Sguardi di cielo sapori di terra

sguardi di
CIELO
sapori di
TERRA
Percorso formativo di catechesi
per ADOLESCENTI
a
INTRO
Sguardi di cielo e sapori di terra è una
proposta redatta dall’ufficio di pastorale giovanile diocesano per un percorso di catechesi rivolto agli adolescenti. Ogni catechista sa
che un percorso formativo prima di essere
realizzato ha bisogno di essere “pensato”, altrimenti il rischio è quello di navigare a vista
e di smarrire la rotta. Già dai primi incontri è
indispensabile avere ben chiaro dove si vuole
arrivare, pur tenendo presente la consapevolezza che come tutte le esperienze umane ci
possono essere delle deviazioni, delle soste
e dei cambi di percorso necessari. In questo
lavoro il percorso ha un punto di partenza
chiaro che è dato dal tema dell’abitare. Dopo
il PianoTerra che ha impegnato decine di
adolescenti durante l’oratorio estivo, si tratta ora di riprendere in mano il discorso, alla
luce di ciò che è stato vissuto, per cogliere
cosa questo tema può ancora dire ai ragazzi. Il punto di arrivo è il tema della prossima esposizione universale (EXPO 2015) che
ha ispirato il tema del nuovo anno oratoriano: “Buono come il pane – L’oratorio casa di
Vangelo”. Il pane dell’Eucarestia è ciò che dà
senso e fondamento alle nostre comunità cristiane. I quattro ingredienti che compongono
il pane diventano in questo percorso i simboli
dei quattro moduli formativi che compongono
l’itinerario. Per accompagnare nella fede gli
adolescenti non esistono ricette, strumenti
e attività perfette, ma – come racconta chi
ha vissuto questo servizio – si tratta principal-
mente di un meticoloso lavoro relazionale di
ascolto e di testimonianza. Una volta definiti
i contenuti, questi vanno contestualizzati in
base al gruppo dei ragazzi. Per questo il sussidio non vuole chiudere i temi in schematismi
troppo rigidi, ma tracciare un filo rosso che
possa costituire un avvio al lavoro del catechista. Nelle intenzioni degli autori si tratta
innanzitutto di dare ai catechisti e agli educatori delle direzioni di lavoro e delle prospettive che non devono essere lette in modo vincolante e restrittivo.
Ogni modulo si apre con un brano biblico
che fa da riferimento e da cui ha origine la
declinazione dei temi educativi e degli obiettivi. La Parola di Dio costituisce lo sguardo
di cielo necessario per poter dare sapore al
nostro vivere su questa terra; per questo viene proposto anche uno schema per la lectio. I
temi e gli obiettivi indicati servono soprattutto per darsi un metodo di lavoro che è quello
progettuale: partire dai contenuti per poter
poi scegliere ed inventare gli strumenti più
adatti, quello che abbiamo chiamato sapore
di terra. In proposito viene suggerita anche
la traccia di un’attività, sarà compito del catechista, se deciderà di usarla, capire come
contestualizzarla.
Nella speranza che questo piccolo strumento possa contribuire a rendere l’azione pastorale sempre più consapevole e generativa si
augura a tutti i catechisti un buon lavoro!
O ORDINARIO
TEMP
Un giardino
da custodire
g
SGUARDO DI CIELO
Presentiamo qui il brano biblico che farà da guida al primo modulo. È in realtà la somma di due testi,
Genesi e Apocalisse. Si suggerisce di distribuire il testo con il commento qui sotto e le domande predisposte per il suo approfondimento spirituale.
Genesi, Apocalisse
In principio Dio creò il cielo e la terra. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa
buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E
fu sera e fu mattina: giorno primo. Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che
sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo
giorno. Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto».
E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era
cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno
sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse
germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno
frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo
giorno. Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle
acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino
sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la
loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». Dio disse: «Facciamo l’uomo
a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul
bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua
immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate
fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce
seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti
gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è
alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era
cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non
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O ORDINARIO
TEMP
c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una
sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda
di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro
Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
SPUNTI PER LA LECTIO
Ti suggeriamo di leggere diverse volte il testo con calma. Se vuoi, fissa alcune parole-chiave che ti
colpiscono e che sono a tuo avviso decisive. Prova a fare un primo bilancio del testo: che cosa ti dice
complessivamente, quali aspetti critici e quali più facili, il che cosa ti mette di più “in crisi”? Leggi poi
il commento.
Abbiamo presentato un testo in realtà duplice: è la somma di un brano di Gn, tratto dai racconti delle
origini del mondo e dell’uomo, e di uno di Apocalisse, il libro che chiude il Nuovo Testamento. La Bibbia
cristiana si apre e si chiude con uno sguardo profondo alla terra e al cielo, all’habitat in cui l’uomo si
viene a trovare, come creatura cosciente, che scopre dentro di sé il desiderio della domanda, diventando
a se stesso domanda. “Dio disse”: Genesi si immagina che la creazione avvenga per la forza della Parola.
Non viene immaginato nessun demiurgo che plasmi una materia, Dio non è un co-principio ordinatore e
nemmeno un logos greco che mette in fila le cose. È molto di più: pronunciando il nome delle cose, Dio
le fa esistere, le evoca, le chiama all’esistenza. Creazione è allora gesto di amore, vittoria della gratuità
sul nulla. E se questa è l’origine delle cose – seppur descritta con categorie letterarie antiche e non con
pretesa empirica! -, le cose portano inscritta questa regola cui non sfugge nemmeno l’intelligenza ordinatrice, a volte fin diabolica, dell’uomo: tutto – ci dice Genesi – deriva dal gratuito. Esiste per un gesto
di libertà che è al tempo stesso barriera alla ragione umana.
“Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo”. Questa regola del gratuito riconosciuto come principio si trasforma nel
racconto di Genesi in responsabilità: come l’uomo, cosciente e relazionale, risponde a questo palcoscenico di gratuità? Come ne prende coscienza? L’uomo entra nel cosmo alle condizioni della natura, ne fa
parte, non ne è un tiranno dispotico. Questa è la sapienza delle origini. L’uomo è risposta, carne e sangue
e passione per le cose; ne sa cogliere la speranza, ne sa sfruttare l’ambiguità.
