Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN THAILANDIA AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2014 AGOSTO/SETTEMBRE n. 7 La gratuità della missione Il principio del dono e il principio del profitto in missione M andando i discepoli Gesù ha dato loro una parola che è insieme una verità da annunciare e una guida di comportamento per i missionari: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10, 8). Non si tratta solo di non chiedere compensi per il servizio missionario e di contare solo sulla Provvidenza che accompagna e sostiene i suoi missionari: cosa di cui noi facciamo quotidiana esperienza, grazie alla generosità di coloro che Dio ispira ad aiutarci. La parola di Gesù ha anche un altro significato profondo: è un invito a riconoscere e annunciare un tratto del volto di Dio che è una vera novità rispetto alla religione ebraica: “Dio è gratuito”. Che cosa vuol dire? Amati gratuitamente La parola di Gesù ricorda che noi missionari siamo amati gratuitamente da Dio, senza che abbiamo fatto nulla per meritarlo. Dio ci anticipa con il suo amore e previene ogni nostra attesa o pretesa, e non si lascia condizionare dalle nostre pratiche né dalle preghiere, anche se lui è contento di ascoltarci ed esaudirci quando gli chiediamo qualcosa che ci fa il bene. p. GABRIELE FERRARI, sx Questa affermazione di Gesù ha messo in crisi il sistema religioso del suo tempo, dove chi voleva avere le grazie di Dio andava al tempio e offriva un sacrificio, secondo le sue possibilità. Gesù contesta questo tipo di religione e ci insegna che Dio non attende i nostri sacrifici e le nostre offerte, ma cerca il nostro cuore: un cuore che lo riconosca come Padre e a lui si affidi con fiducia piena. Per amarci tra di noi Dio si dona a noi e ci ama gratuitamente, non perché l’amiamo in contraccambio, ma affinché ci amiamo tra di noi con lo stesso amore gratuito, fatto di attenzione e tenerezza. Solo così contribuiremo alla costruzione di una nuova società di fratelli NON IMPARIAMO DALLA STORIA Dalla guerra mondiale al mondo in guerra p. MARCELLO STORGATO, sx S tiamo vivendo il 2014. Cento anni sono passati dall’inizio di quella che fu chiamata “la grande guerra”, la prima guerra mondiale; e ne sono passati settanta dalla fine della seconda. Un tempo sufficientemente lungo per ammettere che - finalmente - abbiamo imparato qualcosa dagli errori passati, per non commetterne più in avvenire, in nessuna parte del mondo e in nessun modo… Oppure oggi con vergogna dobbiamo ammettere di non aver imparato proprio niente dagli errori nostri e altrui; abbiamo presto dimenticato gli insegnamenti della storia, per consentire alla storia di ripetersi, con tutti i suoi errori e orrori, sia pure in altre forme e in luoghi diversi, con mezzi che camuffiamo come “sofisticati, tecnologici, intelligenti”. Se è vero che non c’è più stata una “guerra mondiale”, è purtroppo vero che oggi “il mondo è in guerra”: da decenni i focolai della guerra e della violenza - focolai tutti dolosi! hanno contagiato il mondo intero, coinvolgendo - più o meno palesemente - con i paesi in conflitto anche le nazioni che i conflitti continuano a rinfocolare e coprire sotto interessi strategici, vendita di sistemi d’arma, occupazione indebita di risorse. L’umanità sembrava aver capito la lezione con la fondazione delle Nazioni unite (Onu) e i suoi numerosi dipartimenti e agenzie, con i suoi trattati e convenzioni internazionali. Pur con le sue limitazioni e nonostante il potere di “veto” assicurato ai più potenti della terra, i popoli avevano acquisito un organismo di riferimento che aveva la capacità di valutare, richiamare, intervenire, rimediare… Era stato creato appositamente come baluardo della pace e dei diritti umani universali. Anche le costosissime “missioni di pace” dell’Onu e degli altri organismi continentali troppo spesso si limitano ormai a “osservare” i misfatti delle varie bande armate, dandovi un implicito consenso (“chi tace…). Nel recente pellegrinaggio alla terra del Kivu (rd Congo), martirizzata da oltre un decennio con vari milioni di vittime e continue violenze, la società civile ha ripetutamente denunciato l’inutilità uma- nitaria delle missioni di pace. Un vescovo ci ha mostrato una mappa della diocesi, con 39 sedi della missione Onu (Monusco) e 39 moschee erette, quasi che lo scopo della “missione” in Congo fosse soprattutto … religioso. Dov’è finito il grande sogno? Denunciare l’inutilità dell’Onu e delle varie agenzie internazionali e dichiararne la morte, è cosa troppo facile e ingenua, soprattutto perché se non ci fosse, dovremmo crearla! Come per tantissime altre realtà, occorre solo farla funzionare. Occorre solo la volontà politica e istituzionale per esigerne il funzionamento, magari adeguandone le strutture e le funzioni al momento geopolitico attuale e in vista del futuro da migliorare. Qui ognuno può dare il proprio contributo, impegnandoci con una migliore informazione, un’assidua sorveglianza e denuncia, esigendo serietà e scadenze da coloro che rappresentano le nazioni della terra, non per la poltrona e lo stipendio, ma per il benessere universale. Ne vale la pena, per vivere finalmente il “mondo in pace”. ■ Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia Abbonamento annuo € 10,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue in cui regni la giustizia divina e si pratichi il “principio del dono” o della gratuità. Ce lo ricorda papa Benedetto nella Caritas in veritate. Infatti, gratuitamente amati, siamo invitati ad amare in modo altrettanto gratuito i nostri fratelli, dando il primato alle persone e ai rapporti, e facendo anche noi l’esperienza di un dono che offriamo e riceviamo nello stesso tempo. È interessante notare che san Paolo non parla dell’amore per Dio, ma solo dell’amore per i fratelli e lo dichiara “pieno compimento della legge” (Rm 13,10). In realtà, Dio ci dona il suo amore e ci insegna ad amare i nostri fratelli non perché o quando sono buoni, simpatici, meritevoli di essere amati, ma anche quando non sono né buoni né meritevoli né simpatici; semplicemente perché Dio li ama prima di noi. È possibile oggi? Guardandoci attorno potremmo pensare che oggi non ci sia più spazio per questo genere d’amore gratuito o per la pratica del “principio del dono”, perché tutto è misurato e calcolato secondo il “principio del profitto e del mercato”: do ut des, e cioè: io ti do se tu mi dai; e se tu non mi dai neppure io ti do. Gesù invece insegna di invitare chi “non ha da ricambiarti” (Lc 14,14). Gesù insegna prossimità, generosità e compassione: in una parola, gratuità. Gratuità è un termine che viene da grazia e cioè bellezza, amore, dono, salvezza. Se ne coglie il senso nel verbo graziare, ossia far grazia: un condannato a morte quando riceve la grazia, ricomincia a vivere. La grazia trasforma e trasfigura la nostra vita. Tutto è dono gratuito! La gratuità rimodula la nostra esistenza sul “principio del dono” e ci rivela il vero senso delle cose, dell’uomo e di Dio. Ci rivela il vero volto di Dio: quel volto d’amore e di misericordia, compassione e tenerezza, di cui ci parla continuamente papa Francesco. Ci fa capire anche che ogni persona è dono di Dio, da accogliere e rispettare, e che non possiamo strumentalizzare. Ci dice infine che il mondo creato, che sta attorno a noi, è dono di Dio: un segno del suo amore, che noi dobbiamo accogliere, custodire e migliorare per consegnarlo alle generazioni future. In una parola, applicando il “principio del dono” e della gratuità, non solo annunceremo il vero volto di Dio, ma cambieremo anche il nostro stile di vita e parteciperemo alla costruzione di un mondo diverso, nel quale crescerà il regno di Dio. Questo è il compito della missione e il senso profondo della parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. ■ I missionari portano la Parola di Dio gratuitamente, fino ai confini del mondo. Nella foto di Stefano Della Pietra, danza per i cresimandi a Luvungi, in Congo RD. 7 2014 agosto/settembre n. ANNO 67° 2 “Venite, benedetti dal Padre mio!” 3 Un papà racconta la grande guerra 4/5 Il dovere della pace 6 Sette anni come pochi giorni Amore oltre le gabbie dorate Laicato saveriano: a Parma, una fraternità “Caro figlio, ecco cosa vuoi sapere...” Storia speciale: Aziz, la fede e il disprezzo 2014 AGOSTO/SETTEMBRE M IS SION E E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA Sette anni, come pochi giorni L’amore non è un furto, si conquista cerca una sposa G iacobbe al paese orientale, da dove erano venuti i nonni Abramo e Sara e dove abita il suo parente Labano. Rachele è la prima persona della famiglia che gli viene incontro, conducendo il gregge al pozzo, e il bacio che le dà è l’inizio di una storia d’amore. Giacobbe rimane per un mese presso la famiglia e Labano gli propone un salario. Il tesoro ambito da Giacobbe è però un altro: l’amore, che vale per lui molto più del denaro, come dice l’innamorato del Cantico dei cantici: “Salomone aveva una vigna a Baal-Amon, egli affidò la vigna ai custodi. Ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille pezzi d’argento. La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti: tieni pure, Salomone, i mille pezzi d’argento…” (Ct 8,11). Secondogenito lui, diventato per un’astuzia - da cui dovrà riscattarsi - erede della promessa al posto di Esaù, Giacobbe infrange ancora una volta il costume della tradizione: la sua scelta non è per Lia, la figlia maggiore di Labano, ma per la giovane Rachele, che porta nel nome “la pecorella” - la traccia della sua attività quotidiana di pastora e della sua dolcezza. È lei che gli prende il cuore. Non da renderlo ladro, però. Anzi l’amore gli dà ali per la lunga prova: sette anni di lavoro. Tempo di sguardi, di brevi parole, di silenzi, di sogni. Di dirsi che le grandi cose devono passare dal corpo e dalla durata per avvenire davvero. Ai grandi amori non convengono né il furto né la svendita. Tanti fatti verranno a complicare questo amore, che però le grandi acque non sommergeranno (Ct 8,7). E d’amore Rachele morrà, dando alla luce il suo secondogenito dopo anni di sofferta attesa di fecondità. A noi di corsa, che pretendiamo rendere l’amore facile come un clic, Giacobbe e Rachele insegnano che ci sono cose che la facilità distrugge e il tenace impegno onora. L’amore si conquista, passa per lo spazio e per il tempo, per la tenace attesa, per dare carne alle parole che sennò svolazzano nel vento come fuscelli inconsistenti. E quando l’amore muove, sette anni paiono pochi giorni, e tutto diventa leggero e breve. Come fu per Gesù che portò nel suo corpo la fatica e la du- FIORETTI DI P. UCCELLI IL GRANDE AMORE PER I MALATI p. GUGLIELMO CAMERA, sx I 2 n una lettera alla maestra Melania Genitoni (di Castelnovo ne’ Monti, RE), padre Uccelli si scusa per non avere il tempo di rispondere: “Deve scusare se scrivo così poco. È vergogna, lo capisco, ma buona parte del giorno vado fuori a trovare e a confortare poveri malati. Del tempo me ne resta poco. Preghi per me, perché possa ottenere la grazia tanto importante di pensare di più all’anima mia, senza però trascurare le anime affidate alle mie povere cure e alle altre che domandano soccorso”. Il saveriano p. Bruno Cisco così testimonia: “Andava a cercare soprattutto quelli che erano in difficoltà e malati. I moribondi, molte volte, sono abbandonati a se stessi: lui andava da loro. Se sentiva che uno stava male, correva subito in bicicletta; nonostante gli impegni e le difficoltà, egli trovava il tempo di andare!”. I poveri e i sofferenti nell’anima e nel corpo erano parte delle sue premure pastorali e missionarie, spinto solo dall’amore di Cristo. Ecco la testimonianza di Romano Bassanello. “Era sempre in giro con la sua bicicletta scassata, vecchia, arrugginita: era la sua macchina! Con questa bicicletta girava, entrava nelle case: così portava la Parola di Dio, la sua benedizione e tutti avevano stima, perché lui era un santo. Veniva spesso all’ospedale e diceva parole di conforto; era molto portato per i malati e si interessava per loro. Aveva questo spirito di solidarietà con tutti i sofferenti”. Sulla visita ai malati in ospedale suor Lucietta Zattara dà questa testimonianza: “Veniva spesso all’ospedale, tre o quattro volte alla settimana. Passava nei reparti a trovare i malati che gli erano stati segnalati, là dove era chiamato. Una cosa mi ha sempre colpito: non l’ho mai visto con una veste nuova e ben pulita addosso!”. Tutte le persone che soffrivano erano in qualche modo oggetto di predilezione da parte del servo di Dio. Il saveriano p. Ermanno Zulian scrive: “Era il buon samaritano che, a contatto con le miserie altrui, sapeva usare mille attenzioni, le premure più opportune e le più larghe benedizioni. Per tutti aveva una parola, un incoraggiamento, un conforto. Per i poveri poi aveva tanta carità e dedizione, che a un profano potevano sembrare eccessive. Ma il suo zelo era grande soprattutto con i malati. Chiamato per una benedizione - che impartiva con uno spruzzo d’acqua benedetta della bottiglietta che portava sempre con sé - sapeva così bene insinuarsi con il suo tatto, la sua giovialità e umiltà, che finiva sempre per confessare anche i più grandi peccatori”. ■ sr. TERESINA CAFFI, mM rata necessaria per darsi la sua sposa: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato e come sono angosciato finché non sia compiuto!” (Lc 12,49s). Bruciava dal desiderio di dirle quella parola d’amore che solo l’ultimo soffio poteva esprimere: e fu lo Spirito Santo. L’amore rende leggera la vita e grande la persona. È il mistero che conoscono quanti hanno una passione in cuore, nella famiglia come nella grande comunità. Quand’essa si spegne, resta solo un’estenuante somma di doveri. “Il problema - scrive papa Francesco - non sempre è l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attività vissute male, senza le motivazioni adeguate, senza una spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabi- LA PAROLA 15 Labano disse a Giacobbe: “Poiché sei mio parente, dovrai forse prestarmi servizio gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario”. 16 Ora Labano aveva due figlie, la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. 17 Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, 18 perciò Giacobbe s’innamorò di Rachele. Disse dunque: “Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore. 19 Rispose Labano: “Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me”. 20 Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni, tanto era il suo amore per lei. Genesi, 29,15-20 le. Da qui deriva che i doveri stanchino più di quanto sia ragionevole, e a volte facciamo ammalare” (Evangelii gaudium, 82). Quando i sette anni sembrano troppo lunghi e duri, forse è il tempo di fermarsi e di ritrovare il sogno. ■ Nel dipinto di Josef Ritter Von Führic (Vienna) Giacobbe e Rachele al pozzo MISSIONE GIOVANI Amore oltre le gabbie dorate DIEGO PIOVANI - [email protected] S questo tipo di tumore è molto ta passando un’altra estate, educativo? Facciamolo subito… elevato. con le vacanze che tra poNon c’è tempo da perdere. Con la salute del giovane che co andranno in archivio. Il nuoCi sono anche tante storie, andava deteriorando giorno dovo anno, ricco di impegni e rouper nostra fortuna, che riportano po giorno, il suo ultimo desidetine, è alle porte con tutto il suo al centro il significato dell’ario era quasi scontato: sposare la carico di speranze, aspettative e more, del rispetto, della “tenesua Leizl, di fronte a coloro che timori. Non è inusuale sentirsi al rezza”, tanto invocata da papa amava di più. Le nozze vengono primo giorno di scuola, quando Francesco… In queste settimaorganizzate nei corridoi dell’oarriva settembre, anche se non ne stanno percorrendo internet, spedale a Manila. C’è il prete, siamo più chiamati sui banchi attraverso il canale youtube, o la c’è la sposa, la figlia, i parenti e già da un po’ di tempo. cronaca dei giornali, alcuni racqualche amico. Rowden è morto Eppure, “a scuola di vita” conti strazianti e pieni di speranmeno di 10 ore dopo aver detto dovremmo tornarci in tanti. Se za allo stesso tempo. «sì, lo voglio». Il video del maguardiamo al nostro Paese, non Rowden e Leizl, due giovani trimonio dura circa tre minuti possiamo relegare solo alle rufidanzati delle Filippine, decidoed è stato pubblicato dal fratello briche di cronaca nera alcuni no di sposarsi. La data è fissaHasset. avvenimenti. È giusto parlarne, ta per l’8 luglio, nel trentesimo Un’altra storia arriva da una senza essere morbosi, ma con il compleanno di Rowden. Insieme stazione delle nostre città. Un coraggio di guardare in faccia la alla figlia Zakiah di due anni, i giovane non vedente si muove realtà. tre formano una bella famiglia. con attenzione, facendosi spazio Sempre più spesso si legge e Poi tutto cambia di colpo. A fine con il suo bastone bianco. Poi si sente di uomini, anche giovani, maggio, a Rowden è diagnostiferma. Nel frattempo, gli si fa inche usano la violenza contro le cato un cancro al fegato, al quarcontro una ragazza, giovane coproprie donne. Ha fatto scalpore to stadio. Il tasso di mortalità per me lui, che cammina guaril 31enne che ha ucciso modando in terra. Lei appoggia glie e figli per poi andarsene il braccio sinistro sulla soma vedere la partita con gli mità del bastone. In mezzo amici. Ha voluto eliminaal piazzale, i due giovani si re il “problema”, ovvero la stringono in un abbraccio di sua famiglia, a suo dire “un dolcezza. ostacolo” per la realizzazioLa ragazza cinge il colne personale, per una nuova lo di lui e solo in quel movita. mento si vede che il suo Siamo sempre più liberi di avambraccio è una protesi. scegliere, eppure ci rinchiuLa ragazza alza il viso per diamo in gabbie dorate da baciarlo e sulla sua guancia cui poi vogliamo scappare, perché ciò che abbiamo scel- Amore oltre le gabbie dorate, amore oltre i muri e le sono visibili i segni di un inguerre: ebrei e arabi non vogliono essere nemici tervento profondo, come per to non ci piace più; scartiarimediare a un’ustione. mo le persone come fossero INTENZIONE MISSIONARIA È un semplice esempio d’afogli da cestinare. Cosa succede E PREGHIERA DEL MESE more, in mezzo al via vai diai maschietti degli anni duemila? I rifugiati, costretti ad abstratto d’ogni giorno, che riesce Di chi sono figli, prima ancora bandonare le loro case a a vincere le difficoltà, gli handiche genitori? Cosa trasmettiamo motivo della violenza, siano cap fisici, che va oltre il dolore. nelle scuole, negli oratori, nei accolti e tutelati. È quell’amore che non si fa imgruppi missionari, negli incontri? I cristiani, ispirati dalla Paroprigionare in nessun tipo di gabC’è qualcosa che non funziona, la di Dio, si impegnino nel serbia dorata. qualcosa da rivedere a livello ■ vizio ai poveri e ai sofferenti. Conforti: “Verso gli infermi prodigate le cure più premurose e affettuose”. 2014 AGOSTO/SETTEMBRE V ITA SAV ERIA N A “Venite, benedetti dal Padre mio!” Aumenta la famiglia saveriana che dimora in cielo I proverbi stagionali hanno sempre ragione. Uno dice, d’inverno cadono le foglie; l’altro afferma, d’estate si raccoglie la messe… Comunque, ogni stagione è buona per passare da questa all’altra vita: quando il Creatore chiama, non c’è obiezione che tenga. Anche per i missionari. Da metà giugno a metà luglio, ben cinque saveriani sono entrati a far parte della “famiglia beata”; diversamente vivi, continuano la missione per l’eternità. Passuello padre Narciso: soave nella debolezza Da alcuni mesi era nell’infermeria saveriana a Parma ed è spirato nel sonno all’alba del 14 giugno 2014. Nato a Barbarano Vicentino, aveva compiuto 74 anni. I saveriani l’avevano accolto giovane di 18 anni, ispirato dall’esempio del “buon zio” Giuseppe, missionario in Cina e Indonesia, e del fratello più giovane Mario. “Coscienzioso, impegnato, aperto e dotato di buona vena comica con cui tiene allegra la compagnia. In tutto gli si può dare fiducia; è uno tra i migliori”. Non si sentiva adatto a grandi progetti, ma gli piaceva collaborare con tutti nella vita ordinaria. Ha lavorato a Vicenza, a Salerno e soprattutto ad Ancona (dal 1980). Costretto a continue cure per una sindrome bipolare, non ha potuto andare in missione, ma era disponibile e accogliente in ogni servizio: un autentico “servo buono e fedele”. Zamponi padre Guido: apostolo riconoscente A 85 anni si è spento a Parma, il 22 giugno 2014, p. Guido Zamponi. Orfano a 3 anni, era cresciuto a Poggio S. Vicino (Mc) con la nonna che gli ripeteva: “Nu prete e nu frato nda casa nosta c’è sempre stato”. Entrato nella scuola saveriana a 11 anni, era stato ordinato negli Usa (1956), dove aveva compiuto gli studi teologici. Dopo due anni di attività a Cremona, era stato inviato in Sierra Leone, dove era rimasto 16 anni. Rientrato in Italia per malattia, ha lavorato a Salerno, Taver- a cura di p. M. STORGATO, sx nerio (Co) e a Genova Pegli, fino al 2007. Qui seguiva con diligenza soprattutto i benefattori, tanto da scrivere: “Ho vissuto l’apostolato della riconoscenza verso amici e benefattori, che ci permettono di continuare la missione nel mondo: una lettera, una telefonata, una visita; tutto accompagnato dalla Messa e dalla preghiera quotidiana”. Cabras padre Alessio: tenacia e bontà All’ospedale di Londrina (Brasile), a 83 anni compiuti, il 26 giugno 2014 è morto p. Alessio Cabras. Sardo di Tonara (Nuoro), era entrato a 16 anni nell’istituto missionario sardo a Tortolì, poi divenuto casa apostolica saveriana. Aveva poi studiato teologia in Brasile, dove è stato ordinato (nel 1959) e ha svolto la missione per il resto della vita, eccetto un periodo di sette anni in Italia (1986-1993), quando è stato direttore del mensile “Missionari Saveriani” e rettore dello Csam, al tempo dello spostamento da Parma a Brescia. “Giudizioso, posato, coscienzioso e maturo, alla tenacia sarda unisce calma, bontà e pietà”: con queste belle doti, p. Alessio è sempre stato all’avanguardia, fedele allo spirito di san Guido Conforti e dei primi saveriani, che “sceglievano le situazioni geografiche e umane più difficili, per essere sempre e ovunque missionari”. Corvini padre Filiberto: “il fischio del treno” “Sento il fischio del treno. La stazione è vicina. Grazie a tutti”. Così scriveva p. Filiberto dieci giorni prima della morte, in un messaggio sul cellulare. Era consapevole del male incurabile; preparandosi al 50.mo anniversario di Messa (prossimo 25 ottobre), diceva: “Il problema è arrivarci! Sarà quel che Dio vuole!”. Ha terminato la sua corsa ed è arrivato in stazione il 14 luglio 2014 (mons. Giorgio Biguzzi). Marchigiano di Serrapetrona (Mc), a 78 anni, p. Filiberto Corvini si è spento a Parma, do- ve era in cura da due anni. Ammesso nella scuola saveriana di Ancona, dopo l’ordinazione (1964) aveva svolto la missione in Indonesia per un decennio e poi in Sierra Leone per quasi un ventennio. Nel frammezzo, in due riprese, aveva lavorato con grande dedizione in Sardegna, a Cagliari e Macomer come animatore e rettore. Bagnara padre Giuseppe: tutto per l’Indonesia Ha terminato la sua vita terrena nell’ospedale San Carlo di Jakarta (Indonesia) il 17 luglio p. Giuseppe Bagnara, saveriano vicentino di Zermeghedo. Aveva 82 anni compiuti in gennaio, e da alcuni anni era il “confessore” degli studenti di filosofia che si preparano al noviziato saveriano. A 16 anni era entrato nella scuola apostolica di Grumone (Cremona); a vent’anni era saveriano. Ordinato sacerdote (1959), p. Bagnara ha trascorso tutto il resto della vita in Indonesia, dall’inizio del 1961, sempre impegnato nella pastorale missionaria sia nelle isole Menta■ wai sia a Jakarta. LAICATO SAVERIANO A Parma, una “fraternità” GIOVANNA e PAOLO VOLTA Dal 2004 il laicato saveriano ha creato a Parma una piccola “fraternità” con il desiderio di vivere uno stile di condivisione e di famiglia. In questi dieci anni abbiamo camminato tanto: a volte con difficoltà, altre volte con serenità, ma sempre pronti a ringraziare il Signore per il dono di una casa dove si mescolano storie e culture, sogni e progetti di ogni persona che ci vive. Attualmente in casa (Via Mentana, 98) siamo in nove. Una mamma etiope e il suo bambino, e una coppia di sposi siriani scappati dalla guerra. Tre assistenti sociali mescolano le loro vite con le nostre: Alessandra lavora al centro immigrati; Francesca è ai servizi sociali di Langhirano; Ibtissam è una giovane musulmana del Marocco: condividere con lei cultura, religione e stile di vita è davvero una ricchezza. Per noi la giornata inizia in cappella alle 7,30 con la preghiera di lodi: la preghiera ci aiuta a dare un senso pieno alla nostra giornata. Ognuno poi parte per il proprio lavoro e ci ritroviamo a sera. Oltre al proprio lavoro, ognuno di noi porta avanti alcuni impegni a livello locale. Il lunedì pomeriggio, ad esempio, sono impegnata con i saveriani malati: è per me un appuntamento importante a cui sono fedele. Alessandra continua a seguire una giovane donna eritrea che abbiamo accolto con noi per alcuni mesi e che adesso vive in un monolocale. Francesca continua il suo impegno con lo scautismo a livello regionale ed è membro del consiglio pastorale della parrocchia. Dal 2010 la fraternità collabora con la “Rete per l’accoglienza al femminile”, che si occupa in particolare del problema della “tratta”. Io e Ibtissam partecipiamo agli incontri. Ibtissam quest’anno è stata molto “gettonata” per portare la sua testimonianza come donna musulmana. Ogni mercoledì sera la casa è aperta agli amici, per condividere preghiera e cena: sono per noi serate importanti per incontrarci con tante persone care. Mercoledì scorso, ad esempio, erano con noi p. Francesco Zampese di ritorno dal Camerun, don Francesco Ponci e il nostro parroco don Mauro. Infine, ogni 15 giorni ci troviamo con il saveriano p. Ernesto Moriel per la lectio sul vangelo della domenica successiva. La vita in fraternità è un dono grande che custodiamo come un tesoro prezioso e ringraziamo il Signore per averci chiamato a questa scelta nella nostra vita, anche se non mancano i momenti difficili e impegnativi. Per riferimenti e informazioni: Giovanna Vettori: cell. 3460093701; e-mail: vettori. [email protected] La “fraternità” di Parma al completo, nel giorno in cui Guido e Cinzia si sono sposati: vivevano con noi P. Narciso Passuello: Barbarano Vicentino (VI) 23.11.1939 Parma 14.06.2014 P. Guido Zamponi: Poggio S. Vicino (MC) 6.01.1929 - Parma 22.06.2014 PELLEGRINI NEL KIVU Si è concluso il pellegrinaggio sui luoghi dei martiri del Kivu, nella rep. dem. del Congo, e in particolare alla tomba di mons. Munzihirwa, vescovo martire di Bukavu. I 34 partecipanti, tra cui i saveriani mons. Giorgio Biguzzi, p. Silvio Turazzi e p. Marcello Storgato, dal 25 giugno al 7 luglio hanno potuto visitare, vedere e ascoltare le tante vittime delle ripetute guerre e violenze nella regione, ricca di risorse minerarie. Sono stati ovunque accolti e guidati dai saveriani impegnati nelle varie missioni di Buka- P. Alessio Cabras: Tonara (NU) 29.08.1930 - Londrina 26.06.2014 vu, Goma, Uvira, incontrando vescovi, sacerdoti e rappresentanti della società civile. Una donna ci ha ripetuto che la loro speranza di vita è di “appena ventiquattro