protocollo mindfulness psicosomatica

 4 Educazione alla consapevolezza globale e alla salute psicosomatica “Programma di educazione alla consapevolezza globale di sé e degli altri, per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare attenzione ai giovani disagiati e a rischio”, approvato e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi dell’art. 12, comma 3, lett f), legge 7 dicembre 2000, n.383, anno finanziario 2013. In collaborazione con l’UNESCO -­‐ FICLU Federazione Italiana Club e Centri UNESCO. _____________________ SOMMARIO DELLE PRATICHE DI CONSAPEVOLEZZA -­‐ PROTOCOLLO MINDFULNESS PSICOSOMATICA -­‐ -­‐ 21 Luglio 2014 -­‐ Il “Progetto Gaia” è un programma di “Programma di educazione alla Consapevolezza Globale di Sé e degli altri" ideato e sviluppato dall’Istituto di Psicosomatica PNEI dell’associazione Villaggio Globale, che è stato approvato e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il progetto prevede la realizzazione di interventi educativi attraverso pratiche di consapevolezza globale e psicosomatica di provata efficacia clinica documentata da ricerche scientifiche. Queste pratiche “dolci” agiscono stimolando la consapevolezza e le risorse naturali insite nella persona, possono essere praticate da tutti e non hanno effetti collaterali. L’intervento è rivolto a bambini/e e ai giovani fino ai 30 anni, in particolar modo ai soggetti in situazione di disagio sociale. I QUATTRO LIVELLI DEL PROTOCOLLO MINDFULNESS PSICOSOMATICA – PMP Il Protocollo Mindfulness Psicosomatica è un sistema di sviluppo della consapevolezza globale di Sé che può essere utilizzato su quattro livelli di intervento che corrispondono a progressivi aumenti di difficoltà clinica medica e psicologica.: Primo livello: il primo livello del Protocollo PMP utilizza solo tecniche di facile apprendimento, di provata efficacia e senza effetti collaterali. Contribuisce a sostenere e a rinforzare la parte sana della persona: la percezione e la fiducia di Sé, la vitalità fisica, l’espressione emozionale, la capacità relazionale e la visione positiva sociale. Si utilizza con i bambini e con le persone di ogni età. Può essere utilizzato da chiunque abbia fatto il training base di formazione intensiva di 3+2 giorni o un analogo training condotto da nostri formatori. Secondo livello: il secondo livello del Protocollo PMP utilizza tecniche psicosomatiche leggermente più profonde e clinicamente più efficaci che tendono a sviluppare una maggiore consapevolezza dei blocchi psicosomatici e delle emozioni “negative” o “positive” ad esse associate. L’utilizzo del secondo livello del Protocollo PMP richiede un training di formazione più approfondito, che normalmente dura 300 ore (o di almeno 120 ore (15 giorni) per psicologi e psicoterapeuti), in cui si lavora sulle proprie emozioni e sui propri blocchi psicosomatici e condizionamenti. Il secondo livello deve essere utilizzato solo su persone senza traumi fisici o psicologici. Terzo livello: il terzo livello del Protocollo PMP può essere utilizzato solo da medici o psicologi laureati e solo dopo almeno due anni (600 ore) di training pratico e teorico approfondito. Il terzo livello utilizza infatti tecniche molto profonde e ad alta efficacia, che permettono di prendere consapevolezza dei ricordi infantili spiacevoli e dei traumi, e che per questo sono in grado di risanare e normalizzare velocemente le persone. Tuttavia l’uso inappropriato di queste potenti tecniche da parte di persone prive di un’adeguata base clinica ed esperienza professionale medica o psicologica, possono anche generare squilibri e danneggiare la persona. Quarto livello: il quarto livello utilizza il Protocollo PMP su pazienti psichiatrici o con disturbi di personalità. Il quarto livello quindi può essere utilizzato esclusivamente da psichiatri o psicoterapeuti e solo dopo almeno tre anni (900 ore) di corso di formazione. 