“E vidi un cielo nuovo e una terra nuova”: non è affatto strano che la Bibbia cristiana si chiuda con un
sogno e un’attesa: quella di cielo e terra nuova, dopo che la grande vicenda umana si era aperta con la
benedizione di Dio sulle cose create. La creazione infatti ha ospitato anche la disgregazione, la dispersione, il male, la morte: è portatrice sin dalle origini di un’oscura imperfezione che i racconti eziologici
di Genesi hanno tentato di illuminare. La Bibbia è il grande affresco di Dio con gli uomini e si chiude su
di un’apertura di credito: è rinvio ad un esito, ad una pienezza. Si conferma così il libro delle speranze
più che delle risposte arroganti; il libro della natura salvata e trasfigurata piuttosto che un manuale per
il solo animo umano. Il destino dell’uomo è sempre con la natura che lo circonda. È sempre spirituale
e materiale, addirittura fisico, sostanziato dalla promessa di risurrezione per sé e per le cose che sono
parte di lui.
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
• Quando hai letto il brano hai percepito: noia (lo conoscevo già)… delusione (la scienza ha altre proposte!)… incomprensione (è un linguaggio lontano da me!)? Hai provato a fidarti del testo pensando che ha
un messaggio profondo, come tutte le parole serie e le grandi storie?
• Che cosa ti colpisce di questo racconto delle origini e del destino del mondo? Oltre la mentalità tecnico-scientifica, c’è una messaggio profondo sulle cose e sull’uomo che puoi percepire?
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O ORDINARIO
TEMP
g
SAPORE DI TERRA
Abitare è già un essere chiamati alla cura del mondo
che ci è stato donato.
ABITARE LO SPAZIO
“Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero
che produce seme: saranno il vostro cibo»”
Tutela del creato, con le sue risorse, dono elargito dal Creatore a tutta l’umanità, bene che non va
sprecato o depredato e distrutto.
OBIETTIVI
• Far comprendere ai ragazzi che l’ambiente (e gli ambienti) in cui viviamo sono da riconoscere come
un dono prezioso.
• Da qui derivano alcuni comportamenti concreti e progressivi: la gratitudine, il rispetto, il non appropriarsi dei luoghi come se fossero a nostra completa disposizione, il prendersi cura.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ: La creazione nell’arte
Stampare o proiettare alcuni quadri che raffigurano il tema della creazione e raccoglierne impressioni,
parole e caratteristiche da parte dei ragazzi. Alcuni suggerimenti: La creazione di Adamo di Michelangelo, Il telescopio di Magritte, Il falso specchio di Magritte, Il giardino dell’Eden di Brueghel Jan, ecc.
In secondo luogo presentare ai ragazzi alcune fotografie del loro quartiere/paese che raffigurano luoghi
significativi per loro e fare lo stesso tipo di lavoro. Confrontare quindi le opinioni raccolte per trarne
alcune riflessioni relative al senso dello spazio vissuto e abitato.
ABITARE IL TEMPO
“E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare
non c’era più”
Saper vivere in modo positivo il tempo che ci è donato, progettare, organizzare le giornate, scegliere
per chi e per che cosa spendere il nostro tempo, per non lasciare margine alla noia o al torpore che potrebbero annebbiare la vita e il cuore.
OBIETTIVI
• Far capire ai ragazzi che anche il tempo è qualcosa che viene loro donato e possono decidere come
“investire” questo dono.
• Usare la fantasia e la creatività per riempire le proprie giornate, non lasciare che sia la noia a soffocarci e a paralizzarci. Non lasciarsi scorrere tutto addosso.
• Decidere di dedicare del tempo per soffermarsi a pensare e pregare. Ciò che dona un più ampio respiro al nostro tempo ordinario.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ: Gioco dell'orologio
Far disegnare a ciascun ragazzo un orologio molto stilizzato con un numero di ore stabilito dal conduttore in base al tempo che si ha a disposizione. Una volta che ogni ragazzo è in possesso del proprio
orologio, si chiede al gruppo di fissare degli appuntamenti con dei compagni in modo da riempire tutte
le ore (p.es. Se un orologio è composto da cinque ore il proprietario dovrà aver fissato cinque appuntamenti). A questo punto il conduttore dovrà scandire il tempo dell’incontro proclamando di volta in volta
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O ORDINARIO
TEMP
l’orario e i ragazzi dovranno incontrarsi per tot minuti e parlare tra di loro di un argomento che viene
stabilito dal catechista. Alcuni stimoli di discussione a coppie possono essere:
1) Come ti piace impiegare il tuo tempo?
2) Un momento felice della tua vita?
3) Cosa pensi quando pensi al tuo futuro?
4) Un tuo sogno?
5) Ecc.
Segue condivisione in plenaria.
ABITARE LE RELAZIONI
“Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli
abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio”
Scoprire di essere chiamati al servizio nella Comunità.
OBIETTIVI
• Abitare le relazioni comporta scegliere come vivere queste relazioni. Posso viverle passivamente,
lasciarmi trascinare dagli altri, oppure posso decidere di prendermene cura per primo, di alimentarle.
• Viviamo in contesti comunitari: la famiglia, la classe, il gruppo di amici, l’oratorio, la Chiesa. La
comunità è fatta di persone che si relazionano. I ragazzi si sentano chiamati alla scuola del servizio
proprio a partire da questi contesti per loro così quotidiani e familiari.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ:
Si dice ai ragazzi che una sala dell’oratorio deve essere ristrutturata e quindi dipinta e arredata. Il
conduttore (meglio se il sacerdote) dirà che vuole chiedere un consiglio ai ragazzi per poi decidere
come procedere con i lavori. Anche se la cosa non è vera, questo lancio deve avvenire in modo molto
serio affinché i ragazzi si sentano protagonisti dell’operazione. Ci sono alcuni elementi che sono stabiliti dal conduttore (scopo dell’aula, mobili, budget economico, ecc.) e altri che loro desiderano e
possono aggiungere. Ogni ragazzo avrà dieci minuti per raccogliere le idee e fare un proprio progetto
individuale. Al termine dei dieci minuti ci si mette in cerchio e si chiede ai ragazzi di arrivare ad una
soluzione condivisa in quindici minuti discutendo in maniera autonoma. Al conduttore spetta il compito
di fare l’osservatore delle dinamiche relazionali per poi restituirle alla fine della riunione. Si potrà poi
riflettere sulla necessità di custodire non solo ciò che interessa a me, ma anche ciò che ci viene affidato da altri o è condiviso da più persone. Per farlo ci vogliono regole precise, attenzione e ascolto.
