ogni mattina con un preciso obiettivo, cosa peraltro ben diversa dalla routine. Per essere efficace, l’approccio Lean deve essere condiviso dalla leadership aziendale, che segna la strada, dal management, che colma i gap, ma anche da tutti gli altri livelli. Il cambiamento non si innesca semplicemente con APPROVVIGIONARE 5 “Finchè rimane nascosto, è garantito che non verrà mai risolto.” Margaret Heffernan,Willful Blindness: why we ignore the obvious at our peril la comunicazione, ovvero dicendo le cose, ma mettendo in pratica i comportamenti innovativi, insomma, diventando un esempio. Che cosa rende Lean? Tre sono gli step: vedere i problemi, sperimentare soluzioni e costruire modelli standard. Va detto che le nuove filosofie organizzative non sono più peculiarità delle grandi aziende, ma possono invece essere la chiave di volta anche per le piccole e medie imprese: nato in Giappone e poi sviluppatosi anche negli Usa, lo strumento Lean può essere efficacemente applicato anche al tessuto delle aziende italiane, contribuendo a risollevare anche quelle in crisi, l’importante è saper accettare il cambiamento attraverso un profondo rinnovamento culturale, perché l’innovazione ha origine nel pensiero. Agire sui problemi piccoli Ivan Fantin, autore del libro “Applicare il Problem Solving” (vedi APPROVVIGIONARE n. 68/69 settembre/novembre 2013 – pag. 43), ha ribadito come sposare una cultura Lean significhi approfittare degli errori per migliorare. In azienda anche i problemi sono a piramide: i più grandi stanno in alto, ma sono pochi, poi c’è una fascia intermedia e infine ci sono, alla base, tanti piccoli problemi, che spesso rimangono nascosti. Ecco quindi dove bisogna agire: i problemi piccoli fanno massa e generano sprechi, non vanno nascosti, ma affrontati, considerandoli un’opportunità e spingendo la base a trovare soluzioni in modo autonomo. In definitiva: applicare il problem solving, evitando tutti gli errori più tipici, sia sul fronte del comportamento che del linguaggio. Emblematico l’esempio di Porsche, “risorta” proprio grazie all’applicazione degli strumenti Lean, come brillantemente illustrato da Federico Magno, A.D. di Porsche Consulting Italia. “Pensare strategico e agire pratico”: questa è in sintesi la filosofia Lean applicata da Porsche. Federico Magno ha spiegato come l’azienda debba essere pianificata per essere elastica e flessibile, perché “la crisi ci sarà sempre”. Obiettivo: eliminare lo spreco identificato attraverso l’attenzione ai processi, l’eliminazione 6 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” dei livelli manageriali, quelli che portano la cravatta e non si sporcano mai le mani, la semplificazione del prodotto a partire dall’organizzazione del magazzino. E non accontentarsi mai, perché il miglioramento non ha fine ed è sempre in divenire e l’atteggiamento Lean non è un traguardo, ma uno stile di vita. Con ironia e catturando la platea, Federico Magno ha raccontato la sua esperienza in azienda, passando attraverso l’organizzazione del magazzino e del processo, e l’estensione del concetto Lean a tutti i fornitori e all’intera supply chain. “Da dentro a fuori”, nell’ottica di un’ottimizzazione estesa, parlando con la testa, ma anche col cuore e le mani. I fattori competitivi È toccato poi a Giancarlo Oriani, CEO di Staufen.Italia, focalizzarsi sulla parola “spreco” e sul suo stretto rapporto con la competitività, precisando però che non basta focalizzarsi sullo spreco per essere Lean e che sono altrettanto 70 - maggio 2014 Il capitale più importante dell’azienda è il suo personale! importanti i cosiddetti tempi di attraversamento. Per quanto riguarda i processi principali, devono fondarsi su 4 pilastri: assenza di difetti, flusso, ritmo, pull. Diverse quindi le variabili in gioco, fermo restando che il capitale più importante è il personale. “Le risorse umane sono qualcosa che non si può misurare”, ha ribadito Mauro Ceccarelli, Senior Buyer Tecniplast, illustrando il progetto sviluppato in azienda, fondato sul consenso. Massimo valore al cliente Consapevolezza, quindi, estesa anche all’ufficio Acquisti, fino ad oggi poco toccato dall’implementazione Lean. “Nella produzione il problema si vede, è più misurabile, però lo spreco è sempre meno in produzione, perché il costo è sempre meno in produzione”. Ecco perché oggi si parla sempre meno di Lean production e sempre più di Lean Thinking. Di re-shoring ha parlato invece Roberto Panizzolo, Professore di Ingegneria gestionale all’Università degli Studi di Padova, ovvero di quel fenomeno per cui molte aziende occidentali che avevano delocalizzato, stanno ora riportando in patria le lavorazioni. Il re-shoring è legato a problemi di costo, tempo e difficoltà. Se prendiamo per esempio il costo del lavoro, osserviamo che la forbice si sta riducendo, perché anche in Cina il costo del lavoro sta salendo, così come il costo delle forniture di energia e gas, o quello dei terreni. Allo stesso modo, il tempo diventa una criticità che costringe a tenere scorte in magazzino. Il re-shoring è quindi un fenomeno che si lega profondamente al Lean, anche se è difficile in questo momento valutarne la portata. www.adaci.it/it/approvvigionare Altrettanto interessanti sono stati gli spunti offerti dal racconto di alcune esperienze concrete. Marco Pedercini, Direttore Acquisti Gildemeister Italiana S.p.A., ha illustrato le fasi del progetto realizzato nella propria azienda per la implementazione di una linea di assemblaggio (vedi foto in alto). Germana Carriero, Product Manager TESISQUARE, ha presentato le soluzioni IT che possono essere d’ausilio all’approccio Lean attraverso interessanti success story. Celeste Vitte, Lean Master & Business Development Lenovys, ha avuto il compito di tirare le fila della giornata, con il racconto della sua esperienza in qualità di consulente. “Tutti ci chiedono di ridurre i costi – ha spiegato, ma è importante agire sugli sprechi per ridare il massimo valore al cliente”. All’estremo opposto ci sono i fornitori, con i quali è fondamentale creare una partnership condividendo l’approccio Lean e misurandone le performance. Non sono state trascurate le difficoltà, prima fra tutte la resistenza, o meglio resilienza, più evidente nei livelli aziendali intermedi, dove si sposano logiche di potere. In conclusione, il Lean deve essere animato da una profonda convinzione, deve essere orientato al bene del cliente, deve poggiare su un approccio analitico ma semplice e deve essere assolutamente trasparente e condiviso. L’obiettivo è quello di superare vecchie logiche, prima fra tutte quella che poggia sul principio “abbiamo sempre fatto così”, per aprirsi al cambiamento, scardinando le regole per cercare nuove strade. E, ancora una volta, la funzione Acquisti svolge un ruolo indispensabile, perché nella logica Lean è la chiave per creare consenso e coinvolgere i fornitori. APPROVVIGIONARE 7 Assolombarda Maurilio Sartor Presidente Sezione ADACI Lombardia/Liguria Eliminare gli sprechi nella Supply Chain: come intervenire con una Funzione Acquisti “Lean” ADACI sta puntando molto sull’applicazione delle metodologie lean nella Supply Chain e dopo le prime attività svolte nel 2012 e 2013, ha fortissimamente voluto inserire anche nelle attività programmate per quest’anno alcuni momenti di confronto sul “Lean Thinking”. A giugno ci sarà la “tavola rotonda” al Negotiorum Fucina che raccoglierà diverse esperienze nazionali a confronto, ma attività locali sono già state fatte e proseguiranno per tutto il 2014 ed il 2015. Una di particolare rilevanza e partecipazione è stata organizzata in febbraio dalla Sezione Lombardia/Liguria, insieme a Confindustria, nella sede di Assolombarda, alla presenza di una sessantina di imprenditori, direttori/responsabili Acquisti e