IL GIOCO NON VA MAI FUORI FORMA

IL GIOCO NON VA MAI FUORI FORMA
di VENTURI SIMONETTA parte 2
TIMES THEY ARE CHANGIN: PIU’ CHE LA FORZA
POTE’ L’AGILITY
Nella prima parte dell’articolo siamo incappati su svariate
domande e dubbi in relazione alle prospettive dell’allenamento
calcistico o sull’analisi di situazioni alquanto comuni sui campi di
calcio; è ora giunto il momento di azzardare qualche proposta
pratica sempre accompagnata da linee guida metodologiche.
Riassumo brevemente i nodi concettuali pregressi:
1-Una delle priorità del training risulta essere lo sviluppo del
PENSIERO TATTICO. Non si sta parlando di 4-4-2 o di esercitazioni
cervellotiche ma di una capacità da potenziare al massimo nel
calciatore di talento che già la possiede per grazia di natura e che può essere in parte sprigionata
anche nel normodotato e fin dai primi anni della scuola calcio
2-Dato tale presupposto, sarà fondamentale la riflessione sul COME sviluppare al meglio il più alto
livello raggiungibile di tale requisito calcistico fondamentale, quali percorsi seguire e quali mezzi
utilizzare
3-In questa prospettiva sarà necessario ripensare l’allenamento, cioè come sviluppare le cosiddette
capacità condizionali attraverso l’ottica coordinativa e funzionale del gesto sport-specifico: per
semplificare, non si dovranno più allenare le caratteristiche di forza, accelerazione, potenza di un
calciatore come fosse un atleta (seguendo un modello appartenente all’atletica leggera) ma lo si
farà mediante esercitazioni che prevedano il passaggio attraverso le capacità coordinative e, tra
queste, quelle assolutamente inerenti il gioco calcio
4-Le esercitazioni coordinative stesse quindi, essendo “serve“del PENSIERO TATTICO e non solo della
TECNICA calcistica, dovranno essere rivolte più allo sviluppo della variabilità del gesto e non solo alla
ripetitività e automatizzazione delle azioni di gioco
5-Si dovrà quindi dare maggiore enfasi ad esercitazioni volte allo sviluppo di qualità essenziali negli
SPORT OPEN quali AWARENESS e ADEGUATA LETTURA DEL SET CALCISTICO, CALCIAGILITY, CAPACITA’
DI PRENDERE DECISIONI ED EFFETTUARE ADEGUATE SCELTE, TIMING, INTENSITA’, CONCENTRAZIONE,
COMPRENSIONE ISTANTANEA DEL SENSO DEL GIOCO. Tali abilità, se acquisite (e il prima possibile)
contribuiranno certamente allo sviluppo di giocate e giocatori
intelligenti.
“Mi sono chiesta, com’è possibile che uno strumento possa
influenzare i processi che avvengono nel cervello: è il corpo che
media tra lo strumento e il cervello” Christina Haas, “Written
Communication” Minnesota University
Osservando gli allenamenti in varie scuole calcio si può dire
che esiste una netta predominanza di metodologie il cui fulcro è la
dimensione tecnica e non il pensiero tattico. Ogni azione di gioco
in realtà è molto più di una semplice esecuzione, in quanto il
contesto cambia ogni secondo (epigenetica). Il gesto tecnico è
chiaramente un presupposto, il know-how di ogni giocata,
specialmente quando non automatico ma consapevole, ma la situazione open richiede molto di
più. La complessità logico-emotiva e relazionale richiede al giocatore di mettere in campo superiori
qualità. Per questo in ogni allenamento diventa opportuno inserire almeno una esercitazioneproblema in cui il giocatore venga messo in condizione di risolvere al meglio qualche situazione di
gioco scelto in base all’obiettivo formativo programmato o in relazione alle carenze di tattica
individuale e collettiva dei giocatori. Visto che i tempi sono sempre ristretti e il focus attentivo ha le
sue regole, sarà il Mister ad individuare alcuni (tre o quattro) meccanismi di gioco da riprodurre
spesso, tali da indurre concentrazione proprio nella sua squadra, per quella squadra lì (specificità
dello stimolo), sano agonismo e tensione emotiva, veicoli di memorizzazione e incremento di risposte
intelligenti ed esperienza; su questa base applicherà molteplici varianti a cui i giocatori concentrati
sapranno applicare risposte adeguate e rapide. Small Sided Games o
anche Large Sided Games o Giochi a tema quindi come contenitori
per arrivare a risposte scelte, consapevoli, creative che si
trasformeranno in habitus e in pensieri “addomesticati “ Repetita sine
replicatio” insomma per arrivare al transfer nel campo. Le nostre sedute
da campo non possono più prescindere dalla complessità
dell’interazione cognitivo-motoria oggetto di studio delle neuroscienze
per nostra fortuna d e degli effetti di intenzione attenzione e cognizione
nel sistema dinamico denominato GIOCO. Al pari di un artista di fronte
ad uno spartito o ad una tela, o più prosaicamente come un
masterchef, dovremo trovare il modo di armonizzare per la nostra
squadra la quantità, la densità l’ intensità e in particolare la qualità
adeguata degli stimoli allenanti, in un mirabile equilibrio coordinativo
intermuscolare e intramuscolare. Interazione cognitivo-motoria
capace di influenzare fortemente le dinamiche della coordinazione e
che evolve con i cambiamenti legati all’età, non sempre però
strettamente ancorata, come già detto, a parametri cronologici. Che di differenziazione cognitivomotoria finalmente si parli!
