1. 1.1 NOTE INTRODUTTIVE GENERALITA’ Lo studio che viene qui presentato ha inteso affrontare l’intera problematica della produzione, trasformazione e commercializzazione dell’Oliva Ascolana Tenera del Piceno, definendo in prima battuta: • • • • • le azioni di riordino e rilancio della produzione a livello agricolo, ordinate in un programma da realizzare in un congruo arco di tempo; le attività conoscitive necessarie a precisare i problemi da risolvere; le risorse professionali e scientifiche da mobilitare, chiarendone i ruoli ed i compiti; l’ammontare del fabbisogno finanziario per la realizzazione dell’intero programma; i soggetti iniziatori e gestori del piano promozionale, in specie per quanto riguarda l’attivazione dei finanziamenti dell’Unione Europea. A proposito di quest’ultimo punto, infatti, il Regolamento (CE) n. 2826/2000 del Consiglio – relativo ad “azioni d’informazione e di promozione dei prodotti agricoli sul mercato interno„ – ha prefigurato un ruolo preciso per le associazioni professionali e/o interprofessionali di settore. L’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno, prima della creazione della nuova del Fermano, nell’intendimento di creare le condizioni più favorevoli per un prodotto tanto importante (anche in termini d’immagine) per il sistema territoriale di sua competenza, promosse un “Progetto di valorizzazione produttiva e commerciale dell’Oliva Ascolana del Piceno„ – da cui prende le mosse questa pubblicazione – al fine di: • • cominciare a fare chiarezza, con obiettività e secondo criteri scientifici, in tutti i passi dell’intera problematica, suscitare l’interesse di altri soggetti (dalle organizzazioni di categoria dei produttori e degli operatori della trasformazione alle associazioni dei consumatori, all’Ordine degli Agronomi e così via) e di organizzarli affinché dalle azioni comuni da avviare e portare a compimento derivasse una corretta e qualificata valorizzazione del prodotto. Fin dall’avvio del progetto parve opportuno stimolare la partecipazione delle categorie potenzialmente interessate. La Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Ascoli Piceno del tempo, nel suo ruolo di sostegno ad iniziative miranti alla valorizzazione di prodotti tipici del territorio, ha fornito all’iniziativa appoggio e collaborazione. 1.2 RISULTATI DA CONSEGUIRE Il progetto aveva l’ambizione di produrre i seguenti risultati: ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ 1.3 il completamento del quadro conoscitivo del settore, da una parte organizzando l’informazione esistente, dall’altra precisando le ricerche specialistiche da avviare, a parte, per colmare le principali lacune (si tratta, per esempio, delle indagini necessarie alla definizione di un catasto o inventario delle piantagioni in atto), il recupero di altre iniziative di promozione e riordino del settore condotte in passato nel riferimento più complessivo costituito dal progetto stesso, l’individuazione del soggetto giuridico da proporre alla guida delle politiche di valorizzazione dell’Oliva Ascolana Tenera del Piceno, il mantenimento di Ascoli quale sede decisionale e di governo delle politiche suddette, il coinvolgimento degli enti (Provincia, Camera di Commercio) e delle associazioni del Teramano – e oggi anche di quelli del Fermano, nel frattempo separato - omologhi di quelli originari dell’Ascolano, l’identificazione dei principali punti di malfunzionamento presenti nella produzione, trasformazione, commercializzazione dell’Oliva Ascolana, la specificazione delle azioni promozionali da avviare (si riteneva che la gran parte di queste avrebbero successivamente richiesto un supplemento di attività progettuali da avviare, se del caso a cura di soggetti ad hoc preposti alle relative attuazioni), la determinazione di massima delle risorse di finanziamento necessarie allo svolgimento della strategia di rilancio, conoscenza e promozione, la ripartizione di dette risorse tra le diverse fonti di finanziamento (da quella Europea a quelle statale e locali). METODOLOGIA L’analisi dell’attuale assetto produttivo dell’Oliva Ascolana del Piceno e degli scenari futuri che ci si può proporre di costruire si è mossa dalla valutazione da una parte del sistema dell’offerta, dall’altra del sistema della domanda. Ciò doveva consentire l’individuazione di tutti i punti critici che determinano e vincolano gli attuali livelli produttivi, qualitativi e di commercializzazione. Sul lato offerta, è risultato che gli aspetti da approfondire sono: • l’inquadramento generale dell’Oliva Ascolana ed i requisiti colturali richiesti (tipo di terreno, esposizione, condizioni climatiche e microclimatiche ideali, disponibilità d’acqua ecc.), • l’area di studio (partendo da quella connessa con il marchio DOP, riportata nella fig. 1.1, in cui i Comuni interessati risultano ancora aggregati nella Provincia di Ascoli Piceno antecedente la divisione), • lo stato di fatto in termini di piantagioni e di produzione in atto (si tratta di organizzare l’informazione già disponibile in proposito e di definire le linee – i tempi, i costi, le modalità – di un censimento specifico), • la vocazione dei terreni nell’area di studio (in termini di pedologia, di clima, di disponibilità idriche e così via, dunque di potenzialità teoriche di produzione), la struttura della “filiera” economico-produttiva (dalla pianta alla collocazione sul mercato) e la natura delle criticità in essa riscontrabili, il “trascinamento” produttivo determinato dai prodotti derivati (in particolare dall’oliva ripiena), i termini di miglioramento del sistema di offerta e della qualità del prodotto. • • • Sul lato domanda, è invece risultato che gli aspetti da indagare riguardano: • • • • i fattori che determinano il mercato del prodotto, la possibile incidenza di una strategia di marketing articolata ed innovativa, l’attuale diffusione commerciale dell’Oliva Ascolana (e dei suoi derivati), i termini di miglioramento/riorientamento del sistema della domanda. Dal confronto tra i risultati dei due tipi di analisi e dall’individuazione degli ambiti d’intervento sono derivate delle prime indicazioni relative agli strumenti ed alle strategie di promozione, consentendo di mettere meglio a fuoco la questione dell’assegnazione delle risorse. Quando saranno completati i singoli studi di approfondimento, individuati come indispensabili dalle attività che hanno condotto alla presente pubblicazione, le indicazioni di cui sopra risulteranno ulteriormente aggiustate e dettagliate e si potrà così passare alla vera e propria fase operativa del rilancio. A titolo esemplificativo, si tratterà di definire: • il riordino strutturale a livello agricolo della produzione, • • • • • • 1.4 il sistema degli incentivi (da predisporre in particolari fasi del processo di ristrutturazione del settore), la formazione professionale necessaria, il mercato attuale e potenziale del prodotto e dei suoi derivati con individuazione dei tipi di azione da condurre, i livelli di domanda e di offerta da perseguire (non è detto, infatti, che si tratti necessariamente di quelli massimi risultanti dal complesso delle attività di analisi), i “collegamenti„ con prodotti diversi originati in altri Stati membri dell’Unione, il monitoraggio delle attuazioni (e dei risultati via via conseguiti). PROGETTARE PER SCHEDE La metodologia proposta dal progetto e brevemente delineata in precedenza può essere dunque schematizzata come nella fig. 1.2. Alla conclusione dello studio che qui presentiamo sono state chiarite le strategie da seguire e da implementare successivamente: al livello di definizione al momento raggiunto, esse si sostanziano in una serie di schede-progetto, una per ogni attività prevista. Il modo di procedere seguito appare interessante e trasferibile in contesti analoghi, in cui s’intenda fare leva sulla tipicità e sulla qualità del prodotto per lanciarlo tramite una complessa operazione di valorizzazione: la struttura in schede proveniente dall’analisi preliminare consente, infatti, di avviare gli approfondimenti contemporaneamente su più fronti, comprimendone fortemente le durate ed andando a recuperare rapidamente le principali lacune conoscitive. E’ ovvio, per altro, che modalità del genere presuppongono successivamente un coordinamento generale particolarmente attento ed efficiente. Nel caso di specie il livello di definizione delle schede risulta da sviluppare notevolmente nel prosieguo: sono però già chiariti gli ordini di grandezza delle risorse di volta in volta da attivare. Il complesso delle attività (quindi l’insieme delle schede) costituisce il programma di valorizzazione – completo di tutti i presupposti conoscitivi – da attuare, con finanziamenti da attingere a diverse fonti. L’elenco completo delle azioni (e delle schede) di progetto risulta, nel suo complesso, dal capitolo 3. Le schede vere e proprie, invece, hanno costituito uno specifico allegato del progetto che viene qui riportato in appendice ai livelli di definizione raggiunti alla conclusione dell'analisi originaria. 