1 PRIMO LIVELLO Tecniche consigliate agli allievi che hanno fatto il Corso di formazione del Progetto Gaia o la 1° settimana della psicosomatica. LE TECNICHE PSICOSOMATICHE DOLCI DEL “PROGETTO GAIA” Le tecniche di primo livello Le tecniche di primo livello sono pratiche che partono dalla consapevolezza di Sé o mindfulness che è la pratica più validata dalle ricerche scientifiche internazionali, e si sviluppano in differenti direzioni per migliorare l’essere umano nelle sue dimensioni fisiche, emotive e psicologiche. Queste tecniche sono state scelte tra centinaia di tecniche simili per le loro caratteristiche di: 1) semplice presentazione, 2) facile sperimentazione pratica da parte di tutte le persone, 3) provata efficacia in ambito preventivo e clinico, scientificamente dimostrata da un vasto numero di ricerche internazionali, 4) assenza di effetti collaterali e controindicazioni. Queste tecniche possono quindi essere proposte, con le modalità da noi indicate, ad ogni tipo di persone come bambini e ragazzi, ma anche alle persone più a rischio come: disabili, malati gravi o terminali, pazienti psichiatrici, carcerati e anziani. Si utilizza come base la consapevolezza del respiro o mindfulness a cui abbiamo aggiunto il nome psicosomatica in quanto sono state apportate leggere e non sostanziali modifiche per adattarla allo spirito dei nostri tempi e alle esigenze di un intervento sul benessere psicofisico globale. Parallelamente a questa pratica di consapevolezza di Sé abbiamo aggiunto e integrato nel protocollo PMP che prevede una serie di pratiche di consapevolezza corporea come: l’“esplorazione corporea” o “body scan”, gli esercizi di energetica, di danza e movimento, orientati a sciogliere le tensioni corporee e riequilibrare squilibri fisici-­‐energetici. Abbiamo aggiunto le pratiche di Intelligenza Emotiva e di “esplorazione dei blocchi psicosomatici” o “body scan psicosomatico” e le “condivisioni”. Quest’ultime permettono di prendere maggiore coscienza delle tensioni e delle emozioni trattenute o inibite. Abbiamo anche inserito pratiche di consapevolezza psicologica, etica, scientifica ed ecologica, più orientate agli aspetti cognitivi al fine di sviluppare le direttive internazionali dell’UNESCO e del Ministero dell’Istruzione. Mindfulness: errori da non fare: no visualizzazioni, no induzioni, no controllo La consapevolezza mindfulness è uno stato naturale e spontaneo dell’essere e richiede solo la percezione della realtà, senza giudizi, accettando e osservando ciò che si sperimenta dentro di Sé. Ogni forma di visualizzazione o immaginazioni guidate (es: immagina di essere su un prato…) ostacola la percezione diretta della realtà corporea o interiore e quindi è da evitare. Va evitata anche ogni forma di “induzione positiva” come usare una voce suadente e melliflua per indurre uno stato forzatamente positivo: nella mindfulness non si cerca di “essere positivi” ma si accetta senza giudizi la realtà del proprio vissuto, sia piacevole che spiacevole. Il risultato di questa consapevolezza non giudicante porta poi ad uno stato spontaneo e autentico di pace e amorevolezza, non indotto. La consapevolezza mindfulness non è un “controllo” del respiro (come nello yoga o nel training autogeno) ma è una osservazione consapevole del respiro spontaneo e senza nessun controllo. Ogni forma di controllo, anche sottile, del respiro, del corpo o del vissuto emotivo è quindi da evitare. 2 La PIRAMIDE del “controllo della mente”: le logiche del vecchio paradigma Le scoperte delle neuroscienze evidenziano che la salute psicofisica è il frutto di un armonico “equilibrio di rete” tra le funzioni istintive-­‐corporee mediate del cervello rettile, dalle funzioni emotive-­‐affettive mediate del cervello mammifero e dalle funzioni cognitive-­‐intellettive superiori mediate dai due emisferi della corteccia. Il neurofisiolgo Paul MacLean, che propose la teoria dei tre cervelli, evidenziò che esistevano delle evidenti conflittualità tra gli istintivi (rabbia, paura e sessualità), le emozioni e la mente. In ogni scuola si osservano allievi con comportamenti aggressivi, violenti, sessuali (bullismo, reattività) o con manifestazioni di eccessiva paura (isolamento, evitamento) in cui la componente istintiva del cervello rettile è eccessiva e non regolata dalla dimensione affettiva-­‐relazionale o dai valori etici e sociali del cervello superiore. In questa situazione vanno tendenzialmente sviluppate le pratiche affettive e relazionali presenti nel Progetto Gaia (esplorazione corporea ed emotiva, condivisione, percezione del gruppo-­‐classe, etica globale). Più frequentemente invece assistiamo ad una eccessiva tendenza del cervello cognitivo superiore che “controlla e inibisce” l’espressione spontanea delle emozioni e dei comportamenti fisici istintivi. Alla base di questo eccessivo controllo troviamo una serie di strutture psicologiche (super-­‐