Il nostro cervello ha la capacità affascinante di mettere insieme
diversi sensi integrando percezione e azione. Grazie a questa
splendida organizzazione spazio-temporale, costruiamo una visione
unica di ciò che ci circonda. Allo stesso tempo, un certo senso può
occasionalmente sostituire un altro quando la situazione lo richiede,
come nel muoversi in una stanza quando la luce è spenta. Tale
convergenza di sensi proviene da cellule di un'unica zona cerebrale
capace di connettere miliardi di neuroni, milioni di interconnessioni,
centinaia di muscoli, tendini, e articolazioni. Di fronte a cambiamenti
improvvisi, il sistema cognitivo-motorio segue il comportamento di
una o poche variabili che ci danno le adeguate informazioni di cui
abbiamo bisogno. Poi molto potrà il comportamento decisionaleintenzionale. I nostri allenamenti dovranno indurre il giocatore a
ricercare adattamenti qualitativi a bruschi cambiamenti in base alla
situazione sport-specifica: non potranno che essere semplicemente
ovviamente funzionali.
QUESTIONE DI TIMING
“La percezione del tempo è importante perché è l'esperienza del
tempo che ci radica nella nostra realtà mentale."
Il Tempo è un parametro essenziale nel controllo del
comportamento, ma l'esperienza di tempo non è
universalmente condivisa. Mi tornavano in mente questi pensieri
mentre ieri sera il Mister durante la partita di rifinitura continuava
a urlare nei confronti di un centrale fuoriquota: “temporeggia,
aspettalo, prendi il tempo, non entrare” riferendosi all’azione di
un attaccante più anziano ed esperto…Timing è la capacità di
far coincidere i propri movimenti in relazione alla situazione. Si
tratta di una combinazione cognitivo-motoria, fatta di processo decisionale, coordinazione, tempi
di anticipo e reazione; risultato: il giocatore nel posto giusto al momento giusto. I giocatori esperti
della squadra sembra che agiscano sempre senza fretta e abbiano più tempo per prendere
decisioni. Essere in grado di anticipare gli eventi, il saper leggere tra le righe del gioco, qualità innata
o spesso acquisita attraverso l'esperienza, permette al giocatore di arrivare nella posizione corretta
con certo anticipo. Un atleta con una migliore tempistica evidenzierà una migliore performance
senza spreco di energia. La possibilità di collegare il timing dell’azione e l’esperienza cosciente
dell’azione stessa richiede almeno due marcatori temporali: la cognizione dell’inizio e della fine di
un’azione, che delimita un intervallo di tempo di cui il cervello ha bisogno per stimare, valutare e
suscitare l’esperienza di tempo. A questo proposito risulta fondamentale non solo la temporizzazione
ma anche le operazioni relative alla strutturazione delle fasi temporali della partita, cioè
l’elaborazione delle fasi di gioco mentre il gioco sta avvenendo, il ripensare all’esperienza subito
dopo che è avvenuta nel set ancora aperto: entrano in campo molteplici fattori: una eccitazione
nervosa ottimale, adeguata motivazione, la selezione attenzionale, la concentrazione, la memoria
di lavoro, la consapevolezza. La maggior parte di questo lavoro deriva da una precoce fase
esperienziale di elaborazione sensoriale e motoria della percezione che deve avvenire fin dai
primi anni della scuola calcio, seguita da una pratica sportiva che non può prescindere
dalle nostre capacità logico-matematiche fino ad arrivare alla contabilità e
all’imaging. Non intendo, per chiarezza, una pratica specialistica precoce che può creare squilibri
di crescita nei ragazzi, aspettative fuori misura e relativo abbandono per stagnazione, ma ad attività