2. 2.1 STATO DEL SETTORE COSA E’ L’OLIVA ASCOLANA TENERA Le olive da mensa costituiscono una produzione agricola di specifica pertinenza mediterranea, anche se, ormai da più di un secolo, la loro coltivazione va sviluppandosi nel nuovo mondo (California, Cile, Messico, Perù ed Australia). In taluni paesi dell’area mediterranea esse costituiscono ancora un elemento nutrizionale importante. Le olive da mensa non sono un generico prodotto alimentare per così dire standard. Esse presentano a livello produttivo una vastissima gamma di varietà e variazioni clonali e, come prodotto trasformato, gusti e sapori svariati in funzione delle diverse tipologie di trattamento e condizionamento subiti che ne sottolineano le caratteristiche chimicofisiche ed organolettiche proprie a ciascuna varietà. In questo svariatissimo panorama di produzione la varietà “oliva ascolana tenera„ si caratterizza per le sue intrinseche qualità di consistenza e gusto particolari ed anche perché è una produzione che viene da lontano, molto lontano nel tempo. Un po’ di storia La coltivazione dell’olivo nel territorio Piceno risale agli albori della sua introduzione nella penisola italica da parte di Fenici e Greci. La selezione della varietà da mensa – oggi conosciuta come “oliva ascolana tenera„ – è avvenuta nei secoli per opera dell’uomo e già sin dai tempi di Roma antica essa era nota ed apprezzata. Marziale in un epigramma satirico critica un tal Mancino per la grossolanità dei suoi banchetti, in cui, tra le varie prelibatezze che mancavano, sottolinea l’assenza di olive picene (…nec de picenis venit oliva cadis…), mentre, in altri epigrammi, accenna ad una quasi classificazione dell’oliva picena come stimolatore di appetito o aperitivo (Lib. I epigr. 43, Lib. V epigr. 78). Plinio, nella sua Storia Naturale (Lib.XV, IV), sottolineava che a tavola le olive picene e sidicine erano sempre al primo posto. Lo stesso Plinio riteneva che le olive eduli avessero proprietà terapeutiche contro i calcoli renali e la carie dentaria. Non sapremmo dire se la scienza moderna lo confermi. Il territorio Piceno, nell’antichità, doveva essere disseminato da ricche piantagioni di ulivi, stando a quanto asserisce un autore latino minore, Silio Italico, nel poema epico “le Puniche„. Si legge in esso che Annibale, avido di bottino, dall’Umbria si getta nei “campi palladii„ del Piceno (formati da pingui oliveti). Oggi la situazione è ben diversa: la superficie olivata in questo territorio è limitata e non certo in espansione. Vorremmo infine ricordare che papa Sisto V° introdusse l’oliva ascolana nelle mense vaticane facendola venire dal Piceno, sua terra natia. Questi brevi ma significativi riferimenti storici vogliono sottolineare che l’oliva ascolana è una realtà produttiva che in pratica dispone già di un labello di qualità e notorietà naturale proprio conferitogli dalla sua storia millenaria e da un’affermata tradizione. Caratteristiche peculiari della varietà ”oliva ascolana„ Posizione sistematica della cultivar Famiglia: oleaceae Tribù: olineae Genere: olea Specie: olea europea Sottospecie: olea sativa Varietà: olea fructu maximo (Milh) La classifica varietale costituisce argomento di discussione a livello specialistico. Riteniamo quella del Milh appropriata. L’uso comune e la tradizione denominano la varietà semplicemente “Ascolana„. La pianta della “Ascolana„ è vigorosa e di notevole statura, raggiungendo talvolta gli 8 metri di altezza. Essa presenta branche assurgenti, rami fruttiferi lievemente penduli, chioma molto densa di foglie. Le foglie: lanceolate a lamina elicoidale verde scuro nella pagina superiore e biancastro in quella inferiore, mucronatura accentuata. Infiorescenze: raccolte con numero medio di fiori 15-20 ciascuna. Drupa: forma ad ellissoide di colore verde chiaro poco prima dell’invaiatura, cioè all’epoca della maturazione industriale, con leggera pellicola ricoperta di pruina biancastra, polpa biancastra non aderente al nocciolo. Lenticelle appena visibili, peduncolo lungo e resistente. A maturità la drupa presenta epidermide rosso-violacea e polpa rossovinosa; in questo stadio le lenticelle sono più evidenti. Il suo peso medio si aggira sugli 8 grammi mentre quello del nocciolo meno di un grammo. Nocciolo: circa 1/9 in peso della drupa, ellissoidale con solco in corrispondenza della sutura delle due valve dell’endocarpo. La produzione media delle piante adulte varia dai 20 ai 30 Kg di drupe per pianta, ma non mancano esempi di produzioni che raggiungono anche 80-100Kg. Un aspetto particolare della varietà è l’autoincompatibilità che impone nelle colture specializzate la presenza di altre varietà di olivo impollinatici. Esperienze condotte mostrano che le varietà Leccino, Frantoio, Sargano e Carboncella sono le più idonee. La varietà presenta buona resistenza alle basse temperature ed al Cycloconium oleaginum. Poco soggetta a carie e rogna è invece sensibile alla tignola ed alla mosca olearia. Esistono due varianti varietali “dura„. la “semitenera„ o “gentile„ e la La semitenera o gentile ha albero meno vigoroso della Tenera e con chioma meno densa, le foglie sono più lunghe e più strette, le drupe presentano una morfologia analoga alla Tenera ma con dimensioni leggermente ridotte e un color verde della drupa più carico con polpa più consistente. Empiricamente si è potuto constatare che le cure colturali praticate contribuiscono in maniera determinante a ridurre le differenze, anche modeste, tra Tenera e Gentile. 2.2 GENERALITA’ La provincia di Ascoli Piceno, nel cui interno si situa il nucleo storico di produzione della varietà, prima della divisione in due aveva una estensione di 208.648 ettari, così ripartiti: . Ha 53.975 montagna interna, . Ha 72.215 collina interna, . Ha 82.458 collina litoranea. La sua configurazione originale era simile ad un quadrilatero delimitato a Nord dal fiume Chienti, ad Ovest dalla catena montuosa dei Sibillini, a Sud dal fiume Tronto e ad Est dal mare Adriatico. La lunghezza della costa, circa 45 Km, che riceve i venti caldo-umidi sciroccali dalla catena dei Sibillini e l’insieme della morfologia del territorio condizionano il clima di tale territorio: la zona montuosa appenninica presenta un clima pressoché alpino mentre la collinare sub appenninica ha un clima più dolce, per l’influenza del mare Adriatico, con temperature quasi uniformi ed infine la zona litoranea, ben limitata, gode di un clima costantemente mite. Le temperature medie annue oscillano dai 6-7 gradi centigradi invernali ai 23-24 estivi e la pluviometria varia dai circa 1000 della zona montana ai 600 millimetri annui della collina. I terreni sono costituiti dai più vari tipi pedologici: dai miocenici calcareo silicei, sciolti, si