IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 29 giugno 2014 EUCARESTIA: farmaco d’immortalità di mons. Alberto Ablondi a Chiesa è una comunione coinvolgente, quasi un circolo in cui si crea uno scambio continuo , perché il Padre manda e riceve il Figlio, il Figlio riceve dal Padre e si dona al Padre, lo Spirito Santo riceve e e ripresenta al Padre e al Figlio la sua Chiesa. Il cristiano è un "coinvolto" in questo itinerario, in questo pellegrinaggio trinitario; un pellegrinaggio che, a sua volta, deve raggiungere altri. Il cristiano è come il Padre che riceve e comunica. Finchè avremo una chiesa di gente che riceve solamente, avremo spettatori. Chi riceve, comunica; chi accoglie, dona; dobbiamo essere dei cristiani che ascoltano e che dicono; fino a che non diranno non avranno ascoltato. L Ivrea 1982- Una missione d’accolgienza LINEA di Pensiero di Luca Lischi Quest’estate non dimentichiamoci il Signore on dimenticare il Signore». L’ uomo vive di pane, di «nità.NMalavoro, di festa, di relazione, di famiglia, di comunon vive di solo pane! L’estate sia un tempo per non dimenticare che le porte della Chiesa sono aperte. Che il Signore è ovunque e non si assenta mai. Sappiamo trovare almeno minuti intensi di preghiera per non dimenticare il nostro vero alimento. Colui che è «il pane di vita». Varchiamo le porte delle Chiese in ogni luogo in cui andiamo. Basterà osservare ciò che contengono nella loro sacralità e bellezza per pronunciare «mia forza e mio canto è il Signore». I responsabili dei diversi ambiti tra clero e laici Nuove nomine in Diocesi La festa del Corpus Domini che chiude le celebrazioni dell’anno pastorale, ricordando la figura di don Giovanni Battista Quilici. La processione dalla chiesa dei Ss. Pietro e Paolo fino alla Cattedrale el 170° anniversario della morte di don Giovanni Battista Quilici la celebrazione del Corpus Domini di quest’anno ha visto il suo inizio nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo, fondata proprio dal sacerdote livornese. I fedeli, in una chiesa gremita, hanno partecipato al canto dei Secondi Vespri a cui ha fatto seguito la lettura breve di un brano tratto dalla I Lettera ai Corinzi di San Paolo e l’omelia di mons. Giusti che ha parlato della "concretezza" della realtà della Eucarestia, che è realmente il Corpo e il Sangue di Cristo. Anche l’apostolo Giovanni -ha continuato il Vescovo- insiste su questo fatto con grande forza, non è qualcosa di "simbolico" ma è l’incarnazione di Nostro Signore, così Cristo nella N A don Quilici chiediamo una grazia, sta a noi invocarlo perché egli dal cielo ci dia una carezza sua carne e nel suo sangue è accanto a noi, "è una presenza reale, corporea, che fa divenire noi stessi Corpo di Cristo". E’ un mistero d’amore, un segno di convivialità, è un pane da mangiare, nella misura in cui mi nutro di Cristo, divento Cristo, è l’antidoto alla morte, il farmaco d’immortalità. Per questo dobbiamo aprirci agli altri, sentirci che siamo Chiesa, che siamo un popolo che si ritrova unito intorno all’altare. L’Eucarestia "non è un fatto intimistico, individuale, privato" è invece acquisire il "noi" di essere Chiesa. Al termine dell’omelia il pastore della Chiesa livornese ha ricordato "l’ardore sacerdotale" di don Giovanni Battista Quilici e ha aggiunto: "chiediamogli una grazia", sta a noi invocarlo perché egli "dal cielo ci dia una carezza" affinché ci possa così dimostrare la grandezza del suo amore e della sua vicinanza. Il Vescovo ha poi istituito 40 nuovi ministri straordinari della Comunione e ha terminato il rito con la preghiera di benedizione rivolta ai prossimi candidati. Al termine della celebrazione, aperta dal labaro della Arciconfraternita di Santa Giulia, ha preso il via la processione con il Santissimo, che si è snodata da Via Indipendenza, Piazza Cavour, Via Cairoli, Largo Duomo, per giungere in Cattedrale. Durante la processione sono stati intonati canti ed inni e sono stati recitati alcuni brani tratti dagli scritti di don Quilici che avevano come tema l’Eucarestia, infatti la sua vita è stata continuamente illuminata da questo Sacramento. La processione si è conclusa all’interno della Cattedrale con la benedizione eucaristica. Gi. Gi. SACERDOTI Don Alberto Vanzi vicario giudiziale, impegnato col tribunale ecclesiastico a Firenze, sarà parroco a Quercianella. Don Ivano Costa, vicario generale, sarà parroco a S. Jacopo. Don Fabio Menicagli, sarà collaboratore a N.S. del Rosario. Don Remigio Chola che si appresta ad iniziare gli studi specialistici a Roma in Diritto Canonico, sarà vice parroco all’Unità Pastorale dei Tre Arcangeli. Don Rosario Tambaro, è stato confermato amministratore parrocchiale a S. Nicola e S. M. Assunta in Capraia. Don Marcio Nogueira è stato confermato amministratore parrocchiale a San Giuseppe. Don Michele Esposto, sarà titolare della Parrocchia Studentesca. Don Valentino Kakobo, sarà collaboratore della parrocchia Santa Croce a Rosignano e a servizio del Vicariato. DIACONI Responsabile Comunità Diaconale: Diacono Roberto Bargelli Diacono Roberto Bargelli in servizio all’Unità Pastorale dei Tre Arcangeli. Diacono Renato Rossi in servizio alla parrocchia S. Luca a Stagno. Diacono Mauro Giolli in attesa di chiarimento della sua situazione personale Diacono Giovanni Visconti in servizio alla Parrocchia del Rosario. DIRETTORI UFFICI PASTORALI PERIODO 2014- 2019 Progetto Culturale: referente diocesano Nicola Sangiacomo; vice referente Luca Lischi Ufficio Comunicazioni Sociali: Chiara Domenici Responsabile Consulta Laici: Giovanna Falleni Direttore Ufficio Eventi: Luciano Della Bella Delegati per il Diaconato: Don Piergiorgio Paolini; Diacono Roberto Bargelli Responsabile del CENTRO PASTORALE PER L’ACCOGLIENZA E CARITÀ: Don Placido Bevinetto Ufficio di Pastorale della Carità : Diacono Enrico Sassano e Suor Raffaella Spezio Ufficio Pastorale Sanità: Suor Costanza Galli Ufficio Migrantes e Stella Maris: Padre Emilio Kolaczyk Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro: Nicola Sangiacomo Responsabile del CENTRO PASTORALE PER L’EVANGELIZZAZIONE: Don Luciano Musi Ufficio Missionario: Don Giuseppe Coperchini Servizio Diocesano Catecumenato: Marco e Sara Battaglini Ufficio Tempo Libero, Sport: Don Gabriele Bezzi Ufficio Scuola: Prof. Pierluigi Giovannetti Ufficio per la Pastorale Scolastica: Don Michele Esposto; vice responsabili: Diacono Andrea Zargani, Luca Paolini, Giovanni Stellati Responsabile del CENTRO PASTORALE PER LA FORMAZIONE CRISTIANA: don Fabio Menicagli Ufficio Liturgico: don Luciano Musi Ufficio Catechistico: Suor Gabriella Gigliucci Pastorale Giovanile: Annalisa Mennella; vice responsabili: Andrea Risaliti, Caterina Lo Russo Centro Diocesano Vocazioni: don Jacek Macki; Con direttore don Rosario Esposito Ufficio Famiglia: Diacono Domenici Riccardo e Rita Di Cecca. Ufficio per l’Ecumenismo ed il dialogo interreligioso e CEDOMEI : don Pietro Kownacki II TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 29 giugno 2014 Il terzo incontro formativo della Caritas Come testimoniare la condivisione erzo appuntamento ai Salesiani del T percorso formativo di animazione alla prossimità "Dall’io all’altro: animare per condividere". Dopo i primi due incontri teorici, i cui relatori hanno analizzato il tema della prossimità dal punto di vista biblico e pedagogico, il terzo è stato più di tipo esperienziale. La conferenza, infatti, tenuta da Matteo Gandini, operatore della Caritas di Reggio Emilia, aveva come titolo "Racconto di un’esperienza: come testimoniare