adeguate ai tempi ed ai ritmi di questa generazione di NATIVI DIGITALI. In ogni caso il tempo è
comunemente considerato un parametro che sottostà al controllo del comportamento e alle
capacità coordinative e su questi aspetti dovremo orientare la nostra pratica. Elementi essenziali
della prestazione risultano essere l’organizzazione spazio-temporale, i cambi di direzione, il tempo
del primo appoggio e la capacità di “cambiare passo” le accelerazioni e decelerazioni. In
quest’ottica risulta necessario ottimizzare il rapporto ampiezza/frequenza dei passi in funzione dello
spazio da percorrere: “capacità coordinative fondamentali per il patrimonio motorio del giocatore
di calcio”. Un timing adeguato consente quindi all’atleta di realizzare in modo appropriato tutte le
fasi del movimento. Ma la nozione di tempo inteso come un flusso lineare è da rivedere…durante
un’azione di gioco le cose avvengono non solo cronologicamente, ma molti eventi accadono
insieme e in più parti del campo: una serie di traiettorie che attraversano lo spazio in un certo tempo,
come ormai graficamente la tecnologia è in gradi di evidenziare( GPS e MatchAnalysis). Gli esercizi
coordinativi che ovunque sul web o in letteratura ci vengono graficamente propinati prevedono
quasi sempre traiettorie lineari, ostacolini messi in fila regolati dalla stessa spaziatura, speed ladder
equidistanti, parallelamente posizionate. Non che questo sia riprovevole o sbagliato ma….nel gioco
c’è ben altro.
DEL PRENDERE DECISIONI
"Una mente è così strettamente modellata attraverso il corpo e destinata a servirlo che solo una
mente potrebbe sorgere in esso. No body, never mind "
Antonio Damasio" The Feeling of What Happens"
Il prendere decisioni in una squadra, decisioni che potranno
modificare l’esperienza dello stesso team, evidenzia due
prospettive:
1. I giocatori prendono decisioni tali da alterare i
comportamenti in risposta ai cambiamenti dell’ambiente
circostante, fisico e sociale; gli esiti di tali decisioni che
dipendono nel gioco dai comportamenti di più decisori, sono
difficili da prevedere, e questo richiede strategie decisionali
e di riparo altamente adattative
2. I giocatori possono avere diversificati punti di vista e
preferenze; di conseguenza scelgono le proprie azioni per
migliorare il benessere proprio o ridurre quello di altri
(avversari)
Molti studi neurobiologici hanno utilizzato la teoria dei giochi per sondare la base neurale del
processo decisionale, e hanno scoperto che le caratteristiche uniche di tale processo sociale
potrebbero essere messe in relazione alle aree cerebrali coinvolte nella valutazione della
ricompensa e dell’ apprendimento per rinforzo. Il giocatore ha una grande varietà di repertorio
motorio, e per questo motivo deve scegliere una azione motoria tra molte altre. I meccanismi nei
gangli basali sono fondamentali a tale scopo. Supponiamo che il giocatore sceglie di effettuare
un’azione A invece di B. Tale scelta filtrata dal feedback esperienziale calcistico può avvenire in
quanto il giocatore sa che con A è possibile ottenere un vantaggio rispetto a B o che, scegliendo B,
sarebbe incappato in un errore già fatto. Entra in gioco quindi una modulazione ricompensadipendente o goal-dipendente. Se il nostro cervello tramite feedback prevede una frustrazione
dopo un'azione, il meccanismo indiretto nei gangli basali può diventare attivo per inibire tale
l'azione. In tutto questo meccanismo assume enorme valore la scelta delle attività utilizzate durante
la seduta di allenamento. Su questi aspetti teorici, sarà importante programmare adeguate attività
ed esercitazioni mirate.