passa a terreni di medio impasto, profondi, ricchi di sostanza organica, freschi, pliocenici, delle vallate o a quelli argillosi tendenti al compatto o argilloso, calcarei. In questo quadro eco-pedologico prospera la varietà di olivo “Ascolana Tenera„ prediligendo limitati microclimi ove è costante la presenza del Calcio, elemento notevolmente importante per questa coltura, e la pluviometria media annua non scende al di sotto dei 900 mm. mentre le temperature minime nei periodi più freddi non vanno oltre un grado sotto lo zero. Dal punto di vista della diffusione territoriale della coltura, è necessario distinguere il nucleo di coltura originale – chiamiamolo pure “storico„ – da quello più vasto attuale per così dire potenziale in ragione delle condizioni eco-pedologiche e delle tecniche agronomiche raggiunte. Il nucleo di diffusione originale è costituito da: • • il territorio del comune di Ascoli Piceno, dalle pendici del colle S. Marco fino alle colline sottostanti il monte Ascensione; i territori limitrofi dei comuni di Venarotta, Appignano del Tronto, Castel di Lama, Maltignano e Folignano. In questo nucleo storico, la coltura della “Ascolana Tenera” costituisce in sé ancora un fatto culturale oltre che economico, anche se, purtroppo, in via di abbandono. La coltura “superstite„ in termini di esemplari è di difficile valutazione. Una stima con largo margine di approssimazione porta a circa 25.000 esemplari, comprendendo anche le sottovarietà “semitenera„ o “gentile„ e “dura„. Oggi, però, il territorio di coltivazione dell’Ascolana Tenera è molto più ampio e include gran parte della originaria provincia picena (poi suddivisa) litoranea e medio collinare, nonché alcune zone limitrofe della provincia di Teramo in Abruzzo (cfr. figg. 2.1 e 2.2, ripetizione della fig. 1.1 con l’evidenziazione rispettivamente del nucleo ”storico” e del distretto agro-industriale di San Benedetto del Tronto, con il quale si era cercato d’avviare alcune azioni progettuali a scala “pilota„). Segue l’elenco dei Comuni interessati (in grassetto sono indicati quelli del nucleo tradizionale, storico, che costituiscono la cosiddetta zona “classica„). COMUNI DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO ANTEDIVISIONE DAL FERMANO (FM) Acquaviva Picena, Altidona (FM), Appignano del Tronto, Ascoli Piceno, Belmonte Piceno (FM), Campofilone (FM), Carassai, Castel di Lama, Castignano, Castorano, Colli del Tronto, Cossignano, Cupra Marittima, Falerone (FM), Fermo (FM), Folignano, Francavilla d’Ete (FM), Grottammare, Grottazzolina (FM), Lapedona (FM), Magliano di Tenna (FM),Maltignano, Massa Fermana (FM), Massignano, Monsampietro Morico (FM), Monsampolo del Tronto, Montalto delle Marche, Montappone (FM), Monte Rinaldo (FM), Monte S. Pietrangeli (FM), Monte Urano (FM), Monte Vidon Combatte (FM), Monte Vidon Corrado (FM), Montedinove, Montefiore dell’Aso, Montegiberto (FM), Montegiorgio (FM), Montegranaro (FM), Monteleone di Fermo (FM), Montelparo (FM), Monteprandone, Monterubbiano (FM), Montottone (FM), Moresco (FM), Offida, Ortezzano (FM), Pedaso (FM), Petritoli (FM), Ponzano di Fermo (FM), Porto S. Giorgio (FM), Porto S. Elpidio (FM), Rapagnano (FM), Ripatransone, Servigliano (FM), Spinetoli, San Benedetto del Tronto, S. Elpidio a Mare (FM), S. Vittoria in Matenano (FM), Torre S. Patrizio (FM), Venarotta. COMUNI DELLA PROVINCIA DI TERAMO Martinsicuro, Colonnella, Alba Adriatica, Corropoli, Controguerra, Ancarano, Nereto, Torano Nuovo, S. Egidio alla Vibrata, Civitella del Tronto, S. Omero, Tortoreto, Giulianova, Mosciano S. Angelo, Bellante, Campli, Valle Castellana, Torricella Sicura, Rocca S. Maria, Teramo, Castellalto, Canzano, Notaresco, Morro d’Oro, Roseto degli Abruzzi, Cortino, Montorio al Vomano. Il Piceno è una regione che si estende dalla provincia di Macerata a Giulianova nella provincia di Teramo in Abruzzo, ma centro storico di riferimento è il territorio di Ascoli Piceno. E’ questo territorio ascolano l’epicentro della coltura dell’oliva ascolana tenera. L’olivicoltura nelle Marche si sviluppa su una superficie di circa 7000 ettari ed interessa 27.000 aziende di cui più del 40%, in termini sia di superficie che di aziende, si situa nella provincia di Ascoli antedivisione. In tale ultimo territorio la superficie agraria investita ad olivo, riferita a coltura specializzata, è stimabile in circa 3000 ettari. La caratteristica ancora molto marcata dell’olivicoltura picena è la coltura promiscua, cioè associata ad altre colture essenzialmente erbacee e parzialmente viticole, ereditata dal sistema di conduzione mezzadrie, che, sino ad un recente passato, ha costituito il fulcro dell’agricoltura marchigiana e di tutto il centro Italia. Le superfici che sotto varie forme ospitano l’olivo sono in realtà dell’ordine dei 14.000 ettari ed interessano nella provincia originaria circa 11.000 aziende, distribuite in due zone distinte, la prima litoranea, compresa tra il mare e le prime colline interne a circa 10-15 Km dalla costa, l’altra, prettamente collinare, che si estende sin quasi Da osservazioni condotte la coltura di oliva ascolana tenera si è molto ridotta rispetto al passato ed oggi è ancor più caratterizzata da frammentazione e promiscuità. Si trovano piante di oliva ascolana tenera disseminate ovunque tra le varietà di olive da olio. 2.3 LIVELLO CONOSCITIVO DELL’OFFERTA 2.3.1 Offerta del prodotto base Fino agli inizi del secolo scorso, la produzione delle olive da mensa era un fatto puramente Mediterraneo. La coltura è stata poi via via introdotta in California, Perù, Cile, Argentina, Australia e Sudafrica. Il Nordafrica, la Turchia, il Vicino Oriente e l’Europa Meridionale costituiscono comunque l’area di maggiore produzione. I soli Paesi dell’Unione Europea producono, secondo le annate, dal 40 al 52% del totale mondiale (800-900.000 tonnellate). L’Italia, con 80-85.000 t/anno, è il secondo produttore della UE, dopo la Spagna (circa 230.000 t/anno). Una classifica dei principali produttori mondiali delle olive da mensa (fig. 2.3) colloca al primo posto la Spagna (25%) e via via Turchia (12%), USA (11%), Marocco (8%), Italia (8%), Grecia (7%) ecc. La produzione potenziale residua attuale di oliva ascolana, di 3-5.000 t/ anno, costituisce dunque un’entità quantitativamente assai modesta ma che riveste un’importanza ben maggiore sul piano qualitativo e può costituire una risorsa notevole per il territorio interessato. Produzione a livello agricolo di Oliva Ascolana Le statistiche ufficiali rilevano nelle ultime annate agrarie (media 1995-1999) una superficie olivetata nella Regione Marche che si attesta sui 7.000 ettari, con una produzione media di olive di 191.000 quintali ed una resa media per ettaro di circa 27 quintali. La provincia ascolana antedivisione con circa 2.900 ettari rappresenta il 41 % delle superfici, che producono oltre il 55 % delle olive dell’intera regione (106.000 q.li), con resa media per ettaro di quasi 37 q.li cioè di oltre il 30 % superiore alla media regionale. Fig. 2.3 – Percentuali di produzione olive da mensa Per quanto riguarda la valutazione delle olive da mensa (per il Piceno si tratta quasi totalmente di Ascolana Tenera e Gentile) le statistiche sono però falsate dall’applicazione del premio PAC riservato sino al 1998 alle sole olive oleificate, ragion per cui la valutazione di questo settore va effettuata su base di stime. Oggi in una recente, ma ancora molto parziale, inchiesta conoscitiva a campione si sono rilevati nella ristretta area di produzione del nucleo territoriale prossimo al capoluogo piceno circa 8000 piante sparse e 66 ettari di coltura specializzata (circa 17.000 piante). Rapportando il tutto a coltura specializzata, si può dire che in detta area ristretta sono rimasti in coltura per la commercializzazione 90-100 ettari con un potenziale produttivo di quasi 1000 tonnellate, qualora le piantagioni