la condivisione". Matteo, che si occupa principalmente di formazione ed animazione alla carità, ha raccontato ai presenti l’esperienza della carovana della carità vissuta all’interno della sua diocesi di appartenenza. La carovana è un’iniziativa di animazione e sensibilizzazione delle parrocchie al tema della carità, che la Caritas di Reggio Emilia ha progettato e che ormai porta avanti da circa dieci anni. La carovana della carità consiste nell’organizzazione di una settimana di eventi in parrocchia che possano far riflettere su tale tema. Questi eventi possono essere di tanti tipi diversi: celebrazioni eucaristiche, preghiere, incontri con i bambini del catechismo, del gruppo giovani, del consiglio pastorale, iniziative di beneficenza, ecc. La roulotte predisposta dalla Caritas diocesana, fuori dalla parrocchia, diventa il simbolo che in quella settimana la comunità parrocchiale aderisce all’iniziativa. Essa richiede un lungo periodo di preparazione ed un particolare coinvolgimento e impegno da parte della comunità ospitante. L’idea della carovana nasce in seguito ad un momento di preghiera e riflessione degli operatori della Caritas di Reggio Emilia sulla parabola del buon Samaritano, da cui si può trarre una diversa concezione di carità. Essa non può ridursi ad una fredda e sterile offerta di denaro o donazioni di pacchi o vestiti, ma richiede altro e la parabola lo spiega. La parabola narra la vicenda di un uomo che da Gerico scendeva a Gerusalemme. Durante il viaggio è derubato e malmenato da dei briganti che lo lasciano ferito e sanguinante sul ciglio della strada. Passano di lì un sacerdote e un levita che rispondendo a norme morali e di culto, tirano dritto senza prestargli soccorso. Solo un samaritano, un uomo considerato di poco rispetto si avvicina, gli presta le prime ed immediate cure e poi, caricandolo sulla sua cavalcatura, lo conduce alla locanda per provvedere alla cura completa. L’approccio del Samaritano con cui soccorre e aiuta il malcapitato ci mostra come possiamo farci prossimi all’altro. Il Samaritano ha compassione del pover’uomo, si prende carico e cura di lui con estrema dedizione, ma soprattutto si mette in relazione con lui. Da questa figura evangelica possiamo comprendere che per farsi prossimi dobbiamo metterci in un clima di ascolto e relazione, fare spazio all’altro, ma soprattutto dobbiamo metterci in discussione. Come dice Papa Francesco, infatti: "dobbiamo uscire da noi stessi per andare verso le periferie esistenziali, da un modo di vivere la fede stanca e abitudinaria, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio". Caterina Lo Russo La prima festa degli oratori estivi della diocesi di Livorno Mondo GIOVANI Una giornata all’insegna del divertimento, dell’incontro e della preghiera per tutti i bambini e ragazzi che frequentano i vari oratori estivi della Diocesi ESTATE... senza frontiere 2014 Villa Corridi c’è stato un evento straordinario che ha riguardato tutti gli oratori estivi diocesani: una giornata comunitaria, a cui hanno partecipato "Estate ragazzi" dei Salesiani, "grest" della parrocchia di Pio X e "Guastagno" della parrocchia S.Luca. Come siamo giunti a questo? L’idea è nata dall’ Ufficio Catechistico Diocesano, quando si è costituita una Commissione Oratori che ha ritenuto A necessario conoscere tutte le realta’ diocesane per iniziare un progetto unico, che coinvolgesse tutte le parrocchie. In primo luogo è stata inviata una lettera a tutti i parroci e ai responsabili degli oratori: un invito a incontrarsi per conoscersi, raccontare le proprie esperienze e organizzare qualcosa di semplice ma significativo. Dopo alcuni incontri, è stato deciso di iniziare con un evento straordinario, il primo nella diocesi, che potesse essere il primo passo di una collaborazione futura. Don Francesco Galante, responsabile dell’oratorio dei Salesiani, Alessandra Bicchi di Pio X e Monica Calvaruso responsabile laica del Guastagno e per l’Ufficio Catechistico, con le rispettive equipes, sotto la direzione di don Fabio Menicagli, hanno organizzato ESTATE...SENZA FRONTIERE, una giornata di giochi e preghiera che si svolgerà ogni anno nel periodo degli oratori estivi. La location scelta è stata il parco cittadino Villa Corridi, sia perché raggiungibile facilmente sia per i grandi spazi all’ombra e l’ambientazione naturale. ESTATE...SENZA FRONTIERE 2014 è iniziata alle 10.00 circa con i bans e canti di accoglienza dei ragazzi, seguiti da una preghiera, verso le 11.00 tutti i ragazzi sono stati mescolati e divisi in dieci gruppi, in cui gli animatori delle tre realtà diocesane, anche loro mescolati e divisi a caso, hanno guidato vari giochi di conoscenza che hanno reso allegri tutti. Dopo il pranzo al sacco é stato dato un po’ di tempo libero a tutti, i ragazzi erano sempre sorvegliati dagli animatori e staff, poi le attività sono riprese con il gioco di ruolo: una gara competitiva tra i tre oratori in cui i ragazzi hanno dovuto fare delle prove, per poi trovare il personaggio cattivo. In premio un trofeo, che quest’anno hanno vinto la squadra rossa dei Salesiani, e che sarà messo ogni anno in palio. Alle 16.00, dopo la visita di don Italo Caciagli, don Pietro Grajper e don Fabio Menicagli, è arrivato il vescovo, mons. Simone Giusti, accolto dai canti e dagli applausi dei ragazzi: uno scambio di battute, una preghiera insieme e la benedizione di tutti i presenti hanno concluso la giornata. È stato un incontro comunitario che ha lasciato il segno: ogni bambino era felice e all’arrivo dei genitori ha raccontato ciò che aveva fatto nei minimi particolari. Ed è stato un evento visibile anche ai frequentatori del parco, attratti da questi vivaci bambini che correvano sorridenti, inciampavano e si rialzavano, tutti sporchi ma liberi e felici. Un aneddoto: un anziano signore mi chiede "ma non organizzate mai qualcosa anche per noi? Così anche noi si va fuori di tenda"...come diceva l’inno dei salesiani e che tutti gridavano allegramente. Monica Calvaruso LA RINASCITA DEL CIRCOLO ACLI PIO X DELLA PARROCCHIA DEI CAPPUCCINI Non più solo caffè e brioches... uando Padre Mario è arrivato quasi Q due anni fa, il Circolo ACLI Pio X era una realtà della parrocchia consolidata negli anni, ma quello che si era un po’ perso era la partecipazione dei più giovani che nel tempo se ne erano allontanati. Oggi, a turno la sveglia della domenica per 11 di loro, 6 dei quali sotto i 35 anni (e a cui si aggiungono gli instancabili baristi dal lunedi al venerdi) suona presto perché alle 7.30 arrivano le paste e c’è da aprire il cancello per il parcheggio, comprare il giornale, controllare che non manchi niente...E poi via, dietro al bancone del bar con l’incubo della schiuma per il cappuccino, la sfida più difficile per ogni barista inesperto! Ma se oggi è diventato un caffellatte, si chiude un occhio perché alcuni di quei "bimbi" i parrocchiani che vanno a fare colazione dopo la Messa li hanno visti crescere. I "giovani di ieri" animano i pomeriggi del Circolo dal lunedì al venerdì con le prove del coro guidato da padre Alessandro, la tombola, gli incontri sul Vangelo con il parroco padre Mario e con alcune figure ormai storiche a cui il Circolo deve tanto, che si assicurano che tutto sia a posto. I "giovani di oggi" sono a scuola, a lavoro, persi negli impegni quotidiani. Ma appena possono ci sono anche loro. Per le feste di Natale e Carnevale organizzate per la parrocchia, le cene a tema, il maxi-schermo per i mondiali di calcio e il Cine-Circolino, con un film di genere diverso 2 