ore, rinnovabili”. Tutti desiderano pace e sicurezza, per lavorare e vivere con dignitosa povertà, e hanno ripetutamente chiesto maggiore impegno dei governi per arginare la corruzione e lo sfruttamento illegale dei preziosi minerali. ■ THAILANDIA: SI INIZIA! Il 12 luglio scorso ha avuto ufficialmente inizio la prima missione saveriana “S. Giuseppe Lavoratore” al nord della Thailandia, nella diocesi di Naakhon Sawan. Nella Messa il vescovo ha affidato ai 4 saveriani - p. Matteazzi, p. Kengne, p. Rodrigues e p. Brai – il seguente incarico: “la cura delle piccole comunità cristiane, l’attività nei campi profughi e l’annuncio del vangelo ai numerosi villaggi della zona”. Ai quattro si è da poco aggiunto il saveriano indonesiano p. Reynaldo Tardelly. ■ P. Filiberto Corvini: Serrapetrona (MC) 26.06.1936 Parma 14.07.2014 P. Giuseppe Bagnara: Zermeghedo (VI) 19.01.1932 Jakarta 17.07.2014 TRAGICA SCOMPARSA Il 13 giugno scorso è stato trovato il corpo del sig. Edivaldo, papà del novizio brasiliano Lucivaldo, ucciso alcuni giorni prima durante una rapina nell’azienda di cacao in cui Il giovane brasiliano egli lavoraLucivaldo de Sousa va. Non si Costa, il cui papà è riusciti a Edivaldo è stato tragiconoscere camente ucciso altri particolari né la polizia ha indagato ulteriormente. I saveriani si sono stretti attorno al giovane Lucivaldo, che il 29 giugno è diventato saveriano con i voti religiosi. “Donando la sua vita a Dio per la missione, egli ha posto sull’altare anche il suo dolore, desideroso di annunciare al mondo il vangelo del perdono e della fraternità universale”, ci informa il maestro p. Alfiero Ceresoli. ■ I pellegrini italiani in preghiera sul luogo del martirio di mons. Munzihirwa, a Bukavu 3 2014 AGOSTO/SETTEMBRE UN PAPÀ RACCONTA LA “GRANDE GUERRA” 1 - LA GUERRA MORIRE O VIVERE PER LA PATRIA? Chiamata alle armi e dramma umano DUILIO del 1916: sempre attaccato all’amore materno, fui O ttobre chiamato a fare il servizio militare, proprio quando la guerra echeggiava nel Carso, tra Italia e Austria. Giorni dolorosi! Prima di lasciare la casa, la mia buona mamma mi dette un suo manoscritto dove, tra l’altro, diceva: “Caro figlio, … ora che parti dagli occhi miei, ti do queste due rughe, che tu devi leggere ogni giorno e ti saranno di conforto e di guida, affinché ti mantenga buono! E vedrai, ti aiuteranno a superare i tanti pericoli della guerra…”. L’ultimo addio e l’ultimo bacio, con il cuore spezzato dal dolore, devo lasciare la mia cara madre e la mia famiglia! La vita da recluta in libera uscita Vengo assegnato al 71° reggimento di fanteria a Tarcento, in provincia di Udine, per le istruzioni di recluta. Ogni sera c’è libera uscita e tutti escono in compagnia, ma io preferivo andare da solo. La mia soddisfazione era entrare nella chiesa più vicina, davanti al Tabernacolo e all’altare della Madonna. Mi raccomandavo tanto alla Mamma Celeste e ricordavo la mia cara madre, che tanto amavo! Aprivo le sue righe e con tanta commozione le leggevo: le lacrime mi bagnavano la faccia, e mi sentivo soddisfatto! Sentivo che il mio cuore era tranquillo e mi ritiravo per il riposo in caserma. Per tutto il tempo delle istruzioni da recluta, la mia vita era così: libera uscita fino alla vicina chiesa, e nelle ore di riposo in caserma; quando tutti giocavano e saltavano, io restavo seduto sulla mia branda a leggere o scrivere. Per corvè o per ramazza, arrivava il caporale di giornata e prendeva sempre chi era in ozio, lasciando me, perché ero sempre occupato. Passati i tre mesi di istruzione, facciamo il giuramento; così siamo preparati per andare contro il nemico. Andiamo verso il fronte nel Carso: monte San Michele, monte Nero, monte Santo. Facevamo 15 giorni di fronte e 15 giorni sulle retrovie, fino al 28 maggio del ’17, quando ci avviamo al fronte. I superiori che andarono a ispezionare la posizione per poi farci proseguire nella notte, bevevano Cognac per farsi coraggio; erano tutti mezzi brilli e dicevano tra loro che il fronte era tanto pericoloso. Quella sera del 28 maggio… Ricordo che si doveva dare il cambio a un reggimento di bersaglieri, ma quella sera sull’imbrunire, mentre consumavamo il rancio, tutti distesi dietro un monte, ecco che siamo scoperti daL’attesa, a Gaza, gli aerei audi un futuro di pace striaci. Ho visto e sentito scoppiare due grosse bombarde, da una parte e l’altra dove stavo io, che hanno fatto una buca profonda e larga 15 metri. Quanta paura! Dei poveri compagni che si trovavano là, non è rimasto più nulla. A me è stato comandato di portare a basso le marmitte del rancio, e ho visto da una parte le teste e dall’altra gambe e braccia! Ho pianto nel vedere i miei compagni fatti a pezzi. Ma bisognava andare avanti. Al comando di un capitano dei bersaglieri, ci avviamo per sentieri impervi e sconosciuti. Pioveva, e si andava avanti a sbalzi e poi ci si fermava, anche perché le pallottole delle mitraglie fischiavano alle orecchie. Sempre così fino a quando è spuntata l’alba. Eravamo talmente stanchi quando ci si fermava, che non si badava a pioggia o fango, ma subito ci si sdraiava a terra. Ricordo, ero tanto stanco che mi addormentavo! Nella trappola del nemico All’alba, quando si può scorgere qualcosa, vedo che ci troviamo a pochi passi dal nemico. Noi eravamo tutti sparpagliati a terra; il terreno era come una pianura vicino al Duino, a fianco di Monfalcone e non lontano dal fiume Isonzo. Il nemico era al sicuro: avevano una bella muraglia fatta di crode, e tutti erano forniti di mitraglia, mentre noi avevamo qualche pezzo di roccia rotta dalle bombe, per ripararci la testa! Tutto a un tratto, sento gridare all’assalto col grido di “Savoia!”. L’attesa in trincea Pioveva. Che brutti momenti! Ricordo, invocai: “Gesù e Maria, io sono vostro, aiutatemi!”. Così, pronti per l’assalto. Ma il capitano ci aveva portato troppo sotto: il nemico ci aveva già serrati con le mitraglie, DUILIO che non potevamo né scappare né ocIl giorno seguente ci chiamano in fila e ci fanno come una predica, che l’interprete cupare le sue trincee. Così, al grido di man mano ci spiega in italiano. Poi una compagnia di disciplina comanda che ci dispo“Savoia!” siamo andati avanti. CARICATI COME LE BESTIE... niamo in righe; chiama tre prigionieri italiani, uno per volta; li fanno buttare a terra con la faccia in giù; uno di loro gli teneva una mano sul collo e due, uno per parte, con un nervo di bue gli sferzano tutto il corpo. Dopo tante nervate, li hanno presi sulla barella e portati all’ospedale. Io tra me dicevo: “Stavo meglio al fronte che qui!”. Dopo alcuni giorni, formarono delle compagnie. Anch’io ero destinato a una compagnia aggregata al genio austriaco. Quindi partiamo per lavorare con loro: ci caricano come le bestie, nei vagoni da bestie, per introdurci in Ungheria. Arrivati dopo tanti stenti con quella tradotta che poco camminava, ci portano in un paesetto chiamato Raos, all’inizio dell’Ungheria. Chiediamo l’indirizzo per scrivere a casa. Ci danno i biglietti della Croce Rossa: se ne poteva scrivere uno ogni 15 giorni. Ed ecco, il giorno dopo ci portano al lavoro: ci danno un grosso martello e dobbiamo rompere la roccia per fare la breccia per le strade. Vicino avevamo sempre una sentinella armata con la baionetta innestata. Dovevamo lavorare senza mai parlare con nessuno, perché se ci vedevano raggruppati a parlare, erano botte; il loro sospetto era che noi dicessimo male di loro. Comincia la fame e anche la sete. Poco pane e un mestolo d’acqua calda con dentro un po’ di farina di granturco: quello era il nostro cibo. Passati due mesi, cominciava ad arrivare qualche notizia e qualche pacL’ora del rancio in un camco dall’Italia; ma io, mai niente! po di prigionia austriaco 4 2014 AGOSTO/SETTEMBRE Morire o vivere? Dovevamo prendere la decisione in un istante: o darsi prigionieri o morti. Vedo che chi tornava indietro cascava a terra morto! Che disperazione! Pensai: “Piuttosto che morire, è meglio vivere per la patria, anche prigioniero!”. Così lasciai il tascapane pieno di bombe a mano e il fucile, e ci siamo messi a correre verso Lubiana, guidati da alcune guardie austriache. Ma dopo pochi minuti è arrivato l’ordine dalle artiglierie italiane di montagna: anche loro ci sparavano alle spalle. Così abbiamo corso mezza giornata con tanta paura. Correndo, si vedevano qua e là delle guardie morte ancora in piedi, tutte nere carbonizzate dai gas italiani. Finalmente arriviamo a Lubiana e poi veniamo trasferiti al campo di concentramento di Mauthausen. Da lì cominciamo a vedere e a provare la dura vita della prigionia. ■ (continua nel riquadro a sinistra) “CARO FIGLIO, ECCO CIÒ CHE VUOI SAPERE...” a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx T utti i maggiori giornali e settimanali in questi mesi vengono fuori con servizi fotografici e articoli – testimonianze sulla prima guerra mondiale, chiamata “la grande guerra” (ma una guerra potrà mai avere la qualità della “grandezza”?). Certo, non è questa una ragione sufficiente perché anche un mensile missionario come il nostro esca con qualcosa che segua l’esempio delle grandi testate. Ma abbiamo in mano la testimonianza personalissima di un papà che ha voluto raccontare al figlio missionario qualcosa di tutto ciò che passa nell’animo di un giovane costretto alla guerra e alla prigionia, costretto a chiamare “nemico” colui che per lui è solo “fratello”. I lettori più anziani, leggendo questa testimonianza, gradiranno richiamare alla mente i loro ricordi personali; i lettori più giovani potranno ricavarne l’opportunità di conoscere la dura realtà di una vita senza libertà, senza dignità (se non quella interiore, che nessuno può mai togliere a chi ci tiene, anche a costo della vita). La cosa è nata così. Giovane studente liceale, nelle conversazioni o nei temi, non aveva niente da dire sul tema della “grande guerra”, mentre i coetanei avevano tante storie da raccontare. Suo padre non aveva mai detto una parola su quegli anni, come se avesse voluto cancellarli dalla memoria propria e di famiglia. Un giorno il figlio prese coraggio e scrisse al genitore: “Come mai non ci hai mai parlato della guerra?”. Una settimana dopo, il postino consegna una grande busta rossa con 14 fogli scritti fitti senza margini. Portava la data del 28.11.1961 e iniziava così: “Caro figlio, ecco ciò che vuoi sapere, cioè come ho passato quegli anni della mia vita. Se io avessi una cultura, dovrei scrivere un romanzo; ma avendo fatto solo la terza elementare, mi limito a un semplice diario di quello che ricordo…”. ■ LA DURA PRIGIONIA DI GUERRA Lavori pesanti, malattie e stenti di fame DUILIO un ordine: la compagnia deve trasferirsi in Galizia, A rriva in un paesetto chiamato Fremes. Ed eccoci in cammino. Dopo una settimana arriviamo. Avevamo due cavallini ungheresi; ma quelli portavano il corredo della fureria e alcuni di loro; noi sempre a piedi. La notte ci si fermava per riposare dove c’era qualche casa danneggiata dalla guerra, che avevano fatto contro la Russia. A Fremes eravamo in una baracca di legno; dormivamo su tavole, con due misere copertine da campo. La vita si fa sempre più dura. Pazienza, con la speranza che presto la guerra finisca. Così si viveva sperando. Qui lavoravamo con delle mazze di ferro appuntite, per fare dei buchi nelle montagne di roccia per poi piazzare le mine e fare la breccia per le strade. Il giorno di festa lo occupavamo per fare la pulizia dei panni, camicie, mutande (chi le aveva!), sempre senza sapone. Già si cominciava ad avere la compagnia, cioè i pidocchi; anche quelli cominciavano a darci disturbo. 3 - IL RIMPATRIO “IO NON SO COME FUI SCELTO” La gioia di essere liberati dalla schiavitù DUILIO potevo più andare avanti e marcai visita, io e altri N oncinque compagni. Ci fecero togliere la camicia e i me- dici ci videro passare davanti come ombre: eravamo sfiniti e non avevamo la forza nemmeno di lavarci la faccia. Mi fecero invalido e mi misero in una baracca a parte, in attesa di partire per il campo di concentramento di Mauthausen. Dovetti star lì per due mesi ancora, in attesa di partire. Ma qui da mangiare si trovava: raccoglievamo tutte le scorze di patate, buttate nell’immondizia; le lavavamo bene e le cucinavamo nelle braci come frittelle. Erano tanto amare, ma quello era il cibo con cui ci riempivamo la pancia! Duilio, papà di un missionario e autore di questo diario sulla “grande guerra” 2- LA PRIGIONIA I resti del boeing malese abbattuto in Ucraina... È cambiato qualcosa da ieri? Ormai perdiamo la speranza di ricevere notizie dalle nostre famiglie e anche i pacchi di viveri. Dobbiamo tornare indietro e attraversare di nuovo i Carpazi. Ma ora siamo d’inverno e il freddo si fa sentire! Quelle strade piene di neve e i pini di quelle boscaglie pieni di neve gelata, con un po’ di vento i rami si spezzavano e cascavano a terra. Quel viaggio fu duro. Ogni tanto si faceva una tappa, e un mio compagno, andato per fare i suoi bisogni, rimase indurito dal freddo, morto gelato! Furono giorni terribili: l’orina gelava prima di toccare terra. “La notte non trovavo pace!” Il pensiero dei genitori mi pungeva il cuore. Che pena in quella settimana di viaggio! Io la notte non trovavo pace. Eravamo in una casa senza tetto: solo i muri in piedi. Provavo a coricarmi, perché ero stanco, ma invano; non trovai riposo. Dovevo alzarmi e camminare pian piano per riscaldarmi e far tacere il dolore che sentivo ai fianchi. Continuai così per qualche giorno. Poi, non potendo più andare avanti, marcai visita e mi portarono in infermeria. Passai alcune visite, ma febbre non ne avevo. Così dopo tre giorni mi fecero uscire, ma ormai la mia compagnia era andata distante e non potei più raggiungerla. Ci fecero lavorare in un campo di concentramento russo, in cima a un monte chiamato Tucclà. Ogni giorno dovevamo fare 4 - 5 chilometri per andare in basso, alla stazione, e prenFrequenti cambiamenti, stesso lavoro dere travi e tavole per fare delle baracche. Il pane era poco: Lì siamo stati circa 50 giorni. Poi, un altro ordine: si deve una pagnotta ogni 15 persone, e la nostra minestra era sempre andare in Bucovina (un territorio tra la Romania e l’Ucraina). quella: un po’ d’acqua calda e con 4 chili di farina di granturco Proprio in quei giorni cominciava ad arrivare qualche pacco doveva bastare a più di cento persone. di pane e pasta dalle nostre famiglie! Ma ora, cambiando inRicordo bene che un tempo ci davano una pagnottella di dirizzo, tutto è perso. pane e doveva bastarci cinque giorni. Tanti se la mangiavaSi fecero circa duecento chilometri per arrivare: una setno subito. Io e un mio compagno di Morlengo (Treviso), intimana di cammino, sempre a piedi. Abbiamo dovuto attravece, ne mangiavamo un pezzetto, stendendo il fazzoletto per versare tutti i Carpazi: monti con boscaglie di pini e le strade terra per non perdere le briciole; poi lo chiudevamo nella nofatte di pini messi per traverso, uno avanti l’altro; così era stra cassetta con lucchetto, dicendo di mangiarlo ancora doformata la strada. mani e domani l’altro. Arrivati a destinazioModerno “campo di prigionia”... un campo profughi, a Goma, in Congo RD Ma poi per la fame non ne a Cernovis (Czersi poteva dormire, pennowitz), capitale della sando al pezzo di pane Bucovina, anche qui rinchiuso. Così per tutsiamo stati circa due ta la notte, apri e chiumesi. Poi, come il sodi; la mattina, il palito, si cambia ancora: ne che doveva bastarci si va in Romania, ai cinque giorni l’avevaconfini della Russia. E mo consumato in una anche là, dopo 40 giornotte! ■ ni, si deve cambiare. Il medico italiano e il cuoco compaesano Infine, arrivò il giorno della partenza per Mauthausen, il concentramento grande. Da lì, per la mediazione del Papa, venivano rimpatriati gli invalidi di guerra. Ogni giovedì partiva per l’Italia un treno di prigionieri invalidi. Ma si dovevano fare altre visite di controllo. Andai per la visita e trovai un tenente medico italiano. Ricordo, ero solo. Mi visita bene, ascolta, batte… e poi mi dice: “Tu sei perfettamente sano e non potrai essere rimpatriato”. Alle parole del medico mi misi a piangere. Lui era buono, gli feci compassione e mi disse: “Per me, io ti faccio invalido, però poi devi passare un’altra visita che è tanto difficile, con una commissione formata da tre medici austriaci e un maggiore; devi saperti regolare nel mangiare”. Ricordo: lo salutai con tante grazie e gli baciai la mano. Io non so come fui scelto: senza farmi visita, mi fecero invalido! Era il venerdì e perciò il giovedì seguente ero assegnato per venire rimpatriato in Italia. Che contentezza! Il cuciniere (un certo Rossetto di Caonada, a 6 chilometri dal mio paese Trevignano) mi disse: “Sei fortunato; se dovessi passare la visita ora non andresti più in Italia!”. Avevo fatto conoscenza con lui, e mi passava ogni giorno delle gavette piene di minestra con la farina di polenta. Io mi riempivo la pancia e fra me dicevo: “Quando arriverò a casa, andrò a mangiare con i maiali, per far vedere quanto bene sono trattati i nostri maiali!”. Finalmente, parte il treno! Il generale Cadorna davanti ai resti di un aereo austriaco abbattuto (foto dei Civici Musei di Storia e Arte, Trieste) Formato il treno, ci avviamo per il rimpatrio, mentre la guerra continuava. Durante tutta la traversata della Svizzera, a ogni fermata quella buona gente ci dava confetti e caramelle... A Chiasso, siamo trasferiti su un treno italiano di prima e seconda classe, ed entriamo in Italia. Che paradiso! Che gioia! Troviamo le suore che con tanta carità ci confortavano. Per prima cosa ci portano un bicchiere di caffè-latte con un biscottino. Oh, come l’abbiamo gustato! Poco dopo, un altro bicchiere di minestra col riso, e dicevamo: “Che buono!”. A ogni stazione italiana si faceva una breve fermata: c’erano treni pieni di nostri soldati che andavano al fronte. Loro ci credevano austriaci (eravamo ancora vestiti da austriaci, con panni vecchi e sporchi), ma quando ci sentivano parlare italiano, capivano che eravamo prigionieri di ritorno, e allora ci davano delle pagnotte di pane. Ricordo che due siciliani si sono mangiati una pagnotta per uno, ma poco dopo sono morti crepati. Così poi, ogni volta che ci si fermava, c’erano le guardie e nessuno poteva darci niente. Ma che gioia, che contentezza essere liberati dalla schiavitù! reparti diversi. Io fui sul più fortunato. Intanto, scrivo subito a casa, dicendo che mi trovo a Roma per 40 giorni e poi sarei tornato a casa per la convalescenza. Appena i miei genitori ricevono la lettera, si domandano: “Come mai? Sarà senza una gamba, o avrà qualcosa di grave…!”. Intanto siamo sotto severo controllo: visite, raggi, esami del sangue, dell’orina, dello sputo eccetera. Sui raggi riconoscono che ho avuto la pleurite secca da tutte e due le parti, ma che ora è quasi scomparsa. (Ecco, io pensavo a quelle notti nel mezzo dei Carpazi, che non potevo coricarmi per il dolore ai fianchi: avevo la pleurite, e senza cure sono guarito: riconosco che la Madonna mi ha fatto la grazia!). Terminate tutte le visite e i controlli, dopo 40 giorni andai in convalescenza per tre mesi. La mia malattia di prigioniero rimpatriato era per deperimento organico, per il gran soffrire la fame. Arrivai a casa: era notte. Suonava l’Ave Maria della sera. In paese era pieno di soldati; anche in casa di mio padre, quando sto per entrare nel cortile, vedo un soldato e lo chiamo. Era mio cugino Antonio che partiva per il fronte. Immaginate la scena: lui si mette a gridare: “È arrivato Duilio!”. Non dico la consolazione nel trovarmi a casa, abbracciato dai miei geni■ tori e fratelli! “È FINITA! È FINITA LA GUERRA!” DUILIO Si comincia a raccontare, e ognuno dice la sua. Poi mia madre mi racconta dei sogni che aveva fatto e che teneva sempre in mente. Il primo era la notte del 29 maggio 1917: aveva sognato una covata di pulcini sotto una cesta, ma che poi, a un tratto, tutti erano scappati e non li ha più visti. Un’altra volta (non ricordo la data precisa), si era sognata ancora di quei pulcini, ma che non erano più belli come prima, e specialmente uno era il peggiore! La buona mamma pensava sul serio e disse che quei sogni parlavano di me! Il primo era precisamente quel 29 maggio, quando tutti si correva per portarci fuori dal tiro del cannone, e ci avevano presi prigionieri; il secondo era quando mi sentivo male e avevo la pleurite. Da queste cose conosciamo il sangue di una madre che ama il proprio figlio! Vengo a sapere che i miei genitori mi avevano “abbonato” a due Croce Rossa (di Bologna e di Milano), che mandavano un pacco di pane e pasta regolarmente ogni 15 giorni, e anche i miei da casa mandavano un pacco. Ma io non ne ho mai ricevuto uno, a causa dei frequenti cambiamenti di posizione. Dopo due mesi che ero a casa, una sera sul tardi sentiamo le campane suonare a festa: avevano firmato l’armistizio di pace. Figuriamoci che contentezza: “È finita, è finita la guerra!”. Così, caro figlio, ho finito di dirti un po’ di quello che ho passato nella mia vita. Certo, se mi dicessero di rifarla di nuovo!!! Piuttosto, guardo l’avvenire e spero nella bontà del Signore, che mi faccia chiudere gli occhi nel suo amore e nella sua misericordia. “Sono stati eretti molti monumenti ai caduti; nessuno per chi è sopravvissuto per la patria... “ (Duilio). Nella foto, il sacrario di Redipuglia I severi controlli e l’arrivo a casa Arrivati a Roma, al Forte Tiburtina, siamo rimasti 40 giorni per passare la visita collegiale: secondo le malattie, c’erano 5 2014 AGOSTO/SETTEMBRE IL M ON D O IN CA SA SUD/NORD NOTIZIE Un fronte aperto ● Congo RD: amnistia per i ribelli? Un impegno a non riprendere le armi contro l’esercito e i civili in Congo RD è stato messo nero su bianco dai ribelli del Movimento 23 marzo. Secondo più fonti, l’impegno sarebbe stato assunto per poter beneficiare di un’amnistia annunciata dal presidente congolese Kabila e relativa anche ad “azioni di guerra e reati politici”. Intanto, “Rete Pace per il Congo” chiede che la comunità internazionale promuova un dialogo tra Congo e Ruanda perché delimitino la frontiera e risolvano la questione delle milizie FDLR. ● Congo RD / 2: pace ed elezioni. Un messaggio ai congolesi è stato rivolto dai vescovi: “Dobbiamo riportare la pace, difendere e promuovere i diritti, la dignità e il benessere di tutti i congolesi, valorizzare le risorse naturali, consolidare la democrazia con l’organizzazione di elezioni libere, credibili e trasparenti, senza manipolare la costituzione”. È stato annunciato che la chiesa si farà carico dell’educazione civica ed elettorale della popolazione in vista delle scadenze elettorali 2015-2016. ■ Sapete che... ● Istruzione universale. Nel mondo ci sono oltre 58 milio- Il dovere della pace! pagina a cura di DIEGO PIOVANI ni di bambini tra i 6 e gli 11 anni non scolarizzati. In testa alla classifica c’è la Nigeria con quasi 9 milioni di bambini, seguita da Pakistan, Sudan e India. Nonostante alcuni progressi nella riduzione dell’abbandono scolastico, non vi è alcuna possibilità che i paesi raggiungano l’obiettivo dell’istruzione primaria universale entro il 2015. Thailandia: primo passo. La Corte suprema amministrativa della Thailandia ha accettato di esaminare una causa intentata dagli abitanti di alcuni villaggi contro la decisione del paese di acquistare energia dalla megadiga di Xayaburi, in costruzione nel vicino Laos, giudicata dagli esperti una minaccia all’ambiente e alla sicurezza alimentare nella regione. ● ● Messico: progetti idroelettri- ci. Sarebbero danneggiati quasi 20mila abitanti indigeni (mixtecos, chatinos, afro-messicani e meticci) dal progetto di una grande diga, che interessa 40 comunità in sei comuni. Ad avvisare del pericolo è stato il vescovo di Puerto Escondido che definisce gli indigeni “i guardiani dell’acqua, delle piante, degli animali e del territorio in cui vivono”. ● Bangladesh: allarme emigrati. Ogni anno il numero di chi emigra all’estero e muore in giovane età è in continuo aumento. L’età media dei lavoratori deceduti, che prima di lasciare il paese superano tanti tipi di test della salute, è 38 anni. Il governo ha preso in considerazione il problema e farà indagini. Tra le ragioni principali dei decessi ci sono le prolungate ore di lavoro, un’alimentazione scorretta e sistemazioni abitative inadeguate. ■ Iniziative positive ● Giappone: al bando le armi atomiche. All’incontro preparatorio per la Conferenza di revisione del Trattato di non-proliferazione nucleare del 2015, il sindaco di Hiroshima, Matsui, ha insistito sui pericoli “di vivere ancora nel rischio di distruzione attraverso le armi atomiche”. Matsui è a capo del movimento globale per l’abolizione delle armi atomiche entro il 2020. Per il sindaco di Nagasaki, Taue, la soluzione sarebbe rendere tali armamenti illegali per poterli abolire più rapidamente. Italia: in piazza per la pace. Il 3 luglio, il saveriano p. Filippo Rota Martir ha partecipato, su invito della rivista “Missione Oggi”, a un incontro a Roma dal titolo “L’Italia per il diritto alla pace”. Sono state consegnate al pre- ● MISSIONI NOTIZIE Cristiani nel mondo India: dalit vicepremier. Il medico cattolico Rajaiah è il vice primo ministro dello stato indiano di Telangana. Proveniente da una comunità cattolica dalit, Rajaiah è stato educato nella scuola dei missionari del Pime. Nel suo impegno politico ha dimostrato grande attenzione ai problemi sociali, agli emarginati, alle minoranze religiose. ● ● Malesia: il divieto su “Allah”. La corte federale della Malesia ha confermato il divieto imposto al settimanale cattolico “Herald” di usare il termine “Allah” nelle sue pubblicazioni per riferirsi a Dio. Si chiude così, al terzo grado di giudizio, una vicenda che da anni ha agitato la nazione. Padre Andrew, direttore del settimanale “Herald”, si è detto “deluso e rammaricato per un verdetto che viola i diritti fondamentali delle minoranze”. Mentre il vescovo di Malacca Tan ha dichiarato che i giudici non sono stati imparziali. ha avuto un’accelerazione dopo che gli insorti sunniti e i militanti dell’autoproclamato califfato islamico hanno cominciato a segnare con lettere di riconoscimento le case di cristiani e sciiti per poi prenderne possesso. L’evacuazione è dovuta anche all’intensificarsi dei bombardamenti operati dalle forze armate governative su molti quartieri della città. Novità in rosa. Per la prima volta alla guida della Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi) c’è una donna. È suor Marta Pettenazzo (nella foto), missionaria di Nostra Signora degli Apostoli. Suor Pettenazzo è nata a Padova nel 1962. È stata missionaria a Djougou, in ● ● Iraq: l’abbandono di Mosul. Le ultime famiglie cristiane ancora presenti a Mosul hanno dovuto lasciare la città. L’esodo 6 Flavio Lotti consegna a Luigi Manconi firme e delibere degli enti locali per il riconoscimento del diritto alla pace Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.it per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com Benin, per otto anni, occupandosi dell’accoglienza di bambini orfani, dell’animazione rurale femminile, della formazione dei catechisti nei villaggi. Ha accettato di guidare la Cimi “in spirito di servizio e di collaborazione”. Con lei collaborano p. Luigino