venissero condotte in modo valido. Questa sommaria inchiesta, si ribadisce, considera solo le zone di coltivazione del nucleo territoriale circonvicino al capoluogo. In realtà nella zona classica di produzione furono negli anni messi a dimora oltre 100.000 esemplari di olivi innestati con la varietà oliva ascolana tenera e, tranne rarissimi casi, non sono mai stati espiantati né reinnestati con altre varietà. Tanto dimostra che il reale potenziale produttivo della sola zona “classica„ potrebbe oggi superare facilmente le 3.000 tonnellate, sempre che le piantagioni siano condotte con efficienza. * Una conoscenza reale ed obiettiva della produzione residuale e del potenziale produttivo costituisce il primo problema da risolvere nell’immediato. L’offerta consiste in olive verdi raccolte in inizio autunno, secondo la collocazione territoriale della coltura, prima dell’invaiatura. La raccolta deve essere effettuata con cura (ancora manualmente) e le olive condizionate in recipienti idonei affinché le drupe non subiscano ammaccature e lesioni pregiudizievoli per una corretta conservazione del prodotto dopo il trattamento di deamarizzazione. I prodotti offerti sono di tre tipi: • • • oliva ascolana “ tenera„ oliva ascolana “semitenera„ o “gentile„ oliva ascolana “dura„ L’essenziale della produzione commercializzata è costituita dalla “tenera„ e “semitenera„, la cui differenza è spesso minima, limitata alla dimensione e ad una differente consistenza nella compattezza della polpa (maggiore nella “gentile„). La “dura„ viene quasi esclusivamente destinata all’autoconsumo dei produttori, anche se potrebbe trovare oggi un valido utilizzo in alcuni tipi di trasformazione industriale. La commercializzazione concerne un prodotto integro, immune da ammaccature, pulito, senza foglie ed altri residui, classificato o classificabile in funzione di un calibro – oggi diremmo “virtuale„ –, in quanto per l’oliva non ancora trattata la classificazione si fa in realtà “ad occhio„ da parte degli operatori. In effetti, il sottoporre in questa fase il prodotto alla calibratura (cernita meccanica) potrebbe comportare ammaccature pregiudizievoli. La distinzione in funzione del calibro è comunque indispensabile non solo per ragioni commerciali ma anche e soprattutto per il diverso trattamento cui vengono sottoposte le olive in relazione allo spessore della polpa. Allo stato attuale l’incuria e l’abbandono in cui versa la coltura di “oliva ascolana„ per mancanza di strutture organizzate a livello di produzione e commercializzazione, ha ridotto l’offerta reale sul mercato agro-industriale del prodotto a poco più di 50 tonnellate cioè l’equivalente del 2,5 % di una domanda potenziale attuale, e circa l’1,5% del totale potenziale produttivo rilevabile. * La mancanza di organizzazione efficiente a livello di produzione e commercializzazione del prodotto di base costituisce il secondo problema da risolvere nell’immediato con misure adeguate per favorire il rilancio produttivo a livello agricolo. 2.3.2 Prodotti trasformati Olive in salamoia L’oliva ascolana (tenera, semitenera, dura) ha come destinazione prima la deamarizzazione che la rende edule e commercializzabile al grande pubblico. La deamarizzazione si basa su un procedimento tradizionale diremmo specificamente classico. La tradizionale procedura in uso sino all’inizio del secolo scorso era basata sull’uso del ranno: In tini di legno, a temperatura ambiente, si pone acqua di fonte in cui viene immerso un sacco di iuta o canapa o cotone contenente un miscuglio composto da quattro parti di cenere ed una parte di calce in polvere. La concentrazione della soluzione viene misurata con l’immersione in essa di un uovo di gallina fresco e di media grossezza, se esso vi galleggia la soluzione viene considerata “al punto giusto„ (circa 5° Baumé). Il sacco con cenere e calce è tolto e la soluzione è versata in altro tino ove si erano preventivamente collocate le olive da trattare. Dopo circa 5 ore si procede al primo saggio consistente nel tagliare a mezzo alcune drupe per verificare a che punto dello spessore il ranno ha “ingiallito” la polpa (cioè gli alcali hanno saponificato gli acidi grassi e tannici sciogliendoli nell’acqua). Quando la polpa si presenta “ingiallita„ per 2/3 del suo spessore le olive si tolgono dal ranno. Il tempo del trattamento varia con lo spessore della polpa, con la temperatura ambiente e con la natura della polpa stessa; operando a 18°C, i tempi di “concia” per le tre sottovarietà possono essere i seguenti: - Tenera 10 ore - Semitenera 15 ore - Dura 17 ore In seguito le olive vengono sottoposte ad un lavaggio in acqua corrente per poi essere condizionate in recipienti con acqua salata (40gr di NaCl per litro d’acqua) per la conservazione. Il prodotto ottenuto è di gradevole gusto tenuemente acidulo, molto apprezzato ma di limitata conservazione. Il metodo descritto è empirico e veniva usato nel passato. L’industria moderna utilizza per la concia una soluzione di soda Solvay (70% di purezza) alla concentrazione di 1,2-2% in acqua fredda. Il bagno ha una durata di circa 8-10 ore. La soluzione provvede a neutralizzare l’acidità, idrolizzare parte delle sostanze proteiche e saponificare minime quantità di olio. Dopo tale trattamento, le olive vengono sciacquate ripetutamente con acqua pura per eliminare i residui di soda. Questi lavaggi non escludono totalmente sostanze contenute nel seme, che possono dare luogo a fermentazione acetica dannosa per la conservazione del prodotto. L’industria, per ovviare a questo inconveniente, ricorre a salamoie di conservazione con alti contenuti di cloruro di sodio (70-80 gr. di NaCl per litro di acqua). Il condizionamento delle olive trattate avviene sia in lattine metalliche sigillate, sia in recipienti di vetro ermeticamente chiusi, sia in sacchetti di materia plastica per alimenti perfettamente sigillati, di varie dimensioni e peso. La durata di conservazione non supera normalmente i 12 mesi. * La conservazione del prodotto in salamoia a basso contenuto di NaCl costituisce un terzo problema della filiera da risolvere attraverso una ricerca concertata. Olive farcite Una parte importante di olive in salamoia è destinata alla produzione di “olive farcite all’ascolana„ mentre quelle fuori calibro sono usate per preparazioni alimentari quali paste di oliva e sughi. Le olive farcite all’ascolana sono il prodotto principe della tradizione culinaria picena. Questo prodotto, nato sulla base dell’Oliva Ascolana Tenera, ha ottenuto, oggi anche a livello internazionale, una notorietà dovuta alla sua particolare originalità. L’oliva farcita o “ripiena„ ha il pregio di conservare dopo frittura quel lieve sapore di amarognolo proprio dell’oliva ascolana di base. Quindi la farcitura (impasto di un miscuglio di carni bovine e suine con uova e formaggio grattugiato) deve essere non dominante e quantitativamente moderata. Intorno a questo prodotto si è sviluppata un’intensa attività artigianale ed industriale che ha contribuito a diffondere l’oliva ripiena all’ascolana su ampia scala nazionale ed internazionale. Ma il prodotto di base non è più, per la quasi totalità dei prodotti oggi commercializzati, l’oliva ascolana bensì olive verdi importate da altre provenienze, quindi la caratteristica di fondo del particolare sapore acidulo proprio della varietà ascolana è scomparsa dal prodotto finito. Si verifica che un prodotto agricolo (oliva ascolana) che, per sue doti proprie, ha dato fama e notorietà ad un suo prodotto trasformato (oliva ripiena) non beneficia in nulla dello sviluppo commerciale che il prodotto trasformato va assumendo. Al momento la domanda di olive verdi per la farcitura sarebbe valutabile superiore alle 2000 tonnellate, ma di olive della varietà Ascolana Tenera se ne possono reperire, come precedentemente detto, solo 50-70 e con molta buona volontà. * La difesa della specificità e della qualità dell’ “oliva ascolana tenera ripiena„ costituisce un quarto problema della filiera la cui soluzione è già in fieri. C’è infine da considerare che, in anni recenti, si è cominciato a diffondere, specialmente lungo la fascia costiera, un nuovo tipo di oliva farcita, con ripieno a base di pesce. Di tale prodotto derivato sarà opportuno tenere in qualche misura conto, nella pianificazione promozionale complessiva, sia per regolamentarne la preparazione sia per cercare di comprendere in che modo esso potrà essere utilizzato nella definizione d’una strategia d’insieme. 