n. 25 del 29 giugno 2014

IL GRANELLO
di senape
Via del Seminario, 61
57122 Livorno
tel. e fax
0586/210217
[email protected]
Notiziario locale
Direttore responsabile
Andrea Fagioli
Coordinatore diocesano
Nicola Sangiacomo
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
29 giugno 2014
EUCARESTIA:
farmaco d’immortalità
di mons. Alberto Ablondi
a Chiesa è una comunione coinvolgente, quasi un circolo in cui si
crea uno scambio continuo , perché il Padre manda e riceve il Figlio, il Figlio riceve dal Padre e si dona al Padre, lo Spirito Santo
riceve e e ripresenta al Padre e al Figlio la sua Chiesa. Il cristiano è un
"coinvolto" in questo itinerario, in questo pellegrinaggio trinitario;
un pellegrinaggio che, a sua volta, deve raggiungere altri.
Il cristiano è come il Padre che riceve e comunica. Finchè avremo una
chiesa di gente che riceve solamente, avremo spettatori. Chi riceve, comunica; chi accoglie, dona; dobbiamo essere dei cristiani che ascoltano e che dicono; fino a che non diranno non avranno ascoltato.
L
Ivrea 1982- Una missione d’accolgienza
LINEA
di Pensiero
di Luca Lischi
Quest’estate
non dimentichiamoci
il Signore
on dimenticare il Signore». L’ uomo vive di pane, di
«nità.NMalavoro,
di festa, di relazione, di famiglia, di comunon vive di solo pane! L’estate sia un tempo per
non dimenticare che le porte della Chiesa sono aperte. Che
il Signore è ovunque e non si assenta mai. Sappiamo trovare almeno minuti intensi di preghiera per non dimenticare
il nostro vero alimento. Colui che è «il pane di vita». Varchiamo le porte delle Chiese in ogni luogo in cui andiamo.
Basterà osservare ciò che contengono nella loro sacralità e
bellezza per pronunciare «mia forza e mio canto è il Signore».
I responsabili dei diversi ambiti tra clero e laici
Nuove nomine in Diocesi
La festa del Corpus Domini che chiude
le celebrazioni dell’anno pastorale,
ricordando la figura di don Giovanni
Battista Quilici.
La processione dalla chiesa
dei Ss. Pietro e Paolo fino alla Cattedrale
el 170°
anniversario
della morte di
don Giovanni
Battista Quilici la
celebrazione del Corpus
Domini di quest’anno ha
visto il suo inizio nella
chiesa dei SS. Pietro e
Paolo, fondata proprio
dal sacerdote livornese. I
fedeli, in una chiesa
gremita, hanno
partecipato al canto dei
Secondi Vespri a cui ha
fatto seguito la lettura
breve di un brano tratto
dalla I Lettera ai Corinzi
di San Paolo e l’omelia di
mons. Giusti che ha
parlato della
"concretezza" della realtà
della Eucarestia, che è
realmente il Corpo e il
Sangue di Cristo.
Anche l’apostolo
Giovanni -ha continuato
il Vescovo- insiste su
questo fatto con grande
forza, non è qualcosa di
"simbolico" ma è
l’incarnazione di Nostro
Signore, così Cristo nella
N
A don Quilici
chiediamo una
grazia, sta a noi
invocarlo perché
egli dal cielo ci dia
una carezza
sua carne e nel suo
sangue è accanto a noi, "è
una presenza reale,
corporea, che fa divenire
noi stessi Corpo di
Cristo". E’ un mistero
d’amore, un segno di
convivialità, è un pane da
mangiare, nella misura in
cui mi nutro di Cristo,
divento Cristo, è
l’antidoto alla morte, il
farmaco d’immortalità.
Per questo dobbiamo
aprirci agli altri, sentirci
che siamo Chiesa, che
siamo un popolo che si
ritrova unito intorno
all’altare. L’Eucarestia
"non è un fatto
intimistico, individuale,
privato" è invece
acquisire il "noi" di
essere Chiesa.
Al termine dell’omelia il
pastore della Chiesa
livornese ha ricordato
"l’ardore sacerdotale" di
don Giovanni Battista
Quilici e ha aggiunto:
"chiediamogli una
grazia", sta a noi
invocarlo perché egli "dal
cielo ci dia una carezza"
affinché ci possa così
dimostrare la grandezza
del suo amore e della sua
vicinanza. Il Vescovo ha
poi istituito 40 nuovi
ministri straordinari della
Comunione e ha
terminato il rito con la
preghiera di benedizione
rivolta ai prossimi
candidati.
Al termine della
celebrazione, aperta dal
labaro della
Arciconfraternita di Santa
Giulia, ha preso il via la
processione con il
Santissimo, che si è
snodata da Via
Indipendenza, Piazza
Cavour, Via Cairoli, Largo
Duomo, per giungere in
Cattedrale. Durante la
processione sono stati
intonati canti ed inni e
sono stati recitati alcuni
brani tratti dagli scritti di
don Quilici che avevano
come tema l’Eucarestia,
infatti la sua vita è stata
continuamente
illuminata da questo
Sacramento.
La processione si è
conclusa all’interno della
Cattedrale con la
benedizione eucaristica.
Gi. Gi.
SACERDOTI
Don Alberto Vanzi vicario giudiziale, impegnato col tribunale
ecclesiastico a Firenze, sarà parroco a Quercianella.
Don Ivano Costa, vicario generale, sarà parroco a S. Jacopo.
Don Fabio Menicagli, sarà collaboratore a N.S. del Rosario.
Don Remigio Chola che si appresta ad iniziare gli studi
specialistici a Roma in Diritto Canonico, sarà vice parroco
all’Unità Pastorale dei Tre Arcangeli.
Don Rosario Tambaro, è stato confermato amministratore
parrocchiale a S. Nicola e S. M. Assunta in Capraia.
Don Marcio Nogueira è stato confermato amministratore
parrocchiale a San Giuseppe.
Don Michele Esposto, sarà titolare della Parrocchia Studentesca.
Don Valentino Kakobo, sarà collaboratore della parrocchia Santa
Croce a Rosignano e a servizio del Vicariato.
DIACONI
Responsabile Comunità Diaconale: Diacono Roberto Bargelli
Diacono Roberto Bargelli in servizio all’Unità Pastorale dei Tre
Arcangeli.
Diacono Renato Rossi in servizio alla parrocchia S. Luca a
Stagno.
Diacono Mauro Giolli in attesa di chiarimento della sua
situazione personale
Diacono Giovanni Visconti in servizio alla Parrocchia del
Rosario.
DIRETTORI UFFICI PASTORALI PERIODO 2014- 2019
Progetto Culturale: referente diocesano Nicola Sangiacomo; vice
referente Luca Lischi
Ufficio Comunicazioni Sociali: Chiara Domenici
Responsabile Consulta Laici: Giovanna Falleni
Direttore Ufficio Eventi: Luciano Della Bella
Delegati per il Diaconato: Don Piergiorgio Paolini; Diacono
Roberto Bargelli
Responsabile del CENTRO PASTORALE PER L’ACCOGLIENZA E
CARITÀ: Don Placido Bevinetto
Ufficio di Pastorale della Carità : Diacono Enrico Sassano e Suor
Raffaella Spezio
Ufficio Pastorale Sanità: Suor Costanza Galli
Ufficio Migrantes e Stella Maris: Padre Emilio Kolaczyk
Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro: Nicola Sangiacomo
Responsabile del CENTRO PASTORALE PER L’EVANGELIZZAZIONE:
Don Luciano Musi
Ufficio Missionario: Don Giuseppe Coperchini
Servizio Diocesano Catecumenato: Marco e Sara Battaglini
Ufficio Tempo Libero, Sport: Don Gabriele Bezzi
Ufficio Scuola: Prof. Pierluigi Giovannetti
Ufficio per la Pastorale Scolastica: Don Michele Esposto; vice
responsabili: Diacono Andrea Zargani, Luca Paolini, Giovanni
Stellati
Responsabile del CENTRO PASTORALE PER LA FORMAZIONE
CRISTIANA: don Fabio Menicagli
Ufficio Liturgico: don Luciano Musi
Ufficio Catechistico: Suor Gabriella Gigliucci
Pastorale Giovanile: Annalisa Mennella; vice responsabili:
Andrea Risaliti, Caterina Lo Russo
Centro Diocesano Vocazioni: don Jacek Macki; Con direttore
don Rosario Esposito
Ufficio Famiglia: Diacono Domenici Riccardo e Rita Di Cecca.
Ufficio per l’Ecumenismo ed il dialogo interreligioso e
CEDOMEI : don Pietro Kownacki
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
29 giugno 2014
Il terzo incontro
formativo della Caritas
Come
testimoniare
la condivisione
erzo appuntamento ai Salesiani del
T
percorso formativo di animazione
alla prossimità "Dall’io all’altro: animare per condividere". Dopo i primi
due incontri teorici, i cui relatori hanno analizzato il tema della prossimità
dal punto di vista biblico e pedagogico, il terzo è stato più di tipo esperienziale.
