Chimica Fisica Soluzioni AA 2013-2014 Antonino Polimeno Dipartimento di Scienze Chimiche ` degli Studi di Padova Universita Capitolo 1 Soluzioni: grandezze fondamentali e miscele gassose Nella terza parte di queste dispense di lezione considereremo i sistemi termodinamici caratterizzati dalla presenza di pi´ u componenti chimici, ma in assenza di reazioni chimiche, cio`e di processi che comportino la variazione delle coordinate di composizione dei sistemi stessi. Prima di procedere con la descrizione delle propriet`a delle soluzioni ideali e reali, introdurremo una serie di nuove propriet`a formali dei sistemi multi-componente, le grandezze parziali molari e l’equazione principale che ne descrive le caratteristiche, vale a dire la legge di Gibbs-Duhem. Definiremo inoltre la relazione generale che permette di determinare il numero di gradi di libert` a termodinamici di un sistema, 1.1 Grandezze parziali molari Le varie funzioni termodinamiche estensive definite nei Capitoli precedenti V , U , S, H, A, G sono facilmente convertite in grandezze intensive per un sistema ad un componente previa divisione per il numero di moli totali di sostanza del sistema, Vm = V /n, Um = U/n etc. Le relazioni differenziali tra le grandezze di stato sono facilmente convertibili, per un sistema monocomponente, nella loro forma molare; cos´ı per esempio il differenziale fondamentale diviene dUm = T dSm − pdVm + µdn (1.1) dove µ `e per definizione l’aumento di energia interna dovuto all’aggiunta di un numero di moli di sostanza dn ad entropia e volume costanti (ed `e anche uguale alla variazione di energia di Gibbs dovuto all’aggiunta di un numero di moli di sostanza dn ad temperatura e pressione costanti etc.). La conoscenza delle grandezze molari e del numero di moli permette di definire completamente il comportamento di un sistema ad un componente. Se ora passiamo a sistemi a pi´ u componenti chimici, l’utilit` a delle grandezze molari viene meno: in un sistema composto da varie specie chimiche infatti, l’esistenza di interazioni tra le varie specie chimiche non permette di considerare, in generale, che l’energia interna, per esempio, sia la somma delle energie interne molari delle specie presenti moltiplicate il numero di moli di ciascuna specie (a meno di non considerare le soluzioni ideali, cfr. il prossimo Capitolo). Possiamo per` o definire delle nuove grandezze 1 2 CAPITOLO 1. SOLUZIONI: GRANDEZZE FONDAMENTALI E MISCELE GASSOSE intensive che permettono di descrivere quantitativamente i sistemi termodinamici reali, definite come grandezze parziali molari. Per una generica funzione di stato estensiva E, con E = U , V etc. definiamo la corrispondente grandezza parziale molare relativa all’i-esimo componente come ∂E ¯i = E ∂ni (1.2) T,p,n ′ i cio`e la variazione di E divisa per la variazione infinitesima delle moli dell’i-esima sostanza, a temperatura, pressione e numero di moli di tutte le altre sostanze costanti. Per esempio l’i-esimo volume parziale molare `e semplicemente V¯i = ∂V ∂ni (1.3) T,p,n ′ i mentre l’energia libera di Gibbs parziale molare `e ¯i = G ∂G ∂ni ≡ µi (1.4) T,p,n ′ i cio`e coincide per definizione con il potenziale chimico della specie i-esima. L’importanza delle grandezze parziali molari risiede nella seguente caratteristica La somma dei prodotti delle grandezze parziali molari per il numero di componenti ` e uguale alla grandezza estensiva vale a dire E= X ¯i ni E (1.5) i L’equazione (1.5) permette di calcolare il valore della grandezza estensiva, per esempio il volume totale di una soluzione, note le grandezze parziali molari, per esempio i volumi parziali dei componenti di una soluzione. La relazione pu` o essere ottenuta combinando le propriet`a matematiche e fisiche delle grandezze di stato. Cominciamo esprimendo il differenziale totale di E nelle variabili T , p e ni dE = ∂E ∂T p,n dT + ∂E ∂p dp+ T,n X i ∂E ∂ni T,p,n′i dni ≡ ∂E ∂T p,n dT + ∂E ∂p dp+ T,n X ¯i dni (1.6) E i questa `e una conseguenza matematica del fatto che dE che `e un differenziale esatto, cio`e che E `e una funzione di stato. Supponiamo ora di aumentare la massa del sistema a temperatura, pressione e composizione costante, cio`e di integrare la precedente relazione da uno stato iniziale E ad uno stato finale Ef mantenendo inalterate la temperatura, la pressione e le proporzioni relative tra i vari componenti. Otteniamo ∆E = Ef − Ein = X ¯i ∆ni E (1.7) i le grandezze parziali molari dipendono solo dalla temperatura, pressione e composizione relativa e dunque restano costanti: questa `e un’ipotesi fisica, che definisce la natura delle grandezze intensive. 1.1. GRANDEZZE PARZIALI MOLARI 3 L’aumento di massa pu` o essere espresso, considerando che la funzione `e estensiva, come Ef = kE dove k `e il fattore di aumento di massa. Ne segue che (k − 1)E = X ¯i (k − 1)ni → E = E X ¯i ni E (1.8) i i Alternativamente, avremmo potuto ottenere direttamente la (1.5) come una applicazione banale del teorema di Eulero, applicato ad E, grandezza omogenea di grado 1 rispetto ai numeri di moli di ogni componente X i ∂E ∂ni =1×E →E = X ¯i ni E (1.9) i T,p,n ′ i Ogni grandezza estensiva pu` o dunque essere espressa come somma delle relative grandezze parziali molari V = X V¯i ni (1.10) S¯i ni (1.11) ¯ i ni U (1.12) ¯ i ni H (1.13) A¯i ni (1.14) ¯ i ni G (1.15) i S = X i U = X i H = X i A = X i G = X i che nel caso di un sistema monocomponente si riducono alle consuete relazioni V = Vm n etc. Si pu` o notare come con la medesima semplice tecnica si possano ottenere relazioni integrate a partire da ciascun differenziale fondamentale U = T S − pV + X µi n i (1.16) i H = TS + X µi n i (1.17) i A = −pV + X µi n i (1.18) i G = X µi n i (1.19) i e queste relazioni sono chiaramente in accordo con le definizioni di H, A e G. Fra le grandezze parziali molari esistono relazioni del tutto analoghe a quelle esistenti fra le grandezze estensive originarie. Per esempio, data la definizione di entalpia, H = U + pV , possiamo differenziale a rispetto a ni tenendo T , ¯i = U ¯i + pV¯i etc. p e n′i costanti ottenendo subito H Le grandezze molari pi´ u usate sono (a parte i potenziali chimici, naturalmente) le entalpie parziali molari e i volumi parziali molari. Uno metodo di determinazione sperimentale `e illustrato nel seguito per il caso delle entalpie parziali molari di una soluzione a due componenti. Siano Hm,1 e Hm,2 le entalpie 4 CAPITOLO 1. SOLUZIONI: GRANDEZZE FONDAMENTALI E MISCELE GASSOSE ¯1 e H ¯ 2 le entalpie parziali molari in una soluzione di n1 moli del molari dei due componenti puri e H componente 1 e n2 moli del componente 2. Il calore assorbito dalla soluzione all’atto del mescolamento `e ¯ 1 + n2 H ¯ 2 ) − (n1 Hm,1 + n2 Hm,2 ) = n1 (H ¯ 1 − Hm,1 ) + n2 (H ¯ 2 − Hm,2 ) (n1 H (1.20) dividendo per n1 + n2 si ottiene il calore assorbito per mole di soluzione ∆Hm ¯ 1 − Hm,1 ) + x2 (H ¯ 2 − Hm,2 ) = (1 − x2 )(H ¯ 1 − Hm,1 ) + x2 (H ¯ 2 − Hm,2 ) ∆Hm = x1 (H (1.21) La quantit`a ∆Hm pu` o essere misurata sperimentalmente e riportata in grafico contro, per esempio, x2 . ¯ ′ e ∆H ′ ; si ottiene inoltre ¯′, H Per una valore dato x′2 abbiamo i valori corrispondenti H m 2 1 ∂∆Hm ∂x2 ¯ 1′ − Hm,1 ) + (H ¯ 2′ − Hm,2 ) |x2 =x′2 = −(H (1.22) ¯ ′ − Hm,2 dalla (1.21) per x2 = x′ : da cui, eliminando H 2 2 ∂∆Hm ′ ¯ 1′ − Hm,1 = ∆Hm H − x′2 |x2 =x′2 ∂x2 (1.23) che come si pu` o vedere dal grafico in Figura (1.1), `e uguale all’intercetta della retta tangente alla curva ′ ` e il segmento EG, x′2 `e il che esprime ∆Hm in funzione di x2 con l’asse verticale a x2 = 0: infatti ∆Hm ¯ ′ − Hm,1 `e segmento AE, mentre la derivata in x′2 `e il rapporto tra FG e CF=AE, da cui risulta che H 1 ′ ¯ pari alla differenza tra i segmenti EG e FG, cio`e AC; analogamente H2 − Hm,2 `e ottenuto dall’intercetta con l’asse verticale a x2 = 1, cio`e il segmento BD. Con una procedura analoga possiamo per esempio Figura 1.1: Grafico per la determinazione delle entalpie parziali molari di una miscela binaria. 5 1.2. MESCOLAMENTO DI UNA MISCELA GASSOSA PERFETTA valutare i volumi parziali molari relativi ai volumi molari dei componenti di una soluzione binaria; anzi in questo caso possiamo anche conoscere i volumi molari, quindi sono noti i volumi parziali molari assoluti. Si noti che le grandezze parziali molari possono essere negative: un volume parziale molare negativo per un componente dato ad una composizione data implica che un’aggiunta infinitesima del componente provoca una diminuzione del volume totale della soluzione. 1.2 Mescolamento di una miscela gassosa perfetta Analizziamo ora il comportamento del pi´ u semplice esempio di soluzione che possiamo immaginare, cio`e una miscela gassosa formata da gas perfetti, detta anche miscela perfetta). Una miscela perfetta `e una miscela di componenti chimici diversi non reagenti per ognuno dei quali il potenziale chimico `e definibile secondo la relazione: p µi = µ⊖ (1.24) i + RT ln ⊖ + RT ln xi p dove p `e la pressione totale e xi `e la frazione del componente. Per definizione, il potenziale chimico standard `e indipendente dalla pressione e dalla composizione, e quindi coincide con il potenziale chimico del solo componente i-esimo in forma pura alla pressione standard. Definendo la pressione parziale come P pi = xi p (da cui segue ovviamente che i pi = p), l’equazione precedente diviene pi µi = µ⊖ (1.25) i + RT ln ⊖ p Dall’espressione che definisce il potenziale chimico del componente di una miscela (gassosa) perfetta, possiamo facilmente calcolare l’equazione di stato come ∂µi ∂p = t,n′i RT ≡ V¯i p (1.26) cio`e il volume parziale `e uguale per tutti componenti e vale di conseguenza la legge dei gas perfetti V = X ni V¯i = X ni i i ! RT RT =n p p (1.27) Possiamo ora considerare il processo di formazione di una miscela perfetta a partire dai suoi componenti, a temperatura e pressione totale costanti. Dobbiamo naturalmente fare attenzione a considerare le condizioni di mescolamento. Analizziamo dapprima il comportamento di N componenti chimici gassosi perfetti a temperatura T , ciascuno a pressione pi,in , ognuno presente in misura di ni moli. Mescoliamoli mantenendo constante la temperatura; si trova facilmente che calore di mescolamento: dalla legge di Gibbs-Helmholtz relativa alle entalpie ed energia libere molari risulta ∂µi /T ∂T = p,n dµ⊖ i /T ddT =− ¯i H T2 (1.28) ma questa equazione ci dice che l’entalpia molare parziale dipende solo dalla temperatura (perch´e µ⊖ i dipende solo dalla temperatura), quindi deve essere uguale a qualunque composizione, inclusa 