CALCIAGILITY
Il talento fa sempre la stessa cosa ma come la fa lui…Agostino Tibaudi
Altro è essere rapidi, capaci di raggiungere e mantenere alte velocità di esecuzione e la letteratura
sportiva è piena di metodi sprint training e tecniche per allenare tale competenza ma la calcioagility
cioè la capacità di cambiare in modo esplosivo velocità e direzione in un set calcistico è sempre
più importante della velocità lineare. Nei programmi di allenamento si dovrebbero selezionare le
esercitazioni in base alla loro coerenza dinamica con la richiesta dell'attività. La ragione per cui i
movimenti funzionali risultano così efficaci è che non c'è modo di eseguirli senza la produzione di
quella potenza, quella rapidità quella applicazione di forza e accelerazione che il calciatore ritrova
in partita. Inoltre in termini di controllo motorio e di apprendimento, l'agilità è una sintesi delle
"capacità coordinative e condizionali insieme", quelle necessarie intendo al calciatore.
Questo non significa che nella pratica gli obiettivi non siano anche specifici sempre per il principio
della coerenza dinamica: molte esercitazioni dovranno
essere chiaramente programmate per sostenere il
calciatore nello sviluppo e conseguimento di abilità
specifiche
proprie
del
gioco
calcio:
Le capacità coordinative e condizionali interagiscono, in
gradi diversi, durante l'esecuzione di differenti compiti
motori, non possono essere isolate ma le attività di
allenamento possono essere selezionate in base a
specifiche richieste e necessità.
Faranno quindi parte di tali esercitazioni:
-esercizi propri di agilità che riprodurranno i percorsi fissi
di rapidità, accelerazioni e decelerazioni, di cambi di
direzione e di senso propri del ruolo o del reparto a cui si
appartiene, effettuati con e senza palla
-esercizi di agilità effettuati in un set imprevedibile, che possano stimolare capacità di adattamento
e risoluzione, capacità di decisioni subitanee e risoluzioni nuove e originali.Anche se per molti
calciatori di talento tali caratteristiche risultano innate, recenti studi validati dimostrano che una
pratica giovanile precoce di sport diversi produce nel giocatore effetti importanti in questo senso;
inoltre esercizi correttamente e adeguatamente programmati e individuati stimolano il normodotato
a sviluppare forza esplosiva, coordinazione inter e intramuscolare, abilità tecniche, lettura degli spazi
e dei tempi che lo aiutano a colmare il gap pregresso. Gli effetti dell'apprendimento e della
formazione saranno potenziati da una progressiva applicazione di nuovi compiti: distribuzione,
randomizzazione, variazione della pratica, feed-back informativi motivazionali e di rinforzo che
sembrano essere piuttosto efficaci da parte del mister o del preparatore. Nonostante tutte le migliori
intenzioni comunque a volte il giocatore può sbagliare la scelta del momento corretto per impattare
la palla, oppure può muoversi senza successo e con grande dispendio, nell’ambito di una strategia
difensiva od offensiva non funzionale al raggiungimento dell’obiettivo previsto. Forse per questo si
gioca in 11…qualche altro giocatore dotato di capacità attentive potrà correggere gli errori
individuali che il sistema genera.
IO SO DOVE STO
Esiste un metodo per far sì che il giocatore abbia la consapevolezza di ciò che si sta svolgendo in
campo, della sua posizione, una adeguata lettura e
interpretazione degli avvenimenti mentre si stanno
svolgendo? Per catturare rapidamente quel flusso di
immagini che circola nella sua mente e tradurle in
azioni efficaci? Noi addetti ai lavori possiamo
mostrare, incoraggiare, stimolare tale attributo, ma il
sé misterioso che è in ciascun giocatore, il punto di
vista soggettivo solo il giocatore stesso lo può
evocare e rendere migliore. Possiamo però farci
guidare dall’intuito di Antonio Damasio, filosofo, e
con lui convenire che ciascun giocatore ha come
punto di riferimento il suo corpo. Un corpo unico
capace di mandare segnali e di riceverli: un corpo
che gli permette di guardare e imparare a guardare
sempre meglio ciò che avviene intorno a lui, dove
sono gli avversari, i compagni, gli spazi, di
comunicare in maniera verbale e non verbale, con attenzione, curando i dettagli (direzione del
piede, corpo aperto/chiuso), prima dell’arrivo della palla che sarà gestita grazie ad una tecnica
adeguata che è sempre un modo di esprimere così come esprimo fretta o calma o gioia o ansia.