volte al mese, l’ultima novità. E anche per l’appuntamento diventato ormai fisso del mercoledì con "Ponci e gio’i", una serata da passare intorno a un tavolo per fare due chiacchiere, sfidarsi in un gioco da tavolo e...bere "ir ponce"! Proprio per poter portare avanti tutte queste attività era necessario far parte di un’Associazione e anche per il 2014 si è deciso di aderire all’ACLI con nuove elezioni e nuovo Consiglio che ha visto scendere in campo alcuni ragazzi della parrocchia, ma che non ha significato rottura col passato, ma qualche novità, tra cui un biliardino, un pezzo di storia di tutti coloro che hanno vissuto in parrocchia e che attira ancora grandi e piccini. Un giardino da fare invidia è il luogo per "frescheggiare" la sera dopo cena e poi gli spettacoli, con il cruccio del teatro da risistemare. Dopo i danni al tetto che lo hanno reso inagibile nel 2009 dovrebbero partire entro breve i lavori di ristrutturazione per poter tornare a riempire i muri di locandine degli eventi in scena. Una parte del costo dell’opera sarà coperta dai fondi CEI, ma il Circolo si sta adoperando per trovare le risorse mancanti. Ad aiutarlo il 6 luglio ci saranno anche i TAU che riproporranno il loro spettacolo per raccogliere fondi. Ripercorrendo gli scritti di Padre Nazareno, frate a Livorno negli anni ’60, e rinfrescato il motivo che spinse agli inizi del ’900 ad aprire una struttura del genere il Consiglio Pastorale si è impegnato all’inizio del 2013 perchè questo spazio vivesse il suo senso nel servizio alla comunità, "aiutandola a vivere il senso della festa, dell’incontro, del volontariato e della condivisione, della nostra umanità e della nostra fede". Scriveva infatti Padre Nazareno: "(il Circolo) Sorgeva anche per dare a tutti i parrocchiani una "casa del popolo", un luogo di ritrovo, un’oasi di pace dove trovarsi, tenersi uniti vicino alla chiesa, giocare insieme una partita, partecipare ad un onesto divertimento, sentire una buona parola e (augurabile), sentire in questo ambiente caldo di carità anche un invito ad una vita più cristiana". Chi volesse sperimentarla (anche gente di "fòri parrocchia"), è ben accetto. Giulia Sarti TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 29 giugno 2014 III ■ PAGINA A CURA DEL SEMINARISTA Andrea Salomone L’intervista a don Ivano Costa, tra gli educatori del Seminario Una proposta di accoglienza on Ivano Costa, vicario D generale della Diocesi e membro dell’équipe di formazione del Seminario, risponde ad alcune domande su questa realtà Don Ivano Costa, che ricordi ha del Seminario? «Un ottimo ricordo, i miei rapporti con i superiori che erano molto attenti alle nostre esigenze umane, di preparazione spirituale e culturale, buoni rapporti anche con i miei vecchi compagni, dal 1964/65 fino al 1969». Che differenze riscontra rispetto ad oggi? «Devo confessare che non noto grandi differenze: ai miei tempi ho avuto la fortuna di avere superiori molto cordiali, molto umani, molto vicini ai seminaristi, per cui in questa nostra Diocesi c’è sempre stato un rapporto di familiarità, di cordialità, di comprensione umana, ad essere sincero non noto grandi differenze». Essendo Vicario Generale, inevitabilmente ha a che fare con il Seminario: il contatto con i giovani seminaristi che sensazioni suscita in Lei? «Mi arricchisce molto, ho la fortuna di frequentare ancora una volta come ospite il Seminario, ed è un rapporto molto arricchente, stimolante; noto poi negli attuali seminaristi una grande preparazione culturale, spirituale, una sensibilità profonda, una consapevolezza della delicatezza del ministero al quale si preparano, e vedo intorno a me giovani molto consapevoli, attenti a questo». Lei ha predicato anche gli esercizi spirituali di Oga di Bormio del 2012, prima di essere nominato Vicario Generale. Che esperienza è stata? «Un’esperienza molto bella, era la prima volta che vedevo i seminaristi che avrebbero riempito poi il nostro Seminario: ho notato, e feci presente anche ad altri, la serietà, la compostezza, l’attenzione che avevano DON REMIGIO E DON FEDERICO RACCONTANO... I ragazzi delle parrocchie in visita al Seminario on Remigio Chola e don Federico D Locatelli, giovani sacerdoti che hanno frequentato il Seminario Gavi prima di essere consacrati sacerdoti proprio a Livorno hanno portato i ragazzi delle loro parrocchie in visita proprio al Seminario. Queste le loro impressioni: Don Remigio Chola, hai vissuto un’esperienza di preghiera in Seminario con alcuni cresimandi della Parrocchia di S.Croce): che ambiente avete trovato? «Il Seminario per me è sempre stato un luogo in cui sentivo un ambiente familiare: posso confermarlo che da seminarista l’ho vissuto così, come una famiglia dove si condivide, si cresce insieme, si cerca di capire qual è la propria strada, dove Dio ti vuole perché tu lo possa servire sempre meglio, poiché non è detto che chi entra in Seminario debba uscirne da prete, può anche trovare una strada diversa, però può diventare sempre un cristiano migliore che si impegna nella vita quotidiana, portando avanti i valori cristiani; infatti un uomo si riconosce dalle scelte che fa, un cristiano si riconosce in quanto vive e decide secondo il Vangelo. Ho trovato in Seminario un posto in cui si respira la famiglia, dove c’è questo preoccuparsi l’uno dell’altro, condividere le cose, gli impegni, aiutarsi: anche quando ci avete accolti tutti insieme, ognuno di voi aveva un impegno particolare, fra di voi c’è stata questa divisione degli impegni, il che vuol dire che c’è questa collaborazione, questo aiutarsi a vicenda, questo essere una famiglia, e a dire la verità mi aspettavo questo clima familiare. Leggendo ultimamente un libro molto bello ho trovato una definizione della vocazione, che in qualche modo corrisponde al clima che ho trovato in Seminario: un teologo, Fredericka Buechnera, scrive che "Dio ha scelto per noi questo posto in cui la nostra più grande gioia si incontra con il più grande bisogno del mondo", perciò venendo da voi ho trovato questa gioia che è ben collocata, il che vuol dire che ognuno dei seminaristi ha trovato il questi candidati al Seminario. E’ stato un periodo molto bello, anche per l’ambiente naturale che ci circondava. Affrontai in questi esercizi un tema non molto comune, perché si basavano soprattutto sui Padri della Chiesa, che non è un argomento molto facile, molto diffuso e molto usato negli esercizi spirituali, però raccolse subito un grande interesse su questi temi di riflessione». Come valuta la presenza e la diversa provenienza di seminaristi di altre parti d’Italia o del mondo? «Molto arricchente, penso in maniera positiva a questo, e sarà un grande arricchimento per la nostra Diocesi, che del suo posto, l’importante è che poi nella vita questo si realizzi concretamente». Pensi che sia stata un’esperienza utile per i ragazzi? «Sì, di sicuro: venire a conoscere un’esperienza di Seminario è molto utile perché fa vedere ai giovani di oggi che ci sono altri giovani, anche se più grandi, che decidono di intraprendere questa strada, di dedicare la loro vita al Signore, di fare della propria vita un dono per gli altri. Penso che questo sia molto importante. Poi anche per smascherare delle false opinioni sul Seminario, visto a volte è visto come un luogo cupo, triste, severo, dove tutti sono molto seri, invece quest’esperienza fa vedere che il Seminario è un luogo dove far crescere un seme, ed il seme cresce con la gioia, la partecipazione, la preghiera ed il divertimento, nello stare insieme in un clima di