6 CAPITOLO 1. SOLUZIONI: GRANDEZZE FONDAMENTALI E MISCELE GASSOSE quella corrispondente al componente i-esimo puro (xi = 1), ed `e peraltro uguale all’entalpia molare; quindi il calore di mescolamento `e nullo, ∆mix H = 0; energia libera di mescolamento: calcoliamo ora l’energia libera di mescolamento. L’energia libera totale iniziale `e Gin = X n i µ⊖ i + RT ln i pi,in p⊖ (1.29) mentre quella finale `e Gfin = X ni i µ⊖ i pi,fin + RT ln ⊖ p (1.30) Quindi l’energia libera di mescolamento `e ∆mix G = RT X ni ln i pi,fin pi,in (1.31) mentre l’entropia di mescolamento `e semplicemente ottenuta tenendo conto che ∆mix H = 0 ∆mix S = − X pi,fin ∆mix G = −R ni ln T pi,in i (1.32) Nel caso in cui le pressioni iniziali di ciascun gas siano uguali alla pressione finale totale, pi,in = pfin , le espressioni precedenti sono semplificate tenendo conto che pi,fin = xi pfin da cui segue che ∆mix G = RT X ni ln xi (1.33) ni ln xi (1.34) i ∆mix S = −R X i Questo tipo di mescolamento si dice a volume costante; per visualizzarne un esempio pensiamo ai gas racchiusi in comparti di un recipiente rigido separati da pareti interne mobili, che inizialmente sono in equilibrio meccanico, cio`e con la stessa pressione. Togliendo le pareti interne, il sistema si mescola e la pressione finale `e pari alla pressione iniziale di ciascun componente. Il processo comporta una variazione positiva di entropia ed una diminuzione di energia libera (xi < 1), come ci si pu` o aspettare da un processo spontaneo. Cambiando le condizioni di mescolamento, le grandezze di mescolamento possono cambiare. Consideriamo il caso in cui ogni componente sia presente in misura di ni moli, ed occupi un volume fisso Vi . In pratica ora consideriamo delle pareti rigide, non mobili, che separano i comparti interni del nostro recipiente. Possiamo per esempio immaginare un sistema di N palloni, a volume noto, separato da rubinetti chiusi, ciascuno contenente un gas diverso. Ora apriamo i rubinetti e permettiamo il libero mescolamento dei gas. La temperatura finale `e sempre T mentre la pressione `e pfin . L’energia libera iniziale `e Gin = X i n i µ⊖ i + RT ln pi,in p⊖ = X i n i µ⊖ i + RT ln ni RT Vi p⊖ (1.35) 7 1.2. MESCOLAMENTO DI UNA MISCELA GASSOSA PERFETTA Figura 1.2: Mescolamento di una miscela gassosa binaria perfetta a partire da recipienti in equilibrio meccanico. mentre quella finale `e Gfin = X i n i µ⊖ i + RT ln pi,fin p⊖ = X i n i µ⊖ i + RT ln xi pfin p⊖ Quindi l’energia libera di mescolamento `e, tenendo conto che xi = ni / ∆mix G = RT X i ni ln Vi V (1.36) P i ni e che pfin V = P i ni RT (1.37) dove V `e il volume totale del recipiente. Ancora una volta la variazione `e negativa ed il processo `e spontaneo. Per un sistema binario l’energia libera di mescolamento a volume costante per mole di miscela, in unit` a RT in funzione della frazione molare di un componente `e semplicemente ∆mix G = x1 ln x1 + (1 − x1 ) ln(1 − x1 ) nRT (1.38) 8 CAPITOLO 1. SOLUZIONI: GRANDEZZE FONDAMENTALI E MISCELE GASSOSE Figura 1.3: Mescolamento di una miscela gassosa binaria perfetta a partire da recipienti di volume dato. In Figura (1.4) l’energia libera di mescolamento `e posta in grafico contro x1 ; la funzione `e sempre negativa, quindi una miscela gassosa perfetta (binaria) si forma spontaneamente a qualunque composizione. 1.3 Equazione di Gibbs-Duhem Tra le grandezze molari parziali sussistono molte relazioni utili. Se consideriamo il differenziale fondamentale di dG, otteniamo le relazioni di Maxwell ∂µi ∂p ∂µi ∂T = V¯i (1.39) = −S¯i (1.40) T,n p,n 9 1.3. EQUAZIONE DI GIBBS-DUHEM Figura 1.4: Energia libera di mescolamento in una miscela binaria gassosa perfetta (mescolamento a volume costante). ¯ i − T S¯i otteniamo facilmente Tenendo conto che µi = H ¯i + T µi = H ∂µi ∂T p,n → ∂µi /T ∂T =− p,n ¯i H T2 (1.41) cio`e l’equivalente dell’equazione di Gibbs-Helmholtz per un sistema a molti componenti. Ma la relazione pi´ u importante, per qualunque grandezza parziale molare, `e ottenuta differenziando l’equazione (1.5) dE = X ¯i + E ¯i dni ni dE (1.42) i combinando questa espressione differenziale con il differenziale di E rispetto a T , p ed ni dE = ∂E ∂T p,n dT + ∂E ∂p T,n dp + X i ¯i dni E (1.43) 10 CAPITOLO 1. SOLUZIONI: GRANDEZZE FONDAMENTALI E MISCELE GASSOSE si ottiene l’importante relazione differenziale che lega tutte le variabili intensive ∂E ∂T p,n dT + ∂E ∂p dp − T,n X ni dE¯i = 0 che a T e p costanti diviene semplicemente, dividendo anche per il numero di moli totali X (1.44) i ¯i = 0 xi dE P i ni (1.45) i Nel caso dell’energia di Gibbs E = G, l’equazione (1.44) prende la forma −SdT + V dP − X ni dµi = 0 (1.46) i la (1.46) `e detta equazione di Gibbs-Duhem, e correla le variazioni di temperatura, pressione e potenziali chimici. A temperatura e pressione costanti l’equazione di Gibbs-Duhem prende la forma X xi dµi = 0 (1.47) i Per un sistema binario a pressione e temperatura costante possiamo perci` o scrivere x1 dµ1 + x2 dµ2 = 0 (1.48) Una variazione infinitesimale del potenziale chimico di un componente `e quindi causa di una variazione infinitesimale del potenziale chimico dell’altro componente. 1.4 Miscela gassosa reale Possiamo subito discutere un’applicazione dell’equazione di Gibbs-Duhem considerando una miscela gassosa reale, per la quale il potenziale di ciascun componente `e µi = µ⊖ i + RT ln fi p→0 pi lim fi p⊖ = 1 (1.49) (1.50) dove µ⊖ e identico al potenziale chimico standard del gas reale puro. Il calcolo i dipende solo da T , ed ` della fugacit`a parziale in funzione della pressione a temperatura e composizione costante pu` o essere effettuato in analogia con la fugacit`a di un gas puro. Si ottiene fi ln = pi Z 0 pmis V¯i 1 − dp RT p ! (1.51) Il calcolo della fugacit`a di un componente in una miscela reale `e dunque una misura lunga e complessa. ` infatti necessario misurare, per una temperatura, pressione e composizione date, tutti i volumi parziali E molari in un intervallo di pressioni da 0 alla pressione di misura. In pratica, per esempio in un miscela binaria, si devono misurare le variazioni di volume della miscela a varie composizioni, ad una data pressione; da questi dati si possono ricavare i volumi parziali alla composizione desiderata. La serie di misure si ripete ad una seconda pressione e cos´ı via. Come possiamo verificare la correttezza dei dati 11 1.5. APPROFONDIMENTI di fugacit`a cos´ı ricavati? La risposta viene dalla relazione di Gibbs-Duhem. Per una miscela binaria abbiamo x1 dµ1 + x2 dµ2 = 0 → x1 d ln f1 + x2 d ln f2 = 0 (1.52) che pu` o facilmente essere posta nella forma, detta di Duhem-Margules ∂ln f1 + ∂ln x1 ∂ln f2 ∂ln x2 =0 (1.53) Una descrizione meno accurata delle miscele gassose pu` o essere costituito dalle miscele ideali, per le quali si accetta la definizione µi = µ∗i + RT ln xi (1.54) a definita in con µ∗i funzione della temperatura e della pressione; come vedremo una relazione analoga sar` seguito anche per le soluzioni ideali liquide e solide. Le miscele gassose ideali costituiscono un modello approssimato meno restrittivo delle miscele gassose perfette, ed alcune loro propriet`a sono descritte negli approfondimenti di questo Capitolo. Approfondimenti 1.5 Miscele gassose ideali 1.5.1 In una miscela gassosa ideale il potenziale chimico di ciascun componente gode delle propriet`a ∂µi ∂p ∂µi /T ∂T T,n = = p,n ∂µ∗i ∂p (1.55) T,n ∂µ∗ /T i ∂T ≡ V¯i ≡− p,n ¯i H T2 (1.56) quindi, poich´e non vi `e dipendenza dalla composizione, il volume molare parziale e l’entalpia molare parziale sono uguali al volume molare ed all’entalpia molare del componente puro. In una miscela ideale il calore di mescolamento ed il volume di mescolamento a pressione e temperatura costanti sono nulli, come in una miscela perfetta. Se si accetta l’approssimazione ideale per una miscela reale, possiamo ricavare una stima semplice della fugacit`a. Combinando infatti la definizione di potenziale chimico di un componente in un miscela reale con la (1.54) otteniamo fi RT ln ⊖ = µ⋆i − µ⊖ (1.57) i p xi per definizione il secondo membro di questa equazione non dipende dalla composizione, quindi il primo membro mantiene lo stesso valore per qualunque valore di xi ; per xi = 1 la fugacit`a fi `e la fugacit`a del componente puro e perci` o per una soluzione gassosa ideale puro fi f RT ln ⊖ = RT ln i ⊖ → fi = xi fipuro (1.58) p xi p questa relazione `e nota come regola di Lewis-Randall: in una miscela gassosa ideale la fugacit`a di ciascun componente `e pari alla frazione molare del componente moltiplicata per la fugacit`a che il componente avrebbe allo stato puro, alla stessa temperatura e pressione. 12 CAPITOLO 1. SOLUZIONI: GRANDEZZE FONDAMENTALI E MISCELE GASSOSE Capitolo 2 Soluzioni: propriet` a generali e soluzioni ideali Descriveremo in questo Capitolo le propriet`a termodinamiche delle soluzioni ideali, che costituiscono una descrizione approssimata delle soluzioni reali; come i gas reali tendono al comportamento del gas perfetto a basse pressioni, cos´ı le soluzioni reali assumono comportamenti limite analoghi a quelli delle soluzioni ideali in condizione di bassa diluzione (eccesso di solvente). 