Un corpo che dovrà essere pronto già prima dell’arrivo della palla, un corpo che lo coinvolgerà con
domande martellanti quanto inconsce: cosa, quando, dove, come e in particolare perché (le
famose 5 W). L’esperienza poi lo aiuterà a selezionare e perfezionare una risposta adeguata ed
efficace da una gamma di possibilità, sempre attenti ai possibili momenti di transizione quando
l’equilibrio di una squadra, di una partita, di un campionato possono cambiare. Un corpo quindi che
deve essere in sintonia con corpi altri. E quando parlo di corpo non è al solo livello muscolare che mi
riferisco. Ciò non ci dispensa dal progettare un adeguato training volto a migliorare la visione del
giocatore con palla e di quello senza palla ( Fradua), un training che metta lo stesso giocatore in
condizione condizio-coordinativa e tecnica in grado di giocare le sue varie carte, che lo aiuti ad
acquisire la migliore delle capacità attentive e che lo induca a prendere decisioni con sempre
maggiore sicurezza.
Rapporto tra coscienza e materia fisica
1.principio di in formazione: affinché un sistema che elabora informazioni possa essere cosciente deve
avere la capacità di immagazzinare un grande numero di informazioni, quindi dotato di ampia memoria
2. principio di integrazione: affinché un sistema che elabora informazioni possa essere cosciente deve
essere dotato della capacità di organizzare assieme l’informazione in modo unitario tale per cui diventa
impossibile decomporre il sistema in parti tra loro indipendenti
3.principio dinamico per cui tale capacità di integrazione deve essere sviluppata
4.principio di indipendenza dall’ambiente circostante
5.principio di utilità: le informazioni immagazzinate debbono essere utili al sistema stesso
Il calciatore è quel tipo di sistema che manifesta tali competenze
Simone Gozzano
PERCHÉ
NON
MI
STAVO
DIVERTENDO! Si ok, ripetute, CDD, CODS,
salite,
ostacoli,
scaletta
ma…quando
giochiamo? Quando un calciatore fa questa
domanda o quando un adolescente smette di
fare sport perché non si diverte più, si va in crisi.
Certe sedute di preseason a volte somigliano
alla valle della depressione; i giocatori si
sottopongono alle attività perché sanno che il
tempo investito in esercizi pagherà in futuro, ma
vanno in crisi di astinenza in relazione al gioco
e al divertimento. Utilizzare una metodologia che preveda l’alternanza di esercizi formativi e di SSG
programmati sul focus della sessione potrebbe essere una delle possibilità. Focalizzando l'attenzione
sul gioco oltre che sulla pratica tecnica o “atletica”, i giocatori saranno incoraggiati a diventare
tatticamente più consapevoli e sapranno prendere decisioni migliori, verranno indotti a pensare
strategicamente il gioco, a porre capacità attentive e di lettura della situazione a servizio della
squadra, ad azzeccare sempre meglio ritmi e timing delle azioni; inoltre lo sviluppo graduale delle
competenze avverrà all'interno di un contesto realistico, divertente e sport-specifico. Anche la
tecnica, estremamente importante, se eseguita e allenata a secco difficilmente si trasforma in
competenza per l'assenza delle componenti di pressione intensità e opportunità indotte dalla
variabilità del set calcistico. Naturalmente non bisogna arrivare agli estremi opposti e cancellare dal
planning annuale le attività analitiche o a secco. Sarà indispensabile evolvere oltre che negli aspetti
tecnico tattici anche nel l’approccio psico-pedagogico e non soffermarsi ancora in attività
condizio-coordinative generalizzate e aspecifiche pensando che favoriscano l’apprendimento. Non
solo il cervello dei Piccoli Amici, ma anche quello
dei Professionisti è dotato di plasticità, della
capacità cioè di apprendere una infinità di diversi
insegnamenti specifici. Lo stretto rapporto
funzionale fra corteccia, neuroni specchio, nuclei
sottocorticali che gestiscono gli automatismi e la
struttura periferica mio-osseo-articolare che
produce praticamente il movimento, si sviluppa
solo se l’obiettivo è ben chiaro e se l’attività
utilizzata per realizzare l’obiettivo stesso è
pertinente e significante.