serenità. Attraverso quest’esperienza, che abbiamo vissuto anche l’anno scorso e due anni fa, anch’io sto imparando qualcosa di nuovo, anche per riflettere sulla mia stessa vocazione; inoltre i ragazzi scoprono che il Signore chiama continuamente, che potrebbe chiamare anche qualcuno di loro, e con il loro modo di porre domande, con i loro occhi si vede qualcosa di nuovo, perché quando si condivide si moltiplica. Tu fai una certa parte del lavoro, sei uno strumento, ma poi c’è il Signore che lavora, è Lui che chiama». Ecco due impressioni scritte da due giovani partecipanti all’incontro: "La preghiera è un’unione con Dio, dove devi concentrarti per ascoltarlo e sentirlo con il cuore............. In quest’esperienza ho davvero capito il significato della preghiera, il pregare il mio Padre nel segreto, la gioia di sentire Gesù". ".......Quest’esperienza mi ha fatto capire molto, perché mi ha fatto riflettere sul vero senso della Cresima che riceverò tra qualche mese. E’ una bellissima esperienza che rifarei anche altre volte". Anche Don Federico Locatelli ha accompagnato, il 9 maggio, alcuni resto è sempre stata aperta ad accoglienze di questo genere, di sacerdoti che provenivano da altre regioni, zone geografiche, per cui è già una Diocesi preparata a questo tipo di accoglienza che sarà secondo me molto fruttuosa». Che c’è da migliorare nel rapporto tra il Seminario ed il territorio, le parrocchie? «Credo che ci sia da mettere in atto semplicemente la volontà, l’esigenza di una maggiore, reciproca conoscenza: talvolta certe diffidenze si hanno perché non si ha il tempo, il desiderio, la volontà di parlarsi, di conoscersi e di incontrarsi, ma credo che saranno superate senz’altro queste diffidenze». ragazzi in Seminario: come mai hai pensato a quest’esperienza per loro? «Alla Parrocchia S.Giovanni Batt. e Ilario io ci sono da poco, ho trovato questo gruppo di ragazzi interessante e promettente, e mi sembra una cosa naturale, che viene anche dalla mia formazione, di far conoscere la realtà del Seminario ai giovani che si stanno avviando al momento della vita in cui fare le scelte, chi prima chi dopo, a cui una proposta come quella di conoscere il Seminario va sicuramente fatta, una proposta che sapevo esserci da parte del Seminario, rivolta a tutti i gruppi, purtroppo poco sfruttata: ho ritenuto opportuno cogliere un momento entro il periodo dell’anno pastorale per far conoscere il Seminario ai ragazzi». Sono stati contenti di come si è svolta l’esperienza? «I ragazzi sono stati molto contenti, quello che ho notato in quella serata è stato che il loro atteggiamento scherzoso, giocoso, di allegria, soprattutto nel momento conviviale della cena non era frenato o inibito ma si erano sciolti come nei momenti normali, ed era un segno evidente che si erano trovati bene, forse un po’ più intimiditi solo al momento di entrare in cappella, quando i seminaristi erano tutti presenti, superato quel momento si sono veramente sciolti; questo è quello che ho visto io, ma loro stessi mi hanno dato piena conferma. Del resto in Seminario abbiamo trovato un clima piacevolmente allegro, un ambiente dove appare questo clima fraterno, di armonia, e sono stato piacevolmente sorpreso anch’io come i ragazzi dall’allegria, specialmente durante la cena, segno che se anche di fronte a degli ospiti i ragazzi si mettono in gioco, così anche i seminaristi non erano inibiti, timidi ma a proprio agio di fronte ad un gruppo di ragazzi. Un’altra cosa che apprezzo sia personalmente, sia nei confronti dei ragazzi è stato l’intervento di sintesi del rettore mons. Paolo Razzauti tra il momento dei vespri e la cena, una sintesi che descriveva bene sia cosa vuol dire vivere il cammino del Seminario, sia la situazione dei seminaristi, il clima del Seminario, in modo realistico, schietto ma anche sintetico». Dal SEMINARIO Nelle foto: a lato, don Ivano Costa, vicario generale; sotto don Remigio Chola e don Federico Locatelli IV TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 29 giugno 2014 Agenda del VESCOVO VENERDÌ 27 GIUGNO 9.30 ritiro del clero alla chiesa di S. Stefano a Castelnuovo della Misericordia SABATO 28 GIUGNO 12.00 incontro con i catechisti delle comunità neocatecumenali in vescovado DOMENICA 29 GIUGNO 11.30 saluto all’assemblea del SAIS (Centro Assistenza e informazione Sanitaria) in Via La Pira LUNEDÌ 30 GIUGNO 11.00 S. Messa per la festa patronale della polizia penitenziaria alla Casa Circondariale delle Sughere 18.00 S. Messa per il 50° di ordinazione di monsignor Luciano Musi e don Giuseppe Coperchini alla chiesa di S. Giovanni Bosco a Coteto MARTEDÌ 1 LUGLIO Nella mattina, udienze clero in vescovado 17.00 incontro con l’equipe di pastorale giovanile alla Casa S. Giuseppe a Quercianella MERCOLEDÌ 2 LUGLIO 18.30 consiglio pastorale diocesano e consiglio presbiterale in vescovado GIOVEDÌ 3 LUGLIO 9.30 incontro con i vicari foranei in vescovado VENERDÌ 4 LUGLIO Nella mattina, udienze laici in vescovado Sabato 5 luglio e domenica 6 Luglio il Vescovo è all’isola di Capraia in occasione della visita della Madonna Pellegrina di Fatima LUTTO Nei giorni scorsi è venuto a mancare l’architetto Remo Baroni, suocero di Nicola Sangiacomo, nostro coordinatore. La redazione anche a nome dei lettori, è vicina a Nicola, a sua moglie Giulia e a tutta la famiglia Libri da LEGGERE di Mo.C. Placentino M. - Papa Luciani il gigante dell’umiltà.- Ed. Paoline, pp.148, euro13,00 L’anno in corso vede sulla scena ben cinque Pontefici: l’attuale papa Francesco, con un pontificato a dir poco coinvolgente; il papa emerito Benedetto XVI, quanto mai presente nei momenti rilevanti, i defunti Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, finalmente santi ,e papa Paolo VI che ad ottobresarà beatificato Non per questo lo studioso Marco Placentino ha rinunciato ad affrontare l’ardua impresa di scrivere la vita di un uomo straordinario quale è papa Luciani che ha ricoperto questo incarico per soli trentatré giorni e verso il quale nutre un’ammirazione incondizionata. E’ riuscito, ripercorrendo la sua vita ad evidenziarne i grandi insegnamenti e ad individuare quale sia l’eredità che egli ci ha lasciato. Nonostante la sua immensa cultura, il suo scalare la gerarchia ecclesiastica fino a raggiungere il soglio di Pietro, è rimasto piccolo, nascosto, operando nel silenzio la perfetta carità cristiana. Egli ha portato a tutti la bellezza dell’annuncio salvifico di Cristo, indistintamente e con i suoi gesti e la sua tenerezza colpiva l’attenzione di tutti che si sentivano amati da un pastore buono sempre pronto ad ascoltare e confortare. Ha fatto dell’umiltà la virtù per eccellenza che trascendeva ogni sua azione. Nel breve pontificato ha posto le basi per una riforma radicale della Chiesa perché potesse essere ancor più vicina a tutti e pienamente fedele al messaggio di Cristo, cosa che oggi ritroviamo in perfetta sintonia in papa Francesco. Diocesi informa UNA MESSA IN RICORDO DI DON MARIO GIRARDI Una vita al servizio dei giovani er l’ anniversario della morte di don Mario Girardi ( 30 giugno 1998), domenica 29 Pgiugno, alle ore 12.00, presso la Parrocchia di N.S. del S. Rosario di Pompei, sarà celebrata la S. Messa in suffragio. Vogliamo ricordare don Mario Girardi con le parole che il Vescovo Vincenzo Savio proclamò durante l’ omelia della messa esequiale nella parrocchia di S.Giuseppe ad una assemblea gremita di giovani universitari, insegnanti, collaboratori e amici del sacerdote. “ (…) Fedele alla logica della sua terra, questa convivenza