2.1 Regola delle fasi Prima di tutto, `e necessario stabilire una relazione generale tra il numero di gradi di libert` a (cio`e di variabili intensive che si possono variare liberamente) e numero di fasi e componenti chimici di un sistema multicomponente. Le condizioni di equilibrio termodinamico tra due fasi separate da una membrana sono date dall’uguaglianza di pressione (se la membrana non `e rigida), di temperatura (se la membrana non `e adiabatica) e di potenziale chimico per ogni specie chimica contenuta nelle due fasi (e che possa passare liberamente attraverso la membrana). Per esempio possiamo scrivere per le due fasi 1 e 2 di un sistema monocomponente p1 = p2 (2.1) T1 = T2 (2.2) µ1 (T1 , p1 ) = µ2 (T2 , p2 ) (2.3) l’ultima eguaglianza esprime la condizione di equilibrio chimico e pu` o essere interpretata come la curva di intersezione delle superficie che rappresentano i potenziali chimici nelle due fasi in funzione della temperatura e pressione. Il sistema ha dunque un solo grado di libert` a, cfr. Figura (2.1). ` E possibile generalizzare il bilancio di variabili intensive e vincoli di equilibrio, per trovare il numero di gradi di libert` a di un sistema formato da varie fasi e diversi componenti chimici. Consideriamo dapprima il caso di un sistema in equilibrio termodinamico formato da F fasi e C componenti non reagenti fra loro; ammettiamo che tutti i componenti siano presenti in ogni fase . Lo stato di ciascuna fase `e definito dai potenziali chimici, dalla temperatura e dalla pressione, cio`e da C + 2 variabili, che per` o devono essere le stesse in tutte le fasi per la condizione di equilibrio meccanico (pressione), termico 13 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA 14 Figura 2.1: Coesistenza di due fasi in un sistema all’equilibrio. (temperatura) e chimico (potenziali chimici). Quindi tutto il sistema `e descritto da C + 2 variabili. Ma per ogni fase deve anche valere una relazione di Gibbs-Duhem, per esempio per la fase 1 si ha P a o varianza `e dato dal numero S1 dT − V1 dp + i ni1 dµi = 0; di consequenza il numero di gradi di libert` di variabili (C + 2) meno i vincoli (pari al numero di fasi, F ) V =C +2−F (2.4) questa `e la famosa regola delle fasi, ricavata per primo da Gibbs. Si noti che non `e necessario che tutti i componenti siano presenti in tutte le fasi; se per esempio il componente j-esimo non esiste nella fase 1, la corrispondente relazione di Gibbs-Duhem resta valida ma non contiene il termine nj1 dµj . Un modo alternativo, meno elegante ma forse pi´ u immediato di ricavare la regola delle fasi `e di contare tutte le variabili e tutti i vincoli, includendo esplicitamente tra i vincoli le condizioni di equilibrio. Se in ogni fase sono contenute tutte le C specie, si hanno senza contare i vincoli di equilibrio 2 + C − 1 = C + 1 (cio`e temperatura, pressione e frazioni molari) variabili per fase; d’altra parte si hanno anche F − 1 eguaglianze tra pressioni per l’equilibrio meccanico, F − 1 eguaglianze tra temperature (equilibrio 2.1. REGOLA DELLE FASI 15 termico), e C(F − 1) eguaglianze di potenziale chimico (equilibrio chimico per ogni componente). La varianza risulta perci` o V = F(C + 1) − (C + 2)(F − 1) = C + 2 − F (2.5) Se un componente manca da una fase si ha una variabile in meno per specificare lo stato della fase, ma anche un vincolo di equilibrio in meno (relativo al potenziale chimico del componente) e quindi la regola resta verificata. La regola delle fasi deve essere modificata in presenza di vincoli aggiuntivi, come per esempio una pressione totale imposta dall’esterno, o dalla presenza di membrane semi-impermeabili, che cio`e consentono il passaggio solo di alcuni componenti chimici, od infine dalla presenza di reazioni chimiche indipendenti. In effetti, come vedremo nella quarta parte di queste dispense di lezione, una reazione P chimica si traduce in una relazione tra i potenziali chimici nella forma i νi µi , dove νi sono i coefficienti stechiometrici della reazione; di conseguenza, se sono R le reazioni chimiche indipendenti, la regola delle fasi risulta modificata V =C −R+2−F (2.6) La regola delle fasi non deve essere applicata in modo meccanico, ma utilizzata in modo intelligente per determinare la varianza di un sistema. Alcuni esempi possono essere utili. 1. l’esempio pi´ u semplice `e quello di una sostanza pura in una fase in equilibrio con una seconda fase (per esempio liquido/vapore); la varianza `e evidentemente 1+2-2=1; 2. se le fasi del sistema in equilibrio sono tre la varianza `e 1+2-3=0: il punto triplo di una sostanza `e definito da una ben precisa condizione di temperatura e pressione, che non pu` o essere modificata 3. un liquido `e in equilibrio con il suo vapore ed un gas insolubile nel liquido stesso, in un pallone chiuso: V = 2 + 2 − 2 = 2; se la pressione imposta alla miscela vapore-gas dall’esterna `e costante si ha un vincolo aggiuntivo, e la varianza scende a 1. Consideriamo come esempio ulteriore un sistema chiuso formato da tre specie chimiche A, B e C, tra le quali sussista una reazione chimica nella forma A = B+C, e che possa avere una fase vapore e/o liquida: 1. se il sistema `e solo nella fase vapore la varianza V `e 3-1+2-1=3, cio`e si possono variare la temperatura, la pressione ed una frazione molare; ma se il sistema `e stato preparato a partire solo da A, si possono formare solo numeri uguali di moli di B e C, e ci`o costituisce un vincolo aggiuntivo, per cui la varianza `e 2; 2. se il sistema `e costituito da un vapore misto e da un fase A liquida, la varianza `e 2 nel caso generale; ma se il sistema `e stato preparato partendo solo da A il vincolo aggiuntivo impone che V = 1; 3. se il sistema `e costituito da una fase liquida e vapore, entrambe miste, la varianza `e 2, comunque il sistema sia stato preparato, anche a partire solo da A, in quanto viene meno il vincolo dell’uguaglianza delle moli di B e C in una delle due fasi, in quanto le solubilit`a delle due specie nel liquido possono essere diverse. 16 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA Figura 2.2: Varianza e fasi in un sistema monocomponente 2.2 Propriet` a generali delle soluzioni Consideriamo ora alcune delle relazioni generali esistenti tra le grandezze intensive che descrivono una soluzione. Per fissare le idee, consideremo sempre nel seguito il caso di una soluzione binaria, tranne quando non sar` a specificato altrimenti in modo esplicito. Per descrivere correttamente una soluzione (liquida o solida) `e necessario innazitutto specificare se `e in presenza oppure no di un’altra fase. Per esempio, ponendo in soluzione del cloruro di sodio in acqua in un recipiente chiuso possiamo ottenere, a secondo delle condizioni di temperatura, pressione e composizione una soluzione salina in contatto con sale solido e vapore acqueo, od una soluzione solida di acqua e sale in contatto con una soluzione liquida etc. Se entrambi i componenti di una soluzione binaria sono volatili (per esempio acqua ed ` evidente che etanolo) possiamo avere una soluzione liquida in contatto con una miscela gassosa etc. E la descrizione degli equilibri di fase e del diagramma di stato di una soluzione pu` o essere molto complesso; ci avvicineremo perci` o a questa problema per gradi, discutendo dapprima le propriet`a generali ` GENERALI DELLE SOLUZIONI 2.2. PROPRIETA 17 Figura 2.3: Varianza e fasi per Al2 SiO5 delle soluzioni che non richiedano speciali definizioni del potenziale chimico, in questa sezione; poi introdurremo, a livello fenomenologico, alcune caratteristiche sperimentali dei diagrammi di stato delle soluzioni, nella prossima sezione; infine il resto del Capitolo sar` a dedicato ad un modello particolare per le soluzioni, il modello delle soluzioni ideali, gi`a in parte introdotto nel Capitolo precendente per le sole miscele gassose. Il Capitolo successivo `e dedicato ad una descrizione pi´ u accurata delle soluzioni reali. Distinguiamo le relazioni generali in base al numero e al tipo di fasi presenti. Soluzione monofasica Consideriamo innanzitutto una soluzione binaria monofasica. le variabili intensive sono quattro, per esempio la temperatura T , la pressione p ed i potenziali chimici dei ` per` componenti, µ1 e µ2 , o le frazioni molari x1 e x2 . E o evidente dalla regola delle fasi che solo tre variabili sono libere, per esempio T , p ed una frazione molare od un potenziale chimico. Ci` o discende del resto anche dall’equazione di Gibbs-Duhem SdT − V dp + n1 dµ1 + n2 dµ2 = 0 (2.7) che lega fra loro le variazioni dT , dp, dµ1 e dµ2 . La relazione precedente pu` o essere posta in una forma che coinvolge solo le frazioni molari e i potenziali chimici. Se infatti esprimiamo dµ1 e dµ2 in funzione per esempio di T , p e x1 (le variabili scelte come indipendenti) abbiamo che SdT − V dp + n1 −S¯1 dT + V¯1 dp + ∂µ1 ∂x1 dx1 + n2 −S¯2 dT + V¯2 dp + ∂µ2 ∂x1 dx1 = 0 (2.8) dove si `e fatto uso delle relazioni tra entropia, energia libera e volume parziale molare per ogni componente; si vede subito che i termini in dT e dp vanno a zero (perch´e per esempio S = n1 S¯1 + n2 S¯2 ) e quindi n1 ∂µ1 ∂x1 + n2 ∂µ2 ∂x2 = 0 → x1 ∂µ1 ∂x1 + (1 − x1 ) ∂µ2 ∂x2 =0 (2.9) ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA 18 dove la seconda espressione `e ottenuta dividendo per n = n1 + n2 , e le derivate sono intese a T , p costante. Naturalmente questa espressione `e vera anche per una fase binaria in contatto con altre fasi: solo che in questo caso sono presenti delle relazioni aggiuntive che riducono ulteriormente il numero di variabili libere. Effetto di un gas inerte sulla tensione di vapore. Si tratta sostanzialmente di un sistema bifasico a due componenti, in cui uno dei componenti esiste nelle due fasi (liquido/solido e vapore), l’altro solo nella fase vapore. La varianza del sistema `e due. Indichiamo con p la tensione di vapore del componente bifasico e con ptot la pressione totale. Dall’uguaglianza dei potenziali chimici del componente bifasico nelle due fasi, dµg = dµc , otteniamo ∂µg ∂T dT + ∂µg ∂ptot dptot + ∂µg ∂x dx = ∂µc ∂T dT + ∂µc ∂ptot dptot (2.10) dove x `e la frazione molare del componente bifasico nella fase vapore. Sostituendo le derivate del potenziale chimico in fase vapore con l’entropia ed il volume parziale molare si ottiene −S¯g dT + V¯g dptot + ∂µg ∂x dx = −Sc,mdT + Vc,mdptot (2.11) Se la fase vapore `e una miscela perfetta possiamo scrivere µg = µ⊖ (T ) + RT ln ptot + RT ln x p⊖ (2.12) e quindi si pu` o calcolare facilmente il volume parziale molare, V¯g = RT /ptot ; infine tenendo conto che p = xptot RT d ln p = (S¯g − Sc,m )dT + Vc,m dptot p⊖ (2.13) da cui segue che ∂ln p ∂T ∂ln p ∂ptot = ¯ g − Hc,m H S¯g − Sc,m = RT RT 2 (2.14) = Vc,m RT (2.15) ptot T L’equazione (2.14) `e analoga alla Clausius-Clapeyron, che per` o `e corretta sotto due approssimazioni: che il vapore sia una fase perfetta e che il volume molare della fase condensata sia trascurabile; la (2.14) `e vera solo sotto la condizione che il vapore sia una fase perfetta. La presenza di un gas inerte, che non si sciolga nella fase condensata, rende in un certo senso l’uso della relazione di Clausius-Clapeyron (o meglio della (2.14), che `e analoga) pi´ u accurata. La (2.15) descrive l’effetto della pressione totale sulla tensione di vapore, che `e molto modesto, in quanto dipende dal solo volume molare della fase condensata. ` GENERALI DELLE SOLUZIONI 2.2. PROPRIETA 19 ` questo per esempio il caso di una soluzione liquida Soluzione in contatto con due fasi pure. E salina in contatto con vapore d’acqua e cloruro di sodio solido. Il numero dei componenti `e due ed il numero delle fasi tre, la varianza viene perci` o ad essere uno: deve quindi esistere una relazione tra pressione e temperatura, analoga alla legge di Clausius-Clapeyron per un sistema bifasico monocomponente. Indichiamo con µ1 , µ2 il potenziale chimico dei componenti in soluzione e µ′1 , µ′2 il