Indipendentemente dalla reale ristrutturazione dell’aula, l’obiettivo è far sperimentare ai ragazzi un
minimo di che cosa significa appartenere ad una comunità e quindi sentirsi responsabili per un attimo
di un luogo abitato da tutti.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ/2: I contadini della vita
Si affida ad ogni ragazzo della farina o del grano. Una voce fuori campo o
un narratore/conduttore racconta l’origine di quella farina/grano: che
cosa quella materia era in origine, il processo che l’ha trasformata, la
cura che è stata impiegata e da chi. Questo vale anche per ciascuno. Anche noi siamo frutto di una trasformazione e di infiniti passaggi che qualcuno
ha accompagnato e curato. Si consegna ad ognuno dei partecipanti un filo
di spago, dei fogli e delle mollette e si chiede di completare la “storia della
cura”. Si sollecita anche a individuare i momenti in cui si è cominciato ad essere cura per gli altri: qui si potranno innestare altri pezzi di spago… per formare
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O ORDINARIO
TEMP
una ramificazione che racconta a che cosa siamo davvero chiamati, di cosa siamo fatti. Questa in fondo
è la vocazione primordiale di ciascuno. L’incontro può finire con la suggestione di un racconto medievale
che riportiamo qui sotto:
“Bisogna sapere che la vita è una lotta contro il diavolo. Ma nulla egli teme tanto quanto l’unità nella
carità. Perché, se per Dio distribuiamo quanto possediamo, questo il diavolo non lo teme, perché egli
stesso non possiede nulla. Se digiuniamo, di questo non ha paura, perché non prende cibo. Se vegliamo,
non ne ha terrore, perché non dorme. Ma se siamo uniti nella carità, per questo egli si spaventa molto,
perché noi custodiamo in terra ciò che egli in cielo rifiutò di conservare”.
a
CONSIGLI
CHEF
dello
Questo modulo è pensato per accompagnare i ragazzi nella prima parte del percorso di catechesi annuale, che coincide
con il tempo ordinario. Esso è il tempo
della quotidianità. Abitare questo tempo
significa, soprattutto per i ragazzi, scegliere di vivere giorno per giorno imparando la consapevolezza delle dimensioni
che ci vengono donate. Abitare lo spazio,
il tempo e le relazioni. Sono tre dimensioni fondamentali e quasi scontate nelle
nostre giornate.
È il tempo in cui cresciamo in umanità e
nella fede.
Il tempo ordinario è un dono che ci porta
a vedere, pian piano, come in ogni piccola
cosa quotidiana, in ogni momento, siamo
chiamati a scegliere di essere Cristiani.
Per questo abbiamo scelto il simbolo
della farina, perché è il prodotto del lavoro dell’uomo che si deve adattare ai tempi della natura. È il prodotto della fatica
quotidiana nel campo, dalla semina alla
macina del grano. La farina è la base del
pane, ciò che lo caratterizza e lo differenzia nelle diverse tipologie.
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AVVENTO
Un cibo
da condividere
g
SGUARDO DI CIELO
Presentiamo qui il brano biblico che farà da guida al secondo modulo. È un racconto di moltiplicazione
preso da Mt 14. Si suggerisce di distribuire il testo con il commento qui sotto e le domande predisposte
per il suo approfondimento spirituale.
Dal Vangelo secondo Matteo (14, 13-21)
Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo,
lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e
guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è
ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù rispose: «Non
occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e
due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qua». E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i
cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai
discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici
ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare
le donne e i bambini.
SPUNTI PER LA LECTIO
Ti suggeriamo di leggere diverse volte il testo con calma. Se vuoi, fissa alcune parole-chiave che ti colpiscono e che sono a tuo avviso decisive. Prova a fare un primo bilancio del testo: che cosa ti dice complessivamente, quali aspetti critici e quali più facili, il che cosa ti mette di più “in crisi”? Leggi poi il commento.
A volte ci sembra che le notizie del telegiornale o del web ci travolgano. Sono problemi spesso mondiali,
giganteschi, come la fame, la guerra, le ingiustizie internazionali… Spesso ci ritiriamo sotto la coperta
della paura o semplicemente giriamo la testa da un’altra parte al grido “Tanto che cosa ci posso fare io?
Che colpa ne ho se loro sono nati nel posto sbagliato?”. “Date loro voi stessi da mangiare”. Ci aspetteremmo subito un miracolo, date le condizioni estreme (è sera, la gente è tantissima, non siamo nei pressi
di centri commerciali…), eppure Gesù provoca i discepoli a non arrendersi subito ai meccanismi troppo
facili dell’intervento esterno. Dichiara al contrario di voler coinvolgere i suoi amici in un’operazione
certo provvidenziale, ma non magica. Il loro compito sarà prezioso. “Non abbiamo che cinque pani e due
pesci”: i conti con la realtà sono presto fatti e si risulta perdenti anche quando si è animati dalle migliori
intenzioni. Se poi subentra l’egoismo o l’indifferenza, ecco che si precipita nell’insignificanza e nel buio
del si salvi chi può! I discepoli lo ammettono, sono insufficienti, lontani dalla sufficienza di strumenti e
forse di coraggio. Eppure Gesù li provoca ancora ad allargare l’orizzonte: a non far conto solo di quanto
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AVVENTO
hanno o non hanno in magazzino, ma a fidarsi, a giocare la scommessa sul futuro. La provocazione diventa
massima quando i pani e i pesci vengono benedetti: il cibo non è solo una conquista, ma è un dono che
sollecita a “benedire”, a ricentrare la vita sul gratis che l’ha generata e sulla sua regola di fondo, tanto
spesso scambiata per un paradosso assurdo. “Tutti furono saziati”: questo è il vero miracolo, il fatto che
gente anonima, tanta gente… acceda al cibo e sperimenti di farcela, sperimenti il fatto che nessuno venga
escluso dalle risorse che rendono vivibile la vita.