serena e costante con la morte non gli faceva incrociare le braccia, ma lo impegnava a vivere in pienezza la sua esistenza. Don Mario Girardi era nato a Mogliano Veneto nell’ottobre del 1925. Diventava sacerdote a Livorno il 28 giugno 1968 all’età di oltre 40 anni, dopo essere stato impiegato nella provincia di Treviso, aver fatto il militare ed essere stato segretario politico del suo partito nel paese natio. Aveva frequentato il seminario di Firenze e l’Angelicum a Roma, come seminarista adulto di Livorno, perché affascinato dalla grande figura del vescovo Guano e interpellato dalla scarsità di vocazioni della nostra zona. Della chiamata al sacerdozio non avrà mai pentimenti. La sua devozione alla chiesa locale e ai suoi vescovi era proverbiale, senza tentennamenti e non ammetteva leggerezze. Nella bara è stato collocato lo zucchetto di mons. Guano, quello stesso che il vescovo aveva nel momento dell’ordinarlo prete e che aveva conservato con cura in questi anni quasi fosse una reliquia. La sua presenza nelle parrocchie dove è stato (2 anni a Rosignano-s.Teresa; 4 alla Rosa; dal 1974 al ’78 ad Antignano; e poi al Rosario, a s.Agostino e recentemente s. Giuseppe) ha lasciato tracce evidenti e generose. La sua vocazione sbocciata in età adulta dopo una lunga militanza nell’associazionismo cattolico del dopoguerra, lo aveva reso particolarmente sensibile al tema del laicato. Competente e convinto fino a raggiungere asprezze nei confronti di ogni atteggiamento che tradisse questa dimensione resa così vivida nella riflessione conciliare e post conciliare. Chi non ricorda la puntigliosità che dimostrava nel bloccare ogni tentativo di svendita degli stili laicali nei confronti di chi girava troppo attorno ai preti o alle sacrestie? Sono in molti ad essere stati dotati di pubblicazioni o di fotocopie su questi temi o sulle figure ispiranti il laicato impegnato: Lazzati, Bachelet... In questo contesto si rende più evidente la sua passione e il suo impegno verso gli insegnanti di religione che hanno dovuto fare i conti con la sua voglia di formazione e competenza. Ma gli stessi insegnati lo hanno trovato vicino nella ricerca di una giusta garanzia dei loro diritti.Si è reso disponibile senza riserve al "suo" vescovo nello svolgere in anni difficili ed esaltanti il ruolo di assistente settore giovani di A. C. e delegato pastorale giovanile. Come assistente della FUCI, membro del centro vocazioni sacerdotali, insegnante di religione per molti anni e per tanti giovani. Possiamo confermare la sua costante attenzione e la sua prontezza a mettersi a disposizione di tanti giovani che lo hanno stimato, ricercato come consigliere spirituale. Non gli ha fatto velo l’età avanzata. Molti giovani hanno continuato a sentirlo vicino perché fondamentalmente credeva che fosse ben spesa ogni energia messa a disposizione per qualsiasi esigenza. Quante volte si faceva presente a giovani impegnati nella difficile missione in Bosnia Cari fratelli, questa eucarestia colloca don Mario nella morte e nella resurrezione di Cristo e ci aiuta a intercedere a Dio per lui, ma è anche per dire grazie a Dio di avercelo donato. Un vero dono. Avrebbe potuto accoccolarsi tra le più facili esperienze pastorali della sua zona d’origine; ma si è lasciato sospingere dallo Spirito fino a noi. Grazie, Signore, per avercelo donato. La sua appartenenza alla nostra comunità ci impegna a raccomandarlo a te. Se presso di te mantiene un poco del suo stile, siamo certi che in paradiso la vita sarà un po’ più movimentata. Ma questo, insieme, ci rassicura che con l’amore e la dedizione con cui ha amato la chiesa livornese e seguito la nostra gente, ce lo pone presso di te come sicuro, ulteriore intercessore dei nostri immensi bisogni. Amen.”(VINCENZO SAVIO) Ufficio Scuola IRC I giovedì di luglio CON L’AZIONE CATTOLICA LECTIO DIVINA NEL CHIOSTRO Nei Giovedì nel Chiostro 2014 l’Azione Cattolica torna alle origini, riproponendo 4 incontri in cui riscoprire ed esercitarsi nella pratica della lectio. Come è ormai consuetudine da molti anni, il mese di luglio per la nostra diocesi è anche sinonimo di Giovedì nel Chiostro, il tradizionale appuntamento estivo organizzato dall’Azione Cattolica diocesana nel Chiostro del Vescovado. Quest’anno la scelta è stata quella di un ritorno alle origini dei Giovedì, quando l’allora Settore Giovani di AC proponeva nel chiostro del Vescovado 4 incontri di preghiera sullo stile della lectio divina. Oggi sia papa Francesco che papa Benedetto XVI hanno riproposto in più occasioni l’urgenza per la Chiesa di questa antica pratica di preghiera: "Esiste una modalità concreta per ascoltare quello che il Signore vuole dirci nella sua Parola e per lasciarci trasformare dal suo Spirito. È ciò che chiamiamo "lectio divina". Consiste nella lettura della Parola di Dio all’interno di un momento di preghiera per permetterle di illuminarci e rinnovarci"; e ancora: "Essa consiste nel rimanere a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi ruminandolo come dicono i Padri, e spremendone per così dire tutto il succo, perché nutra la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare come linfa la vita concreta." Cos’è la lectio divina? È un metodo di preghiera che affonda le sue radici nella tradizione ebraica di lettura biblica e nell’interpretazione patristica della Sacra Scrittura. Sviluppatosi nel Medioevo in ambito monastico, è stato riscoperto con il Concilio Vaticano II. Attualmente è praticato in numerosi ambienti ecclesiali, coinvolgendo sia laici che consacrati. Nei 4 giovedì di luglio oggetto di lectio saranno in particolare i Vangeli della domenica successiva: dopo l’invocazione allo Spirito, attraverso le quattro tappe canoniche della lettura (lectio), meditazione (meditatio), preghiera (oratio) e contemplazione (contemplatio), cui i maestri spirituali odierni aggiungono anche l’azione (actio), ossia un proponimento operativo conseguente a quanto si è meditato, si cercherà di riscoprire il valore di questa antica pratica di preghiera per la nostra vita concreta. Attraverso di essa è Dio stesso che interpella, orienta e plasma la nostra esistenza con la sua Parola. Ancora con le parole di papa Francesco, tratte dall’ultima esortazione apostolica Evangelii gaudium: "Dio invita sempre a fare un passo in più, ma non esige una risposta completa se ancora non abbiamo percorso il cammino che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non riusciamo ad ottenere." QUESTO IL PROGRAMMA COMPLETO: 3 luglio: Io sono mite ed umile di cuore 10 luglio: Il seminatore uscì a seminare 17 luglio: Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura 24 luglio: Vende tutti i suoi averi e compra quel campo Tutti gli incontri si svolgeranno nel Chiostro del Vescovado di Livorno, dalle ore 21,15 alle ore 23,00 (vedi locandina pag. VIII) TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO ■ LA LETTURA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA di Papa Francesco La Chiesa «in uscita» è una Chiesa con le porte aperte LA MISSIONE CHE SI INCARNA NEI LIMITI UMANI 40. La Chiesa, che è discepola missionaria, ha bisogno di crescere nella sua interpretazione della Parola rivelata e nella sua comprensione della verità. Il compito degli esegeti e dei teologi aiuta a maturare «il giudizio della Chiesa».[42] In altro modo lo fanno anche le altre scienze. Riferendosi alle scienze sociali, per esempio, Giovanni Paolo II ha detto che la Chiesa presta attenzione ai suoi contributi «per ricavare indicazioni concrete che la aiutino a svolgere la sua missione di Magistero».