Marzo 2015 La Settimana biblica 2015 Marzo 2015 Per un nuovo progetto di umanità /1 1 di Ninetta Volpicella Do Messa con i fidanzati ore 18.30 m 6 Ven Catechesi comunitaria ore 19.30 La Settimana Biblico-Teologica è un appuntamento di grande importanza per la Chiesa diocesana e costituisce un momento qualificante per i laici impegnati in una Chiesa sempre più consapevole di operare in una società complessa. Per capire l’importanza delle settimane bibliche bisogna risalire al Concilio Vaticano II quando nel rinnovamento generale della Chiesa i Padri Conciliari, con uno sguardo lungimirante, invitavano i laici a prendere coscienza del proprio ruolo, della propria responsabilità di fronte ai problemi della società e a rispondere generosamente alle necessità di un momento storico che richiedeva impegno, presenza e competenza. Alla luce, quindi, delle indicazioni del Vaticano II occorre che i laici siano preparati e maturi nella fede per poter servire la Chiesa e la comunità con consapevolezza, convinzione e testimonianza credibile. Quest’anno la settimana teologica ha avuto come tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, lo stesso su cui la Chiesa italiana si appresta a riflettere in occasione del Convegno Ecclesiale che si terrà a Firenze il prossimo novembre 2015. Gli interventi dei qualificati relatori, pur nella diversità dell’approccio al tema (biblico-teologico, antropologico ed ecclesiale), possono ricondursi ad un denominatore comune: ripensare ad un nuovo umanesimo, significa ri-centrare la nostra vita su Gesù, ritornare alla Sua scuola. Partendo da questa premessa, appare vano e inconsistente ogni tentativo di confezionare una nuova teoria sull’uomo. È il pensiero di monsignor Antonino Raspanti che, inquadrando il tema nella prospettiva biblico-teologica, riconosce che l’uomo sfugge ad ogni definizione perché è puro dinamismo: incrocio tra realtà divina e realtà terrena. L’uomo è una via: viene da e va verso. Esattamente come il Gesù terreno che si configura come elemento catalizzante di quel divenire stupefacente in cui si concretizza il progetto salvifico di Dio e che in Lui trova la sua genesi e la meta finale. In questa chiave di lettura la creazione si configura come kenosi, come il momento straordinario in cui Dio, che per definizione è compiutezza e perfezione, non potendo superare se stesso, si abbassa ad incontrare l’uomo. Creando l’uomo Dio si autolimita, si riconosce in relazione: raggiunge l’altro da sé, l’opposto di sé, per ricondurlo a sé; nell’umanità, la divinità vive se stessa. Una visione diametralmente opposta a quella dell’uomo contemporaneo che, offuscato dal suo delirio di onnipotenza e da una ingannevole e deformata idea di libertà, si concepisce autonomo e pensa di potere svincolarsi da quella rete di relazioni che sostiene il Creato e di cui egli è solo un server. Per questo, oggi soprattutto, è necessario so- 7 Sab Prime confessioni 13 Ven Catechesi comunitaria ore 19.30 Mensile di informazione della Parrocchia “Maria SS. Immacolata” in Giovinazzo 15 Do Via Crucis parrocchiale ore 19.30 m «La globalizzazione dell’indifferenza» 18 Mer con l’intento di farvi leggere e conoscere la Lettera pastorale del Vescovo sulla carità (dal titolo Educare alla carità), abbiamo pensato di pubblicare, sul nostro Giornale, i passaggi più importanti e significativi. In questo numero riportiamo alcune parti del primo capitolo che si sofferma a riflettere sul verbo Vedere. 19 Gio San Giuseppe (onomastico don Giuseppe) «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico» (Lc 10,30) 20 Ven Via Crucis per bambini ore 19.30 C’è in questo viaggio l’esperienza di ogni persona umana. Le due città, Gerusalemme e Gerico, segnano i punti estremi di un percorso umano e spirituale che racchiude il racconto della vita. Non sappiamo se Gesù prende lo spunto da un fatto realmente accaduto […] o se, invece, inventa lui stesso la scena. Certo è che tutto lascia intendere che la “discesa” dell’uomo della parabola è come il paradigma delle tante discese dell’uomo nella travagliata esistenza