buyer, che hanno praticamente saturato i posti a sedere della prestigiosa sala FALK di via Chiaravalle a Milano. “Eliminare gli sprechi nella supply chain: come intervenire con una Funzione Acquisti Lean” era il tema scelto da Fabrizio Lain, funzionario senior responsabile Area Mercato e Internazionalizzazione Assolombarda, e da Maurilio Sartor, Presidente della Sezione ADACI Lombardia e Liguria. L’incontro, che verteva sull’applicazione dei metodi della "Lean Organization" implementati nelle aree degli acquisti e della logistica per ottenere recuperi di efficienza nella catena di fornitura, si è trasformato ben presto in un vero e proprio brainstorming tra relatori e pubblico presente in sala, che ha chiesto ed ottenuto di poter dialogare su “case history” e su problemi pratici presenti in azienda o probabili insorgenti. Pensato per esporre le modalità operative e gli strumenti gestionali innovativi, che permettono oggi alle aziende di soddisfare i clienti ed allo stesso tempo di ridurre i costi ed incrementare la produttività, le esperienze presentate dai relatori già davano ampio spazio alle specifiche applicazioni dei principi di Lean Management alla Supply Chain ed alle Operation, supportate opportunamente da alcune case history di aziende che hanno applicato queste metodologie. L’ampio dialogo instauratosi tra i relatori ed i partecipanti, che hanno formulato domande e richiesto pareri tarati sulla loro quotidiana 8 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” esperienza operativa, ha dato concretezza applicativa all’esposizione dei principi "lean“. In apertura, Stefano Ruffini - Director of Continuous Improvement di Circor Energy e Presidente del Comitato Scientifico del Laboratorio Lean di ADACI – ha illustrato i principi cardine del “Lean Thinking” e mostrato come e perché anche oggi le nostre aziende possono competere nei loro mercati di riferimento, purché si adoperino per adeguare il loro business e riducano gli sprechi. A lui Marco Massini, manager della Terruzzi Fercalx Spa, ha chiesto di dare indicazioni su come si possa effettivamente migliorare l’efficienza delle aziende operanti nell’impiantistica industriale, utilizzando le metodologie lean e facendo in modo che qualsiasi soluzione/innovazione sortisca dalla loro implementazione possa essere attivata in tempi rapidi e dialogare con un sistema gestionale ERP già presente e ben collaudato. Da questa domanda è scaturita una serie numerosa ed articolata di quesiti da parte del pubblico, cui i relatori hanno dato risposte che sono state ritenute esaurienti e soddisfacenti. Federico Magno - Amministratore Delegato di Porsche Consulting Italia - ha, poi, parlato della “creazione del vantaggio competitivo basato sull'eccellenza dei processi”, presentando il caso 70 - maggio 2014 della Porsche, società automobilistica che ha saputo fare della filosofia lean la normale modalità di gestione aziendale, facendola divenire uno dei leader mondiali nelle autovetture sportive di alta gamma. Magno ha saputo testimoniare ed esprimere con particolare efficacia il suo diretto coinvolgimento nell’esperienza vissuta dalla prestigiosa casa automobilistica tedesca, che nei primi anni ’90 si era trovata ad affrontare una situazione di forte e persistente crisi, ma che ha saputo risorgere, anche grazie all’adozione del Lean Manufacturing, metodologia scelta proprio per ricominciare a costruire un vantaggio competitivo a medio termine. Un Purchasing Manager di Ex'Spends Italia S.r.l. gli ha chiesto un approfondimento specifico su come si possano integrare, in una gestione lean, gli acquisti indiretti ed i materiali propri del marketing, ottenendo una risposta fondata proprio sulle modalità con cui era stata gestita la questione in Porsche nel percorso di implementazione delle metodologie lean. Un’interessante case study su “come ridurre gli sprechi grazie ad una Supply Chain Lean” è stata presentata successivamente da Celeste Vitte - Lean Master & Business Development di Lenovys S.r.l. che ha poi ulteriormente integrato ed arricchito quanto presentato rispondendo ad una sollecitazione di Marco Lorenzetti - Production Director presso Cinetic Sorting S.p.A.-, che gli ha chiesto di scendere nel dettaglio sui vantaggi che l’utilizzo della metodologia lean può effettivamente portare nell’organizzazione della funzione acquisti e della supply chain in generale. Anche da questa domanda si è sviluppato un fitto dialogo tra i relatori ed i vari direttori e responsabili Acquisti presenti in sala, che ha consentito di spaziare non poco sui casi aziendali esemplificati negli interventi, dando concretezza alle analisi esposte e ricavandone preziosi suggerimenti. www.adaci.it/it/approvvigionare Vi è stato poi l’intervento di Luciano Attolico, uno dei massimi esperti internazionali di innovazione lean e di lean leadership, autore del libro “Innovazione Lean-strategie per valorizzare persone, prodotti e processi” e coautore di “Toyota Way” insieme a Jeffrey K. Liker, libro che sta attualmente ricevendo i più ampi consensi di critica e lettori perché attualizza i 14 principi del “Lean Thinking”, presentandoli all’interno di 14 case history tutte italiane. Un collega di Hydro Service S.p.A. ha espresso le difficoltà incontrate nell'applicare il concetto lean nelle PMI, trovandosi spesso stretto tra fornitori e clienti delle dimensioni di multinazionali, che tendevano a imporre loro “metodi poco snelli". Ne è sortita un’ampia discussione sul fatto che spesso i “Grandi Clienti” richiedono elasticità e performance elevate ai propri fornitori, anche per sopperire a loro difficoltà nell’essere lean. Tutto questo spesso mette a dura prova il lavoro e la serenità delle persone che, pur applicandosi con professionalità e dedizione, non sempre riescono oggi a reggere i ritmi imposti dalla frenesia e dalla disorganicità e volubilità dei mercati. Su questo ha puntato il dito proprio Luciano Attolico che, nell’applicazione della metodologia lean e nei suoi libri, da sempre punta sulla “valorizzazione del potenziale delle persone, che non va distinto e non è in antitesi con la ricerca del miglioramento della produttività aziendale” e, nel nostro caso particolare, della Supply Chain. È questa la chiave di volta: la produttività aziendale non è da associare solo a strumenti nuovi, alla pur necessaria “lotta” agli sprechi, alla standardizzazione e alla visione di “flusso” della catena della Supply Chain, ma soprattutto ad un cambiamento, in meglio, dello stato emozionale delle persone in azienda. Su questo noi di ADACI ci sentiamo attivi e solidali da sempre. “Nei progetti di Lean Transformation, l’esperienza e l’applicazione dell’approccio di un vero coach APPROVVIGIONARE 9 (NDR: da distinguersi da chi opera solo come mero consulente aziendale) dimostra che quando manca un legame forte tra produttività e benessere, non è possibile sostenere nel tempo l’innovazione e il miglioramento continuo in azienda. Sino a quando le nostre aziende saranno costituite da persone, saranno proprio le persone a garantire il successo o meno di qualsiasi iniziativa. Il miglioramento continuo diventa un ingrediente vitale sia per far stare bene le persone in azienda sia per raggiungere con costanza migliori risultati nel business”. In queste parole si riconosce anche chi opera in modo convinto e distintivo in ADACI. “Il Direttore Operations/Supply Chain, od un Responsabile Acquisti, deve saper anche mettersi al servizio del proprio team per rimuovere quelle barriere e quegli ostacoli che impediscono di raggiungere i risultati e non viceversa”. Tanto più i manager imparano a osservare il proprio team, tanto più impareranno a capire quali sono le reali cause di inefficienza e inefficacia, identificando allo stesso tempo come migliorare le performance. Come un allenatore per la sua squadra o un comandante per il suo equipaggio, diventare “Lean Manager” di successo significa anche cercare di dare l’esempio compiendo quelle azioni che creano valore al sistema. “Unico obiettivo del manager, in pieno spirito Lean, resta quello di aumentare la percentuale di valore aggiunto rispetto allo spreco perché, ogni volta che riesce a fare questo, il suo team e il suo sistema acquisiscono un po’ di velocità in più”. Mi piace terminare questo resoconto di una mattinata ben spesa in Assolombarda riprendendo la descrizione fatta da una collega su quanto aveva appreso in un altro incontro ADACI incentrato sull’applicazione del “Lean Thinking” nella Supply Chain da parte della Funzione Acquisti. 