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
• Quando hai letto il brano hai percepito: noia (lo conoscevo già)… delusione (la scienza ha altre proposte!)… incomprensione (è un linguaggio lontano da me!)? Hai provato a fidarti del testo pensando che ha
un messaggio profondo, come tutte le parole serie e le grandi storie?
• Che cosa ti colpisce di questo racconto della “moltiplicazione”? Quale suggerimento pratico può dare
alla tua vita? Quando credi che oltre il mangiare (o il possedere cose o sicurezze..) ci sia spazio per essere
“tutti sazi”? Oppure la vita è un “si salvi chi può”?
g
SAPORE DI TERRA
Mettiamo a disposizione ciò che abbiamo e ciò che siamo,
perché diventi pane di solidarietà.
SOLIDARIETÀ
«Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare»
Gesù ci chiede di mettere a disposizione quel poco che abbiamo per vivere affinché sia condiviso. Gesù
compie il miracolo, ma senza quei pochi pani e pesci offerti dai discepoli, non sarebbe stato possibile.
Gesù ci chiede di metterci in gioco.
OBIETTIVI
• Riscoprire l’atteggiamento di solidarietà inteso non solo come la condivisione di quei beni materiali
che magari, per noi, sono superflui (i vestiti vecchi, i giocattoli che non usiamo più).
• La solidarietà è mettere a disposizione quello che siamo, i nostri pregi e difetti, le nostre speranze e
le nostre paure: noi stessi. Gesù ci chiede di fare di noi stessi il pane da moltiplicare per chi è affamato.
• Questo può spaventarci perché non capiamo cosa possiamo fare noi, con le nostre poche forze. Anche
i discepoli non credevano fosse possibile sfamare così tanta gente con quel poco cibo, ma si fidano di
Gesù. Impariamo a fidarci di Gesù e scegliamo di ascoltare le sue parole.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Ad ogni ragazzo viene chiesto di individuare un pregio ed un limite di se stesso e di attaccarseli sulla
schiena. Si chiede poi ad ogni ragazzo di muoversi nella stanza in modo dinamico per cercare di leggere
ed appuntarsi più pregi/difetti/proprietari possibili in un tempo stabilito. Al termine di questa corsa
si chiede ai ragazzi di dire quanti e quali caratteristiche sono riusciti a leggere e a chi appartengono.
Si può riflettere quindi su quanto sia difficile nella vita di tutti i giorni guardare agli altri con sguardo
attento, questo perché noi siamo più portati a concentrarci su noi stessi e decentrarci ci costa spesso
fatica e impegno. Al termine di questo giro si chiede a ciascun ragazzo di fare una scelta:
• Scegliere come investire concretamente il proprio pregio in una attività/servizio della parrocchia
durante l’Avvento.
• Scegliere a chi affidare il proprio limite individuando nel gruppo qualcuno che possa farsene carico,
ed aiutarci a migliorare per superarlo.
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AVVENTO
SOBRIETÀ
“Abbiamo solo cinque pani e due pesci”
I discepoli testimoniano una sobrietà che deve diventare lo stile della solidarietà.
OBIETTIVI
• La sobrietà è un esercizio per comprendere che cosa davvero è essenziale per la nostra vita e che
cosa, invece, è superfluo. Capire che cosa ci nutre davvero e che cosa, invece, è solo uno strumento.
• La sobrietà è uno stile di vita, una scelta che ci permette di avere un rapporto buono e sano con i beni
materiali (cibo, oggetti, soldi). Non significa rinunciare a tutto e vivere in totale povertà, ma significa
saper prendere la giusta distanza dalle cose che non sono essenziali.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Si racconta agli adolescenti che presto dovranno partire in un nuovo paese e che per questo dovranno
portare con loro solo essenziale. Tra gli oggetti da portare ce ne sono alcuni (vestiti, scarpe, pulizia personale) che si devono necessariamente portare e ce ne sono altri che invece si desidera portare per il
valore affettivo che posseggono. Si posiziona una valigia aperta e vuota nel mezzo e si chiede ai ragazzi
di scrivere o disegnare su un foglio un oggetto che per loro ha un valore affettivo e che porterebbero
con loro se dovessero partire. Fatto ciò ciascuno posiziona il proprio foglio nella valigia.
Per il lavoro di gruppo:
• Quali oggetti avete scelto? Perché?
• Come vi sentireste se vi portassero via l’oggetto che avete collocato nella valigia? Perché?
Si potrebbe poi provare a preparare una valigia del gruppo (p.es. massimo 5 oggetti); e quindi riflettere su quali sono le vere necessità della nostra vita e quali invece sono le cose che appartengono al
superfluo. Si potrebbe poi mettere in connessione questa attività con l’incontro e/o la visita a quei
luoghi della parrocchia che sono a servizio di chi non ha il necessario per vivere (Caritas parrocchiale,
S. Vincenzo, associazioni, ecc).
SAZIETÀ
“Tutti mangiarono e furono saziati”
Ciò che ci sazia davvero è la solidarietà e la condivisione, non l’accumulo e l’egoismo.
OBIETTIVI
• Anche noi siamo affamati e cerchiamo di saziarci, di riempirci con tante cose, con tante esperienze
diverse. Queste restano poco nutrienti se manca il cibo vero, quello che sazia: Gesù.
• Il servizio, il mettersi in gioco, il condividere non è solo una richiesta che Gesù ci fa, ma è uno stile
di vita che risponde alla nostra vera fame. E’ il miracolo del pane, donare e donarci alle persone che
incontriamo tutti i giorni nei nostri ambienti, per essere noi stessi saziati.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Al termine della riflessione sulla solidarietà e sulla sobrietà avvenuta nei due incontri precedenti si potrebbe chiedere ai ragazzi di organizzare una festa che coincida con la fine del catechismo prima delle
vacanze di Natale. Insieme a loro in plenaria si potrebbe prima ragionare su quali caratteristiche debba
avere una festa in cui ci si possa divertire in modo sano e coinvolgente, per poi arrivare alle scelte più
concrete e alla definizione dei gruppi di lavoro. Alcuni esempi possono essere:
Rinfresco: Cosa e quanto comprare per fare in modo che non avvengano sprechi.
Allestimento: Chi si occupa dell'allestimento e si incarica della pulizia finale.
Inviti: Chi si occupa degli inviti e decide per chi è aperta la festa.
Musica: Quale genere di musica e chi la mette per far si che nessuno sia escluso.