La conferenza, infatti, tenuta da Matteo Gandini, operatore della Caritas di
Reggio Emilia, aveva come titolo "Racconto di un’esperienza: come testimoniare la condivisione".
Matteo, che si occupa principalmente
di formazione ed animazione alla carità, ha raccontato ai presenti l’esperienza della carovana della carità vissuta all’interno della sua diocesi di appartenenza. La carovana è un’iniziativa di animazione e sensibilizzazione
delle parrocchie al tema della carità,
che la Caritas di Reggio Emilia ha progettato e che ormai porta avanti da circa dieci anni. La carovana della carità
consiste nell’organizzazione di una
settimana di eventi in parrocchia che
possano far riflettere su tale tema.
Questi eventi possono essere di tanti
tipi diversi: celebrazioni eucaristiche,
preghiere, incontri con i bambini del
catechismo, del gruppo giovani, del
consiglio pastorale, iniziative di beneficenza, ecc. La roulotte predisposta
dalla Caritas diocesana, fuori dalla
parrocchia, diventa il simbolo che in
quella settimana la comunità parrocchiale aderisce all’iniziativa. Essa richiede un lungo periodo di preparazione ed un particolare coinvolgimento e impegno da parte della comunità
ospitante. L’idea della carovana nasce
in seguito ad un momento di preghiera e riflessione degli operatori della
Caritas di Reggio Emilia sulla parabola del buon Samaritano, da cui si può
trarre una diversa concezione di carità.
Essa non può ridursi ad una fredda e
sterile offerta di denaro o donazioni
di pacchi o vestiti, ma richiede altro e
la parabola lo spiega.
La parabola narra la vicenda di un uomo che da Gerico scendeva a Gerusalemme. Durante il viaggio è derubato
e malmenato da dei briganti che lo lasciano ferito e sanguinante sul ciglio
della strada. Passano di lì un sacerdote
e un levita che rispondendo a norme
morali e di culto, tirano dritto senza
prestargli soccorso. Solo un samaritano, un uomo considerato di poco rispetto si avvicina, gli presta le prime
ed immediate cure e poi, caricandolo
sulla sua cavalcatura, lo conduce alla
locanda per provvedere alla cura completa.
L’approccio del Samaritano con cui
soccorre e aiuta il malcapitato ci mostra come possiamo farci prossimi all’altro. Il Samaritano ha compassione
del pover’uomo, si prende carico e cura di lui con estrema dedizione, ma
soprattutto si mette in relazione con
lui.
Da questa figura evangelica possiamo
comprendere che per farsi prossimi
dobbiamo metterci in un clima di
ascolto e relazione, fare spazio all’altro, ma soprattutto dobbiamo metterci in discussione. Come dice Papa
Francesco, infatti: "dobbiamo uscire
da noi stessi per andare verso le periferie esistenziali, da un modo di vivere
la fede stanca e abitudinaria, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi
che finiscono per chiudere l’orizzonte
dell’azione creativa di Dio".
Caterina Lo Russo
La prima festa degli oratori estivi
della diocesi di Livorno
Mondo GIOVANI
Una giornata
all’insegna del
divertimento,
dell’incontro e
della preghiera
per tutti
i bambini
e ragazzi che
frequentano
i vari oratori
estivi della
Diocesi
ESTATE...
senza frontiere 2014
Villa Corridi
c’è stato un
evento
straordinario
che ha riguardato tutti
gli oratori estivi
diocesani: una giornata
comunitaria, a cui
hanno partecipato
"Estate ragazzi" dei
Salesiani, "grest" della
parrocchia di Pio X e
"Guastagno" della
parrocchia S.Luca. Come
siamo giunti a questo?
L’idea è nata dall’ Ufficio
Catechistico Diocesano,
quando si è costituita
una Commissione
Oratori che ha ritenuto
A
necessario conoscere
tutte le realta’ diocesane
per iniziare un progetto
unico, che coinvolgesse
tutte le parrocchie. In
primo luogo è stata
inviata una lettera a tutti
i parroci e ai
responsabili degli
oratori: un invito a
incontrarsi per
conoscersi, raccontare le
proprie esperienze e
organizzare qualcosa di
semplice ma
significativo.
Dopo alcuni incontri, è
stato deciso di iniziare
con un evento
straordinario, il primo
nella diocesi, che
potesse essere il primo
passo di una
collaborazione futura.
Don Francesco Galante,
responsabile
dell’oratorio dei
Salesiani, Alessandra
Bicchi di Pio X e Monica
Calvaruso responsabile
laica del Guastagno e
per l’Ufficio
Catechistico, con le
rispettive equipes, sotto
la direzione di don
Fabio Menicagli, hanno
organizzato
ESTATE...SENZA
FRONTIERE, una
giornata di giochi e
preghiera che si svolgerà
ogni anno nel periodo
degli oratori estivi.
La location scelta è stata
il parco cittadino Villa
Corridi, sia perché
raggiungibile facilmente
sia per i grandi spazi
all’ombra e
l’ambientazione
naturale.
ESTATE...SENZA
FRONTIERE 2014 è
iniziata alle 10.00 circa
con i bans e canti di
accoglienza dei ragazzi,
seguiti da una preghiera,
verso le 11.00 tutti i
ragazzi sono stati
mescolati e divisi in
dieci gruppi, in cui gli
animatori delle tre realtà
diocesane, anche loro
mescolati e divisi a caso,
hanno guidato vari
giochi di conoscenza
che hanno reso allegri
tutti.
Dopo il pranzo al sacco
é stato dato un po’ di
tempo libero a tutti, i
ragazzi erano sempre
sorvegliati dagli
animatori e staff, poi le
attività sono riprese con
il gioco di ruolo: una
gara competitiva tra i tre
oratori in cui i ragazzi
hanno dovuto fare delle
prove, per poi trovare il
personaggio cattivo. In
premio un trofeo, che
quest’anno hanno vinto
la squadra rossa dei
Salesiani, e che sarà
messo ogni anno in
palio.
Alle 16.00, dopo la visita
di don Italo Caciagli,
don Pietro Grajper e
don Fabio Menicagli, è
arrivato il vescovo,
mons. Simone Giusti,
accolto dai canti e dagli
applausi dei ragazzi:
uno scambio di battute,
una preghiera insieme e
la benedizione di tutti i
presenti hanno concluso
la giornata.
È stato un incontro
comunitario che ha
lasciato il segno: ogni
bambino era felice e
all’arrivo dei genitori ha
raccontato ciò che aveva
fatto nei minimi
particolari. Ed è stato un
evento visibile anche ai
frequentatori del parco,
attratti da questi vivaci
bambini che correvano
sorridenti,
inciampavano e si
rialzavano, tutti sporchi
ma liberi e felici. Un
aneddoto: un anziano
signore mi chiede "ma
non organizzate mai
qualcosa anche per noi?
Così anche noi si va
fuori di tenda"...come
diceva l’inno dei
salesiani e che tutti
gridavano allegramente.
Monica Calvaruso
LA RINASCITA DEL CIRCOLO ACLI PIO X DELLA PARROCCHIA DEI CAPPUCCINI
Non più solo caffè
e brioches...
uando Padre Mario è arrivato quasi
Q
due anni fa, il Circolo ACLI Pio X era
una realtà della parrocchia consolidata
negli anni, ma quello che si era un po’
perso era la partecipazione dei più giovani
che nel tempo se ne erano allontanati.
Oggi, a turno la sveglia della domenica per
11 di loro, 6 dei quali sotto i 35 anni (e a
cui si aggiungono gli instancabili baristi
dal lunedi al venerdi) suona presto perché
alle 7.30 arrivano le paste e c’è da aprire il
cancello per il parcheggio, comprare il
giornale, controllare che non manchi
niente...E poi via, dietro al bancone del bar
con l’incubo della schiuma per il
cappuccino, la sfida più difficile per ogni
barista inesperto! Ma se oggi è diventato
un caffellatte, si chiude un occhio perché
alcuni di quei "bimbi" i parrocchiani che
vanno a fare colazione dopo la Messa li
hanno visti crescere.
I "giovani di ieri" animano i pomeriggi del
Circolo dal lunedì al venerdì con le prove
del coro guidato da padre Alessandro, la
tombola, gli incontri sul Vangelo con il
parroco padre Mario e con alcune figure
ormai storiche a cui il Circolo deve tanto,
che si assicurano che tutto sia a posto.
