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Numero 180 pag. 7 del 31/7/2014 | Indietro
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Fgci: i renziani sostengono Albertini mentre i berluscones vogliono mantenere
Tavecchio
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Renzi darà a Luca Lotti anche le competenze per lo sport
di Giorgio Ponziano Twitter: @gponziano
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Chapeau: ha scritto il presidente del consiglio nell'inevitabile Twitter inviato a
Vincenzo Nibali e ha invitato il vincitore del Tour di France a Palazzo Chigi. Matteo
Renzi tifoso di Nibali oltre che della Fiorentina? Certamente attento allo sport,
settore (anche questo) sul quale vuole mettere il suo marchio.
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Del resto non sono nuove le
bramosie del potere politico sullo
sport. E alcuni presidenti di squadra
hanno utilizzato la loro carica per la
carriera politica. Lo stesso Silvio
Berlusconi approfittò del Milan per
aumentare il consenso e trattenne
per qualche tempo il gioiello della
squadra, Kakà, evitando che la
vendita del giocatore in campagna elettorale gli nuocesse nell'urna.
Adesso sono i renziani ad andare alla carica e a cercare di mettere le mani
(anche) sullo sport. Poiché Graziano Delrio ha deciso di cedere la delega «alle
politiche di coesione territoriale e allo sport», gravato dai mille impegni di governo a
cui deve far fronte, Matteo Renzi ha chiesto alcuni giorni per pensarci e ora sta
tirando fuori dal cilindro il suo uomo allo sport, Luca Lotti. Un fidatissimo del
Lampredotto magico, che avrà il compito di promuovere il renzismo in campo
sportivo.Lotti è piddino, 32 anni, la moglie, dipendente del comune di Firenze era
impiegata presso la segreteria del sindaco, Renzi lo ha voluto nella segreteria
nazionale del partito e lo ha nominato sottosegretario con delega all'editoria.
Adesso si aggiungerà lo sport. Il passaggio delle consegne tra Delrio e Lotti avverrà
entro settembre.
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Ma c'è un altro renziano, e toscano, che si appresta a un grande salto (non
parliamo di sport?). Si tratta di Eugenio Giani, consigliere regionale Pd della
Toscana, membro del consiglio nazionale del Coni. Grazie all'appoggio del
presidente del consiglio non ci sono chance per i due che si erano candidati prima
della sua discesa in campo, gli attuali commissari Marcello Clarich, professore
ordinario di diritto amministrativo alla Luiss, e Paolo D'Alessio, vice presidente della
fondazione Giulio Onesti.
Il CREDITO SPORTIVO è l'unica banca pubblica per il sostegno allo sport, in
particolare concede contributi a tasso agevolato per l'impiantistica sportiva. Sostiene
di avere finanziato il 75% degli impianti sportivi italiani. Da qualche anno ha
allargato l'orizzonte ai beni e alle attività culturali. I dipendenti sono 160. Nel sito
web si presentano: «Abbiamo scelto negli anni nuove strategie aziendali,
perseguendo l'obiettivo costante di crescita che ha consentito di rinnovarci
aumentando la penetrazione sul territorio e la capacità di soddisfare le specifiche
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Data Pubblicazione: 31/07/2014
esigenze attraverso l'alta qualità del servizio, la competitività e la
personalizzazione».
Le società sportive non la pensano così. Ma la vicenda è ingarbugliata. L'istituto
venne costituito a fine 1957 su iniziativa di Giovanni Gronchi, allora presidente della
Repubblica. Si trasferirono qui le operazioni creditizie in carico alla Banca nazionale
del lavoro per la «gestione speciale del CREDITO SPORTIVO ». Nel 2005 un
nuovo statuto ha innescato un contenzioso soprattutto rispetto alla governance,
addirittura con un ricorso al tribunale amministrativo (da parte di alcune banche e
dell'ex-direttore generale dell'istituto, Maria Lucia Candida, ex-Sanpaolo) contro le
decisioni di riassetto. Di qui una frenata nelle erogazioni e una situazione di stallo
a cui vanno ad aggiungersi l'immobilità dei Comuni (proprietari del 90% degli
impianti), strangolati dal patto di stabilità e l'intervento della Corte dei conti che ha
avviato una indagine su presunti danni da parte dell'allora ministro Domenico
Siniscalco per «favoreggiamento alle banche» (nell'ambito del processo di riforma
dello statuto). Nel capitale sono presenti Montepaschi, Sanpaolo, Banco di Sicilia,
Bnl (col 10,8% ciascuna), Banco di Sardegna (2,7), Assicurazioni Generali (5,4),
Cassa depositi e prestiti e Dexia Crediop (entrambe col 21,6%).