10 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” Se i maggiori risultati che una PMI può ottenere applicando la filosofia lean sono quelli legati alla possibilità di “Pensare strategico per agire pratico”, allora vuol dire che oggi le nostre aziende devono sì essere pianificate per essere o diventare elastiche e flessibili, ma “le persone devono ritornare ad essere al centro dell’attenzione di tutti”. La crisi ci sarà sempre? La crisi farà sfociare la nostra economia occidentale in qualche cosa che “non sarà più come prima”? Allora per la maggior parte delle nostre aziende il primo obiettivo dovrà sempre vertere sull’eliminazione degli sprechi e sulla semplificazione e standardizzazione dei prodotti, a cominciare dall’organizzazione della produzione e del magazzino, attraverso l’attenzione ai processi, la creazione di una supply chain efficiente e ben guidata dalla funzione acquisti e l’eliminazione (o la riduzione) dei livelli manageriali, soprattutto di quelli che portano sempre e solo la cravatta e odiano sporcarsi le mani in azienda. “L’atteggiamento Lean non si abbandona mai, non è un traguardo, ma uno stile di vita, perché il miglioramento non ha mai fine”. Se, come espresso da più di un relatore, è vero che “il Lean è una questione di testa”, allora occorre la consapevolezza che il capitale più importante è la persona, che bisogna raccogliere ed affrontare le sfide, vedere i problemi come opportunità, e quindi è necessario dedicare tempo alle persone e all’organizzazione, in un’ottica di flusso continuo. “Alla logica Lean non si sottrae neppure la funzione Acquisti, che anzi ha il compito di creare consenso e coinvolgere i fornitori in una partnership strategica, che non ha bisogno di strumenti complessi, ma di consapevolezza di come si deve agire per raggiungere l’obiettivo aziendale comune: la soddisfazione del cliente”. 70 - maggio 2014 Management Lean purchasing Giancarlo Oriani A.U. Staufen.Italia Così come la Lean Enterprise non è solo l’eliminazione degli sprechi in azienda (e tantomeno in produzione), ma è la trasformazione di tutti i processi aziendali per perseguire l’eccellenza, allo stesso modo il Lean Purchasing non è solo l’eliminazione degli sprechi nei processi di approvvigionamento, ma è una profonda trasformazione della Direzione Acquisti verso il Lean Thinking. Sintetizzando, possiamo dire che la funzione Acquisti classica si impernia su quattro caratteristiche principali: 1. il ruolo centrale della negoziazione; 2. l’attenzione prioritaria al prezzo unitario; 3. la predilezione per i grandi lotti (che favoriscono i bassi prezzi unitari); 4. l’auto percezione di essere soprattutto un “ufficio approvvigionamento”, che emette tutti gli ordini, e li controlla strettamente. La nuova Direzione Acquisti, orientata al Lean Thinking, deve ribaltare completamente questo approccio: 1. il ruolo centrale non deve più essere dato alla negoziazione puntuale sul prezzo, ma alla costruzione di una relazione di partnership con pochi fornitori ad alte prestazioni; 2. l’attenzione non deve più essere per il prezzo unitario di acquisto (euro al pezzo), ma per il Total Cost of Ownership, che tiene conto anche di tutti quei costi più o meno occulti (trasporti, magazzini, obsolescenze, scarti, ritardi, ecc.), che gravano sul bilancio aziendale, ma sembrano essere al di fuori del raggio di azione del buyer; 3. la predilezione non deve essere più per il fornitore che fornisce grandi lotti a prezzi stracciati, ma per il fornitore che sa garantire la sincronizzazione tra il flusso produttivo e la consegna dei componenti, evitando così il muda del magazzino e riducendo i problemi di programmazione; 4. infine, l’ufficio deve liberarsi dalla perdita di tempo dovuta all’emissione di ordini che possono tranquillamente essere emessi più semplicemente e più tempestivamente dall’ufficio utilizzatore, per concentrarsi sul marketing d’approvvigionamento, sulla stesura di contratti, sulla crescita dei fornitori, sul vendor rating. Che processo deve seguire, e di quali nuove competenze si deve dotare, il Direttore Acquisti per realizzare questo cambiamento? www.adaci.it/it/approvvigionare APPROVVIGIONARE 11 L’implementazione della Lean Production dovrebbe seguire una sequenza ben precisa: 1. stabilizzazione del processo, sia tramite interventi volti all’ordine (5S) e al controllo di processo, che interventi orientati a garantire la continuità (TPM) e la possibilità di produrre ciò che serve in piccoli lotti (Smed); 2. messa a flusso del processo produttivo, passando dalla classica organizzazione per reparti ad una per famiglie di prodotto; 3. cadenza del flusso secondo le richieste del mercato (takt time); 4. introduzione di sistemi pull di richiamo dei materiali a monte del flusso. Concettualmente, il Lean Purchasing dovrebbe seguire lo stesso percorso: 1. Assenza di difetti / stabilizzazione • Orientarsi ad individuare fornitori affidabili, tanto nella qualità che nelle consegne; se vogliamo semplificare, lo slogan dovrebbe essere “pochi ma buoni”. • Questo però non si può ottenere selezionando ogni volta un fornitore tra diversi, messi in competizione tra loro, soprattutto sul prezzo; si deve creare invece un rapporto di partnership di lungo, tramite contratti di medio/ lungo periodo (almeno un anno). • Ciò implica saper sviluppare una gestione strategica dei fornitori; partendo dalla conoscenza profonda del mercato di approvvigionamento, bisogna sviluppare strategie specifiche per classe merceologica, che sfociano in strategie di sviluppo di specifici fornitori; la Direzione Acquisti non “strizza” il fornitore, vi si affianca per aiutarlo a migliorare, incrementando in un gioco win-win le prestazioni della supply chain. La visita del fornitore non può più quindi essere appannaggio del solo buyer, ma deve essere un lavoro congiunto con gli esperti interni di logistica, programmazione, qualità. 12 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” 2. Creazione del flusso nella supply chain • Creazione di un flusso continuo di materiali dal fornitore al cliente, senza eccedenze di magazzino e senza mancanti (sincronizzazione). Questo comporta trasparenza verso il fornitore circa gli ordini ricevuti e la propria programmazione interna, in modo che il fornitore possa organizzare il proprio flusso produttivo in sincronia con quello del cliente. • La sincronizzazione richiede la capacità di valutare il fornitore non sul semplice prezzo di acquisto, ma sul Total Cost of Ownership. La sincronizzazione porta benefici in termini di livello dei magazzini, gestione degli stessi, riduzione degli spazi interni necessari, riduzione dei mancanti e relativi possibili fermi linea. Questi problemi hanno impatti economici, che però non vengono notati se si guarda al puro prezzo unitario di acquisto. 