Frattin (Sma), il comboniano Giovani Munari, e il saveriano p. Rosario Giannattasio. ■ Sempre martiri Mentre salutiamo con gioia la liberazione dei sacerdoti vicentini “fidei donum”, rapiti in Camerun insieme a una religiosa, e quella di due suore e tre giovani caldei in Iraq, continuano ad arrivare notizie di religiose, missionari e laici che hanno perso la vita nel mondo. Libia: Salwa Bugaighis, avvocato e voce contro l’estremismo, a favore del dialogo, è stata ammazzata nel giorno delle elezioni politiche per le idee scomode che difendeva. Tanzania: suor Clecensia Kapuli, religiosa tanzaniana di 50 anni della congregazione “Regina degli apostoli”, è stata uccisa il 23 giugno nel corso di una rapina in strada a Dar es Salaam. Sudafrica: suor Mary Paule Tacke, 82 anni, delle suore missionarie del Preziosissimo Sangue, è stata uccisa nel corso di un tentativo di rapina. Stati Uniti: a Phoenix sono stati aggrediti dopo un tentati- sidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi le firme raccolte e le prime 100 delibere approvate dagli enti locali italiani a favore del riconoscimento del diritto alla pace. E il 16 luglio, in piazza Campidoglio, s’è tenuta una giornata di mobilitazione per la pace in Palestina e Israele. ■ Candele accese in Campidoglio, a Roma, per chiedere la pace in Palestina e Israele MESSAGGIO DALLE CHIESE SGUARDO SUL “REGNO DI MEZZO” p. MICHAEL KELLY, sj Il direttore gesuita di “Union of Catholic Asian News (Ucan)”, agenzia cattolica d’informazione sull’Asia con sede a Bangkok, ha descritto la situazione in Cina. Non ci illudiamo sulla possibilità di influire con pressioni dall’esterno sulla situazione di quello che resta il Regno di Mezzo, il centro del mondo per la visione cinese. Nessuna pressione esterna sarà in grado ancora per qualche tempo di influire sul cammino cinese o sulla leadership del partito comunista. Tuttavia, la chiesa è in crescita a livello numerico e ancor più lo è il protestantesimo, meno strutturato e quindi meno controllabile. La realtà del cristianesimo resta dinamica, ma difficile, in particolare per i cattolici e quindi il futuro non sembra presentare prospettive incoraggianti. Indipendentemente da chi governi in Cina, la preoccupazione è oggi come due millenni e mezzo fa, di evitare l’instabilità politica provocata da piccoli gruppi organizzati in comunità religiose. Da qui deriva il controllo sui fenomeni religiosi e le occasionali mosse repressive. Il vuoto religioso ed etico attuale porta alla ricerca di spiritualità e di fede più strutturata. Il governo non può fermare questa tendenza; tuttavia, con un’ideologia in bancarotta, deve giustificare il proprio potere. Oggi il comunismo è un’associazione per finalità economiche e di potere, con benefici per i membri. Gli interessi tuttavia non bastano a garantire stabilità e il sistema rischia la disintegrazione. Il presidente Xi Jinping sta cercando di ristabilire il primato della dottrina maoista, pur sapendo che è alla base dei problemi della Cina attuale. I cinesi stanno cercando, oggi, di reinventare la propria civiltà tornando ai problemi che li hanno originati, ma non funzionerà. ● vo di rapina p. Joseph Terra e p. Kenneth Walker, due sacerdoti della fraternità sacerdotale di San Pietro. Padre Walker è stato ucciso, p. Terra è rimasto ferito. Malesia: suor Juliana Lim, 69 anni, della congregazione del Bambino Gesù, è morta dopo una violenta aggressione subita a Seremban, cittadina nei pressi di Kuala Lumpur. Ucraina: c’era anche una religiosa a bordo dell’aereo MH17 della Malaysia Airlines, in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur, abbattuto nei cieli dell’Ucraina. Si tratta di suor Tiernan, della Società del Sacro Cuore (RSCJ), 77 anni, che stava facendo ritorno in Australia dopo aver trascorso un periodo in Europa. ■ Una storia speciale ● Aziz: la fede e il disprezzo. La scrittrice marocchina Laila Abu Zaid (“Parola di donna, corpo di donna”, Mondadori 2005) ha raccontato la vicenda reale di un convertito marocchino diventato frate francescano. Il racconto inizia con il rientro di Aziz a Fez, dopo trent’anni. La sua conversione aveva suscitato gran clamore in città. Sua madre alla notizia si era schiaffeggiata il viso, percosso le gambe, scoperto i capelli, crollando a terra. Il padre era sconvolto ma non aveva battuto ciglio. Ad Aziz fu riferito che il giorno seguente alla sua partenza una bara vuota era stata trasportata da casa al cimitero, con una gran folla. Aziz, tornato a casa, trova la porta chiusa. Bussa e riconosce la voce di sua madre. Quando lei si affaccia, lui dice: “Sono Aziz!”. Ma lei con indifferenza risponde: “Aziz è morto da trent’anni” e ■ chiude la porta. 2014 AGOSTO/SETTEMBRE D IA L OG O E SOLID A RIETÀ LETTERE AL DIRETTORE p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale NON MUORE L’AMICIZIA MISSIONARIA Caro direttore, ho letto sull’ultimo numero di questo mensile della morte di p. Ildo Chiari. La notizia mi ha riempito di tristezza, perché ho perso un caro amico a cui mi rivolgevo con confidenza per esporgli i miei problemi e sempre lui trovava le parole per guidarmi e rasserenarmi. Ogni volta che spedivo un’offerta alla vostra famiglia saveriana, mi scriveva e ringraziava. E io, quando vedevo la sua lettera arrivare, mi rallegravo, sicura che avrei letto le sue parole incoraggianti con la promessa delle sue preghiere. Ora non c’è più, ma sono sicura che pregherà ancora il Signore per me e che il suo aiuto non mi mancherà. Continuerò a dare il mio modesto contributo alle vostre missioni, sicura che ho ancora un avvocato in cielo. Confido anche nelle vostre preghiere. Con affetto, Battistina, Rimini Ringrazio per il mensile che considero un regalo prezioso, in quanto emerge uno spirito missionario vivace, attivo, gioioso, a volte anche ironico con finalità costruttiva; spirito che tiene raccordati coloro che sono in questo mondo con coloro che sono nella vita nuova, i vicini e i lontani. Confido nelle preghiere per il delicato compito che svolgo presso il tribunale per i minorenni, come giudice onorario, e per i giovani adulti (una quindicina) che nella mia unità pastorale sto preparando alla cresima. Auguro tante grazie e benedizioni! Milva, Collegno (TO) Cari amici, vi spero bene, in questi tempi in cui vivere con l’entusiasmo e l’impegno che vorremmo sembra difficile e infruttuoso: tutto o quasi sembra remare contro, scivolare verso una direzione irrefrenabile di violenza senza confini né margini di contenimento. Avendo lasciato tutto per consacrarci alla missione, non abbiamo altro da offrire in regalo se non l’esperienza del vangelo ai poveri e ai semplici di questo mondo. E cerchiamo di farlo in modo “vivace, attivo, gioioso, a volte anche ironico” - sì, e sempre - “con finalità costruttiva”, come testimonia l’amica Milva. Offriamo in regalo anche la nostra preghiera, povera ma costante, per ciascuna e ciascuno di voi, secondo le intenzioni che espressamente ci confidate, o che rimangono verbalmente inespresse, ma che avete in cuore e che lo Spirito Santo ben conosce. È una preghiera convinta ed efficace, secondo la volontà di Colui che merita la massima fiducia: il Padre Celeste, che ascolta la supplica dell’unico nostro vero “Avvocato”, Gesù Salvatore. Offriamo in regalo ciò che un compianto confratello chiamava “l’apostolato della riconoscenza e del ringraziamento”, con gesti semplici, verso tutti coloro che hanno fiducia nei missionari e ci permettono di continuare la missione nel mondo. Lo facciamo con gesti semplici e sinceri, come quelli di p. Ildo, ricordati dall’amica Battistina. Anche questa è vera amicizia missionaria, profonda ed eterna; che mai perisce anzi, s’intensifica tra noi e coloro che già sono “diversamente vivi”. Con riconoscente affetto, p. Marcello, sx STRUMENTI D’ANIMAZIONE LA MISSIONE TUTTI I GIORNI In settembre riprendono le attività scolastiche. In epoca di iphone, tablet e smartphone un’agenda cartacea non passa di moda. Ecco le nostre proposte. Agenda della pace 2014-2015 (edizioni Csam, 160 pp), a cura di “Cem Mondialità” dei saveriani di Brescia. Il tema è “cibo per tutti”, con indicato ogni mese il rapporto fra cibo e religioni. L’agenda copre 16 mesi (da settembre 2014 a dicembre 2015) e riporta le ricorrenze delle religioni, le giornate internazionali, brevi frasi su scuola, educazione e intercultura. Una copia € 4.50, oltre 10 copie € 3.50, oltre 100 copie € 2.50. Per i ragazzi proponiamo Mondiario 2014-2015 (290 pp, € 9). Un’agenda antispreco, realizzata dalla redazione de “Il piccolo missionario”, dei comboniani. Segnaliamo anche Diario G 20142015 (€ 9,90), diario scolastico de “Il giornalino”, ricco di riflessioni e colori per giovani studenti, con un omaggio compreso nell’acquisto. Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia tel. 030 3772780 int. 2; fax 030 3772781; e-mail: [email protected] I MISSIONARI SCRIVONO In Indonesia, un piccolo monumento a un grande missionario Viaggiando tra Padang e Pekanbaru, quando arrivavo sui pressi dell’incidente mortale capitato a p. Gianfranco Cruder il 25 ottobre del 2000, mi fermavo per una preghiera. Ma non sapevo il posto esatto; perciò una volta chiesi informazioni alle persone del luogo. Mi incontrai proprio con la signora che accorse e si diede da fare perché il corpo del missionario fosse portato al posto di polizia più vicino. Era ancora molto emozionata nel raccontare ed esclamò: “Che bel volto che aveva...!”. Lei e suo marito Nazir mi hanno accompagnato sul posto dell’incidente: al Km 159 da Padang (a circa metà strada) e mi hanno invitato per un caffè. Ne è nata una bella amicizia, finché un giorno mi venne il coraggio di chiedere se fosse possibile mettere un segno sul ciglio della strada in ricordo del missionario perito. Era una domanda azzardata, perché siamo in territorio Minangkabau, dove ogni segno di cristianesimo fa problema. Ma il sig. Nazir e sua moglie, musulmani minangkabau, non erano affatto contrari; chiesero solo che non apparisse alcuna croce. Così, il 27 marzo scorso, abbiamo potuto posare il piccolo monumento in memoria, quasi 14 anni dalla morte di p. Gianfranco. P. Franco Qualizza vicino al piccolo Tutto andò liscio, anche se venni poi a sapere che monumento che ricorda il compianto qualcuno obiettò, ma il sig. Nazir difese quel sep. Cruder tra Padang e Pekanbaru gno posto sul ciglio della strada, sulla propria terra, in ricordo di un fatto tragico di cui lui e la famiglia erano stati testimoni oculari. Ora la lapide è là: un invito a fermarsi per un “requiem” per il caro p. Gianfranco, e anche per incontrare questa brava famiglia che custodisce la sua memoria. p. Franco Qualizza, sx - Padang, Indonesia Al centro giovani Kamenge una giornata da ricordare! Martedì 10 giugno è stata una grande giornata: abbiamo inaugurato Radio Colombe, la radio comunitaria dei giovani per i giovani, regalata dall’Onu al centro giovani Kamenge. Raggiunge la città di Bujumbura e i comuni limitrofi: insieme per un mondo di fratelli. L’Onu ha invitato il presidente del Burundi, che ha inaugurato la radio, ha visitato il centro, ha visto lo schermo gigante che l’Onu ci ha regalato per vedere le partite con i giovani dei quartieri. I giovani che erano stati in Brasile tra i ragazzi di strada, gli hanno regalato il pallone della coppa del mondo. Nel pomeriggio, al concerto di due ore e mezza, c’erano più di 3mila persone. Il presidente si è divertito e noi ci siamo guadagnati la prima notizia del telegiornale con un servizio di 10 minuti. Grazie a tutti coloro che ci seguono, in questa corsa pazzesca per migliorare il mondo. p. Claudio Marano, sx - Kamenge, Burundi Il presidente del Burundi Pierre Nkurunziza con p. Claudio Marano al centro giovani Kamenge, invitato dall’Onu: il pallone dei mondiali regalato dai giovani e alle spalle lo schermo, dono dell’Onu SOLIDARIETÀ UN’AUTO PER PADRE RAFFAELE La parrocchia “San Paolo”, in diocesi di Abaetetuba (Amazzonia) comprende 38 comunità e si estende per un’area di 400 kmq. Affidata ai missionari saveriani, è attualmente curata da p. Raffaele Bartoletti, marchigiano di Loretello di Arcevia, con il coraggio dei suoi 77 anni compiuti. La maggior parte delle comunità si raggiungono su strade in terra battuta, in condizioni precarie, specialmente nel periodo delle piogge, per sei mesi l’anno. Il vecchio mezzo di trasporto dà più grattacapi in officina che utilità per l’intenso lavoro pastorale. Sarebbe utile e necessario avere un mezzo di trasporto leggero e sicuro, per le frequenti visite e i contatti con la gente sparsa sul vaPadre Raffaele si avventura anche in moto per raggiungere le 38 comunità in Amazzonia sto territorio. Non occorre un dispendioso “fuori strada”; si pensa piuttosto di acquistare una Fiat Strada Adventure, che costa meno, si disimpegna bene anche nel fango ed è prodotta in Brasile. Il preventivo consiste in 18.000 euro, per il quale chiediamo un contributo ai generosi lettori e amici, che ringraziamo con la gioia di lavorare insieme per la missione del vangelo. p. Raffaele Bartoletti, sx PICCOLI PROGETTI 6/2014 - ABAETETUBA Un’auto per padre Raffaele La parrocchia “San Paolo” ad Abaetetuba (Amazzonia) ha 38 comunità disseminate in 400 Kmq, da visitare su strade in terra battuta, polverose e fangose, a seconda della stagione. Per una Fiat Strada Adventure, costruita in Brasile (€ 18.000), si chiede un contributo. • Responsabile del progetto è il saveriano marchigiano p. Raffaele Bartoletti. 5/2014 - KINDU Tavoli e panche per i giovani La nuova missione affidata ai saveriani nella città di Kindu (RD Congo) si chiama “Città dei giovani”. Ci sono i muri delle sale, ma mancano tavoli e sedie, porte e finestre, scaffali e luci, per un totale di almeno 15mila euro. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Benzoni, p. Sciamanna, fr. Gregato. Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso C/c.p., oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a: “Associazione Missionari Saveriani Onlus” Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345) IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 È bene inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax al n. 0521 960645 oppure via e-mail a [email protected] - con nome, cognome e indirizzo (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale). 2014 AGOSTO/SETTEMBRE ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.) Padre Caglioni torna... a casa È il nuovo rettore dei saveriani di Alzano p. GIUSEPPE RINALDI, sx A casa diocesana di esercizi spirituali Santa Maria. Il motore della comunità Il rettore riveste un ruolo di particolare importanza. È il riferimento dei confratelli, dei sacerdoti, dei collaboratori laici, dei vari gruppi missionari, dei responsabili della congregazione e della chiesa locale. Senza questa figura, una comunità manca del suo motore e del suo perno Padre Gerardo è arrivato ai primi di giugno. A lui il compito di dare continuità a una bella tradizione di rettori dei missionari saveriani, che sono arrivati a Bergamo nel 1942, prima a Gromo San Marino, poi a Pedrengo, nella villa dei conti Sottocasa, quindi ad Alzano nella Una bella galleria di volti Nella memoria di molti sfilano le figure dei numerosi saveriani che, in questi 72 anni, hanno diretto la comunità: Timolina, Fellini, Morazzoni, D’Erchie, Ghirardi, Ceresoli, fino agli ultimi Pennino, Arnoldi, Bradanini, Bettinsoli e Giavarini. Certo sono cambiati i compiti; da casa di formazione di giovani aspiranti alla vita missionaria, comGerardo Caglioni, bergamasco doc, posta da nume- èPadre il nuovo rettore dei saveriani di Alzano; rosi ragazzi del- negli ultimi anni è stato impegnato con le medie, siamo vari incarichi nella comunità di Roma. Benvenuto! passati a casa di fine maggio, il superiore dei saveriani in Italia, p. Rosario Giannattasio, ha annunciato che p. Gerardo Caglioni, originario di Dalmine, è il nuovo rettore della comunità di Alzano. Da mesi eravamo in stand by, dopo la morte improvvisa di p. Mario Giavarini, il 14 gennaio scorso. animazione missionaria, composta da pochi religiosi e per di più non giovanissimi. Ha comunque sempre un grande valore la presenza in diocesi di una comunità di religiosi-missionari e ancor più ha un valore concreto la loro attività di animazione missionaria nella chiesa locale. C’è bisogno di rinforzi Dal lontano 1942 nella diocesi di Bergamo i saveriani hanno attinto un centinaio di vocazioni (circa 90 saveriani, cui vanno aggiunte una decina di saveriane). Missionari e missionarie ad vitam sono oggi in tutte le missioni del mondo, dal Giappone al Messico, passando per l’Africa. Hanno assicurato in questi 72 anni di presenza a Bergamo un notevole contributo per il mantenimento della coscienza missionaria sia tra i sacerdoti sia tra i fedeli delle parrocchie. Anche p. Gerardo continuerà nel solco di questa tradizione. Fin dal primo giorno, ha chiesto ai superiori qualche rinforzo per rivitalizzare una comunità che in pochi mesi ha perso tre confratelli: p. Antonio Benetti, economo, p. Mario Giavarini, rettore, e p. Giuseppe Zanchi, animatore. C’è bisogno di qualche sostegno in più, perché a Bergamo le richieste di animazione missionaria incalzano. Per rispondere, non sono sufficienti le e-mail, ma occorrono persone e contatti reali. Tutti sperano che questa richiesta trovi presto una risposta adeguata. “Sono appena arrivato…” Ecco le prime parole che il nuovo rettore ha scritto per gli amici. “Cari famigliari e amici dei saveriani, sono appena arrivato in questa comunità missionaria di Alzano Lombardo per prendere il posto - lasciato dolorosamente libero - di p. Benetti e di p. Giavarini. Ma sono anche tornato in quel luogo in cui avevo iniziato il mio cammino vocazionale missionario il 30 settembre 1959. Sono contento di continuare tutte quelle attività di animazione missionaria, che nella nostra terra bergamasca i saveriani hanno sempre svolto con particolare zelo. Vorrei perciò mantenere i contatti con i famigliari, i benefattori e gli amici che ci seguono. È l’inizio di un cammino, che desidero fare insieme a voi, con l’aiuto del Signore. La preghiera ci aiuterà molto, anche perché l’annuncio del Regno è essenzialmente opera di Dio. A tutti un caro saluto, in attesa di conoscerci personalmente”, p. Ge■ rardo Caglioni, sx La missione dei piccoli numeri Nel Giappone della minoranza cristiana L a missione in Giappone continua senza grandi risultati apparenti. La vicina Corea sta abbracciando il cristianesimo a ritmo sostenuto, con molte vocazioni sia maschili che femminili. I preti coreani e le suore vengono inviati anche in altre nazioni come missionari. In Giappone, questo non accade. Un vescovo coreano mi diceva che noi giapponesi siamo chiamati a una santità maggiore… 8 La collaborazione con i laici Sono tornato in Italia per un mese di vacanza, per vedere i miei parenti e come sono cambiati i volti delle persone che conosco! Ringrazio e saluto tutti con questa lettera, perché non ho avuto il tempo di visitare tutti. Attualmente, mi trovo nella missione di Miyazaki, cittadina del profondo sud del Giappone dove i cristiani sono una minoranza assoluta. La diocesi di Oita, la più antica del Giappone, fondata ai tempi di san Francesco Saverio, oggi conta solamente seimila cristiani. La missione a me affidata è stata fondata cinquanta anni fa dai saveriani e conta circa 250 cattolici, ma la domenica nell’unica Messa che si celebra sono presenti solo ot- tanta fedeli circa. Qui sto facendo di tutto perché la comunità diventi protagonista dell’evangelizzazione in prima persona. Mi dedico prevalentemente alla formazione e lascio tutti i problemi di normale amministrazione ai cristiani. Ho chiesto ai cristiani di impegnarsi a insegnare il cristianesimo (l’abc della fede), mentre io mi riservo l’insegnamento della Bibbia e dei vangeli a livello un po’ più avanzato. Un bel gruppo Padre Silvano Da Roit, saveriano bergamasco e missionario in Giappone p. SILVANO DA ROIT, sx di persone è impegnato nel sostenere la missione in ogni suo aspetto e questo fa onore ai giapponesi. Il vangelo con internet Anche in Giappone la società cambia e la popolazione invecchia. Per questo, sto cercando di adeguare l’asilo cattolico perché possa accogliere i bambini anche di pochi mesi di vita, in modo da poter aiutare le mamme che lavorano. Un’attività che mi impegna molto, ma anche mi entusiasma, è usare internet per l’evangelizzazione. Assieme a un’amica poetessa, che mi corregge la lingua giapponese, ho creato un blog con le spiegazioni dei vangeli della domenica. Ci sono giapponesi che le leggono anche fuori dal Paese. Ho ricevuto di recente un messaggio da una giapponese protestante di New York che mi confidava di capire meglio il vangelo grazie al mio blog. Sono felice di essere missionario in Giappone. Noi abbiamo la responsabilità e il dovere di annunciare il vangelo a tutti; i frutti dipendono anche dal Signore. Grazie delle vostre preghiere e della vostra testimonianza di vi■ ta cristiana. Padre Gerardo con una famiglia in Sierra Leone, dove è stato missionario A TU PER TU CON MONS. FRANCESCO p. GERARDO CAGLIONI, sx Giovedì 26 giugno, sei saveriani bergamaschi hanno partecipato, presso il centro missionario diocesano, al tradizionale incontro annuale del vescovo mons. Francesco Beschi con i missionari e le missionarie bergamaschi rientrati dalle missioni o presenti a Bergamo in questo periodo estivo. La delegazione saveriana era così composta (da sinistra): p. Giuseppe Rinaldi (Bergamo), p. Livio Salvetti (Bangladesh), p. Gerardo Caglioni (Alzano), p. Natale Paganelli (Sierra Leone), p. Francesco Benigni (Messico) e p. Sandro Peccati (Indonesia). 2014 AGOSTO/SETTEMBRE BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) L’impegnativo convegno di MO Dire il vangelo oggi nel tempo dell’incertezza missionario americano, U nJohn Sivalon, e Salvatore Natoli, uno dei più noti filosofi italiani, erano due dei relatori che, tra gli altri, hanno animato l’interessante convegno annuale promosso da “Missione Oggi”, la rivista dei saveriani, tenuto a San Cristo (Brescia) il 10 maggio scorso. I loro interventi hanno caratterizzato la mattinata, dopo l’introduzione di p. Mario Menin, direttore della rivista, e il caldo saluto del vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari. Il titolo del convegno “Dire il vangelo oggi nel tempo dell’incertezza” ha preso spunto dalla recente pubblicazione della traduzione italiana del volume di Sivalon, Il dono dell’incertezza. Perché il postmoderno fa bene al vangelo (Emi, 2014), presentato in anteprima in occasione del convegno stesso. Natoli: primavera in attesa? Salvatore Natoli, già ordinario di filosofia teoretica nell’università di Milano-Bicocca, è un filosofo sensibile ai temi dell’etica e aperto al dialogo fra credenti e non credenti. Ha riflettuto sul tema “Dire il vangelo oggi con papa Francesco, una primavera in attesa?”. Nel suo intervento ha affronta- FEDERICO TAGLIAFERRI to il tema dell’annuncio del vangelo in una società secolarizzata come quella occidentale, in cui concetti e termini del cristianesimo sembrano aver perso il significato originario per assumerne altri, diversi o alternativi alla tradizionale dottrina cristiana. Che cosa significa per i fedeli, ad esempio, “risurrezione”? È certo che, anche tra i credenti, circolano idee diverse… Ma come affronta tale situazione papa Francesco? Secondo Natoli, il cristianesimo che questi propone incrocia un reale bisogno dei fedeli; e questo spiega la carica persuasiva ed efficace del suo messaggio. Pomeriggio d’incontri e premi Festa degli ex allievi con p. Renato Trevisan caldo pomeriggio di N eldomenica 8 giugno, i sa- veriani di Brescia hanno ospitato nella chiesa di San Cristo la quinta edizione dell’iniziativa di solidarietà per la stampa missionaria, alla presenza degli ex allievi saveriani di Brescia. Le giornate con ragazzi e genitori La Messa di Pentecoste è stata presieduta da un ospite speciale, p. Renato Trevisan, che ha raccontato la sua esperienza missionaria in Brasile, tra gli indio kayapò, ma ha anche ricordato gli otto anni trascorsi nella comunità di Brescia negli anni ’70 con i ragazzi aspiranti saveriani. “Quando ci siamo conosciuti la prima volta eravamo tutti più giovani... forse con meno problemi di adesso e con molta più voglia di giocare che di studiare! I nostri incontri di allora avevano qualcosa di simile alla 8 Pentecoste. Intanto perché era bello stare insieme, condividere il tempo dedicato alla formazione degli studenti. Era bello condividere anche la merenda, partecipare ai giochi e assistere a qualche scenetta organizzata dai prefetti... Ricordate il prefetto Piero Pini e il grande p. Gianni Abeni? La figura calma e piena di senno di p. Vittorio Ferrari, il passo veloce (sempre di fretta) di p. Carlo Mantoni...? La venerabile figura di p. Angelo Scaglia e p. Gerardo Caglioni dal grande sorriso, p. Igino Giovannelli sempre perfetto, fino a fratel Scalet e la sua inseparabile pipa? Senza rendercene conto, in quegli anni abbiamo sperimentato cosa fosse essere famiglia senza i papà e le mamme sempre presenti, spinti tutti dallo Spirito Santo della Pentecoste! Oggi siamo venuti per rivivere, anche se per poche ore, un’esperienza di vita passata, ma che mi auguro abbia lasciato un segno che vi fac- Padre Renato Trevisan ha presieduto la Messa di Pentecoste dell’8 giugno, durante la festa degli ex allievi, e ha parlato della sua esperienza bresciana negli anni ’70 e tra i kayapò in Brasile; l’estrazione dei biglietti vincenti (a destra) è un momento atteso dell’iniziativa di solidarietà a sostegno della stampa missionaria a cura di DIEGO PIOVANI cia esclamare: è valsa la pena!”