Episodio 16 – Susan Mason-Milks

Il Fratello Bennet
Episodio 16 – Susan Mason-Milks
Darcy sedeva nel suo studio, intento a dare un senso alla relazione di Mr Simonsen, l’amministratore
di una delle sue proprietà. Dopo esser stato assorto per qualche minuto, si riscosse e rivolse i propri
pensieri a un soggetto più piacevole: gli incantevoli occhi di Miss Bennet. Prima di potersi godere quel
pensiero, però, sentì qualcuno bussare alla porta, prima che venisse aperta. Sollevato lo sguardo, vide
Mrs Reynolds sulla porta, in attesa del suo permesso.
«Potrei avere un momento del vostro tempo, Mr Darcy?», gli domandò non appena ne catturò lo
sguardo.
Darcy fece un cenno del capo, invitandola a entrare.
Con sua sorpresa, la governante spinse delicatamente dentro una delle nuove domestiche. Darcy non
ne era certo, ma si ricordava che il suo nome fosse Sally. Era giovane, forse sedici o diciassette anni.
«Che succede?», non era insolito che Mrs Reynolds entrasse nello studio, ma le domestiche mai.
«Dai, Sally, mostrale a Mr Darcy.»
Quando Darcy si rese conto di quanto la ragazza fosse terrorizzata, cercò di predisporre il proprio
viso a un’espressione più gradevole, come se fosse pronto ad ascoltarla. Aveva capito che quella che
credeva essere un’espressione neutra era da molti percepita come severa e ostile. Alla fine, dopo che
Mrs Reynolds le ebbe dato dei colpetti sulla spalla, Sally fece qualche passo in avanti e poggiò due
lettere sulla scrivania, una indirizzata a Edward Bennet, a Pemberley, e l’altra a Mr Bennet, a
Longbourn.
«Come ne sei venuta in possesso?». La ragazza restò immobile a fissare il pavimento mentre lui ne
esaminava la calligrafia, in cerca di qualche indizio in più. Il silenzio continuò fino a quando Mrs
Reynolds le diede di nuovo dei colpetti sulla spalla come se questo potesse aiutarla a tirar fuori le
parole. «Va avanti, ragazza», le disse.
Con gli occhi incollati al tappeto, Sally scuoteva la testa e si torceva le mani. «Oh, Mr Darcy, signore,
mi dispiace tanto. Miss Bingley mi ha ordinato di spedirle dal paese, ma non ho potuto.»
Darcy sollevò una delle due lettere. «Questa è indirizzata a Edward Bennet, che è ospite qui.» La sua
mente stava iniziando a ricostruire quello che doveva essere accaduto.
Sally sospirò e poi sollevò lo sguardo, focalizzando la propria attenzione non direttamente sul volto di
lui ma su un punto della parete proprio sopra la sua testa. «Sì, signore, sapevo che sta’ cosa non era
giusta. Perché uno che sta qua deve spedire una lettera per un altro che sta pure qua?»
«Quand’è che Miss Bingley te le ha consegnate?», le chiese Darcy. Sally esitò di nuovo. «Per favore
Sally, non hai nessuna colpa. Dimmi solo come sono andate le cose.»
«Due giorni fa, signore.»
Darcy si accigliò. «E perché ci hai messo così tanto a farti avanti?» Sally impallidì e tornò subito a
rivolgere lo sguardo al pavimento.
«Non corri nessun rischio, va’ avanti con la storia.» Fece del proprio meglio per sembrare rassicurate.
«Volevo dirvelo il primo giorno, ma avevo paura. Stamattina l’ho detto a Mrs Reynolds e ora sto qua.»
Così dicendo si fece avanti e poggiò alcune monete sulla scrivania.
«Che cosa sono questi?»
«Miss Bingley mi ha pagata per spedire le lettere, ma non l’ho fatto. Non posso tenere i soldi. Glieli
ridarete voi, signore?»