L'Istituto dovrebbe accordare i contributi a tasso speciale tramite un fondo
alimentato da una quota del 2,45% calcolata sugli incassi lordi dei concorsi a
pronostici. Una parte di questo introito è assorbita dai costi di gestione della
struttura. Per uscire dall'emergenza, dopo tante vicissitudini, manca un solo
passaggio: la nomina da parte del governo di alcuni membri del cda e del
presidente. Gli enti locali e le società sportive premono e Renzi ha sul tavolo la
pratica: metterà il suo uomo. Dice: «Lo sport mi sta a cuore». E ha aggiunto,
ricevendo la squadra di sciabola medagliata agli Europei (in precedenza aveva
ricevuto anche quella del tennis, reduce da Wimbledon): «Dobbiamo cambiare il
modo in cui il governo guarda ai successi, e anche agli insuccessi dello sport». Le
atlete gli hanno regalato una sciabola «perché può servire per le riforme...», ha
precisato scherzando il presidente della Federscherma, Giorgio Scarso. E Renzi di
rimando, maneggiandola: «Qualsiasi riferimento al senato è casuale».
In questi giorni si è aperto anche il fronte della Figc, federazione italiana gioco
calcio, dopo l'infelice uscita del principale candidato alla presidenza, Carlo
Tavecchio: «Diciamo che Opti Poba è venuto qua, che prima mangiava le banane,
adesso gioca titolare nella Lazio. E va bene così. In Inghilterra uno straniero deve
dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree». Un'uscita infelice a cui se n'è
aggiunta un'altra, tratta da un'intervista tv: «Finora si riteneva che la donna fosse un
soggetto handicappato rispetto al maschio».
I renziani si sono schierati apertamente contro. Sostengono lo sfidante Demetrio
Albertini, che dopo gli scivoloni del suo rivale arriva alle elezioni dell'11 agosto con
qualche chance in più: se la Figc vuole ingraziarsi il governo sa che deve scegliere
lui. Del resto, Diego Della Valle, grande elettore di Renzi e presidente della
Fiorentina, si è schierato apertamente contro Tavecchio: «Dopo quelle affermazioni
non è più sostenibile la sua candidatura».
Renzi sa che il calcio è un tema delicato e si limita a commentare:
«Quell'espressione sugli stranieri che mangiavano banane è inqualificabile. Parlando
proprio calcisticamente direi un clamoroso autogol. Detto questo mi fermo: se il
governo volesse decidere anche sulla partita della federazione sbaglierebbe; noi
rispettiamo l'autonomia delle istituzioni sportive».
Ma la sua vice, Debora Serracchiani, meno diplomaticamente spiega: «Se lo sport
ha da essere anche un mezzo per proporre modelli di comportamento allora chi
usa espressioni di stampo razzista non può andare ai vertici di un organo
importante e visibile come la Figc. Chi prende le difese di Tavecchio in realtà sta
prendendo un abbaglio. Ha fatto bene a scusarsi, ora faccia meglio e rinunci alla
corsa alla carica».
Lo scontro in Fgci diventa politico, coi renziani schierati con Albertini e i
berluscones, capeggiati dal vicepresidente e amministratore delegato del Milan,
Adriano Galliani, e dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, che continuano a
sostenere Tavecchio. Chissà se nel nuovo patto del Nazareno che Renzi e
Berlusconi sanciranno nell'imminente incontro troveranno l'accordo anche sul
presidente del calcio italiano.
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