. Biglietti, numeri e… curiosità Dopo la celebrazione eucaristica, Grazia e Annalucia, insieme a p. Marco, hanno animato la sempre avvincente estrazione a premi, che anche quest’anno ha fatto contenti presenti e assenti… Il bel pomeriggio si è concluso con una “happy hour” nel chiostro, dove tutti i partecipanti hanno brindato all’estate, in attesa di rivedersi a settembre con le nuove iniziative dei saveriani di Brescia. Invitiamo tutti gli ex allievi a ritrovarsi sempre più numerosi il prossimo anno, facendo un bel “passaparola”; anzi, i saveriani di Brescia vi aspettano in ogni momento per scambiare quattro chiacchiere. Pubblichiamo i numeri dei biglietti vincenti… (1) 15045 - (2) 30610 - (3) 22786 - (4) 28300 - (5) 27708 - (6) 36265 - (7) 15550 - (8) 29617 - (9) 21871(10) 23946 - (11) 21191 - (12) 27794 - (13) 13873 - (14) 7009 ■ - (15) 39036 - (16) 23749 Salvatore Natoli, a sinistra, con il vescovo mons. Luciano Monari, Brunetto Salvarani e don Paolo Boschini al convegno di “Missione Oggi” Sivalon: missione nell’era post moderna Padre Sivalon, statunitense missionario di Maryknoll, con una lunga esperienza in Tanzania, nonché ex superiore generale del suo istituto, è oggi professore all’università di Scranton, in Pennsylvania. Il suo intervento è stato complesso, profondo e innovativo: “Il dono dell’incertezza, la missione nella post-modernità”. Sivalon ha valorizzato l’epoca in cui viviamo, in quanto caratterizzata proprio dal dono dell’incertezza. Essa è un dono, ha sottolineato, perché ci costringe a una fiducia assoluta in Dio, ben maggiore di quella che proviene dal modo tradizionale di fare missione, espressione di un tempo, al contrario, caratterizzato da certezze oggi pressoché scomparse. Impossibile non riflettere Nel pomeriggio, i richiami della mattina sono stati sviluppati su piani diversi dalla biblista Marinella Perroni (“Dire il vangelo in Europa con parole di donna”), dal saveriano p. Ti- ziano Tosolini, missionario in Giappone (“Postmoderno, tra buddhismo giapponese e cristianesimo”), e dalla docente di scuola superiore Maria Luisa Damini (“Oggi a scuola con quale vangelo?”). È toccato infine a don Paolo Boschini, parroco a Modena e docente di filosofia presso la facoltà teologica dell’EmiliaRomagna, tirare le somme dell’incontro: un’impresa non facile, considerata la ricchezza e la vastità dei temi affrontati dai relatori, da cui emerge il senso profondo del dono dell’incertezza, che apre al dubbio, inaugura spazi per la contemplazione e il discernimento, consente la nascita dell’immaginazione e della creatività, del cambiamento e della crescita. Interessante e impegnativo il convegno 2014 di “Missione Oggi”, ricco di spunti e di occasioni di pensiero, ha interrogato la coscienza dei partecipanti grazie all’intelligenza e alla profondità dei relatori presenti: nessuno è uscito da San Cristo senza un argomento su cui riflettere! ■ SAN CRISTO, PARTE SECONDA Padre Giuseppe Tanfoglio ha presentato il nuovo volume illustrato sulla chiesa di San Cristo, da lui curato con la precisione che lo caratterizza. Il titolo esatto è “San Cristo: un itinerario di fede tra arte e storia” (Edizioni Csam, 15 euro). A ospitare questo bell’evento non poteva che essere la “piccola cappella Sistina” di Brescia, dove sono accorsi amici, curiosi e interessati per un bel pomeriggio, immersi nell’arte tra affreschi, curiosità e pagine di carta. Il libro è disponibile presso la “Libreria dei popoli” dei saveriani di Brescia (030 3772780, int. 2 - [email protected]). 2014 AGOSTO/SETTEMBRE CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 290891 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer) Chi fa il bene, raccoglie il bene! La bella festa dei famigliari a Cagliari era deciso che la festa O rmai dei famigliari dei saveriani sardi si svolgesse a Cagliari, domenica 18 maggio, per il rilancio della casa dopo otto anni di quasi inattività. Gli amici del Gams si erano già organizzati per rendere la casa più accogliente, togliendo la polvere perfino dalle fessure delle finestre. Un gruppo di mamme si è offerto per preparare gli gnochetti sardi. Per il vino e il dolce non c’era da preoccupar- si: tutti ne avrebbero portato. Quasi quota cento! Gli inviti erano partiti dai saveriani di Macomer a tutti i parenti dei 22 saveriani sardi viventi e dei 15 defunti, con una lettera spedita personalmente. I parenti delle 16 saveriane viventi e delle 6 saveriane defunte erano stati avvisati da suor Francesca. Ci siamo messi anche al telefono per sollecitare i più dub- p. GIANNI ZAMPINI, sx biosi o titubanti... Erano ormai dieci anni che la festa non veniva realizzata a Cagliari e si sono presentati in tanti, possiamo dire oltre le aspettative. Abbiamo raggiunto quota 95 e altri avrebbero voluto essere presenti, ma avevano impegni… famigliari. I segnali che sarebbe andata bene erano molti: dalla gioia della riapertura della casa alla disponibilità di tanti volontari del Gams nel preparare l’accoglien- Famigliari e saveriani della Sardegna all’incontro del 18 maggio a Cagliari; in ginocchio, a destra, fratel Guglielmo Saderi Il pellegrinaggio annuale Ai piedi del Gennargentu, con i saveriani S abato 17 maggio abbiamo chiuso l’anno missionario con il pellegrinaggio che quest’anno ci ha visti a Fonni, un bellissimo paese ai piedi del Gennargentu. Eravamo in cento, tra cui quattro saveriani: p. Giuseppe Marzarotto, p. Luigi Caria, p. Virginio Simoncelli e p. Pinuccio Ibba. Ci siamo recati in pullman fino all’entrata del paese. Da lì è partito il pellegrinaggio verso la basilica del 1600, dedicata alla SS.ma Trinità, ma che al suo interno ha una navata laterale del 1700 dedicata a Nostra Signora Regina dei martiri. Martirio è “testimonianza” Siamo partiti dai pullman con le bandiere dei popoli e siamo arrivati pregando fino al piaz- 8 zale del santuario, dove tutto il gruppo ha pregato con un foglietto preparato allo scopo: “E noi abbiamo creduto all’amore”. Nella preghiera abbiamo sottolineato che martirio vuol dire “testimonianza” di un incontro con Cristo, che ci ha afferrato e coinvolto. È la testimonianza della luce di Cristo che ha fatto irruzione nella nostra vita e che abbiamo deciso di accogliere, amare e seguire. Dopo la preghiera all’esterno della chiesa, cantando, ci siamo recati in chiesa dove abbiamo celebrato l’Eucarestia. Abbiamo ringraziato il Signore Gesù per quest’anno missionario passato insieme e abbiamo ringraziato le delegate missionarie per il lavoro svolto a beneficio della missione. p. VIRGINIO SIMONCELLI, sx Gesù ci accompagna Abbiamo ricordato che il martirio continua anche oggi nelle nostre vite e nelle nostre case e in tante parti del mondo, dove si soffre e si muore per la fede in Gesù Cristo. Sul libretto, nella pagina finale, c’era la fotografia di una delle ragazze rapite in Nigeria. La presenza di Cristo ci ricorda che non siamo soli nel nostro martirio quotidiano: Gesù ci accompagna sempre con la mitezza, la costanza e la pace. Dopo la visita al santuario siamo andati in un agriturismo della zona e abbiamo concluso il nostro pellegrinaggio con un buon pranzetto sardo e la visita al parco con daini e cervi. Stanchi, ma contenti, siamo tornati alla base. ■ Delegate e amici in pellegrinaggio con le bandiere del mondo a Fonni, ai piedi del Gennargentu; a destra, Nostra Signora Regina dei martiri nella basilica dedicata alla SS.ma Trinità a Fonni Padre Virginio Simoncelli introduce l’incontro con i famigliari dei saveriani sardi, a Cagliari, domenica 18 maggio za in casa, fino alle numerose telefonate di soddisfazione per una festa organizzata a Cagliari. Un boato d’approvazione La giornata non è stata delle migliori dal punto di vista metereologico, ma già alle 9 c’era un via vai di persone che varcavano il cancello con le mani piene di dolci e torte da condividere. Baci e abbracci hanno subito reso l’atmosfera accogliente, facendo dimenticare il lungo tempo in cui la casa è stata chiusa. Quando, all’inizio della presentazione, è stato comunicato che i saveriani sarebbero rimasti in via Sulcis è esploso il boato degli applausi. Il desiderio sarebbe adibire la casa a un luogo dove forgiare le future vocazioni. Gesù, che aveva scelto gli apostoli e ha scelto anche noi, attuali saveriani, non si è certo stancato di chiamare altri giovani al suo servizio! Padre Picci e padre Uccelli Padre Virginio ha presentato uno a uno tutti gli invitati, mentre p. Pinuccio ha ricordato i luoghi di missione dove lavorano i saveriani sardi e le loro attività. Una menzione particolare l’abbiamo avuta per p. Giovanni Picci, la cui nipote, dopo aver fatto un viaggio in Giappone sulle orme dello zio, ci ha fatto risaltare l’amore e l’affetto con cui i parrocchiani ricordano ancora p. Giovanni dopo tanti anni dalla sua morte. Il pranzo, preparato e servito con tanta attenzione dal gruppo Gams, è stato gustato ed esaltato dalla bontà dei malloreddus alla campinadese, dalla delicatezza dell’agnello e dall’ottimo vino. Prima di salutarci, abbiamo lasciato un piccolo segno: un vasetto di fiori per ricordare la bellezza dell’incontro, e un dvd sul servo di Dio p. Pietro Uccelli, sotto la cui protezione abbiamo messo la nostra vita e il nuovo inizio della nostra casa come centro di spi■ ritualità missionaria. AL MERCATO, IL NUMERO 17! p. G. ZAMPINI, sx Per la festa dei famigliari ci mancavano solo frutta e verdura. A pochi chilometri da Cagliari c’è un grosso centro agro alimentare. Siamo partiti armati di fiducia nella Provvidenza, con il capellino della santificazione di san Guido Conforti e con la macchina che portava la scritta “Missionari Saveriani”. Iniziamo a chiedere i prezzi nei vari stand. Ma erano almeno 200 i negozianti e non sapevamo davvero chi scegliere. Per non perdere tempo ho lasciato p. Massimo a contrattare i prezzi e sono andato a prendere la macchina per caricare la merce. Le mie manovre non sono passate inosservate a un giovane signore che stava parcheggiando il suo camioncino. Si avvicina e mi chiede: “Ma voi siete i saveriani che hanno chiuso la casa di via Sulcis a Cagliari?”. Gli spieghiamo che la casa di via Sulcis è attiva e che domenica 18 maggio avremmo fatto una grande festa con i parenti dei saveriani sardi. Lui, intanto, estrae dal portafoglio l’immaginetta del compianto p. Ivaldo Casula e inizia a tesserne l’elogio. “Tutti i giorni, quando mi sveglio, prego padre Ivaldo perché mi assista durante la giornata. Lui mi ha insegnato a rispettare gli altri, a dialogare con tutti e ad aiutare i bisognosi. È una persona speciale, quasi un santo”. Diventiamo subito un cuor solo e membri della stessa famiglia saveriana. Dice a chi ci stava servendo che se ne sarebbe occupato lui. Compriamo alcuni chili di fagiolini, kiwi, cipollotti e lo sconto... aumenta. Chi ci aveva guidato a scegliere, tra i 200 grossisti, proprio il numero 17, il cui proPadre Ibba con la cuoca e le cassette prietario era un padi frutta e verdura per la festa dei rente di padre Ivaldo? famigliari di domenica 18 maggio 2014 AGOSTO/SETTEMBRE CREMONA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR) La Pentecoste a Castel Goffredo? Tentativo di dialogo tra culture diverse C astel Goffredo: una bella e industriosa cittadina del Mantovano. Già dall’anno scorso mi chiama al telefono il parroco don Giuseppe Bergamaschi: “Sono qui da poco e mi piacerebbe avere un aiuto per far fronte alla situazione, per me nuova, di questa grande parrocchia”. Fissiamo una data e percorro le vie, in mezzo a paesi e campagne, che mi portano da Brescia a Castel Goffredo, per un primo incontro. Dopo aver parcheggiato nella bella piazza Mazzini, noto subito volti a me famigliari: sono bengalesi seduti sulle panchine a conversare. Li saluto in lingua bengalese: mi guardano stupiti; dico loro che ho lavorato come missionario in Bangladesh per oltre vent’anni. Ci scambiamo i numeri di cellulare. Un incontro per conoscerci Entro nella bella chiesa di Sant’Erasmo e trovo don Giuseppe, che mi accoglie con il sorriso e la cortesia che lo caratterizzano. È ora di cena e mi ac- compagna nella saletta già pronta. A tavola c’è anche il giovane curato don Jonathan. Entriamo subito nel tema: “In una popolazione di 12.500 abitanti, qui vivono oltre 2.600 persone di 40 nazionalità diverse. È un grande intreccio di culture, lingue, religioni: una situazione interessante, ma con la quale non è facile confrontarsi dal punto di vista umano e pastorale…”. Don Giuseppe passa ai numeri, dentro ai quali ci sono storie di vita, tante opportunità e qualche difficoltà. I gruppi attualmente più numerosi provengono da Bangladesh (682), Cina (592), Marocco (273), Sri Lanka (253) e India (214) e così via, fino a raggiungere circa il 20 per cento della popolazione totale. Nella scuola elementare oltre il 50% degli alunni è di origine non italiana. Altri due incontri In un secondo incontro, al quale erano presenti una ventina di rappresentanti, ho compreso quanto i castellani, attraver- p. MARCELLO STORGATO, sx so le varie associazioni ecclesiali e civili, si siano impegnati nelle attività di assistenza e accompagnamento, a cominciare dagli anni ’70, quando don Adriano Zanca si era preso cura dei profughi vietnamiti. Finalmente, il 30 maggio scorso, è stata organizzata una serata interessante e partecipata, sul tema, “L’immigrazione: una comunità si interroga”. Ci siamo trovati in un bel cortile, alle 19.30, dove erano già pronti i tavoli, carichi di cibi e dolci locali e multietnici, a disposizione di un pubblico variegato. Don Giuseppe: “un miracolo!” Già questo “buffet” ha operato un mezzo miracolo di fraternità, che si è poi concretizzato nel salone gremito per partecipare alla “tavola rotonda” moderata dalla prof.ssa Casella Anna. Il sindaco Alfredo Posenato, eletto a maggio 2013, ha presentato la situazione multiculturale della città, spiegando come l’amministrazione attuale cerca di farvi fron- te. Io ho parlato sul tema “la fatica e la gioia del dialogo”. Don Giuseppe ha fatto una valutazione delle varie iniziative ed esigenze pastorali e umane dell’intera popolazione di Castel Goffredo. Il pubblico ha poi rivolto varie domande interessanti e pertinenti. In particolare hanno preso la parola anche due giovani immigrati, un uomo e una donna, che si sono espressi in perfetto italiano, esprimendo la loro piena disponibilità alla convivenza e all’integrazione, nel rispetto delle rispettive culture. Don Giuseppe ha concluso la serata con l’entusiasmo di “un miracolo avvenuto” di partecipazione attiva e attenta, esprimendo la fiducia di poter continuare sulla linea di questa opportuna e riuscita iniziativa. ■ Uno scorcio della gente che affollava il cortile con il buffet multietnico a Castel Goffredo Arrivederci a settembre! Riprendono gli incontri di preghiera del GAMS S i chiama così - Gams - il Gruppo amici dei missionari saveriani, fondato dai primi saveriani giunti a Cremona dal 1930, un anno prima che morisse il nostro santo fondatore mons. Guido Conforti, vescovo di Parma. Egli aveva già chiesto a mons. Bonomelli, anziano e malato, se poteva ospitare nella diocesi di Cremona il suo istituto missionario fin dal 1914, ricevendone allora un rifiuto. Il sospirato permesso arrivò solo nel 1929 quando era vescovo mons. Giovanni Cazzani, amico fraterno del nostro santo fondatore, il quale era stato arcivescovo di Ravenna quando mons. Cazzani era vescovo a Cesena. E sarà proprio quest’ultimo a celebrare il 5 novembre GAMS di Cremona (Casa dell’accoglienza, Sant’Antonio del Fuoco via 11) 2014 8 10 settembre 1° ottobre 5 novembre 3 dicembre ore 15,30 ore 15,30 ore 15 ore 15 del 1931, nella cattedrale di Parma, il funerale dell’amico vescovo, con una celebre omelia in cui lo chiamava “santo”, davanti a una folla straripante che si estendeva fino alla grande piazza. I santi si parlano in paradiso Immagino che i due “santi” vescovi si parlino in paradiso! Non oso scrivere i loro dialoghi, per paura di non capirli del tutto, se non quando sarò anch’io lassù e parleremo con piena libertà e soprattutto con grande carità, per non offendere nessuno, pur dicendo tutta la verità. Purtroppo queste belle virtù non stanno sempre insieme su questa terra. Proprio per questo ci sono pochi “santi” quaggiù, anche tra i preti, i missionari e le GAMS di Manerbio 2° martedì del mese (ore 15 in via santa Di Rosa, ore 16 Casa di riposo) 2014 9 settembre 7 ottobre 11 novembre 9 dicembre ore 15 ore 15 ore 15 ore 15 p. S. PARMIGGIANI, sx suore, anche tra i buoni cristiani che vanno in chiesa tutte le domeniche… O forse di “santi” ce ne sono tanti agli occhi di Dio, anche se noi ora non ce ne accorgiamo! Perché i santi e le sante non fanno baccano. Intanto, per cercare di essere un po’ più santi e missionari, vi invito a partecipare agli incontri di preghiera mensili, che il Gams organizza nella città di Cremona e nella cittadina di Manerbio, in provincia di Brescia. Chi non può partecipare fisicamente, può sempre unirsi spiritualmente, lo stesso giorno e la stessa ora, nella propria casa o nella chiesa della propria parrocchia. Potete anche segnalarci la vostra adesione, così ci sentiremo più uniti e fiduciosi. ■ Ringrazio cordialmente il vescovo di Cremona, il vicario generale e il rettore della casa dell’accoglienza per l’ospitalità che ci hanno gratuitamente dato ogni mese nella loro cappella. Così pure ringrazio mons. parroco di Manerbio per la pluriennale ospitalità offerta mensilmente nella chiesa che fu delle suore Orsoline. I partecipanti alla tavola rotonda di Castel Goffredo: (da sinistra) il saveriano p. Storgato, la prof.ssa Casella, il sindaco Posenato, il parroco don Bergamaschi SI CHIAMA BAHATI, “FORTUNATA” p. ANGELO BERTON, sx Tra i tanti miei ricordi di missione in Congo, ne estraggo uno che spesso mi torna in mente. Con cinque collaboratori mi ero recato a far visita ad alcune scuole elementari, nelle vicinanze boschive di “Itula”. Al ritorno, avevamo imboccato un sentiero infossato tra due enormi pareti di verde. Erano circa le tredici, quando incontrammo una scolaretta di nove anni che tornava a casa. La bambina era magrolina, scalza e vestita poveramente, ma con una gonnellina pulita. Rallentando l’andatura, ci adeguammo al suo passo. Dopo averle rivolto il saluto in swahili, le feci alcune domande. “Come ti chiami?”. Mi rispose: ”Bahati”, cioè Fortunata. “Dove abiti?”. “A Bonde” (un villaggio a 6 chilometri dalla scuola). “Che classe fai?”. “La terza elementare”. “Quanti fratelli hai?”. “Dopo di me, i fratellini sono tre”. “Stamattina prima di andare a scuola hai mangiato qualcosa?“. “No”. “Allora, appena tornerai da scuola, mangerai con appetito, vero?”. E lei, con rassegnazione: “Sì, ma non subito. Dovrò aspettare fino a sera, quando la mamma, tornata dai campi, preparerà la polenta di manioca per me e i fratellini”. “A che ora parti al mattino per andare a scuola?”. “Quando spunta il sole”, cioè alle sei. “Ti piace andare a scuola?”. “Sì, molto”. “È vero che la strada per recarti a scuola è lunga?”. E lei, con la voce fioca, ma con spontaneità cristallina: “Andando a scuola, la strada è corta; quando ritorno, è lunga”. Questa espressione mi riempì l’animo di compassione… Veramente, per la condizione in cui viveva, alla piccola Bahati di “Fortunata” le era rimasto solo il nome. Padre Angelo Berton sulle sconnesse vie della missione in Congo 2014 AGOSTO/SETTEMBRE DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) La missione in quattro mosse Vi racconto 14 anni di vita in Burundi 14 anni della H omiatrascorso vita missionaria in Bu- rundi, un paese incastonato nel cuore dell’Africa centrale. Vorrei descrivere qui qualcosa della mia esperienza in questa nazione, martoriata da guerre endemiche che regolarmente insanguinano quella terra, eppure benedetto da un’intensa opera di evangelizzazione che ha dato frutti di ordinaria ed eroica bontà. La fede cristiana c’era già Molto del merito va ai “padri bianchi”, che all’inizio del secolo scorso hanno lavorato con competenza e saggezza per “impiantare” la presenza della chiesa in questo lembo di terra africana. Ho trovato un paese che era già stato arricchito dalla fede cristiana, tante erano le chiese e cappelle sparse sulle verdi colline. Si vedevano i frutti: vescovi, sacerdoti, religiosi e tanti laici impegnati. Ogni missione era progettata con una sua struttura, ispirata alla tradizione della chiesa: una presenza preziosa era costituita dai catechisti, che in gran numero si prodigavano in tanti servizi, primi fra i quali quello di aiutare noi missionari che venivamo dall’Europa a essere introdotti in maniera efficace alla comprensione della cultura locale. Ci correggevano le omelie, facevano da intermediari tra noi e la comunità cristiana. L’importanza dei catechisti I padri bianchi, inoltre, avevano posto le fondamenta per un’autentica crescita della comunità cristiana implementando le quattro funzioni che sostengono tutta la struttura portante dell’evangelizzazione sulla traccia della chiesa apostolica. p. GIUSEPPE TAVERA, sx Prima di tutto il kerigma, cioè tutto ciò che riguarda la proclamazione, l’istruzione e la conoscenza della Buona Notizia della nostra salvezza: passione, morte e risurrezione del Signore. È la funzione vitale per trasmettere il messaggio del Signore, per arrivare a conoscerlo, amarlo e imitarlo. Ciò motiva il nostro lavoro quotidiano di formazione dei catechisti, dei catecumeni e dei bambini. In questo lavoro potevamo contare anche sull’apporto di alcuni catechisti che collaboravano con noi. Mi viene in mente in particolare Karoli, un uomo semplice che ha dato tutta la sua vita: 50 anni di serenità e costanza, con il sole e con la pioggia, per servire la chiesa locale. La comunità saveriana di Desio si compone attualmente di otto saveriani, provenienti da diverse regioni d’Italia e da diverse esperienze missionarie: Brasile sud e Amazzonia, Burundi, Colombia e Messico. La somma degli anni dei confratelli presenti fa 581. Il più anziano ha compiuto 83 anni; il più giovane viaggia sui 60. Conosciamo meglio in questa pagina p. Enrico Di Nicolò e p. Giuseppe Tavera. della diaconia (tutte le forme di servizio in vista della promozione umana). Come Gesù, che predicava il regno di Dio in opere e parole, e con abbondanti gesti di guarigione, così anche noi missionari dobbiamo imparare da Lui. Trovandoci in mezzo a tanta povertà e ingiustizia, non abbiamo altra scelta se non quella di rimboccarci le maniche e diventare l’espressione della bontà e della giustizia di Dio che si manifesta nel nostro agire. Anche la terza funzione, quella della liturgia, è di straordinaria importanza. Il mistero dell’incarnazione di Gesù va celebrato in tutte le sue forme nella vita di tutti i giorni: canti, celebrazioni e contemplazione manifestano la gioia di essere una famiglia, perché figli dello stesso Padre. Infine la koinonia, cioè la comunione. La chiesa diventa luogo di comunione laddove si cerca di vivere i valori della giustizia, della solidarietà, dell’inclusione. È un luogo di aggregazione in cui incontrarsi per vivere rapporti nuovi e solidali tra i membri della comunità. Queste quattro funzioni costituivano per noi le tracce sulle quali si svolgeva tutto il nostro lavoro e ci accorgevamo che la gente ci seguiva con interesse. ■ (continua nel riquadro) Servizio, liturgia e comunione La seconda funzione è quella Il decano dei saveriani di Desio Padre Di Nicolò, insegnante e formatore I n numerose realtà esiste la figura del “decano”. È l’esponente più anziano e autorevole di un gruppo. Anche nella nostra comunità abbiamo un “decano”. È p. Enrico Di Nicolò, che ha appena compiuto 75 anni. La scuola, il filo conduttore Padre Enrico è ormai un’istituzione nella comunità di Desio. Vi ha messo piede da studente liceale tra il 1956 e il 1959. Lo ricordo ancora quando nella “Villa Tittoni” faceva di tutto per proteggersi dal freddo invernale, soprattutto al mattino quando alle cinque e mezza dovevamo fare alcuni esercizi di ginnastica sulla gradinata che dava sul parco. 8 Dopo l’ordinazione avvenuta a Parma, è stato inviato ancora nella casa di Desio e poi in quella di Alzano Lombardo (BG) in qualità di insegnante di lettere. Oltre all’impegno scolastico, si dedicava senza risparmi al ministero, che in quei tempi era piuttosto impegnativo. Da Alzano tornò a Desio, nella nuova casa in via Don Milani 2, dove si trovavano le cosiddette “vocazioni adulte”: giovanotti che avevano intenzione di diventare missionari, alle prese con gli studi superiori. Anche qui p. Enrico si dedicò con entusiasmo, competenza e impegno all’insegnamento di alcune materie, dando il meglio di sé e preparandosi con serietà. Nel Padre Enrico Di Nicolò, “decano” dei saveriani a Desio, nel suo studio tra libri e testi biblici; usa anche un po’ il computer, almeno per quel che gli serve p. DOMENICO MENEGUZZI, sx 1997 diventa collaboratore nella parrocchia della Beata Vergine Assunta a Nova Milanese, dove è presente anche oggi. Vera memoria storica Padre Enrico è uno di compagnia e ama scherzare. Ha visto passare tanti saveriani e vari superiori, ma lui è rimasto fermo come una roccia. Per noi è diventato “memoria vivente” della casa di Desio. Per conoscere qualche fatto del passato, per sapere chi ha vissuto in questa casa e quali sono stati i momenti più significativi, i personaggi che hanno lasciato un’impronta… ci affidiamo a p. Enrico. Non è stato ancora in missione, ma lo spirito missionario lo ha sempre coltivato nel cuore, accogliendo con un sorriso i missionari che tornano dalle missioni, condividendo le loro esperienze, ansie e problemi. Non ha mai smesso di tenersi aggiornato in tutto. Infatti, è un assiduo lettore di giornali, riviste e libri. Volentieri lo osservo quando al mattino presto va a celebrare l’Eucarestia dalle suore Ancelle della Carità o quando va in parrocchia a Nova. Esce di casa tenendo in mano una piccola borsa e sottobraccio la giacca, con il sole o la pioggia. Gli ho chiesto se a Desio si senta realizzato come missionario. Mi ha risposto così: “Sentimentalmente no, ■ cristianamente sì”. Karoli Bugondo, fedele collaboratore e catechista nella parrocchia di Matara in Burundi, per tanti anni ha dato una mano a p. Giuseppe Tavera LA VERITÀ PASSA PER IL FUOCO.... p. G. TAVERA, sx La difficoltà nella trasmissione del messaggio cristiano sta nell’arrivare a farsi capire nel modo più semplice. In questo aspetto è importante il sostegno che ci viene dai catechisti locali che ci aiutano a trovare le parole giuste. Riuscire a riassumere l’idea principale di una catechesi con un loro proverbio è il massimo: vuol dire farsi capire bene. Come far capire l’idea della vittoria del bene sul male, della vita sulla morte, della risurrezione di Gesù? Mi veniva in aiuto questo proverbio burundese: “la verità passa per il fuoco, ma non si brucia”. Sono arrivato in Burundi con timore, attraversando la fatica di mettermi di nuovo sui banchi di scuola per la lingua, tra l’altro abbastanza difficile. Alla fine devo concludere che tutta questa esperienza mi ha rubato il cuore. Sono stati 14 anni di pienezza. Il ministero evangelico in Burundi mi ha donato la gioia della vitalità di lavorare in progetti e programmi in clima di responsabilità e di libertà. È stato un dare e un ricevere. Di questo, ringrazio il Signore e il popolo del Burundi. P. Giuseppe Tavera con un gruppo scelto di chierichetti in piena tenuta da cerimonia… 2014 AGOSTO/SETTEMBRE FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine) La mostra sul coltan, per sapere I pensieri degli studenti in visita... S i è conclusa la mostra fotografica sulla guerra nella repubblica democratica del Congo, in cui si è evidenziata la connessione delle stragi con l’appropriamento abusivo del “coltan”. E proprio da questo ricercato minerale (si tratta di una lega di colombite e tantalite, i cui nomi contratti danno per risultato la parola “coltan”) siamo partiti per sensibilizzare i visitatori su una guerra che, come sempre più le guerre contemporanee, ha nelle persone e le famiglie le vittime principali, sia per il ricorso agli stupri come arma di intimidazione, sia per l’impiego di ragazzisoldato tra i combattenti. Una scelta responsabile Il coltan è il conduttore elettronico per eccellenza, senza il quale non avremmo gli smart phone, i navigatori satellitari, la play station e tutto quanto di più moderno c’è nel mondo dell’elettronica e dell’industria aerospaziale. L’80% delle riserve mondiali di coltan provengono dalla FAUSTA GERIN regione del Kivu, nell’estrema parte orientale della repubblica democratica del Congo. Con i nostri acquisti, ma soprattutto con l’uso che ne facciamo, contribuiamo a “disumanizzare” i nostri simili. L’unica alternativa è la conoscenza, la consapevolezza, la scelta responsabile. A questo si è puntato con la mostra; questo ne era l’obiettivo. Le considerazioni, a caldo, di alcuni ragazzi confermano il valore di queste forme di impegno. E per sottolineare una scel- ta alternativa possibile, si invita tutti a riflettere sulla dipendenza dagli oggetti che acquistiamo come beni di consumo (ma anche, e forse soprattutto, come status symbol). L’invito e l’augurio vero è per una cultura libera e critica, che vada sempre alla ricerca di una o più alternative all’unica ufficiale, utilizzata spesso come arma per manipolare le masse! Caro amico del Congo… Pubblichiamo due pensieri dei numerosi studenti che hanno fatto visita alla mostra sul coltan, allestita a maggio presso la casa dei saveriani di Udine. “Caro amico del Congo, sono una ragazza molto fortunata e spesso non me ne rendo conto. Voglio scusarmi con te e con tutte le persone che come te non sono fortunate come me. Spero che la situazione nel tuo paese migliori e che le sofferenze finiscano. Vorrei poterti donare un po’ della mia salute e della mia fortuna. Un giorno le cose andranno meglio, ne sono certa. Scusa ancora!”