[43] Inoltre, in seno alla Chiesa vi sono innumerevoli questioni intorno alle quali si ricerca e si riflette con grande libertà. Le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere la Chiesa, in quanto aiutano ad esplicitare meglio il ricchissimo tesoro della Parola. A quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciò può sembrare un’imperfetta dispersione. Ma la realtà è che tale varietà aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dell’inesauribile ricchezza del Vangelo.[44] A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute Fotografia: Andrea Orlandi svegli l’adesione del cuore con la vicinanza, l’amore e la testimonianza. 43. Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia, che oggi ormai non sono più interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di 41. Allo stesso tempo, gli enormi solito percepito adeguatamente. e rapidi cambiamenti culturali Possono essere belle, però ora richiedono che prestiamo una non rendono lo stesso servizio costante attenzione per cercare in ordine alla trasmissione del di esprimere le verità di sempre Vangelo. Non abbiamo paura di in un linguaggio che consenta di rivederle. Allo stesso modo, ci riconoscere la sua permanente sono norme o precetti ecclesiali novità. Poiché, nel deposito del- che possono essere stati molto la dottrina cristiana «una cosa è efficaci in altre epoche, ma che la sostanza […] e non hanno più la un’altra la manie- Ogni insegnamento stessa forza edura di formulare la cativa come canasua espressio- della dottrina li di vita. San ne».[45] A volte, deve situarsi Tommaso d’Aascoltando un linquino sottolineaguaggio completa- nell’atteggiamento va che i precetti mente ortodosso, evangelizzatore dati da Cristo e quello che i fedeli che risvegli l’adesione dagli Apostoli al ricevono, a causa popolo di Dio del linguaggio che del cuore con la «sono pochissiessi utilizzano e vicinanza, l’amore mi».[47] Citando comprendono, è sant’Agostino, qualcosa che non e la testimonianza notava che i precorrisponde al vecetti aggiunti dalro Vangelo di Gesù Cristo. Con la Chiesa posteriormente si dela santa intenzione di comunica- vono esigere con moderazione re loro la verità su Dio e sull’es- «per non appesantire la vita ai sere umano, in alcune occasioni fedeli» e trasformare la nostra rediamo loro un falso dio o un ligione in una schiavitù, quando ideale umano che non è vera- «la misericordia di Dio ha volumente cristiano. In tal modo, to che fosse libera».[48] Questo siamo fedeli a una formulazione avvertimento, fatto diversi secoli ma non trasmettiamo la sostan- fa, ha una tremenda attualità. za. Questo è il rischio più grave. Dovrebbe essere uno dei criteri Ricordiamo che «l’espressione da considerare al momento di della verità può essere multifor- pensare una riforma della Chieme, e il rinnovamento delle for- sa e della sua predicazione che me di espressione si rende neces- permetta realmente di giungere sario per trasmettere all’uomo di a tutti. oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significato».[46] 44. D’altra parte, tanto i Pastori come tutti i fedeli che accompa42. Questo ha una grande rile- gnano i loro fratelli nella fede o vanza nell’annuncio del Vange- in un cammino di apertura a lo, se veramente abbiamo a cuo- Dio, non possono dimenticare re di far percepire meglio la sua ciò che con tanta chiarezza insebellezza e di farla accogliere da gna il Catechismo della Chiesa tutti. Ad ogni modo, non potre- Cattolica: «L’imputabilità e la remo mai rendere gli insegnamen- sponsabilità di un’azione possoti della Chiesa qualcosa di facil- no essere sminuite o annullate mente comprensibile e felice- dall’ignoranza, dall’inavvertenmente apprezzato da tutti. La fe- za, dalla violenza, dal timore, de conserva sempre un aspetto dalle abitudini, dagli affetti smodi croce, qualche oscurità che dati e da altri fattori psichici opnon toglie fermezza alla sua ade- pure sociali».[49] sione. Vi sono cose che si com- Pertanto, senza sminuire il valoprendono e si apprezzano solo a re dell’ideale evangelico, bisopartire da questa adesione che è gna accompagnare con miserisorella dell’amore, al di là della cordia e pazienza le possibili chiarezza con cui se ne possano tappe di crescita delle persone cogliere le ragioni e gli argomen- che si vanno costruendo giorno ti. Per questo occorre ricordare per giorno.[50] Ai sacerdoti riche ogni insegnamento della cordo che il confessionale non dottrina deve situarsi nell’atteg- dev’essere una sala di tortura giamento evangelizzatore che ri- bensì il luogo della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile. Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute. 45. Vediamo così che l’impegno evangelizzatore si muove tra i limiti del linguaggio e delle circostanze. Esso cerca sempre di comunicare meglio la verità del Vangelo in un contesto determinato, senza rinunciare alla verità, al bene e alla luce che può apportare quando la perfezione non è possibile. Un cuore missionario è consapevole di questi limiti e si fa «debole con i deboli […] tutto per tutti» (1 Cor 9,22). Mai si chiude, mai si ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta per la rigidità autodifensiva. Sa che egli stesso deve crescere nella comprensione del Vangelo e nel discernimento dei sentieri dello Spirito, e allora non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada UNA MADRE DAL CUORE APERTO 46. La Chiesa “in uscita” è una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. A volte è come il padre del figlio prodigo, che rimane con le porte aperte perché quando ritornerà possa entrare senza difficoltà. 47. La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire un mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattut- to quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.[51] Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa. 48. Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14). Non devono restare dubbi né sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo»,[52] e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli. 49. Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37). V Evangelii GAUDIUM 29 giugno 2014 VI TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 29 giugno 2014 Il nuovo presidente del Serra Club Una testimonianza ricca di opere el giardino della Barcarola, dove N l’estate faceva sentire in anticipo i suoi "bollori", si è tenuta la serata conclusiva dell’anno sociale del Serra Club le cui finalità sono al sostegno delle vocazioni al Seminario di Livorno. Presente il Vescovo, mons. Simone Giusti, il presidente, Paolo Lugetti ha passato il martelletto al nuovo presidente che ricoprirà l’incarico per l’anno 2014-15, Giovanni Mancusi (nella foto). L’anno appena trascorso è stato molto denso e fitto di avvenimenti e il tema sul quale l’anno si è tenuto poneva attenzione alle virtù teologali: Fede, Speranza, Carità Molto interessanti gli incontri di cui molti aperti alla cittadinanza con tematiche assai attuali. Fra le presenze prestigiose ricordiamo il Cardinale di Firenze, Giuseppe Betori che ha presentato l’Encliclica di Papa Francesco Evangelii Gaudium, il Caporedattore della Radio Vaticana il Dr. Luca Collodi che ha parlato de " La Chiesa nel mercato dei media", il Sostituto Procuratore di Livorno, il Dr, Massimo Mannucci che ha trattato il delicatissimo tema del binomio carità e giustizia e del Comandante dell’Accademia l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che