2.3.3 Riflessioni sullo stato della coltura I dati sono eloquenti ed impongono una presa di coscienza da parte di tutti, anche dei consumatori, perché l’oliva ascolana è patrimonio inalienabile dell’agricoltura picena ma anche della sua tradizione e cultura. Si evincono da quanto sopra esposto i seguenti punti critici: • • • • a livello agricolo la coltura sta perdendo la sua identità, a livello agronomico vi è assenza quasi totale di ricerca per definire metodi e criteri colturali aggiornati al progresso scientifico e tecnico raggiunto nei vari campi che investono la produzione agricola, a livello genetico nulla si fa per stabilizzare e lussureggiare alcune caratteristiche peculiari della cultivar e ricercare i cloni più adatti alle varie realtà microclimatiche del suo habitat, a livello di mercato nessuna concreta difesa viene operata per salvaguardare, con norme precise, la specificità della varietà distinguendola da altre importate di qualità e valore inferiore. In pratica vi è moltissimo da fare, anzi tutto, affinché una ricchezza che la natura e la storia hanno regalato al territorio piceno non vada persa per mancanza di iniziative da parte di quanti sono preposti alla sua gestione amministrativa e politica. Riorganizzare la produzione olivicola da mensa significa: • creare gli strumenti conoscitivi (inventario, rilievi catastali) delle coltivazioni esistenti, dare vita ad una produzione vivaistica della varietà supportata da ricerca genetica e tecnologica di coltura, creare strumenti formativi del personale addetto, stimolare la costituzione di organismi di collaborazione per la gestione della produzione (cooperative, consorzi, società anche di soli servizi), • • • • stimolare la creazione di organismi di ricerca tecnologica di supporto alla produzione ed all’industria di trasformazione dei prodotti, informare e sensibilizzare i consumatori con azioni concrete di chiarimento sui distinguo qualitativi del prodotto “oliva ascolana tenera„ rispetto a prodotti analoghi, promuovere iniziative di stimolo per impianti e reimpianti di superfici olivate da mensa con la varietà ascolana. • • * E’ indispensabile che un programma operativo sia preventivamente concordato con le varie organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori, UPA, Organizzazioni cooperative ecc.) attraverso l’istituzione di un “Comitato consultivo permanente”. Il capitolo 3 riassume le proposte delle varie azioni ritenute necessarie. A chiusura del paragrafo, si prospettano, nella tabella 2.1 che segue, alcuni dati essenziali su superfici destinate alla coltura (o per così dire corrispondenti ad una coltura specializzata) e le quantità producibili. Tab. 2.1 – Dati riassuntivi preliminari Dalla fig. 2.4 si vede poi con chiarezza come le stime della produzione rilanciabile siano di un ordine di grandezza più elevate dei livelli potenziali attuali. 2.4 LIVELLO CONOSCITIVO DELLA DOMANDA A livello mondiale, circa il 22% dell’offerta totale delle olive da mensa (250.000 tonnellate all’anno) è oggetto di scambi internazionali, mentre il restante 78% viene consumato nei mercati di produzione. Nel mondo sono coltivati circa 750 milioni di ulivi di cui solo il 10% destinati alla produzione di olive da tavola con un volume di circa 1 milione di tonnellate (stima COI). Il quadro mondiale (maggiori paesi produttori) può essere riassunto come nella tab. 2.2 (e nel grafico allegato in fig. 2.5), tenendo conto che i dati non sempre collimano in quanto nei consumi sono incluse le giacenze di riporto delle campagne precedenti. Tab. 2.2 – Dati mondiali I maggiori paesi esportatori sono la Spagna, la Grecia e il Marocco. Il consumo delle olive da mensa a livello mondiale è in crescita. L’Italia, pur non essendo autosufficiente dal punto di vista quantitativo, esporta una certa percentuale della sua produzione verso Paesi terzi, reimportando le varietà che più sono richieste sul proprio mercato, in particolare dalla Spagna, dalla Grecia e dall’Africa del Nord. Per quanto riguarda l’oliva Ascolana, la domanda di mercato d’interesse va considerata sotto una particolare angolazione: • • oliva verde in salamoia, oliva ripiena all’ascolana. Fig. 2.4 – Superfici e quantità producibili 2.5 – Dati mondiali Oliva verde in salamoia La domanda di questo prodotto, in realtà, non è quantificabile. Essa s’inserisce nel quadro della domanda esistente per olive da consumo diretto fresco, che in Italia è dell’ordine delle 80-85.000 tonnellate annue a fronte di una produzione indigena più o meno analoga. L’oliva Ascolana, con le sue pregevoli qualità storicamente riconosciute, può sicuramente ritagliarsi una quota di questo mercato, oltre che conquistare fasce di consumo del tutto nuove in Europa. Allo stato attuale è dimostrato che tutta la produzione immessa sul mercato viene utilizzata senza difficoltà. Se si vuole tentare una quantificazione verosimile in base alla diffusione della coltura residua, si può stimare la produzione a breve termine attivabile senza problemi di collocazione sul mercato in 1.000 tonnellate. La questione di fondo è, in definitiva, la conoscenza della reale potenzialità dei mercati nazionali ed internazionali ed in particolare delle interdipendenze concorrenziali tra vari prodotti analoghi in funzione della loro specifica qualità. Ciò è preliminare a qualunque strategia di mercato. * Un primo problema sul lato domanda è dunque costituito dalla conoscenza delle potenzialità di mercato del prodotto. Si può ritenere, confortati da limitate ma significative esperienze commerciali, che l’Oliva Ascolana possieda qualità intrinseche in grado di proporla quale prodotto leader sui mercati europei. Tale ruolo va assicurato mediante un sistema di controllo della qualità, a livello sia agricolo sia agro-industriale, a garanzia del consumatore. * Un secondo problema sul lato domanda è la realizzazione di un Sistema Qualità. Oliva ripiena all’ascolana L’oliva ripiena all’ascolana, in realtà, costituisce il vero motore che assicura un utilizzo esteso del prodotto agricolo di base e quindi è elemento essenziale di connessione tra economia prettamente agricola e altri settori economici di capitale importanza per il territorio (agroindustria, trasporti, distribuzione commerciale, agri-turismo ecc.). * Per quanto concerne questo prodotto, sussistono i due problemi già accennati per l’oliva verde in salamoia (conoscenza delle effettive potenzialità di mercato e realizzazione di un Sistema Qualità a garanzia del consumatore e del prodotto stesso). La domanda di olive ripiene all’ascolana, da un punto di vista extraregionale e di scambio con Paesi esteri, costituisce sostanzialmente una novità, in quanto solo da pochi anni ha assunto significato economico e risulta in piena crescita. Quantificarla attendibilmente non è al momento possibile. L’uso di Oliva Ascolana per la farcitura rappresenta attualmente una quota quasi irrilevante del totale di olive di base utilizzate. Una stima recente rileva in tale senso una quantità compresa tra i 300 ed i 400 quintali, quasi tutti utilizzati da piccoli laboratori artigiani dispersi nel territorio. I risultati di un’analisi conoscitiva condotta situano invece le possibilità di destinazione alla farcitura di oliva all’ascolana in oltre 20.000 quintali. Le Olive ripiene all’Ascolana comprendono commercialmente due tipi di prodotto diversi: 1. Oliva ripiena all’Ascolana: è un prodotto derivante dalla farcitura, con ricetta tradizionale standard, di olive verdi deamarizzate di provenienze diverse. Essa costituisce la maggior parte del prodotto commercializzato. 