di questo mondo, dove, tra i vari tornanti del percorso non sempre si riesce ad evitare disavventure spiacevoli, simili alla “spoliazione” drammatica del “malcapitato” della parabola. Potremmo pensare a tutte quelle persone che, per vari motivi, trovano difficoltà nella vita. Ci sono quelli che soffrono a motivo delle condizioni di salute, ci sono quelli che non riescono a trovare un senso nella vita, ci sono quelli che sono stati depauperati, gli impoveriti, gli emarginati, gli immigrati, i rifugiati. Il campionario dei malanni è pressoché interminabile, così come gli scenari di sofferenza non conoscono battute d’arresto. 16 Lun 17 Mar Solenni Quarantore 27 Ven Sosta della Madonna Addolorata 28 Sab Sosta della Madonna Addolorata Unzione degli infermi comunitaria ore 16.30 29 Do delle Palme m stituire il trinomio Io, natura, cultura - eredità di un’epoca Liturgia penitenziale cittadina ore 19.30 ha giustamente valorizzato la ragione ma l’ha anche 31cheMar c/o Parr. San Domenico pericolosamente idolatrata - con il trinomio Dio, creazione, culto. Serva dell’umanità è e deve essere la Chiesa. A tutti essa deve offrire la possibilità di leggere la propria esperienza umana come compiuta in Cristo, che tutto riconcilia e tutto ricapitola in sé. I luoghi che questa “Chiesa missionaria” è chiamata ad ABITARE sono quelli in cui quotidianamente si vivono e si condividono le difficoltà, le ansie e le paure di una società che appare sempre più destrutturata e bisognosa di trovare, nel muro della globalizzazione dell’indifferenza, feritoie di speranza. Questi luoghi sono diventati oggi sempre più frontiere: linee di incontro/scontro tra culture, e anche tra visioni del mondo diverse dentro una stessa cultura; luoghi pericolosi ma anche di estrema ricchezza in cui è possibile, attraverso il confronto e lo scambio di esperienze, provare a costruire legami più autentici e solidi in nome di una figliolanza comune finalmente riconosciuta, che ci consegna a sentimenti di fraterna reciprocità. È su queste soglie che più facilmente potremo incontrare Gesù, toccarlo ed esserne toccati. La mappa dei “malcapitati” oggi […] Di fronte a tale situazione noi cosa facciamo? Certo non può rappresentare un alibi quella previsione del Signore nel vangelo: «I poveri li avrete sempre con voi» (Mt 26,11). Se da una parte quella previsione si riscontra in ogni epoca della storia, d’altra parte essa non può giustificare la nostra inerzia, pigrizia e le nostre inadempienze. Il Signore stesso infatti in tante altre parti del vangelo ci sollecita a combattere il male, in qualunque forma si presenti. […] Tempi duri, dunque, sono i nostri, e proprio per questo essi chiedono un supplemento di cuore e di azione. […] Papa Francesco nel messaggio pubblicato per la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato 2015, fa appello a una «globalizzazione della carità e della cooperazione». Occhi per vedere Occorre uno sguardo attento rispetto al mondo della sofferenza e della povertà. Il senso del “vedere” corrisponde, in questo caso, a quello dell’osservare, dell’accorgersi, del rendersi conto, del cercare. […] Così si misura la qualità della nostra fede, dando prova di essere non cristiani di facciata ma di sostanza. Qualche volta ci si ferma alla segnalazione: si pensa di aver fatto tutto il proprio dovere informando le organizzazioni “deputate” al servizio del soccorso, e demandando ai “professionisti” della carità il compito di intervenire. Anche in questo caso non ci allontaniamo molto dal comportamento dei primi due personaggi della parabola. Occorre, perciò, guardare con occhi di compassione e sentire sulla propria pelle il dolore e la sofferenza di chi è in difficoltà, sapendo che ogni uomo è mio fratello e ogni donna è mia sorella nel vincolo del Dio-Amore. Si è veramente “prossimi” quando si riesce a «mettersi addosso gli occhi dei poveri», per usare un’immagine tanto efficace di don Tonino Bello. di N. Volpicella di don Gianni p.4 pp.3-4 Il grazie al Consiglio uscente e il buon lavoro al nuovo 4 Si può dire che l’indifferenza sia