io, giudizi sociali) che si manifestano come: esagerata paura di esprimere se stessi e i propri pensieri, eccessiva timidezza, vergogna a mostrare le prorie emozioni, sproporzionato timore del giudizio dei compagni e degli adulti. Questo atteggiamento nasce dal modello “piramidale” su cui era e ancora è fondata la vecchia società, patriarcale, dittatoriale, basata sul potere e la sottomissione, su “comando e ubbidienza”, che corrisponde al vecchio modello sia famigliare che didattico dove il padre/docente impone nozioni alla classe, dove le informazioni o i comandi vengono dati “dall’alto al basso”. Dentro di noi questo vecchio modello psicologico si manifesta come: “la testa comanda, il corpo ubbidisce”. Questo modello viene applicato, anche se in modo meno evidente, nelle normali pratiche di ginnastica, di danza, di yoga, di rilassamento antistress, dove “la mente comanda al corpo” di fare esercizi ginnici, di stare in posizioni estreme (danza classica), di mantenere fisse le posizioni (yoga, tai c’i), di controllare il ritmo del respiro (pranayama), addirittura imponendo al corpo di rilassarsi (training autogeno e simili). Questo stato di eccessivo controllo, molto frequente nella società industrializzata, può essere alleggerito e regolato dalle pratiche di consapevolezza corporea come la mindfulness, gli esercizi di energetica, la condivisione empatica, il disegno e le tecniche di movimento e danza libera. Possiamo passare dal controllo alla consapevolezza, dall’autorità all’autorevolezza. La RETE UNITARIA della “consapevolezza globale”: il paradigma del Progetto Gaia È fondamentale comprendere che la mindfulness genera un’attitudine a NON CONTROLLARE ma ad osservare e ACCETTARE il respiro, il corpo, le emozioni e i pensieri così come sono: piacevoli o spiacevoli che siano, riducendo i giudizi e le paure che sottostanno al controllo e all’inibizione. L’esperienza della consapevolezza mindfulness è un’esperienza unitaria dell’essere, in cui non c’è più separazione tra testa e corpo, in cui tutto respira naturalmente e liberamente, in cui ci si sente consapevoli e sensibili senza sforzo alcuno. Per questo tecnicamente chiamiamo questo stato: “Consapevolezza Globale“ o di “Esperienza del Sé Psicosomatico”. La consapevolezza di Sé genera un senso di semplicità, spontaneità e naturalezza dell’essere. Questa è la base umana del nuovo paradigma scientifico o paradigma olistico-­‐sistemico (dal greco Olos: il tutto, l’intero) che si basa sull’esperienza e sulla comprensione dell’unità delle cose e della loro profonda interrelazione. Questo è il modello di una possibile società globale, è più umana, etica e sostenibile. La pratica della consapevolezza produce una “presenza empatica” che risulta essenziale nel generare il senso di appartenenza e di fiducia tra persone (allievi) che porta a formare un gruppo-­‐classe. Il Protocollo PMP del Progetto Gaia prevede un’atmosfera di fondo basata sul rispetto, la gentilezza, l’ascolto e il non giudizio. Questo paradigma genera una dimensione di rilassamento e accettazione nella classe. Il docente passa dall’essere autoritario, rigido e distaccato, ad essere una presenza autorevole, empatica e presente. Questo atteggiamento di base si trova in ogni pratica del Progetto Gaia, dagli esercizi di energetica, al disegno psicosomatico, all’esplorazione dei blocchi alle condivisioni finali. 3 MINDFULLNESS PSICOSOMATICA PRATICA BASE DEL RESPIRO CONSAPEVOLE PER UN’ESPERIENZA UNITARIA DEL “SÉ PSICOSOMATICO” Mindfulness, letteralmente “pienezza della coscienza”, è uno stato di consapevolezza del presente senza giudizi. Utilizziamo la mindfulness come tecnica base per sviluppare una consapevolezza globale di Sé da cui parte l’intero percorso di benessere psicofisico, orientato alla liberazione dei blocchi e alla crescita personale. La mindfulness è una tecnica semplice ed essenziale per sperimentare una consapevolezza psicosomatica di Sé in cui scompare la divisione tra corpo, emozioni e mente ed emerge la coscienza unitaria dell’essere. 