26 maggio 2014 Il Resto del Carlino Addio ad Alessandro Reggiani LUTTO nel mondo della sanità per la scomparsa di Alessandro Reggiani, ex dirigente in servizio, nel corso della sua lunga carriera, in diverse aziende Usl, prima in Emilia e poi in Toscana. Reggiani si è spento sabato, a 72 anni, consumato dalla malattia contro la quale nulla ha potuto. I funerali si terranno oggi, alle 16, nel duomo di Padova, la città in cui aveva scelto di vivere in questi ultimi anni. La sua, però, è una storia che travalica i confini di più regioni, costellata da numerosi incarichi di prestigio nel mondo della sanità nonostante la sua formazione fosse di stampo giuridico e di professione fosse avvocato. ERA NATO il 2 dicembre 1941 a Vallarsa (Trento), ma ben presto si trasferì a Ferrara dove ha vissuto gran parte della sua vita. Prima gli studi universitari a Bologna, poi il ruolo di funzionario in Regione e nella città estense, fino a diventare il primo direttore generale dell’Ausl di Imola, dal 1994 al gennaio ‘98. E’ STATO in questo periodo che la realtà sanitaria imolese è passata dalla vecchia Usl, guidata da un comitato di gestione, all’Ausl, una vera e propria azienda che Reggiani ha guidato per primo. Dopo aver lasciato l’incarico a Imola, una breve parentesi in Umbria e il lungo impegno in Toscana che lo ha portato a dirigere l’Asl 11 di Empoli dal 1999 al 2008, prima di diventare uno dei consiglieri di amministrazione delle Terme di Casciana e di riprendere la professione legale. STIMATO da collaboratori e politici, è ricordato soprattutto per aver elaborato per primo molti degli attuali assetti gestionali che caratterizzano il mondo della sanità, abbinando le novità normative a contesti bisognosi di rinnovamento istituzionale. La Nuova Ferrara «Pazienti “esclusi” dagli ex ospedali» L’Anaao chiede al S. Anna di rivedere il piano delle riduzioni estive dei posti letto. Secondo i vertici del sindacato medico la riorganizzazione, eccessivamente «gravosa», programmata per i prossimi quattro mesi - il piano coprirà il periodo compreso fra il 2 giugno e il 3 ottobre 2014 - rischia di provocare «gravi disservizi» che si scaricherebbero sui pazienti mettendo in seria difficoltà il personale che dovrà assisterli. Ma non è tutto, aggiungono due sindacati del comparto, la Fp-Cgil e la Fials. Entrambi manifestano la loro «preoccupazione» per le prospettive di un piano che aggiungerà i suoi effetti alla cura da cavallo che ha portato via 300 posti letto nel giro di 3 anni dalle strutture sanitarie di Ferrara e provincia. Per la Fp-Cgil il «giusto» obiettivo di garantire le ferie al personale, come avveniva anche in passato, si inserisce oggi in un quadro che sta risentendo in modo pesante della riorganizzazione operata dalle due aziende sanitarie, Asl e S. Anna. Ma in ballo non ci sono solo i posti letto ordinari. «Domani (oggi, ndr) - spiega Marco Blanzieri, della Cgil-sanità - si inizierà a discutere con l’azienda sanitaria territoriale del progetto di trasformazione degli ex ospedali in ospedali di comunità e quello che si sta prospettando è un problema d’accesso che potrebbe coinvolgere molti cittadini residenti attorno a quelle strutture, in particolare a Copparo e a Comacchio». La Fp-Cgil porterà la questione sul tavolo degli enti territoriali, segnalandola direttamente ai sindaci. Ma anche la Fials tiene gli occhi puntati sulla trasformazione del sistema sanitario locale. «Siamo stati i primi, ad aprile - rivendica la segretaria del sindacato, Mirella Boschetti - a segnalare le difficoltà che un piano estivo di riduzione dei posti letto particolarmente incisivo e spalmato su tutta la provincia avrebbe potuto creare sia ai pazienti che ai dipendenti, perlopiù dopo la perdita di 300 posti letto in 2-3 anni. Tutto questo mentre l’Asl annuncia le modalità di accesso alle strutture che saranno trasformate in ospedali di comunità, che prevedono una sorta di barriera all’accesso per i cittadini che non sono assistiti dai medici di base aderenti al Nucleo di cure primarie costituito in uno dei centri in via di trasformazione. Domani (oggi, ndr) chiederemo all’Asl di rinviare l’applicazione del piano, in caso contrario si rischia di fare un favore al privato accreditato». «Tutti devono accedere» «Nel vocabolario la parola comunità viene definita come un gruppo di persone che vivono insieme nello stesso territorio. Di conseguenza l'ospedale di comunità altro non è che il loro ospedale. È lecito chiedersi oggi quindi, in riferimento a questo modello di ospedale, quale sarà il perimetro del territorio della comunità, per capire chi potrà usufruire di quel presidio sanitario territoriale. Quali cittadini potranno andare in quello di Copparo che apre in giugno e chi in quello di Comacchio sul quale siamo stati convocati lunedì 26 maggio? La risposta che troviamo nel documento inviatoci dalla Direzione della Asl è molto chiara: accederanno gli utenti dei medici di medicina generale che afferiscono ai Nuclei di cure primarie (Ncp) situati presso i presidi. Ciò significa che i cittadini del territorio che hanno scelto medici di medicina generale che sono fuori dal Nucleo di cure primarie di Copparo non potranno accedere a quell’ospedale. Riteniamo, se così fosse, che più che di ospedale di comunità si tratti dell'"ospedale dei medici del Nucleo di cure primarie" creando un modello che va nella direzione opposta rispetto alla storia del sistema sanitario nazionale che è da sempre inclusivo ed aperto alle persone. Cosa verrà detto ad esempio a un abitante di Ostellato che non potrà rivolgersi al presidio di Comacchio in quanto i medici del Nucleo di cure primarie sono solo quelli dei comuni della fascia costiera o cosa verrà detto a un abitante del copparese il cui medico non ha aderito al nucleo di Copparo? Secondo noi, se è previsto un ospedale di comunità per ogni distretto, tutti gli abitanti del distretto devono potervi accedere, nessuno escluso, e già così un problema concreto oggi c'è ed è l'assenza dell'ospedale territoriale distrettuale di Bondeno (peraltro previsto sulla pianificazione votata dai sindaci). Questa sarà la nostra posizione al tavolo di confronto lunedì (oggi, ndr), senza mediazioni, senza compromessi, diversamente si rischia di pregiudicare questi modelli di sanità territoriale prima della loro messa in campo. Fp Cgil
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