3. Ritmo • Creare il ritmo nella supply chain vuol dire saper implementare sistemi di approvvigionamento non basati su previsioni, ma sul consumo reale della produzione. Concretamente, questo avviene con semplici sistemi di richiamo dei componenti sulla base del consumo reale, nell’ambito di contratti di medio lungo periodo già firmati, che stabiliscono prezzi e tempi di consegna. • L’adozione di sistemi quali il milk run è particolarmente utile a dare il ritmo alla supply chain. 4. Pull • Introduzione di supermercati presso i fornitori, o di sistemi di richiamo come quelli precedentemente menzionati. Queste azioni, per avere successo, devono essere rapide: per cui non solo si devono chiedere al fornitore eccellenti prestazioni in termini di lead time, ma la Direzione Acquisti deve anche “delegare” l’ordine a chi per primo rileva il bisogno (la produzione) senza ulteriori passaggi che facciano perdere tempo. La trasformazione lean della Funzione Acquisti classica si nota dalla riduzione del numero degli ordini chiusi. 70 - maggio 2014 Le competenze che il Direttore Acquisti Lean dovrebbe affinare (in quanto in parte già le detiene, deve solo potenziarle) sono: • Gestione strategica in ottica di partnership del fornitore, attraverso l’analisi approfondita del mercato di approvvigionamento, la formulazione di una strategia per classe merceologica, la formulazione di una strategia di sviluppo dei fornitori selezionati, le modalità di organizzazione e di gestione delle visite presso i fornitori. • Comprensione delle logiche interne di una catena di fornitura (supply chain), comprendendo www.adaci.it/it/approvvigionare l’effetto amplificazione e l’impatto su di esso della riduzione dei lotti e dei tempi di consegna. • Comprensione di vantaggi e svantaggi del single sourcing confrontato col multiple sourcing e del local sourcing confrontato col global sourcing. • Padronanza delle modalità di calcolo del Total Cost Of Ownership. • Per terminare, aggiungerei anche delle competenze “soft”, quali quelle del lavoro in team: la visita al fornitore per potenziarne le prestazioni è un lavoro di squadra che coinvolge il fornitore, il buyer, l’addetto alla programmazione, l’addetto alla logistica, l’addetto alla qualità. APPROVVIGIONARE 13 Management Oltre la Lean Production: Stefano Ruffini Presidente Comitato Scientifico Laboratorio Lean di ADACI e Director of Continuous Improvement di Circor Energy ([email protected]) applicare il Pensiero Lean all’Intero Flusso del Valore Cinquant’anni fa, alla domanda se fosse possibile migliorare ulteriormente i processi produttivi, molti amministratori delegati e manager avrebbero risposto con un secco no. La catena di montaggio, inventata alcuni decenni prima da Henry Ford, sembrava essere uno strumento formidabile al servizio della produzione e, in subordine, dell’acquirente-utente. Fuori da ogni azienda c’era un mercato in piena espansione: milioni di consumatori, il cui reddito era in costante crescita, non chiedevano altro che beni durevoli e di consumo in cui investire i propri introiti. Più o meno nello stesso periodo, lontano dai riflettori, a Nagoya, in Giappone, Taiichi Ohno e i suoi collaboratori stavano lavorando alla costruzione del Toyota Production System (TPS), il sistema che alcuni decenni più tardi sarebbe diventato famoso in Occidente con il nome di “lean production”. I suoi presupposti erano radicalmente diversi: l’asfittico mercato interno giapponese costituiva un vincolo per lo sviluppo delle aziende, oltre che un serio limite per l’applicabilità della catena di montaggio fordista, basata sulla crescita esponenziale dei volumi necessaria ad abbattere i costi unitari. Solo qualche anno dopo, il panorama economico mondiale sarebbe mutato radicalmente. Nei primi anni Settanta la crisi energetica avrebbe fatto registrare un brusco rallentamento della crescita delle economie occidentali, il primo di una serie che si è protratta fino ai nostri giorni. I grafici Istat del PIL ai prezzi di mercato e dei consumi finali (fig. 1) identificano cinque periodi tra il 1970 e il 2009 in cui il trend di crescita si è arrestato - o peggio - invertito. All’improvviso il modello fordista sembrava non funzionare più. Quando la dimensione del mercato si riduce e i compratori scarseggiano, per un’azienda è molto pericoloso continuare a produrre volumi elevati di beni, nella (falsa) convinzione che ciò minimizzi il costo unitario. 14 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” Una trasformazione epocale era alle porte: l’utentebruco, al quale le imprese potevano propinare prodotti di qualità mediocre ad un prezzo spesso ingiustificato, iniziava la sua trasformazione in cliente-farfalla, conscio del proprio potere contrattuale, di quello che l’economista Paul Samuelson avrebbe chiamato il potere del “voto col portafoglio”. La metamorfosi non è durata pochi giorni o qualche mese come nel caso dei lepidotteri, ma ha segnato la fortuna delle aziende che hanno saputo adattarsi al mutamento e il destino di quelle che hanno tentato disperatamente di resistervi. Dopo quarant’anni, la trasformazione è ancora in corso. Oggi sappiamo che – a parità di output – un sistema lean richiede meno risorse e quindi si adatta meglio ai periodi in cui il mercato richiede beni con bassi volumi ed elevata varietà, nozione per nulla nota in Occidente all’inizio degli anni Settanta. Citando Spencer Johnson, all’epoca veniva davvero spontaneo domandarsi chi avesse avuto l’ardire di “spostare il mio formaggio”. Di lì a poco, il mondo produttivo occidentale si sarebbe affrettato a studiare il Toyota Production System e a importare quelle che i detrattori chiamavano con sprezzo le “giapponeserie”. Tuttavia il focus era principalmente sugli strumenti: le aziende dovettero imparare a misurarsi con parole esotiche come kanban, just-in-time, kaizen e andon. La cultura del cliente al primo posto, del miglioramento continuo dei processi non produttivi, l’interconnessione della strategia con le attività quotidiane (quella che oggi chiameremmo hoshin kanri o strategy deployment) erano di là da venire. Ma le magnifiche sorti e progressive della lean production erano ormai decantate da molti accademici e da qualche manager: in alcuni reparti produttivi europei ed americani, manipoli di sperimentatori si affannavano ad introdurre i cartellini kanban, a delimitare visivamente le aree di 70 - maggio 2014 Fig. 1 PIL ai prezzi di mercato, consumi finali e investimenti fissi lordi, anni 1970-2009 (valori a prezzi concatenati in milioni di euro). Fonte: Istat, conti economici nazionali. stoccaggio e le zone produttive, a promuovere il concetto di qualità direttamente nel processo produttivo, sottraendolo al rassicurante abbraccio degli arcigni addetti al controllo di fine linea. Mentre la maggior parte delle aziende occidentali ancora ricercava il mito e miraggio della “fabbrica a luci spente”, quella in cui l’automazione era talmente avanzata da non richiedere l’intervento umano, si faceva strada una corrente minoritaria, portabandiera della lean production, una filosofia basata sull’implementazione di processi standardizzati, ma con al centro persone in carne e ossa, non robot antropomorfi. Trenta anni di quotidiana applicazione dei principi lean hanno consentito di sfatare diversi miti, da quello che la lean production sia una sofisticazione per giapponesi – perché “noi siamo diversi” – a quello che recita che la lean production è utile solo nelle grandi aziende, quando il punto di forza delle PMI è nelle piccole serie e nella produzione a commessa. Oggi nessuno parla più di “fabbrica a luci spente”, mentre imprese, librerie, convegni e sessioni di training sono colme di riferimenti al lean thinking. Ma c’è di più: trenta anni di ottimizzazione lean in produzione hanno impietosamente evidenziato i limiti delle altre aree aziendali, spesso ancora gestite in maniera (troppo) tradizionale. Eliminando le proprie sacche di inefficienza, la produzione si è trasformata nel luogo