Darcy si soffermò a pensare a cosa significasse restituire quei soldi per una ragazza come Sally. Per lui
si trattava di una somma ridicola. Per lei doveva essere una fortuna. «Ti ringrazio per la tua sincerità,
Sally, ma credo che dovresti tenere i soldi.»
Lei scosse la testa con veemenza. «Oh, no, signore, non mi sarebbe giusto.»
Darcy prese i soldi e glieli porse. Lei lo fissò e poi gli porse piano la mano.
«Mi occuperò io di Miss Bingley.»
«Quando scoprirà che non ho fatto quello che mi ha ordinato, sarà furiosa e non mi piace quando la
vedo così. È cattiva con la servitù.» Sally si mise una mano sulla bocca. «Oh, mi spiace signore, non
volevo parlare male di uno dei vostri ospiti. È solo che c’hanno detto che un giorno sarà la nuova
padrona e la cosa c’ha sconvolto.»
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Darcy quasi si strozzò. Dovette schiarirsi la gola prima di parlare. «Non ti preoccupare, Sally, non
accadrà mai.»
«Grazie a dio.» Disse, sorridendo per la prima volta. Quando si rese conto di quello che aveva detto
spalancò gli occhi e la mano le volò di nuovo davanti alla bocca.
Darcy concentrò la propria attenzione sulle lettere, per impedire che vedesse lo sguardo divertito sul
proprio volto. La ragazza era terrorizzata e la paura le stava, evidentemente, sciogliendo la lingua.
«Mrs Reynolds, preoccupatevi che Sally sia temporaneamente impegnata in faccende in diverse zone
della casa, in modo che non debba incontrare Miss Bingley», si rivolse alla governante tenendo fuori la
ragazza.
Poi, d’impulso, domandò: «Solo un momento, Sally. Mi sapresti dire cosa pensa la servitù di Miss
Bennet e di Miss Elizabeth?»
Sally sorrise, scoprendo un piccolo spazio tra i denti d’avanti. «Oh, loro sono delle vere signore. Dolci
e carine. Ci piacciono a tutti.»
Darcy fece di sì con la testa, sforzandosi ancora una volta per mantenere un’espressione neutrale.
«Grazie Sally, questo è tutto. Puoi tornare alle tue faccende.»
Mrs Reynolds accompagnò Sally alla porta, ma prima di uscire gli chiese: «C’è nulla che posso fare per
voi, signore?»
Darcy si strofinò le mani sulle tempie e sospirò. Per quanto scomodo sarebbe potuto essere, non
aveva senso rimandare. Doveva essere fatto. Doveva parlare con Bingley il prima possibile. «Potete
mandare qualcuno da Mr Bingley e chiedergli di raggiungermi il prima possibile?»
Darcy ruppe il sigillo della prima lettera. Dopo averle rivolto uno sguardo fece una smorfia e aprì
anche la seconda. Quanto lesse lo fece impallidire… era persino peggio di quanto avesse immaginato.
Se Lady Colette ne fosse venuta a conoscenza, Caroline avrebbe potuto dire addio al proprio buon
nome e a ogni possibilità di essere accettata dalla società londinese. D’altra parte, forse era proprio
quello che si meritava.
*** «Questa volta Caroline ha davvero esagerato!», disse Bingley agitando in aria le lettere.
Darcy non l’aveva mai visto così sconvolto. «Non posso che essere d’accordo.»
«Stava cercando di separarmi da Miss Bennet! Riuscite a immaginarlo?», il volto di Bingley diventò
ancora più rosso.
Darcy annuì. Era sollevato dal fatto che Bingley avesse attribuito il gesto di Caroline al desiderio di
evitare che il fratello corteggiasse Miss Bennet. All’apparenza Bingley non aveva ancora realizzato che
lui stesse sviluppando un attaccamento verso Miss Elizabeth. «Cosa avete intenzione di fare?»