. “Cara amica del Congo, ultimamente ho avuto modo di informarmi su ciò che accade nel tuo Paese e in che rapporti è con l’Europa. Volevo dirti che ti ammiro molto per il modo in cui vivi, per quello che affronti ogni giorno e per il tuo coraggio di sopportare tutto questo. Io invece mi vergogno e mi sento in colpa sempre di più, perché tutte le tue fatiche servono soltanto per rendere più ricchi materialmente noi europei, me compresa. Spero che un giorno potrai uscire da questo processo terribile! Ricordati che la tua forza non ha niente a che vedere con la mia ricchezza: tra noi due la persona migliore sei tu!”. ■ TRE FAMIGLIE DI LAICI SAVERIANI IN VISITA p. ANTONIO GUIOTTO, sx Una scolaresca dopo la visita alla mostra sul coltan, allestita dai saveriani di Udine “Come pane spezzato...” Il campo estivo con i giovani d’Italia nella nostra caQ uest’anno sa di Udine ci sarà qualche rumore che romperà la quiete che circonda la città nel caldo agosto. Con gli animatori delle altre case saveriane, abbiamo deciso di realizzare un campo di servizio proprio qui da noi, dal 4 all’11 agosto, con i giovani dai 18 ai 30 anni. Speriamo sia la prima di molte altre esperienze che vorremo proporre ai nostri giovani. 8 Le persone dietro i problemi Le proposte di tempo libero sono, a dire il vero, un po’ monotone: le solite feste, con le solite conclusioni. Ecco allora la chiamata, più che proposta, di trovare la gioia là dove meno ce l’aspettiamo: nel servizio alle persone che sono messe sul ciglio dell’autostrada, dove le auto corrono a gran velocità e a mala pena riescono a tenere a bada gli autovelox e i rilevatori di velocità. Il campo di servizio prevede di trascorrere la mat- tinata con le persone di cui si occupano varie ong, tra cui anche la Caritas di Udine. L’obiettivo è scoprire che dietro un problema c’è una persona che, come dice papa Francesco, è alla periferia non solo delle istituzioni, ma è alla periferia anche delle nostre attenzioni e preoccupazioni. p. DANIELE TARGA, sx Quando scopriamo la persona, scopriamo anche la ricchezza nascosta e negata a questa società, che vuole livellare tutti al modello di “Wall Street”. Lavori di gruppo e festa Poi il pomeriggio, sapendo che le vicende vissute diventano esperienze di vita solo se sono elaborate e non semplicemente raccontate come aneddoti, ci riuniamo insieme in piccoli gruppi per esprimere i sentimenti e i pensieri, le domande che sono sorte durante la mattinata. La sera, invece, sarà dedicata più alla celebrazione e alla festa insieme. Non ci resta ora che pregare, perché questa proposta di vita cominci a calare nei cuori dei giovani che vi partecipano, perché sappiano promuoverla per una futura ripetizione nella nostra regione e possa essere riconosciuta come generatrice di speranza, in un’Italia che si sta sempre più curvando in se stes■ sa. All’inizio di maggio sono venute a farci visita per alcuni giorni tre famiglie di laici saveriani delle Marche: Simone e Roberta Breccia con le loro tre bimbe (Ester, Rebecca e Marta), Roberto e Liana Bocciarelli con i due bimbi (Davide ed Emma), Alessandro e Alessandra Andreoli con i tre bimbi (Francesco, Miriam e Giovanni). Lo scopo della gradita visita in Friuli era il battesimo del piccolo Giovanni Andreoli al paese natale della mamma, Sottoselva di Palmanova, sabato 3 maggio. Ma è stata una bella occasione anche per noi saveriani di Udine per fare conoscenza con alcuni dei nostri laici saveriani e condividere la loro esperienza di famiglie missionarie animate dallo stesso spirito e sogno missionario del nostro fondatore san Guido Conforti. Abbiamo così potuto conoscere più da vicino le attività e gli ideali dei nostri laici e apprezzarne lo spirito e la passione per la missione, nella speranza di veder sorgere anche in Friuli Venezia Giulia questo ramo della famiglia saveriana, che si è aggiunto a noi religiosi per affrontare insieme le sfide della missione in tante nazioni del mondo. La loro presenza è stata anche un’occasione per noi, saveriani più anziani, per ascoltare le grida e gli schiamazzi di otto bambini e così ringiovanire il nostro spirito e rinsaldare l’entusiasmo per una missione giovane e alla portata dei tempi nuovi. Grazie da tutti noi saveriani di Udine alle famiglie Breccia, Bucciarelli e Andreoli per la loro visita e per averci fatto sentire la vicinanza e collaborazione nell’audace avventura missionaria nel mondo e qui in Friuli. Le famiglie marchigiane Breccia, Bocciarelli e Andreoli dei laici saveriani hanno fatto visita alla comunità di Udine 2014 AGOSTO/SETTEMBRE MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 IBAN - IT 27 M 03059 85342 100000011073 (Banca Credito Sardo, Macomer) Chi fa il bene, raccoglie il bene! La bella festa dei famigliari a Cagliari era deciso che la festa O rmai dei famigliari dei saveriani sardi si svolgesse a Cagliari, domenica 18 maggio, per il rilancio della casa dopo otto anni di quasi inattività. Gli amici del Gams si erano già organizzati per rendere la casa più accogliente, togliendo la polvere perfino dalle fessure delle finestre. Un gruppo di mamme si è offerto per preparare gli gnochetti sardi. Per il vino e il dolce non c’era da preoccupar- si: tutti ne avrebbero portato. Quasi quota cento! Gli inviti erano partiti dai saveriani di Macomer a tutti i parenti dei 22 saveriani sardi viventi e dei 15 defunti, con una lettera spedita personalmente. I parenti delle 16 saveriane viventi e delle 6 saveriane defunte erano stati avvisati da suor Francesca. Ci siamo messi anche al telefono per sollecitare i più dub- p. GIANNI ZAMPINI, sx biosi o titubanti... Erano ormai dieci anni che la festa non veniva realizzata a Cagliari e si sono presentati in tanti, possiamo dire oltre le aspettative. Abbiamo raggiunto quota 95 e altri avrebbero voluto essere presenti, ma avevano impegni… famigliari. I segnali che sarebbe andata bene erano molti: dalla gioia della riapertura della casa alla disponibilità di tanti volontari del Gams nel preparare l’accoglien- Famigliari e saveriani della Sardegna all’incontro del 18 maggio a Cagliari; in ginocchio, a destra, fratel Guglielmo Saderi Il pellegrinaggio annuale Ai piedi del Gennargentu, con i saveriani S abato 17 maggio abbiamo chiuso l’anno missionario con il pellegrinaggio che quest’anno ci ha visti a Fonni, un bellissimo paese ai piedi del Gennargentu. Eravamo in cento, tra cui quattro saveriani: p. Giuseppe Marzarotto, p. Luigi Caria, p. Virginio Simoncelli e p. Pinuccio Ibba. Ci siamo recati in pullman fino all’entrata del paese. Da lì è partito il pellegrinaggio verso la basilica del 1600, dedicata alla SS.ma Trinità, ma che al suo interno ha una navata laterale del 1700 dedicata a Nostra Signora Regina dei martiri. Martirio è “testimonianza” Siamo partiti dai pullman con le bandiere dei popoli e siamo arrivati pregando fino al piaz- 8 zale del santuario, dove tutto il gruppo ha pregato con un foglietto preparato allo scopo: “E noi abbiamo creduto all’amore”. Nella preghiera abbiamo sottolineato che martirio vuol dire “testimonianza” di un incontro con Cristo, che ci ha afferrato e coinvolto. È la testimonianza della luce di Cristo che ha fatto irruzione nella nostra vita e che abbiamo deciso di accogliere, amare e seguire. Dopo la preghiera all’esterno della chiesa, cantando, ci siamo recati in chiesa dove abbiamo celebrato l’Eucarestia. Abbiamo ringraziato il Signore Gesù per quest’anno missionario passato insieme e abbiamo ringraziato le delegate missionarie per il lavoro svolto a beneficio della missione. p. VIRGINIO SIMONCELLI, sx Gesù ci accompagna Abbiamo ricordato che il martirio continua anche oggi nelle nostre vite e nelle nostre case e in tante parti del mondo, dove si soffre e si muore per la fede in Gesù Cristo. Sul libretto, nella pagina finale, c’era la fotografia di una delle ragazze rapite in Nigeria. La presenza di Cristo ci ricorda che non siamo soli nel nostro martirio quotidiano: Gesù ci accompagna sempre con la mitezza, la costanza e la pace. Dopo la visita al santuario siamo andati in un agriturismo della zona e abbiamo concluso il nostro pellegrinaggio con un buon pranzetto sardo e la visita al parco con daini e cervi. Stanchi, ma contenti, siamo tornati ■ alla base. Delegate e amici in pellegrinaggio con le bandiere del mondo a Fonni, ai piedi del Gennargentu; a destra, Nostra Signora Regina dei martiri nella basilica dedicata alla SS.ma Trinità a Fonni Padre Virginio Simoncelli introduce l’incontro con i famigliari dei saveriani sardi, a Cagliari, domenica 18 maggio za in casa, fino alle numerose telefonate di soddisfazione per una festa organizzata a Cagliari. Un boato d’approvazione La giornata non è stata delle migliori dal punto di vista metereologico, ma già alle 9 c’era un via vai di persone che varcavano il cancello con le mani piene di dolci e torte da condividere. Baci e abbracci hanno subito reso l’atmosfera accogliente, facendo dimenticare il lungo tempo in cui la casa è stata chiusa. Quando, all’inizio della presentazione, è stato comunicato che i saveriani sarebbero rimasti in via Sulcis è esploso il boato degli applausi. Il desiderio sarebbe adibire la casa a un luogo dove forgiare le future vocazioni. Gesù, che aveva scelto gli apostoli e ha scelto anche noi, attuali saveriani, non si è certo stancato di chiamare altri giovani al suo servizio! Padre Picci e padre Uccelli Padre Virginio ha presentato uno a uno tutti gli invitati, mentre p. Pinuccio ha ricordato i luoghi di missione dove lavorano i saveriani sardi e le loro attività. Una menzione particolare l’abbiamo avuta per p. Giovanni Picci, la cui nipote, dopo aver fatto un viaggio in Giappone sulle orme dello zio, ci ha fatto risaltare l’amore e l’affetto con cui i parrocchiani ricordano ancora p. Giovanni dopo tanti anni dalla sua morte. Il pranzo, preparato e servito con tanta attenzione dal gruppo Gams, è stato gustato ed esaltato dalla bontà dei malloreddus alla campinadese, dalla delicatezza dell’agnello e dall’ottimo vino. Prima di salutarci, abbiamo lasciato un piccolo segno: un vasetto di fiori per ricordare la bellezza dell’incontro, e un dvd sul servo di Dio p. Pietro Uccelli, sotto la cui protezione abbiamo messo la nostra vita e il nuovo inizio della nostra casa come centro di spi■ ritualità missionaria. AL MERCATO, IL NUMERO 17! p. G. ZAMPINI, sx Per la festa dei famigliari ci mancavano solo frutta e verdura. A pochi chilometri da Cagliari c’è un grosso centro agro alimentare. Siamo partiti armati di fiducia nella Provvidenza, con il capellino della santificazione di san Guido Conforti e con la macchina che portava la scritta “Missionari Saveriani”. Iniziamo a chiedere i prezzi nei vari stand. Ma erano almeno 200 i negozianti e non sapevamo davvero chi scegliere. Per non perdere tempo ho lasciato p. Massimo a contrattare i prezzi e sono andato a prendere la macchina per caricare la merce. Le mie manovre non sono passate inosservate a un giovane signore che stava parcheggiando il suo camioncino. Si avvicina e mi chiede: “Ma voi siete i saveriani che hanno chiuso la casa di via Sulcis a Cagliari?”. Gli spieghiamo che la casa di via Sulcis è attiva e che domenica 18 maggio avremmo fatto una grande festa con i parenti dei saveriani sardi. Lui, intanto, estrae dal portafoglio l’immaginetta del compianto p. Ivaldo Casula e inizia a tesserne l’elogio. “Tutti i giorni, quando mi sveglio, prego padre Ivaldo perché mi assista durante la giornata. Lui mi ha insegnato a rispettare gli altri, a dialogare con tutti e ad aiutare i bisognosi. È una persona speciale, quasi un santo”. Diventiamo subito un cuor solo e membri della stessa famiglia saveriana. Dice a chi ci stava servendo che se ne sarebbe occupato lui. Compriamo alcuni chili di fagiolini, kiwi, cipollotti e lo sconto... aumenta. Chi ci aveva guidato a scegliere, tra i 200 grossisti, proprio il numero 17, il cui proPadre Ibba con la cuoca e le cassette prietario era un padi frutta e verdura per la festa dei rente di padre Ivaldo? famigliari di domenica 18 maggio 2014 AGOSTO/SETTEMBRE MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo) DIARIO DELLA COMUNITÀ cammini, per scoprire il volto di una chiesa che “ha tanto amato il mondo da offrire non oro o argento, ma il tesoro più prezioso: Gesù Cristo”. Posso solo dire “grazie” Dopo cinque bellissimi anni con voi... L o scrittore Dumas, dopo “I tre moschettieri”, iniziava il nuovo libro scrivendo “Vent’anni dopo…”: un lasso di tempo molto più lungo dei miei cinque anni marchigiani, dove sono successe vicende inaspettate e sorprendenti. Evidentemente non voglio paragonarmi ai personaggi mitici creati da Dumas, ma credo che seguire il Signore sia veramente un’avventura che ci fa vivere la vita in pienezza. Grazie al Signore! Dopo cinque anni di vita attiva nella comunità saveriana di Ancona, non posso che dire “grazie”. Prima di tutto al Signore che mi sorprende sempre: Dio è un tesoro tanto antico, ma sempre nuovo. È come un Amico che continuamente mi sorprende, che penso di conoscere e invece mi riserva qualche improvvisata. Nel parlare agli altri di Dio, nel meditare e pregare, nel vedere il suo passo nella vita mia e degli altri, mi viene da esclamare con le parole del salmo 8: “O Signore, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!”. Grazie per i doni che mi ha dato. Chi passa per Ancona, rimane estasiato da certi paesaggi che si vedono dal monte Conero. Chi vive nelle Marche rimane incantato quando arriva la primavera e tutto è verde, pieno di vita. E quei campi di girasole che coprono le colline? Tutto sembra uscito dalle mani di Dio e offerto a me, perché possa sorridere e amare la vita. Grazie alla gente! Grazie alla gente che il Signo- p. ENZO TONINI, sx re mi ha fatto incontrare, in particolare i giovani. Questi giovani che “non sono quelli di una volta”, eppure mi spiazzano con il loro desiderio di verità, stanchi del mondo della menzogna, alla ricerca di qualcosa di autentico che purtroppo molte volte non so offrire loro, ma che mi mettono in crisi e mi mantengono in cammino, facendomi scoprire che questo non è il tempo di sedersi, di riposare, di tenere il passo. Grazie alla chiesa di Ancona e delle Marche, a tutti quelli che lavorano in essa (e non mi riferisco solo ai sacerdoti). A volte sento critiche e a volte ne faccio anch’io, ma è innegabile l’amore che la gente nutre per questa “barca” sbattuta dalla cultura liquida del nostro tempo. Molta gente è alla ricerca di nuovi Ad Ancona come in famiglia Sono pronto a spiccare il volo per il Messico scrivo queste righe, M entre sto preparando le valigie nella casa saveriana di Ancona, in cui ho vissuto due anni di formazione, che mi hanno arricchito la vita. Si avvicina ormai la mia partenza per il Messico e guardo un po’ indietro per vedere come il Signore ha operato nella mia vita in questi due anni nelle Marche. Ciascuno è un dono Quando sono arrivato, provenivo da un anno molto intenso vissuto nella casa saveriana di Salerno, in cui ho potuto sperimentare la gioia dell’animazione missionaria che si respirava nella comunità dei saveriani. Qui ad Ancona, in questi due anni, ho trovato una vera famiglia, mi sono sentito a casa, sono stato 8 accolto per quello che sono e ho potuto sperimentare come i legami di fede possano essere anche più forti degli stessi legami di sangue. Sono cresciuto molto, ho conosciuto tante persone stupende, che mi hanno mostrato, con la loro fede e la loro gioia, che Dio ha creato ciascuno di noi come un dono. Ho imparato a guardare me stesso e la realtà con gli stessi occhi con cui Dio guarda. Risuonano in me le parole del salmo 139: “Ti ho fatto come un prodigio”. È proprio questo che ho scoperto, che il Signore ha creato ciascuno come una persona unica. L’entusiasmo iniziale di far conoscere Gesù a chi ancora non lo conosce, oggi si trasforma in desiderio sempre più forte di far Da destra, p. Enzo Tonini e Pietro Rossini, con p. Giancarlo Lazzarini e p. Alberto Panichella, durante una gita comunitaria nelle belle Marche Grazie ai missionari! Soprattutto grazie alla comunità saveriana e agli altri missionari con cui ho condiviso questi anni. Mi sono sentito accolto, quando ero arrivato spaesato dalla Colombia. Mi hanno sopportato con le mie provocazioni, hanno riso con me delle mie barzellette. “È bello e gioioso che i fratelli vivano insieme!”. Cinque anni dopo, alla mia partenza da Ancona, mi sento molto amato da Dio e non so come ripagarlo se non con un… “grazie”. Tutti voi, il più delle volte anche senza saperlo, siete stati la manifestazione di questo amore che Dio mi riserva. In questi cinque anni ho sentito il suono, ho sentito la sinfonia Padre Enzo Tonini, dopo cinque anni nella comunità saveriana di Ancona, è tornato nel Friuli, regione di origine che Dio ha meravigliosamente composto anche per me. Manteniamoci in contatto con la preghiera reciproca, per continuare a vivere la missione, sempre ■ e dovunque. DALLE MARCHE AL FRIULI p. ANTONIO GUIOTTO, sx PIETRO ROSSINI scoprire ai fratelli e alle sorelle che sono unici al mondo e che la loro vita vale, perché proviene dall’amore del Signore e da un amore che si è dato totalmente, fino a versare il sangue sulla croce. Partire e ripartire… Al pensiero di partire per il Messico, sento crescere ancora di più quel desiderio che mi ha spinto per la prima volta a lasciare Salerno e a iniziare questo cammino nella famiglia saveriana. È vero, è difficile lasciare un posto, e soprattutto gli amici e la comunità, con cui ho condiviso gioie e dolori, entusiasmi e paure, e tante belle esperienze autentiche. Però questo lasciare per partire di nuovo, mi sta insegnando che siamo di passaggio e che possiamo continuare per sempre a piangere su ciò che si lascia; ma è meglio partire e ripartire da ciò che ci portiamo con noi da tutte queste persone. Tutti coloro che ho incontrato mi hanno dato tanto, mi hanno lasciato numerose ricchezze da coltivare e far crescere nel mio cuore. Sono certo che dovunque il Signore mi chiamerà ad andare, troverò una famiglia pronta ad accogliermi e io sarò pronto a spendermi per continuare a costruire e fare del mondo una so■ la famiglia. All’inizio di maggio tre famiglie di laici saveriani delle Marche sono venute a farci visita per alcuni giorni: Simone e Roberta Breccia con le loro tre bimbe (Ester, Rebecca e Marta), Roberto e Liana Bocciarelli con i due bimbi (Davide ed Emma), Alessandro e Alessandra Andreoli con i tre bimbi (Francesco, Miriam e Giovanni). Lo scopo della gradita visita in Friuli era il battesimo del piccolo Giovanni Andreoli al paese natale della mamma, Sottoselva di Palmanova, sabato 3 maggio. Ma è stata una bella occasione anche per noi saveriani di Udine per fare conoscenza con alcuni dei nostri laici saveriani e condividere la loro esperienza di famiglie missionarie animate dallo stesso spirito e sogno missionario del nostro fondatore san Guido Conforti. Abbiamo così potuto conoscere più da vicino le attività e gli ideali dei nostri laici e apprezzarne lo spirito e la passione per la missione, nella speranza di veder sorgere anche in Friuli Venezia Giulia questo ramo della famiglia saveriana, che si è aggiunto a noi religiosi per affrontare insieme le sfide della missione in tante nazioni del mondo. La loro presenza è stata anche un’occasione per noi, saveriani più anziani, per ascoltare le grida e gli schiamazzi di otto bambini e così ringiovanire il nostro spirito e rinsaldare l’entusiasmo per una missione giovane e alla portata dei tempi nuovi. Grazie da tutti noi saveriani di Udine alle famiglie Breccia, Bucciarelli e Andreoli per la loro visita e per averci fatto sentire la vicinanza e collaborazione nell’audace avventura missionaria nel mondo e qui in Friuli. Le famiglie marchigiane Breccia, Bocciarelli e Andreoli dei laici saveriani hanno fatto visita alla comunità di Udine 2014 AGOSTO/SETTEMBRE PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR) Missione, ideale sempre più grande Padre Silvio Turazzi sacerdote da 50 anni L a ricorrenza del 50° di ordinazione sacerdotale di padre Silvio Turazzi è stata celebrata presso la casa madre dei saveriani a Parma sabato 31 maggio, in forma solenne, anche se ristretta ai confratelli e a pochi amici. La vera festa sarà celebrata a Ferrara, con la partecipazione del fratello mons. Andrea Turazzi, attuale vescovo di San Marino-Montefeltro. Il paramento dorato Padre Silvio non può celebrare Messa in piedi, così i confratelli hanno predisposto una predella elevata sulla quale p. Silvio sedeva con la sua carrozzella, apparendo visibile a tutta l’assemblea. Indossava un paramento dorato che lo faceva apparire solenne, rispetto a come lo vediamo sempre, con la sola stola sopra i suoi vestiti ordinari. Padre Silvio è stato ordinato sacerdote a 26 anni, il 30 maggio 1964, nella cattedrale di Ferrara. Gli fu affidato un compito nella diocesi, ma nel cuore di don Silvio era sorto un nuovo ideale, al quale si dedicò con tutto il cuore. Entrò nel noviziato dei saveriani nell’ottobre 1966 e fece la professione dei voti religiosi l’anno seguente. Spesso in bicicletta… Ero tornato dal Giappone ed ero stato eletto consigliere nella direzione generale dell’istituto, con il compito particolare di “prefetto delle missioni”. Tuttavia non potevo non interessarmi di quel giovane confratello, che era stato incaricato di “Mani tese”, l’organismo creato dagli istituti missionari italiani per la sensibilizzazione sui problemi dei paesi poveri. Appariva zelante e soprattutto amabile per il suo sorriso. Aveva a disposizione una buona auto per la raccolta di tutto quello che gli italiani offrivano per le missioni; ma io notavo con in- p. AUGUSTO LUCA, sx teresse il fatto che padre Silvio usciva spesso in bicicletta. Seppi anche di un pellegrinaggio, o forse più di uno, a Fontanellato, sempre con la sua bici. Pensai allo spirito di povertà di cui parla san Guido Conforti, e la frase di qualche scrittore spirituale che afferma: “Un religioso non dovrebbe esaminarsi su quello che può permettersi con il voto di povertà, ma piuttosto di quello di cui può privarsi”. Un paio di anni fa, c’era stata una funzione in duomo e io vidi p. Silvio partire in carrozzina verso l’istituto. Spingeva con le mani le ruote, senza poca fatica. Pensai: “Nessuno mai ha pensato di rifornire Silvio di una carrozzina mobile con motorino? O per spirito di povertà lui non l’ha accettata?”. Forse qualcuno potrebbe fargliela in dono per la sua “Messa d’oro”… Gesù alla base del cammino Padre Silvio nella sua ome- Grazie, caro padre Ulisse Il Gams di Parma saluta il suo assistente 2005 p. Ulisse D all’ottobre Zanoletti è assistente spi- rituale del Gams. In questi nove anni il gruppo amici dei missionari saveriani ha conosciuto un notevole stimolo a vivere al loro fianco per realizzare il sogno di san Guido Conforti di fare del mondo una sola famiglia. In uno dei primi incontri, p. Ulisse ci aveva proposto il motto confortiano: “Finché vivo solo per me stesso non farò un passo avanti”. Negli anni, p. Ulisse ha reso vivo il motto iniziale con esempi di vita missionaria generosa, appassionante, difficile, sofferta, presentate dai diversi confratelli invitati al loro rientro dalle missioni a celebrare la Messa con noi. Esempi di vita missionaria In ottobre, mese missionario, tutta la chiesa è invitata a riscoprire la sua missione: essere nel mondo testimone di Gesù e del suo vangelo. Tale invito è particolarmente rivolto a co- 8 loro che, come noi del Gams, ci sentiamo impegnati a sostenere con la preghiera e l’aiuto materiale i saveriani. Per questo ogni mese, da ottobre a giugno, ci siamo ritrovati nel santuario San Guido Conforti sotto la guida di p. Ulisse per partecipare alla santa Messa, momento centrale dei nostri incontri, con gli studenti della teologia e numerosi saveriani. Ogni anno abbiamo conosciuto i nuovi studenti di tante nazioni che iniziano la teologia a Parma. Abbiamo partecipato alla gioia delle loro professioni perpetue e li abbiamo salutati quando hanno lasciato lo studentato per andare in missione. Una vera amicizia fraterna Padre Ulisse ha offerto anche al Gams la gioia di conoscere i giovani futuri missionari, che con noi pregano e cantano, e ci trasmettono il calore della loro scelta di vita. Per tutti questi motivi, la Mes- EMILIA BONFANTI sa di giugno, alla fine dell’anno sociale, è chiamata “Messa del grazie” e il Gams la dedica a tutti i missionari, agli studenti e al nostro assistente spirituale. In modo particolare, la recente “Messa del grazie”, giovedì 5 giugno, ha riunito tanti iscritti per salutare i due diaconi saveriani Benjamin e Philbert, ma soprattutto per esprimere un grande “grazie!”, caloroso e commosso, al caro p. Ulisse che ha concluso il suo incarico di assistente Gams e che lascia a tutti noi un ricordo di amicizia fraterna e di amore per le missioni. Pensando a come lasciargli un ricordo visibile, è nata l’idea di una maglietta con una foto del Gams. La consegna ufficiale è avvenuta nel corso della gita a Bassano del Grappa. L’allegra confusione e il fragoroso applauso non hanno nascosto la sorpresa e l’emozio■ ne. Padre Silvio Turazzi ha celebrato 50 anni di ordinazione sacerdotale nella casa madre dei saveriani, a Parma, sabato 31 maggio lia ha ricordato l’incontro con Gesù, l’itineranza evangelica anche dopo l’incidente automobilistico, la gratitudine a Dio e a chi l’ha sostenuto nel suo apostolato. Poi c’è stato il ricordo della famiglia, della parrocchia, del seminario, dell’istituto saveriano, della sedia a rotelle, della missione in Congo… “L’incontro con Gesù è alla base del mio cammino. Un incontro sempre vivo, che libera e dà la vita. La missione mi appare come un ideale sempre più bello e grande. È la chiesa in uscita: grembo di Dio, continuazione del «sì» di Maria, dell’incarnazione di Gesù, per la gioia e la vita del mondo. Gesù è parola di Dio donata agli uomini. È vivo e continua a parlare e agire attraverso i suoi discepoli. Desidera che tutti possano vedere, toccare, sentire la gioia del suo annuncio di vita…”. Verso l’orizzonte infinito Infine, p. Silvio ha dedicato un pensiero sulla situazione attuale: “Oggi sono vecchio e disabile. Sento di passare a un’esperienza più forte del mio limite, di impotenza, di scoperta del nulla di sé. Un passo verso l’orizzonte infinito... Gesù continua a chiamare discepoli che sono disposti a piantare la tenda dappertutto. La missione della chiesa tra tutti i popoli, nelle periferie del mondo è un carisma, espressione della sua stessa vita. Insieme, ringraziamo il Signore!”