principe in cui toccare con mano gli sprechi generati nel resto dell’azienda. Sprechi tristemente famosi, perché quotidianamente sotto gli occhi di tutti: componenti che non si accoppiano, distinte base errate, forniture consegnate in ritardo, elevati costi di garanzia dovuti a difetti di progettazione o a scarsa qualità dei componenti, differenze inventariali, solo per citarne alcuni. www.adaci.it/approvvigionare Proprio nel momento in cui le aziende stavano mietendo i meritati frutti della lean production, il mercato già poneva nuove sfide. Il rapporto diretti/indiretti virava drammaticamente a favore di questi ultimi, la maggioranza dei costi e – con essi delle aree di miglioramento – si stava velocemente spostando fuori dai reparti produttivi. Continuare ad ottimizzare la produzione avrebbe portato vantaggi marginali se non fossero state coinvolte anche le altre funzioni aziendali, dall’ingegneria agli acquisti, dalla finanza alle vendite. Nel momento del dubbio, l’Occidente si rivolse di nuovo al Toyota Production System in cerca di ispirazione, scoprendo che il lean thinking è ben più articolato e complesso della sola lean production. Di qui la necessità di collegare senza soluzione di continuità tutte le funzioni aziendali, di qui l’urgenza con cui l’ufficio acquisti viene chiamato a partecipare da protagonista a questa nuova sfida. Di qui la proposta di una monografia sul lean thinking negli acquisti e nella supply chain, che funga da stimolo e allo stesso tempo pungolo per i soci ADACI. Autorevoli istituzioni internazionali, tra cui il prestigioso McKinsey Global Institute, sostengono che il lean thinking debba ancora dispiegare buona parte del suo potenziale, a patto, però, di rivedere alcuni paradigmi, primo fra tutti quello di virare l’attenzione dalla produzione all’intero sistema azienda. La sfida dei prossimi anni sarà incentrata sull’adozione della filosofia lean lungo tutto il flusso del valore, dal fornitore di materia prima al partner logistico che consegna il prodotto finito al cliente. La competizione è già iniziata e la posta in palio è decisamente alta: l’ufficio acquisti, da sempre uno dei pilastri su cui si fondano le nostre imprese, può e deve partecipare da protagonista. APPROVVIGIONARE 15 Management Roberto Panizzolo Professore di Gestione della Produzione Direttore del corso di Perfezionamento in Lean Manufacturing (Università degli Studi di Padova) ([email protected]) International Sourcing vs Lean Manufacturing: la rilevanza degli strumenti di Total Cost of Ownership Il lavoro discute le problematiche legate alle pratiche di approvvigionamento basate su rapporti integrati e collaborativi, tipici dei modelli produttivi Lean, con fornitori dislocati su reti globali. Viene evidenziata la necessità di adottare precisi modelli e strumenti di Total Cost of Ownership per il calcolo dei veri costi di acquisto. Lean Manufacturing e International Sourcing A partire dai primi anni '70 inizia un lento ma inesorabile sgretolamento della competitività nazionale americana e più in generale occidentale (con perdita di quote di mercato, chiusura di stabilimenti e licenziamenti di numerosi lavoratori), dovuto all’emergere di nuove economie forti, in particolare di quella giapponese, che divenne oggetto di ampi e profondi studi da parte occidentale. L'attenzione dei ricercatori e dei manager di tutto il mondo si focalizzò in breve tempo sui modelli di gestione della produzione operanti con tecniche riconducibili al Just-in-Time (JIT) (e variamente denominati come World Class Manufacturing, Lean Production, Toyota Production System), che furono, senza alcun dubbio, l’elemento cardine di rottura con le filosofie produttive di tipo tradizionale e che, insieme al movimento del Total Quality Management (TQM), segnarono un passo importante all’interno degli studi di “operations management”, portando allo sviluppo di nuove prospettive manageriali. È noto che per l’adozione, nelle fabbriche, dei principi e dei metodi riconducibili al JIT/Lean Production, assumono grande criticità le modalità con le quali sono gestite le attività di approvvigionamento. Appare evidente la necessità di un'attenta e specifica conduzione delle attività di rifornimento, dal momento che il sistema JIT richiede una precisa regolazione e 16 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” sincronizzazione dei flussi in ingresso e ridefinisce pertanto le tradizionali modalità di interazione (e relazione) con i fornitori. Il cosiddetto JIT (Lean) Purchasing si caratterizza, quindi, per legami cliente-fornitori fortemente collaborativi e integrati a livello sia operativo che organizzativo. Nel primo caso, l’obiettivo è l'integrazione dei fornitori nei processi produttivi del cliente, la ricerca di affidabilità quantitativa, qualitativa e temporale delle forniture e di sincronia delle consegne con i bisogni che si generano all'interno. Nel secondo caso si intende fare riferimento al complesso degli interventi finalizzati alla creazione e sviluppo del parco fornitori in termini di identificazione, selezione, qualificazione, organizzazione, controllo, assistenza e formazione delle sorgenti. Se la diffusione nelle economie occidentali delle pratiche di Produzione Snella è stata uno straordinario driver di cambiamento del rapporto con i fornitori, altrettanto significativo è stato l’impatto, a partire dai primi anni '90, dei processi di internazionalizzazione delle imprese, che hanno caratterizzato le economie mondiali e che hanno determinato il radicale ridisegno delle catene del valore di interi settori industriali. Di questi processi di internazionalizzazione ci interessa, in questo lavoro, la componente chiamata International Sourcing, che identifica il ricorso a fornitori collocati al di fuori dei confini 70 - maggio 2014 nazionali, spesso in paesi lontani migliaia di chilometri. L’International Sourcing ha profondamente modificato le modalità con le quali l’impresa si relaziona con i suoi fornitori dislocati su ampie aree geografiche. Ci si riferisce, ad esempio, alla dilatazione dei tempi di approvvigionamento, alle differenze culturali (individuali e nazionali), di linguaggio, di fuso orario, ai diversi stile di gestione dei conflitti che creano maggiori difficoltà di comunicazione. La crescente diffusione di pratiche di International Sourcing ha comportato lo sviluppo, a partire dalla metà degli anni '90, di studi e ricerche aventi per oggetto una riflessione critica sui problemi che possono sorgere dall'impiego di queste pratiche. In particolare, il tema della riconciliazione delle metodiche di International Sourcing con le prassi di Lean Manufacturing è stato ed è ampiamente dibattuto. Nello specifico, oggetto di analisi sono i lead time di trasporto i quali, in un contesto globale, non solo sono più lunghi ma anche più variabili. Da un lato, il lead time lungo e variabile forza le aziende ad affidarsi maggiormente alle previsioni. Dall’altro lato, aumenta l’effetto bullwhip ovvero la distorsione nelle richieste di fornitura verso gli stadi a monte della supply chain da parte degli stadi di valle, dovuta alla bassa integrazione e comunicazione tra questi, che ingegnera sovraccarichi produttivi in grado di mandare in crisi l’intero sistema. Di conseguenza, i livelli di scorta aumentano. In aggiunta, i fornitori globali possono anche essere una sorgente di problemi. Ad esempio, possono non comprendere i bisogni dei clienti, presentare scarsa flessibilità, avere bassi livelli di qualità e una scarsa cultura industriale. Anche questi fattori richiedono al cliente di tutelarsi con maggiori livelli di scorte. Questi fattori (e altri che qui per brevità non vengono menzionati) mostrano, quindi, diverse incompatibilità tra l’approccio Lean e l’International