quando «il dottor zivago» faceva paura al comunismo e

QUANDO «IL DOTTOR ZIVAGO» FACEVA PAURA AL COMUNISMO E LA
CIA DECISE DI SFRUTTARLO «ARRUOLANDO» IL VATICANO
La storia d’amore che sta al centro del celebre romanzo Il dottor Zivago (1957), dello
scrittore russo Boris Pasternak, era una poderosa e quindi pericolosa demolizione del
mito collettivista, in grado di produrre danni enormi in Unione Sovietica. La CIA lo
capì subito, e immediatamente lo capì pure il KGB. Per questo l’Unione Sovietica
cercò in tutti i modi di ostacolare la diffusione e la lettura del libro, mentre gli Stati
Uniti fecero l’esatto contrario, promuovendolo e raccomandandolo, e persino
pubblicandone migliaia di copie «pirata» in lingua russa nonostante le sonore proteste
di chi ne deteneva legalmente i diritti d’autore, Feltrinelli, editore del romanzo in Italia.
Questa significativa operazione della CIA si fondò tutta su un assunto decisivo: solo
la battaglia culturale rende efficace, fondandola seriamente, quella politica. Pasternak
divenne così inconsapevolmente un «agente segreto culturale» dell’Occidente, che
gli Stati Uniti sfruttarono con intelligenza «arruolando» pure nientemeno che un
altrettanto ignaro Vaticano. Il veicolo scelto dalla CIA per diffondere ovunque il testo
«proibito» fu infatti il padiglione vaticano dell’Expo di Bruxelles del 1958, intoccabile
culturalmente e inattaccabile politicamente.
Sta tutto in un bel libro che uscirà negli Stati Uniti a giugno, ricco di documenti della
CIA recentemente desecretati: The Zhivago Affair: The Kremlin, the CIA, and the
Battle Over a Forbidden Book (Pantheon, New York) di Peter Finn e Petra Couvée.
dal «TG2»
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