«Le mie minacce non hanno avuto alcun effetto su di lei. Ora non ho altra scelta che spedirla a
Manchester per una lunga visita a nostra zia Emmeline. Dover lasciare Pemberley e quindi rinunciare
alla società londinese prima che la stagione inizi è la punizione più severa che io posso infliggerle.» Si
massaggiò la fronte. «E dovrò anche ridurle la rendita.»
«Sono contento che siate d’accordo sul fatto che non possiamo farla passare per una ragazzata. Le
conseguenze delle sue azioni avrebbero potuto essere troppo serie per essere ignorate.»
Bingley camminava avanti e indietro come se il movimento potesse in qualche modo aiutarlo a placare
l’agitazione. «Cosa diavolo deve aver pensato? Nostro padre pensava che frequentando una scuola
esclusiva Caroline avrebbe ricevuto l’educazione necessaria per crescere in società, ma invece…» Si
bloccò, sollevando le spalle.
«Volete che sia presente mentre parlerete con lei?» Chiese Darcy all’amico. Sapeva bene che quel
confronto era stato rimandato troppo a lungo e che non sarebbe stato piacevole. Bingley aveva ignorato
troppo a lungo il comportamento disdicevole della sorella, e adesso doveva farci i conti. A Darcy non
piacevano i conflitti certo più che a Bingley, ma come padrone di Pemberley e di numerose altre
proprietà minori, era stato costretto a imparare presto come fare a gestire situazioni spiacevoli come
quelle. Se Bingley non fosse intervenuto, sarebbe stato costretto lui stesso a chiedere a Caroline di
lasciare Pemberley, una cosa che preferiva evitare se possibile.
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Bingley guardò il suo amico, con il volto pieno di speranza. Poi scosse la testa con decisione. «No, vi
ringrazio Darcy, ma credo di dovermela vedere io con Caroline. È in parte colpa mia, che non ho
affrontato la questione in tempo.»
Darcy posò la mano sulla spalla dell’amico in modo rassicurante. «Tra poco qualcuno andrà a
chiamare Caroline per farla venire qui il prima possibile.»
Bingley si passò una mano tra i capelli e cominciò a scuotere la testa, come per trovare il coraggio.
«Oh, Bingley, non credo ci sia bisogno che condividiamo questa cosa con nessuno. Non vorremmo
che le azioni sconsiderate di Caroline creino un qualche disagio a qualcuno dei miei ospiti», disse Darcy.
Poteva solo immaginare cosa sarebbe stato delle suo chances con Elizabeth se lei avesse scoperto il
piano di Caroline. Più pensava alla conversazione che aveva avuto con Anne il giorno prima, più si
convinceva di quanto lei avesse ragione: Elizabeth Bennet era la donna adatta a lui. Era vero che non
aveva le giuste parentele o una ricca dote, ma la luce e la gioia che aveva portato nella sua vita
compensavano qualsiasi altra carenza. O forse erano proprie le cose che non aveva a renderla così
perfetta.
Bingley rialzò lo sguardo. Anche se aveva il viso ancora triste sembrava un po’ più sollevato. “Diremo
a tutti che Caroline è dovuta partire per prendersi cura di una parente malata.»
«Non sono sicuro che qualcuno potrà credere al fatto che ci sia andata volentieri», disse Darcy con
espressione accigliata.
«Dirò che sono stato io a insistere affinché partisse. Alla fine, in parte è vero», rispose Bingley.
*** Caroline saltellava per il salone seguendo il valletto che la stava accompagnando verso lo studio di
Darcy. Doveva essere così! Darcy doveva finalmente aver avuto un’illuminazione e aveva deciso di
chiederla in sposa quella stessa mattina! Perché mai voleva parlarle, altrimenti? Riusciva a stento a
contenere la propria eccitazione. Il suo piccolo stratagemma aveva funzionato. E se la proposta non
fosse venuta oggi, sarebbe arrivata presto. I Bennet avrebbero lasciato Pemberley, e tutti gli
impedimenti ai suoi piani su Darcy sarebbero stati finalmente eliminati. Si domandò quanto sarebbe
stato grande l’anello di fidanzamento e se era troppo presto chiedergli di usare il suo nome di
battesimo.