Sourcing. I principi Lean stressano l’importanza di vedere il flusso di valore nella sua interezza, focalizzandosi sull’eliminazione di costi nascosti e spreco. L’International Sourcing dall’altro lato, è una leva per ridurre i costi diretti di acquisto, ma potrebbe provocare un aumento delle inefficienze e dei costi nascosti, per via dei problemi già evidenziati. www.adaci.it/it/approvvigionare La rilevanza dei sistemi di Total Cost of Ownership Appare necessario, di conseguenza, nell'ambito di un approccio Lean, l'adozione di sistemi di selezione e valutazione dei fornitori a costi globali. Sistemi, in altre parole, nei quali le decisioni di acquisto basate sull'utilizzo del solo parametro economico (leggi, prezzo di acquisto) appaiono inadeguate ed è necessario ricorrere a sistemi più raffinati i quali, considerando una pluralità di fattori, sono in grado di effettuare un’analisi a costi globali (Total Cost of Ownership), rendendo in tal modo evidenti le differenze tra il prezzo di acquisto e il costo di acquisto. Ad esempio, oltre al prezzo di acquisto si prendono in considerazione il costo aziendale del servizio (ritardi di consegna, scorte necessarie e rischi di obsolescenza, solleciti, vendite perse, fermate di produzione, …) ed i costi derivanti dalla non qualità (ispezioni e collaudi, scarti, rilavorazioni, contestazioni, reclami, …). Si tratta di una serie di costi aggiuntivi rispetto al costo puro di acquisto che possono ridurre o addirittura annullare il vantaggio economico iniziale e che possono portare a ripensare il percorso verso forme di acquisto internazionali. Inoltre, se, come è noto, l’approvvigionamento in ottica Lean si basa su di una relazione clientefornitore stretta, nella quale i due attori non condividono unicamente informazione su costi e processi, ma anche rischi e benefici, appare opportuno allargare ulteriormente l’ambito della misura, arrivando a considerare le tendenze di miglioramento: si esamina cioè se il fornitore sa rispondere ai graduali cambiamenti nei requisiti di performance che il rapporto con il cliente comporta. Alcuni parametri di valutazione sono: la capacità di ridurre nel tempo le dimensioni dei lotti, la capacità di migliorare nel tempo la flessibilità al mix e al volume, la riduzione nel tempo del grado di difettosità. Appare evidente, da queste brevi note, come la misura di una molteplicità di fattori nelle decisioni di acquisto risulti di notevole complessità per le imprese e presuppone, in primo luogo, l’adozione di un approccio analitico innovativo per il controllo dei costi aziendali. APPROVVIGIONARE 17 Case History OTD (On Time Delivery) dei fornitori: Ivan Fantin Lean Manager e Autore dei libri “Applicare il Problem Solving” (ITA) e “Applied Problem Solving” (ENG) ([email protected]) un caso di successo di problem solving applicato molto illuminante, sia per i dettagli dell’analisi Si discute molto di livelli di scorta dei magazzini che per la "lesson learned", l'insegnamento che e puntualità delle forniture, fattori su cui è stato possibile trarre nel complesso. Come ricadono spesso le attenzioni degli uffici prima cosa, questo approccio ha confermato che amministrativi e contabili, a causa della l’aumento della puntualità della supply chain è crescente attenzione al Working Capital. ottenibile anche senza attuare una politica di L’approccio Lean non si limita a questo e ci stritolamento del parco fornitori, ma si persegue spinge a portare in evidenza almeno due mediante una sistematica e ciclica ricerca delle ulteriori vantaggi, forse ancora cause alla base dei ritardi di ogni più importanti. “Non è che non vedono anello della catena di forniture. Il primo vantaggio è legato alla la soluzione, Qual è l’anello che conosciamo e flessibilità dell’organizzazione nel governiamo meglio di tutta la cambiare le proprie strategie ed i è che non vedono catena? Il nostro? Bene, iniziamo propri ritmi, ormai un “must il problema da lì. Il risultato sarà in grado di have” nei mercati attuali. (Gilbert K. Chesterton)” sorprendere anche i più scettici, Questo risultato è perseguibile come dimostra il caso reale che vi con molta più facilità quando illustro nel seguito. l’azienda è snella ed i magazzini non sono colmi Vediamo assieme ciò che è accaduto, sulla base di materiale, accumulato come scorta di dell’analisi degli scenari e delle performances sicurezza per ripararsi da forniture poco che il parco fornitori era in grado di fornire, puntuali. periodo dopo periodo, mese dopo mese, Il secondo vantaggio è quello di vedere attraverso cicli di problem solving, alla meglio i problemi, per poterli affrontare ricerca sia delle cause radice (root e risolvere, evitando di fare come lo causes) che delle contromisure efficaci, struzzo della leggenda popolare, che per eliminare il problema della poca nasconde la testa sotto la sabbia (un puntualità. comportamento peraltro mai osservato Per comprendere al meglio gli effetti negli struzzi, n.d.a.). delle graduali modifiche che sono state L’approccio, poco strategico, di riempire introdotte è necessario considerare il magazzino, così “qualcosa da produrre periodi lunghi alcuni mesi, così da o da spedire lo si trova sempre” (cit.), è depurare lo scenario dalle fluttuazioni ormai parte delle filosofie del passato, fisiologiche e dai potenziali differenti mix di oltre che essere poco lungimirante e per nulla acquisti che si sono effettuati, tutte stimolante per obiettivi di miglioramento. caratteristiche riscontrabili nel grafico “run Applicando il Problem Solving in una chart” riprodotto in Fig. 2. Organizzazione, ciò che si è scoperto è stato 18 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” 70 - maggio 2014 Fig. 1 Contributo interno (blu) ed esterno (rosso) ai ritardi delle forniture, su base mensile Nei primi cicli applicativi di problem solving erano i primissimi mesi del 2012 - furono individuate cause interne che contribuivano per ben due terzi (!) alla cattiva performance dei fornitori; e questo in parte giustificava il motivo per cui non era possibile ottenere migliori risultati semplicemente chiedendo ai fornitori: “Puoi essere più puntuale?”. L’analisi rivelava un dato inatteso: che due terzi della responsabilità dei ritardi non era attribuibile ai fornitori, ma era il risultato di una cattiva organizzazione, sia della documentazione di acquisto che dei relativi processi di approvvigionamento. Posso garantire che nessuna delle persone coinvolte nel processo di approvvigionamento avesse, a quel tempo, la benché minima idea di questa proporzione. Ed è stato proprio grazie ad una sessione di problem solving, la prima, che si è potuto guardare con distacco ed efficacia al problema, individuando questa priorità. La prima campagna di azioni messa in campo è stata quindi quella di sistemare i processi interni, rimuovendo le cause di inefficienza responsabili per due terzi del problema. Alcuni mesi dopo la rimozione delle cause interne all’organizzazione, nella primavera del 2012, è stato possibile applicare un nuovo ciclo di problem solving, che ha evidenziato uno scenario in cui nove decimi della mancata performance era attribuibile ai fornitori. Sembrava uno scenario nettamente differente. www.adaci.it/it/approvvigionare Fu però l’analisi sul campo a dimostrare che, casi reali alla mano, le cause erano ancora attribuibili a come le informazioni (di qualità discutibile) erano trasferite al parco Fornitori da parte dell’Organizzazione. Per ben due volte, dunque, l’analisi condotta ha permesso di individuare carenze interne che penalizzavano la puntualità dei fornitori, consentendo di dare il via alla risoluzione anche di queste cause residue, non visibili con la primissima attività di analisi. Dalle successive rilevazioni si è potuto, infine, evidenziare