INTERVISTA Stefania Craxi: «Di Pietro, su mio padre arrivi tardi» La figlia del leader Psi risponde all'ex pm: «Avrebbe dovuto parlare prima». Però ammette: «La sua analisi, paradossalmente, è più profonda di quella fatta dalla sinistra». di Paola Sacchi 10 Dicembre 2014 Stefania Craxi, presidente della Fondazione intitolata a suo padre Bettino. È stata l’intervista col nemico, in una versione che non ti aspetti. Stefania Craxi a quell’Antonio Di Pietro per la prima volta rispettoso nei confronti di suo padre Bettino («Molto meglio Craxi di questi di Roma») quasi stenta a credere. «MEGLIO TARDI CHE MAI». Prova a scherzare: «Tutto merito di Lettera43.it che ha saputo incalzarlo». Ma al nemico ricorda che «avrebbe dovuto farlo molto prima. Comunque, «meglio tardi che mai». E innanzitutto una cosa non le va giù: «Almeno sul foruncolone avrebbe dovuto pentirsi». Ma anche la figlia dell’ex premier e leader socialista, presidente dell’omonima Fondazione, a sua volta sorprende: «Su mio padre fa un’analisi più profonda Di Pietro che la sinistra». DOMANDA. Ma lei se l’immaginava un’uscita del genere? RISPOSTA. Certamente è una cosa inedita. Di Pietro ha cambiato i toni e finalmente usa il rispetto necessario per parlare di Craxi. D. Secondo lei perché lo ha fatto? R. Evidentemente dopo essere stato usato e gettato ha molto tempo per riflettere. D. L’ex pm dice che quella di Craxi è una storia che dovrà essere ancora scritta. Sembrano le stesse parole più volte usate da lei. R. Questa è l’unica cosa sulla quale Di Pietro ha sacrosanta ragione. D. Lui ribadisce che Craxi era «formalmente latitante» ma giudica «dignitosa” la sua scelta di non tornare a curarsi in Italia, dove lo avrebbero prelevato i carabinieri. R. Intanto, fu illegittimo dichiararlo latitante, perché uscì dal suo Paese con regolare passaporto, avrebbero allora dovuto fare un ordine di rimpatrio... D. L’ex leader dell’Italia dei Valori però dà atto a Craxi del fatto di essersi assunto le sue responsabilità, in parlamento e in tribunale, a differenza di «altri ipocriti che hanno continuato a farsi i ca...loro» , come lo scandalo di Roma dimostra. R. Di Pietro avrebbe però dovuto parlare di responsabilità politiche. Perché Craxi non è stato condannato per un fatto reato o per un fatto corruttivo, ma secondo il teorema del non poteva non sapere. Sullo stesso impianto accusatorio è stato assolto a Roma e Venezia. Ed è stato invece condannato solo dalla procura di Milano. Si continua a fare confusione tra il finanziamento illegale ai partiti e la corruzione che è un reato personale e come tale va provato e condannato. D. Cosa pensa del fatto che secondo Di Pietro suo padre con quel famoso discorso alla Camera sulle responsabilità sue e di tutti gli altri partiti dette una mano all’inchiesta di Mani pulite? R. Il pool utilizzò quel grande discorso al Parlamento e alla Nazione come capo di accusa, ma la magistratura non si può impalcare né a moralizzare la società né a giudicare la Storia. Deve, invece, limitarsi a perseguire il fatto reato che nel caso di Craxi non c’era, D. Errori non li ha fatti? R. Certo che li ha fatti. Nel suo libro (Io parlo e continuerò a parlare, a cura di Andrea Spiri Mondadori ndr) Craxi rivendica una vita con tutto il suo carico di errori spesa però per il bene del Paese. Una cosa però la devo dire... D. Prego. R. Su Craxi Di Pietro fa un’analisi più ragionata e profonda di quella che ha fatto la sinistra. D. Spiri su Il Foglio scrive che Renzi parodossalmente, mentre propone cose che vanno nel segno delle politiche di Craxi, lo ha al tempo stesso rimosso, escludendolo dal suo pantheon. Come se lo spiega? R. Si vede che i discorsi di Renzi li scrive un giovane socialista a sua insaputa (ironizza ndr). D. Eppure il premier e segretario del Pd sembra essersi abbeverato alla Conferenza di Rimini su meriti e bisogni. R. Anche se Renzi non lo ha capito, significa che Craxi è vivo. La Seconda Repubblica ne porta i segni: prima Berlusconi poi Renzi sono stati paragonati a lui. Le politiche di Craxi sono ancora carne viva del sistema politico.!
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