ha tenuto una relazione su "La centralità dell’etica nel processo formativo". Una menzione particolare va all’incontro tenutosi alla Leccia dove don Raffaello Schiavone, teologo morale, ha trattato il delicatissimo tema sui divorziati risposati che bussano alla porta della Chiesa. Il Vescovo, ringraziando il Serra per il sostegno costante al Seminario che in questi ultimi anni ha visto crescere le presenze, sono ben quattordici i seminaristi e quattro giovani hanno fatto domanda per entrare prossimamente, ha poi accolto sette nuovi soci: Franca Antonacci, Marcello Barghigiani, Roberto Barbieri, Luigi Casale, Giancarlo Cauteruccio, Mario Di Stefano e Nicolò Tinebra. Ospiti d’onore della serata il Dr. Mannino da poco nominato Commissario della Misericordia di Livorno e l’ex Prefetto di Livorno il Dr. Andrea De Martino. La sala vedeva per ogni tavolo dei pieghevoli che ricordavano le tappe significative del recentissimo viaggio di Papa Francesco in Israele con riportate alcune sue espressioni durante la visita. Il cappellano del Serra, padre Gabriele Bezzi a chiusura della serata, ha invitato a fare delle parole "onore", "responsabilità" e "onestà" un vademecum per il nostro agire; spesso sentiamo tante parole, ma sono inconsistenti perché non accompagnate dalle opere; c’è bisogno di maggior silenzio e di una testimonianza ricca di opere. Dobbiamo pertanto supplicare lo Spirito Santo che rinnovi la Pentecoste, benedica la nostra città e sostenga le vocazioni per la nostra amata Diocesi. Mo.C. ■ UNA NUOVA ESPERIENZA PASTORALE Stare vicino alle persone sole e agli anziani L’intervista a Suor Gabriella Giugliucci, tra i responsabili della formazione dei volontari della pastorale degli anziani. Durante la festa del Corpus Domini i partecipanti al corso sono diventati Ministri straordinari dell’Eucaristia iniziato lo scorso marzo e si è concluso nei giorni scorsi, nella festa del Corpus Domini, il percorso di formazione liturgicopastorale, “Farsi prossimi” che ha visto i partecipanti diventare anche ministri straordinari dell’Eucarestia. Già da diversi anni, diverse donne e uomini della nostra diocesi, collaborano con i parroci nella visita degli ammalati e ai sofferenti, un aiuto prezioso per l’evangelizzazione, e l’assistenza ai più deboli. Abbiamo intervistato suor Gabriella Gigliucci per farci raccontare com’è andata questa prima esperienza formativa. È Quante persone hanno seguito il corso di pastorale "farsi prossimi"? Qual’era l’etàmedia ? Da quali parrocchie Farsi prossimi dprovenivano e quali sono state le motivazioni che li hanno spinti a seguire il corso? «Hanno frequentato in media 70 persone, di varia età, purtroppo pochi giovani ma nel complesso persone abbastanza giovani. Nonostante le diverse età il cuore di tutti è giovane e la voglia di mettere il tempo, le capacità, le energie a servizio degli altri è grande. Le parrocchie di provenienza sono quelle della città anche se non tutte erano rappresentate: la Cappellania dell’Ospedale, il Sacro Cuore, S. Seton, Ss.ma Trinità, S. Agostino, S. Matteo, S. Jacopo, Unità Pastorale "I Tre Arcangeli", N. Signora del Rosario. Le motivazioni che hanno spinto questi fratelli a seguire il corso sono state unicamente quelle di dare una risposta a chi li ha interpellati per un servizio nella propria realtà comunitaria, a favore dei più anziani o dei più provati nel corpo e nello spirito, e anche di essere prossimo, uscendo dalle realtà delle propria parrocchia, per portare la Parola di Dio, per avvicinare alla Comunione e per fare un cammino con chi è più lontano». Il "corso" si è concluso con la festa del Corpus Domini dove il Vescovo li ha istituiti Ministri straordinari della Comunione: hai raccolto le impressioni di queste persone? Hanno già degli impegni a cui saranno chiamati? «Il corso è stato frequentato sia da persone che da tempo sono Ministri Straordinari della Comunione, sia da persone che hanno iniziato da poco questo percorso. I primi sono stati protagonisti di esperienze molto belle, che messe in comune, hanno spinto i nuovi ad aprirsi con maggiore slancio in questo ministero, del quale mai ti senti degno, ma sempre "servo". In essi si è consolidata la volontà di essere sempre disponibili per andare a portare Gesù a chi ha delle difficoltà». Essendo il primo anno cosa andrà migliorato o cambiato nella prossima edizione? «Credo che vada migliorato il modo di coinvolgere un po’ più tutti, con incontri che siano dedicati allo scambio di esperienze, a momenti di preghiera… inoltre c’è da organizzare il corso per il V Vicariato. Per non moltiplicare tanti impegni, credo che la SFOP, o la Scuola di Formazione in genere, potrebbero dedicare delle lezioni allargando alla presenza dei Ministri Straordinari della Comunione, specialmente quando si fa Formazione Biblica, o Liturgica, considerando poi il tutto nell’aggiornamento per il rinnovo del Mandato». Cosa vorresti dire a coloro che hanno frequentato e a coloro che vorrebbero farlo il prossimo anno? «Per quelli che hanno frequentato questo anno l’unica parola che direi è: GRAZIE, grazie per il clima di stima che si è creato, per l’attenzione, la partecipazione. Per quelli che desiderano partecipare l’anno prossimo, direi: GRAZIE, per lo spirito di gratuito servizio con cui vi appresterete a vivere come "mandati" sul vostro territorioquartiere, a favore dei più lontani e di coloro che devono essere accompagnati verso il Signore Gesù». c.d. ALLA PARROCCHIA DI SANTA LUCIA, LA CONCLUSIONE DELL’ANNO ECUMENICO Lo Spirito ci insegna a parlare la stessa lingua resso la Chiesa di S. Psi èLucia ad Antignano tenuto l’incontro di preghiera ecumenico conclusivo dell’anno pastorale. Le Confessioni presenti e alcuni rappresentati delle Aggregazioni laicali diocesane, hanno voluto così ringraziare il Signore per il cammino fatto insieme segno e testimonianza di unità. Don Piotr, delegato ecumenico della Diocesi, ha ribadito infatti che pur non potendo avere una unità organizzativa è possibile però avere quella della condivisione e dell’agire. Lo Spirito, nonostante noi parliamo "diversi dialetti" ci insegna a parlare la stessa lingua; spesso c’è la paura delle lingue che non conosciamo, che non riusciamo a comprendere; ma la diversità non ci deve spaventare. Nel Cenacolo, pur venendo da esperienze diverse, gli apostoli riuscivano a parlare e ad esprimere la bellezza dell’unica lingua. Sono state ricordate anche le parole di Papa Francesco alla Delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese che sottolineano come dal Concilio Vaticano II, superando le incomprensioni reciproche siamo pervenuti ad una sincera collaborazione Nella foto a lato, da sinistra: il pastore valdese Daniele Bouchard, il pastoreThomas Hagen e la pastora battista Lidia Giorgi, don Piotr Kownacki e la pastora avventista StefaniaTramutola ecumenica e ad un crescente "scambio di doni" tra le diverse comunità. La via verso la comunione piena e visibile pur essendo un cammino ancora arduo e in salita ha bisogno fondamentalmente della preghiera. "Solo con spirito di preghiera umile e insistente si potrà avere la necessaria lungimiranza, il discernimento e le motivazioni per offrire il nostro servizio alla famiglia umana, in tutte le sue debolezze e le sue necessità, sia spirituali che materiali". Al termine delle preghiere è stto rivolto un caldo e affettuoso saluto alla Pastora Avventista Stefania Tramutola, che in questi ultimi due anni ha guidato le comunità di Pisa e Livorno. Essa ringraziando ha espresso la gioia per