I "giovani di oggi" sono a scuola, a lavoro,
persi negli impegni quotidiani. Ma appena
possono ci sono anche loro. Per le feste di
Natale e Carnevale organizzate per la
parrocchia, le cene a tema, il maxi-schermo
per i mondiali di calcio e il Cine-Circolino,
con un film di genere diverso 2 volte al
mese, l’ultima novità. E anche per
l’appuntamento diventato ormai fisso del
mercoledì con "Ponci e gio’i", una serata
da passare intorno a un tavolo per fare due
chiacchiere, sfidarsi in un gioco da tavolo
e...bere "ir ponce"!
Proprio per poter portare avanti tutte
queste attività era necessario far parte di
un’Associazione e anche per il 2014 si è
deciso di aderire all’ACLI con nuove
elezioni e nuovo Consiglio che ha visto
scendere in campo alcuni ragazzi della
parrocchia, ma che non ha significato
rottura col passato, ma qualche novità, tra
cui un biliardino, un pezzo di storia di
tutti coloro che hanno vissuto in
parrocchia e che attira ancora grandi e
piccini.
Un giardino da fare invidia è il luogo per
"frescheggiare" la sera dopo cena e poi gli
spettacoli, con il cruccio del teatro da
risistemare. Dopo i danni al tetto che lo
hanno reso inagibile nel 2009 dovrebbero
partire entro breve i lavori di
ristrutturazione per poter tornare a
riempire i muri di locandine degli eventi in
scena. Una parte del costo dell’opera sarà
coperta dai fondi CEI, ma il Circolo si sta
adoperando per trovare le risorse
mancanti. Ad aiutarlo il 6 luglio ci saranno
anche i TAU che riproporranno il loro
spettacolo per raccogliere fondi.
Ripercorrendo gli scritti di Padre Nazareno,
frate a Livorno negli anni ’60, e rinfrescato
il motivo che spinse agli inizi del ’900 ad
aprire una struttura del genere il Consiglio
Pastorale si è impegnato all’inizio del 2013
perchè questo spazio vivesse il suo senso
nel servizio alla comunità, "aiutandola a
vivere il senso della festa, dell’incontro, del
volontariato e della condivisione, della
nostra umanità e della nostra fede".
Scriveva infatti Padre Nazareno: "(il
Circolo) Sorgeva anche per dare a tutti i
parrocchiani una "casa del popolo", un
luogo di ritrovo, un’oasi di pace dove
trovarsi, tenersi uniti vicino alla chiesa,
giocare insieme una partita, partecipare ad
un onesto divertimento, sentire una buona
parola e (augurabile), sentire in questo
ambiente caldo di carità anche un invito
ad una vita più cristiana". Chi volesse
sperimentarla (anche gente di "fòri
parrocchia"), è ben accetto.
Giulia Sarti
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
29 giugno 2014
III
■ PAGINA A CURA DEL SEMINARISTA Andrea Salomone
L’intervista a don Ivano Costa,
tra gli educatori del Seminario
Una proposta
di accoglienza
on Ivano Costa, vicario
D
generale della Diocesi e
membro dell’équipe di
formazione del Seminario,
risponde ad alcune domande su
questa realtà
Don Ivano Costa, che ricordi
ha del Seminario?
«Un ottimo ricordo, i miei
rapporti con i superiori che
erano molto attenti alle nostre
esigenze umane, di
preparazione spirituale e
culturale, buoni rapporti
anche con i miei vecchi
compagni, dal 1964/65 fino al
1969».
Che differenze riscontra
rispetto ad oggi?
«Devo confessare che non
noto grandi differenze: ai miei
tempi ho avuto la fortuna di
avere superiori molto cordiali,
molto umani, molto vicini ai
seminaristi, per cui in questa
nostra Diocesi c’è sempre stato
un rapporto di familiarità, di
cordialità, di comprensione
umana, ad essere sincero non
noto grandi differenze».
Essendo Vicario Generale,
inevitabilmente ha a che fare
con il Seminario: il contatto
con i giovani seminaristi che
sensazioni suscita in Lei?
«Mi arricchisce molto, ho la
fortuna di frequentare ancora
una volta come ospite il
Seminario, ed è un rapporto
molto arricchente, stimolante;
noto poi negli attuali
seminaristi una grande
preparazione culturale,
spirituale, una sensibilità
profonda, una consapevolezza
della delicatezza del ministero
al quale si preparano, e vedo
intorno a me giovani molto
consapevoli, attenti a questo».
Lei ha predicato anche gli
esercizi spirituali di Oga di
Bormio del 2012, prima di
essere nominato Vicario
Generale. Che esperienza è
stata?
«Un’esperienza molto bella,
era la prima volta che vedevo i
seminaristi che avrebbero
riempito poi il nostro
Seminario: ho notato, e feci
presente anche ad altri, la
serietà, la compostezza,
l’attenzione che avevano
DON REMIGIO E DON FEDERICO
RACCONTANO...
I ragazzi delle parrocchie
in visita al Seminario
on Remigio Chola e don Federico
D
Locatelli, giovani sacerdoti che hanno
frequentato il Seminario Gavi prima di
essere consacrati sacerdoti proprio a
Livorno hanno portato i ragazzi delle loro
parrocchie in visita proprio al Seminario.
Queste le loro impressioni:
Don Remigio Chola, hai vissuto
un’esperienza di preghiera in
Seminario con alcuni cresimandi
della Parrocchia di S.Croce): che
ambiente avete trovato?
«Il Seminario per me è sempre stato un
luogo in cui sentivo un ambiente
familiare: posso confermarlo che da
seminarista l’ho vissuto così, come una
famiglia dove si condivide, si cresce
insieme, si cerca di capire qual è la
propria strada, dove Dio ti vuole
perché tu lo possa servire sempre
meglio, poiché non è detto che chi
entra in Seminario debba uscirne da
prete, può anche trovare una strada
diversa, però può diventare sempre un
cristiano migliore che si impegna nella
vita quotidiana,
portando avanti i valori
cristiani; infatti un uomo
si riconosce dalle scelte
che fa, un cristiano si
riconosce in quanto vive
e decide secondo il
Vangelo. Ho trovato in
Seminario un posto in
cui si respira la famiglia,
dove c’è questo
preoccuparsi l’uno
dell’altro, condividere le
cose, gli impegni,
aiutarsi: anche quando ci
avete accolti tutti
insieme, ognuno di voi aveva un
impegno particolare, fra di voi c’è stata
questa divisione degli impegni, il che
vuol dire che c’è questa
collaborazione, questo aiutarsi a
vicenda, questo essere una famiglia, e a
dire la verità mi aspettavo questo
clima familiare. Leggendo
ultimamente un libro molto bello ho
trovato una definizione della
vocazione, che in qualche modo
corrisponde al clima che ho trovato in
Seminario: un teologo, Fredericka
Buechnera, scrive che "Dio ha scelto
per noi questo posto in cui la nostra
più grande gioia si incontra con il più
grande bisogno del mondo", perciò
venendo da voi ho trovato questa gioia
che è ben collocata, il che vuol dire che
ognuno dei seminaristi ha trovato il
questi candidati al Seminario.
E’ stato un periodo molto
bello, anche per l’ambiente
naturale che ci circondava.
Affrontai in questi esercizi un
tema non molto comune,
perché si basavano soprattutto
sui Padri della Chiesa, che non
è un argomento molto facile,
molto diffuso e molto usato
negli esercizi spirituali, però
raccolse subito un grande
interesse su questi temi di
riflessione».
Come valuta la presenza e la
diversa provenienza di
seminaristi di altre parti
d’Italia o del mondo?
«Molto arricchente, penso in
maniera positiva a questo, e
sarà un grande arricchimento
per la nostra Diocesi, che del
suo posto, l’importante è che poi nella
vita questo si realizzi concretamente».
Pensi che sia stata un’esperienza
utile per i ragazzi?
«Sì, di sicuro: venire a conoscere
un’esperienza di Seminario è molto
utile perché fa vedere ai
giovani di oggi che ci sono
altri giovani, anche se più
grandi, che decidono di
intraprendere questa
strada, di dedicare la loro
vita al Signore, di fare della
propria vita un dono per gli
altri. Penso che questo sia
molto importante. Poi
anche per smascherare
delle false opinioni sul
Seminario, visto a volte è
visto come un luogo cupo,
triste, severo, dove tutti
sono molto seri, invece
quest’esperienza fa vedere che il
Seminario è un luogo dove far crescere
un seme, ed il seme cresce con la gioia,
la partecipazione, la preghiera ed il
divertimento, nello stare insieme in un
clima di serenità. Attraverso
quest’esperienza, che abbiamo vissuto
anche l’anno scorso e due anni fa,
anch’io sto imparando
qualcosa di nuovo, anche
per riflettere sulla mia
stessa vocazione; inoltre i
ragazzi scoprono che il
Signore chiama
continuamente, che
potrebbe chiamare anche
qualcuno di loro, e con il
loro modo di porre
domande, con i loro occhi
si vede qualcosa di nuovo,
perché quando si
condivide si moltiplica.