l’atteggiamento diametralmente opposto alla carità. Indifferente è colui che mantiene e ostenta mancanza assoluta di partecipazione o interesse, è il non curante, l’apatico. Purtroppo, tale atteggiamento è diventato una “malattia globale”, in un mondo pieno di egoismi. Occorre uno sguardo più attento per accorgersi dell’altro e nello stesso tempo un cuore più tenero, per essergli vicino. Assistiamo, invece, al trionfo dell’indifferenza e dell’individualismo che conduce alla morte della carità e della solidarietà, della pietà e della compassione, alla morte dell’umanità. A riguardo non possiamo non ricordare quel grido d’allarme di Papa Francesco a Lampedusa, circa la «globalizzazione dell’indifferenza». […] Come è possibile infatti fermarsi accanto a una persona che soffre senza caricarsi del suo dolore, senza lasciarsi cambiare da esso? Il samaritano che si ferma accanto al ferito è disposto a cambiare i suoi programmi: interrompe il suo viaggio, va alla locanda, spende i suoi soldi. Il levita e il sacerdote, con la loro indifferenza, sono il simbolo di tutti coloro che hanno sempre altre cose importanti da fare e non possono fermarsi ad accogliere la sofferenza degli altri: che non è programmata, ma si presenta sempre a noi come un imprevisto, che interrompe il ritmo ordinato delle nostre occupazioni; e ci interroga. […] Per un nuovo progetto di umanità La prima serata della Settimana Bilbico-Teologica diocesana 14 1 marzo 2015 Parrocchia Maria SS. Immacolata / Viale A. Moro - 70054 Giovinazzo (BA) / Tel.-Fax 0803942851 / e-mail: [email protected] Marzo 2015 Marzo 2015 Una lettera per chi cede il testimone... … e un incoraggiamento per chi continua la staffetta Il grazie di don Gianni al Consiglio Pastorale uscente L’«in bocca al lupo» al nuovo Consiglio Carissimi, Carissimi, vi scrivo perché sento il bisogno di ringraziarvi per l’impegno profuso in questi anni all’interno del Consiglio pastorale. Qualcuno di voi, questo impegno lo ha anche espletato per più di un mandato, manifestando una disponibilità davvero grande e un amore per la parrocchia davvero esemplare. È bello che altri amici subentrino ora in questo servizio, così come prevede il Direttorio Diocesano circa la costituzione dei Consigli pastorali: l’immagine che questo avvicendamento mi fa venire in mente è quella sportiva del passaggio del testimone nella gara atletica della staffetta. Chi termina il giro della pista, non si ritira incurante negli spogliatoi né assiste indifferente alla corsa degli altri componenti del suo gruppo. Al contrario, rimane lì ad incitare e ad incoraggiare l’amico che ha afferrato il testimone. Perché, alla fine della gara, a vincere sarà tutta la squadra. È così, dunque, che vi immagino d’ora innanzi: atleti sempre attivi, partecipativi e pronti ad affrontare una gara, quella della testimonianza della fede, che non finisce mai e che ha come suo ultimo obiettivo la crescita spirituale di tutta la Comunità. Che non accada allora che vi sentiate “rimpiazzati” da altri! Che non accada, insomma, che cediate alla sindrome da “limoni spremuti e buttati”! Questa tentazione purtroppo serpeggia molto nelle nostre realtà ecclesiali ed è il segno negativo di una spiritualità vuota, falsa e sterile. Una spiritualità che spinge a vivere il servizio come potere e non come dono gratuito. Una spiritualità che innesca pericolose dinamiche di gelosie e rancori. Non è così per voi, ne sono certo! E questo mi rende molto sereno e fiducioso. E vengo così al secondo motivo di questa mia lettera: insieme con don Giuseppe e Tonio, continuerò a contare sulla vostra disponibilità, sul vostro servizio, sul vostro impegno fattivo e disinteressato. La parrocchia ha ancora molto bisogno del vostro prezioso contributo. E poiché non voglio rendere formale questo mio ringraziamento, termino qui salutandovi con semplicità d’animo e con sentimenti di fraterna amicizia. Don Gianni I membri del nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale (2015-2019) Fiorentino don Gianni Milillo don Giuseppe Colamartino diac. Tonio Minervini P. Vito