2. Oliva Ascolana ripiena all’Ascolana: è un prodotto derivante dalla farcitura di olive verdi in salamoia della cultivar Ascolana, con impasto ottenuto secondo una ricetta classica e tradizionale. Essa conserva la caratteristica organolettica di un sapore amarognolo, tipico dell’Oliva Ascolana, anche dopo frittura. Si ribadisce che essa rappresenta una frazione assolutamente minoritaria rispetto alla precedente. Da questo quadro di riferimento risulta che solo poco più di 1/100 delle olive al momento destinabili alla farcitura “all’Ascolana„ è costituito da autentica Oliva Ascolana: ne deriva che esiste un ampio spazio per un primo, concreto recupero produttivo della nostra cultivar. * Il futuro sviluppo dipenderà dalla capacità operativa dei produttori e dalle iniziative promozionali che si sapranno attivare: la definizione di marchi di qualità, sia DOP che IGP, garantiti anche da appropriati Sistemi di Qualità, costituisce l’elemento fondamentale per assicurare successo alle iniziative di cui sopra. Il problema sopra delineato implica che: • • la strategia di marketing da mettere a punto sia articolata in due parti, una attinente specificamente il prodotto DOP l’altra invece relativa al prodotto IGP, la gestione dell’Oliva Ascolana andrà affidata a due soggetti giuridici distinti oppure ad un solo soggetto (per esempio un Consorzio di produttori / trasformatori / consumatori) che però preveda la distinzione al suo stesso interno. Ne deriva che le attività progettuali attinenti il marketing del settore ed il coordinamento dello stesso siano per così dire sdoppiate per DOP e IGP. 3. AZIONI DEL PROGETTO 3.1 GENERALITA’ L’analisi del settore che è stata effettuata nel corso dello studio ha messo in evidenza i reali punti critici che hanno determinato e determinano lo stato di recesso della coltura dell’Oliva Ascolana. La soluzione di detti punti critici necessita di azioni immediate che implicano un coordinamento a tutti i livelli – agricolo, tecnico, scientifico, organizzativo – ove elemento determinante è una volontà politica convinta di prendere decisioni che abbiano una valenza a lungo termine ed un impatto certo a livello socio-economico per il territorio tutto. Le prospettive di sviluppo, come si vedrà meglio nel prosieguo, risultano infatti oltremodo interessanti. Nelle conclusioni si cercherà di fornire elementi in grado di chiarire che la scelta di un rilancio di questa produzione può rivelarsi quanto mai giusta per le Marche ed anche per l’Abruzzo. 3.2 LE AZIONI NECESSARIE Tra le premesse fondamentali della valorizzazione dell’Oliva Ascolana, la prima era senz’altro la decisione, da assumere a livello politico, di riconoscere a tale produzione un carattere di assoluta priorità nel quadro del PSR che andava a scadere nel 2006, in particolare con ammissione ai finanziamenti previsti dalla misura A, Asse Prioritario I, per nuovi impianti, reimpianti ed ammodernamento. Qualcosa di analogo si può del resto prospettare per il futuro. In ogni caso, una serie di azioni, descritte sommariamente in termini di schede specifiche, aveva già costituito uno dei più importanti risultati dello studio: le schede infatti individuavano un complesso di azioni progettuali da portare avanti e da completare prima ancora di poter avviare concretamente un’organica azione di promozione e rilancio complessivo della coltura. In questa sede, ci limitiamo a richiamare le caratteristiche principali delle schede in questione (e delle azioni da esse proposte), riportandole per altro tra gli allegati in tutta la loro estensione e completezza originarie (esse hanno, tra l’altro, individuato anche l’impegno di risorse necessario alla realizzazione delle azioni ed i possibili canali di finanziamento). Ciò premesso, i campi di approfondimento possono essere riassunti come di seguito: • • • • • • inventario delle piantagioni e dei suoli agricoli vocati (Scheda n. 1): con riferimento al territorio di cui al marchio DOP, è necessario raggiungere una conoscenza reale ed obiettiva del potenziale produttivo attraverso un inventario esaustivo del numero di piante della varietà esistenti, l’individuazione del tipo di coltivazione, il rilevamento delle caratteristiche eco-pedologiche d e l l e a r e e , l a r e a l i z z a z i o n e d i u n s i s t e m a i n f o r m a t i vo georeferenziato, l’istituzione di monitoraggi per l’aggiornamento conoscitivo che si avvalgano anche di tecniche avanzate quali il telerilevamento da satellite; soluzioni innovative di coltura, raccolta, trattamento ed utilizzo del prodotto (Scheda n. 2): andrà sviluppata una ricerca specificamente mirata all’individuazione di nuove metodiche e tecnologie di coltivazione, raccolta e vaglio delle produzioni, trattamenti del prodotto base e dei suoi derivati (considerando la materia in termini sia DOP sia, ove necessario, IGP); sistema di qualità e di autocontrollo alimentare del Consorzio di Tutela dell’Oliva Ascolana o altro Ente da definire (Scheda n. 3): va realizzato, a tutela del consumatore e di tutti gli operatori della filiera produttiva, un sistema che garantisca la qualità del prodotto fino alla collocazione sul mercato. Anche qui la materia presuppone che si affronti il DOP e l’IGP. valorizzazione delle risorse umane nell’ambito del Progetto (Scheda n. 4): il problema della formazione, dell’aggiornamento e della riqualificazione professionale, in tutte le sfaccettature presenti, costituisce un presupposto fondamentale per la valorizzazione del prodotto base e dei suoi derivati. mercati di collocazione e produzioni olivicole concorrenti (Scheda n. 5): è indispensabile conoscere i mercati di collocazione attuali e la presenza in essi di produzioni concorrenziali, onde definire conseguentemente delle efficaci strategie di marketing. Nello stesso contesto di studio, è d’interesse individuare dei prodotti agricoli (non necessariamente connessi con l’olivicoltura) che, per la loro affermazione su mercati anche diversi da quelli di attuale collocazione dell’Oliva Ascolana, possano svolgere una funzione di “traino„ mediante la definizione di interventi promozionali comuni. Tali prodotti dovrebbero a loro volta ricevere dei vantaggi di natura sinergica. piano per la valorizzazione dell’Oliva Ascolana (strategie di marketing, Scheda n. 6): quest’azione appare quella focale dell’intero piano di promozione dell’Oliva Ascolana. In essa confluiscono un po’ tutte le attività precedenti, in particolare quelle che migliorano l’immagine e la visibilità del prodotto base e dei suoi derivati e quelle che consentono di superare i vincoli di disponibilità del prodotto stesso. • creazione di un Consorzio di Tutela della DOP “Oliva Ascolana del Piceno„ (Scheda n. 7): la realizzazione di una struttura giuridica e gestionale del genere è richiesta dalla normativa vigente in materia ed è comunque indispensabile per garantire l’unicità della “cabina di regia„ del piano. Si pone qui la questione del rapporto da instaurare e garantire in termini funzionali e operativi tra DOP e IGP. Nella fase d’avvio della pianificazione promozionale, si ribadisce, le schede risultano tutte di tipo progettuale: l’analisi ha infatti evidenziato la necessità delle azioni da esse indicate quali componenti essenziali della valorizzazione dell’Oliva Ascolana e dei suoi derivati, giungendo per ora soltanto fino ad una valutazione di massima della loro fattibilità e consistenza. A valle della schedatura, andranno dunque condotte le attività progettuali vere e proprie che definiranno nel dettaglio operativo la realizzazione concreta delle azioni, in termini di tempi richiesti, modalità, risorse necessarie, canali di finanziamento effettivamente attivabili. Di tali elementi, comunque, una primissima serie di indicazioni è presentata fin dall'inizio, poiché è evidente l’estrema importanza di avere, a partire dall’avvio dell’intera operazione, un’idea degli ordini di grandezza e delle tipologie delle componenti (economiche, tecnicoscientifiche, di durata temporale) costitutive di ogni singola azione e, dunque, dell’intero piano di rilancio. Intorno a questi temi andrà aggregato ed opportunamente incentivato, tramite il coinvolgimento delle associazioni di settore, il consenso degli operatori del mondo agricolo, delle imprese di trattamento e di trasformazione, degli agenti di commercializzazione e dei servizi che risultano coinvolti. 