ATTREZZATURE Prova in mare Skorpio: K In & K Out Belle, facili e scattanti Si tratta di due modelli realizzati in carbonio T700 Race, che si differenziano per la coda, una concava e l’altra convessa. Facili da usare, non stancano assolutamente e garantiscono prestazioni eccellenti. Curata l’estetica e interessante il prezzo di Emanuele Zara I l marchio Skorpio torna alla ribalta proponendo per fine anno una doppia offerta di pinne, sempre con la pala in carbonio, dotate di un ottimo rapporto qualità/prezzo e griffate con un look giovanile e sbarazzino. La sigla che le caratterizza è, semplicemente, Skorpio K, con la desinenza In o Out a seconda della terminazione di pala scelta. La In, infatti, è contraddistinta da un marchio color arancio e da una terminazione a profilo concavo. La Out, invece, ha le scritte di un blu intenso e mette in mostra una coda convessa: è di qualche millimetro più lunga dell’altra e riprende in parte il concetto di flap presente su alcuni famosi modelli della C4. In mare hanno mostrato un comportamento non del tutto simile. Ci sono analogie, questo è fuor di dubbio, ma anche un differente modo di interpretare lo spostamento in superficie e lo stacco dal fondo. Insomma, due personalità abbastanza distinte. Due attrezzi che appartengono alla categoria delle pinne scomponibili, cioè smontabili 50 in due pezzi. Montano la scarpetta Stingray della Omer, realizzata in termogomma e che è disponibile in ben sei taglie: dalla 38/40 alla 49/50. La pala è un esempio di eccellenza, un Made in Italy che ci ha fatto conoscere in tutto il mondo. È stata studiata e sviluppata dalla C4 e il tessuto con cui viene realizzata è il T 700, un materiale che non ha bisogno di presentazioni e che l’azienda lombarda usa da qualche anno per tutta la sua produzione più performante. Per questi due nuovi modelli è stata scelta una finitura speciale, denominata T 700 Race, che si evidenzia sotto forma di una scacchiera con la trama di medie dimensioni. In definitiva, le Skorpio K In e Out si propongono come un’ottima scelta per chi desidera una pinna con la scarpetta intercambiabile e la pala in composito di carbonio di ultimissima generazione. Appena ricevute mi sono chiesto come si sarebbero comportate in acqua due pinne simili come fattura e materiali, ma dalla diversa terminazione. Dubbio che mi sono voluto togliere al più presto. Da quando ho ricevuto il pacco a quando ATTREZZATURE Scheda Scarpetta: Stingray della Omer, in termogomma Pala: in composito T 700 Race; sezione a spessore differenziato, angolo d’innesto di 25 gradi, water-rails a profilo costante; la In ha il profilo concavo, la Out convesso Versioni: 25 (soft), 30 (medium), 40 (hard) Taglie: 38/40, 41/42, 43/44, 45/46, 47/48, 49/50 Peso: 960/970 gr circa (con scarpa 43/44) sono andato in mare, infatti, saranno passate sì e no un paio d’ore al massimo. Premetto che ho ricevuto le Skorpio smontate e sono subito stato colpito dalla bellezza delle pale e dalla loro leggerezza. Poi ho iniziato a maneggiarle e mi sono reso conto del loro carattere “pepato”: una reattività a dir poco esplosiva (mi sono state spedite le 25). Le ho flesse e rilasciate più volte a secco: sono delle molle, tornano fulmineamente e hanno una resa elastica eccellente! Una prerogativa che le pinne della casa lombarda hanno sempre avuto, ma che negli anni si è via via affinata. Merito dell’evoluzione dei materiali e di come vengono lavorati. Fatto sta che si è raggiunta l’eccellenza. Per montare la pala occorre un pizzico di pazienza e un giravite con la testa a croce piccola. Una volta inserita nella soletta delle scarpa, bisogna spingerla a fondo e fissarla con le viti e le piastrine in dotazione. Dopodiché ho piegato con i pollici i longheroni, uno alla volta, e ho inserito le bordature a T (incollate a fianco delle pale) dentro le costolature. Infine, ho reso solidale il tutto incastrando le clip in plastica (un po’ durette, per la verità) sulle apposite depressioni presenti sui longheroni. Operazione che in tutto è durata sì e no un quarto d’ora. Come anticipato, ho testato le 51 ATTREZZATURE AI RAGGI X 1 La scarpetta. Stiamo parlando dalla conosciutissima Stingray della Omer, che è disponibile in numerose misure di taglia. È stampata in termogomma, ben conformata come ergonomia. Si contraddistingue per l’alternanza tra parti spessorate rigide e