. Auguri cordiali a questo caro confratello che serve Dio con la fedeltà del discepolo, anche sul■ la carrozzella! CON I VOLONTARI A FONTANELLATO PAOLA CURTI Come da tradizione, sabato 17 maggio, in una bella giornata di sole, i volontari, assieme ai saveriani malati o in cura presso l’infermeria del quarto piano della casa madre, siamo andati in pellegrinaggio a Fontanellato. Ma il termine “volontari” mi sembra riduttivo. Direi che ci sentiamo più amici e famigliari. Stando vicini ai malati, intessiamo rapporti di amicizia anche con i saveriani che li assistono e che hanno bisogno di sentire la nostra vicinanza e il nostro sostegno fraterno. La Messa è stata presieduta da p. Anzalone e noi abbiamo partecipato attivamente, pregando, cantando, aiutando. Il trasporto ci è stato offerto dagli amici del centro sociale di via Bizzozzero. Padre Ulisse Zanoletti, assistente spirituale del Gams per nove anni, con la maglietta-regalo: fronte e retro Nella foto di p. Vito, i saveriani anziani e malati in pellegrinaggio a Fontanellato, sabato 17 maggio, accompagnati dagli assistenti volontari 2014 AGOSTO/SETTEMBRE PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) Missione, ideale sempre più grande Padre Silvio Turazzi sacerdote da 50 anni L a ricorrenza del 50° di ordinazione sacerdotale di padre Silvio Turazzi è stata celebrata presso la casa madre dei saveriani a Parma sabato 31 maggio, in forma solenne, anche se ristretta ai confratelli e a pochi amici. La vera festa sarà celebrata a Ferrara, con la partecipazione del fratello mons. Andrea Turazzi, attuale vescovo di San Marino-Montefeltro. Il paramento dorato Padre Silvio non può celebrare Messa in piedi, così i confratelli hanno predisposto una predella elevata sulla quale p. Silvio sedeva con la sua carrozzella, apparendo visibile a tutta l’assemblea. Indossava un paramento dorato che lo faceva apparire solenne, rispetto a come lo vediamo sempre, con la sola stola sopra i suoi vestiti ordinari. Padre Silvio è stato ordinato sacerdote a 26 anni, il 30 maggio 1964, nella cattedrale di Ferrara. Gli fu affidato un compito nella diocesi, ma nel cuore di don Silvio era sorto un nuovo ideale, al quale si dedicò con tutto il cuore. Entrò nel noviziato dei saveriani nell’ottobre 1966 e fece la professione dei voti religiosi l’anno seguente. Spesso in bicicletta… Ero tornato dal Giappone ed ero stato eletto consigliere nella direzione generale dell’istituto, con il compito particolare di “prefetto delle missioni”. Tuttavia non potevo non interessarmi di quel giovane confratello, che era stato incaricato di “Mani tese”, l’organismo creato dagli istituti missionari italiani per la sensibilizzazione sui problemi dei paesi poveri. Appariva zelante e soprattutto amabile per il suo sorriso. Aveva a disposizione una buona au- p. AUGUSTO LUCA, sx to per la raccolta di tutto quello che gli italiani offrivano per le missioni; ma io notavo con interesse il fatto che padre Silvio usciva spesso in bicicletta. Seppi anche di un pellegrinaggio, o forse più di uno, a Fontanellato, sempre con la sua bici. Pensai allo spirito di povertà di cui parla san Guido Conforti, e la frase di qualche scrittore spirituale che afferma: “Un religioso non dovrebbe esaminarsi su quello che può permettersi con il voto di povertà, ma piuttosto di quello di cui può privarsi”. Un paio di anni fa, c’era stata una funzione in duomo e io vidi p. Silvio partire in carrozzina verso l’istituto. Spingeva con le mani le ruote, senza poca fatica. Pensai: “Nessuno mai ha pensato di rifornire Silvio di una carrozzina mobile con motorino? O per spirito di povertà lui non l’ha accettata?”. Forse qualcuno Da cinque mesi in Camerun “Chi è appena arrivato non vede la luna” 2 aprile mi trovo in CaD almerun, la missione cui so- no stato mandato dal superiore generale dei saveriani, dopo il servizio prestato a Roma. Più precisamente sono a Douala, la capitale economica del Camerun, nell’Africa sub-sahariana. Ascolto e guardo… Con gli altri confratelli vivo nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro per l’animazione e formazione missionaria. Tre sono le finalità della comunità: far entrare, dove non c’è ancora, lo spirito missionario nelle comunità parrocchiali della diocesi; incoraggiare quelle comunità che ce l’hanno già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia 8 missionaria affidata ai saveriani un anno fa. Un proverbio kiswahili dice: “Chi è appena arrivato non vede la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle del paese che l’ha appena accolto. Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo un nuovo arrivato, non ho molto da dirvi. Apro orecchie e occhi sulla realtà circostante. Vedo le foreste in fumo Tra le cose che vedo e che colpiscono la mia attenzione, ci sono le grandi segherie. Su due o tre chilometri, lungo la strada che collega Douala a Yaoundé, ce ne sono almeno tre. Solo una “piccola” quantità di legno si ferma in queste segherie; il resto dei tronchi di alberi secolari, che i camion trasportano giorno Segheria vicina alla casa dove vive la comunità saveriana nel nuovo quartiere in costruzione alla periferia di Douala, in Camerun p. RAMAZANI KATINDI, sx e notte, vanno direttamente al porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia. Sono quindi le foreste del secondo polmone del pianeta che vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle generazioni future. Fa male al cuore sapere che sono poche “le briciole che cadono dal tavolo dei grandi per i cagnolini”. Il nido della speranza Quanto è lunga la traversata del deserto quando si viene dall’Europa fino a Douala! Si sorvolano almeno quattromila chilometri di sabbia. Mi consolano un po’ due uccellini che fanno il loro nido proprio alla finestra della doccia della mia stanza. Mi ricordano che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa si dà da fare per vivere, e anche sopravvivere. Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a collaborare con lui perché questa sua creazione, così bella e vicina all’umanità, in queste contrade venga rispettata e protetta. La domenica, la chiesa è colma di bambini e adulti, giovani e vecchi (come si dice qui senza sentirsi offesi), pieni di gioia nonostante le tante sofferenze della vita. Cristo ci accompagni nel nostro cammino, con gli occhi fissi sul Crocifisso! Viviamo in comunione nel nome di Gesù. ■ Padre Silvio Turazzi ha celebrato 50 anni di ordinazione sacerdotale nella casa madre dei saveriani, a Parma, sabato 31 maggio potrebbe fargliela in dono per la sua “Messa d’oro”… Gesù alla base del cammino Padre Silvio nella sua omelia ha ricordato l’incontro con Gesù, l’itineranza evangelica anche dopo l’incidente automobilistico, la gratitudine a Dio e a chi l’ha sostenuto nel suo apostolato. Poi c’è stato il ricordo della famiglia, della parrocchia, del seminario, dell’istituto saveriano, della sedia a rotelle, della missione in Congo… “L’incontro con Gesù è alla base del mio cammino. Un incontro sempre vivo, che libera e dà la vita. La missione mi appare come un ideale sempre più bello e grande. È la chiesa in uscita: grembo di Dio, continuazione del «sì» di Maria, dell’incarnazione di Gesù, per la gioia e la vita del mondo. Gesù è parola di Dio donata agli uomini. È vi- vo e continua a parlare e agire attraverso i suoi discepoli. Desidera che tutti possano vedere, toccare, sentire la gioia del suo annuncio di vita…”. Verso l’orizzonte infinito Infine, p. Silvio ha dedicato un pensiero sulla situazione attuale: “Oggi sono vecchio e disabile. Sento di passare a un’esperienza più forte del mio limite, di impotenza, di scoperta del nulla di sé. Un passo verso l’orizzonte infinito... Gesù continua a chiamare discepoli che sono disposti a piantare la tenda dappertutto. La missione della chiesa tra tutti i popoli, nelle periferie del mondo è un carisma, espressione della sua stessa vita. Insieme, ringraziamo il Signore!”. Auguri cordiali a questo caro confratello che serve Dio con la fedeltà del discepolo, anche sul■ la carrozzella! SI CHIAMA BAHATI, “FORTUNATA” p. ANGELO BERTON, sx Tra i tanti miei ricordi di missione in Congo, ne estraggo uno che spesso mi torna in mente. Con cinque collaboratori mi ero recato a far visita ad alcune scuole elementari, nelle vicinanze boschive di “Itula”. Al ritorno, avevamo imboccato un sentiero infossato tra due enormi pareti di verde. Erano circa le tredici, quando incontrammo una scolaretta di nove anni che tornava a casa. La bambina era magrolina, scalza e vestita poveramente, ma con una gonnellina pulita. Rallentando l’andatura, ci adeguammo al suo passo. Dopo averle rivolto il saluto in swahili, le feci alcune domande. “Come ti chiami?”. Mi rispose: ”Bahati”, cioè Fortunata. “Dove abiti?”. “A Bonde” (un villaggio a 6 chilometri dalla scuola). “Che classe fai?”. “La terza elementare”. “Quanti fratelli hai?”. “Dopo di me, i fratellini sono tre”. “Stamattina prima di andare a scuola hai mangiato qualcosa?“. “No”. “Allora, appena tornerai da scuola, mangerai con appetito, vero?”. E lei, con rassegnazione: “Sì, ma non subito. Dovrò aspettare fino a sera, quando la mamma, tornata dai campi, preparerà la polenta di manioca per me e i fratellini”. “A che ora parti al mattino per andare a scuola?”. “Quando spunta il sole”, cioè alle sei. “Ti piace andare a scuola?”. “Sì, molto”. “È vero che la strada per recarti a scuola è lunga?”. E lei, con la voce fioca, ma con spontaneità cristallina: “Andando a scuola, la strada è corta; quando ritorno, è lunga”. Questa espressione mi riempì l’animo di compassione… Veramente, per la condizione in cui viveva, alla piccola Bahati di “Fortunata” le era rimasto solo il nome. Padre Angelo Berton sulle sconnesse vie della missione in Congo 2014 AGOSTO/SETTEMBRE PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Missione, ideale sempre più grande Padre Silvio Turazzi sacerdote da 50 anni L a ricorrenza del 50° di ordinazione sacerdotale di padre Silvio Turazzi è stata celebrata presso la casa madre dei saveriani a Parma sabato 31 maggio, in forma solenne, anche se ristretta ai confratelli e a pochi amici. La vera festa sarà celebrata a Ferrara, con la partecipazione del fratello mons. Andrea Turazzi, attuale vescovo di San Marino-Montefeltro. Il paramento dorato Padre Silvio non può celebrare Messa in piedi, così i confratelli hanno predisposto una predella elevata sulla quale p. Silvio sedeva con la sua carrozzella, apparendo visibile a tutta l’assemblea. Indossava un paramento dorato che lo faceva apparire solenne, rispetto a come lo vediamo sempre, con la sola stola sopra i suoi vestiti ordinari. Padre Silvio è stato ordinato sacerdote a 26 anni, il 30 maggio 1964, nella cattedrale di Ferrara. Gli fu affidato un compito nella diocesi, ma nel cuore di don Silvio era sorto un nuovo ideale, al quale si dedicò con tutto il cuore. Entrò nel noviziato dei saveriani nell’ottobre 1966 e fece la professione dei voti religiosi l’anno seguente. Spesso in bicicletta… Ero tornato dal Giappone ed ero stato eletto consigliere nella direzione generale dell’istituto, con il compito particolare di “prefetto delle missioni”. Tuttavia non potevo non interessarmi di quel giovane confratello, che era stato incaricato di “Mani tese”, l’organismo creato dagli istituti missionari italiani per la sensibilizzazione sui problemi dei paesi poveri. Appariva zelante e soprattutto amabile per il suo sorriso. Aveva a disposizione una buona au- p. AUGUSTO LUCA, sx to per la raccolta di tutto quello che gli italiani offrivano per le missioni; ma io notavo con interesse il fatto che padre Silvio usciva spesso in bicicletta. Seppi anche di un pellegrinaggio, o forse più di uno, a Fontanellato, sempre con la sua bici. Pensai allo spirito di povertà di cui parla san Guido Conforti, e la frase di qualche scrittore spirituale che afferma: “Un religioso non dovrebbe esaminarsi su quello che può permettersi con il voto di povertà, ma piuttosto di quello di cui può privarsi”. Un paio di anni fa, c’era stata una funzione in duomo e io vidi p. Silvio partire in carrozzina verso l’istituto. Spingeva con le mani le ruote, senza poca fatica. Pensai: “Nessuno mai ha pensato di rifornire Silvio di una carrozzina mobile con motorino? O per spirito di povertà lui non l’ha accettata?”. Forse qualcuno Da cinque mesi in Camerun “Chi è appena arrivato non vede la luna” 2 aprile mi trovo in CaD almerun, la missione cui so- no stato mandato dal superiore generale dei saveriani, dopo il servizio prestato a Roma. Più precisamente sono a Douala, la capitale economica del Camerun, nell’Africa sub-sahariana. Ascolto e guardo… Con gli altri confratelli vivo nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro per l’animazione e formazione missionaria. Tre sono le finalità della comunità: far entrare, dove non c’è ancora, lo spirito missionario nelle comunità parrocchiali della diocesi; incoraggiare quelle comunità che ce l’hanno già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia 8 missionaria affidata ai saveriani un anno fa. Un proverbio kiswahili dice: “Chi è appena arrivato non vede la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle del paese che l’ha appena accolto. Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo un nuovo arrivato, non ho molto da dirvi. Apro orecchie e occhi sulla realtà circostante. Vedo le foreste in fumo Tra le cose che vedo e che colpiscono la mia attenzione, ci sono le grandi segherie. Su due o tre chilometri, lungo la strada che collega Douala a Yaoundé, ce ne sono almeno tre. Solo una “piccola” quantità di legno si ferma in queste segherie; il resto dei tronchi di alberi secolari, che i camion trasportano giorno Segheria vicina alla casa dove vive la comunità saveriana nel nuovo quartiere in costruzione alla periferia di Douala, in Camerun p. RAMAZANI KATINDI, sx e notte, vanno direttamente al porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia. Sono quindi le foreste del secondo polmone del pianeta che vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle generazioni future. Fa male al cuore sapere che sono poche “le briciole che cadono dal tavolo dei grandi per i cagnolini”. Il nido della speranza Quanto è lunga la traversata del deserto quando si viene dall’Europa fino a Douala! Si sorvolano almeno quattromila chilometri di sabbia. Mi consolano un po’ due uccellini che fanno il loro nido proprio alla finestra della doccia della mia stanza. Mi ricordano che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa si dà da fare per vivere, e anche sopravvivere. Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a collaborare con lui perché questa sua creazione, così bella e vicina all’umanità, in queste contrade venga rispettata e protetta. La domenica, la chiesa è colma di bambini e adulti, giovani e vecchi (come si dice qui senza sentirsi offesi), pieni di gioia nonostante le tante sofferenze della vita. Cristo ci accompagni nel nostro cammino, con gli occhi fissi sul Crocifisso! Viviamo in comunione nel nome di Gesù. ■ Padre Silvio Turazzi ha celebrato 50 anni di ordinazione sacerdotale nella casa madre dei saveriani, a Parma, sabato 31 maggio potrebbe fargliela in dono per la sua “Messa d’oro”… Gesù alla base del cammino Padre Silvio nella sua omelia ha ricordato l’incontro con Gesù, l’itineranza evangelica anche dopo l’incidente automobilistico, la gratitudine a Dio e a chi l’ha sostenuto nel suo apostolato. Poi c’è stato il ricordo della famiglia, della parrocchia, del seminario, dell’istituto saveriano, della sedia a rotelle, della missione in Congo… “L’incontro con Gesù è alla base del mio cammino. Un incontro sempre vivo, che libera e dà la vita. La missione mi appare come un ideale sempre più bello e grande. È la chiesa in uscita: grembo di Dio, continuazione del «sì» di Maria, dell’incarnazione di Gesù, per la gioia e la vita del mondo. Gesù è parola di Dio donata agli uomini. È vi- vo e continua a parlare e agire attraverso i suoi discepoli. Desidera che tutti possano vedere, toccare, sentire la gioia del suo annuncio di vita…”. Verso l’orizzonte infinito Infine, p. Silvio ha dedicato un pensiero sulla situazione attuale: “Oggi sono vecchio e disabile. Sento di passare a un’esperienza più forte del mio limite, di impotenza, di scoperta del nulla di sé. Un passo verso l’orizzonte infinito... Gesù continua a chiamare discepoli che sono disposti a piantare la tenda dappertutto. La missione della chiesa tra tutti i popoli, nelle periferie del mondo è un carisma, espressione della sua stessa vita. Insieme, ringraziamo il Signore!”. Auguri cordiali a questo caro confratello che serve Dio con la fedeltà del discepolo, anche sul■ la carrozzella! SI CHIAMA BAHATI, “FORTUNATA” p. ANGELO BERTON, sx Tra i tanti miei ricordi di missione in Congo, ne estraggo uno che spesso mi torna in mente. Con cinque collaboratori mi ero recato a far visita ad alcune scuole elementari, nelle vicinanze boschive di “Itula”. Al ritorno, avevamo imboccato un sentiero infossato tra due enormi pareti di verde. Erano circa le tredici, quando incontrammo una scolaretta di nove anni che tornava a casa. La bambina era magrolina, scalza e vestita poveramente, ma con una gonnellina pulita. Rallentando l’andatura, ci adeguammo al suo passo. Dopo averle rivolto il saluto in swahili, le feci alcune domande. “Come ti chiami?”. Mi rispose: ”Bahati”, cioè Fortunata. “Dove abiti?”. “A Bonde” (un villaggio a 6 chilometri dalla scuola). “Che classe fai?”. “La terza elementare”. “Quanti fratelli hai?”. “Dopo di me, i fratellini sono tre”. “Stamattina prima di andare a scuola hai mangiato qualcosa?“. “No”. “Allora, appena tornerai da scuola, mangerai con appetito, vero?”. E lei, con rassegnazione: “Sì, ma non subito. Dovrò aspettare fino a sera, quando la mamma, tornata dai campi, preparerà la polenta di manioca per me e i fratellini”. “A che ora parti al mattino per andare a scuola?”. “Quando spunta il sole”, cioè alle sei. “Ti piace andare a scuola?”. “Sì, molto”. “È vero che la strada per recarti a scuola è lunga?”. E lei, con la voce fioca, ma con spontaneità cristallina: “Andando a scuola, la strada è corta; quando ritorno, è lunga”. Questa espressione mi riempì l’animo di compassione… Veramente, per la condizione in cui viveva, alla piccola Bahati di “Fortunata” le era rimasto solo il nome. Padre Angelo Berton sulle sconnesse vie della missione in Congo 2014 AGOSTO/SETTEMBRE PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 71 Z 01030 15807 000000040579 (Monte Paschi Siena, Taranto) Nelle Filippine con amore Il viaggio degli scout Elisa e Giovanni I n un pomeriggio di maggio ho incontrato Elisa e Giovanni al ritorno dalla loro missione nelle Filippine. Per loro, è normale fare missioni di servizio. Sono scout e in più fanno parte del centro missionario diocesano di Taranto. Li ho intervistati alla radio. 15mila chilometri dell’Italia. Qui si è concretizzato il progetto “la goccia”, pensato da suor Giustina Casula della congregazione della Madonna del Divin Amore. Perché le Filippine? Dobbiamo ricordare, innanzitutto, che alcuni mesi fa c’è stato il tifone “Hayan” che ha causato la morte di 12mila persone e 30mila dispersi. La città di Tacloban, epicentro del tifone, è diventata un cumulo di macerie. Noi eravamo nell’isola di Leyte, una delle oltre settemila isole dell’arcipelago Filippino, a circa Come si è svolto il viaggio? Siamo partiti da Roma, dopo l’udienza con papa Francesco, il 26 febbraio, carichi di bagagli. Arrivati a Manila, dopo una breve sosta nella casa delle suore, abbiamo preso il volo per Tacloban. Abbiamo visto che l’aeroporto era ridotto a uno scheletro. Con il pulmino delle suore, siamo arrivati nella loro casa che era la In quanti eravate? Oltre a noi e a suor Giustina, c’erano tre medici e un’infermiera. a cura di p. OLIVIERO FERRO, sx base per tutte le nostre attività. Cosa avete fatto? Ci siamo prodigati soprattutto attraverso interventi medici in locali di fortuna: chiese diroccate, tende dell’Onu e strutture simili. La farmacia veniva creata ogni giorno, così pure le tre postazioni mediche a cui affluivano tante persone. Venivano da noi perché negli ospedali pubblici bisognava pagare; e se non si paga, si resta prigionieri fino ad aver saldato il debito! E gli aiuti internazionali? Dato che l’amministrazione della città era di colore contrario al partito di governo, gli aiuti non arrivavano e rimanevano Un innamorato dell’Africa La missione tra Burundi e Camerun Riportiamo un po’ di ricordi missionari di padre Michele D’Erchie, saveriano di Montemesola. T utto è iniziato nel settembre 1964 quando sono arrivato in Burundi. Dopo aver studiato la lingua kirundi, vengo inviato alla missione di Murago, a 1.700 metri di altitudine. Era completamente isolata e con strade di accesso scomode e pericolose. Sono rimasto quattro anni, facendo il medico dei corpi e dello spirito. Ciò è stato possibile grazie agli studi di medicina fatti in Italia, mentre studiavo teologia. E così riuscivo a comunicare più facilmente con la gente. 8 L’ospedale e poi l’espulsione Siamo riusciti a realizzare un piccolo ospedale con l’aiuto della diocesi di Taranto e con il lavoro, gratuito ed entusiasta, della gente povera che sentiva quell’opera come una fortuna per loro insperata. Dirigeva i lavori p. Ernesto Tomè, saveriano friulano, un tecnico di grandi capacità, condite di buon umore. E nel 1970 venne a inaugurarlo mons. Motolese arcivescovo di Taranto. Nel 1972, ho rischiato la vita, coinvolto nei massacri tra tutsi e hutu. Rientrato in Italia nel 1974, tre anni dopo torno in Burundi, a Kigwena, lungo il lago Tanganika. Eravamo due missionari: uno si dedicava all’evangelizzazione e l’altro alle opere sociali. Al- Padre Michele D’Erchie (nella foto con p. Oliviero Ferro) da quasi dieci anni è animatore missionario in Puglia, ma non ha dimenticato gli anni trascorsi in Africa, tra Burundi e Camerun p. MICHELE D’ERCHIE, sx la fine del 1981, il dittatore del Burundi Bagaza comincia a perseguitare la chiesa, espellendo tanti missionari e anch’io sono costretto a rientrare in Italia. Da trent’anni in Italia Nel 1982 ritorno in Africa per iniziare la nuova missione saveriana in Ciad e Camerun. Rimango dieci anni. I primi quattro li ho vissuti al nord, con tanto caldo (anche 48 gradi) e la polvere del deserto. Ma, nonostante questo, si vedevano i frutti del lavoro. Ci siamo dedicati alla formazione dei catechisti, alle scuole di alfabetizzazione e infine sono stati scavati dei pozzi per dare l’acqua alla gente. Nel 1986 scendo a Bafoussam, dove abbiamo iniziato la parrocchia di Koptchou, alla periferia della città. Ci siamo dedicati molto alle piccole comunità di base, dove i cristiani settimanalmente si riuniscono per pregare, ascoltare il vangelo e vedere come renderlo concreto attraverso opere buone. Nel 1992 devo rientrare in Italia, con l’incarico di seguire a Tavernerio (vicino a Como) il centro saveriano di formazione permanente per i missionari. Rimango lì otto anni. Nel 2000, sono a Salerno, dove mi dedico all’animazione missionaria in Campania e Basilicata. Dal 2005 sono a Lama, nella terra di origine, dove continuo ad animare in modo missionario le parrocchie, cercando di seminare simpatia e solidarietà per l’Africa e per l’ideale missionario. ■ Giovanni ed Elisa Pavone con le suore della Madonna del Divin Amore a Tacloban, nelle Filippine nella capitale. Siete andati anche in altri luoghi? Certamente. Siamo arrivati nell’isola di Mindanao, dove abbiamo continuato il medesimo tipo di interventi medici. Spesso mancavano i medicinali e allora bisognava andare ad acquistarli nelle farmacie locali. Com’era il clima tra voi volontari? Ci si trovava ogni giorno a pregare e a riflettere sull’attività, nella convinzione che come laici missionari non si possono risolvere i problemi della gente, ma possiamo condividerli; così come eravamo convinti che fare esperienza di missione è ben altro che sentirne parlare. In che lingua parlavate? Eravamo in zona inglese e quindi era difficile comunicare (noi conosciamo abbastanza il francese). Ma ci siamo accorti che c’era un’altra lingua, facile da parlare: quella dei gesti, del volto, del sorriso. E allora tutto diventava più facile. Un ricordo in particolare… I ricordi sono tanti. Tornati a Taranto all’inizio di aprile, ci siamo accorti che - avendo già fatto un’altra esperienza in Burundi - ogni volta c’è sempre qualcosa di nuovo e bisogna essere disponibili a saper ricominciare da capo, affrontando le situazioni che arrivano. Soprattutto è l’incontro con le persone che ci arricchisce e ci fa crescere. È un consiglio che diamo a tutti. Non abbiate paura di fare del vostro meglio per lasciare il mondo migliore di come l’avete trovato. ■ SI CHIAMA BAHATI, “FORTUNATA” p. ANGELO BERTON, sx Tra i tanti miei ricordi di missione in Congo, ne estraggo uno che spesso mi torna in mente. Con cinque collaboratori mi ero recato a far visita ad alcune scuole elementari, nelle vicinanze boschive di “Itula”. Al ritorno, avevamo imboccato un sentiero infossato tra due enormi pareti di verde. Erano circa le tredici, quando incontrammo una scolaretta di nove anni che tornava a casa. La bambina era magrolina, scalza e vestita poveramente, ma con una gonnellina pulita. Rallentando l’andatura, ci adeguammo al suo passo. Dopo averle rivolto il saluto in swahili, le feci alcune domande. “Come ti chiami?”. Mi rispose: ”Bahati”, cioè Fortunata. “Dove abiti?”. “A Bonde” (un villaggio a 6 chilometri dalla scuola). “Che classe fai?”. “La terza elementare”. “Quanti fratelli hai?”. “Dopo di me, i fratellini sono tre”. “Stamattina prima di andare a scuola hai mangiato qualcosa?“. “No”. “Allora, appena tornerai da scuola, mangerai con appetito, vero?”. E lei, con rassegnazione: “Sì, ma non subito. Dovrò aspettare fino a sera, quando la mamma, tornata dai campi, preparerà la polenta di manioca per me e i fratellini”. “A che ora parti al mattino per andare a scuola?”. “Quando spunta il sole”, cioè alle sei. “Ti piace andare a scuola?”. “Sì, molto”. “È vero che la strada per recarti a scuola è lunga?”