che la quota residua di cause all’interno dell’organizzazione era in calo e contribuiva ormai solo per un 10% circa. Era la fine del 2012 ed era giunto, quindi, il momento di iniziare a lavorare sulle performance di alcuni singoli fornitori che dimostravano di non avere risposto positivamente al miglioramento dei processi interni di approvvigionamento ed alla migliorata qualità della comunicazione. Le azioni, ancora una volta, non sono state attuate presso il fornitore, ma si è deciso di introdurre specifiche misurazioni di puntualità per ogni singolo buyer. Così facendo è cresciuta l’accountability dei singoli e le operazioni di acquisto hanno iniziato ad essere come riflesso dell’efficacia delle azioni effettuate sui fornitori. Inoltre, grazie a questo, è stato possibile individuare le necessità formative mirate ad APPROVVIGIONARE 19 innalzare la professionalità del gruppo di acquisitori. Anche questa azione ha contribuito ad evidenziare una ulteriore necessità interna all’Organizzazione. Fino a quel momento, a distanza di oltre un anno dalle prime sessioni di Problem Solving, nessuna azione era stata attuata nei confronti dei fornitori. Questo costituisce, di per sé, una grossa presa di coscienza ed un ottimo spunto di riflessione per evitare di pensare che “se il fornitore è in ritardo è solo colpa sua”, ma soprattutto aumenta la consapevolezza che non è attribuendo colpe (spesso in modo errato) che si risolvono i problemi, bensì è la ricerca del consenso attorno alle vere cause da rimuovere che getta le basi per il miglioramento. La misurazione delle attività dei singoli buyers ed il completamento dei loro caratteri professionali ha consentito l’introduzione di una migliore gestione delle scadenze con gli interlocutori esterni. Il coinvolgimento dei maggiori player anche nelle fasi di sistemazione dei flussi interni all’organizzazione ha creato il presupposto per una maggiore collaborazione ed apertura. Soprattutto nelle fasi in cui i problemi analizzati hanno portato ad individuare cause di ritardo nei loro flussi di lavoro, il metodo li ha trovati disponibili ad attuare cambiamenti specifici e mirati anche al loro interno. Il risultato si è concretizzato in un ulteriore step di miglioramento verso la massima puntualità. Il risultato ottenuto sull’intero periodo si può facilmente desumere dal grafico in Fig. 2. Credo che l’insegnamento più grande da trarre da questo Case History - oltre all’evidenza della possibilità di ottenere una maggiore puntualità dai fornitori - sia che solamente iniziando ad analizzare e migliorare i processi interni getta le basi per coinvolgere e migliorare efficacemente i processi dei soggetti esterni. Una solida metodologia di Problem Solving non può che massimizzare i risultati ed evitare la perdita di “focus” tipica di ogni attività che richieda mesi di applicazione sul campo. Fig. 2 OTD delle forniture 20 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” 70 - maggio 2014 Case History Il caso Tecniplast: come inserire l’ottica (o filosofia) Lean negli Acquisti Mauro Ceccarelli Senior Buyer [email protected] Il mio personale approccio al “Lean Pensiero” nasce dal moderno ruolo di “Fornitore” assunto dal Servizio Acquisti nei confronti delle altre funzioni aziendali. La teoria consolidata nel tempo ci vede come coloro che devono approvvigionare il bene o servizio corretto, dalla fonte corretta, al prezzo corretto… (competenze ormai ripetute fino alla noia…) e facendolo in fretta (mi permetto di aggiungere). Nel complesso tutto questo non sarebbe straordinario, non fosse che ormai le richieste sono diventate numerosissime e, indipendentemente dalla loro importanza, vanno ad intasare e rallentare in maniera sensibile la nostra attività. Da queste semplici considerazioni nasce l’idea di provare ad applicare i principi Lean (che nei nostri reparti produttivi stanno garantendo risultati impensabili) all’attività di purchasing, con l’intento di metterne alla prova le potenzialità generali di identificazione ed eliminazione delle perdite di tempo in ogni attività lavorativa. In particolare ho voluto provare ad applicare questi principi per migliorare una fase ove gli sprechi trovano terreno fertile, cioè nelle azioni che si sviluppano dal momento in cui il nostro Servizio riceve dal cliente interno una richiesta di quotazione/acquisto a quella in cui il Servizio stesso è in grado di emettere la Request For Quotation o l’ordine al fornitore. Il primo passaggio è stato così quello di effettuare un’analisi dello stato attuale di questo flusso, da cui è emerso che il rilascio di una RFQ può anche richiedere dai 3 ai 5 giorni di tempo, a causa dei continui “fermi linea” e dei numerosi solleciti alle altre funzioni coinvolte: solleciti necessari al fine di ricevere le informazioni mancanti (non pubblico i dati e il diagramma di flusso per ragioni di spazio, ma sono disponibili a chiunque ne faccia richiesta). Moltiplichiamo questa situazione per un numero medio di 500/600 richieste anno (pari a circa 1.300 articoli), come nel mio caso, e ci renderemo conto di www.adaci.it/it/approvvigionare quale quale quantità di tempo venga sprecata e del ridotto valore aggiunto che il Servizio Acquisti, suo malgrado, è in grado di erogare. Considerando poi che nell’80% dei casi le richieste ricevute sono di scarso o scarsissimo impatto economico, si avrà un quadro ancor più drammatico delle situazioni di difficoltà e della necessità di porvi rimedio in tempi rapidi. Mi sono, infine, posto dal punto di vista del cliente esterno. Cosa penserei di un fornitore se fossi costretto ad attendere 10 giorni per l’offerta, anche solo di un semplice componente modificato rispetto allo standard o peggio di un ricambio? Il secondo passaggio è stato così quello di mettere a punto uno strumento operativo che, rispettando i criteri classici del “Lean Pensiero”, permettesse di rendere più snello, veloce e performante il trasferimento delle informazioni dal cliente interno al fornitore per la categoria di articoli definiti “diretti”. Questo strumento per essere considerato Lean, in particolare, doveva rispondere positivamente a quattro domande; nel dettaglio: 1. È a basso costo o, meglio ancora, a costo zero? 2. È possibile implementarlo rapidamente (meglio oggi)? 3. È semplice ed efficace allo stesso tempo? 4. Posso implementarlo senza la necessità di aiuto esterno? È nato così il semplice ed essenziale modello riportato nella Tabella A, la cui dettagliata compilazione è richiesta al nostro referente interno. La sua forza non risiede nell’innovazione delle informazioni richieste, ma nella costanza quotidiana del suo utilizzo: in una parola, un “Kata”. Il Kata, nella cultura giapponese, è una routine quotidiana che genera cambiamenti virtuosi e miglioramenti anche minimi ma costanti. Il terzo passaggio ha riguardato l’introduzione effettiva dello strumento in azienda, operazione non APPROVVIGIONARE 21 Tabella A facile se si considera che lo spunto è venuto dal “basso” e che andava ad impattare su comportamenti consolidati di diversi clienti interni. L’operazione “consenso” è ancora in corso, ma questo applicativo, se coerentemente compilato a livello della “stazione” precedente la nostra, conferisce immediato valore aggiunto al flusso informativo che si manifesta sotto forma di: A. Riduzione del tempo per rendere disponibile un nuovo codice di acquisto e conseguente passaggio morbido alla stazione successiva del work flow. B. Maggiore aderenza della quotazione alle esigenze della nostra azienda. C. Mancato trasferimento delle nostre inefficienze al fornitore il quale, oltre ad essere più veloce nella sua risposta, avrà a sua volta un minore costo interno di gestione della nostra richiesta. D. Eliminazione dei tempi di fermo linea (durante i quali si va alla disperata ricerca di informazioni) in quell’80% di casi in cui la richiesta possiede ridotto impatto economico. E. Immediata individuazione di quel 20% di casi in cui il peso economico della richiesta giustifica un supplemento di analisi, con conseguente creazione di valore sia per la nostra struttura che per quella del cliente finale. Questo applicativo non è ovviamente esente da critiche: come tutti i processi Lean nasce per essere migliorato per definizione e ogni segnalazione è la benvenuta. È figlio però del desiderio di dare una spinta alla mia attività operativa, senza cedere ai quotidiani “abbiamo sempre fatto così”, “gli ho scritto una mail” e “non mi ha risposto”, il cui unico esito è il lento scivolamento verso processi che finiscono in un loop e avanzano solo per forza di inerzia, senza dare alcun valore aggiunto. Certo, si potrà affermare che lo strumento proposto è semplificato all’eccesso, ma le ragioni di questa “leggerezza” sono evidenti. 