Tu fai una certa parte del
lavoro, sei uno strumento,
ma poi c’è il Signore che lavora, è Lui
che chiama».
Ecco due impressioni scritte da due
giovani partecipanti all’incontro: "La
preghiera è un’unione con Dio, dove
devi concentrarti per ascoltarlo e
sentirlo con il cuore............. In
quest’esperienza ho davvero capito il
significato della preghiera, il pregare il
mio Padre nel segreto, la gioia di
sentire Gesù". ".......Quest’esperienza
mi ha fatto capire molto, perché mi ha
fatto riflettere sul vero senso della
Cresima che riceverò tra qualche mese.
E’ una bellissima esperienza che rifarei
anche altre volte".
Anche Don Federico Locatelli ha
accompagnato, il 9 maggio, alcuni
resto è sempre stata aperta ad
accoglienze di questo genere,
di sacerdoti che provenivano
da altre regioni, zone
geografiche, per cui è già una
Diocesi preparata a questo
tipo di accoglienza che sarà
secondo me molto fruttuosa».
Che c’è da migliorare nel
rapporto tra il Seminario ed il
territorio, le parrocchie?
«Credo che ci sia da mettere in
atto semplicemente la volontà,
l’esigenza di una maggiore,
reciproca conoscenza: talvolta
certe diffidenze si hanno
perché non si ha il tempo, il
desiderio, la volontà di
parlarsi, di conoscersi e di
incontrarsi, ma credo che
saranno superate senz’altro
queste diffidenze».
ragazzi in Seminario: come mai hai
pensato a quest’esperienza per loro?
«Alla Parrocchia S.Giovanni Batt. e
Ilario io ci sono da poco, ho trovato
questo gruppo di ragazzi interessante e
promettente, e mi sembra una cosa
naturale, che viene anche dalla mia
formazione, di far
conoscere la realtà del
Seminario ai giovani
che si stanno avviando
al momento della vita
in cui fare le scelte, chi
prima chi dopo, a cui
una proposta come
quella di conoscere il
Seminario va
sicuramente fatta, una
proposta che sapevo
esserci da parte del
Seminario, rivolta a
tutti i gruppi,
purtroppo poco
sfruttata: ho ritenuto opportuno
cogliere un momento entro il periodo
dell’anno pastorale per far conoscere il
Seminario ai ragazzi».
Sono stati contenti di come si è
svolta l’esperienza?
«I ragazzi sono stati molto contenti,
quello che ho notato in quella serata è
stato che il loro atteggiamento
scherzoso, giocoso, di allegria,
soprattutto nel momento conviviale
della cena non era frenato o inibito ma
si erano sciolti come nei momenti
normali, ed era un segno evidente che
si erano trovati bene, forse un po’ più
intimiditi solo al momento di entrare
in cappella, quando i seminaristi erano
tutti presenti, superato quel momento
si sono veramente sciolti; questo è
quello che ho visto io, ma loro stessi
mi hanno dato piena conferma. Del
resto in Seminario abbiamo trovato un
clima piacevolmente allegro, un
ambiente dove appare questo clima
fraterno, di armonia, e sono stato
piacevolmente sorpreso anch’io come i
ragazzi dall’allegria, specialmente
durante la cena, segno che se anche di
fronte a degli ospiti i ragazzi si
mettono in gioco, così anche i
seminaristi non erano inibiti, timidi
ma a proprio agio di fronte ad un
gruppo di ragazzi. Un’altra cosa che
apprezzo sia personalmente, sia nei
confronti dei ragazzi è stato
l’intervento di sintesi del rettore mons.
Paolo Razzauti tra il momento dei
vespri e la cena, una sintesi che
descriveva bene sia cosa vuol dire
vivere il cammino del Seminario, sia la
situazione dei seminaristi, il clima del
Seminario, in modo realistico, schietto
ma anche sintetico».
Dal SEMINARIO
Nelle foto:
a lato, don Ivano Costa,
vicario generale; sotto
don Remigio Chola
e don Federico
Locatelli
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
29 giugno 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 27 GIUGNO
9.30 ritiro del clero alla chiesa di S.
Stefano a Castelnuovo della Misericordia
SABATO 28 GIUGNO
12.00 incontro con i catechisti delle
comunità neocatecumenali in vescovado
DOMENICA 29 GIUGNO
11.30 saluto all’assemblea del SAIS
(Centro Assistenza e informazione Sanitaria) in Via La Pira
LUNEDÌ 30 GIUGNO
11.00 S. Messa per la festa patronale
della polizia penitenziaria alla Casa
Circondariale delle Sughere
18.00 S. Messa per il 50° di ordinazione di monsignor Luciano Musi e don
Giuseppe Coperchini alla chiesa di S.
Giovanni Bosco a Coteto
MARTEDÌ 1 LUGLIO
Nella mattina, udienze clero in vescovado
17.00 incontro con l’equipe di pastorale giovanile alla Casa S. Giuseppe a
Quercianella
MERCOLEDÌ 2 LUGLIO
18.30 consiglio pastorale diocesano e
consiglio presbiterale in vescovado
GIOVEDÌ 3 LUGLIO
9.30 incontro con i vicari foranei in
vescovado
VENERDÌ 4 LUGLIO
Nella mattina, udienze laici in vescovado
Sabato 5 luglio e domenica 6 Luglio il
Vescovo è all’isola di Capraia in
occasione della visita della Madonna
Pellegrina di Fatima
LUTTO
Nei giorni scorsi è venuto a mancare
l’architetto Remo Baroni, suocero di
Nicola Sangiacomo, nostro
coordinatore. La redazione anche a
nome dei lettori, è vicina a Nicola, a
sua moglie Giulia e a tutta la famiglia
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Placentino M. - Papa Luciani il gigante dell’umiltà.- Ed. Paoline, pp.148, euro13,00
L’anno in corso vede sulla scena ben cinque
Pontefici: l’attuale papa Francesco, con un
pontificato a dir poco coinvolgente; il papa
emerito Benedetto XVI, quanto mai presente
nei momenti rilevanti, i defunti Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II, finalmente santi ,e
papa Paolo VI che ad ottobresarà beatificato
Non per questo lo studioso Marco Placentino
ha rinunciato ad affrontare l’ardua impresa
di scrivere la vita di un uomo straordinario
quale è papa Luciani che ha ricoperto questo
incarico per soli trentatré giorni e verso il
quale nutre un’ammirazione incondizionata.
E’ riuscito, ripercorrendo la sua vita ad evidenziarne i grandi insegnamenti e ad individuare quale sia l’eredità che egli ci ha lasciato. Nonostante la sua immensa cultura, il suo
scalare la gerarchia ecclesiastica fino a raggiungere il soglio di Pietro, è rimasto piccolo,
nascosto, operando nel silenzio la perfetta
carità cristiana. Egli ha portato a tutti la bellezza dell’annuncio salvifico di Cristo, indistintamente e con i suoi gesti e la sua tenerezza colpiva l’attenzione di tutti che si sentivano amati da un pastore buono sempre pronto ad ascoltare e confortare. Ha fatto dell’umiltà la virtù per eccellenza che trascendeva
ogni sua azione. Nel breve pontificato ha posto le basi per una riforma radicale della
Chiesa perché potesse essere ancor più vicina
a tutti e pienamente fedele al messaggio di
Cristo, cosa che oggi ritroviamo in perfetta
sintonia in papa Francesco.
Diocesi
informa
UNA MESSA IN RICORDO DI DON MARIO GIRARDI
Una vita al servizio dei giovani
er l’ anniversario della morte di don Mario
Girardi ( 30 giugno 1998), domenica 29
Pgiugno,
alle ore 12.00, presso la Parrocchia
di N.S. del S. Rosario di Pompei, sarà
celebrata la S. Messa in suffragio.
Vogliamo ricordare don Mario Girardi con le
parole che il Vescovo Vincenzo Savio proclamò
durante l’ omelia della messa esequiale nella
parrocchia di S.Giuseppe ad una assemblea
gremita di giovani universitari, insegnanti,
collaboratori e amici del sacerdote.
“ (…) Fedele alla logica della sua terra,
questa convivenza serena e costante con la
morte non gli faceva incrociare le braccia,
ma lo impegnava a vivere in pienezza la
sua esistenza. Don Mario Girardi era nato
a Mogliano Veneto nell’ottobre del 1925.