Animazione: Quali giochi, quali scherzi, quali momenti di animazione si possono organizzare per divertirsi.
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AVVENTO
a
CONSIGLI
CHEF
dello
Questo secondo modulo è dedicato al tempo dell’Avvento, tempo di attesa dell’arrivo di Gesù nel mondo.
L’Avvento è il tempo buono per prepararci ad accogliere Cristo nella nostra
vita, perché la sua presenza per noi sia
motivo di conversione del cuore. Ma per
poter accogliere l’arrivo del Signore occorre vivere un’attesa autentica, sapere
che Lui solo può rispondere alla nostra
fame di senso.
Il brano della moltiplicazione dei pani e
dei pesci ci parla di solidarietà, sobrietà
e sazietà. Queste tre parole potrebbero
essere le nostre compagne di cammino
durante questo Avvento, una specie di va-
demecum per preparare il terreno della
nostra vita all’arrivo di Gesù.
Così il lievito, che per noi cristiani è la
Parola, vuole simboleggiare ciò che, in
piccola quantità, permette alla pasta di
accrescere il proprio volume.
Anche i pani e i pesci erano pochi ma
nelle mani di Gesù sono diventati cibo
sufficiente per sfamare una moltitudine di
persone.
La solidarietà e la sobrietà sono come
il lievito nell’impasto: basta offrire poco,
ma se quel poco sarà autentico basterà a
saziare molti. Non da soli però: solo Gesù
può compiere il miracolo.
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QUARESIMA
Un pasto
che educa
g
SGUARDO DI CIELO
Presentiamo qui il brano biblico che farà da guida al terzo modulo. È il famoso racconto della manna del
deserto in cui si imbatte incredulo il popolo fuggito dall’Egitto. Si suggerisce di distribuire il testo con
il commento qui sotto e le domande predisposte per il suo approfondimento spirituale.
Esodo 16
Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova
tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'Egitto. Nel deserto tutta la
comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti
per mano del Signore nel paese d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando
pane a sazietà! Invece ci avete fatti uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà
a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina
secondo la mia legge o no. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa,
sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro giorno». Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti:
«Questa sera saprete che il Signore vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto; domani mattina vedrete la Gloria
del Signore; poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché
mormoriate contro di noi?». Mosè disse: «Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla
mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni, con le quali mormorate contro
di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore».
Mosè disse ad Aronne: «Da' questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!». Ora mentre Aronne parlava a tutta
la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella
nube. Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto
mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore vostro Dio». Ora alla
sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino vi era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Poi lo strato di rugiada svanì ed ecco sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e
granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Man hu: che
cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo.
Ecco che cosa comanda il Signore: Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa,
secondo il numero delle persone con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda». Così
fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto chi poco. Si misurò con l'omer: colui che ne aveva preso di
più, non ne aveva di troppo, colui che ne aveva preso di meno non ne mancava: avevano raccolto secondo
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QUARESIMA
quanto ciascuno poteva mangiarne. Poi Mosè disse loro: «Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino».
Essi non obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi e imputridì. Mosè si irritò contro di loro.
Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva.
SPUNTI PER LA LECTIO
Ti suggeriamo di leggere diverse volte il testo con calma. Se vuoi, fissa alcune parole-chiave che ti
colpiscono e che sono, a tuo avviso, decisive. Prova a fare un primo bilancio del testo: che cosa ti dice
complessivamente, quali aspetti critici e quali più facili, il che cosa ti mette di più “in crisi”? Leggi poi
il commento.
Quasi null’altro mette in crisi che la fame. La fame di cibo, come pure le altre forme di fame che mettono in ginocchio l’uomo. Israele si oppone e si ribella, rimpiangendo la situazione di schiavitù “garantita” e mandando in fumo il grande desiderio di libertà che lo aveva sostenuto nella fuga. Quando di veloce
evaporazione sono grandi pensieri e slanci che ci attraversano! Quando siamo in crisi, ci chiudiamo e non
ci accorgiamo della gratuità, della benedizione che ci circonda. Restiamo quasi abbandonati a noi stessi
e il mondo ci sembra lontano. Nel deserto Israele fa l’esperienza di una benedizione “misurata”, quanto
basta per evitare che il popolo arraffi, porti in magazzino e si fidi così non della benedizione, ma delle
cose che ha raccolto, dei beni materiali, delle sicurezze che ne scaturiscono. La manna è una secrezione
che si priva molto velocemente della sua componente acquosa: pertanto non può essere conservata a
lungo. Occorre attenderla, occorre fidarsi. Proprio come nella vita più profonda, quella della fede, delle
relazioni, dell’amore e del futuro: non basta “mettere in banca” con prove su prove; arriva sempre il
momento in cui le casseforti non ci aiutano, perché l’amore vero è quello che si fida e lascia liberi. Liberi
di amare, non costretti a servire. Anche il cibo è una lezione in questo senso. Siamo spesso o anoressici
o bulimici: o rifiutiamo o ci buttiamo a capofitto. In entrambi i casi stiamo male, non siamo in equilibrio,
non siamo veri.
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
• Quando hai letto il brano a che cosa hai pensato? Al
deserto di secoli fa od anche alla tua vita? Hai provato
a fidarti del testo pensando che ha un messaggio profondo, come tutte le parole serie e le grandi storie?
• Che cosa ti colpisce di questo racconto della “manna nel deserto”? Quale suggerimento pratico può
dare alla tua vita? Riesci ad avere una misura, un equilibrio? Pensi sia importante oppure ci si deve abbandonare
all’arraffare? Pensa al cibo, ma anche ai soldi, agli affetti,
alle esperienze in cui rischiamo di “dominare”…
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QUARESIMA
g
SAPORE DI TERRA
LA DISTANZA TRA ME E DIO
“Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne”
Nel libro dell’Esodo Dio educa il popolo di Israele e lo aiuta a compiere un percorso di crescita e di
libertà. Come in ogni relazione educativa c’è una distanza iniziale necessaria!
OBIETTIVI
• Far emergere e condividere nel gruppo quali sono gli ostacoli che i ragazzi vivono nella relazione
personale con Dio.
• Mettersi in ascolto di come i ragazzi percepiscono il loro rapporto con Dio.