Mentre aspettava che il valletto bussasse alla porta, Caroline si sistemò ansiosamente i capelli e si lisciò
la gonna. Quella serie di eventi la rese fiera della decisione di indossare il proprio abito migliore quella
mattina. Sarebbe stato un giorno da ricordare. Una volta dentro si bloccò e ansimò in maniera quasi
udibile. Non c’era Mr Darcy ad attenderla, ma il fratello e non stava sorridendo. Qualcuno della
famiglia si era ammalato?
Charles non la salutò ma le fece cenno di sedersi in una delle sedie di fronte alla scrivania. Mentre si
avvicinava per prendere posto, notò che il fratello aveva dei fogli in mano. Di colpo le riconobbe e si
sentì il mondo crollarle addosso.
*** «Cosa avete fatto?» domandò Anne a Darcy.
Era rimasta in attesa fino a quando Mr Bingley e una cerea Miss Bingley dagli occhi lucidi lasciassero
lo studio, e che Darcy vi facesse ritorno, prima di cercarlo. Dopo di che era entrata senza bussare e ora
stava davanti alla scrivania di Darcy, con una lettera in mano.
«Che cosa avete fatto?», ripeté.
Egli alzò lo sguardo e sbatté le palpebre. «Non so di cosa state parlando, cugina», le disse, posando la
penna.
Anne gli porse la lettera per fargliela vedere. «È da parte della mamma, chiede di inviarle una carrozza
per domani. Verrà rilasciata.»
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«Va bene, le manderemo una carrozza», le rispose Darcy. Si appoggiò allo schienale della poltrona e le
restituì la lettera, facendole capire che non aveva alcun bisogno di leggerla.
«Non mi avevate detto che le avevate parlato», continuò Anne. Non era sicura se fosse arrabbiata o
sollevata per il suo intervento.
Dato che Darcy non rispondeva, Anne insistette. «Perché l’avete fatto?»
Darcy si passò una mano sulla fronte e la guardò. «Cos’altro potevo fare? È mia zia. Siete entrambe
parte della mia famiglia. Nonostante la sua cattiveria, non potevamo lasciarla rinchiusa per sempre. Per
fortuna, qualche giorno di stenti sembrano aver ottenuto l’effetto desiderato su di lei.»
«No, voglio dire, perché avete fatto questo… accordo con lei?»
Darcy sospirò. «A dispetto di quello che la gente dice di me, ho un cuore. Vi voglio bene, Anne, e la
vostra felicità futura mi sta a cuore.»
«Non posso credere che mia madre abbia accettato di buon grado.»
«Non lo definirei “di buon grado”. Ha sbraitato un po’, come sempre, ma, a dispetto della sua
spavalderia inziale, si stava cominciando a chiedere quanto a lungo sarebbe rimasta rinchiusa ancora.
Sapete bene quanto detesti qualsiasi tipo di disagio fisico. Mentre io sono sicuro che non sarebbe mai
stata condannata, lei cominciava a sviluppare qualche insicurezza a riguardo, tanto che io potessi trarne
vantaggio», le spiegò Darcy.
«Per questo avete fatto un accordo con lei», ripeté Anne.
Darcy annuì. «Le ho detto che non avrei sporto denuncia per l’assalto alla carrozza in cambio della sua
promessa di darvi la vostra dote quando vi sposerete, indipendentemente da chi sia vostro marito. Ci
sono delle condizioni. Ve le ha comunicate?»
Anne guardò la lettera, come se non sapesse già a memoria quello che c’era scritto.