4. CONCLUSIONI La tabella 2.1 riassumeva la situazione in materia di disponibilità di olive da mensa e l’importanza relativa della modesta produzione di olive Ascolane. La si riporta di seguito per comodità di consultazione. (Tab. 2.1, ripetuta – Dati riassuntivi preliminari) I dati statistici relativi alla produzione di Oliva Ascolana e quelli relativi al potenziale di mercato indicano che la produzione di questa specialità trova un sicuro spazio di espansione per le ragioni più volte evocate e che si possono riassumere con la capacità di traino della sua propria qualità e specificità storicamente note. Un’analisi delle potenzialità di ordine economico esprimibile da un rilancio della sua produzione può senz’altro dare una visione chiara di quanto sia necessario operare subito e con concretezza (vengono qui lasciate le valutazioni originarie, in vecchie lire). Tab. 4.1 – Potenzialità economiche del prodotto La tabella precedente riprendeva una stima a prezzo unitario costante, in lire, del valore dell’oliva Ascolana al tempo commercializzata a livello di produzione agricola. Limitandosi ad una rappresentazione delle quantità producibili e commercializzabili nei vari scenari si perviene al grafico a barre di fig. 4.1, che schematizza bene la crescita esponenziale raggiungibile nel tempo (sulla scorta delle stime di massima cui ha condotto l’analisi e di un valore unitario costante): gli andamenti del valore totale e delle variazioni percentuali di cui alla tabella 4.1 risultano del tutto analoghi essendo tali grandezze proporzionali alle quantità. Comunque, risulta che una politica di semplice recupero delle sole potenzialità produttive ancora presenti darebbe luogo ad un incremento della p.l.v. del 1.500%. Una politica di concreto rilancio della coltura darebbe invece luogo a breve-medio e poi a lungo termine ad incrementi pari rispettivamente al 4.000% e al 16.000%! Le cifre di cui sopra in pratica indicano un minimo del valore della produzione lorda di oliva Ascolana vendibile comeprodotto di base non trasformato né trattato. C’è da considerare inoltre che una politica ben strutturata di rilancio del prodotto comporterebbe sicuramente un migliore apprezzamento sul mercato con conseguente aumento del prezzo unitario (che si potrebbe valutare intorno al 10-15%). La produzione di base, una volta immessa nel circuito di trattamento e trasformazione, dà luogo a delle plusvalenze che comprendono sia la remunerazione dei servizi messi in opera sia il valore aggiunto dovuto ad una qualificazione adeguata sul mercato. Fig. 4.1 – Produzioni commercializzabili Una valutazione di quanto detto può riassumersi in una serie di stime di larga massima di cui alla tabella seguente (con importo dei valori ancora in Lire). Tab. 4.2 – Valori riferiti alle quantità di oliva Ascolana attualmente commercializzate PAG.35 Una valutazione di quanto detto può riassumersi in una serie di stime di larga massima di cui alla tabella seguente (con importo dei valori ancora in Lire). Tab. 4.2 – Valori riferiti alle quantità di oliva Ascolana attualmente commercializzate Quantità (t/a) Valore unitario alla vendita del prodotto finito (£/Kg) Valore totale (000 £) Oliva verde in salamoia totale 50 5.000 250.000 Assetto di mercato: Oliva in salamoia consumata tal quale 20 5.000 100.000 Oliva verde destinata alla farcitura 30 16.000 480000 Uno schema della commercializzazione attuale, come risultante dalle stime della tabella, dà luogo alla fig. 4.2 che rende visivamente in modo efficace come il prodotto destinato alla farcitura (di un 50% superiore a quello verde da consumarsi tal quale) dia luogo ad un valore che è pari a quasi 5 volte quello dell’altro. Al momento per quanto attiene l’assetto commerciale finale del settore, c’è da aggiungere che le 30 t/a destinate alla farcitura danno in realtà luogo ad un ulteriore surplus: infatti, essendo un prezzo presumibile dell’oliva farcita (sempre in vecchie lire) pari a £/Kg 18.000 e potendosi ricavare dalle 30 t. suddette di oliva verde in salamoia 75t. di oliva farcita, si ricava che il valore di mercato di quest’ultimo prodotto sia di quasi 1,4 miliardi di lire. Da ciò si desume che l’indotto complessivo al momento della ricerca (di 50 t/a) ammontava a 1,6 miliardi di lire (830-850.000 Euro). Sulla base dell’approccio analitico esposto in precedenza, gli scenari relativi agli indotti producibili sono i seguenti: 1. a breve termine (recuperando il potenziale produttivo in forza di 750 t/a): Con 300 t. da destinare al consumo del prodotto in salamoia e le restanti 450 da destinare alla farcitura, si otterrebbe una produzione di farcite pari a 1.125 t. e dunque un totale di circa 22 miliardi di lire (1.150.000 Euro), pari a 16 volte l’indotto attuale; 2. a medio termine (corrispondente al potenziale produttivo attuale di 2.000 t/a nell'intera area DOP): Fig. 4.2 - Assetto commercializzazione attuale dell’Oliva Ascolana Con 800 t. da destinare al consumo del prodotto in salamoia e le restanti 1.200 da destinare alla farcitura, si otterrebbe una produzione di farcite pari a 3.000 t. e dunque un totale di circa 58 miliardi di lire (quasi 30 milioni di Euro), pari a 40 volte l’indotto attuale; 3. a lungo termine (corrispondente ad un potenziale produttivo di 8.000 t/a): Con 3.000 t. da destinare al consumo del prodotto in salamoia e le restanti 5.000 da destinare alla farcitura, si otterrebbe una produzione di farcite pari a 12.500 t. e dunque un totale di circa 240 miliardi di lire (cioè 124 milioni di Euro), pari ad oltre 160 volte l’indotto attuale. Le cifre citate sono stime di larga approssimazione e vanno intese soprattutto come tendenza. Il significato vero di questa analisi teorica è quello di sottolineare in termini concreti, anche se solo come ordini di grandezza, l’importanza economica per il territorio di un rilancio della coltura. Le azioni da intraprendere sono complesse. Dopo aver acquisito una conoscenza esaustiva della realtà produttiva di Oliva Ascolana, attraverso un inventario e la formazione di un “catasto varietale„, la prima delle azioni deve vertere sul rilancio della produzione a livello agricolo, che va inteso su due piani: - motivazionale per ridare fiducia agli agricoltori attraverso: • • una politica spinta di qualità (riconoscimento DOP, sistema di controllo e garanzia ecc.), divulgazione di analisi economiche che mettano in risalto gli elementi positivi raggiungibili attraverso una organizzazione della produzione collegata ad un’agro-industria capace di utilizzare il prodotto; - economico: • • incentivi per l’impianto, reimpianto e razionalizzazione di vecchi impianti che coprano in un primo momento i costi di realizzazione e mantenimento nei tre anni iniziali di avvio; incentivi per incoraggiamento alla costituzione di unità operative di servizi tecnici alle aziende olivicole (operazioni colturali, trattamenti, raccolta e selezione) al fine di far fronte ai problemi di razionale utilizzo del lavoro in un sistema di aziende talvolta frammentato e singolarmente non in grado di operare in maniera economicamente