potenziale dei componenti nelle due fasi pure. Per il componente 1 possiamo scrivere µ1 = µ′1 ∂µ1 ∂T dT + ∂µ1 ∂p dp + ∂µ1 ∂x1 dx1 = ∂µ′1 ∂T equilibrio dT + ∂µ′1 ∂p dp ∂µ1 ′ ′ −S¯1 dT + V¯1 dp + dx1 = −S1,m dT + V1,m dp ∂x1 (2.16) (2.17) (2.18) continuando ad indicare con un apice le grandezze riferite alle fasi pure; semplificando si ottiene ∂µ1 ∂x1 ′ ′ dx1 = −(S1,m − S¯1 )dT + (V1,m − V¯1 )dp (2.19) Procedendo nello stesso modo otteniamo per il componente 2 ∂µ2 ∂x1 ′ ′ dx1 = −(S2,m − S¯2 )dT + (V2,m − V¯2 )dp (2.20) Se moltiplichiamo la (2.19) per x1 e la (2.20) per (1 − x1 ), sommiamo e teniamo conto della (2.9), otteniamo dp dT = ′ ′ − S¯2 ) − S¯1 ) + x1 (S2,m (1 − x1 )(S1,m ′ ′ (1 − x1 )(V1,m − V¯1 ) + x1 (V2,m − V¯2 ) (2.21) ′ ′ ¯ i ) come discende dal fatto che valgono le condizioni di −H − S¯i = T (Hi,m tenendo conto che Si,m equilibrio µi = µ′i si ottiene ′ ¯ 2) ¯ 1 ) + x1 (H ′ − H −H (1 − x1 )(H1,m 2,m = ′ ′ T [(1 − x1 )(V1,m − V¯1 ) + x1 (V2,m − V¯2 )] dT dp (2.22) che esprime la variazione di pressione con la temperatura lungo la curva di coesistenza di un equilibrio trifasico in funzione di effetti termici e di volume. Due fasi binarie Gli esempi di sistemi bifasici a due componenti sono molto numerosi, come una soluzione di due liquidi in contatto con la miscela di vapori; due soluzioni di liquidi miscibili con diversa composizione (per esempio etere/acqua). La regola delle fasi ci permette di affermare che questi sistemi sono bivarianti, e consentono di trovare relazioni che correlano la pressione e la temperatura solo se si fissa la composizione di una delle due fasi. La metodologia di studio `e sostanzialmente analoga a quella usata nel caso precedente. Ne rimandiamo l’analisi al prossimo Capitolo, quando discuteremo le propriet`a delle soluzioni reali in connessione con il problema della distillazione. ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA 20 2.3 Diagrammi di stato delle soluzioni: dati sperimentali Il diagramma di stato di una soluzione binaria, in cui entrambi i componenti siano presenti in fase vapore, `e un grafico che riporta in ascissa una variabile di composizione della soluzione, per esempio la frazione molare del componente 1, e in ordinata le tensioni di vapore dei componenti e la tensione di vapore totale, in ogni punto relativamente al vapore in equilibrio con la soluzione avente la composizione in ascissa. In molti casi, per esempio bromuro di etilene con bromuro di propilene, benzene con cloruro di etilene, benzene con metilbenzene etc. la tensione di vapore di un componente `e proporzionale alla sua frazione molare in soluzione: come vedremo, questa `e la caratteristica deducibile per le soluzioni ideali. Figura 2.4: Diagramma di stato benzene/metilbenzene L’andamento tipico del diagramma di stato per una soluzione ideale (per ora definita come tale 2.4. POTENZIALI CHIMICI PER LE SOLUZIONI IDEALI 21 solo in base al suo comportamento sperimentale) `e illustrato in figura (2.4), per una miscela benzene/metilbenzene. Come si pu` o vedere, le tensioni di vapore dei due componenti sono direttamente proporzionali alla loro frazione molare in soluzione; la tensione di vapore totale `e data naturalmente dalla somma delle due tensioni di vapore parziali: p1 = p∗1 x1 p2 = p∗2 x2 p = p1 + p2 = p∗1 x1 + p∗2 x2 = p∗2 + (p∗1 − p∗2 )x1 (2.23) (2.24) La costante di proporzionalit` a `e data, per ogni componente, dalla tensione di vapore del componente puro alla stessa temeratura, che indichiamo con p∗1,2 . L’equazione (2.23) va sotto il nome di legge di Raoult. la maggior parte delle soluzioni liquide non segue la legge di Raoult, e presentano deviazioni negative o positive dal comportamento ideale, come si pu` o vedere in figura (2.5) per le miscele acetone/cloroformio (a) e acetone/CS2 (b). L’analisi delle curve di tensione di vapore delle soluzioni reali come quelle mostrate in figura (2.5) evidenzia due punti importanti a, in altri termini la curva di tensione di 1. quando xi → 1 la relazione pi = p∗i xi acquista validit` vapore per il componente i-esimo `e tangente alla retta di Raoult per concentrazioni molto elevate del componente considerato; pi = p∗i xi xi → 1 (2.25) 2. quando xi → 0 pu` o esistere nondimeno una relazione di linearit` a pi = Ki xi , in altri termini la curva di tensione di vapore per il componente i-esimo `e comunque tangente ad una retta per diluzioni estreme del componente considerato; la relazione limite per basse concentrazioni `e detta legge di Henry pi = Ki xi xi → 0 (2.26) Le soluzioni per le quali uno dei componenti segue la legge di Raoult (solvente) mentre gli altri seguono la legge di Henry (soluti ) si dicono soluzioni ideali diluite. Altri esempi di diagrammi di stato di soluzioni binarie includono le soluzioni di gas in liquidi, e di componenti parzialmente miscibili. La lettura dei diagrammi di stato pu` o essere in questi ed altri casi piuttosto complicata (vedi il Capitolo seguente). 2.4 Potenziali chimici per le soluzioni ideali Il comportamento delle soluzioni sar` a ora discusso, come abbiamo fatto in precedenza per i gas ideali, reali e le miscele gassose, introducendo una legge fisica appropriata per il potenziale chimico e deducendo da questa le propriet`a osservabili dei diagrammi di stato. Iniziamo considerando le soluzioni ideali. Si dice che una soluzione `e ideale se il potenziale chimico di ciascun componente dipende linearmente dal logaritmo della sua frazione molare, secondo la relazione µi = µ∗i + RT ln xi dove µ∗i `e funzione della temperatura e della pressione. Si noti che (2.27) 22 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA Figura 2.5: Diagramma di stato cloroformio/acetone, con deviazioni negative dall’idealit` a (a) e clorformio CS2 , con deviazioni positive dall’idealit` a (b). 2.5. SOLUZIONI IDEALI E LEGGI DI RAOULT ED HENRY 23 1. una soluzione non deve essere necessariamente ideale in tutto il campo di variazione delle concentrazioni dei componenti; in altri termini la legge (2.27) pu` o essere corretta in un intervallo di composizioni e non valere in un altro; 2. le miscele gassose ideali sono soluzioni ideali Le soluzioni che sono ideali a tutte le concentrazioni sono anche dette soluzioni perfette. 2.5 Soluzioni ideali e leggi di Raoult ed Henry Consideriamo ora una soluzione, la cui fase vapore in equilibrio sia perfetta. Per ogni componente presente in entrambe le fasi, il potenziale chimico in soluzione e nel vapore deve essere uguale. Possiamo perci` o scrivere vap µsol i = µi (2.28) Se adottiamo la legge (2.27) per descrivere il potenziale chimico del componente in soluzione, e la combiniamo con l’espressione del potenziale chimico del componente nella miscela gassosa perfetta, otteniamo pi (2.29) µ∗i + RT ln xi = µ⊖ i + RT ln ⊖ p dove pi `e la tensione di vapore del componente e xi `e la frazione molare in soluzione. Si trova facilmente che pi = Ki xi Ki = p⊖ exp[(µ∗i − (2.30) µ⊖ i )/RT ] (2.31) a del Si nota subito che Ki `e indipendente dalla composizione, perch´e µ∗i e µ⊖ lo sono. Se la validit` comportamento ideale `e presente anche per xi → 1, Ki → p∗i , tensione di vapore del componente puro, e quindi si ritrova la legge di Raoult relativa al componente in esame; altrimenti, la (2.30) `e la legge di Henry. Ne consegue che una soluzione i cui componenti sono descritti dalla (2.27), e la cui fase vapore sia una miscela gassosa perfetta, si comporta come una soluzione ideale diluita nelle regioni in cui uno componenti `e prevalente, mentre gli altri sono presenti a diluizione estrema. Consideriamo per chiarire meglio le idee il diagramma di stato di una soluzione binaria in figura (2.6): nella regione di sinistra dove x1 `e piccola , si ha una soluzione diluita approssimativamente ideale del componente 1 nel componente 2 e valgono le leggi Raoult per il componente 2 (p2 = p∗2 x2 ) e di Henry per il componente 1 (p1 = K1 x1 ): il significato di µ∗2 `e quello di potenziale chimico del componente 2 puro; mentre µ∗1 rappresenta il potenziale chimico di uno stato - irrealizzabile - del componente 2 puro, ma con propriet`a estrapolate dalla condizione di estrema diluizione1 . Analogamente, nella zona di estrema destra si considera una soluzione ideale diluita di 2 in 1, e valgono le medesime considerazioni. Se la fase vapore `e imperfetta, le leggi di Raoult ed Henry devono essere espresse in funzione delle fugacit`a. Uguagliando infatti potenziali chimici della soluzione e del vapore si trova fi = Ki xi 1 (2.32) Come se improvvisamente tutte le molecole di 1 fossero eliminate lasciando le poche molecole di 2 nelle stesse condizioni 24 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA Figura 2.6: Soluzione ideale diluita. ` DI MESCOLAMENTO DELLE SOLUZIONI IDEALI 2.6. PROPRIETA Componente K /(bar kg mol−1 ) pentano benzene etanolo cicloesano CCl4 acetone cloroformio CO2 0.00078 0.18 120 0.0051 0.034 23 0.24 0.045 25 Tabella 2.1: Coefficienti di Henry in acqua a 298.15 K; Yaws, C.L.; Yang, H.-C., Henry’s law constant for compound in water in Thermodynamic and Physical Property Data, C. L. Yaws, ed(s)., Gulf Publishing Company, Houston, TX, 1992, 181-206. e se la soluzione resta ideale per xi → 1 abbiamo l’equivalente della legge di Raoult espressa rispetto alla fugacit`a del componente puro alla stessa pressione e temperatura della soluzione considerata fi = fi∗ xi . 2.6 (2.33) Propriet` a di mescolamento delle soluzioni ideali Le propriet`a di mescolamento delle soluzioni ideali possono essere ricavate usando la medesima procedura impiegata per le miscele gassose. Dall’espressione (2.27) ∂µi /T ∂T ∂µi ∂p µi T p,n µ∗i + R ln xi T = = ∂T ∂µ∗ i = ∂µ∗i /T T,n ∂p (2.34) (2.35) p (2.36) T ricordando che µ∗i non dipende dalla composizione. Usando ora le definizioni di grandezze parziali molari otteniamo ¯i H − 2 T ∂µ∗i /T = V¯i = ∂T ∂µ∗i ∂p (2.37) p (2.38) T da cui segue che in una soluzione ideale le entalpie parziali molari e i volumi parziali molari sono indipendenti dalla composizione. Se la soluzione ideale ad ogni composizione, ne consegue che le entalpie e i volumi parziali molari sono uguali alle corrispondenti grandezze molari e quindi l’entalpia ed il volume di mescolamento sono nulli. Ma la maggior parte delle soluzioni hanno un comportamento ideale diluito, ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA 26 quando cio`e una delle specie, il solvente, `e presente in eccesso. In questo caso solo l’entalpia ed il volume ¯i e parziale molare del solvente possono essere uguagliate alle grandezze molari, mentre in generale H V¯i per i soluti saranno diversi dalle grandezze molari dei soluti puri. Considerazioni analoghe possono essere svolte per l’energia libera di Gibbs e l’entropia di mescolamento. Se la soluzione `e ovunque ideale si ritrovano facilmente le medesime espressioni gi`a trovate per la miscela gassosa perfetta. 