«Dice che mi sarà data in parti uguali per i prossimi cinque anni», disse Anne. «Inoltre lascerà a me
Rosings. Se mi accadesse qualcosa la tenuta sarà ereditata dai miei figli o, nel caso non abbia figli, dal
cugino di mio padre. George non potrà mai ereditare la tenuta, ma riceverebbe un reddito a vita. Di chi
è stata questa idea?» Gli avvicinò di nuovo la lettera.
«In realtà è stata mia. Date le circostanze, mi è sembrato saggio. Se George Wickham è diventato
l’uomo che dite, andrà tutto bene. Ma se così non fosse…» Darcy sollevò le spalle. «Se vi dovesse
abbandonare o dovesse divorziare da voi, non avrebbe nulla e tutto vi tornerebbe indietro. Posso farvi
vedere l’accordo che ha firmato.»
«L’avete fatto per iscritto?»
Darcy le rivolse un’occhiataccia.
«Certo», disse Anne, rendendosi conto che Darcy non sarebbe mai stato così incauto da fidarsi della
parola di Lady Catherine. «Altrimenti mia madre avrebbe potuto cercare di modificare i termini
dell’accordo, come le avrebbe fatto comodo. Non sarebbe la prima volta.»
«Ora tocca a voi assicurarvi che George accetti l’accordo», le disse Darcy.
«Non sarà un problema.» Anne fece il giro della scrivania, avvicinandosi a Darcy con le braccia tese.
«Quando eravamo bambini ci abbracciavamo spesso, me lo fareste fare anche ora?»
Darcy si alzò e l’abbracciò. Anne gli poggiò la testa sul petto e si godette la sensazione di essere
avvolta dall’amore che sapeva il cugino provava per lei.
Con riluttanza, facendo un passo indietro, gli poggiò le mani sulle spalle. «Non dimenticherò mai
quello che hai fatto per me.»
Darcy si limitò ad annuire.
Anne fece per andarsene ma si fermò sulla porta, con la mano sulla maniglia. «Hai pensato a quello di
cui abbiamo parlato l’altro giorno?», gli rivolse uno sguardo interrogativo.
Darcy le rivolse un sorriso appena accennato.
«Sei molto determinata ad accasarmi.»
«Sai bene quanto posso essere ostinata.»
«Come tua madre?», tutto il volto gli si illuminò di malizia. Era un’espressione che Anne non gli
vedeva da quando era morta la madre.
«In realtà credo sia di famiglia», gli rispose Anne.
Darcy si passò una mano tra i capelli. «Ho pensato al tuo suggerimento.»
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«E?»
«Ho trascorso del tempo con la signorina Bennet nei giorni scorsi.»
«E?», insistette Anne.
«Credevo che non mi sarei sposato per qualche anno ancora, mi devi concedere un po’ di tempo per
rivedere il mio pensiero», le disse.
«Oh, Darcy, non lasciarti scappare questa occasione prendendoti troppo tempo per pensarci. Sono
arrivata a credere che sposarsi per amore sia un dono raro e prezioso che non deve andare sprecato.
L’ho osservata e credo che lei provi qualcosa…» Prima che potesse aprire la bocca per risponderle,
Anne aveva lasciato la stanza.
*** Quel pomeriggio Darcy e Georgiana si riunirono insieme ai coniugi Hurst nel salone principale per
salutare Miss Bingley in partenza per Manchester. Una volta rassicurata del fatto che nessuno sarebbe
venuto a conoscenza delle proprie malefatte, aveva accettato la scusa che sarebbe partita per prendersi
cura della zia e si era adattata a interpretare quella parte. Nel frattempo dei saluti, aveva fatto di tutto
per apparire come una martire che partiva per salvare la vita dell’amata zia.
«Vi ringrazio per la vostra disponibilità, Mr Darcy e Miss Darcy. Sapete bene quanto ami essere ospite
di Pemberley. Forse vi vedrò a Londra in primavera?», arrivò a chiedere con dolcezza.
Darcy annuì, interpretando la propria parte. «Vi auguriamo un viaggio confortevole, Miss Bingley.»