parti morbide, dislocate nei punti topici. Ad esempio, la soletta in cui si innesta la pala è rigida, per poi diventare più morbida in prossimità del tallone e del calcagno. Lo stesso avviene per la parte che circonda il piede, che sfiora i malleoli: la gomma, di durezza Shore bassa, si piega, si flette e non “segna” la pelle. Sulla sommità della calzata, il materiale si spessora nuovamente a fasce. Il collo del piede sta fermo, ma in prossimità dell’ovale da cui fuoriesce parte delle dita, ridiventa morbido e delicato. La base dei longheroni è spessa, solida, non flette e si prolunga con due costolature che ospitano la pala grazie a intagli a T e a sedi dove ci sono le clip in plastica. La giunzione con la pala. Si tratta di un aspetto che riveste una notevole importanza per quanto riguarda le performance. E con le In e le Out il risultato è stato raggiunto in pieno. La pala si inserisce nella sede sotto la suola e, cosa importante, non si evidenzia alcun accenno di gioco o lassità. Peraltro, le pale sono dotate di un doppio foro per le viti, quindi si possono bloccare senza usare mastici o quant’altro. A lato delle pale sono incollati i profili in gomma a T e, come descritto nell’altro paragrafo, i longheroni delle Stingray li ospitano all’interno, bloccando i laterali della pala. Oltre a ciò, le pale risultano accoppiate perfettamente alle costolature grazie a un sistema di bloccaggio supplementare che avviene mediante due robuste clip laterali. Ho ricevuto le Skorpio in una scatola, smontate, e per montarle entrambe non ho impiegato più di un quarto d’ora! Le due pale. Rappresentano l’elemento caratterizzante dell’intero progetto. In primo luogo non si può trascurare l’aspetto estetico. Il loro look è inconfondibile e testimonia appieno l’indirizzo che il brand Skorpio ha voluto dare. Una linea studiata per i giovani, per tutti coloro che vogliono provare un paio di pinne dalle alte prestazioni senza spendere troppo e, soprattutto, ritagliate per le proprie esigenze. Non sono infatti attrezzi impegnativi, tutti le possono usare senza stancare troppo le gambe. E non passeranno inosservati, sia che si scelga le In, con la finitura cromatica arancio e la coda concava, sia le Out, con la finitura azzurro intenso e la coda convessa! L’aspetto è pulito, con la trama del tessuto di carbonio sempre affascinante da ammirare. 3 2 2 1 3 52 Nel nuovo progetto è stato impiegato il filato di carbonio T700, che nella laminazione stratificata differenziata, studiata per rendere le pale scattanti e adatte a un pubblico dinamico, assume la denominazione Race (ben raffigurata negli adesivi impressi sotto la pala). La trama è elegante, a quadri di larghezza media, e le conferisce un aspetto raffinato. Le pale hanno un’angolazione di circa 25 gradi, una scelta che, come si è evidenziato dagli ultimi studi della C4, contribuisce a migliorare l’avanzamento in quanto offre meno resistenza nel nuoto e dunque meno attrito. Sempre per ottimizzare le prestazioni, troviamo delle bordature laterali di basso profilo, costanti, water rails alti circa 12 mm che servono a non disperdere l’acqua durante le falcate; la canalizzano e impediscono l’insorgere di qualsiasi accenno di derapate. Il terminale della Out è convesso, stondato e ricorda la coda dei serranidi; la C4 ha riprodotto una forma che richiama il suo innovativo Flap, la protusione che raccoglie più acqua e che ottimizza le prestazioni. Quello della In, invece, è concavo; per capirci, una sagoma che richiama a grandi linee quella delle Falcon. Le dimensioni. Direi tradizionali, nel senso che rientrano nella media dei principali modelli in commercio. La lunghezza cambia lievemente (circa 5 mm) tra le due versioni. Le In sono lunghe 815 mm e larghe 207, mentre le Out sono lunghe 820 mm, sempre per 207. Con la scarpetta 43/44, hanno fatto fermare l’ago della bilancia sotto il chilogrammo, precisamente hanno oscillato tra i 960 e i 970 grammi cadauna. Taglie. Ben sei le misure disponibili: 38/40, 41/42, 43/44, 45/46, 47/48, 49/50, un’offerta in grado di accontentare proprio tutti. Sia il sottoscritto sia l’amico che è uscito in mare per farmi da supporto, abbiamo il 42 di piede e con la Stingray 43/44 e il calzare da 3 mm sono risultate perfette. In particolare, mi preme segnalare che per le donne o i ragazzi c’è la taglia 38/40, adatta a chi porta il 36 o il 