Amoia Angela Amoia Vincenzo Bologna Tommaso Carbonara Domenico Carlucci Antonio Catanzaro Teresa Colaluce Maria Depalo Chiara Fichera Armando Fiorella Dino Gravina Silvia Lanzellotti Vito Marzano Anna Monica Mastropasqua Donato Minervini Wanda Palermo Cosimo Piscitelli Anna Piscitelli Pina Rubini Giovanni Scivetti Valeria Siracusa Antonio Tatulli Franco Ventura Valeria vi scrivo perché sento il bisogno di rinnovarvi il mio ringraziamento per aver risposto generosamente all’invito di far parte del nuovo Consiglio pastorale (CPP). Per quanto possa lusingarvi essere membri di questo prezioso organismo di partecipazione, mi rendo pur conto che di fatto questo è un impegno che si aggiunge ai tanti che già avete. Grazie di cuore, dunque, per la vostra squisita disponibilità! Lasciate a questo punto che approfitti dell’occasione per condividere con voi alcune preoccupazioni e speranze che mi porto nel cuore. So bene che il CPP è solo uno dei tanti strumenti di cui la parrocchia si serve per svolgere un’azione pastorale incisiva ed efficace! E che, pertanto, sarebbe un grosso errore pretendere da esso più di quanto gli compete. Ma è anche vero il contrario: che cioè sarebbe un errore ancora più grande chiedere ad esso meno di quanto in realtà è chiamato a realizzare. Cosa vi chiedo, allora, all’inizio del vostro mandato?! Anzitutto di amare la parrocchia! Sì, vi chiedo di sentire la Comunità come una realtà a voi cara; di tenerci molto alla sua crescita; di spendervi per il suo bene. E vi chiedo, per questo, di far crescere l’amicizia all’interno del gruppo, di rendere più intensi e profondi i rapporti tra di voi. Vi chiedo, insomma, di sentirvi davvero una squadra, un gruppo affiatato; di essere collaborativi, di remare tutti nella stessa direzione, di lavorare con la medesima passione, di superare con maturità cristiana eventuali divergenze e contrapposizioni. Un’ultima cosa vorrei dirvi: aiutiamoci reciprocamente ad individuare e ad affrontare le nuove sfide che la società – e quindi, la nostra città e il nostro quartiere – ci pongono dinanzi. Le sfide ci stanno per essere attraversate, non per venire diplomaticamente bypassate, né per lasciarsene travolgere. Le sfide vanno appunto… “sfidate” con fiducia, con tenacia, con grinta, addirittura con allegria! Non meravigliatevi di queste parole: non sono mie, ma di Papa Francesco (Evangelii gaudium – EG – 277; 109). E per affrontare queste sfide con spirito cristiano occorre un grande entusiasmo missionario. Perché il vero problema oggi non è quanti sono i cristiani, ma quanto noi siamo cristiani. Volete un esempio semplice ed immediato? Eccone uno: cento candele spente non ne accendono nessuna; ma dieci (in questo caso dovrei dire 27) candele accese ne accendono cento e più di cento. È bene convincersene: ormai è al capolinea un cristianesimo fatto di riti e di convenzioni; è morto da un pezzo il cristianesimo dell’abitudine, è scoccata l’ora del cristianesimo dell’innamoramento. Il Papa ci invita a vivere questa “nuova tappa dell’evangelizzazione” guardando a Maria Santissima, la Stella polare della nuova evangelizzazione, «perché ogni volta che guardiamo a lei, torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto» (EG 288). Certamente, dovremo affrontare sfide ardue e faticose; dovremo operare cambiamenti nella mentalità e nei comportamenti, ma permettetemi di citare un proverbio cinese: «Quando soffia forte il vento del cambiamento, alcuni alzano muri; altri, più saggi, costruiscono mulini a vento». Nel campo della pastorale e dell’evangelizzazione – vi prego – giochiamo al rialzo! Aiutatemi a pensare che, a Dio piacendo, si possa realizzare il sogno di una parrocchia più aperta, più accogliente, più profetica; insomma, una parrocchia dal volto giovane e controcorrente come quella proposta proprio a noi dall’amatissimo don Tonino nell’omelia pronunciata in occasione della posa della prima pietra il 14 luglio 1984. Mentre vi rinnovo di cuore la mia gratitudine, vi saluto con affetto Don Gianni 2
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