valida; • incentivi per favorire la costituzione di vivai produttori della varietà, ricerca per il miglioramento e la stabilizzazione delle caratteristiche proprie della varietà; • organizzazione della ricerca scientifica di settore che vada dalla genetica varietale ai sistemi di trasformazione, conservazione e condizionamento dei prodotti anche trasformati avvalendosi di strutture esistenti in loco da valorizzare e rafforzare (ad esempio l’Istituto Tecnico Agrario Statale di Ascoli Piceno); creazione di un sistema organico di divulgazione dei dati tecnici, scientifici, economici inerenti il settore sia a livello di produzione agricola che di trasformazione industriale e di mercato in modo “leggibile„ da parte di tutti gli operatori del settore; creazione di un sistema di formazione permanente delle maestranze addette alla produzione di oliva da mensa Ascolana attivando un corso speciale presso il locale ITAS. • • A latere è necessario promuovere strutture organizzate per permettere un’integrazione verticale ed orizzontale della produzione agricola di Oliva Ascolana con l’industria di trasformazione e i laboratori artigianali che la utilizzano. A questo fine alcune strutture potrebbero essere: • • un Consorzio di Tutela della DOP Oliva Ascolana in fieri affiancato da un laboratorio abilitato ai controlli a norma UNI EN ISO 9001-2000, che garantisca agli utilizzatori la qualità del prodotto; una Borsa per l’Oliva Ascolana ove far convergere le contrattazioni del prodotto agricolo e trasformato presso la locale Camera di Commercio. Le azioni, ovviamente, hanno un costo che deve essere commisurato ai benefici che se ne traggono. Prima di dare una valutazione, pur del tutto sommaria, in cifre è necessario definire i benefici attesi. Essi vanno inquadrati nella congiuntura economica e sociale attuale del territorio, ove la nuova economia globalizzata determina accentuate difficoltà soprattutto a livello agricolo ed in particolare settoriale. Infatti, prodotti olivicoli di varie provenienze si sostituiscono sempre più all’Oliva Ascolana nelle utilizzazioni industriali del prodotto (ad es. olive farcite), determinando un diffuso abbandono della coltura con gravi danni socioeconomici ed ambientali. Si è detto che l’Oliva Ascolana è di per sé una vera e propria DOP storica ed ha promosso con il suo specifico nome un prodotto trasformato che si chiama Oliva Ripiena rivelatosi valido motore per la conquista di settori di mercato anche esteri. I benefici attesi comprendono le finalità seguenti: • di salvaguardia dell’ambiente con la ricostituzione di aree arborate a carattere paesaggistico e con le cure conseguenti praticate. • Sociale, con il mantenimento di una attività agricola che permette occupazione redditizia in agricoltura e nell’indotto derivante dall’utilizzo del prodotto, quindi mantenimento di insediamenti operativi e vivi in zone rurali. Culturale, con il mantenimento e la salvaguardia di una coltura ed una produzione che fanno parte del patrimonio tradizionale del territorio. Economico, base essenziale per dare concretezza ai benefici sopra indicati (già accennato nella parte introduttiva del capitolo 4). • • I costi necessari sono costituiti dalla sommatoria di quelli previsti nelle singole schede delle Azioni del Progetto (capitolo 3) a livello di progetto esecutivo e a livello di realizzazione: 1. Progetti esecutivi 278.000.000 (arrotondabili a 144.000 Euro) 2. Realizzazione delle azioni 3.700.000.000 (arrotondabili a 1.911.000 Euro) tot tot Lire Lire Totale Lire 3.978.000.000 (in cifra tonda 4 miliardi di vecchie lire, oltre due milioni di Euro ) Cui vanno aggiunti i costi da finanziare per ammodernamento, impianti e reimpianti: 1. Ammodernamento e reimpianti di circa 1000 ettari x Lire 6.000.000 = Lire 6.000.000.000 (circa 3.100.000 Euro) 2. Nuovi impianti di circa 1000 ettari x Lire 8.000.000 = Lire 8.000.000.000 (circa 4.150.000 Euro) Totale Lire 14.000.000.000 (oltre 7,2 milioni di Euro) COSTO GLOBALE del rilancio produttivo di Oliva Ascolana LIRE 18.000.000.000 circa ( circa 9.300.000 Euro) La realizzazione delle azioni proposte e degli investimenti per impianti e reimpianti sono ripartibili su un periodo di almeno tre-cinque anni. I benefici attesi monetizzabili si possono riassumere in un obiettivo unico da raggiungere nel volgere di dieci anni: portare la quantità di Oliva Ascolana prodotta a 60.000 q.li pari ad una p.l.v. di Lire 12 miliardi (quasi 6,2 milioni di Euro) circa che poi, nei venti anni, potrebbe raddoppiare. A livello agricolo questa p.l.v. (a prescindere da nuove tecnologie che possano intervenire) significa assicurare annualmente: 1. 50.000 giornate di lavoro di potatura (personale specializzato), 2. 50.000 giornate di lavoro per raccoglitori a mano (manodopera comune), 3. 3.000 giornate di lavoro macchina con operatore (trattorista specializzato) per cure colturali, trattamenti antiparassitari e concimazioni, 4. 1.000 giornate di lavoro per personale tecnico specializzato per sorveglianza e controllo coltivazioni. A questa stima sommaria va aggiunto tutto l’indotto immediato che essa p.l.v. determina quali trasporti, manipolazione e commercializzazione fino all’utilizzatore industriale ed artigiano. A livello di industria di trasformazione e di lavorazione artigianale tale p.l.v. determina una plusvalenza dell’ordine del 100% del suo valore agricolo per quanto concerne la semplice oliva in salamoia, (meno della metà dell’oliva prodotta) e del 8-900% per quanto concerne quella parte (oltre il 50%) utilizzata per l’oliva ripiena. Una valutazione teorica darebbe come risultato che un investimento di circa 18 miliardi riuscirebbe a creare nello specifico settore di Oliva Ascolana da mensa, a partire dal decimo anno e praticamente per almeno i 50 anni successivi ed oltre, una p.l.v di almeno 10-15 miliardi di Lire (5,2-7,8 milioni di Euro, al valore di mercato minimo al momento dello studio) e delle plusvalenze con la sua utilizzazione che potrebbero superare, nel lungo termine, come si è detto, i 200 miliardi di Lire (oltre 100 milioni di Euro). Per quanto concerne i canali di finanziamento, essi, al momento della redazione dello studio, si potevano riassumere come di seguito (al giorno d'oggi con gli adattamenti ed aggiornamenti del caso): ◦ Azioni di rilancio a livello agricolo: da inquadrare in quanto previsto dal Piano di Sviluppo Regionale delle Marche, operativo fino all’anno 2006 e dunque 1. Asse prioritario I: misura A (investimenti nelle aziende), misura B (insediamento giovani agricoltori), misura C (formazione professionale), misura G (miglioramento condizioni di trasformazione dei prodotti agricoli), misura L (avviamento di servizi di sostituzione e assistenza alla gestione delle aziende agricole), misura M (commercializzazione di prodotti agricoli di qualità); 2. Asse prioritario II: misura F (misure agroambientali), misura Q (gestione risorse idriche in agricoltura). ◦ ◦ ◦ Azioni di sviluppo e ricerca: sollecitare innanzi tutto gli istituti bancari locali (ed in particolare la Fondazione Carisap) con un programma specifico in materia e finanziamenti nel quadro degli strumenti di settore dell’Unione Europea. Azioni relative alla promozione e al marketing: si prospetta l’utilizzazione del Regolamento 2826/2000 del Consiglio, sempre sulla base di un piano specifico. Cenni bibliografici L'analisi condotta ha utilizzato fonti bibliografiche quali i lavori di: A. Morettini - S. Armellini “Le varietà di olivo coltivato nella provincia di Ascoli Piceno”, Vivarelli “ Le olive da mensa”, A. Bamonte “ L'oliva tenera Ascolana”, Francolini “Le olive da tavola”, Q. Giobbi “L'0livo 'Ascolana'”, F. Lucidi “ L'Ascolana nel Piceno”, S. Sestili e F. Marini “Inchiesta conoscitiva – Oliva Ascolana tenera ripiena”, G. Conta “Asculum (Tomo primo, Volume primo – Il territorio di Asculum in età romana)”.
© Copyright 2024 ExpyDoc