37 di scarpe. Stesso vantaggio per chi ha un piede “gigante”, oppure per chi è abituato a immergersi in acque molto fredde e sente il bisogno di un calzare da 5 o 6 millimetri: in tal caso la 47/48 o, addirittura, la 49/50 farà al caso suo! 4 4 5 5 ATTREZZATURE DIAMO I NUMERI Livello di finitura Alto, secondo la tradizione e il know-out della C4. La superficie della pala mostra una stratificazione delle fibre regolare, l’ordito esterno in T 700 Race è elegante nella quadrettatura a scacchiera. Gli adesivi sono molto belli, migliori di quelli del passato. Nulla da dire sulla scarpetta 9 Resa in superficie Negli spostamenti a galla le In hanno una resa ottima; sono precise e prontissima e non derapano anche se si allarga la falcata. E, soprattutto, non affaticano assolutamente. Le Out sono un pelino meno precise, pur non derapando, ma spingono maggiormente, soprattutto nel nuoto veloce e nella risalita da fondali impegnativi 9 Stacco dal fondo Mi piacciono le pinne con la pala morbida e le Skorpio K-In 25 hanno risposto perfettamente alle mie esigenze: buona spinta dal fondo, mai stancante e soprattutto immediata, senza esitazioni di sorta. Mordono l’acqua con grande precisione, sin dallo stacco nei primi metri. Le Out 25, invece, tendono qualche volta a risultare un pelo più ingombranti; le ho strusciate sul fondo in un paio di occasioni ma una volta “prese le misure” e fatta l’abitudine alla coda convessa, offrono un livello di spinta superiore. Nella progressione risultano imperiose, potenti e reattive 8 Affaticamento Davvero contenuto, con entrambi i modelli muscolare 259 euro la coppia, un costo contenuto per attrezzi adatti a chi inizia ma vuole Rapporto qualità/prezzo provare un equipaggiamento “quasi” professionale I giudizi vanno da un minimo di uno a un massimo di dieci due coppie di pinne in diverse uscite, sia in solitaria sia in compagnia di amici testatori, e ben presto mi sono fatto un’idea precisa. Iniziamo con le In. La terminazione concava ha un suo scopo e Marco Bonfanti, il progettista, non realizza mai un prodotto “seguendo l’onda”. Ogni soluzione adottata ha una sua precisa valenza scientifica. Mi hanno impressionato per la precisione e per la facilità di conduzione. Sono pinne con la pala non rigida, che però risponde a ogni minima flessione della gamba e, a secondo dell’ampiezza di falcata, sono in grado di restituire una risposta eccellente. Premetto che non occorre darci dentro come ossessi, le In rendono al massimo con una falcata dall’ampiezza medio/piccola, tenendo il ginocchio il più possibile disteso. Così lavora la pinna e non troppo la gamba. La precisione è assoluta, l’attrezzo sembra teleguidato, i filetti fluidi si raccolgono e scivolano spingendo con una progressione costante. 9 8 Proviamo una serie di tuffi fondi, oltre i 20 metri, e anche qui la Skorpio K In si comporta benissimo. Durante la discesa è pronta e sinuosa, in risalita prende subito l’acqua, senza accusare la benché minima esitazione. Insomma, una pinna che ai piedi di un pescatore agli inizi insegna a “sentire” l’attrezzo, a guidarlo nella ricerca del miglior gesto atletico. Con una facilità da lasciare a bocca aperta. Il test con le Skorpio K Out ha invece richiesto più tempo per “entrare” nella dinamica di questo modello. Personalmente, mi è piaciuta un pochino di più rispetto alla In nonostante l’abbia trovata leggermente meno precisa nel nuoto in superficie. Però, risalendo dal fondo si guadagnano i metri più rapidamente e, una volta capite le sue caratteristiche, la si sfrutta che è un piacere. Negli spostamenti a galla raggiunge una velocità maggiore, a scapito di una precisione di nuoto appena inferiore, ma appena si imposta una serie di discese a 23, 24, 26 metri di profondità, la Out trova pane per i suoi denti, e si esalta. Lo stacco è da ponderare per bene; le prime volte la “coda” tende a strusciare contro il terreno, a toccare da qualche parte, ma basta prestare un minimo di attenzione per venir subito ripagati da una velocità di risalita che è inutile tentare di spiegare: bisogna provarla! In definitiva, entrambi i modelli sono semplici da adoperare, validissimi e performanti, ma, e qui sta il bello, ognuno ha il proprio carattere ben distinto. Meglio la In, meglio la Out, mi sembra già di sentire le di scussioni… 53
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