. E lei, con la voce fioca, ma con spontaneità cristallina: “Andando a scuola, la strada è corta; quando ritorno, è lunga”. Questa espressione mi riempì l’animo di compassione… Veramente, per la condizione in cui viveva, alla piccola Bahati di “Fortunata” le era rimasto solo il nome. Padre Angelo Berton sulle sconnesse vie della missione in Congo 2014 AGOSTO/SETTEMBRE REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 IBAN - IT 16 W 01030 81620 000001784033 (Monte Paschi Siena, Villa S. Giovanni RC) Quarant’anni missionario in Africa Ricordiamo il reggiano p. Tonino Manzotti P adre Tonino Manzotti era nato a Brescello (RE) il 25 febbraio 1933. Aveva tre sorelle e due fratelli. Entrato in seminario a Guastalla, fu ordinato sacerdote il 3 giugno 1956. Fu mandato cappellano a Novellara, dove si allenò all’apostolato per sei anni, fino al 1962, quando chiese di entrare tra i saveriani. Da una sua confidenza, veniamo a sapere che l’aspirazione alle missioni l’ebbe fin dai primi anni di seminario, ma la decisione arrivò nel 1958, a Lourdes, dove si era recato in pellegrinaggio: “Non ho chiesto alla Madonna grazie materiali, ma che facesse maturare in me la vocazione missionaria”. Don Tonino entrò nel noviziato saveriano di Nizza Monferrato il 2 ottobre 1962. Dopo un anno di intensa preparazione spirituale fece la professione religiosa con i voti di castità, povertà e obbedienza per la missione. Rischi e violenze In quegli anni era superiore generale p. Giovanni Castelli, che proveniva da un seminario, e sapeva con quale ansia i seminaristi entrati nell’istituto missionario sospirassero di recarsi presto “sul campo”. Padre Tonino partì nel 1963, direzione Congo, insieme a p. Amato Dagnino, p. Vittorino Martini, p. Carlo Catellani. Furono accolti nella casa religiosa di Bujumbura in Burundi, per lo studio della lingua. Dopo qualche mese si trasferirono a Uvira e là furono fatti prigionieri con il vescovo e gli altri missionari nella residenza vescovile, minacciati di morte, anche attraverso finte esecuzioni. Il 7 ottobre 1964 i missionari furono liberati con un colpo di mano e tornarono in Italia per un periodo di riposo. Camminatore senza sosta Padre Tonino fu mandato a De- p. AUGUSTO LUCA, sx sio come direttore spirituale delle vocazioni adulte. Nel 1966 poté tornare in Congo, a Kiliba, dove rimase tre anni; poi venne mandato come insegnante nel seminario di Mungombe. In quarant’anni di vita in Africa, egli vide la chiesa perseguitata e le folle minacciate dalle continue guerriglie. Ricordiamo soprattutto i safari di p. Tonino, ovvero i lunghi viaggi per andare a trovare i cristiani nei villaggi sparsi sui monti: camminate lunghe diverse ore. Scrive: “Ci vuole tanta forza e coraggio e soprattutto tanta forza fisica per recarsi in quelle zone e restarvi due mesi e più, mangiando il loro cibo a base di polenta, patate e fagioli. Di viaggi come questo ne compio quattro o cinque volte all’anno”. Tonino è stato un camminatore senza sosta. Anche quando tornava in Italia, era sempre in cammino. Partiva da Gallico per visitare le scuole della Calabria e raccontare a tut- “Pace e bene” a Soriano Calabro Spiritualità, storia, natura e piacevoli sapori A conclusione di un altro interessante e piacevole anno, il gruppo “Pace e bene” ha organizzato domenica 18 maggio un’escursione a Soriano Calabro, ubicata tra gli incantevoli scenari naturali delle Serre. Una storia gloriosa Dopo secoli di quasi anonimato i sorianesi, prima arroccati sul costone roccioso, si trasferirono nella sottostante zona pianeggiante: una scelta lungimirante per lo sviluppo del paese, elevato al rango di contea nel 1501 da Ferdinando di Aragona. Nel 1510 venne avviata la costruzione di un imponente santuario (con annesso convento) in onore del patriarca san Domenico e al 1530 risale l’apparizione miracolosa del “quadro di san Domenico”, ritenuto di “origine celeste”. Moltitudini di pellegrini visitavano il luogo sacro per 8 la fama delle “grazie”, e man mano, per il culto di san Domenico di Soriano si innalzarono conventi e tempietti in diverse città in Italia, in Europa e persino nelle Americhe. Il convento era dotato di tipografia e di una biblioteca; nell’odierna Soriano, nella piazza centrale, si ammira la “Biblioteca Calabrese”, autentico patrimonio della nostra regione. Il tragico terremoto del 1793 distrusse il santuario, ma i domenicani e i sorianesi ne ricostruirono a fianco uno nuovo con annesso convento. Nell’attuale santuario si ammira il miracoloso “quadro di San Domenico” che “al sol vederlo” ti stringe alla fede. La Messa, il pranzo, lo svago Il gruppo “Pace e bene” è stato accolto dal domenicano p. Remigio, che ci ha fatto immergere nella maestosità dei luoghi. MARIA POSTORINO CRUPI Nel nuovo santuario la nostra guida spirituale p. Flavio ha celebrato per noi la santa Messa, accompagnata dai canti del locale gruppo musicale. I numerosi partecipanti si sono consentiti anche qualche oretta distensiva, intervallata da una passeggiata per le vie storiche del leggiadro paese e un ricostituente pranzo in un agriturismo (a fianco al quale scorre un “selvaggio” ruscello in mezzo a una natura integra). Per meglio digerire, c’è stato anche qualche ballo a passi di musica calabrese! Ringraziamo il signor Angelo Ceravolo, titolare del ristorante, che è stato il nostro cortese “cicerone”. Il ritorno a Gallico è stato gioioso e sereno a suggello di una splendida giornata, che speriamo di ripetere. L’ottima riuscita è dovuta alla collaborazione di tanti amici e amiche e delle volontarie che ringraziamo di cuore. ■ Il gruppo “Pace e bene” ha concluso le attività dell’anno, prima della pausa estiva, con un pellegrinaggio al santuario di Soriano Calabro ti le testimonianze sulla missione. Il dolore e la preghiera del missionario In occasione del 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale nel 2006, p. Tonino ha scritto, tra gli altri, questo pensiero. “La vocazione al sacerdozio è frutto della preghiera di tanti buoni cristiani; è il punto di convergenza delle sofferenze di malati, anziani, gente che non ha voce, emarginati dimenticati da tutti, ma non da Dio. Mi sento debitore del mio sacerdozio, prima di tutto a Dio, perché lui solo è la sorgente di ogni bene. Il compianto p. Tonino Manzotti è stato animatore Ma tra le persone che mi missionario a Gallico, dove ancora oggi è apprezzato e ricordato hanno accompagnato nella realizzazione della mia nella sua attività sacerdotale, vocazione, mi sento debitore ai vorrà essere un buon maestro...”. miei carissimi genitori. Il più grande dolore nella vita Morire in piedi… del prete è vedere che Dio non Padre Tonino è salito al cieè conosciuto, non è amato come lo nel pomeriggio di martedì 19 meriterebbe. Davanti a Gesù marzo, festa di san Giuseppe, in crocefisso prego a lungo, specie modo improvviso, mentre si troil sabato sera, per potere il giorvava in casa madre, dopo il pranno seguente toccare i cuori dei zo. Ha traballato un poco e poi è fedeli. Il sacerdote sa bene che caduto. È morto in piedi, come di sera, davanti al tabernacolo, si addice a uno che ha cammideve essere un buon discepolo ■ nato tanto nella vita. che ascolta, se il giorno dopo, VEGLIA MARIANA NEL SANTUARIO MARIA PENSABENE A conclusione del mese dedicato alla Madonna, nel santuario Maria Santissima della Grazia, a Gallico Superiore, si è svolta la veglia mariana. È una cosa straordinaria percepire tra noi fedeli la presenza della Madonna che invita alla preghiera, alla solidarietà e all’amore. Lei è la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Durante il canto d’inizio - “Ieu mi partia” - p. Pierluigi ha posto l’icona davanti all’altare, percorrendo la navata centrale della chiesa, preceduto e seguito da fedeli che reggevano l’estremità di cinque nastri colorati fissati alla cornice, simbolo dei cinque continenti. Poi, ogni fedele con devozione ha reso un omaggio floreale alla sacra effige. La veglia si è svolta in diversi tempi, con canti, letture, preghiere e pause di meditazione silenziosa. Nel comportamento di Maria si intravede la sapienza del suo amore, qualità preziosa e rara che si acquista con fatica. La sapienza è dono dello Spirito Santo. Infine con la recita della preghiera, fissando lo sguardo su Maria, perché ci aiuti a ben pensare e a meglio operare, ci siamo affidati alla sua materna protezione. Ha concluso la veglia il canto “Oh Maria, quanto sei bella”, intonato dai fedeli che hanno partecipato alla veglia con un cuore colmo di gratitudine. Padre Pierluigi Felotti con il quadro della Madonna della Grazia, durante la veglia mariana in santuario, giovedì 29 maggio 2014 AGOSTO/SETTEMBRE ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 IBAN - IT 30 P 02008 05008 000400097150 (UniCredit Banca Roma, Conciliazione B) I premi di “Mani aperte” onlus Il futuro parte dall’educazione dei ragazzi I l 24 maggio scorso, alcune scolaresche della Sabina, che hanno aderito al concorso indetto da “Mani Aperte Onlus”, si sono ritrovate al centro pastorale di Passo Corese per ritirare i premi meritati con le loro simpatiche espressioni artistiche. Un pensiero al nostro futuro Si trattava di alunni di scuole primarie, secondarie e licei, che hanno sviluppato riflessioni meritevoli e coerenti con alcuni temi che riguardavano i diritti del fanciullo, in particolare i diritti violati. Hanno così prodotto opere artistiche che - con un linguaggio adeguato all’età - hanno illustrato questi temi di grande attualità. Alcuni insegnanti e genitori hanno poi fatto corona a questi giovanissimi che, con la loro sensibilità, speriamo che sappiano dare il tono anche alle future generazioni. Da loro, infatti, potranno dipendere certe scelte future della nostra nazione. Due giovani artisti, studenti del liceo Rocci, hanno accompagnato la cerimonia con alcuni brani musicali suonati al pianoforte. Anche due preti burundesi, che studiano a Roma, sono stati graditi ospiti. Il messaggio della preside In un messaggio, la preside Femia del liceo “Rocci” di Passo Corese, ha detto: “Questa manifestazione rappresenta il termine di un’attività che ha impegnato gli studenti, coordinati dal professor Piagnerelli, nello sviluppo di un progetto educativo alla solidarietà e alla tutela delle minoranze e dei deboli. Esprimo profondo apprezzamento per l’associazione Mani Aperte che, continuando l’opera missionaria del saveriano p. Fiore D’Alessandri, promuove p. GERARDO CAGLIONI, sx gli aiuti umanitari in Burundi e diffonde la cultura del rispetto della dignità di tutta l’umanità. Spero che le riflessioni sui temi della solidarietà, della pace, della pari dignità degli uomini, faranno dei nostri giovani persone intimamente felici, perché capaci di dare senso e valore al proprio agire quotidiano nei vari contesti in cui si troveranno ad operare…”. La lettera di una ragazza Virginia, una ragazza di seconda media della scuola “Pertini” di Magliano Sabina, ha espresso efficacemente i suoi sentimenti nei confronti dei bambini che vivono il dramma della povertà in Africa. “Caro bambino del Burundi, ho 12 anni e abito in Italia, come i missionari che vi aiutano. Il mio è un bellissimo Paese, anche se è indifferente nei confronti tuoi e dei tuoi amici. Ho visto foto e immagini provenienti dal tuo Paese che mi hanno sconvolto: bambini senza cibo e senz’acqua, e soprattutto con un difficile futuro! Possono sembrare cose finte qui da noi, che siamo spugne impregnate di benessere, ma sapere che quella è la tua situazione di vita è per me scandaloso… La cosa che mi fa arrabbiare è che il tuo paese, se potesse sfruttare le proprie risorse, sarebbe benestante; invece, per colpa di alcune persone stupide, malate e poco intelligenti, ora tu e i tuoi amici riuscite a malapena a vivere alla giornata. Vorrei che tu e gli altri bambini come te poteste restare qui con me, giocare e studiare senza nuvole nere per la testa, invece di pensare all’acqua, al cibo, agli indumenti, ai soldi per la tua famiglia o ciò che ne rimane. Però ho visto anche molti video dove i missionari vi dimostrano tenerezza, dolcezza e carità. Per alcuni più fortunati essi hanno costruito scuole, dove voi andate contenti, e non con malavoglia come noi. Ricordatevi quindi che non siete soli, cari amici! Basterebbe essere tutti uniti, anche nelle differenze perché, stando tutti insieme, sono sicura che cose di questo genere non accadrebbero più. Siamo tutti uguali, non c’è ragione per cui uno debba vivere a scapito dell’altro. Ringrazio te e il tuo popolo perché mi state facendo diventare migliore, dandomi esempio di come si possa vivere senza lussi. Vi chiedo scusa per ciò che state vivendo, perché voi non avete alcuna colpa e siete solo le vitti■ me”. Virginia Da cinque mesi in Camerun “Chi è appena arrivato non vede la luna” 2 aprile mi trovo in CaD almerun, la missione cui so- no stato mandato dal superiore generale dei saveriani, dopo il servizio prestato a Roma. Più precisamente sono a Douala, la capitale economica del Camerun, nell’Africa sub-sahariana. Ascolto e guardo… Con gli altri confratelli vivo nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro per l’animazione e formazione missionaria. Tre sono le finalità della comunità: far entrare, dove non c’è ancora, lo spirito missionario nelle comunità parrocchiali della diocesi; incoraggiare quelle comunità che ce l’hanno già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia 8 missionaria affidata ai saveriani un anno fa. Un proverbio kiswahili dice: “Chi è appena arrivato non vede la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle del paese che l’ha appena accolto. Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo un nuovo arrivato, non ho molto da dirvi. Apro orecchie e occhi sulla realtà circostante. Vedo le foreste in fumo Tra le cose che vedo e che colpiscono la mia attenzione, ci sono le grandi segherie. Su due o tre chilometri, lungo la strada che collega Douala a Yaoundé, ce ne sono almeno tre. Solo una “piccola” quantità di legno si ferma in queste segherie; il resto dei tronchi di alberi secolari, che i camion trasportano giorno Segheria vicina alla casa dove vive la comunità saveriana nel nuovo quartiere in costruzione alla periferia di Douala, in Camerun p. RAMAZANI KATINDI, sx e notte, vanno direttamente al porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia. Sono quindi le foreste del secondo polmone del pianeta che vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle generazioni future. Fa male al cuore sapere che sono poche “le briciole che cadono dal tavolo dei grandi per i cagnolini”. Il nido della speranza Quanto è lunga la traversata del deserto quando si viene dall’Europa fino a Douala! Si sorvolano almeno quattromila chilometri di sabbia. Mi consolano un po’ due uccellini che fanno il loro nido proprio alla finestra della doccia della mia stanza. Mi ricordano che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa si dà da fare per vivere, e anche sopravvivere. Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a collaborare con lui perché questa sua creazione, così bella e vicina all’umanità, in queste contrade venga rispettata e protetta. La domenica, la chiesa è colma di bambini e adulti, giovani e vecchi (come si dice qui senza sentirsi offesi), pieni di gioia nonostante le tante sofferenze della vita. Cristo ci accompagni nel nostro cammino, con gli occhi fissi sul Crocifisso! Viviamo in comunione nel nome di Gesù. ■ Due studenti, tra i tanti, che hanno ricevuto un premio a Passo Corese dall’associazione “Mani aperte onlus”, in occasione del concorso aperto alle scuole; la lettera di Virginia agli amici burundesi è stata letta durante la premiazione SONO TORNATO A BERGAMO... p. GERARDO CAGLIONI, sx Cari amici e amiche, nel mezzo dell’estate vi invio un saluto, insieme ad alcune notizie che mi riguardano. Anzitutto, vi spero bene e in forma per il cammino che ci sta davanti. Se proprio tutto non è come desideriamo, mi auguro che possa migliorare e che possiamo essere in grado di accogliere la situazione nella quale ci troviamo con la forza e l’aiuto di Dio. Personalmente, si è aperta una nuova fase della mia vita: dopo il lungo periodo “romano” ho iniziato una nuova attività ad Alzano Lombardo (Bergamo), dove sono chiamato a coordinare la comunità saveriana laddove, nel lontano 1959, era cominciata anche la mia avventura missionaria. Ogni inizio è sempre una sfida per ognuno di noi. Per questo chiedo l’aiuto del Signore e il ricordo nelle vostre preghiere perché possa fare e operare il meglio possibile al servizio del Regno. Quando si cammina insieme si sente meno la fatica e il peso. Ci auguriamo quindi di non essere mai soli e sempre con Dio e … con numerosi amici! Per tutti chiedo la benedizione del Signore. Ecco il mio nuovo indirizzo: Missionari Saveriani - via A. Ponchielli 4 - 24022 Alzano Lombardo (BG). Tel. 333 8778040; e-mail [email protected] 2014 AGOSTO/SETTEMBRE ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Un vero padre spirituale Ricordiamo l’indimenticabile p. Ildo Chiari P adre Ildo Chiari ci ha lasciati inaspettatamente la mattina del 24 maggio, trovato sul letto, serenamente addormentato. Aveva 92 anni, essendo nato il 5 agosto 1921 a Sorbolo Mane di Lentigione, Brescello (RE). Ildo era entrato nell’istituto saveriano a Vicenza a 12 anni, nel 1933. È stato ordinato sacerdote il 23 febbraio 1947, durante il quarto anno di teologia. Formatore in Italia e la missione in Indonesia Nei quattordici anni passati in Italia prima di essere inviato in missione, si è dedicato alla formazione dei giovani aspi- ranti missionari, un anno come direttore spirituale a Tortolì, in Sardegna, e per otto anni vice rettore in varie case apostoliche. Poi, finalmente, nel 1961 aveva ottenuto di partire per l’Indonesia. Si può dire che, con quella partenza, si sentiva realizzato. Scrivendo al superiore generale da Padang, racconta il lungo viaggio in nave (più di un mese) e l’arrivo. I primi contatti con gli indonesiani li ha avuti con i soldati della nave: sei erano cristiani e partecipavano alla Messa; tra essi, il capitano Iovianius Laurentius. Dopo sette mesi dall’arrivo a Padang, p. Ildo è nominato su- p. AUGUSTO LUCA, sx periore religioso dei saveriani in Indonesia. Una sorpresa per lui, perché era l’ultimo arrivato, conosceva appena la lingua e non aveva alcuna esperienza di missione. Le inevitabili mancanze, dovute all’inesperienza, hanno costituito una prova per lui e forse anche per qualche confratello. 46 anni a S. Pietro in Vincoli Allo scadere del quadriennio come superiore, p. Ildo è richiamato in Italia e inviato a San Pietro in Vincoli come vice maestro dei novizi: un compito consono alle sue qualità spirituali. Dopo una parentesi di due anni ad Ancona, torna a San Pie- La felicità di ritrovarsi insieme L’incontro tra parenti e missionari romagnoli a cura di p. D. MARCONI, sx 15 giugno si è D omenica svolta la festa dei parenti dei saveriani e dei missionari fidei donum della diocesi di Forlì-Bertinoro. Era presente don Marcello Vandi, missionario in Venezuela da 36 anni, dove si riscontra una profonda crisi di fede e la mancanza di una direzione economica, spirituale e sociale. Sono venuti tanti amici La giornata è stata un ritrovo dei saveriani romagnoli presenti in Italia. Padre Gino Foschi e p. Loris Cattani sono in cura a Parma, dopo la missione in Congo RD, mentre p. Pino Leoni, dopo la missione in Amazzonia, si trova ora nella comunità saveriana di Vicenza. Ha guidato la giornata il nostro vescovo mons. Giorgio Biguzzi, attualmente a Brescia. Ha ricordato la storia della casa e la missione internazionale dell’istituto. In congregazione noi saveriani siamo di 14 nazionalità diverse: 430 italiani e 300 di altre nazioni. È un mondo variopinto che affronta le sfide della chiesa e della missione universale: le strutture di ingiustizia sociale e l’ostilità al cristianesimo nel mondo della dittatura finanziaria. Ha concluso con l’interrogativo: “Siamo gli ultimi cristiani o i primi cristiani del nuovo millennio? La fede si trasmette per attrazione!”. Erano presenti anche il saveriano p. Riccardo Nardo, fratello di p. Giuseppe, e p. Stefano Coronese, che ci ha ricordato gli aneddoti di p. Chiari sulla casa di San Pietro in Vincoli. Abbiamo ricordato i missionari romagnoli nel mondo e quelli che sono passati alla vita eterna. Grazie a tutti i partecipanti. “La felicità è semplice!” Ringraziando tutti i partecipanti alla festa, pubblichiamo la lettera della signora Lina, sorella del vescovo mons. Giorgio Biguzzi. “Caro p. Nardo, voglio ringraziare per la bella giornata Mons. Biguzzi ha celebrato la Messa per la festa dei famigliari dei missionari romagnoli a San Pietro in Vincoli; sotto, p. Foschi, p. Leoni e p. Cattani, tre ospiti graditi della festa dei famigliari romagnoli 8 trascorsa il 15 giugno nella casa saveriana di spiritualità missionaria di S. Pietro in Vincoli. È stato un momento di condivisione e di fraternità fra i parenti dei missionari romagnoli, in sintonia con la festa della SS.ma Trinità… Conosco questa casa dal 1956, quando mio fratello ha iniziato l’anno di noviziato verso il sacerdozio. Nel corso degli anni ho visto la casa trasformarsi. Ricordo con piacere le nostre uscite parrocchiali, i ritiri dei ragazzi negli anni ‘80, quando venire qui era tutto un programma… Ma specialmente oggi mi sono passati davanti tanti volti di missionari; molti di loro hanno spostato la propria residenza un po’ più in alto. L’ultimo, padre Ildo Chiari, un caro amico e un carissimo nonno, un’istituzione in questa casa. Una giornata semplice ma ricca di tanti fratelli nella fede, in sintonia con quelli nella comunione dei santi: è stata una gioia condivisa, perché la felicità è semplice. ■ Grazie! Lina Biguzzi tro in Vincoli, dove rimane dal 1968 fino alla morte: 46 anni! Qui ha coperto vari incarichi: vice maestro dei novizi, rettore della comunità, economo, incaricato dei benefattori e dei parenti dei missionari. In questo lungo periodo la casa di San Pietro in Vincoli subisce varie vicende. Cessa di essere sede del noviziato e si pensa di venderla. L’intervento e l’insistenza di padre Chiari per conservare la casa e farne un “centro di spiritualità” è determinante. Negli anni ‘80 la proposta di p. Chiari è finalmente accettata. Un uomo di preghiera Nel 1984 arrivano a San Padre Ildo Chiari è stato “l’angelo custode” della Pietro p. Giuseppe Nardo e casa saveriana di San Pietro in Vincoli per 46 anp. Giuseppe Arrigoni, che ni; è salito al cielo il 24 maggio all’età di 92 anni restaurano la casa, rendendola idonea per diventare un In tutti questi anni, p. Ildo con“centro di spiritualità”. L’auspitinua il suo apostolato, tenendo i cio era che gruppi di ogni tipo contatti con i benefattori, con i approfittassero del nostro centro, parenti dei missionari e con tutattingendo uno spirito missionate quelle persone che avvicina, rio dall’ambiente e dal contatto creando così una rete di benevocon i saveriani. Così è avvenuto: lenza e di amicizia. Soprattutto è la casa è un faro di spiritualità stato un uomo di preghiera. per le diocesi della Romagna, Siamo certi che dal cielo conma è anche un centro di accotinuerà la sua opera. I parenti si glienza dei saveriani d’Italia per consolino con la fede. Anche noi i loro esercizi spirituali e per i saveriani ora abbiamo un protettovari incontri comunitari. re in più, nella gloria di Dio. ■ PADRE ILDO, “CUSTODE FEDELE” MARIO CAVALIERI La comunità parrocchiale di San Pietro in Vincoli si unisce ai saveriani per ricordare padre Ildo Chiari, la cui anima è salita al cielo il 24 maggio. Come nel vangelo di Matteo (25,23), il Signore gli sta rivolgendo ora queste stesse parole: “Bene servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo Signore”. “Sei stato fedele nel poco”, quel poco che, rappresentato dalla sua vita pur longeva, è solo un soffio di fronte all’eternità, rappresentato dalla sua vocazione missionaria e al compito assegnato di rimanere come custode della casa dei saveriani a San Pietro in Vincoli. Ricordo che più di trent’anni fa, quando accompagnavo il gruppo di giovani della parrocchia presso la casa per i ritiri spirituali, lui era già lì, ed è rimasto anche quando la casa cominciava a dare segni di invecchiamento e problemi strutturali. Si è sempre opposto alla vendita della casa o a un suo utilizzo per scopi diversi da quelli cui era destinata. Quando parlavo con lui mi diceva che doveva essere usata per l’evangelizzazione e la missione. Avrà senz’altro gioito nel vederla, dopo i lavori di ristrutturazione, riportata allo splendore originale. Ricordo con quanta commozione e gioia recitava l’Exultet, come sacerdote decano della zona, nella veglia pasquale. I suoi occhi si illuminavano della gioia del Risorto: era la vittoria della vita sulla morte; era la vittoria del bene sul male. Caro p. Chiari, intercedi per noi affinché possiamo raggiungerti in paradiso, per gioire e cantare insieme le lodi a Dio. Arrivederci in cielo. Padre Ildo Chiari è stato costante collaboratore della parrocchia di San Pietro in Vincoli 2014 AGOSTO/SETTEMBRE SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 La festa dei popoli a Salerno “Lo stesso cielo: tante lingue, un solo mondo” 29 giugno si è D omenica tenuta a Salerno la VI edi- zione della festa dei popoli: un appuntamento fisso per la chiesa salernitana e le comunità straniere presenti sul territorio. “Sotto lo stesso cielo: tante lingue, un solo mondo”, è il titolo che quest’anno presentava il tema trattato: la lingua, espressione della cultura di un popolo e del suo modo di descrivere il mondo. VINCENZO AGOSTI È importante ascoltarsi In un pianeta globalizzato e sempre più interconnesso, la necessità di comunicare nel modo più semplice possibile sta portando all’adozione, a livello La festa dei popoli di Salerno è arrivata alla sesta edizione ed è sempre un successo… Destinazione... Palermo Un libro dedicato agli operatori di pace A giugno, nel salone “Genovesi” della camera di commercio di Salerno, alla presenza di numerosi ospiti, tra cui p. Carlo Pozzobon, è stato presentato il libro “Destinazione Palermo - La guerra di mafia dei primi Anni ’80 nei ricordi di un ispettore della Guardia di Finanza” (edizioni Gutenberg di Fisciano, 15 €). Relatore è stato l’avvocato Leonardo Gallo, mentre Milva Carrozza ha letto alcuni brani. Moderatore il giornalista Enzo Landolfi. L’attività di Antonio Schiano Si tratta di un lavoro autobiografico di Antonio Schiano di Cola, volontario saveriano presso la comunità di Salerno, ma anche luogotenente in congedo 8 delle Fiamme gialle, che raccoglie i ricordi di cinque intensi anni, dal 1979 al 1984, trascorsi a Palermo in servizio nella sezione stupefacenti del nucleo di polizia tributaria. In quel periodo l’autore ha conosciuto e lavorato a stretto contatto con gli eroici giudici Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche con uomini valorosi come i commissari di polizia Ninni Cassarà e Beppe Montana, tutti uccisi per mano mafiosa. È il racconto fedele delle operazioni di polizia a cui egli ha partecipato nel periodo di permanenza a Palermo. Tra esse spiccano la cattura dei boss mafiosi Gerlando Alberti (1980), Masino Spadaro (1983) e Tano Badala- Antonio Schiano di Cola, amico e collaboratore dei saveriani di Salerno, ha presentato il suo libro sull’esperienza nella Finanza a Palermo nei primi anni ’80; con lui la sposa Anna e Maria, sorella del giudice Falcone. Il libro può essere chiesto direttamente all’autore: [email protected] p. ANTONIO CHIOFI, sx menti (1984). Quest’ultimo arresto si colloca nel contesto dell’operazione “Pizza connection”, svolta in collaborazione con FBI e DEA degli Stati Uniti. Una sorpresa per tutti Il lavoro, impostato su uno stile espositivo essenziale e scorrevole, rappresenta anche un doveroso omaggio alle tante vittime di mafia, cadute in quel particolare periodo di “guerra”, che immolarono la loro vita in