All’apparenza sembrava bendisposto e addirittura interessato veramente al suo viaggio, ma in realtà
ribolliva all’idea che aveva quasi rovinato tutto.
«Spero che troverete vostra zia migliorata, quando arriverete», aggiunse Georgiana.
Poi Bingley prese il braccio della sorella e la accompagnò alla carrozza che la attendeva mentre Miss
Hurst li seguiva. Mr Husrt, invece, si voltò sbuffando e si diresse verso la biblioteca dove, Darcy ne era
certo, si sarebbe concesso un generoso sorso di brandy, per festeggiare. Non era un segreto che Mr
Hurst non fosse troppo attaccato alla sorella della moglie.
Quando Mr Bingley e Mrs Hurst rientrarono, Mrs Hurst commossa si scusò e si ritirò nella propria
stanza mentre Bingley si avvicinò a Darcy e alla sorella.
«Credo proprio che mia sorella abbia perso veramente la propria occasione», disse.
Darcy e Georgiana gli rivolsero quasi la stessa identica occhiata interrogativa.
«Avrebbe dovuto avere una carriera nel mondo dello spettacolo.» Sembrava così serio che Darcy ci
mise un attimo per capire che stava scherzando. Georgiana si voltò con una mano sulle labbra per
nascondere la risata che non riuscì a trattenere.
«Se mi scusate, devo proprio andare dai nostri ospiti», disse. «Vorrei proporre una bella passeggiata
per oggi pomeriggio. Potremmo prendere tutti un po’ d’aria.»
Dopo aver visto Caroline partire, Darcy si rivolse al suo amico. «Ben fatto, Bingley. Mi aspettavo una
scena molto diversa.»
«Una volta che ho capito quanto davvero ha compromesso se stessa, ha deciso di collaborare per
salvare la propria dignità.»
«Ben fatto, comunque», disse Darcy. Batté la mano sulla schiena di Bingley e insieme i due andarono a
unirsi a Hurst per un bicchiere di brandy.
Nel frattempo che Darcy e Bingley facessero ritorno, Georgiana aveva riunito tutti gli ospiti nel
salotto e stava offrendo loro tè e biscotti.
«Oh, sono così dispiaciuta che Miss Bingley sia dovuta andar via. Ero così impaziente di conoscerla
meglio», disse Lady Colette, sfoderando un sorriso abbagliante mentre gli occhi le brillavano di malizia.
Georgiana versò una tazza di tè alla cugina e le disse: «Bè, la conosco abbastanza per entrambe e non
vi siete persa nulla.» Poi spalancò gli occhi: «Oh, mi dispiace. Non volevo parlar male di Miss Bingley,
l’ho detto senza pensare.»
Darcy era abbastanza vicino da aver sentito tutto, ma non disse nulla. Gli altri non sembrarono notare
l’occhiolino che Lady Colette rivolse a Georgiana.
Il Fratello Bennet
«Credo che un’attività all’aperto sia d’obbligo in un pomeriggio così», disse Georgiana. «So che
qualche gentiluomo vorrebbe andare a cavallo, ma suggerirei una bella passeggiata alla quale potremmo
partecipare tutti. Il tempo sembra tenere e le foglie stanno assumendo dei colori così belli.»
«Credo sia un’idea meravigliosa Miss Darcy. Mi unirò di sicuro», disse Elizabeth posando la propria
tazza di tè.
Vedendo che a Elizabeth quel programma piaceva, Darcy disse: «Credo che una bella passeggiata sia
quella lungo il sentiero che porta a vedere tutta la vallata. Cosa ne pensate? Il panorama deve essere
molto bello oggi.»
«Temo non dobbiate considerarmi nei vostri piani. Ho un’importante lettera da scrivere», disse Anne
sorridendo a Darcy.
Anche Mr e Mrs Hurst declinarono l’invito, mentre gli altri si recarono nelle loro stanze per prendere i
soprabiti e prepararsi a uscire.