“La capacità di ragionare in modo strategico, cioè di confrontarsi con una controparte
prevedendo i cambiamenti del suo comportamento in risposta ai nostri, inizia a svilupparsi intorno
ai sette anni di età”. A stabilirlo è uno studio condotto da Itai Sher, Melissa Koenig e Aldo Rustichini,
dell'Università del Minnesota a Minneapolis, che hanno indagato sui progressi dei bambini di
diversa età nelle prestazioni strategiche. La capacità di attribuire stati mentali a se stessi e agli altri,
ossia di avere una “teoria della mente”, si sviluppa attorno ai tre-quattro anni. Il pensiero
strategico, però, richiede qualcosa di più. Nell'elaborarlo, infatti, bisogna essere in grado di usare
l'esito di un passo del ragionamento come input per un passo successivo: si tratta cioè di passare
dal “io credo che tu credi” (teoria della mente) al “io credo che tu credi che io creda...”, e agire
di conseguenza. Per quanto complessa da esplicitare, sfruttiamo questa capacità
quotidianamente in moltissime interazioni sociali, per esempio quando, mentendo, elogiamo
l'eleganza del vestito nuovo di qualcuno, ma senza esagerare per non indurre nell'altro il sospetto
di ironia.Per stabilire il momento in cui inizia a svilupparsi questo pensiero strategico i ricercatori
hanno messo a punto due esperimenti, in cui sono stati coinvolti 69 bambini dai tre ai nove anni e
44 adulti, descritti in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of
Sciences”. Gli esperimenti consistevano in semplici giochi competitivi con un avversario, che
poteva modificare la propria condotta di gioco in modo da ingannare l'avversario, facendogli
fare
la
mossa
sbagliata
e
assicurandosi
così
il
premio
in
palio.
L'analisi dei risultati ha messo in evidenza che la capacità di confondere l'avversario con una serie
di mosse che rende una serie di mosse che rende difficile intuire quella successiva si sviluppa
appunto fra i sei e sette anni
Il GIOCO DEL CALCIO E’ SEMPLICE?
E' il primo giorno però domani ti abituerai e ti
sembrerà una cosa normale
fare la fila per tre, risponder sempre di sì e
comportarti da persona civile...
Edoardo Bennato da Burattino senza fili
L’idea che il modello prestativo del calcio si basi sulle capacità
del giocatore di analizzare situazioni e prendere risoluzioni in
tempi e spazi variabili non è più peregrina anche nel rispetto
dei dati che progresso tecnologico e neuroscienze forniscono
quotidianamente agli operatori del settore. Bizzarro risulta
invece il ritardo metodologico con cui si affrontano tuttora
programmazioni e si propinano esercitazioni che vanno in
direzione altra e irreale.
La relazione tra l’applicabilità dell’allenamento alla situazione reale e lo sviluppo del giocatore, la
sua progressiva efficienza competitiva sia che si tratti di normodotato che di talento, ci interpella
costantemente. Non ci lascia in pace. In quest’ottica il dibattito ferve e la speciale attenzione nella
adeguata selezione dei contenuti significa rispetto nei confronti di coloro che poi andranno in
pratica ad eseguire attività ed esercitazioni scelte dagli operatori. I modelli esercitativi che seguono
rappresentano una semplice proposta metodologica che va nella direzione funzionale di una
prospettiva condizionale esercitata tramite il regime coordinativo inerente gesti tecnico-tattici
specifici per il gioco del calcio, sport di situazione. In linea con la natura del gioco stesso, cercano
di conseguire l’obiettivo di esercitare calciagility, consapevolezza, capacità di scelta nei tempi,
spazi e modi propri della disciplina, privilegiando queste, tra le molte altre capacità da sviluppare.
Come un pescatore in un mattino felice ho intrappolato nella rete esercitazioni appartenenti ormai
al mondo virtuale (chi le avrà mai ideate per la prima volta?) assemblandole però in un cablaggio
cerebrale proprio, che provo ad immettere in questa piazza
condivisa.
Ciascuna presentazione prevede una prima parte in cui il
giocatore è chiamato ad affrontare da solo la situazione-problema
per poi incappare in una sorta di Small Sided Games centrale in cui
insieme ad altri componenti della squadra cercherà di ricercare e
trovare soluzioni. Volontariamente non ho inserito le misure sia per
ovvietà sia nella convinzione che ogni allenatore deve adattare la
proposta metodologica base alla sua squadra, Così anche per
molti altri dettagli.