nome della giustizia e della legalità. Ad esse è dedicata, in appendice, una scheda biografica per tenerne vivo il ricordo, soprattutto nelle nuove generazioni. Il libro si fregia del patrocinio morale della fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” di Palermo, con la prefazione curata dalla prof.ssa Maria Falcone, sorella del giudice, la quale aveva presentato il lavoro già qualche settimana prima presso la caserma “Cangialosi” di Palermo, in un clima di comprensibile commozione. Chi l’avrebbe mai detto che il nostro Tonino, come è conosciuto nella casa dei saveriani a Salerno, potesse vantare un simile curriculum! È stata una vera e propria sorpresa per tutti. Gli auguriamo il successo che merita. Lui, intanto, destinerà il ricavato della vendita del volume a opere di beneficienza, in particolare per le finalità della fondazione “Falcone” di Palermo e per le necessità dei ■ missionari saveriani. mondiale, di un unico idioma, espressione della cultura dominante dell’Occidente. Questo ci costringe tutti a suonare, anche se con accenti diversi, un unico spartito. Con la scelta di questo tema si è voluto esplorare il variegato mondo delle lingue, che sempre più spesso risuonano nelle strade cittadine. Kartuliena, tagalog, arabo, rumeno, quechua, spagnolo, polacco, wolof, singalese, ucraino, sono solo alcune delle lingue che ci hanno tenuto compagnia per un pomeriggio, che ci hanno fatto assaporare la bellezza di una piazza multi etnica e solidale. Un luogo dove sperimentare l’ascolto e la pazienza, necessari per comprendere una lingua diversa dalla propria ed entrare in comunicazione profonda con l’altro. E anche per cominciare a comprendere le difficoltà che i nostri amici stranieri vivono quando vengono ad abitare le nostre terre. Danze, canti e parole chiave Ogni comunità straniera, oltre a proporre danze e canti della propria tradizione, ha avuto il compito di insegnare alle persone presenti in piazza le dieci parole chiave, le dieci frasi fondamentali utili a un primo approccio: “ciao, come stai?”, “tutto bene?”, “pace, amore” … sono alcune delle parole che abbiamo ascoltato pronunciare nelle varie lingue. Oltre a divertenti scioglilingua e girotondi che tutta la piazza ha ballato. Come accade fin dalla terza edizione, la festa dei popoli è stata preceduta da un convegno, che quest’anno ha trattato il tema del dialogo interreligioso, argomento ormai necessario tra persone che non partecipano solo all’evento annuale della festa, ma percorrono un cammino che porta a creare relazioni, intessere legami, comunicarsi idee e immaginare progetti comuni. Il convegno sul dialogo Senza pretese, al convegno non si è “parlato di”, ma si “è fatto” dialogo interreligioso, ascoltando le voci di alcune delle religioni professate nelle comunità (cattolica, ortodossa, buddhista e musulmana) e la voce del centro internazionale “Giorgio La Pira” di Firenze, impegnato in un’esperienza pluriennale di accoglienza di studenti stranieri. Pur nelle evidenti differenze, i relatori hanno individuato nell’amore, nell’ascolto, nell’accoglienza, nel perdono, le parole chiave da cui partire per una relazione feconda tra “diversi ma uguali”. È stato evidenziato che, per un’esperienza profonda di dialogo, per riuscire a donare agli altri quanto di bello c’è nella cultura di ciascuno, occorre avere radici ben piantate nella propria tradizione e identità. Si può affermare che “chi rifiuta il dialogo, non è sicuro di sé e della propria fede”. ■ MISSIONE, È TEMPO DI SCEGLIERE NUNZIO e RITA Come abbiamo già scritto su questa pagina di Salerno, “Missione, è tempo di scegliere” era il tema dei campi di lavoro missionari 2014. Riportiamo la testimonianza di due giovani della zona di Campigliano-San Cipriano. Quante volte nella vita ci siamo trovati di fronte a una scelta? La scelta è uno dei momenti più importanti specialmente nella vita dei giovani, per i quali vuol dire mettersi in gioco, rischiare, iniziare ad avere contatti con la vita reale. Questo è stato proprio il tema del campo missionario 2014, con lo scopo di accompagnare i giovani in questo difficile percorso, facendone comprendere l’importanza. Inoltre, con il prezioso aiuto dei saveriani, delle saveriane e dei laici saveriani, sono stati affrontati i temi dell’accettazione di sé, del rapporto con il prossimo e in particolare della condivisione e della solidarietà. Infatti, grazie alla raccolta nelle varie parrocchie degli indumenti usati, si contribuisce a sostenere il lavoro dei missionari presenti nel mondo. Infine, il campo missionario offre un’occasione di aggregazione per i giovani di ogni fascia di età, che hanno la possibilità non solo di divertirsi e condividere i momenti di svago, ma anche di comprendere l’importanza della missione e dell’insegnamento di Gesù Cristo rivolto a tutti. 2014 AGOSTO/SETTEMBRE 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 IBAN - IT 03 C 06230 51770 000046224782 (Cariparma, Tavernerio) TAVERNERIO Africano, missionario in Africa P. Katindi racconta la missione in Camerun Dal Camerun è arrivata una busta con indirizzo e francobollo, che conteneva un foglio bianco, scritto ad inchiostro. Impensabile, in piena era digitale. Era la lettera di padre Katindi, il primo saveriano africano che è entrato a far parte della direzione generale dei saveriani. 2 aprile mi trovo in CaD almerun, la missione in cui sono stato mandato dal superiore generale, dopo il servizio prestato a Roma. Più precisamente sono a Douala, la capitale economica del Camerun. Ascoltare e guardare… Con gli altri confratelli vivo nel “Centro Xavier”, così chiamato in memoria del nostro modello e patrono san Francesco Saverio. È il nostro centro per l’animazione e formazione missionaria. Tre sono le finalità della comunità: far entrare, dove non c’è ancora, lo spirito missio- nario nelle comunità parrocchiali dell’arcidiocesi; incoraggiare quelle comunità che ce l’hanno già a mantenerlo vivo; accompagnare la parrocchia missionaria affidata ai saveriani un anno fa. La parrocchia è il luogo dove mi rendo conto che io, africano, mi trovo a lavorare in un Paese con abitudini diverse da quelle della mia tribù di origine. Un proverbio kiswahili dice: “Chi è appena arrivato non vede la luna”; ovvero, non può conoscere subito le cose brutte e belle del paese che l’ha appena accolto. Perciò, bisogna tacere, ascoltare e osservare molto. Essendo un nuovo arrivato non ho molto da dirvi. Apro orecchie e occhi sulla realtà circostante. Le foreste in… fumo Tra le cose che vedo e che colpiscono la mia attenzione, ci sono le grandi segherie. Su due o tre chilometri, lungo la strada che collega Douala a Yaou- p. RAMAZANI KATINDI, sx ndé, ce ne sono almeno tre. Solo una “piccola” quantità di legno si ferma in queste segherie; il resto dei tronchi di alberi centenari, che i camion trasportano giorno e notte, vanno direttamente al porto della città per l’esportazione verso Europa e Asia. Sono quindi le foreste del secondo polmone del pianeta che vanno in fumo... per certi bisogni del presente, a scapito delle generazioni future. Fa male al cuore sapere che sono poche “le briciole che cadono dal tavolo dei grandi per i cagnolini”. La magia della foresta Per me, la foresta ha un legame magico. La foresta dà corpo a una serie di suoni e sensazioni calde, materne. Mia madre si rifugiava nella foresta a raccogliere erbe ed essenze per guarire le malattie. Lungo i sentieri, i bambini imparano le storie del serpente e del leone. Gli anziani del villaggio introducono grup- Più ruoli, con la stessa fede Come vivere in famiglia da cristiani... L a incontro nel laboratorio a conduzione familiare, dove la signora Anita passa le giornate a mettere in ordine contabilità e burocrazia. Suo marito Piero, il titolare, e i loro due figli, Marco e Andrea, si occupano invece del servizio ai clienti. “Ci metto faccia e cuore…” Mi dice: “Padre, i ritmi, le tensioni e i ritardi che si accumulano a lavorare assieme, incidono e lasciano tracce nei ruoli e nei rapporti; poi, le cose si intrecciano e perdono il confine. Fino alla sera, quando riapriamo la porta di casa. Lì ci metto la faccia e il cuore per preparare e servire il pasto per tutti e quattro. È un momento forte per il clima di famiglia. Mi sento amata proprio Papà e mamma significa anche risolvere insieme i problemi del computer 8 perché incarno una donna normale e rendo serena la famiglia”. Mi piace ascoltare Anita, anche quando racconta che per lei è fondamentale ritagliarsi spazi personali. Mi confida che recita ancora oggi le preghiere imparate sulle ginocchia di sua mamma. Si ispira alla fede per rispondere alle esigenze che si moltiplicano. Ora, ad esempio, prova un po’ di angoscia perché non sa cosa pagherebbe per incoraggiare i due figli a fare esperienza del desiderio di metter su famiglia. “Tu non sembri una donna italiana” “Quest’anno sono riuscita a realizzare un desiderio che avevo da tempo. Ho convinto marito e figli ad andare quattro giorni tutti insieme al mare. Eravamo in una zona di scogli e un giorno Piero, Marco e Andrea si sono accordati per farmi una sorpresa: pescare pesce p. LINO MAGGIONI, sx di scoglio e arrostirlo alla grigia. Il mare era agitato e un’onda più alta ha inghiottito Piero. Marco e Andrea non hanno perso un attimo; si sono tuffati e lo hanno salvato, liberandolo dagli stivali e dal giubbotto… I nostri figli hanno dentro una forza che salva!”. Ho rivisto nei giorni scorsi Anita. Mi aspettava con una nuova sorpresa. Racconta: “Ho passato due settimane a casa per seguire un’impresa che doveva riparare una perdita. Il primo operaio, marocchino, parlava un italiano pieno di cicatrici; mi dice: «Signora, ti vedo lavorare come un uomo. Ci ricordi le nostre donne. Loro fanno lavori pesanti. Tu non sembri una donna italiana, di quelle che sono sempre agitate». Un altro operaio marocchino mi ha detto: «Sono arrivato a 19 anni dal Marocco. Ora pago le tasse e il mutuo e non accetto che gente dalla mia terra si dedichi allo spaccio». L’ultimo giorno di lavoro, il capo mi ha salutato con una promessa: «Sei così brava che, finito il ramadan, ti porterò un piatto di riso dolce»”. Credo che tante donne come Anita vorrebbero scrivere a papa Francesco per chiedergli come spiegherebbe ai loro figli cosa vuol dire, oggi in Italia, vive■ re in famiglia da cristiani. Segheria vicina alla casa dove vive la comunità saveriana nel nuovo quartiere in costruzione alla periferia di Douala, in Camerun pi di adolescenti per iniziarli alla vita sociale: entrano bambini ed escono uomini, capaci di responsabilità e solidarietà. Mi consolano un po’ due uccellini che fanno il loro nido proprio alla finestra della doccia della mia stanza. Mi ricordano che la natura è ancora mantenuta da chi l’ha creata e che essa si dà da fare per vivere, e anche sopravvivere. Questi due uccellini lanciano l’invito del Signore a collaborare con lui perché questa sua creazione, così bella e vicina all’umanità, in queste contrade sia rispettata e protetta. Un modo africano per fare missione Papa Francesco trova molto seguito anche in questa periferia del mondo. Nelle assemblee pregano volentieri per lui. Da par- te mia, vedendoli così speranzosi, sento ancora più forte che ci deve pur essere un “modo africano” per fare missione in Africa. Intanto, mi pare di trovare indicazioni ispirate e sagge nella lunga lettera di papa Francesco sulla fioritura della gioia del vangelo: “Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e morte che colpiscono la nostra vita e quella delle future generazioni. ...Dio ha voluto questa terra per noi, sue creature speciali, ma non perché potessimo distruggerla e trasformarla in un terreno desertico” (Evangelii gaudium 215). Il tempo è buon consigliere e suggerirà a noi, missionari africani, quali sentieri dobbiamo percorrere per dare la gioia del vangelo ai nostri fratelli ■ africani. GLI AMICI NON CI LASCIANO MAI Nel verde del nostro parco il gruppo di danza e preghiera ha trovato una cornice di emozioni e successo. I ragazzi della prima Comunione e della Cresima di Manera e Rovello Porro sono venuti con i genitori e il parroco a prendere appunti sulla diversità delle culture nel mondo. Il gruppo degli ottantenni di Colognola ha riflettuto sul susseguirsi degli eventi che li ha portati fino a questa bella età; tra loro, anche il signor Agostino Cardinali, primo a sinistra 2014 AGOSTO/SETTEMBRE VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza) “La mia diocesi è il mondo!” Veglia di preghiera e mandato missionario B ella e toccante è stata la veglia dei giovani che si è tenuta a Vicenza all’inizio dell’estate in occasione della consegna del mandato di partenza per la missione. Quella sera, nella chiesa di San Francesco, erano presenti tutte le forze della diocesi che si riconoscono per il loro impegno missionario. C’erano i giovani legati all’operazione Mato Grosso, alle suore Dorotee, al viaggio in Terrasanta, alcune parrocchie dell’alto vicentino, il gruppo “Insie- me per la missione” sostenuto dai saveriani, l’associazione Gifra dei francescani, il gruppo missionario di Chiampo, alcune famiglie legate a diverse onlus missionarie. Ben centodieci giovani! Tutti questi giovani, riuniti insieme per la prima volta, ricevevano dal vescovo il Crocifisso prima di partire per la missione. In totale erano 110 i giovani partenti, segno di una chiesa vicentina che crede ancora mol- p. LUCIANO BICEGO, sx to all’apertura missionaria. La chiesa era strapiena di fedeli perché, oltre ai giovani, erano presenti amici e parenti. Toccante è stato anche il messaggio del vescovo mons. Beniamino durante l’omelia: “Davanti a questa e ad altre circostanze, il vostro vescovo non si sente solo vescovo di Vicenza, ma di tutto il mondo; la mia diocesi è il mondo!”. In riferimento ai due missionari vicentini, rapiti e poi liberati, il vescovo ha aggiunto: “Abbiamo ritirato dal Camerun Due belle giornate insieme Pellegrini al santuario di Monte Berico 11 maggio molD omenica te persone si sono radunate presso la casa saveriana di Vicenza, nella cappella di S. Pietro d’Alcantara, dove si trova la tomba del servo di Dio padre Pietro Uccelli. Sono trascorsi 60 anni dalla sua morte, avvenuta il 29 ottobre 1954, e tutta la comunità saveriana - missionari, Gams, gruppo famiglie, gruppo giovani e molti amici della casa - ha voluto ripercorrere a piedi le stesse strade che padre Pietro percorreva frequentemente verso Monte Berico, fino al santuario della Madonna. In memoria del “servo di Dio” A tutti i partecipanti è stato regalato il rosario missionario, lo strumento per partecipare con devozione alla recita delle “Ave Maria” durante tutto il percorso. Perché la missione va sostenuta con la forza della preghiera. Siamo arrivati a Monte Berico verso le 12 e la chiesa era già gremita di fedeli. I saveriani p. Guglielmo Camera, p. Gianni Viola e p. Luciano Bicego hanno concelebrato la Messa. Durante l’omelia, p. Camera ha sottolineato lo smalto nell’annuncio della Parola, che ha sempre contraddistinto p. Pietro Uccelli: la gioia contagiosa - di cui parla anche sant’Agostino - ha sempre accompagnato le sue azioni scon- volgenti e rivoluzionarie. In Cina, in mezzo alle afflizioni e alle amarezze, padre Pietro ha sempre trovato consolazione nell’amore di Dio, nell’annuncio amorevole della Parola e nella preghiera. Gioia ed entusiasmo Alla fine della Messa molti fedeli si sono mostrati interessati alla causa di beatificazione di p. Uccelli e gli amici saveriani hanno donato loro l’immagine del servo di Dio con la preghiera per Un gradito ritorno CATERINA e PIETRO DAL SANTO la sua beatificazione. È seguito anche un momento di convivialità, che ha dato modo ai presenti di confrontarsi sul cammino da percorrere, fino alla chiusura delle manifestazioni per i 60 anni dalla morte di padre Uccelli. Molti sono convinti che il pellegrinaggio sia stato utile anche per la visibilità della comunità saveriana di Vicenza e che occorra continuare con lo stesso entusiasmo e con la stessa gioia dimostrati in questa occasione. ■ i nostri fidei donum per il pericolo in cui potevano incorrere in questo frangente, ma ora ridoniamo alla missione tantissimi giovani”. “Uscite fuori, uscite!” Dice papa Francesco: “In questo momento di crisi non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello scoraggiamento, nel senso di impotenza di fronte ai problemi. Non chiudiamoci, per favore! Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con chi pensiamo le stesse cose... Ma sapete che cosa succede? Quando la chiesa si chiude, si ammala. Pensate a una stanza chiusa per un anno; quando si apre, c’è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una chiesa chiusa è la stessa cosa: è una chiesa malata. La chiesa deve uscire da se stessa. Per andare dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Cosa succede se uno esce da se stesso? Può accadere quello che può capitare a tutti quelli che escono di casa e vanno per la strada: un incidente. Ma io vi dico: preferisco mille volte una chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una chiesa malata per chiusura! Uscite fuori, uscite!”. I nostri giovani di Vicenza non potevano avere un segno più bello di chiesa prima della loro partenza. E crediamo che al loro rientro in Italia ci possano aiutare per un cammino di maggior ■ apertura e comunione. BARBARA PERIN P rima delle vacanze estive, È stata quindi un’ottima occasioun folto gruppo di ex alne per illustrare i diversi programlievi di Vicenza e provincia, che mi realizzati per le famiglie, per hanno frequentato la scuola dei i giovani e per gli adulti, insieme saveriani, si sono dati appuntaalla chiesa diocesana. Ringraziamento per passare mezza giormo questi giovani, oggi papà di nata insieme. C’era anche p. Pafamiglia, che ci hanno dimostraolo Andreolli, loro compagno, to di volerci bene. ■ da poco rientrato dall’Amazzonia. In tutti, c’era il desiderio di incontrare i compagni e rivedere gli ambienti in cui avevano vissuto gli anni dell’adolescenza. E hanno Gli ex allievi hanno un pomevoluto sapere co- trascorso riggio nella casa di Visa fanno i saveria- cenza; con loro, anche ni oggi a Vicenza. p. Paolo Andreolli I pellegrini della comunità saveriana di Vicenza a Monte Berico 8 La chiesa di San Francesco ha accolto tutti i giovani in partenza per l’esperienza missionaria estiva Il vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, consegna il Crocefisso ai 110 giovani che in estate sono partiti per la missione “UNO SCAMBIO CHE FA BENE” p. L. BICEGO, sx Nel meMaria Rosa Nichele espone al Gams di Parma, in visita a se scorso abVicenza, l’esperienza della sua famiglia con padre Uccelli biamo avuto a Vicenza la visita gradita del Gams di Parma (Gruppo amici missionari saveriani). Erano in tanti, accompagnati dai loro animatori. Sono venuti per rendere omaggio al servo di Dio p. Pietro Uccelli, nel 60° della sua morte. È stata un’occasione di scambio e di conoscenza reciproca tra gruppi omogenei. Il gruppo di Parma, attivo fin dagli albori del nostro istituto missionario, fondato da san Guido Conforti, ci ha donato la tradizione e la storia; ci ha mostrato cosa possono fare i laici che amano le missioni e i missionari. Il gruppo di Vicenza ha donato il suo stile di attività e di legame a tutte le varie iniziative della comunità saveriana e la sua esperienza accanto alla figura di padre Uccelli. Alla fine delle due ore passate insieme è sorto il desiderio di incontrarci ancora, per qualche altra occasione particolare. Ogni incontro tra persone o gruppi è piacevole quando si riesce a mettere a disposizione la propria esperienza, che non è mai assoluta o l’unica, ma che assieme ad altre fa in modo che il mondo missionario sia più vario e ricco. Ringraziamo perciò il Gams di Parma, perché abbiamo scoperto che insieme possiamo costruire una realtà più bella. 2014 AGOSTO/SETTEMBRE ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino) Pellegrini alle origini della fede Luoghi santi a Concordia Sagittaria e Valsasone giornata di fraL’ annuale ternità, lunedì 12 maggio, ha riunito i direttori dei centri missionari del Triveneto e i loro collaboratori a Concordia Sagittaria (VE). Andrea Vignandel, insegnante emerito di Concordia, ci illustra la storia della città, le cui origini risalgono al IX secolo prima di Cristo. Ebbe grande sviluppo nell’era romana, incrocio di due vie consolari: via Annia e via Postumia. Distrutta dall’invasione dei barbari e sommersa dalla grande alluvione del 589, riemerge con gli scavi moderni. Un’efficace catechesi Seguendo questi scavi con ammirazione e devozione, scopriamo una vita cristiana fervente fin dai primi tempi del cristianesimo, con numerosi martiri e un grande spirito missionario. Partiamo da un resto della via Annia. Idealmente con i cristiani del tempo, seguiamo un viottolo incontrando sulla destra dei resti di stanze che servivano ai pellegrini per riposarsi e rifocillar- si. Raggiungiamo la tricora - o cella dei martiri - prima chiesa di Concordia, costruita verso il 350 d.C., un’area di pochi metri quadrati, subito allargata per l’aumentato numero dei fedeli. Il pensiero va alle numerose piccole cappelle costruite dai missionari con le loro comunità. Alla fine del 300, vicino alla tricora, è eretta la maestosa “basilica degli apostoli”, per accogliere le reliquie di Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Andrea, Tommaso e Luca. Nel pavimento ammiriamo le immagini riprodotte, un’efficace catechesi anche per noi, e i resti di una seconda basilica distrutta dalle invasioni. Messa, pranzo e… saluti Infine, saliamo nell’attuale cattedrale costruita sulle antiche rovine. Oltre al ricordo dei martiri, racchiude quello del cardinal Celso Costantini, primo nunzio apostolico in Cina, che qui iniziò come cappellano. La concelebrazione Eucaristica, con il ricordo dei martiri e dei mis- p. FRANCO LIZZIT, sx sionari, è presieduta da mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone. Dopo il pranzo, servito dal parroco don Livio e dal gruppo missionario, visitiamo l’abazia di Sesto al Reghena, scoprendo un altro centro di cultura e di cristianità. L’appuntamento è per il prossimo incontro in ottobre, a Zelarino, presso i missionari saveriani. Il miracolo di Valsasone Sacerdoti e diaconi del vicariato della Castellana, di cui fa parte la comunità di Zelarino, hanno scelto per la loro giornata di fraternità, il 29 maggio, la cittadina di Valvasone (PN). Il duomo conserva il ricordo di un miracolo Eucaristico. Il parroco don Domenico ci accoglie familiarmente, illustra la storia della chiesa e ci mostra il reliquiario con la tovaglia del miracolo. Nel piccolo centro di Gruaro, nel 1294, mentre una donna lavava una tovaglia dell’altare, avrebbe notato sul tessuto delle macchie di sangue, provenienti Successo per la festa all’aperto Grande solidarietà e tanti “grazie” da dire P ioggia sabato e lunedì, ma domenica 25 maggio il Signore ci ha regalato un bel sole. Ci voleva per la “festa all’aperto per le missioni”. I cavalli hanno trotterellato, trainando carrozze cariche di ragazzi divertiti; chi ha giocato ha vinto un premio da portarsi a casa e un altro premio sicuro: quello dell’aiuto missioni nella banca del Signore. Gli iscritti al pranzo hanno apprezzato il gustoso menù, l’estrazione dei premi di p. Mario e una festosa amicizia. Infine è 8 arrivato il piccolo principe dottor Clown, a distribuire a tutti un eccellente anti depressivo: “il sorriso”. Abbiamo inviato il ricavato della festa in Mozambico e ci hanno ringraziato. Tanti hanno collaborato Voglio estendere questo grazie a tutti: al Signore per la bella giornata di sole; agli amici, che hanno partecipato alla festa e collaborato al progetto formativo per i giovani in Mozambico. Grazie ai “carrozzieri” e ca- Il dottor Clown con i bambini e aiutanti d’eccezione alla “festa all’aperto per le missioni” di Zelarino p. F. LIZZIT, sx valieri: Renzo, Corrado, Luigino, Antonio, Angelo, Romeo, Bruno, Tiziano, Nicola, Gabriele, Ennio, Gino, Adriano, Marcello, Gabriele, Odone, Paolo: premiate i vostri cavalli con una bracciata di fieno buono, mi raccomando! Grazie ai collaboratori che hanno dato tempo e lavoro per la preparazione, lo svolgimento e la chiusura della festa. Sono tanti: famiglia Fulvio e Mariagrazia, Nicla, Gigi, Mario, Graziella, Massimo, Roberto, Teresa, Lina, Liliana, Maria, Graziella, Paolo, Gabriella, Mara, Michela, Luisella, Farsha, Michela con le torte e il mercato equo e solidale, Alberto con mercatino libri e oggetti dalle missioni. Grazie a quanti hanno contribuito con le torte (tante) o altri doni. Grazie al piccolo principe dottor Clown per la sua “terapia del sorriso, per condividere il senso della vita”. Qualche nome è certamente sfuggito: scusate, sarà per la prossima volta. Sono davvero tanti, ma c’è sempre posto per nuove giovani forze: contattateci. Dio vi ricompensi e vi benedica tutti. E… a Dio piacendo, arrivederci a domenica 17 mag■ gio del prossimo anno. da un’ostia consacrata rimasta tra le pieghe del lino. Meravigliata, si recò dal parroco, che organizzò una processione per portare tovaglia e particola in chiesa. Il vescovo della vicina Concordia appurò la veridicità dei fatti, autenticando il miracolo. In seguito, i conti di Valvasone ottennero la custodia degli oggetti sacri, purché venisse costruita una grande chiesa, dedicata al Santissimo Corpo di Cristo. La nuova chiesa venne consacrata nel 1484 e conserva i resti sacri in un reliquiario d’argento. ■ I rappresentanti dei centri missionari del Triveneto in pellegrinaggio nella cattedrale di Concordia Sagittaria I sacerdoti del vicariato della Castellana hanno scelto Valsasone per la loro giornata di fraternità Festa per famigliari e benefattori Domenica 21 settembre si svolgerà il tradizionale incontro con i famigliari dei missionari veneziani e i benefattori. Il programma prevede l’arrivo alle ore 10; alle 10.30 l’incontro informativo sulle missioni saveriane; alle 11.30 la celebrazione della Messa. Seguirà il pranzo. Confermate la vostra partecipazione entro il 15 settembre, telefonando al numero 041 907261 o mandando un fax al numero 041 5460410, o via e-mail all’indirizzo [email protected] IL “GRAZIE” DEL MOZAMBICO Ecco le parole di ringraziamento dei nostri missionari in Mozambico, che hanno ricevuto il frutto della generosità veneziana. Cari amici e amiche, abbiamo ricevuto l’offerta che avete realizzato attraverso l’iniziativa “festa all’aperto per le missioni”, domenica 25 maggio. Un grazie di cuore lo rivolgiamo ai benefattori che hanno contribuito generosamente al progetto di formazione dei giovani qui in Mozambico. La formazione è una delle priorità più importanti per i giovani del Mozambico e noi saveriani siamo presenti su questo fronte con le attività svolte nelle parrocchie, nelle scuole e nei convitti, che seguiamo direttamente. Il vostro aiuto è un prezioso apporto a quanto stiamo facendo. Un grazie particolare ai volontari che hanno contribuito con tempo e lavoro al buon esito della giornata. A tutti siamo vicini con la preghiera e l’affetto. Un caro saluto a tutti voi. p. Fabio D’Agostina, sx I saveriani del Mozambico, riuniti a Dondo
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