• Indagare quali sono le cose che li portano a “mormorare” nei confronti di Dio.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
All’interno di un momento di preghiera si potrebbe tirare un filo di spago che parta da una croce e
che arrivi al centro del gruppo. Ogni ragazzo scrive su un foglietto quali sono le cose che lo portano a
mormore contro il Padre e che appesantiscono o rendono difficile la propria relazione con Dio. Di volta
in volta questi fogli andranno appesi con delle mollette al filo che di conseguenza si abbasserà sempre
di più. Si può quindi riflettere su cosa ci rende distanti da Dio e cosa si può fare per alleggerire questo
filo che rischia di spezzarsi.
LE REGOLE E LA LIBERTÀ
“Allora il Signore disse a Mosè: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché
io lo metta alla prova, per vedere se cammina secondo la mia legge o no”
Dio ci pone delle regole e dei limiti che orientano la nostra vita.
OBIETTIVI
• Qualsiasi legame ci cambia e anche nella relazione con Dio questo succede! Far capire ai ragazzi che
il motivo per cui Dio pone dei limiti al suo popolo è che vuole trasformare in meglio la nostra vita.
• Aiutare i ragazzi a pensarsi in cammino e in cambiamento.
• Come un buon educatore deve saper dire dei no, anche Dio fa lo stesso con il suo popolo. Provare
quindi a far capire ai ragazzi il senso di alcuni limiti e precetti che la Chiesa propone in Quaresima.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ: Libertà e regole
Si potrebbe proporre ai ragazzi alcune storie di vita molto concrete da interpretare facendogli creare
un copione e lasciando il finale aperto.
È possibile sviluppare lo strumento in diversi modi, per esempio:
• Chiedere ai ragazzi di creare una mappa grafica delle relazioni all’interno di questa storia ed individuare quali loro reputano libere.
• Interpretare la storia proponendone possibili esiti.
Viene proposta una storia: “Le chiavi dell’oratorio”
Carlo è un ragazzo di 15 anni, è molto intelligente, va bene a scuola ed è sempre circondato da amici e
ragazze. Ha passato la sua vita in oratorio e ne conosce ogni centimetro. Quello è il luogo dove milioni
di volte ha giocato a calcio con la sua compagnia e lì si sente a casa. Pensa che quel luogo appartenga
solo a lui, visto che tra l’altro è quello che trascina tutto il gruppo. Durante la prima settimana di agosto, lui e altri suoi amici si ritrovano in paese ad aspettare che i loro genitori vadano in ferie per poter
14
QUARESIMA
partire per il mare. Le giornate sono dominate dalla noia e il gruppo ha bisogno
di provare emozioni. In quel momento dell’anno l’oratorio è chiuso, poiché il
sacerdote è via con i giovani della parrocchia. A Carlo viene un’idea: perché
non cercare il modo di entrare in oratorio e sfogare tutta questa noia? Il modo
per farlo appare difficile, ma Carlo è a conoscenza dell’esistenza di un mazzo
di chiavi che i suoi genitori non hanno mai restituito alla parrocchia, dai tempi in
cui tenevano il corso fidanzati in Oratorio. L’idea gli sembra geniale: impossessarsi di
quel mazzo per portare lì gli amici e convincerli di essere molto potente in paese. Il piano
riesce. Carlo, senza farsi scoprire, fruga nel cassetto del comodino di suo papà e prende
le chiavi. Il giorno dopo manda un sms ai suoi amici e li porta tutti in oratorio. Sembra un
sogno! Quelle chiavi danno accesso anche alla segreteria e li è possibile mettere la musica
in tutto l’oratorio e trovare le chiavi delle altre sale. La prima cosa che fa è portare giù la
playstation e attaccarla in sala TV, poi organizza un torneo di calcio, dopo di che cerca di invitare più ragazze possibili, per farsi bello di fronte a loro di tutto quello che può fare. La cosa
per i primi due giorni sembra funzionare, nessuno se ne accorge e tutto fila liscio. Dal terzo
giorno però cominciano i guai: la voce s’è sparsa fra tutti gli adolescenti del paese e ognuno
chiede a Carlo di entrare e porta con sé amici di paesi vicini. Insieme agli amici appaiono però
anche alcool e canne. Carlo non ha la forza di dire di no, perché sa che se mandasse via qualcuno ne uscirebbe come uno sfigato. Alcuni di quei ragazzi non si fanno problemi ad esagerare e
ben presto tutti fanno uso di queste sostanze e su di giri incominciano a sfasciare l’oratorio,
rompendo porte e finestre, sradicando la fontanella, prendendo a pallonate i vetri degli
spogliatoi e della cappellina e cercando di arrampicarsi sui pali dell’illuminazione del
campo da calcio...
• Secondo te come è finita questa storia?
• Immagina un finale e spiega il perché della scelta...
DIO ASCOLTA IL SUO POPOLO: LA PREGHIERA
“Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!».
La preghiera è uno degli elementi fondanti della Quaresima e della relazione con Dio.
OBIETTIVI
• Aiutare i ragazzi a riconoscere la presenza di Dio nella loro vita attraverso la testimonianza di figure
significative presenti nella loro vita.
• Approfondire il tema della preghiera: che cosa è la preghiera e a cosa serve?
• Una preghiera non di sole parole, ma anche di silenzio: far cogliere ai ragazzi Il valore dell'ascolto.
• Far sperimentare ai ragazzi una modalità di preghiera comunitaria adatta alla loro età.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Il conduttore spiega senza preoccuparsi troppo del livello di ascolto del gruppo quali sono le istruzioni
per costruire il famoso ponte di Leonardo (noto anche come il ponte che si autosostiene). Si tratta di
un arco fatto con i bastoni di scopa che incastrati in un certo modo formano un ponte (le istruzioni
sono facilmente recuperabili su internet). Una volta che il conduttore ha spiegato le istruzioni e fatto
una dimostrazione chiede ai ragazzi, divisi in piccoli gruppi, di replicare la costruzione. Questo semplice gioco permette di riflettere sull’importanza dell’ascolto. Infatti nelle relazioni solo mettendosi in
ascolto dell’altro è possibile costruire un ponte stabile tra le persone: lo stesso avviene nella relazione
con Dio. Si può quindi far seguire un lavoro di riflessione in piccoli gruppi sulla preghiera e su quanto
sia importante la dimensione dell’ascolto in essa.