i tanti amici incontrati, ricordando che l’amicizia nasce se siamo noi i primi ad essere amici per gli altri. Mo.C. TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 29 giugno 2014 VII ■ L’APPROFONDIMENTO STORICO A CURA DI padre Luca Giustarini osbv Serbate a Maria il più saldo degli affetti pellegrinaggi antichi, cui abbiamo accennato, fatti in tempi che richiedevano grandi sacrifici per la mancanza di mezzi di comunicazione, sebbene devoti e frequenti, non possono stare a confronto con i Pellegrinaggi Regionali della Toscana che iniziarono nel 1895. Il 10 Dicembre 1894 compivasi il sesto centenario della traslazione della Santa Casa dalla Dalmazia a Loreto; onde, dal primo di detto mese a tutto il 1895, era stato aperto un generale pellegrinaggio a quel celebre Santuario. Di questo avvenimento parlavano alcuni ecclesiastici, convenuti per la festa alla Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano a Nugola, presso Collesalvetti, nel Dicembre 1894, quando il curato di essa Don Beniamino Scaiano ebbe la felice ispirazione di proporre che fosse solennizzato promovendo un Pellegrinaggio Toscano al Santuario di Montenero, affinché gli abitanti di questa regione, che non potevano recarsi a Loreto, avessero modo più facile di manifestare la loro devozione e il loro amore alla Vergine. Ebbe buona accoglienza il progetto; promisero di volerlo effettuare, e lo presentarono a Mons. Vescovo di Livorno, che lo approvò. Chiese egli il parere degli altri Vescovi toscani, e, avutolo favorevole, nominò un Comitato Centrale di quaranta soci attivi per l’esecuzione, nel quale a Mons. Vescovo era data la Presidenza onoraria e al suo Vicario, Mons. Eugenio Poggi, quella effettiva. Sorse, nello stesso tempo, secondo il voto espresso nel Congresso Eucaristico di Torino, l’idea di convocare un primo Congresso Nazionale Mariano. E però vennero formate I NELL’AGOSTO DEL 1895 IL PRIMO CONGRESSO NAZIONALE MARIANO obbiamo anche dire una parola D del primo Congresso Nazionale Mariano,(primo pure del mondo due Commissioni esecutrici; una per il Pellegrinaggio e una per il Congresso. Ebbe la presidenza per la prima il signor Cav. Emanuele D’Achiardi, e della seconda il P. Filippo Villa, Barnabita. Con la lettera pastorale del 12 Maggio 1895 Mons. Vescovo Leopoldo Franchi annunziò alla Diocesi l’attuazione del Pellegrinaggio e del Congresso, esortando tutti a prendervi parte devotamente, ad onore e gloria della gran Madre di Dio ed a vantaggio spirituale delle anime. Intanto dichiarava aperto il Pellegrinaggio dal 23 Maggio, giorno dell’Ascensione, al 15 Settembre dell’anno medesimo. La mattina dell’Ascensione pertanto avvenne l’inaugurazione del Pellegrinaggio a Montenero con l’intervento del Comitato Centrale, dei rappresentanti di tutte le Compagnie con molti livornesi, non pochi popolani di Nugola col loro curato promotore, del Collegio Salesiano di Collesalvetti, i quali tutti ascoltarono la Messa di Mons. Vescovo di Livorno, e assistettero alla Messa pontificale dell°Abate del Monastero. Il periodo dei pellegrinaggi, che doveva chiudersi alla metà di Settembre, si protrasse di poi al 10 Novembre, in cui avvenne quello di chiusura. In questo cattolico), perché eseguito a Livorno nel tempo e in occasione del Pellegrinaggio Toscano a Montenero, e perché anche i Vescovi che vi intervennero fecero il loro pellegrinaggio al Santuario. Esso si tenne, coll’approvazione e benedizione del Papa, nella Chiesa di S. Maria del Soccorso, trasformata in gran parte, in aula dall’Ingegnere Badaloni. Durò dal 18 al 22 Agosto del 1895 e le funzioni di apertura e di ringraziamento ebbero luogo, la prima nella Cattedrale, e la seconda nella Basilica di Montenero. Il suo scopo fu naturalmente la gloria di Maria Santissima, l’utilità degli individui e della società. Si studiarono e si svolsero in esso i seguenti quattro temi: Influenza di Maria nella società, come tipo perfetto della donna in ciascuno stato della medesima; Vittorie e beneficenze di Maria a favore della società; Gratitudíne della società a Maria; Maria e l’Italia. Intervennero venti autorità ecclesiastice tra Arcivescovi e Vescovi, presieduti da Sua Eminenza il Cardinale Agostino Bausa, e parecchi illustri ecclesiastici e laici delle diverse parti della nostra penisola. Altri Cardinali e Prelati mandarono le loro adesioni. tempo si fecero dalle diverse parti di Toscana 32 pellegrinaggi al Santuario di Montenero, ai quali presero parte non meno di ottantamila persone, senza contar quelle che da Livorno e dai circostanti paesi sempre si univano ai pellegrini, specialmente nei giorni festivi. Fu dunque davvero uno spettacolo meraviglioso di devozione, di amore alla Vergine Madre, dato da gente di ogni età, di ogni sesso, di ogni condizione sociale, che, senza rispetto umano, da ogni luogo muoveva da questa bella regione d’Italia, colla crocetta in petto, su cui era scritto: “In hoc signo vínces ”, i più non curando i disagi e le sofferenze della grande estate, e facendo non pochi la penitenza di venire a piedi anche da lontani paesi”. Questi pellegrinaggi furono ricordati pure da Leone XIII. Il 6 Maggio 1896, nel discorso che questo grande Pontefice tenne ai pellegrini toscani, convenuti in Vaticano, parlando della devozione alla Vergine e al Vicario di Gesù Cristo, pronunziò queste belle e commoventi parole: “Quante aberrazioni, quante sciagure di meno, se la devozione all’apostolato saggio fosse universalmente compresa e sentita nel mondo, come la sentite e comprendete voi! Quanti beni di più se fosse la gran Vergine invocata e onorata concordemente da tutti con quell’amore filiale, onde mostrate di invocarla e onorarla voi! Certo Iddio è tutto: Egli è redenzione, misericordia, salvezza, beatitudine; ma dopo di Lui, la Vergine Madre sua, e S. Pietro suo Vicario, ecco i due astri maggiori del firmamento della Chiesa, i due poli del mondo cristiano. Quindi amare caramente Maria, perché fonte sovrana di speranza e Madre di grazia; amare il Vicario di Dio, perché Maestro di verità e Guida suprema delle coscienze. Questi due amori sono fatti per andare compagni nelle anime redente, conforme vanno, per grazia di Dio, nel cuore vostro. Vero è che troppo sovente il secolo li disconosce o li avversa entrambi, ma ei non sa con quanto danno. Ben lo saprà non appena il soffio di Dio misericordioso avrà dissipato la nebbia dei pregiudizi e lo scetticismo delle passioni. E venga presto quel giorno. Quanto a voi, diletti figli, come oggi vi accogliamo e salutiamo amorosamente in questo luogo, e in voi salutiamo altresì i vostri fratelli assenti, similmente seguimmo l’anno scorso con soave compiacenza quel movimento spontaneo di pietà, che trasse tanta parte della gentil Toscana al Santuario di Montenero. Non resterà senza mercede la carità che colà Ci usaste delle vostre preghiere. Dal canto nostro da quel risveglio di fede lieti presagi traemmo in ordine alla prosperità morale e materiale di Toscana tutta. Dipende in gran parte da voi lo avverarsi, mediante la perseveranza. Fate di tutto per tenervi stretti a questa sede del Sommo Pontificato: serbate gelosamente a Maria, dopo Dio, il maggiore e più saldo dei vostri affetti; e se, partendo da Roma, vi venisse fatto di recarne quindi con voi una favilla di più, questo sarebbe forse il più bel frutto del vostro pellegrinaggio”. Nell’anno di MARIA Nell’anno 1895 il primo pellegrinaggio regionale toscano a Montenero VIII TOSCANA OGGI 29 giugno 2014 LA SETTIMANA DI LIVORNO
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