PROPOSTA 1
MATERIALI
CALCIAGILITY
cinesini, coni, casacche, pallone, fettuccia metrica, cronometro
6 giocatori effettuano i percorsi indicati. Naturalmente si può replicare lo stesso set altre 3-4 volte
coinvolgendo contemporaneamente tutti i componenti della squadra
-Il giocatore n.1 effettua il “10m, beep test
-Il giocatore n.2 effettua il ½ rombo Fucci test
-Il giocatore n.3 effettua l’AFL Agility run
-Il giocatore n.4 effettua l’Arrowhead Agility Drill
-Il giocatore n.5 effettua il T-test
-il giocatore n.6 effettua il Zigzag test
Effettuate in contemporanea le 6 esercitazioni i giocatori confluiscono al centro in uno spazio 30x20
(alternative:32x23; 25x15 in base alla scelta dell’impegno metabolico: tempo di gioco 4’ max; rec. 90”).
In tale spazio si attiva un 3vs 3 con la seguente mission:
-si difendono due angoli e si attaccano i due angoli opposti
-si fa punto quando la palla viene condotta e depositata in uno dei due angoli di attacco
-chi ha effettuato il goal, per validare il punto corre a toccare il cono del colore della propria squadra
e rientra in gioco
PROPOSTA 2
MATERIALI
FELLINI
cinesini, coni, casacche, palloni, fettuccia metrica, cronometro
Si divide la squadra in due gruppi uno da 9 (esercitazione A )e uno da 10 componenti ( esercitazione
B).
Esercitazione A (un pallone): i giocatori si dispongono sui cinesini come da figura; il meccanismo è il
classico DAI E SEGUI; avvia l’esercitazione il giocatore con palla che effettua il passaggio come
indicato dalla freccia, si sposta e segue; il giocatore che riceve effettua il passaggio come da freccia
al giocatore blu (colore casuale)e segue, il blu al bianco e così a seguire fino ad effettuare il giro e
conseguente passaggio su tutti i coni, per 2’ o per il tempo desiderato dal mister.
Esercitazione B ( due palloni): si dispongono 2 giocatori su ciascun cinesino; ; il meccanismo è il
classico DAI E SEGUI; avvia l’esercitazione il giocatore A con palla ( bianco)che effettua il passaggio
come da freccia e segue; il rosso che ha ricevuto effettua un passaggio alla sua sinistra e lo segue; si
prosegue fino al terzo passaggio con il medesimo meccanismo; a questo punto e solo a questo punto (
timing, lettura della situazione) quando il giocatore bianco in questo caso effettua il passaggio alla sua
destra, entra in gioco A’ che effettua un passaggio nella stessa traiettoria del precedente passaggio di
A e segue.
Dopo 2’ ( o altro tempo deciso dal Mister ), i due gruppi confluiscono nei due quadrati nei quali si avvia
uno SSG denominato il regista.
Nel quadrato più piccolo ( 30x20-37x27 )i componenti sono 9 : il regista e 4 coppie di “attori” in 1vs1(si
difendono a vicenda): alternativamente saranno in attacco i bianchi o i rossi. Il regista (di solito un
centrocampista dai piedi buoni) non ha un difensore, gioca libero e deve smistare la palla alla squadra
alternativamente in attacco.
Mission: la squadra in attacco deve effettuare 5 passaggi sempre ridando la palla al regista tramite
passaggio; la palla può essere toccata(intercettata) dal proprio difensore e quindi si attiva la
transizione e la squadra che era in difesa passa istantaneamente all’attacco. N.B. Ogni attaccante ha
il suo difensore e non si può difendere in 2 su un attaccante( niente raddoppio)
Nel quadrato grande ( 35x25 - 41x27) i giocatori sono 10 quindi si può scegliere di:
-alternare il regista in quanto il lavoro risulta metabolicamente impegnativo
-2 registi, ma il tocco di 1 dei 2 vale 0
Abbiamo in questo caso 5 coppie di “attori” in 1vs1(si difendono a vicenda): alternativamente saranno
in attacco i bianchi o i rossi. Il regista ( o entrambi i registi)non ha un difensore, gioca libero e deve
smistare la palla alla squadra alternativamente in attacco.
Mission: la squadra in attacco deve effettuare 5 passaggi ma la palla ogni volta, prima di tornare al
regista deve passare attraverso un compagno in appoggio; se eventualmente si vuole passare al
regista n.1 o al n. 2 come appoggio, il passaggio vale 0.