2.7 Dipendenza da T e p degli equilibri di soluzioni ideali Concludiamo questo capitolo chiedendoci quali sia l’effetto di pressione e temperatura sui coefficienti di Henry in una soluzione ideale diluita. Partiamo dall’uguaglianza dei potenziali chimici, dividendo per la temperatura µvap µsol i = i T T (2.39) ed uguagliamo i differenziali totali, sostituendo le espressioni dei potenziali chimici di una soluzione ideale a sinistra e di una miscela gassosa perfetta a destra ∂µsol i /T ∂T dT + vap ∂µvap 1 ∂µsol 1 ∂µsol 1 ∂µi i i i /T dp + dT + dxi = dpi T ∂p T ∂xi T ∂pi ∂T (2.40) Per le propriet`a delle soluzioni ideali e delle miscele gassose perfette otteniamo facilmente vap ¯i Hi,m V¯i R R H − 2 dT + dp + dxi = − 2 dT + dpi T T xi T pi (2.41) che pu` o essere riscritta come pi d ln xi vap ¯i Hi,m −H V¯i dT + dp ≡ d ln Ki = RT 2 RT (2.42) da cui discende che ∂ln Ki ∂T ∂ln Ki ∂p vap ¯i Hi,m −H RT 2 (2.43) = V¯i RT (2.44) p = T (2.45) vap ¯ i `e il calore assorbito nell’evaporazione di una mole di componente dalla soluzione Si noti che Hi,m −H alla temperatura e pressione date. 2.8 2.8.1 Approfondimenti Fasi anisotrope Una mesofase `e una fase della materia che esibisce propriet`a intermedie tra un solido ed un liquido. Di grande importanza per lo sviluppo della tecnologica di nuovi materiali e per l’interpretazione di molti 2.8. APPROFONDIMENTI 27 fenomeni biologici, le mesofasi costituiscono uno dei pi´ u moderni ed avanzati campi di studio della chimica fisica. La grande maggioranza delle mesofasi `e esibita da sostanza note come cristalli liquidi2 . I cristalli liquidi, dal punto di vista chimico, sono molecole organiche di forma allungata, formate essenzialmente da due parti: una regione rigida che fornisce la classica forma a “bastoncino” che solitamente si associa a questo tipo di molecole ed una regione mobile che, invece, `e responsabile del loro comportamento relativamente disordinato. Questa duplice natura del cristallo liquido `e causa delle particolari propriet`a che manifesta: la relativa rigidit` a della struttura `e responsabile dell’ordine che essi presentano a livello molecolare analogamente a quanto accade nei cristalli, mentre le catene laterali mobili forniscono ad essi propriet`a di fluidit`a e di scorrimento caratteristiche dei liquidi ordinari isotropi. In condizioni normali l’anisotropia microscopica dovuta all’orientamento medio delle molecole non si manifesta a livello macroscopico (analogamente a quanto accade, ad esempio, nei materiali ferromagnetici) per la struttura a zone (o domini) del cristallo liquido: in ognuna di esse le molecole assumono una determinata orientazione media fissa che per` o `e diversa da una zona all’altra. Tra di esse sono presenti singolarit`a in cui l’orientazione delle molecole subisce una rotazione o twist. Tuttavia, applicando un campo magnetico o elettrico esterno, si pu` o indurre in tutto il campione un’orientazione preferenziale (perpendicolare o parallela al campo) che d` a al cristallo liquido un’anisotropia che si manifesta a livello macroscopico. Le propriet`a ottiche, magnetiche, elettriche della sostanza esibiscono tutte una marcata anisotropia che rende questi sistemi interessanti per applicazioni tecnologiche di vario tipo (soprattutto di tipo ottico: display). Figura 2.7: Cristalli liquidi: a) nematico; b) smettico A; c) smettico C L’orientazione media delle molecole in un cristallo liquido `e individuata da un vettore unitario chiamato direttore e indicato dal simbolo n: esso rappresenta la media locale della direzione delle molecole in ogni punto del campione preso in esame. 2 Questa sezione `e tratta da: Dinamica di processi diffusivi in fluidi isotropi ed anisotropi, F. Meneghini, Tesi di Laurea in Chimica, Universit` a degli Studi di Padova, 2001 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA 28 Esistono molte diverse categorie di cristalli liquidi. Una prima classificazione che si pu` o fare distingue queste sostanze in termotropiche e liotropiche, a seconda che la transizione di fase dal liquido isotropo alla fase liquido-cristallina avvenga in seguito ad una variazione di temperatura o di concentrazione. Cristalli liquidi liotropici sono, ad esempio, i tensioattivi che danno strutture micellari in soluzione; cristalli liquidi termotropici sono invece quelli che normalmente vengono usati per la tecnologia di produzione dei display. Una classificazione diversa distingue i cristalli liquidi in base alle propriet`a d’ordine delle fasi anisotrope. Le classi pi´ u importanti sono essenzialmente due: i nematici che presentano ordine orientazionale, ma non traslazionale e gli smettici che hanno anche un ordine traslazionale (i centri di massa sono distribuiti su piani paralleli tra loro). I cristalli liquidi smettici poi si suddividono ulteriormente in A se il direttore `e perpendicolare al piano che individua gli strati; B, analoghi agli A, ma in cui le molecole hanno una disposizione esagonale delle molecole all’interno degli strati; C se il direttore `e inclinato rispetto alla normale al piano smettico. All’interno di queste categorie principali si possono poi individuare fasi particolari come sono ad esempio quelle formate da molecole chirali (fasi colesteriche). In esse il direttore tende a ruotare nello spazio attorno ad un asse formando eliche sinistrorse o destrorse, a seconda dell’enantiomero che si usa. A met` a strada tra le fasi colesteriche e non, vi sono poi le cosiddette fasi frustrate che, pur essendo sempre formate da molecole chirali, non riescono a formare vere e proprie eliche. Esse compaiono in intervalli di pochi gradi centigradi e sono comunque rare: tra queste si possono nominare le fasi blu e le TGB (twist grain boundary). Le prime tentano di formare doppie eliche con assi perpendicolari tra loro: queste stutture, tuttavia, non riescono a coprire lo spazio tridimensionale uniformemente e quindi si formano difetti che danno luogo strutture pi´ u complesse. Le TGB, invece, sono strutture formate dalla competizione tra la tendenza del cristallo liquido a formare una fase smettica e quella di formare un’elica dovuta alla chiralit` a delle molecole. Quel che ne deriva `e una coesistenza delle due strutture in cui “grani” di fase smettica ruotano a formare un’elica. Le fasi pi´ u comuni e pi´ u largamente studiate nei cristalli liquidi sono quelle nematiche. Per descrivere a livello teorico queste fasi si deve poter quantificare l’ordine orientazionale che le caratterizza: supponendo che le molecole abbiano simmetria assiale, si potr` a definire la funzione di distribuzione f (θ) dell’angolo caratteristico θ tra l’asse lungo della molecola e l’asse z del sistema di riferimento. La funzione f (θ) potr` a essere espansa su di una base completa di polinomi ortogonali quali sono i polinomi di Legendre Pn (cos θ): di questi contribuiranno solo quelli di ordine pari: f (θ) = c2 P2 (cos θ) + c4 P4 (cos θ) + . . . (2.46) I coefficienti dell’espansione sono quindi dati da: ci Ni = Z 0 2π dφ Z π 0 dθ sin θPi (cos θ)f (θ) = Si (2.47) Gli Si vengono chiamati parametri d’ordine e sono quantitativamente indicativi dell’ordine della fase: normalmente viene considerato solamente S2 , essendo di gran lunga il maggiore. Il parametro d’ordine varia da 0 per una fase completamente disordinata (f non dipende da θ e quindi pu` o essere estratto dall’integrale dando S2 = 0), a 1 per una fase completamente ordinata: valori intermedi danno una fase parzialmente ordinata (normalmente un nematico ha valori di S2 che variano da 0.3 a 0.7). 2.8. APPROFONDIMENTI Figura 2.8: Cristalli liquidi: a) e b) fasi blu; c) TGB 29 30 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA Figura 2.9: Cristalli liquidi: MBBA (4-Methoxibenzylidene-4’-n-butylaniline), Dimethoxyazoxy benzene), 5CB (4’-n-Pentyl-4-cyanobiphenyl) PAA (4,4’- 2.8. APPROFONDIMENTI 31 Rimane ora da determinare l’espressione esplicita di f (θ): in base alla teoria di Maier-Saupe si pu` o definire un potenziale di campo medio Vmf (θ), il quale dipende solamente dalle forze di Van der Waals ed `e invece indipendente dalla temperatura, per cui la funzione di distribuzione pu` o essere scritta come: f (θ) = exp(−Vmf (θ)/kB T ) Z (2.48) in cui kB `e la costante di Boltzmann, T `e la temperatura e Z `e l’integrale di normalizzazione dato da: Z= Z 0 2π dφ Z π 0 dθ sin θ exp(−Vmf (θ)/kB T ) (2.49) Anche il potenziale, essendo una funzione di θ, pu` o essere espanso sulla base dei polinomi di Legendre, di cui si pu` o mantenere solamente il termine dominante in P2 . Risulta quindi Vmf = c2 P2 (cos θ) che `e comodo riscrivere come Vmf = −ǫS2 P2 (cos θ), in cui ǫ `e un fattore positivo che ha le dimensioni di un’energia e dipende dal particolare sistema fisico considerato. 32 ` GENERALI E SOLUZIONI IDEALI CAPITOLO 2. SOLUZIONI: PROPRIETA Capitolo 3 Soluzioni: comportamenti non-ideali In questo Capitolo completeremo lo studio delle soluzioni introducendo una descrizione generale delle soluzioni reali, per le quali le leggi di Raoult/Henry cessano di essere valide. Con una procedura che dovrebbe ssere ormai familiare allo studente, procederemo dapprima alla definizione di relazioni generali per descrivere il potenziale chimico dei componenti di una soluzione reale e da queste dedurremo il comportamento della soluzione stessa. Considereremo inoltre inoltre in questo Capitolo in qualche dettaglio il processo di distillazione, per le sue importanti applicazioni tecnologiche, e svilupperemo alcuni modelli per la dipendenza dalla temperatura, pressione e composizione dei potenziali chimici di una soluzione reale. Infine discuteremo quella serie di propriet`a delle soluzioni, note come propriet`a colligative, che dipendono in modo esiziale dalla composizione della soluzione. 