Diventava sacerdote a Livorno il 28 giugno
1968 all’età di oltre 40 anni, dopo essere
stato impiegato nella provincia di Treviso,
aver fatto il militare ed essere stato
segretario politico del suo partito nel
paese natio. Aveva frequentato il
seminario di Firenze e l’Angelicum a
Roma, come seminarista adulto di
Livorno, perché affascinato dalla grande
figura del vescovo Guano e interpellato
dalla scarsità di vocazioni della nostra
zona. Della chiamata al sacerdozio non
avrà mai pentimenti. La sua devozione alla
chiesa locale e ai suoi vescovi era
proverbiale, senza tentennamenti e non
ammetteva leggerezze. Nella bara è stato
collocato lo zucchetto di mons. Guano,
quello stesso che il vescovo aveva nel
momento dell’ordinarlo prete e che aveva
conservato con cura in questi anni quasi
fosse una reliquia. La sua presenza nelle
parrocchie dove è stato (2 anni a
Rosignano-s.Teresa; 4 alla Rosa; dal 1974
al ’78 ad Antignano; e poi al Rosario, a
s.Agostino e recentemente s. Giuseppe) ha
lasciato tracce evidenti e generose. La sua
vocazione sbocciata in età adulta dopo
una lunga militanza nell’associazionismo
cattolico del dopoguerra, lo aveva reso
particolarmente sensibile al tema del
laicato. Competente e convinto fino a
raggiungere asprezze nei confronti di ogni
atteggiamento che tradisse
questa dimensione resa
così vivida nella riflessione
conciliare e post conciliare.
Chi non ricorda la
puntigliosità che
dimostrava nel bloccare
ogni tentativo di svendita
degli stili laicali nei
confronti di chi girava
troppo attorno ai preti o
alle sacrestie? Sono in
molti ad essere stati dotati
di pubblicazioni o di
fotocopie su questi temi o
sulle figure ispiranti il laicato impegnato:
Lazzati, Bachelet... In questo contesto si
rende più evidente la sua passione e il suo
impegno verso gli insegnanti di religione
che hanno dovuto fare i conti con la sua
voglia di formazione e competenza. Ma gli
stessi insegnati lo hanno trovato vicino
nella ricerca di una giusta garanzia dei loro
diritti.Si è reso disponibile senza riserve al
"suo" vescovo nello svolgere in anni
difficili ed esaltanti il ruolo di assistente
settore giovani di A. C. e delegato
pastorale giovanile. Come assistente della
FUCI, membro del centro vocazioni
sacerdotali, insegnante di religione per
molti anni e per tanti giovani. Possiamo
confermare la sua costante attenzione e la
sua prontezza a mettersi a disposizione di
tanti giovani che lo hanno stimato,
ricercato come consigliere spirituale. Non
gli ha fatto velo l’età avanzata. Molti
giovani hanno continuato a sentirlo vicino
perché fondamentalmente credeva che
fosse ben spesa ogni energia messa a
disposizione per qualsiasi esigenza.
Quante volte si faceva
presente a giovani
impegnati nella difficile
missione in Bosnia
Cari fratelli, questa
eucarestia colloca don
Mario nella morte e nella
resurrezione di Cristo e ci
aiuta a intercedere a Dio
per lui, ma è anche per
dire grazie a Dio di
avercelo donato. Un vero
dono. Avrebbe potuto
accoccolarsi tra le più
facili esperienze pastorali
della sua zona d’origine; ma si è lasciato
sospingere dallo Spirito fino a noi. Grazie,
Signore, per avercelo donato. La sua
appartenenza alla nostra comunità ci
impegna a raccomandarlo a te. Se presso
di te mantiene un poco del suo stile, siamo
certi che in paradiso la vita sarà un po’ più
movimentata. Ma questo, insieme, ci
rassicura che con l’amore e la dedizione
con cui ha amato la chiesa livornese e
seguito la nostra gente, ce lo pone presso
di te come sicuro, ulteriore intercessore dei
nostri immensi bisogni.
Amen.”(VINCENZO SAVIO)
Ufficio Scuola IRC
I giovedì di luglio CON L’AZIONE CATTOLICA
LECTIO DIVINA NEL CHIOSTRO
Nei Giovedì nel Chiostro 2014 l’Azione Cattolica torna alle origini,
riproponendo 4 incontri in cui riscoprire ed esercitarsi nella pratica
della lectio.
Come è ormai consuetudine da molti anni, il mese di luglio per la nostra
diocesi è anche sinonimo di Giovedì nel Chiostro, il tradizionale
appuntamento estivo organizzato dall’Azione Cattolica diocesana nel
Chiostro del Vescovado.
Quest’anno la scelta è stata quella di un ritorno alle origini dei Giovedì,
quando l’allora Settore Giovani di AC proponeva nel chiostro del Vescovado 4
incontri di preghiera sullo stile della lectio divina. Oggi sia papa Francesco
che papa Benedetto XVI hanno riproposto in più occasioni l’urgenza per la
Chiesa di questa antica pratica di preghiera: "Esiste una modalità concreta
per ascoltare quello che il Signore vuole dirci nella sua Parola e per lasciarci
trasformare dal suo Spirito. È ciò che chiamiamo "lectio divina". Consiste
nella lettura della Parola di Dio all’interno di un momento di preghiera per
permetterle di illuminarci e rinnovarci"; e ancora: "Essa consiste nel rimanere
a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi ruminandolo
come dicono i Padri, e spremendone per così dire tutto il succo, perché nutra
la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare come linfa la vita
concreta."
Cos’è la lectio divina? È un metodo di preghiera che affonda le sue radici
nella tradizione ebraica di lettura biblica e nell’interpretazione patristica della
Sacra Scrittura. Sviluppatosi nel Medioevo in ambito monastico, è stato
riscoperto con il Concilio Vaticano II. Attualmente è praticato in numerosi
ambienti ecclesiali, coinvolgendo sia laici che consacrati.
Nei 4 giovedì di luglio oggetto di lectio saranno in particolare i Vangeli della
domenica successiva: dopo l’invocazione allo Spirito, attraverso le quattro
tappe canoniche della lettura (lectio), meditazione (meditatio), preghiera
(oratio) e contemplazione (contemplatio), cui i maestri spirituali odierni
aggiungono anche l’azione (actio), ossia un proponimento operativo
conseguente a quanto si è meditato, si cercherà di riscoprire il valore di
questa antica pratica di preghiera per la nostra vita concreta. Attraverso di
essa è Dio stesso che interpella, orienta e plasma la nostra esistenza con la
sua Parola.
Ancora con le parole di papa Francesco, tratte dall’ultima esortazione
apostolica Evangelii gaudium: "Dio invita sempre a fare un passo in più, ma
non esige una risposta completa se ancora non abbiamo percorso il cammino
che la rende possibile. Semplicemente desidera che guardiamo con sincerità
alla nostra esistenza e la presentiamo senza finzioni ai suoi occhi, che siamo
disposti a continuare a crescere, e che domandiamo a Lui ciò che ancora non
riusciamo ad ottenere."
QUESTO IL PROGRAMMA COMPLETO:
3 luglio: Io sono mite ed umile di cuore
10 luglio: Il seminatore uscì a seminare
17 luglio: Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura
24 luglio: Vende tutti i suoi averi e compra quel campo
Tutti gli incontri si svolgeranno nel Chiostro del Vescovado di Livorno,
dalle ore 21,15 alle ore 23,00 (vedi locandina pag. VIII)
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
■ LA LETTURA DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA di Papa Francesco
La Chiesa «in uscita» è una
Chiesa con le porte aperte
LA MISSIONE
CHE SI INCARNA
NEI LIMITI UMANI
40. La Chiesa, che è discepola
missionaria, ha bisogno di crescere nella sua interpretazione
della Parola rivelata e nella sua
comprensione della verità. Il
compito degli esegeti e dei teologi aiuta a maturare «il giudizio
della Chiesa».[42] In altro modo
lo fanno anche le altre scienze.
Riferendosi alle scienze sociali,
per esempio, Giovanni Paolo II
ha detto che la Chiesa presta attenzione ai suoi contributi «per
ricavare indicazioni concrete che
la aiutino a svolgere la sua missione di Magistero».[43] Inoltre,
in seno alla Chiesa vi sono innumerevoli questioni intorno alle
quali si ricerca e si riflette con
grande libertà. Le diverse linee di
pensiero filosofico, teologico e
pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto
e nell’amore, possono far crescere la Chiesa, in quanto aiutano
ad esplicitare meglio il ricchissimo tesoro della Parola. A quanti
sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciò può sembrare un’imperfetta dispersione. Ma la realtà è
che tale varietà aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dell’inesauribile ricchezza del Vangelo.[44]
A tutti deve
giungere
la consolazione
e lo stimolo
dell’amore
salvifico di Dio,
che opera
misteriosamente
in ogni persona,
al di là dei suoi
difetti
e delle sue
cadute
Fotografia: Andrea Orlandi
svegli l’adesione del cuore con la
vicinanza, l’amore e la testimonianza.
43. Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche
giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente
legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso
della storia, che oggi ormai non
sono più interpretate allo stesso
modo e il cui messaggio non è di
41. Allo stesso tempo, gli enormi solito percepito adeguatamente.
e rapidi cambiamenti culturali Possono essere belle, però ora
richiedono che prestiamo una non rendono lo stesso servizio
costante attenzione per cercare in ordine alla trasmissione del
di esprimere le verità di sempre Vangelo. Non abbiamo paura di
in un linguaggio che consenta di rivederle. Allo stesso modo, ci
riconoscere la sua permanente sono norme o precetti ecclesiali
novità. Poiché, nel deposito del- che possono essere stati molto
la dottrina cristiana «una cosa è efficaci in altre epoche, ma che
la sostanza […] e
non hanno più la
un’altra la manie- Ogni insegnamento
stessa forza edura di formulare la
cativa come canasua
espressio- della dottrina
li di vita. San
ne».[45] A volte, deve situarsi
Tommaso d’Aascoltando un linquino sottolineaguaggio completa- nell’atteggiamento
va che i precetti
mente ortodosso, evangelizzatore
dati da Cristo e
quello che i fedeli che risvegli l’adesione
dagli Apostoli al
ricevono, a causa
popolo di Dio
del linguaggio che del cuore con la
«sono pochissiessi utilizzano e vicinanza, l’amore
mi».[47] Citando
comprendono, è
sant’Agostino,
qualcosa che non e la testimonianza
notava che i precorrisponde al vecetti aggiunti dalro Vangelo di Gesù Cristo. Con la Chiesa posteriormente si dela santa intenzione di comunica- vono esigere con moderazione
re loro la verità su Dio e sull’es- «per non appesantire la vita ai
sere umano, in alcune occasioni fedeli» e trasformare la nostra rediamo loro un falso dio o un ligione in una schiavitù, quando
ideale umano che non è vera- «la misericordia di Dio ha volumente cristiano. In tal modo, to che fosse libera».[48] Questo
siamo fedeli a una formulazione avvertimento, fatto diversi secoli
ma non trasmettiamo la sostan- fa, ha una tremenda attualità.
za. Questo è il rischio più grave. Dovrebbe essere uno dei criteri
Ricordiamo che «l’espressione da considerare al momento di
della verità può essere multifor- pensare una riforma della Chieme, e il rinnovamento delle for- sa e della sua predicazione che
me di espressione si rende neces- permetta realmente di giungere
sario per trasmettere all’uomo di a tutti.
oggi il messaggio evangelico nel
suo immutabile significato».[46] 44. D’altra parte, tanto i Pastori
come tutti i fedeli che accompa42. Questo ha una grande rile- gnano i loro fratelli nella fede o
vanza nell’annuncio del Vange- in un cammino di apertura a
lo, se veramente abbiamo a cuo- Dio, non possono dimenticare
re di far percepire meglio la sua ciò che con tanta chiarezza insebellezza e di farla accogliere da gna il Catechismo della Chiesa
tutti. Ad ogni modo, non potre- Cattolica: «L’imputabilità e la remo mai rendere gli insegnamen- sponsabilità di un’azione possoti della Chiesa qualcosa di facil- no essere sminuite o annullate
mente comprensibile e felice- dall’ignoranza, dall’inavvertenmente apprezzato da tutti. La fe- za, dalla violenza, dal timore,
de conserva sempre un aspetto dalle abitudini, dagli affetti smodi croce, qualche oscurità che dati e da altri fattori psichici opnon toglie fermezza alla sua ade- pure sociali».[49]
sione. Vi sono cose che si com- Pertanto, senza sminuire il valoprendono e si apprezzano solo a re dell’ideale evangelico, bisopartire da questa adesione che è gna accompagnare con miserisorella dell’amore, al di là della cordia e pazienza le possibili
chiarezza con cui se ne possano tappe di crescita delle persone
cogliere le ragioni e gli argomen- che si vanno costruendo giorno
ti. Per questo occorre ricordare per giorno.[50] Ai sacerdoti riche ogni insegnamento della cordo che il confessionale non
dottrina deve situarsi nell’atteg- dev’essere una sala di tortura
giamento evangelizzatore che ri- bensì il luogo della misericordia
del Signore che ci stimola a fare
il bene possibile. Un piccolo
passo, in mezzo a grandi limiti
umani, può essere più gradito a
Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni
senza fronteggiare importanti
difficoltà. A tutti deve giungere
la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che
opera misteriosamente in ogni
persona, al di là dei suoi difetti e
delle sue cadute.
45. Vediamo così che l’impegno
evangelizzatore si muove tra i limiti del linguaggio e delle circostanze. Esso cerca sempre di comunicare meglio la verità del
Vangelo in un contesto determinato, senza rinunciare alla verità, al bene e alla luce che può
apportare quando la perfezione
non è possibile. Un cuore missionario è consapevole di questi
limiti e si fa «debole con i deboli
[…] tutto per tutti» (1 Cor 9,22).
Mai si chiude, mai si ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta
per la rigidità autodifensiva. Sa
che egli stesso deve crescere nella
comprensione del Vangelo e nel
discernimento dei sentieri dello
Spirito, e allora non rinuncia al
bene possibile, benché corra il
rischio di sporcarsi con il fango
della strada
UNA MADRE
DAL CUORE APERTO
46. La Chiesa “in uscita” è una
Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle
periferie umane non vuol dire
correre verso il mondo senza
una direzione e senza senso.
Molte volte è meglio rallentare il
passo, mettere da parte l’ansietà
per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze
per accompagnare chi è rimasto
al bordo della strada. A volte è
come il padre del figlio prodigo,
che rimane con le porte aperte
perché quando ritornerà possa
entrare senza difficoltà.
47. La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di
questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte.
Così che, se qualcuno vuole seguire un mozione dello Spirito e
si avvicina cercando Dio, non si
incontrerà con la freddezza di
una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono
chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita
ecclesiale, tutti possono far parte
della comunità, e nemmeno le
porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione
qualsiasi. Questo vale soprattut-
to quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per
i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli.[51] Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali
che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di
frequente ci comportiamo come
controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non
è una dogana, è la casa paterna
dove c’è posto per ciascuno con
la sua vita faticosa.
48. Se la Chiesa intera assume
questo dinamismo missionario
deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però chi dovrebbe privilegiare? Quando uno legge il Vangelo incontra un orientamento
molto chiaro: non tanto gli amici e vicini ricchi bensì soprattutto i poveri e gli infermi, coloro
che spesso sono disprezzati e dimenticati, «coloro che non hanno da ricambiarti» (Lc 14,14).
Non devono restare dubbi né
sussistono spiegazioni che indeboliscano questo messaggio tanto chiaro. Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati
del Vangelo»,[52] e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad
essi è segno del Regno che Gesù
è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la
nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli.
49. Usciamo, usciamo ad offrire
a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò
che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata,
ferita e sporca per essere uscita
per le strade, piuttosto che una
Chiesa malata per la chiusura e
la comodità di aggrapparsi alle
proprie sicurezze. Non voglio
una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e
procedimenti. Se qualcosa deve
santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che
tanti nostri fratelli vivono senza
la forza, la luce e la consolazione
dell’amicizia con Gesù Cristo,
senza una comunità di fede che
li accolga, senza un orizzonte di
senso e di vita. Più della paura di
sbagliare spero che ci muova la
paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili,
nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è
una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc
6,37).
V
Evangelii GAUDIUM
29 giugno 2014
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
29 giugno 2014
Il nuovo presidente
del Serra Club
Una
testimonianza
ricca di opere
el giardino della Barcarola, dove
N
l’estate faceva sentire in anticipo i
suoi "bollori", si è tenuta la serata
conclusiva dell’anno sociale del Serra
Club le cui finalità sono al sostegno
delle vocazioni al Seminario di Livorno. Presente il Vescovo, mons. Simone Giusti, il presidente, Paolo Lugetti
ha passato il martelletto al nuovo presidente che ricoprirà l’incarico per
l’anno 2014-15, Giovanni Mancusi
(nella foto).
L’anno appena trascorso è stato molto
denso e fitto di avvenimenti e il tema
sul quale l’anno si è tenuto poneva attenzione alle virtù teologali: Fede,
Speranza, Carità Molto interessanti
gli incontri di cui molti aperti alla cittadinanza con tematiche assai attuali.
Fra le presenze prestigiose ricordiamo
il Cardinale di Firenze, Giuseppe Betori che ha presentato l’Encliclica di
Papa Francesco Evangelii Gaudium, il
Caporedattore della Radio Vaticana il
Dr. Luca Collodi che ha parlato de "
La Chiesa nel mercato dei media", il
Sostituto Procuratore di Livorno, il
Dr, Massimo Mannucci che ha trattato il delicatissimo tema del binomio
carità e giustizia e del Comandante
dell’Accademia l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che ha tenuto una
relazione su "La centralità dell’etica
nel processo formativo". Una menzione particolare va all’incontro tenutosi alla Leccia dove don Raffaello
Schiavone, teologo morale, ha trattato
il delicatissimo tema sui divorziati risposati che bussano alla porta della
Chiesa.