PROPOSTA 3
MATERIALI
PEP
cinesini, coni, casacche, palloni, fettuccia metrica, cronometro
Il set è previsto per 11 giocatori cosi’ disposti:
-3 sui coni
-1 sui cerchi
-1 sulle picche
-2 sulle forche
-3 sui materassini
-1 sugli scatoloni
Si ruota in senso antiorario non appena si è effettuato l’esercizio o nei tempi indicati
Postazione coni: il giocatore1 di questa postazione effettua un dribbling tra i conetti (ogni volta il mister
può decidere la variabile: 3 tocchi tra un cono e l’altro, tocchi differenziati ..ecc ) e deposita la palla
nel quadrato formato dai quattro coni per proseguire verso la postazione 2 quella dei cerchi. Tale
posizionamento della palla è il segnale per
-il secondo giocatore della postazione coni,il quale deve scattare, condurre la palla fino allo start ed
eseguire quanto fatto precedentemente dal giocatore 1
-il primo giocatore della postazione materassini per avviare il suo lavoro, cioè lanciare la palla in aria
effettuare una capriola rialzarsi controllare la palla precedentemente lanciata ( variabili: prendere al
volo la palla precedentemente lanciata, con le mani dopo la capriola, calciarla con i piedi dopo la
capriola, rialzarsi e controllarla…) e tirare nella porticina ( che può essere variamente dimensionata e
posizionata nel modo indicato o anche frontale…)
Torniamo al giocatore 1 che prosegue il suo percorso effettuando balzi tra cerchi- a piedi pari nei
cerchi piccoli e alternati nei grandi (la fantasia del mister può differenziare il lavoro), passando sotto le
picche incrociate proseguendo con i balzi sulla postazione scatoloni disposti variamente, postazione
capriola + tiro e infine sulle 3 forche dove troverà posizionati 3 palloni a lunghezza varia con i quali
effettuerà 3 colpi di testa. Infine si riposizionerà nella postazione coni. Dopo 5’ o tempo scelto dal mister
al fischio di quest’ultimo tutti i giocatori si posizioneranno al centro dove si attiverà in un quadrato (
35x25 -40x40) un 4vs 4 con 3 sponde e la mission di effettuare un dato numero di passaggi (5-9 ) prima
di andare al goal 4’ poi recupero
PROPOSTA 4
MATERIALI
Rui FARIAS
cinesini, coni, casacche, palloni, fettuccia metrica, cronometro
IL SET è previsto per 12 giocatori che prima di confluire al centro ed effettuare lo SSG previsto si
suddivideranno 3 per ciascuna delle 4 postazioni indicate; in particolare:
-postazione coni: Dribbling con ogni tipo di tocchi
-postazione ostacoli e coni : passaggi variati degli ostacoli posti volutamente in differenziate distanze e
Cambi di direzione tra coni
-speed ledder posizionata in vari modi su cui effettuare variabili esercitazioni
-picchetti ed elastici posizionati bassi su cui effettuare il maggior numero di saltelli e tapering.
Il tutto può essere eseguito in coppie con la palla, eseguendo degli 1-2 in uscita
Dopo 8’( o altro tempo previsto dal Mister ) i giocatori confluiranno al centro dove in uno spazio (45x
20) diviso in tre postazioni si posizioneranno tre squadre come da figura. La squadra posizionata nello
spazio centrale è quella preposta alla difesa. Il gioco su un inizia con il possesso palla da parte della
squadra rossa che dovrà effettuare 5 passaggi prima di inviare al volo la palla nel rettandolo dei
bianchi. Due giocatori blu del rettangolo centrale entrano nel quadrato dei rossi e si attiva un 4vs2.
-se i rossi nonostante i difensori effettuano i 5 passaggi continuano e rimanere nel loro spazio e lanciano
la palla nel settore bianco
-se un difensore blu intercetta la palla i rossi sono costretti a spostarsi nel rettangolo centrale e due di
loro debbono spostarsi come difensori nel quadrato dei bianchi che nel frattempo utilizzando un nuovo
pallone hanno iniziato il possesso palla. N.B. prima di iniziare munirsi di molti palloni. 4’ poi recupero
Quando vedo un tiro di esterno, due dribbling a fila, paragono la bellezza del calcio
a quella di una donna. Un dribbling perfetto è come il viso di una bella donna».
Si ringrazia Filippo Giommetti per l’aspetto grafico. E non solo.
Bibliografia
Ferrari Bravo- Sprint e agility training
Nervi-Piovani – I cambi di direzione Specifici nel calcio
Ferrante-Cristi- La formazione del giovane calciatore
Fradua-La visione di gioco del calciatore
Aquilani-Nardo –Principi ed esercitazioni psicocinetiche per il calcio
Damasio- Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente