DIALOGO STUDI IN ONORE DI LORE TERRACINI a cura di INORIA PEPE SARNO ESTRATTO BULZONI EDITORE Roma 1990 Itinerario di un amore 4tl9 ITINERARIO DI UN AMORE «ALGUNAS OBRAS» DI FERNANDO DE HERRERA COME CANZONIERE Nella recente edizione delle Poesías di Fernando de Herrera il curatore Cristóbal Cuevas dedica un ampio capitolo dello studio introduttivo al Carácter del cancionero herreriano e considera che le varié poesie «se nos presentan como un conjunto de materiales poéticos destinados a integrarse en un cancionero del estilo del que celebra a Laura — la edición de 1582 sería el comienzo del mismo, a falta de desenlace y de los poemas in morte. Sin embargo, en el estado en que han llegado hasta nosotros, a esos materiales les falta la estructura». Sembrerebbe che Cuevas si riferisca alia sola edizione del 1582, cioé a Algunas obras, conosciuta dagli studiosi con la sigla H, e trascuri Pedizione del 1619 curata da Pacheco, che viene citata con la sigla P. Ma una nota chiarisce «la tiene [la struttura], pero sólo como esbozo de comienzo, H. La tendría el manuscrito de 'todas sus obras poéticas, que él tenía corregidas de última mano, i encuadernadas para darlas a la imprenta' de que nos habla Duarte, pról. a P. La tiene la ed. de Pacheco, creo que por obra del mismo pintor y sus amigos»1. E strano che Cuevas, convinto, almeno cosi pare, che la disposizione delle poesie in P sia da attribuire a Pacheco e ai suoi amici, si fermi a considérame dettagliatamente la struttura; ma ció che appare piü strano é che per tracciare le linee di sviluppo del canzoniere herreriano egli si giovi tanto di H quanto di P, delineando cosi un suo canzoniere con prelievi dalle due edizioni, indifferentemente. L'operazione che Cuevas compie non mi sembra corretta per molti motivi. Innanzi tutto perché, mentre possiamo essere certi (almeno Femando de Herrera. Poesía castellana original completa. Ed. de C. Cuevas, Cátedra, Madrid 1985, pp. 28-29 e n. 43. 480 Inoria Pepe Sarno io lo sonó) 2 che tutte le poesie di P siano opera di Herrera, questa sicurezza viene a mancare nei riguardi della disposizione che queste assumono nella stessa edizione Pacheco. Duarte, infatti, nel prologo a P, mentre garantisce la paternitá herreriana delle poesie raccolte da Pacheco, lascia ampi margini di dubbio circa la sistemazione di quel materiale raccogliticcio che Pacheco aveva reperito tra gli amici e che, probabilmente, non aveva trovato posto in P secondo la volontá di Herrera. Ecco che cosa dice Duarte: (Pacheco) «no solo copió una i dos vezes de su mano lo que aora nos ofrece, pero cumplió lo que faltava de otros papeles sueltos que avian venido a manos de diferentes personas de quien los uvo; i aunque todo ello sea d'el mismo Autor es cosa cierta que lo que el tenia escogido, i perficionado para sacar a luz, seria de mayor i de mas acabada perfecion» . E proprio il dubbio che nasce da queste parole che mi consiglia di rivolgere Pattenzione soltanto alPedizione di Algunas obras del 1582, cioé H, la sola che, nella disposizione delle varié poesie, sicuramente, rispecchia la volontá del poeta, per accertare se e entro quali limiti si possa paríame come di un canzoniere di tipo petrarchesco. Si puó essere d'accordo con A. Prieto 4 nel riconoscere come una delle caratteristiche di un canzoniere di tipo petrarchesco il fatto che la raccolta sia indirizzata a un'unica donna: in questo senso H rispetta il códice. Luz, Aglaya, Luzero e tutti gli altri nomi che vengono attribuiti da Herrera all'ispiratrice delle proprie poesie nascondono una sola destinataria, la condesa de Gelves. Che i rapporti reali tra i due protagonisti delle raccolta fossero platonici o meno non mi sembra che rivesta nessuna importanza . Non ha alcun rilievo che Cfr. I. Pepe Sarno, Se non Herrera, chi? in «Studi Ispanici», Giardini, Pisa 1982, I parte, pp. 33-69; 1983, II parte, pp. 103-127; 1984, III parte, pp. 43-76; 1985, IV parte, pp. 43-72; 1986, V parte, pp. 21-59. 3 In A. Coster, Versos de Femando de Herrera, Strasburgo s.a., p. 29 dell'introduzione. A. Prieto, Con un soneto de Gutierre de Cetina, «El Crotalón», Madrid 1984, n. 1, pp. 283-295 (286). Mi riferisco alia tendenza, ormai superata, a considerare Topera- di Herrera come autobiográfica. Si veda ad esempio Rodríguez Marín, El «divino» Herrera y la Condesa de Gelves, Madrid 1911. Itinerario di un amore 481 sia stata una passione reale oppure l'esito di una tenace imitazione dell'opera del Petrarca, o dei suoi imitatori italiani del Cinquecento, a stimolare Herrera a pubblicare questo insieme di poesie nella disposizione che egli stesso ci ha tramandato. Resta il fatto che l'edizione del 1582 rispecchia la sua volontá in quel momento, né possiamo accertare se, nel tempo, egli abbia proseguito con la stessa intenzione o abbia mutato avviso. Le testimonianze contemporanee sonó concordi nel presentarci un Herrera tutto teso alia correzione della propria opera, sempre insoddisfatto del risultato, il che farebbe supporre che Pidea maturata al momento della pubblicazione di Algunas obras sia andata prendendo ulteriore forma in seguito. II fatto di avere un único destinatario non é pero ragione suficiente per considerare Algunas obras come un canzoniere perché «una raccolta di rime o di racconti puó essere un semplice insieme di testi riuniti per motivazioni diverse, o configurarsi essa stessa come un grande testo unitario, macrotesto per Pappunto. Nel secondo caso ogni singólo testo poético o prosastico é una microstruttura che si articola all'interno di una macrostruttura, donde il carattere funzionale e informativo della raccolta... La funzionalitá e possibilitá di informazione di una raccolta come tale si ha quando si verifica almeno una di queste condizioni: 1) se esiste una combinatoria di elementi tematici e/o formali che si attua neU'organizzazione di tutti i testi e produce Punitá della raccolta; 2) se vi é addirittura una progressione di discorso per cui ogni testo non puó stare che al posto in cui si trova...» . Utilizzare, quindi, il termine canzoniere per una raccolta di poesie implica riconoscerne Pintenzionale omogeneitá di stesura, il fatto cioé che tutte le composizioni immesse dall'autore in quella raccolta, pur obbedendo a stimoli occasionali diversi e a diverse strutture metriche, siano coinvolte in un globale progetto di «storia». E quanto tenteremo di indagare in Algunas obras accogliendo anche la proposta che C. Segre fa a proposito delle Soledades di Machado, quella cioé di «integrare le microstrutture nel sistema a) seguendo lo sviluppo genético di quest'ultimo, b) tenendo contó dei rapporti ' M. Corti, Principi della comunicazione letteraria. ¡ntroduzione alia semiótica della letteratura. Studi Bompiani, Milano 1980, pp. 145-146. 482 Inoria Pepe Sarno di integrazione e delucidazione reciproca delle strutture poetiche entro il sistema osservato nel suo sviluppo» . Considero, quindi, ogni composizione di H come una microstruttura che, insieme alie altre, contribuisce a costituire il sistema H. In questo sistema ogni microcomponente ha avuto un posto preciso; si tratta quindi di individuare se ci sia stata da parte di Herrera la volontá di delineare, attraverso le microstrutture, un discorso che abbraccia poi tutto il sistema; se ci sia, insomma, una storia, con il suo inizio, il suo núcleo céntrale, la sua fine, eventualmente. In questa operazione sará necessario accertare anche se e in quale misura le microstrutture siano connesse fra loro al fine di tessere quella storia cui ho accennato. In questa sede é impossibile soffermarsi sui vari tipi di connessioni 8 presentí in H; mi limiteró ad accennarli, dedicando invece maggiore spazio a quei momenti, iniziale e finale, che sul piano sia temático sia fórmale mi sembra possano indurre a considerare Algunas obras come un sistema unitario e coerente nel quale il discorso si sviluppa dalla prima alFultima composizione, attuando cosi le due condizioni, di cui parla M. Corti, che consentono di riconoscere in una raccolta di poesie un canzoniere. E proprio a partiré dal primo sonetto che s'instaura il «discorso»: Fio narrante propone la sintesi della propria esperienza amorosa e fin dai primi versi ne emergono tutti gli elementi fondamentali che si troveranno poi sviluppati nelle singóle composizioni: Osé, i temi; mas pudo la osadia tanto, que desprecié el temor cobarde; ' C. Segre, 1 Segni e la critica. Fra strutturalismo e semiología, Einaudi, Torino 1969, p. 69. Adopero il termine utilizzato da M. Santagata, Dal sonetto al canzoniere, Liviana Editrice, Padova 1979, in particolare il cap. Connessioni intertestuali nel «Canzoniere» del Petrarca, pp. 9-56. Itinerario di un amore 483 subi a do el fuego mas m'enciende i arde, cuanto mas la esperanca se desvia, (vv. 1-4)9. Osadía, temor, fuego, esperanca ma anche error e daño Gasté en error la edad florida mia; aora veo el daño, pero tarde (vv. 5-6); Sulla visione retrospettiva della propria vita, sviluppata nelle quartine, Fio lirico innesta nelle terzine il presente Tal vez pruevo (mas que me vale?) alearme del grave peso, que mi cuello oprime; Sigo al fin mi furor, (vv. 9-10 e 12) Si tratta, dunque, di un sonetto introduttivo a quella storia d'amore che sta per essere narrata. Naturalmente sullo sfondo c'é Petrarca, ma non mi pare che il sonetto herreriano sia soltanto da collocare nell'ambito di una adesione fórmale alia tradizione ormai consolidata dei petrarchisti italiani e spagnoli di far precederé alie proprie raccolte poetiche un sonetto proemiale. Ci sonó spie che avvertono di un piü stretto rapporto tra il sonetto di Herrera e il petrarchesco Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono: atmosfera comune nei richiami di tono come la presenza dei motivi fondamentali che si ritroveranno poi nella raccolta, ma anche richiami sihtagmatici che sottendono un piü esplicito riferimento al sonetto iniziale delle Rime10, Ecco, ad esempio come in sul mió primo giovanile errore (v. 3) trova eco nelPherreriano gasté en error la edad florida mia (v. 5) oppure Ma ben veggio or si come al popol tutto / favola fui gran tempo (vv. 9-10) che Herrera, attenuando i toni, riprende in aora veo el daño, pero tarde; / que ya mal puede ser, qu'el seso guarde / a quien s'entrega ciego a su porfía (vv. 6-8). 9 Utilizzo l'edizione critica curata da J.M. Blecua, Fernando de Herrera, Obra poética, Anejos del B.R.A.E. XXXII, Madrid 1975. 1 Utilizzo l'edizione delle Rime a cura di E. Bellorini, UTET, Torino 1929. 484 Inoria Pepe Samo La terzina finale di questo primo sonetto, Sigo al fin mi furor (v. 12) getta un ponte verso il sonetto successivo, Voi siguiendo la juerga de mi hado (v. 1). Insomma la frattura creata dalla fine del primo sonetto e dalPinizio del secondo é solo esterna perché, mentre la struttura del sonetto impone una conclusione, la vicenda si snoda oltre Pultimo verso del sonetto I e abbraccia almeno il secondo e il terzo. L'introduzione alia storia d'amore, dunque, che si apre con il primo verso del primo sonetto non si conclude con il v. 14 dello stesso. Nel secondo sonetto Pió narrante, infatti, prosegue il racconto sommario della propria storia. Ma c'é di piü: alcuni concetti del primo sonetto si espandono e chiariscono nel secondo, sorretti anche dagli stessi sintagmi. Si veda come i vv. 9-10 del son. I, Tal vez pruevo (mas que me vale?) alcame / del grave peso, que mi cuello oprime vengano amplificad nel tentativo inutile di ripresa espresso nel son. II, vv. 9-11. Que vale contra un mal siempre presente apartarse huir, si en la memoria s'estampa, i muestra frescas las señales? L'interrogativo retorico rimbalza dal primo al secondo sonetto e questo, a su a volta, fornisce dettagli al primo, chiarendo al lettore come Pió attui il tentativo di scrollarsi di dosso il grave peso che Popprime. Come nel primo sonetto, anche nel secondo la visione della historia é retrospettiva: Buela Amor en mi alcance; i no consiente en mi afrenta, qu'olvíde aquella istoria, que descubrió la senda de mis males, (vv. 12-14). La senda de mis males é stata giá percorsa ed é vista in una prospettiva ormai lontana, sebbene Pamore, ancora presente (en mi alcance), non consenta Poblio. NelPambito di questa prefazione, il sonetto III rappresenta il momento di allaccio tra la fase introduttiva e la vera e propria narrazione. Anche in questo caso dobbiamo fare i conti con il canzoniere petrarchesco. A proposito di questo terzo sonetto si sonó tróvate molte Itinerario di un amore 485 fonti: Bembo \ Rainieri 1 2 , Bernardo Tasso e V a r c h i 1 3 dai quali riprenderebbe Herrera il motivo del cuore armato di ghiaccio. Le argomentazioni in proposito sonó, nella maggior parte, ineccepibili, ma in questo specifico caso, nel tracciare cioé l'itinerario del canzoniere herreriano, a me interessa u n altro rapporto, quello cioé con il sonetto II del Petrarca, Per jare una leggiadra sua vendetta che presenta u n a situazione análoga a quella che si sviluppa in H III, specialmente a partiré dalla seconda quartina: Era la mia virtute al cor ristretta per far i vi e negli occhi sue difese, quando'l colpo mortal la giú discese, ove solea spuntarsi ogni saetta. Pero turbata nel primiero assalto, non ebbe tanto né vigor né spazio che potesse al bisogno prender l'arme (vv. 5-11) cui fa eco Herrera: Pense, mas fue engañoso pensamiento, armar de duro ielo el pecho mió; porqu'el fuego d'Amor al grave frió no desatasse en nuevo encedimiento. Procure no redirm'al mal, que siento; i fue todo mi esfuerco desvario. perdi mi libertad, perdi mi brio; cobré un perpetuo mal, cobré un tormento (vv. 1-8). N o n si p u ó individuare la fonte del sonetto di Herrera in quello petrarchesco, che certamente é piü facile riscontrarla negli autori ita- 11 A. Coster, Algunas obras de Femando de Herrera, París 1908, p. XIII, n. 2. J.G. Fucilla, Estudios sobre el petrarquismo en España, CSIC, Madrid 1960, p. 147. 13 B.C. Morros, Algunas observaciones sobre la poesía y la prosa de Femando de Herrera, «El Crotalón», Madrid 1985, n. 2, pp. 147-168 (150). 12 486 Inoria Pepe Samo liani che sonó stati citati; ma é presente nella poesia del Petrarca, come in quella di Herrera, lo stesso tentativo di resistere alPamore difendendosi come da un nemico aggressore. A parte Putilizzazione dello stesso campo semántico della guerra (difese, saetía, assalto, prender Varme iñ Petrarca; armar, rendirme, perdi mi libertad, perdi mi brio in Herrera), in entrambi i sonetti sembra si alluda al primo incontro degli amanti e al fallace tentativo di resistere alia forza prorompente delPamore. Atmosfera simile, dunque, come spesso accade di riscontrare in Herrera, nella cui opera Pimitazione del Petrarca non é mai pedissequa ma sempre rivissuta nel profondo del proprio travaglio stilistico. Siamo, dunque, al primo incontro con Luz, ma la storia vera e propria inizia con il sonetto IV: il rapporto tra il Sátiro (che, stupito dallo splendore del fuoco, lo tocca e, con dolore, si accorge che é cuanto hermoso, ardiente i fiero) e PYo del protagonista si risolve a scapito di quest'ultimo. L'io narrante non puó eguagliare Pesperienza e la sorte del Sátiro, non puó incenerirsi al contatto con Luz, trasformandosi egli stesso in una parte del fuoco, nelPessenza stessa delPamata. II sonetto si chiude con un interrogativo che rivela la stessa stupita sorpresa del Sátiro e insieme la dolorosa constatazione della differenza como no estoi ceniza todo hecho? Inizia COSÍ la storia di un amore fatto di osadía e di speranze deluse, di brevissime gioie e di lunghi sospiri e singhiozzi. Non mi é possibile tracciarne un itinerario completo. Basti accennare al fatto che molte delle microstrutture che costituiscono Algunas obras sonó collegate da rapporti di varia natura che riguardano sia la forma del contenuto sia quella delPespressione. Non posso daré un quadro esaustivo di tutti i tipi di rapporti che s'instaurano all'interno di Algunas obras; mi limiteró a esaminarne alcuni. Si vedano ad esempio i collegamenti tra il sonetto XI, vv. 5-6. Estas peñas, do solo muero ausente, rompe mi suspirar en noche i dia; e il sonetto XII, vv. 1-6 Yo voi por esta solitaria tierra, d'antiguos pensamientos molestado, Itinerario di un amore 487 huyendo el resplandor del Sol dorado, que de sus puros rayos me destierra. El passo a la esperance se me cierra; d'un'ardua cumbre a un cerro vo enriscado, nei quali si puó cogliere non soltanto lo stesso ambiente inospitale che fa da sfondo al dolore delPinnamorato (e quindi una equivalenza a livello di forma del contenuto) ma anche riprese lessicali e poliptoti che investono la forma dell'espressione. Altrettanto avviene nei sonetti LVII e LVIU i quali, non soltanto condividono gli stessi attanti, Amor, las Gracias, Alegría ma tessono un único discorso: Luz si mostra cual va Venus a onrar el fértil suelo de Cipro (vv. 5-6) nel LVII, mentre nel LVIU il Betis e il fértil, vario, fresco prado e i monti e i boschi saranno siempre venturoso(s) perché toccati de las bellas plantas di Luz: Betis, con puras ondas ensalcado, i con ricas olivas abundoso, cuanto eres mas felice i glorioso, pues eres de mi Aglaya visitado, (vv. 5-8) Ancora un esempio: il motivo della fuga del tempo e della caducitá delle cose umane puó essere individuato nel sonetto LXV come riflessione sulla fugacitá della vita Pero el dulce color i hermosura de nuestra umana vida, cuando huye, no torna; ó mortal suerte, ó breve gloria! (vv. 9-11) in LXVI nella contemplazione delle rovine di Itálica come vestigia inerti di un passato glorioso Esta rota i cansada pesadumbre, osada muestra de sobervios pechos; 488 Inoria Pepe Samo estos quebrados arcos i desechos, i abierto cerco d'espantosa cumbre; Descubren ala ruda muchedumbre su error ciego, i sus términos estrechos; (vv. 1-6) e in LXVII come desengaño alia considerazione della brevitá della bellezza O breve don d'un agradable engaño, dulce mal del contento aborrecido, cuan presto pierdes el color florido, i muestras los despojos de tu daño! El oro buelto en plata un blanco paño cubre, i el color vivo i encendido de los ojos, sin fuerca ya i perdido, de tu vencido orgullo es desengaño, (vv. 1-8) Si v e d a n o anche i sonetti XVI e XVII nei quali il progredire delle ore del giorno nelPalternarsi di luce e oscuritá in XVI Yo m'inflámo, si a Febo se desvia la sombra; i cuando d'aquel puesto altivo declina el Sol, me quemo en fuego vivo, i abraso, cuando al mar tuerce la via (vv. 5-8) o il variare delle stagioni in XVII n o n consentono tregua al disperato amante Las plantas, qu'ofendio, conel presente espiritu de Zefiro templado cobran onra i color; i esparze el prado olor de bellas flores dulcemente Mas ó triste, que nunca mi esperanca, después que l'abatio desnuda el ielo, torna avivar para su bien perdido. Cruda suerte d'amor, dura mudanca, firme a mi mal, qu'el variar del cielo tiene contra su fuerca suspendido, (vv. 5-14) Itinerario di un amore 489 Moltissimi altri esempi potrebbero essere addotti. Infatti, se la presenza degli stessi motivi in composizioni contigue puó essere piü facile da individuare, ció non vuol diré che, a distanza, essa non sia reperibile. Altrettanto puó dirsi per quegli elementi che riguardano principalmente la forma delPespressione: un'indagine completa in questo senso darebbe una messe enorme, specialmente tenendo contó dei campi semantici come giá O. Macri ha messo in rilievo , con criteri diversi da quelli che guidano qui il mió discorso. L'ultimo caso che voglio esaminare di collegamenti fra le varié composizioni, ai diversi livelli, riguarda i sonetti finali, dal LXXIV al LXXVIII. Cominciamo con il LXXIV che con i due sonetti successivi condivide il senso di dolorosa frustrazione sullo sfondo di una natura