3.1 Coefficienti di attivit` a La descrizione delle soluzioni non-ideali richiede alcune distinzioni. Iniziamo dal considerare il caso di una soluzione in cui tutti i componenti sono liquidi allo stato puro, alla stessa temperatura e pressione della soluzione. In questo caso definiamo il potenziale chimico di ciascun componente della soluzione come µi = µ∗i + RT ln γi xi (3.1) lim γi = 1 (3.2) xi →1 Il coefficiente adimensionale γi si dice coefficiente di attivit` a del componente i-esimo, mentre la quantit`a ai = γ i x i (3.3) si dice semplicemente attivit` a del componente. Per xi → 1 il coefficiente di attivit`a tende a 1 per definizione e quindi il termine logaritmico tende a 0: di conseguenza µ∗i `e il potenziale chimico del componente puro alla temperatura e pressione fissate, che corrisponde allo stato standard o di riferimento rispetto al quale il potenziale chimico del componente in soluzione `e misurato. Nella maggior parte dei casi, per` o, `e necessario distinguere tra solvente e soluti, cio`e tra un componente in eccesso e gli altri componenti, che sono perlopi´ u solidi o gas. In questo caso si adotta una 33 34 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI diversa convenzione per i coefficienti di attivit`a del solvente e del soluto. La definizone di potenziale chimico dei componenti di una soluzione di questo tipo `e perci` o µi = µ∗i + RT ln γi xi (3.4) lim γ0 = 1 solvente (3.5) lim γi = 1 soluti (3.6) x0 →1 xi →0 dove per convenzione usiamo l’indice 0 per il solvente ed i (i > 0) per tutti i soluti. In pratica, si sceglie ora per il solvente lo stesso stato standard del caso precedente, cio`e il solvente puro; mentre per i soluti si sceglie come stato standard lo stato ipotetico corrispondente al soluto puro in una condizione (irrealizzabile) corrispodente all’estrapolazione del comportamento basato sulla legge di Henry. Supponiamo che una soluzione non-ideale sia a contatto con una fase vapore (per semplicit`a assunta perfetta). Applicando le definizioni dei potenziali chimici ed uguagliandole per ciascun componente nelle due fasi, come abbiamo gi` a visto per le soluzioni ideali, possiamo scrivere vap µsol i = µi (3.7) ed in forma esplicita µ∗i sol + RT ln γi xi = µ⊖ i vap + RT ln pi p⊖ (3.8) dove pi `e la tensione di vapore del componente e xi `e la frazione molare in soluzione. Si trova facilmente che pi = Ki γi xi Ki = p⊖ exp[(µ∗i sol − µ⊖ i vap )/RT ] (3.9) (3.10) Se la soluzione `e descritta secondo la prima convenzione (soluzione di soli ”solventi”), per xi → 1 si ha γi → 1 e dunque Ki , che non dipende dalla concentrazione, deve essere uguale alla tensione di vapore del componente puro, per cui pi = p∗i γi xi (3.11) Nel secondo caso, molto pi´ u comune (soluzione solvente + soluti), K0 `e la tensione di vapore del soluto, ∗ p0 , mentre una Ki con i > 0 `e la pendenza, a diluizione infinita, della tensione di vapore del componente, cio`e il coefficiente di Henry per il componente stesso. Si noti che dunque operativamente il coefficiente di attivit`a del solvente `e misurabile come il rapporto della tensione di vapore del solvente in soluzione e del valore della tensione di vapore previsto dalla legge di Raoult, mentre per un soluto `e il rapporto della tensione di vapore del souto in soluzione e del valore della tensione di vapore previsto dalla legge di Henry γ0 = γi = pi p∗i xi pi Ki xi (3.12) (3.13) ` 3.2. MOLALITA 3.2 35 Molalit` a La frazione molare `e una grandezza adimensionale, molto utile per esprimere le concentrazioni di un sistema multicomponente, e dovrebbe essere sempre usata per la sua semplicit`a di impiego in considerazioni teoriche. Tuttavia, molti dati sperimentali sono riferiti a diversi parametri di concentrazione, e per le soluzioni tra le pi´ u usate `e senz’altro la molalit` a. La molalit` a di un soluto `e definita come il numero di moli di soluto disciolte in 1 kg di solvente. Se n0 e ni sono le moli di solvente e soluto in una soluzione con N soluti e M0 `e il peso molecolare del solvente, espresso in chilogrammi per mole, ma molalit` a del soluto `e mi = ni n0 M0 (3.14) mentre la sua frazione molare `e ni xi = n0 + (3.15) PN j=1 nj Il rapporto tra molalit` a e frazione molare p `erci` o n0 + N mi 1 j=1 nj = = xi M0 n0 M0 x0 P se la diluzione dei soluti `e molto elevata, cio`e molto diluite) mi ≈ (3.16) P j nj → 0, si ha x0 → 1, e quindi (per soluti in soluzioni xi M0 (3.17) Un’altra scala di concentrazione ben nota al chimico `e la molarit` a, definita come il rapporto tra il numero di moli del soluto per il volume totale della soluzione, ci = ni /V ; la difficolt` a di predire il volume totale di una soluzione reale a partire dai volumi dei suoi componenti rende la molarit` a una pessima grandezza per modelli termodinamici. Se la densit`a della soluzione in chilogrammi per metro cubo `e ρ, si ha che ci ni ni ni ρ = = PN P V M0 n0 + j=1 Mj nj M0 n0 + N j=1 Mj nj ρ (3.18) da cui segue che ρ(n0 + N ci j=1 nj ) = PN xi M0 n0 + j=1 Mj nj P (3.19) e per soluzioni diluite si ottiene ci ≈ ρxi = ρmi M0 (3.20) La dipendenza dalla densit`a della soluzione rende perci` o l’uso della molarit` a sconsigliabile rispetto alla molalit` a. 36 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Quando si considerino soluzioni di solidi o gas in liquidi, la concentrazione del solvente `e di solito espressa in frazione molare, mentre per i soluti si pu` o usare la molalit` a. Di conseguenza la definizione dei potenziali chimici delle specie presenti viene modificata nel modo seguente µ0 = µ∗0 + RT ln γ0 x0 lim γ0 = 1 x0 →1 solvente µi = µ⋄i + RT ln γi⋄ mi lim γi⋄ = 1 mi →0 soluti (3.21) (3.22) (3.23) (3.24) dove il potenziale standard µ⋄i `e uno stato ipotetico in cui γi⋄ = 1 per mi = 1, e non dipende dalla composizione della soluzione; il potenziale standard µ⋄i ed il coeffiente di attivit`a γi⋄ sono diversi dalle grandezze analoghe espresse quando le concentrazioni e lo stato standard sono basati sulle frazioni molari. Il potenziale chimico `e invece, naturalmente, lo stesso; si ha perci` o µ⋄i + RT ln γi⋄ mi = µ∗i + RT ln γi xi da cui segue γ ⋄ mi = µ∗i − µ⋄i RT ln i γi xi per soluzioni diluite per` o entrambi i coefficienti di attivit`a vanno ad uno da cui segue mi RT ln ≈ −RT ln M0 = µ∗i − µ⋄i xi che `e sempre vera (il secondo membro non dipende dalla concentrazione). Segue perci` o che ⋄ xi γi = γi M0 mi che fornisce una relazione tra i coefficienti di attivit`a espressi nella convenzione delle frazioni (coefficienti razionali ) e delle molalit` a (coefficienti pratici ) per qualunque concentrazione. 3.3 (3.25) (3.26) (3.27) (3.28) molari Diagrammi pressione-composizione In questa sezione discuteremo alcune propriet`a dei sistemi bifasici bicomponenti, con particolare attenzione all’interpretazione del meccanismo della distillazione. I sistemi bifasici bicomponenti hanno varianza due, come abbiamo gi` a visto. Consideriamo una soluzione liquida in equilibrio con il suo vapore, dove entrambi i componenti sono volatili. Dall’uguaglianza del potenziale chimico di un componente abbiamo ∂µsol ∂µvap i i −S¯isol dT + V¯isol dp + dx1 = −S¯ivap dT + V¯ivap dp + dy1 (3.29) ∂x1 ∂y1 dove con x1 indichiamo la frazione molare del componente 1 in soluzione e con y1 la frazione molare dello stesso componente nel vapore; oltre a queste due equazioni sussistono anche le relazioni di Gibbs-Duhem x1 y1 ∂µsol 1 ∂x1 ∂µvap 1 ∂y1 + (1 − x1 ) + (1 − y1 ) ∂µsol 2 ∂x1 ∂µvap 2 ∂y1 = 0 (3.30) = 0 (3.31) (3.32) 3.3. DIAGRAMMI PRESSIONE-COMPOSIZIONE 37 Combinando queste quattro equazioni si ottiene ∂µsol 1 ∂x1 y 1 − x1 dx1 = −[y1 (S¯1vap − S¯1sol ) + (1 − y1 )(S¯2vap − S¯2sol )]dT + 1 − x1 + [y1 (V¯1vap − V¯1sol ) + (1 − y1 )(V¯2vap − V¯2sol )]dp (3.33) quindi in accordo con la regola delle fasi, esiste una relazione che collega fra loro le tre variabili intensivr T , p e x1 . Analizziamo alcune consequenze della (3.33). Se si mantiene la composizione della soluzione artificialmente costante (per esempio continuando ad aggiungere il componente che passa pi´ u facilmente allo stato di vapore) si ottiene ∂p = ∂T ∂ln p x1 ¯ vap − H ¯ sol ) ¯ vap − H ¯ sol ) + (1 − y1 )(H ∆H y1 (H 2 1 2 1 = vap vap sol sol ¯ ¯ ¯ ¯ T ∆V T y1 (V1 − V1 ) + (1 − y1 )(V2 − V2 ) (3.34) dove le entropie sono state sostituite con le entalpie divise per la temperatura: il numeratore ∆H `e il calore latente differenziale di evaporazione. Se la fase vapore `e perfetta, possiamo ottenere l’equivalente della Clausius-Clapeyron ∂T ∂T = x1 ∆H RT 2 (3.35) Un’altra importante consequenza della (3.33) `e la possibilit`a di predire comportamenti della temperatura di ebollizione con massimi o minimi. Ricavando infatti le espressioni delle derivate di T e p rispetto ad x1 si trova y − x1 ∝ 1 , 1 − x1 ∂x1 p ∂p ∂x1 ∝ T y 1 − x1 1 − x1 (3.36) e se il vapore ha la stessa composizione della soluzione, queste derivate si annullano; ne consegue che soluzioni il cui vapore ha la medesima composizione hanno un punto di ebollizione massimo o minimo (azeotropi ). La razionalizzazione dei comportamenti complessi della fasi a pi´ u componenti `e di solito possibile usando i diagrammi pressione composizione e/o temperatura composizione. I diagrammi pressionecomposizione riuniscono insieme in unico grafico la tensione di vapore totale contro la composizione del vapore e la composizione del vapore contro la composizione della soluzione. Prendiamo in esame per esempio una soluzione ideale; la tensione di vapore totale `e p = p∗2 + (p∗1 − p∗2 )x1 (3.37) come segue dalla legge di Raoult; inoltre: y1 = p = x1 p∗1 p∗2 + (p∗1 − p∗2 )x1 p∗1 p∗2 ∗ p1 + (p∗2 − p∗1 )y1 (3.38) (3.39) queste funzioni sono rappresentate in figura (3.1). Consideriamo ora il diagramma in figura (3.2) (a) che riporta in ascissa una frazione molare del componente 1 ed in ordinata una pressione, a temperatura 38 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Figura 3.1: Composizione del vapore contro composizione della soluzione e tensione di vapore totale contro composizione del vapore per una soluzione ideale, a vari valori di p∗1 /p∗2 3.3. DIAGRAMMI PRESSIONE-COMPOSIZIONE 39 costante. La retta in diagonale rappresenta la tensione di vapore totale di una soluzione di composizione data (ascissa come x1 ); punti sopra la retta sono fasi liquide, poich´e la pressione `e superiore alla tensione di vapore. La curva rappresenta la tensione di vapore totale di una vapore di composizione data (ascissa come y1 ); punti sotto la curva sono fasi vapore, poich´e la pressione `e inferiore alla tensione di vapore. La zone compresa tra la retta e la curva rappresenta la coesistenza delle due fasi: l’ascissa in questo caso `e la frazione molare totale del componente 1 nel sistema, che indichiamo con z1 . Come `e infatti indicato in figura (3.2), la zona superiore, avendo fissato la temperatura, `e a varianza 2; quella intermedia `e a varianza 1 e quella inferiore `e a varianza 2. Come possiamo leggere un diagramma di questo tipo? Analizziamo la figura (3.2) (b): il punto I corrisponde ad uno stato liquido, a pressione p e composizione x1 = c′liq ; diminuendo la pressione, raggiungiamo la retta e inizia a formarsi una quantit`a infinitesima di vapore a composizione y1 = c′vap , alla pressione p′ , che `e ora anche la tensione di vapore; abbassando la pressione a p′′ abbiamo una soluzione di composizione x1 = c′′liq ed un vapore di composizione y1 = c′′vap e cos´ı via, fino ad arrivare al punto F, a pressione cos´ı bassa che esiste solo vapore alla medesima composizione del liquido originario. Possiamo ricavare un’utile relazione quantitativa tra le composizioni della soluzione e del vapore e i Figura 3.2: Diagrammi pressione-composizione. 