Il Vescovo, ringraziando il Serra per il
sostegno costante al Seminario che in
questi ultimi anni ha visto crescere le
presenze, sono ben quattordici i seminaristi e quattro giovani hanno fatto domanda per entrare prossimamente, ha poi accolto sette nuovi soci:
Franca Antonacci, Marcello Barghigiani, Roberto Barbieri, Luigi Casale,
Giancarlo Cauteruccio, Mario Di Stefano e Nicolò Tinebra. Ospiti d’onore
della serata il Dr. Mannino da poco
nominato Commissario della Misericordia di Livorno e l’ex Prefetto di Livorno il Dr. Andrea De Martino. La
sala vedeva per ogni tavolo dei pieghevoli che ricordavano le tappe significative del recentissimo viaggio di
Papa Francesco in Israele con riportate alcune sue espressioni durante la
visita.
Il cappellano del Serra, padre Gabriele Bezzi a chiusura della serata, ha invitato a fare delle parole "onore", "responsabilità" e "onestà" un vademecum per il nostro agire; spesso sentiamo tante parole, ma sono inconsistenti perché non accompagnate dalle
opere; c’è bisogno di maggior silenzio
e di una testimonianza ricca di opere.
Dobbiamo pertanto supplicare lo Spirito Santo che rinnovi la Pentecoste,
benedica la nostra città e sostenga le
vocazioni per la nostra amata Diocesi.
Mo.C.
■ UNA NUOVA ESPERIENZA PASTORALE Stare vicino alle persone sole e agli anziani
L’intervista
a Suor Gabriella
Giugliucci, tra
i responsabili
della formazione
dei volontari
della pastorale
degli anziani.
Durante la festa
del Corpus
Domini
i partecipanti
al corso sono
diventati
Ministri
straordinari
dell’Eucaristia
iniziato lo
scorso marzo e si
è concluso nei
giorni scorsi,
nella festa del Corpus
Domini, il percorso di
formazione liturgicopastorale, “Farsi
prossimi” che ha visto i
partecipanti diventare
anche ministri
straordinari
dell’Eucarestia.
Già da diversi anni,
diverse donne e
uomini della nostra
diocesi, collaborano
con i parroci nella
visita degli ammalati e
ai sofferenti, un aiuto
prezioso per
l’evangelizzazione, e
l’assistenza ai più
deboli.
Abbiamo intervistato
suor Gabriella
Gigliucci per farci
raccontare com’è
andata questa prima
esperienza formativa.
È
Quante persone hanno
seguito il corso di
pastorale "farsi
prossimi"? Qual’era
l’etàmedia ? Da quali
parrocchie
Farsi prossimi
dprovenivano e quali
sono state le
motivazioni che li
hanno spinti a seguire
il corso?
«Hanno frequentato in
media 70 persone, di
varia età, purtroppo
pochi giovani ma nel
complesso persone
abbastanza giovani.
Nonostante le diverse
età il cuore di tutti è
giovane e la voglia di
mettere il tempo, le
capacità, le energie a
servizio degli altri è
grande.
Le parrocchie di
provenienza sono
quelle della città anche
se non tutte erano
rappresentate: la
Cappellania
dell’Ospedale, il Sacro
Cuore, S. Seton, Ss.ma
Trinità, S. Agostino, S.
Matteo, S. Jacopo,
Unità Pastorale "I Tre
Arcangeli", N. Signora
del Rosario.
Le motivazioni che
hanno spinto questi
fratelli a seguire il
corso sono state
unicamente quelle di
dare una risposta a chi
li ha interpellati per un
servizio nella propria
realtà comunitaria, a
favore dei più anziani
o dei più provati nel
corpo e nello spirito, e
anche di essere
prossimo, uscendo
dalle realtà delle
propria parrocchia, per
portare la Parola di
Dio, per avvicinare alla
Comunione e per fare
un cammino con chi è
più lontano».
Il "corso" si è concluso
con la festa del Corpus
Domini dove il Vescovo
li ha istituiti Ministri
straordinari della
Comunione: hai
raccolto le impressioni
di queste persone?
Hanno già degli
impegni a cui saranno
chiamati?
«Il corso è stato
frequentato sia da
persone che da tempo
sono Ministri
Straordinari della
Comunione, sia da
persone che hanno
iniziato da poco questo
percorso. I primi sono
stati protagonisti di
esperienze molto belle,
che messe in comune,
hanno spinto i nuovi
ad aprirsi con maggiore
slancio in questo
ministero, del quale
mai ti senti degno, ma
sempre "servo". In essi
si è consolidata la
volontà di essere
sempre disponibili per
andare a portare Gesù a
chi ha delle difficoltà».
Essendo il primo anno
cosa andrà migliorato o
cambiato nella
prossima edizione?
«Credo che vada
migliorato il modo di
coinvolgere un po’ più
tutti, con incontri che
siano dedicati allo
scambio di esperienze,
a momenti di
preghiera… inoltre c’è
da organizzare il corso
per il V Vicariato.
Per non moltiplicare
tanti impegni, credo
che la SFOP, o la
Scuola di Formazione
in genere, potrebbero
dedicare delle lezioni
allargando alla
presenza dei Ministri
Straordinari della
Comunione,
specialmente quando
si fa Formazione
Biblica, o Liturgica,
considerando poi il
tutto
nell’aggiornamento per
il rinnovo del
Mandato».
Cosa vorresti dire a
coloro che hanno
frequentato e a coloro
che vorrebbero farlo il
prossimo anno?
«Per quelli che hanno
frequentato questo
anno l’unica parola che
direi è: GRAZIE, grazie
per il clima di stima
che si è creato, per
l’attenzione, la
partecipazione. Per
quelli che desiderano
partecipare l’anno
prossimo, direi:
GRAZIE, per lo spirito
di gratuito servizio con
cui vi appresterete a
vivere come "mandati"
sul vostro territorioquartiere, a favore dei
più lontani e di coloro
che devono essere
accompagnati verso il
Signore Gesù».
c.d.
ALLA PARROCCHIA DI SANTA LUCIA, LA CONCLUSIONE DELL’ANNO ECUMENICO
Lo Spirito ci insegna a parlare la stessa lingua
resso la Chiesa di S.
Psi èLucia
ad Antignano
tenuto l’incontro
di preghiera
ecumenico conclusivo
dell’anno pastorale. Le
Confessioni presenti e
alcuni rappresentati
delle Aggregazioni
laicali diocesane,
hanno voluto così
ringraziare il Signore
per il cammino fatto
insieme segno e
testimonianza di
unità. Don Piotr,
delegato ecumenico
della Diocesi, ha
ribadito infatti che pur
non potendo avere
una unità
organizzativa è
possibile però avere quella della
condivisione e dell’agire.
Lo Spirito, nonostante noi parliamo
"diversi dialetti" ci insegna a parlare la
stessa lingua; spesso c’è la paura delle
lingue che non conosciamo, che non
riusciamo a comprendere; ma la
diversità non ci deve spaventare. Nel
Cenacolo, pur venendo da esperienze
diverse, gli apostoli riuscivano a parlare
e ad esprimere la bellezza dell’unica
lingua.
Sono state ricordate anche le parole di
Papa Francesco alla Delegazione del
Consiglio Ecumenico delle Chiese che
sottolineano come dal Concilio
Vaticano II, superando le
incomprensioni reciproche siamo
pervenuti ad una sincera collaborazione
Nella foto a lato, da sinistra: il
pastore valdese Daniele Bouchard,
il pastoreThomas Hagen
e la pastora battista Lidia Giorgi,
don Piotr Kownacki e la pastora
avventista StefaniaTramutola
ecumenica e ad un
crescente "scambio di
doni" tra le diverse
comunità. La via verso la
comunione piena e
visibile pur essendo un
cammino ancora arduo e
in salita ha bisogno
fondamentalmente della
preghiera. "Solo con
spirito di preghiera umile
e insistente si potrà avere la necessaria
lungimiranza, il discernimento e le
motivazioni per offrire il nostro servizio
alla famiglia umana, in tutte le sue
debolezze e le sue necessità, sia
spirituali che materiali".
Al termine delle preghiere è stto rivolto
un caldo e affettuoso saluto alla Pastora
Avventista Stefania Tramutola, che in
questi ultimi due anni ha guidato le
comunità di Pisa e Livorno. Essa
ringraziando ha espresso la gioia per i
tanti amici incontrati, ricordando che
l’amicizia nasce se siamo noi i primi ad
essere amici per gli altri.
