La truffa dei furbetti dei “wine kit” Controlli Interpol

aprile 2014
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Il Barolo è diventato Barolla e il Valpolicella ora si chiama Vinoncella
La truffa dei furbetti dei “wine kit”
Controlli Interpol beffati ancora
I wine kit prima e dopo i controlli dell’Interpol
SPECIALE VINITALY
A
distanza di appena un anno dalla denuncia della vendita di wine
kit per produrre falso vino a danno dei vini italiani più prestigiosi che
ha provocato l’intervento dell’Interpol
per fermare il commercio in Europa, i
furbetti del “vino in polvere” si sono
attrezzati per sfuggire alle leggi cambiando semplicemente e fantasiosamente i nomi e così il Barolo è diventato Barolla, il Brunello di Montalcino
ora si chiama Montecino, il Valpolicella
divenuto Vinoncella, mentre il nuovo
nome del Chianti è Cantia che suona
molto simile con la pronuncia inglese.
Lo ha denunciato la Coldiretti al Vinitaly di Verona dove nel proprio stand
sono stati esposti gli esempi più eclatanti degli espedienti messi in atto per
dribblare le normative vigenti a danno delle produzioni italiane che sono
tuttora in vendita in Gran Bretagna.
L’annunciato blocco delle vendite in
Gran Bretagna annunciato il 17 luglio
dall’allora Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo, a seguito
della positiva azione dell’Interpol, sollecitata dalle Autorità nazionali, non
ha avuto purtroppo il risultato sperato, secondo l’antico adagio popolare
“fatta le legge trovato l’inganno”. In
questo caso – sottolinea la Coldiretti –
l’inganno è globale con le ditte produt-
trici che si trovano negli Usa ed in Canada, ma anche in Svezia dove i wine
kit che dichiarano di ottenere in soli
5 giorni, in casa, Lambrusco, Gewurztraminer, Frascati, Sangiovese o Primitivo, sono stati venduti addirittura
con i marchi Cantina e Doc’s. La situazione non è migliorata neanche fuori
dall’Unione Europea dove uno dei piu’
grandi produttori di wine kit si trova
in Canada http://www.vinecowine.
com/ e, con i marchi California Connoisseur, KenRidge, Cellar Craft, European Select, vende kit di Verdicchio,
Chianti, Barolo, Amarone, Valpolicella
ai quali - denuncia la Coldiretti - si è
limitato ad aggiungere semplicemente
l’aggettivo “style”. La società che produce wine kit fa capo al secondo produttore canadese di vino Andrew Peller Limited http://www.andrewpeller.
com che in passato ha anche esposto
i propri vini al Vinitaly. E preoccupante
notare – continua la Coldiretti – che
la falsificazione continui a prosperare
in un Paese come il Canada con cui la
Commissione europea ha recentemente raggiunto un accordo politico sugli
elementi chiave dell’Accordo economico commerciale globale (noto anche
con l’acronimo in inglese CETA) per
dirimere le controversie in corso sulla
tutela delle denominazioni, dai salumi
ai formaggi. “L’Italia non puo’ tollerare
che nell’Unione Europea del rigore nei
conti si permetta che almeno venti milioni di bottiglie di pseudo vino siano
ottenuti da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’
prestigiose”, ha affermato il presidente
della Coldiretti Roberto Moncalvo nel
sottolineare che “è necessario stringere le maglie larghe di una legislazione
per fermare uno scempio intollerabile
che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini
piu’ prestigiosi conquistata nel tempo
grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio”. Il
problema - continua la Coldiretti - non
è legato solo all’utilizzo delle pregiate
denominazioni del Belpaese poiché in
base alla normativa europea del vino,
non è possibile aggiungere acqua nel
vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta
di acqua come peraltro consentito in
altri stati del nuovo mondo (Sud Africa) che continuano a richiedere alla
Ue di autorizzare tale pratica per favorire le loro esportazioni. Anche per
questo il commercio dei wine kit su
tutto il territorio europeo - conclude la
Coldiretti - andrebbe vietato.