40 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI segmenti che uniscono un punto iniziale ad un dato z1 e i punti di intersezione lungo la retta e la curva, cfr. figura (3.2) (d). Se indichiamo con nliq e nvap il numero di moli totali di soluzione e di vapore, possiamo scrivere per il primo componente nz1 ≡ (nliq + nvap )z1 = nliq x1 + nvap y1 (3.40) da cui segue nliq (x1 − z1 ) = nvap (z1 − y1 ) e posto lliq = x1 − z1 , lvap = z1 − y1 risulta nliq lliq = nvap lvap (3.41) nota anche come regola della leva. 3.4 Diagrammi temperatura composizione: distillazione Il processo di distillazione `e basato sull’idea che il componente pi´ u volatile di una soluzione `e presente in proporzioni maggiori nel vapore che nella soluzione; condensando il vapore sottratto al sistema si ottiene dunque una soluzione a diversa composizione, che `e via via, ripetendo la procedura pi´ u ricco nel componente pi´ u volatile. Per l’interpretazione di questo tipo di processi `e utile impiegare dei diagrammi temperatura-composizione, del tutto analoghi ai diagrammi pressione-composizione sopradescritti, ma a pressione costante (di solito 1 atm) invece che a temperatura costante. La zona del liquido `e sotto la curva inferiore, che indica la temperatura di ebollizione; la curva superiore indica la composizione di un vapore in equilibrio con un liquido ad una data temperatura. Partendo da un punto situato nella zona liquida a composizione x1 = c′liq e riscaldando da T a T ′ si raggiunge l’ebollizione a cui compare un vapore di composizione y1 = c′vap ; se questo vapore viene condensato e riportato ad ebollizione alla temperatura T ′′ si forma un vapore di composizione y1 = c′′vap e cos´ı via. In una distillazione semplice, in cui un componente `e poco volatile, il vapore `e praticamente costituito dal solo componente volatile e viene continuamente condensato; in una distillazione frazionata i componenti sono tutti volatili e per arricchire la soluzione nel componente meno volatile o per ottenere una nuova soluzione via via pi´ u ricca nel componente pi´ u volatile si procede condensando e riportando alla’ebollizione il vapore, in una serie di cicli successivi. La presenza di fasi azeotrope, caratteristica delle soluzioni non-ideali, rende per` o il processo di distillazione pi´ u complesso: la possibilit`a di avere massimi nel diagrammi T vs. composizione, gi` a illustrata formalmente in precedenza, ha come conseguenza la formazione preferenziale dell’azeotropo in una distillazione frazionata come per le soluzioni etanolo/acqua (un azeotropo si forma a 78 ◦ C con il 4 % di acqua in alcol). 3.5 Liquidi parzialmente miscibili Consideriamo il caso di due liquidi parzialmente miscibili, con un diagramma di stato come quello illustrato in figura (3.8). Analizziamo dapprima il comportamento delle soluzioni binarie di liquidi parzialmente miscibili, in presenza e in assenza di fase vapore, dal punto di vista della regola delle fasi. A basse frazioni molari del primo componente i due componenti si mescolano e danno luogo ad un comportamento classico; nella zona centrale si formano due fasi liquide a composizione costante (una pi´ u ricca in un componente e l’altra nell’altro) in equilibrio con una fase vapore; segue poi una zona 3.5. LIQUIDI PARZIALMENTE MISCIBILI Figura 3.3: Diagramma schematico temperatura-composizione. 41 42 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Figura 3.4: Apparato di distillazione di laboratorio. 3.5. LIQUIDI PARZIALMENTE MISCIBILI 43 Figura 3.5: Un antico apparato di distillazione. ` evidente che nella zona centrale, a causa della in cui la fase liquida diviene nuovamente una sola. E regola delle fasi, il sistema `e monovariante (2 componenti e 3 fasi), quindi se si fissa la pressione totale le tensioni di vapore parziali dei due componenti restano le stesse. Di interesse sono i diagrammi temperatura-composizione per soluzioni binarie mono o bifasiche di liquidi parzialmente miscibili, in assenza di fase vapore (cio`e sotto la temperatura di ebollizione) . Nelle regioni di composizione dove i due liquidi non si mescolano, sono presenti due fasi (cio`e due soluzioni liquide a diversa composizione) e quindi la varianza `e 2; fissata la pressione, per ogni temperatura la composizione delle due fasi `e determinata. Se i due liquidi si mescolano completamente, si ha una sola fase, e quindi la varianza `e 3: a pressione fissata, sia la temperatura che la composizione della fase possono essere variate liberamente. Possiamo discutere il processo di dissoluzione di due liquidi parzialmente miscibili considerando la figura (3.9), che rappresenta il diagramma temperatura-composizione per due componenti liquidi 1 e 2 in funzione di z2 (frazione molare totale di 2), a pressione fissata. Per una data temperatura, inferiore alla temperatura critica superiore Tc , a basse concentrazioni del liquido 2 si ha un’unica fase, ricca in 1; al crescere di z2 si giunge alla formazione di due fasi, una ricca in 1 (e in maggior quantit` a), ed una ricca in 2 (in tracce). Le due curve indicano la composizione delle due fasi ad ogni temperatura, e l’abbondanza relativa delle due fasi ad una temperatura `e data dalla regola della leva nsol. 2 in 1 lsol. 2 in 1 = nsol. 1 in 2 lsol. 1 in 2 (3.42) al crescere di z2 , la composizione delle due fasi non cambia, perch´e per la regola delle fasi in presenza di due fasi la varianza `e due, e la temperatura e la pressione sono gi`a state fissate; aumenta per` o l’abbondanza della seconda soluzione, ricca in 2; infine la quantit`a di 2 aggiunta `e tale da portare alla 44 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Figura 3.6: Esempio di diagramma temperatura-composizione che presenta un azeotropo a basso punto di ebollizione . 3.5. LIQUIDI PARZIALMENTE MISCIBILI 45 Figura 3.7: Esempio di diagramma temperatura-composizione che presenta un azeotropo ad alto punto di ebollizione. 46 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Figura 3.8: Diagramma di stato schematico per due liquidi parzialmente miscibili. 3.5. LIQUIDI PARZIALMENTE MISCIBILI 47 Figura 3.9: Diagramma temperatura composizione di due liquidi parzialmente miscibili a pressione fissata. 48 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI scomparsa della soluzione ricca in 1 e alla presenza di un’unica soluzione ricca in 2. Sopra la temperatura critica, i due liquidi sono completamente miscibili, e quindi la varianza `e tre: anche a temperatura e pressione fissata, la composizione dell’unica soluzione pu` o cambiare. Si noti che possono essere soluzioni di liquidi parzialmente miscibili con una temperatura critica inferiore (cio`e tale che solo sotto Tc i liquidi sono completamente miscibili) e soluzioni con una temperatura critica sia inferiore che superiore. La distillazione di una soluzione di liquidi parzialmente miscibili pu` o essere naturalmente abbastanza complicata: sostanzialmente si dovranno distinguere due casi principali, quando la temperatura di ebollizione `e superiore alla temperatura critica superiore (se esiste) oppure quando `e inferiore. Una situazione piuttosto comune `e data dal caso di due liquidi parzialmente miscibili, con temperatura critica superiore, e temperatura di ebollizione sempre maggiore della temperatura critica, in equilibrio con una miscela di vapori che forma un azeotropo. 3.6 Soluzioni solido-liquido Infine, consideriamo brevemente la descrizione dei diagrammi temperatura-composizione di soluzioni solido-liquido. Un tipico diagramma di questo tipo `e illustrato in figura (3.10), che mostra la variazione del comportamento di una soluzione di due componenti A e B quasi immiscibili in forma solida, e completamente mescolabili in forma liquida. A temperatura elevata il sistema si presenta come una sola Figura 3.10: Diagramma temperatura composizione di una soluzione solido-liquido fase liquida, bicomponente (quindi a varianza 3: a pressione fissata e temperatura fissata la composizione pu` o variare). Scendendo con la temperatura, il sistema entra in una regione in cui sono presenti due fasi, con una soluzione e uno dei due componenti in forma solida, per esempio A; la soluzione ha una composizione indicata dal punto della curva relativa alla composizione totale data e l’ammontare relativo 3.6. SOLUZIONI SOLIDO-LIQUIDO 49 di liquido e solido `e dato dalla regola della leva; continuando a scendere con la temperatura si giunge alla separazione dei due solidi. Il punto a temperatura pi´ u bassa in cui coesistono la soluzione ed un solido si dice punto eutettico: una soluzione al punto autentico congela senza prima depositare in forma solida uno suoi componenti. In figura (3.11) `e mostrato il diagramma temperatura-composizione del sistema acqua-NaCl, che forma un eutettico alla composizione del 23 % in peso di NaCl in acqua. Possiamo calcolare la pendenza di una delle curve che stabiliscono la composizione di una soluzione nei Figura 3.11: Diagramma temperatura composizione del sistema acqua-NaCl. . diagrammi (3.10) e (3.11). Se supponiamo che la soluzione sia ideale ed in presenza del solido puro i-esimo, si ha che µsolido = µi + RT ln xi → ln xi = − i µsolido µ∗i + i RT RT (3.43) 50 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI dove xi `e la frazione molare in soluzione del componente. Derivando l’espressione precedente rispetto a T , a p fissata, si ottiene ∂ln xi ∂T = p liquido solido Hm,i − Hm,i ∆H = 2 RT RT 2 (3.44) liquido solido sono le entalpie molari del componente puro nello stato liquido e solido ipotetico dove Hm,i e Hm,i alla temperatura T , che non `e la temperatura di fusione alla pressione data del componente puro, in generale: ∆H non `e quindi il calore latente di fusione alla temperatura di fusione, ma piuttosto il calore latente di fusione alla temperatura T , una grandezza ottenibile per integrazione della dipendenza delle entalpie molari in funzione della temperatura (cfr. la prossima sezione). 