1° Fase: Preparazione-­‐attivazione: “esplorazione del corpo” o “body scan” leggero o “samatha”. La prima fase di preparazione, attraverso l’“esplorazione del corpo” porta a una differente consapevolezza del respiro, ad una più profonda percezione interiore, migliorando la consapevolezza di Sé. Questa prima fase può circa 10-­‐15 minuti per chi inizia. Si invitano i partecipanti a sentire il proprio respiro in modo consapevole, sensibile, non automatico e meccanico, come se l’aria fosse un’energia viva, intelligente e delicata, che accade momento per momento! Si porta la consapevolezza alle sensazioni del respiro nel corpo dall’alto al basso. Si inizia con la consapevolezza del respiro inalante ed esalante dal naso alla fronte e poi si invita la persona a sentire tutta la testa che respira fino alla nuca, come prima di dormire. Successivamente si invita la persona ad aprire un po’ la bocca e a sentire testa e gola che respirano insieme. Poi si porta la consapevolezza al respiro sul petto, alla sensazione dei polmoni che si riempiono e si svuotano e infine al cuore. Il cuore richiede un’attenzione particolare, e si invita la persona a respirarci dentro per un po’ e a sentire il piacere di respirare in quella zona. Poi dal cuore si estende alle spalle, alle braccia, fino alle mani. Dopo si porta la consapevolezza al respiro nella pancia, davanti, dietro e in basso, fino giù alle gambe e ai piedi. A questo punto dalla pancia si invita la persona a sentire tutto il corpo che respira in modo globale, a 360°, come una sfera (come un palloncino a forma di pelle) che si espande e si rilassa ad ogni respiro, ascoltando anche le zone dove non si respira bene o dove si sente tensione o dolore. 2° Fase. Consapevolezza globale. La fase più importante! Si resta in uno stato di consapevolezza globale, silenziosa e profonda, da alcuni minuti (nelle prime sessioni) fino a circa 30-­‐40 minuti. 3° Fase. Riconoscimento e realizzazione. Al momento di concludere la sessione si invitano delicatamente le persone a prendere consapevolezza della loro unità/totalità e a realizzare le sensazioni profonde di silenzio/pace/leggerezza/libertà/amorevolezza/soddisfazione che sono emerse: “Senti tutto il corpo! Senti la tua energia. Quale percezione hai del tuo essere? Che qualità è emersa dentro di te. Realizza chi sei, questa è la tua natura profonda.” Infine si invitano le persone a stiracchiarsi dolcemente e consapevolmente per poi tornare ad aprire lentamente gli occhi. Nelle sessioni più avanzate si invita a percepire il profondo spazio di silenzio come se i partecipanti si fondessero in un unico campo di energia collettiva: “Senti tutta la stanza. Che sensazione hai del gruppo? È molto utile portare la consapevolezza su questa percezione di campo, di espansione e di essere tutti uniti (vedi esperimenti di coerenza eeg collettiva). Testimonianza: In ogni momento della pratica si invita la persona, nel caso emergessero pensieri, emozioni, dolori o blocchi, a prendere consapevolezza di essi senza interagire, senza giudizi, senza cercare di liberarsene o di cambiare nulla, ma solo osservarli e ritornare alla consapevolezza del respiro. Si resta in osservazione fino a che non cambia la percezione-­‐identificazione. 4° Condivisione e consapevolezza della presenza e dei blocchi. Al termine della sessione si invitano le persone a condividere le loro esperienze e descrivere sia le difficoltà che le esperienze piacevoli. Entrambe sono importanti. Con la pratica lo spazio di consapevolezza diventa sempre più profondo, silenzioso ed espanso, come un sonno ristoratore, rilassato ma consapevole. È utile focalizzare i partecipanti su queste percezioni sottili e particolarmente benefiche per la salute psicofisica e per le relazioni con gli altri. Per quanto riguarda le difficoltà, noi chiamiamo genericamente “blocchi psicosomatici” i problemi fisici, emotivi o mentali che bloccano, ostacolano o limitano l’intensità e la profondità dell’esperienza della consapevolezza globale di sé. Per risolvere questi blocchi utilizziamo il body scan psicosomatico e le tecniche ad approccio facilitato, gli esercizi di energetica e le tecniche collaterali di attivazione psicosomatica. I blocchi sono energie fisiche, emotive e mentali congelate che, se liberate, possono diventare importanti risorse umane che ci permettono di realizzare le nostre potenzialità. (Vedi schema di presentazione della mindfulness psicosomatica a pag. 15) 4 TECNICHE DI APPROCCIO FACILITATO ALLA MINDFULNESS MEDITAZIONE DELLE VOCALI -­‐ in piedi fare A, E, I, O e U con un lungo suono-­‐respiro e sentire la vibrazione nel corpo. Al termine si ascolta la vibrazione che permane nel corpo anche dopo l’emissione del suono e successivamente si entra nel silenzio. TECNICA DEL SUONO DEL CUORE. Tecnica base per l’apertura del cuore. Si emette un suono che fa vibrare il cuore e si apre il senso dell’amore e dell’accettazione di sé e degli altri. Per chi ha il cuore molto chiuso si rievocano episodi belli e si chiede di respirare e sentire come il cuore è più aperto e luminoso e di continuare a respirarci dentro. CONSAPEVOLEZZA DEI SENSI: 1) ASCOLTARE I SUONI della natura o della città come fossimo vuoti e trasparenti e i suoni ci attraversano. Non ci si focalizza su nessun suono si resta liberi e aperti come un orecchio sferico. 