inospitale. II percorso affannoso descritto in LXXIV Dond'el dolor me lleva, buelvo el passo tan cansado i perdido, que no tengo para arribar fuerca, i nunca vengo a conceder holganca al cuerpo lasso. El mal me sigue d'uno en otro passo... (vv. 1-5) si amplia e arricchisce in LXXV Sigo por un desierto no tratado, sin luz, sin guia, en confusión perdido, Cuanto m'alárgo mas, mas voi errado, i a mayores peligros ofrecido... (vv. 1-2; 5-6) Anche LXXVI si collega in parte ai due sonetti precedenti: l'io lirico continua Pangosciosa peregrinazione che non consente soste: El triste afán del coracon doliente con la memoria de mis males llena vo repitiendo por tu sola arena, sacro rei de las aguas d'Ocidente. (vv. 1-4) 14 O. Macri, Femando de Herrera, Gredos, Madrid 1972, specialmente le pp. 204-279. 490 Inoria Pepe Samo II motivo del pianto collegato al fiume si ripresenta tanto in LXXVI Las ondas acreciento a tu corriente, socorriendo a tu curso con la vena de mis ojos llorosa, i junto suena el suspiro, qu'esfuerca a la creciente. i esala el fuego con incendio tanto, que d'umido te haze ardiente rio. (vv. 1-4; 10-11) quanto in LXXVII pruevo a sentir este pequeño gusto de ver mi rostro umedecido en llanto. No amortiguan mis lagrimas tu fuego, antes aviva su furor creciendo, aunque vencan del Nilo la corriente, (vv. 3-4; 9-11) Altri strettissimi legami si possono scoprire fra gli ultimi due sonetti della raccolta, il LXXVII e il LXXVIIL Entrambi si aprono con una invocazione alPamore. II LXXVII Césse tu fuego, Amor, césse ya, ... (v. 1) e il LXXVIII Amor, en un incendio no acabado ardi del fuego tuyo, (vv. 1-2) In piü: la preghiera all'amore perché metta fine ai tormenti che hanno angosciato il protagonista per tanti anni e che inizia, appunto, in LXXVII trova eco in LXXVIII No mas, baste, cruel, ya en tantos años rendido aver al yugo el cuello ierto, (vv. 9-10) L'invocazione iniziale e le riprese di sintagmi e concetti sembrano Itinerario di un amore 491 configurare i due sonetti come un único discorso che va progressivamente dilatandosi; per cui, nonostante l'autonomia di ogni singólo componimento, ciascuno trova nelPaltro chiarimento e giustificazione. E forse opportuno rileggere quest'ultimo sonetto di Algunas obras Amor, en un incendio no acabado ardí del fuego tuyo, en la florida sazón i alegre de mi dulce vida, todo en tu viva imagen trasformado. I aora (ó vano error) en este estado, no con llama en cenizas ascondida, mas descubierta, clara i encendida, pierdo en ti lo mejor de mi cuidado. No mas, baste, cruel, ya en tantos años rendido aver al yugo el cuello ierto i aver visto en el fin tu desvario. Abra la luz la niebla a tus engaños, antes qu'el lazo rompa el tiempo, i muerto sea el fuego del tardo ielo mió. La prima quartina, retta da ardi, rappresenta il passato, Pillusione che goveró la florida / sazón i alegre; la seconda quartina é il presente, annunciato da i aorat nel quale si ripresentano sia Verror che la llama che hanno caratterizzato questa storia d'amore. AlPangoscioso, disperato appello alFamore della prima terzina fa seguito, nella seconda, Pottativo che introduce la frase finale Abra la luz Id niebla a tus engaños, estremo desiderio di liberta prima che la vecchiaia ponga fine alia passione. Bisogna non dimenticare che questo sonetto é Pultimo della rac> colta. Proprio per questo mi sembra non possa sussistere dubbio sul suo carattere conclusivo: costituisce in sintesi la rievocazione della storia d'amore che Pió lirico ha confessato attraverso tutte le microcomponenti di Algunas obras; e quella finale allusione al tardo ielo che puó spegnere la passione, puó essere indizio non trascurabile del progetto di chiudere quel sistema omogeneo che possiamo individuare come canzoniere. Si tratta, certo, di una conclusione provvisoria che lascia aperti spiragli (la seconda quartina, infatti, allude al persi- 492 Inoria Pepe Samo stere delPamore e del dolore, lasciando