3.7 Propriet` a colligative Discutiamo ora l’importante fenomeno delle propriet` a colligative, vale a dire quelle propriet`a fisiche facilmente misurabili di una soluzione che dipendono in modo diretto dalla composizione, come conseguenza del fatto che il potenziale chimico del solvente diminuisce in presenza di soluti, almeno in soluzioni ideali (cio`e in soluzioni reali diluite). Le propriet`a colligative propriamente dette sono • l’abbassamento del punto di congelamento • l’innalzamento del punto di ebollizione • la pressione osmotica Consideriamo innanzitutto l’abbassamento del punto di congelamento: sperimentalmente osserviamo che una soluzione, per esempio di sale in acqua congela ad un temperatura inferiore del solvente puro, e che per soluzioni diluite, l’abbassamento del punto di congelamento ad un pressione data, cio`e la differenza tra TF temperatura di di fusione del liquido puro, e T temperatura effettiva di congelamento della soluzione, vale la relazione ∆T = TF − T = KF N X xi (3.45) i=1 dove KF `e detta costante crioscopica e la somma corre sulle frazioni molari dei soluti. La precedente relazione `e ottenibile, sotto opportune approssimazioni, a partire dalla (3.44), supponendo che la soluzione sia ideale. La (3.44) `e valida per ogni componente del sistema e quindi anche per il solvente. Consideriamo la variazione con la temperatura del calore latente ∆H; sappiamo che ∂∆H ∂T = ∆cp,m (3.46) p dove ∆cp,m `e la differenza tra la capacit` a termica a pressione costante del solvente nello stato liquido e nello stato solido, alla temperatura T . Se ammettiamo che sia circa costante, possiamo scrivere ∆H = ∆HF − ∆cp,m ∆T (3.47) ` COLLIGATIVE 3.7. PROPRIETA 51 dove ∆HF `e il calore latente molare di fusione del liquido puro, cio`e a temperatura TF . Integrando la (3.44) da 1 al valore x0 (frazione molare del solvente nella soluzione) otteniamo ∆HF − ∆cp,m ∆T − ln x0 = R 1 1 − T TF + ∆cp,m TF ln R T (3.48) Se si trascura del tutto la differenza tra ∆H e ∆HF cio`e si pone ∆cp,m = 0 si ottiene ∆HF − ln x0 = R 1 1 − T TF (3.49) se la soluzione `e diluita e la variazione del punto di congelamento `e piccola possiamo scrivere − ln x0 = − ln(1 − N X xi ) ≈ i=1 N X i=1 xi , 1 1 TF − T − ≈ T TF TF2 (3.50) da cui segue facilmente la (3.45), con la seguente stima della costante crioscopica KF = RTF2 ∆HF (3.51) La costante crioscopica `e quindi tanto maggiore quanto minore `e il calore latente di fusione del solvente puro. Una trattazione analoga permette anche di descrivere il fenomeno dell’innalzamento del punto di ebollizione: la temperatura di ebollizione della soluzione `e maggiore del solvente puro, secondo una relazione empirica, corretta per soluzioni diluite, data da ∆T = T − TE = KE N X xi (3.52) i=1 dove KE `e detta costante ebullioscopica e la somma corre sulle frazioni molari dei soluti. La costante ebullioscopica `e stimabile come la costante crioscopica secondo l’espressione KE = RTE2 ∆HE (3.53) dove ∆HE `e il calore latente di evaporazione del solvente puro. Solvente KF /(K/molkg−1 ) KF /(K/molkg−1 ) Benzene Canfora Fenolo Acqua 5.12 40 7.27 1.86 2.53 3.04 0.51 Tabella 3.1: Costanti crioscopiche ed ebullioscopiche di alcuni solventi. Infine, discutiamo il fenomeno dell’osmosi e della pressione osmotica, che `e la propriet`a colligativa probabilmente pi´ u importante ma di interpretazione meno evidente. Supponiamo di avere un sistema diviso in due sezioni, con una soluzione separata dal solvente puro mediante una membrana semipermeabile, tale cio`e da permettere il passaggio del solo solvente: la pressione osmotica `e la pressione che deve essere esercitata sulla sezione contenente la soluzione per impedire il passaggio del solvente dalla sezione contenente solvente puro a quella contenente la soluzione. La pressione osmotica `e una propriet`a caratteristica di una soluzione, come il suo punto di congelamento od il suo punto di fusione. La sua 52 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Figura 3.12: Osmosi e pressione osmotica. . causa `e la differenza di potenziale chimico del solvente, che `e pi´ u basso nella soluzione che nel solvente puro, in seguito alla presenza del soluto: di conseguenza il sistema favorisce la diffusione delle molecole di solvente verso la soluzione, in modo da tendere all’uguaglianza dei potenziali chimici del solvente nelle due sezioni. In pratica, siano p e p′ le pressioni che agisono sul solvente puro e sulla soluzione in condizioni di equilibrio. La differenza `e la pressione osmotica, indicata con Π Π = p′ − p (3.54) Per il solvente puro il potenziale chimico `e µ∗ (p) mentre per la soluzione, supposta ideale, il potenziale chimico del solvente `e µ∗ (p′ ) + RT ln x0 : non scriviamo esplicitamente la dipendenza dalla temperatura in µ∗ , poich´e `e fissata, e usiamo l’indice 0 al piede poich´e ci riferiamo al solvente. In condizioni di equilibrio µ∗ (p) = µ∗ (p′ ) + RT ln x0 → RT ln x0 = µ∗ (p) − µ∗ (p′ ) = Z p p′ Vm dp (3.55) dove l’ultima uguaglianza `e basata sulla relazione tra volume molare ed energia libera molare del solvente in rapporto alla pressione; considerando il volume molare come circa costante abbiamo RT ln x0 = Vm Π → Π = − RT ln x0 Vm (3.56) In soluzioni diluite possiamo approssimare il logaritmo della frazione molare del solvente con la somma delle frazioni molari dei soluti, da cui Π= N N RT X RT X ni xi = Vm i=1 Vm n i=1 (3.57) ` 3.8. GRANDEZZE DI ECCESSO E MODELLI PER I COEFFICIENTI DI ATTIVITA 53 Figura 3.13: Misura della pressione osmotica . per una soluzione molto diluita, il numero di moli totali n `e praticamente uguale al numero di moli del solvente, e Vm n pu` o ritenersi circa uguale al volume totale della soluzione, da cui segue Π = RT N X ci (3.58) i=1 che `e nota come legge di van’t Hoff, e correla la pressione osmotica con la somma delle molarit` a dei soluti. 3.8 Grandezze di eccesso e modelli per i coefficienti di attivit` a Le propriet`a termodinamiche delle soluzioni reali vengono espresse oggigiorno mediante le grandezze di eccesso che rappresentano la differenza tra l’energia libera, l’entalpia, l’entropia di mescolamento etc. della soluzione e la corrispondente funzione di mescolamento della soluzione ideale alla stessa composizione, temperatura e pressione. In generale, data una grandezza estensiva X, la grandezza di eccesso relativa `e definita come X E = ∆mix X − ∆ideale mix X (3.59) a delle dove ∆mix X e ∆ideale mix X sono i valori di mescolamento reale ed ideale, rispettivamente. L’entit` grandezze di eccesso rivela naturalmente il grado di deviazione dall’idealit` a di una soluzione, e la definizione delle grandezze di eccesso in termini di opportune funzioni dei parametri di composizione, temperatura, pressione, dedotte a partire da modelli molecolari od inferite da osservazioni sperimentali, permettono di determinare modelli specifici delle soluzioni reali. Uno dei modelli pi´ u utili `e quello delle 54 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI Figura 3.14: Diagramma dell’energia libera di eccesso e di mescolamento per una soluzione regolare. . soluzioni regolari, per le quali si definiscono deviazioni dall’idealit` a dell’entalpia di eccesso, mentre si assume che l’entropia di eccesso sia nulla. In una soluzione, scegliendo una dipendendenza dalla composizione dell’entalpia di eccesso nella forma H E = nβRT x1 x2 (3.60) dove β `e un parametro adimensionale, e ponendo S E = 0, l’energia di Gibbs di eccesso viene ad essere pari all’entalpia di eccesso, da cui segue che l’energia di Gibbs di mescolamento di una soluzione regolare `e E ∆Gmix = ∆ideale mix G + G = nRT (x1 ln x1 + x2 ln x2 + βx1 x2 ) (3.61) La conoscenza dell’energia libera di eccesso permette di ricavare direttamente i coefficienti di attivit`a P dei componenti in soluzione. Poich´e infatti G = i ni µi , tenendo conto della definizione del potenziale chimico di un componente in una soluzione reale, si ha che G= X µ∗i + RT ln i X i ni ln xi + RT X ni ln γi (3.62) i per una soluzione ideale, l’ultimo termine `e nullo, quindi coincide con l’energia di Gibbs di eccesso GE = RT X i ni ln γi (3.63) 55 3.9. APPROFONDIMENTI differenziando questa equazione a T costante si ottiene dGE = RT X ni d ln γi + nRT X ln γi dni (3.64) i i il primo termine del membro di destra dell’espressione differenziale `e nullo, per l’equazione di GibbsDuhem; segue perci` o che ∂GE ∂ni = RT ln γi (3.65) T,p,n ′ i Si noti che come conseguenza del fatto che G `e estensiva, l’espressione di GE deve essere tale che se ogni ni `e moltiplicata per una fattore k anche GE sia moltiplicata per k, cio`e GE deve essere omogenea di primo grado rispetto alle ni ; deve inoltre tendere a zero nelle condizioni in cui sappiamo che la soluzione `e ideale. Per una soluzione binaria, il seguente sviluppo in serie di potenze assicura tutte le propriet`a richieste GE = nRT x1 x2 [A0 + A1 (x2 − x1 ) + A2 (x2 − x1 )2 ) + A3 (x2 − x1 )3 + . . .] (3.66) le soluzioni regolari corrispondono ad arrestare lo sviluppo al termine in ordine zero, con A0 = β. I coefficienti di attivit`a della soluzione regolarte binaria si trovano subito dalla (3.65) come 2 ln γ1 = βx22 → a1 = γ1 x1 = x1 eβ(1−x1 ) ln γ2 = βx12 → a2 = γ2 x2 = x2 eβ(1−x2 )2 (3.67) (3.68) e grazie alla relazione (3.11) otteniamo 2 pi = xi eβ(1−x1 ) p∗i (3.69) Per β = 0 si ritrova cos´ı la legge di Raoult, mentre per x → 1 l’equazione precedente prende la forma tipica della legge di Henry, con Ki = eβ p∗i . Approfondimenti 3.9 3.9.1 Funzioni empiriche per soluzioni binarie Bench´e l’approccio pi´ u moderno allo studio delle soluzioni (binarie) reali sia quello basato sulle funzioni di eccesso, sono state molto usate nel passato funzioni empiriche che descrivono direttamente la tensione di vapore dei componenti in funzione di parametri determinabili sperimentalmente mediante fitting. Ricordiamo qui le equazioni di Margules p1 ln ∗ = (2B − A)x22 + 2(A − B)x32 p 1 x1 p2 ln ∗ = (2A − B)x21 + 2(B − A)x31 p 2 x2 (3.70) (3.71) 56 CAPITOLO 3. SOLUZIONI: COMPORTAMENTI NON-IDEALI che corrispondono all’espressione delle soluzioni regolari se si pone A = B = β. Un’altra espressione `e dovuta a van Laar ln ln p1 p∗1 x1 = p2 p∗2 x2 = A 1+ Ax1 Bx2 B 1+ Bx2 Ax1 2 2 che si riduce ancora all’espressione regolare per A = B = β. (3.72) (3.73)
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