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QUARESIMA
RISCOPRIRE CIÒ CHE CONTA: L'ESPERIENZA DEL DIGIUNO
“Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne secondo il numero delle persone con voi”
OBIETTIVI
Far cogliere ai ragazzi il valore di un’esperienza come quella del digiuno:
• Come occasione per lasciarsi educare da Dio.
• Come una libera scelta per ribadire cosa conta nella vita.
• Come esperienza di condivisione e di vicinanza nei confronti di chi ha fame.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
All’interno della Quaresima potrebbe essere opportuno proporre ai ragazzi la condivisione di un cena
frugale alla quale si può accompagnare un momento di preghiera, la visione di un film o l’incontro con
un testimone della carità. A seconda dal livello di motivazione e di disponibilità del gruppo si può decidere se proporla settimanalmente o con tempi più dilatati.
Si potrebbe far organizzare ai ragazzi una via Crucis. Si scelgono solo alcune stazioni tra quelle tradizionali e si dividono i ragazzi in piccoli gruppi tanti quanti sono le stazioni. Ogni piccolo gruppo dovrà
lavorare su una stazione e proporre un brevissimo momento di preghiera. Alcune stazioni possono essere drammatizzate (dialogo Pilato e Gesù), altre allestite scenograficamente (per esempio il sepolcro),
altre disegnate, altre proiettate attraverso un film ed altre lette direttamente dal Vangelo. Le meditazioni possono essere tratte da canzoni o testi della letteratura oppure scritte direttamente dai ragazzi.
In alcune stazioni possono essere inventati dei gesti e proposti dei simboli da far vivere ai ragazzi. In
questa attività più i partecipanti si lasciano coinvolgere e sapranno essere creativi più ci sarà la possibilità che riescano a vivere con profondità la Via Crucis. Compito dei catechisti sarà quello di recuperare
e fornire ai ragazzi testi, immagini, materiale multimediale che possa fungere da stimolo ai vari gruppi.
ESSENZIALITÀ: LA CARITÀ E LO SPRECO
“Essi non obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi e imputridì. Mosè si irritò contro di loro”
OBIETTIVI
• Far conoscere esperienze di vita basate sull’essenzialità anche attraverso testimonianze.
• Far sperimentare ai ragazzi la gioia del donare e del rinunciare a qualcosa.
• Riconoscere con i ragazzi il valore della gratuita nella propria vita.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Si potrebbe accompagnare i ragazzi a visitare una comunità di religiosi dove possano anche incontrare
delle persone che testimoniano che cosa vuol dire vivere nella fraternità e nella povertà, oppure le
strutture-segno della Caritas combinando interviste e ascolto di testimonianze.
16
QUARESIMA
a
CONSIGLI
CHEF
dello
Questo terzo modulo è dedicato al tempo
di Quaresima, tempo forte della Chiesa e
periodo in cui ogni cristiano è chiamato a
fare il punto sulla sua vita alla luce della
Pasqua di Gesù.
Il tempo di Quaresima viene spesso percepito dai ragazzi adolescenti come un
ingiustificato aumento degli impegni oratoriani accompagnato da un insieme di
precetti e di regole inutili. Diventa quindi importante sottolineare il valore della
Quaresima non necessariamente con l’aumento di proposte quanto con un miglioramento della qualità degli incontri di catechesi e di preghiera. La Quaresima è un
tempo fortemente pedagogico per la Chiesa, ecco perché abbiamo scelto come brano biblico di riferimento l’Esodo, libro in
cui Dio educa il suo popolo che ha liberato
dalla schiavitù dell’Egitto. La Quaresima è
un percorso pienamente umano che tende
alla libertà dalla schiavitù del peccato.
Il tema della libertà, delle regole, della
fiducia in Dio e di una relazione con Dio
caratterizzata da alti e bassi (quindi viva)
sono temi che emergono dalla parola di
Dio e che appartengono al vissuto degli
adolescenti.
Abbiamo voluto quindi sottolineare questa dimensione di purificazione e conversione propria del periodo Quaresimale
attraverso un altro ingrediente del pane:
l’acqua, che ci riporta al Battesimo.
Stiamo attenti quindi a far gustare ai ragazzi momenti di preghiera, occasioni per
riflettere, celebrazioni penitenziali, cene
frugali e proposte caritative e tutte quelle
proposte che caratterizzano la vita dell’oratorio in Quaresima non come degli obblighi e dei vuoti doveri, ma come occasioni
e possibilità per alimentare la propria relazione con Gesù.
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O DI PASQUA
TEMP
Un pasto che rende
Dio presente
nel mondo
g
SGUARDO DI CIELO
Presentiamo qui il brano biblico che farà da guida all’ultimo modulo. È il famoso racconto dei discepoli
di Emmaus. Si suggerisce di distribuire il testo con il commento qui sotto e le domande predisposte per
il suo approfondimento spirituale.
Dal Vangelo secondo Luca (24,13-25)
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da
Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e
discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di
riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?».
Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero:
«Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a
tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte
e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al
mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione
di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come
avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il
Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i
profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa
sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese
il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre
conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero
ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:
«Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via
e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
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O DI PASQUA
TEMP
SPUNTI PER LA LECTIO
Ti suggeriamo di leggere diverse volte il testo con calma. Se vuoi, fissa alcune parole-chiave che ti
colpiscono e che sono a tuo avviso decisive. Prova a fare un primo bilancio del testo: che cosa ti dice
complessivamente, quali aspetti critici e quali più facili, il che cosa ti mette di più “in crisi”? Leggi poi
il commento.