intravvedere nuovi sviluppi) per una continuazione che, forse, era stata giá organizzata per grandi linee e che presumibilmente aveva trovato il suo assetto definitivo nei manoscritti che Herrera aveva accuratamente preparato per la stampa, di cui ci parla Duarte. A questo punto mi preme sottolineare un altro rapporto che ritengo rivesta un certo interesse per consentiré di considerare Algunas obras come un canzoniere. Intendo riferirmi ai legami intercorrenti fra il sonetto LXXVIII, che abbiamo appena analizzato, e il sonetto iniziale della raccolta. I richiami tra le due composizioni si verificano sia a livello di forma del contenuto sia di forma delPespressione. Quanto alia forma del contenuto, entrambi i sonetti tracciano a grandi linee la storia di un amore tra passato e presente, tra memoria e dolore; quanto alia forma delPespressione, circolano nei due le stesse frasi, sia puré con una diversa disposizione sintagmática. II v. 3 del sonetto I subi a do el fuego mas m'enciende i arde richiama i vv. 1 e 2 del sonetto LXXVIII Amor, en un incendio no acabado / ardi del fuego tuyo...; Gasté en error la edad florida mia di I, v. 5 é ripreso quasi di peso (si noti Puso delPaggettivo florida) in LXXVIII, vv. 2-3 en la florida / sazón i alegre} de mi dulce vida. E Verror di I, v. 5 si ripresenta in LXXVIII, v. 5 ó vano error preceduto da quel i aora che ritroviamo in I, v. 6. Anche il motivo del cuello rimbalza dall'uno alPaltro sonetto. Ecco in I, vv. 9-10 Tal vez pruevo (mas que me vale?) .alearme del grave peso, que mi cuello oprime e in LXXVIII, vv. 940 No mas, baste, cruel, ya en tantos años rendido a ver al yugo el cuello ierto... II sistema di Algunas obras, dunque, rimane chiuso tra due composizioni vincolate tra loro da nessi semantici e concettuali. Mi sembra chiara Pintenzionalitá di un progetto di canzoniere. Sebbene sia impossibile individuare la data di composizione dei due sonetti, mi sembra plausibile avanzare Pipotesi che siano stati scritti contempora- Itinerario di un amore 493 neamente proprio per iniziare e concludere una raccolta con lo scopo di allinearla non soltanto alPuso invalso tra i petrarchisti italiani ma piuttosto a quello del canzoniere petrarchesco. Non dimentichiamo che Herrera considera il Petrarca «el primero que los (i sonetti) labró bien y levantó en la más alta cumbre de la acabada hermosura y fuerza perfecta de la poesía; aquistando en aquel género, y mayormente en el amatorio, tal gloria, que en espíritu, pureza, dulzura y gracia es estimado por el primero y último de los nobles poetas...» . Almeno il sonetto Osé, i temi (ma forse anche il II) ha tutte le caratteristiche per essere considerato una composizione tardiva, scritta ad hoc per una introduzione; l'andamento tra memoria del passato e la frase finale Sigo al fin mi furor, porque mudarme no es onra ya, ni justo, que s'estime tan mal de quien tan bien rindió su pecho (vv. 12-14) sembrerebbe accreditare questa ipotesi. Che manchino a questo canzoniere le composizioni in morte, come sottolinea Cuevas , puó essere dovuto a vari motivi, anche a quelli cui accenna il critico spagnolo; ma primo fra tutti, ritengo, é quello che il progetto di Algunas obras é programmaticamente limitato. Con questa indagine ho cercato non soltanto di chiarire perché si possa parlare di Algunas obras come di un canzoniere ma, sia puré nella forma schematica imposta dai limiti di spazio, ho tentato anche di riconoscere attraverso quali legami interni la storia che vi é narrata vada articolandosi, mediante le diverse microstrutture, in un sistema compatto e coerente, chiuso in se stesso, anche se prevede continuazione e ampliamento. INORIA PEPE SARNO Universitá di Roma «La Sapienza» 1 Anotaciones a la obra de Garcilaso in Garcilaso y sus comentaristas. Ed. Intr por A. Gallego Morell, Gredos, Madrid 1972, pp. 309-10, H. 1. 16 Poesía castellana cit., p. 37.
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