DINAMO I "giganti" e ilrispettodelle regole Studenti a lezione di educazione civica con i campioni del basket » SASSARI Studenti della scuola di San Donato a lezione di educazione civica e rispetto delle regole con il presidente del tribunale per i minorenni Antonio Minisola e i campioni della Dinamo. Continua il progetto "OnelTeam... formylife!", promosso da Eurolega e sposato dalla società sportiva e dalla Fondazione Dinamo: nei giorni scorsi durante il settimo incontro in programma nella club house societaria si è infatti parlato della difficile tematica della convivenza civile nell'osservanza della legge. Presenti i One team ambassadors Meo Sacchetti, Jack Devecchi e Jeff Brooks e i One team coach Paolo Citrini e Massimo Bisin, insieme con 0 presidente della Dinamo Stefano Sardara, il presidente della Fondazione Dinamo Carlo Sardara, la preside dell'Istituto comprensivo di San Donato Patrizia Mercuri e i giocatori Brian Sacchetti, Shane Lawal e Cheikh Mbodj. Minisola - che nel precedente incontro aveva dato a ognuno dei ragazzi un articolo della Costituzione italiana, invitando a fare delle riflessioni - è partito proprio dalle risposte che i ragazzi hanno dato sull'articolo, anche per rompere il ghiaccio e trattare una tematica difficile come quello della criminalità nel mondo minorile. «Spesso ha detto - sulla carta ci sembra facile riconoscere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, attenendoci al semplice buonsenso: in realtà nel corso della giornata tendiamo a dimenticare alcune semplici regole e a volte queste dimenticanze possono avere conseguenze terribili. I ragazzi sopra i 14 anni hanno una serie di diritti e doveri da rispettare e delle volte capita che si commettano errori tali da dover richiedere l'intervento degli organi di giustizia. Nella mia esperienza al tribunale per i minorenni - ha continuato il presidente Minisola - mi è capitato di vedere tante casistiche diverse e credo sia importante educare le nuove generazioni al rispetto delle regole, ponendo l'accento su alcuni errori che si possono commettere per leggerezza e che possono compromettere il proprio futuro. La cosa che mi ha sorpreso di più è che la maggior parte delle volte i ragazzi non sono consapevoli di ciò che hanno fatto». Al giorno d'oggi sono gli strumenti di comunicazione i maggiori indiziati: con l'avvento dei social network, centrali nelle relazioni interpersonali soprattutto in adolescenza, spesso la violenza passa attraverso questi mezzi. Spesso è il branco ad essere pericoloso: cattive amicizie e influenze possono portare sulla strada sbagliata, e ci si ritrova coinvolti inconsapevolmente in grandi errori che possono compromettere le vite. L'esempio arriva da uno dei giganti biancoblù, Shane Lawal, che ha raccontato una pagina della sua adolescenza: «Quando studiavo all'università rientravo ogni weekend a Detroit per stare con i miei amici. Loro bevevano e fumavano e alcuni avevano anche delle pistole: io ero un bravo ragazzo, non facevo niente di tutto ciò, ma mi piaceva stare con loro e far festa. Una volta, non so per quale ragione, sono rimasto al campus invece che tornare a casa: la domenica mattina ho ricevuto una telefonata in cui mi comunicavano che tutti i miei amici erano stati arrestati dalla polizia per possesso illegale di armi. Il fatto di non essere rientrato a casa ha salvato la mia carriera: ho imparato che non basta essere semplicemente una persona buona, devi anche saper fare le scelte giuste perché possono salvarti la vita». Un momento della lezione con il magistrato Antonio Minisola U4ULÌOAI4 I • '.Igl r.on r*Bon* dì Mnp iJnm,
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