Mo.C.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
29 giugno 2014
VII
■ L’APPROFONDIMENTO STORICO A CURA DI padre Luca Giustarini osbv
Serbate a Maria il più saldo degli affetti
pellegrinaggi
antichi, cui abbiamo
accennato, fatti in
tempi che
richiedevano grandi
sacrifici per la
mancanza di mezzi di
comunicazione,
sebbene devoti e
frequenti, non possono
stare a confronto con i
Pellegrinaggi Regionali
della Toscana che
iniziarono nel 1895.
Il 10 Dicembre 1894
compivasi il sesto
centenario della
traslazione della Santa
Casa dalla Dalmazia a
Loreto; onde, dal primo
di detto mese a tutto il
1895, era stato aperto
un generale
pellegrinaggio a quel
celebre Santuario. Di
questo avvenimento
parlavano alcuni
ecclesiastici, convenuti
per la festa alla
Parrocchia dei Santi
Cosma e Damiano a
Nugola, presso
Collesalvetti, nel
Dicembre 1894, quando
il curato di essa Don
Beniamino Scaiano ebbe
la felice ispirazione di
proporre che fosse
solennizzato
promovendo un
Pellegrinaggio Toscano
al Santuario di
Montenero, affinché gli
abitanti di questa
regione, che non
potevano recarsi a
Loreto, avessero modo
più facile di manifestare
la loro devozione e il
loro amore alla Vergine.
Ebbe buona accoglienza
il progetto; promisero di
volerlo effettuare, e lo
presentarono a Mons.
Vescovo di Livorno, che
lo approvò. Chiese egli il
parere degli altri Vescovi
toscani, e, avutolo
favorevole, nominò un
Comitato Centrale di
quaranta soci attivi per
l’esecuzione, nel quale a
Mons. Vescovo era data
la Presidenza onoraria e
al suo Vicario, Mons.
Eugenio Poggi, quella
effettiva.
Sorse, nello stesso
tempo, secondo il voto
espresso nel Congresso
Eucaristico di Torino,
l’idea di convocare un
primo Congresso
Nazionale Mariano. E
però vennero formate
I
NELL’AGOSTO DEL 1895
IL PRIMO CONGRESSO
NAZIONALE MARIANO
obbiamo anche dire una parola
D
del primo Congresso Nazionale
Mariano,(primo pure del mondo
due Commissioni
esecutrici; una per il
Pellegrinaggio e una per
il Congresso.
Ebbe la presidenza per la
prima il signor Cav.
Emanuele D’Achiardi, e
della seconda il P.
Filippo Villa, Barnabita.
Con la lettera pastorale
del 12 Maggio 1895
Mons. Vescovo Leopoldo
Franchi annunziò alla
Diocesi l’attuazione del
Pellegrinaggio e del
Congresso, esortando
tutti a prendervi parte
devotamente, ad onore e
gloria della gran Madre
di Dio ed a vantaggio
spirituale delle anime.
Intanto dichiarava
aperto il Pellegrinaggio
dal 23 Maggio, giorno
dell’Ascensione, al 15
Settembre dell’anno
medesimo. La mattina
dell’Ascensione pertanto
avvenne l’inaugurazione
del Pellegrinaggio a
Montenero con
l’intervento del
Comitato Centrale, dei
rappresentanti di tutte le
Compagnie con molti
livornesi, non pochi
popolani di Nugola col
loro curato promotore,
del Collegio Salesiano di
Collesalvetti, i quali tutti
ascoltarono la Messa di
Mons. Vescovo di
Livorno, e assistettero
alla Messa pontificale
dell°Abate del
Monastero.
Il periodo dei
pellegrinaggi, che doveva
chiudersi alla metà di
Settembre, si protrasse di
poi al 10 Novembre, in
cui avvenne quello di
chiusura. In questo
cattolico), perché eseguito a Livorno nel tempo e in occasione del
Pellegrinaggio Toscano a Montenero, e perché anche i Vescovi che vi
intervennero fecero il loro pellegrinaggio al Santuario. Esso si tenne,
coll’approvazione e benedizione
del Papa, nella Chiesa di S. Maria
del Soccorso, trasformata in gran
parte, in aula dall’Ingegnere Badaloni. Durò dal 18 al 22 Agosto del
1895 e le funzioni di apertura e di
ringraziamento ebbero luogo, la prima nella
Cattedrale, e la seconda nella Basilica di
Montenero.
Il suo scopo fu naturalmente la gloria di Maria Santissima, l’utilità degli individui e della
società. Si studiarono e si svolsero in esso i
seguenti quattro temi: Influenza di Maria
nella società, come tipo perfetto della donna
in ciascuno stato della medesima; Vittorie e
beneficenze di Maria a favore della società;
Gratitudíne della società a Maria; Maria e l’Italia.
Intervennero venti autorità ecclesiastice tra
Arcivescovi e Vescovi, presieduti da Sua Eminenza il Cardinale Agostino Bausa, e parecchi
illustri ecclesiastici e laici delle diverse parti
della nostra penisola. Altri Cardinali e Prelati
mandarono le loro adesioni.
tempo si fecero dalle
diverse parti di Toscana
32 pellegrinaggi al
Santuario di Montenero,
ai quali presero parte
non meno di
ottantamila persone,
senza contar quelle che
da Livorno e dai
circostanti paesi sempre
si univano ai pellegrini,
specialmente nei giorni
festivi. Fu dunque
davvero uno spettacolo
meraviglioso di
devozione, di amore alla
Vergine Madre, dato da
gente di ogni età, di ogni
sesso, di ogni
condizione sociale, che,
senza rispetto umano,
da ogni luogo muoveva
da questa bella regione
d’Italia, colla crocetta in
petto, su cui era scritto:
“In hoc signo vínces ”, i
più non curando i disagi
e le sofferenze della
grande estate, e facendo
non pochi la penitenza
di venire a piedi anche
da lontani paesi”. Questi
pellegrinaggi furono
ricordati pure da Leone
XIII.
Il 6 Maggio 1896, nel
discorso che questo
grande Pontefice tenne
ai pellegrini toscani,
convenuti in Vaticano,
parlando della
devozione alla Vergine e
al Vicario di Gesù Cristo,
pronunziò queste belle e
commoventi parole:
“Quante aberrazioni,
quante sciagure di
meno, se la devozione
all’apostolato saggio
fosse universalmente
compresa e sentita nel
mondo, come la sentite
e comprendete voi!
Quanti beni di più se
fosse la gran Vergine
invocata e onorata
concordemente da tutti
con quell’amore filiale,
onde mostrate di
invocarla e onorarla voi!
Certo Iddio è tutto: Egli
è redenzione,
misericordia, salvezza,
beatitudine; ma dopo di
Lui, la Vergine Madre
sua, e S. Pietro suo
Vicario, ecco i due astri
maggiori del
firmamento della
Chiesa, i due poli del
mondo cristiano.
Quindi amare
caramente Maria, perché
fonte sovrana di
speranza e Madre di
grazia; amare il Vicario
di Dio, perché Maestro
di verità e Guida
suprema delle coscienze.
Questi due amori sono
fatti per andare
compagni nelle anime
redente, conforme
vanno, per grazia di Dio,
nel cuore vostro. Vero è
che troppo sovente il
secolo li disconosce o li
avversa entrambi, ma ei
non sa con quanto
danno. Ben lo saprà non
appena il soffio di Dio
misericordioso avrà
dissipato la nebbia dei
pregiudizi e lo
scetticismo delle
passioni. E venga presto
quel giorno.
Quanto a voi, diletti
figli, come oggi vi
accogliamo e salutiamo
amorosamente in questo
luogo, e in voi salutiamo
altresì i vostri fratelli
assenti, similmente
seguimmo l’anno scorso
con soave compiacenza
quel movimento
spontaneo di pietà, che
trasse tanta parte della
gentil Toscana al
Santuario di Montenero.
Non resterà senza
mercede la carità che
colà Ci usaste delle
vostre preghiere. Dal
canto nostro da quel
risveglio di fede lieti
presagi traemmo in
ordine alla prosperità
morale e materiale di
Toscana tutta. Dipende
in gran parte da voi lo
avverarsi, mediante la
perseveranza. Fate di
tutto per tenervi stretti a
questa sede del Sommo
Pontificato: serbate
gelosamente a Maria,
dopo Dio, il maggiore e
più saldo dei vostri
affetti; e se, partendo da
Roma, vi venisse fatto di
recarne quindi con voi
una favilla di più, questo
sarebbe forse il più bel
frutto del vostro
pellegrinaggio”.
Nell’anno di MARIA
Nell’anno 1895 il primo pellegrinaggio regionale toscano a Montenero
VIII
TOSCANA OGGI
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