Gesù aveva già usato una tavola, una cena, una convivialità per lasciare il suo “testamento” qualche
ora prima dell’arresto che lo avrebbe portato a morte. Luca sceglie di ambientare ancora attorno ad una
tavola le ultime battute del suo Vangelo. Due discepoli tristi, delusi per la conclusione di una avventura,
infranta sulla croce dei malfattori. Ma ad un certo punto parole e gesti scaldano il cuore. Non solo le parole, ma anche i gesti; di più: la condivisione di una cena, il confrontarsi a tavola, dove si aprono i cuori
e gli occhi perché l’interiorità emerge. I due di Emmaus scoprono che Gesù è sì morto, ma non è rimasto
solo un morto. La sua parola, la sua Eucaristia, il suo dono travalicano spazio e tempo, sono ancora vivi
e cercano cuori di scaldare, ovvero persone, comunità in cui far rivivere ciò che non può morire. Quando mangiamo, in fondo condividiamo ciò che ci serve per camminare, lavorare, crescere. Davvero i due
hanno sperimentato tutto questo stando a tavola. Si sono nutriti, ma hanno condiviso anche una parola e
il valore di un gesto che sarebbe diventato quello decisivo, orientativo di una vita. I gesti non sono solo
banali, occasionali, provvisori. Spesso hanno dentro una ricchezza definitiva, indistruttibile, perché parlano di noi. I gesti migliori sono quelli che non rubano, non fanno violenza, non impongono; sono di quelli
che amano davvero. E scaldano il cuore.
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
• Quando hai letto il brano a che cosa hai pensato? Al deserto di secoli fa od anche alla tua vita? Hai
provato a fidarti del testo pensando che ha un messaggio profondo, come tutte le parole serie e le grandi
storie?
• Che cosa ti colpisce di questo racconto? Quale suggerimento pratico può dare alla tua vita? C’è qualcosa
del Vangelo che scalda il tuo cuore? Oppure pensi che Gesù sia morto e sepolto?
g
SAPORE DI TERRA
RIPIEGATI SU SE STESSI
“Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste”
Anche nella nostra vita di fede ci sono dei momenti di tristezza, di scoraggiamento o di delusione.
OBIETTIVI
• Aiutare i ragazzi a rielaborare momenti nei quali sono rimasti delusi o hanno provato un senso di tristezza, pesantezza.
• Che cosa ci aspettiamo dalla nostra fede? Che cosa delude le nostre aspettative?
• Il cammino di fede non è in solitaria: qualcuno può aiutarci a superare la delusione?
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
In uno spazio di deserto personale si consegna ad ogni ragazzo un foglio con il disegno di un fiume che
diventa metafora dello scorrere del tempo. Essi dovranno quindi inserire graficamente alcuni elementi
metaforici:
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O DI PASQUA
TEMP
Mulinelli: momenti di difficoltà
Salvagente: relazioni di aiuto
Se il gruppo è motivato si possono anche inventare ed aggiungere altri elementi in legenda in modo
che diventi un lavoro introspettivo molto profondo (zattera, bagnati sulla riva, secca, palude, barca,
ponte, ecc.)
Al termine di questo lavoro chi vuole può condividere il suo fiume. Una volta che una ha guardato cosa
ha vissuto nello scorrere di questi anni, si può spostare lo sguardo verso la sorgente. Da Dove arriva
tutto questo? Invitiamoli a riflettere sul fatto che la sorgente, origine della nostra storia, può dare senso
e direzione anche nei momenti di difficoltà incontrati e futuri.
ENTUSIASTI!
“Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il
cammino, quando ci spiegava le Scritture?» ”
Incontrare Gesù e fare un pezzo di strada con lui ci riempie il cuore di gioia.
OBIETTIVI
• Aiutare i ragazzi a ripensare alla propria vita per riconoscere i momenti in cui Gesù li ha cercati .
• Ciascun ragazzo è uno dei due discepoli di Emmaus, ciascun ragazzo deve sentirsi in cammino.
• Soffermiamoci coi ragazzi su quei momenti di incontro con Gesù che hanno riempito loro il cuore di
gioia.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Potrebbe essere coinvolgente mettersi in cammino, una sera, per un breve pellegrinaggio notturno
che abbia come meta una cappella o un piccolo santuario mariano e durante la strada si potrebbe fare
un’attività dove a tappe si possa riflettere sul valore del cammino, sui compagni di viaggio e sull’importanza di una guida nella propria vita.
ANNUNCIARE CON GIOIA
“Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane”
Quando la gioia è piena si trasforma in entusiasmo, il motore di tante nostre azioni.
OBIETTIVI
• Individuiamo quali sono le esperienze che ci entusiasmano, che ci danno la “carica”. Solitamente sono
esperienze forti, speciali e non quotidiane.
• C’è qualcosa nel Vangelo che è ancora in grado di puntare in modo diretto al nostro cuore, che ci
entusiasma. Il Vangelo ci parla personalmente.
• La vera fonte di questo entusiasmo è l’incontro e la relazione con Cristo che è più forte e duratura
delle nostre emozioni, che invece passano.
AVVIO ALL’ATTIVITÀ
Mettiamo in parallelo il Vangelo con la nostra vita e chiediamo ai ragazzi di analizzarlo dal punto di vista
delle emozioni dei due discepoli. Su un cartellone si chiede ai ragazzi di indicare quali sono quegli elementi della propria vita di fede che sono capaci di scaldare loro il cuore e che vorrebbero saper testimoniare ai loro amici e compagni. Su un altro cartellone gli si chiede di indicare quali sono le loro paure
e i motivi che rendono difficile il testimoniare la fede agli altri. Possono essere resistenze personali,
dubbi, paura del giudizio degli altri,ecc. Si può quindi riflettere su cosa ci spinge e cosa invece ci frena .
Al termine di questo lavoro poterebbe essere interessante realizzare degli inviti per il grest, curati graficamente e fatti con del cartoncino che possano contenere alcune frasi del Vangelo scelte dei ragazzi in
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O DI PASQUA
TEMP
forma anonima e il perché quella frase gli ha scaldato il cuore. Si potrebbe infine regalare questi inviti
alle famiglie al termine della messa domenica per invitare i loro figli al grest e per testimoniare da dove
nasce questa scelta di mettersi a servizio dei più piccoli.
a
CONSIGLI
CHEF
dello
Il sale è l’ingrediente che ci accompagna
nel tempo di Pasqua. Il sale è ciò che,
messo negli alimenti, ne risalta il sapore.
La Pasqua sia per noi come il sale per il
pane: un momento che dia sapore alla nostra vita, che alimenti la nostra gioia e il
nostro entusiasmo.
Come i discepoli di Emmaus hanno riconosciuto Gesù nello spezzare il pane
e hanno sentito il bisogno di raccontarlo
agli altri discepoli rimasti a Gerusalemme, così anche noi lasciamoci incontrare
da Gesù perché possiamo diventare Suoi
testimoni.
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