22 APPROVVIGIONARE - Quaderno “LEAN” Il suo obiettivo è fornirmi ciò che mi serve, nulla di più ma, soprattutto, nulla di meno. Potremmo avvalerci di strumenti software più alla moda, è vero, più fascinosi e colorati…, ma di costo nettamente diverso e di più lenta applicazione. Non dimentichiamo, poi, che se scaviamo nel citato 80% di richieste a basso impatto economico, una percentuale rilevante spesso non supera il valore di 50/100 €! Voi mettereste un carburante per navicella spaziale nel vecchio motorino del nonno? Ricordiamoci sempre che la filosofia Toyota esalta la semplicità e la funzionalità degli strumenti, come sottolineato anche da Jamie Flinchbaugh, cofondatore del Lean Learning Center, il quale suggerisce di utilizzare “lo strumento più semplice possibile. Ogni volta che iniziamo ad utilizzare strumenti che sono molto più complessi di ciò che in realtà ci serve, aggiungiamo sprechi e burocrazia inutile al nostro processo di miglioramento”. Riguardando infine lo strumento proposto, non posso che immediatamente collegarlo all’attività che cronologicamente segue la presa in carico della richiesta da parte del Servizio Acquisti, e cioè l’emissione fisica della Richiesta di Quotazione. Esso, a mio parere, si presta infatti quasi perfettamente all’invio al nostro fornitore, previo un numero veramente ridotto di modifiche. Insomma, ecco che il desiderio di miglioramento continuo porta con sé, grazie alla voglia di non fermarsi e di tenere lo sguardo fisso al futuro, i semi per modificare un’altra attività importante del Servizio Acquisti, a costo zero e in tempi brevi! Tutto il merito di questo notevole snellimento delle procedure va quindi ascritto alla filosofia Lean, che ha fornito il suo supporto all’eliminazione delle “nuvole” che impedivano di vedere il vero obiettivo. Certo molto resta da fare: questa applicazione va a coprire una minima parte dell’attività di un Servizio Acquisti, ma può essere considerata un inizio per liberare risorse e per ripensare in modo diverso anche altre attività. 70 - maggio 2014 Profili professionali degli Autori Mauro Ceccarelli Laureato in Scienze Politiche a pieni voti presso l’Università degli Studi di Milano, ha maturato esperienze negli ambiti Procurement e Supply Chain Management fin dall’inizio della sua carriera professionale. Dopo quasi 10 anni in Zucchetti Rubinetteria S.p.A., dove ha dato forte impulso alla creazione e allo sviluppo dei rapporti con fornitori LCC (Cina e Taiwan), dal 2007 ricopre il ruolo di Senior Buyer presso Tecniplast S.p.A. Nel 2013 abbraccia la filosofia Lean facendone l’argomento della propria tesi di Certificazione ADACI di Livello Progredito ed entrando a far parte del Comitato Scientifico del Laboratorio Lean di ADACI. Elisabetta Colombo Giornalista professionista. Ha scritto e scrive per numerose testate, occupandosi fra l’altro del mondo delle imprese. Da anni collabora con Espansione, il magazine de “Il Giornale”, a indirizzo economico, per il quale segue le diverse problematiche imprenditoriali tra politica, associazionismo, burocrazia e quotidianità. Da diverso tempo segue l’attività di ADACI e collabora con APPROVVIGIONARE. Ivan Fantin Nato a Milano nel 1973, dove vive e lavora di ritorno da differenti ed interessanti esperienze in Europa ed in America. Possiede una laura quinquennale conquistata a pieni voti nell' a.a 1999 in materie scientifiche, all'Università Statale degli Studi di Milano, è certificato MBB, CPIM e PMP e regolarmente partecipa come relatore e mentore in conferenze, scrive articoli, facilita corsi di problem solving e sessioni di coaching sui problemi reali delle Organizzazioni.Negli ultimi otto anni della sua carriera sviluppa un suo personale approccio nella conduzione del problem solving, praticando e raffinando la tecnica mediante sessioni di training, di coaching e di facilitazione delle attività di risoluzione dei problemi, arrivando ad ideare una personale metodologia chiamata APS,Applied Problem Solving. Giancarlo Oriani Dopo aver lavorato per anni in aziende chimiche multinazionali e avere svolto attività di consulenza sui temi della qualità e del reengineering, dal 2007 è socio ed amministratore delegato di Staufen.Italia, filiale del gruppo internazionale Staufen, specializzato nella Lean Transformation. Le aree di competenza vanno dalla costruzione della roadmap per il cambiamento all’implementazione del nuovo modello organizzativo e della nuova cultura manageriale finalizzati all’eccellenza nelle prestazioni economiche aziendali. Roberto Panizzolo ([email protected]) - Laurea in Ingegneria, Dottorato in Ingegneria Industriale, è Professore di Gestione della Produzione presso la Scuola di Ingegneria dell’Università di Padova, dove è anche Direttore del corso di perfezionamento in “Lean Manufacturing”. Svolge attività di formazione e ricerca sui temi dell’Operations Management e del Supply Chain Management e possiede una solida esperienza in progetti di riorganizzazione aziendale finalizzati al miglioramento delle prestazioni d'impresa tramite il ridisegno del modello produttivo-logistico. Stefano Ruffini È Director of Continuous Improvement di Circor Energy, un fornitore globale di soluzioni ingegnerizzate per il controllo dei fluidi nei settori Oil&Gas e Power Generation. È inoltre presidente del Comitato Scientifico del Laboratorio Lean di ADACI. Altre esperienze come lean production manager nel settore automotive, responsabile di produzione e logistic manager. Oltre ad una laurea in ingegneria meccanica, alle certificazioni APICS, CPIM e PMI PMP, vanta lunga pratica nella gestione di progetti lean, sia su scala locale che internazionale. Maurilio Sartor Temporary Manager. Gestione progetti in diverse aree e settori, riorganizzazioni di Supply Chain, Acquisti e Logistica. Laureato in Economia e Commercio, ha operato in multinazionali (Snia BPD, Rhone-Poulenc, Rhodia), nella Pubblica Amministrazione (Direttore Acquisti Comune di Milano, coach a Rho, BS, AL, PI) e nelle PMI. Settori: chimico, PA, militare, meccanico, semilavorati arredo, trasporti, servizi. Stimato coach su temi inerenti agli acquisti ed all’utilizzo delle metodologie lean nella Supply Chain. Scrive articoli su riviste di settore. Cofondatore di Centrale Acquisti S.r.l. www.adaci.it/it/approvvigionare APPROVVIGIONARE 23 Oggi 1958 DFG 15 Primo carrello elevatore diesel Jungheinrich 1899 Friedrich Jungheinrich Fondatore del Gruppo Jungheinrich 1858 Rudolf Diesel Inventore del motore diesel I carrelli elevatori diesel su cui contare. Dal 1958. Approfittate della forza della Storia. I nostri carrelli elevatori diesel DFG. Nati in Germania. Esportati in Europa. Ora disponibili in 65 Paesi del mondo. www.oneworld-oneforklift.com
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