2) ASSAGGIARE LE UVETTE ad occhi chiusi 3) TOCCARE E ANNUSARE LA MENTA: ad occhi chiusi si fa passare un rametto di menta e si chiede ai partecipanti in cerchio di sentire con le dita che cos’è, poi si chiede di portarsi le dita al naso, di annusarle e descrivere l’odore che si sente. CONDIVISIONE, “CIRCLE TIME”: la condivisione è lo strumento chiave per lo sviluppo dell’“intelligenza emotiva”. Si può fare in un unico cerchio o in gruppi di 4 o in coppia. Ci si guarda negli occhi. Una persona parla per 3-­‐5 minuti e gli altri ascoltano. Si invitano le persone ad ascoltare senza giudizio e a sentire se le parole o le emozioni espresse dagli altri risuonano dentro di loro. Si spiega che non si dibatte, non c’è chi ha torto o ragione. Si invitano le persone ad essere molto sincere ed autentiche. Come nell’enquiry si chiede di esplorare un argomento, con curiosità e senza cadere nei soliti preconcetti, è una ricerca della verità che ci apre a nuove prospettive e comprensioni. DISEGNO PSICOSOMATICO Il disegno psicosomatico anche se spesso si manifesta in modo molto artistico, non è un “compito” artistico, e quindi non deve essere giudicato come tale. Il disegno psicosomatico anche se spesso evidenzia aspetti interiori della persona, non è un test psicologico proiettivo e non deve quindi essere interpretato e commentato come tale. Il disegno psicosomatico è una modalità grafica/artistica che permette di esprimere sensazioni ed emozioni spesso difficili da tradurre in parole, ma più facilmente esplicabili con un linguaggio intuitivo e non verbale. Noi tutti, anche se non ce ne rendiamo pienamente conto, percepiamo il nostro corpo e le nostre emozioni interiori come “sensazioni colorate e luminose” che cambiano in relazione ai mutamenti di umore o salute. Per ottenere un eccellente risultato con un minimo sforzo è necessario seguire le seguenti indicazioni: • Il disegno psicosomatico nasce dalla percezione del proprio corpo e delle emozioni durante le pratiche di consapevolezza, (mindfulness, esercizi di energetica, danza, suono, ecc.) e del “body scan”, in particolare. • Il disegno è un momento di estrema delicatezza che permette l’espressione della creatività solo quando si sviluppa in uno spazio di libertà e di NON giudizio. • Come nello spirito della mindfulness, non devono essere proposti schemi precostituiti ma solo diventare consapevoli di quello che c’è. Non vanno quindi presentati “disegni” o fotocopie uguali per tutti che confinano le percezioni, appiattiscono la creatività e limitano la libertà individuale. • Prima della pratica di consapevolezza il docente dice ai partecipanti che dopo l’esperienza di consapevolezza ci sarà il disegno psicosomatico e ne spiega le semplici regole, suggerendo ai partecipanti di ascoltare le sensazioni “cromatiche” interne e la loro espressione “reale” (no simboli o sogni). • Le indicazioni sono semplici: “disegna quello che senti dentro usando tutto il foglio o anche più fogli. Inizia facendo una siluette del tuo corpo come la senti e poi riempila con le sensazioni che hai sperimentato. 5 •
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Si suggerisce di usare l’intero foglio. Per i piccoli anche mezzo foglio è sufficiente. Ci sono sempre bambini o adulti che comunque si disegnano molto più piccoli del foglio! Durante le pratiche di consapevolezza o body scan psicosomatico, il conduttore dell’incontro deve suggerire ai partecipanti di percepire il corpo e le emozioni in termini di colore, forma, ad esempio chiedendo: “Sentite l’occhio destro più chiaro o più scuro del sinistro?”, o “Sentite la pancia più calda o più fredda del resto del corpo”, o “Di che colore sentite in cuore? È grande o piccolo? È aperto o chiuso? È chiaro o scuro? Di che colore e forma lo disegnereste?”. “Provate a sentire il preciso colore delle vostre sensazioni ed emozioni”, e poi appena aperti gli occhi, di rappresentarle sul foglio col disegno. Ricordare che le sensazioni positive e negative sono entrambe importanti e devono essere accolte e disegnate. Si suggerisce di sentire e disegnare sia i blocchi e le emozioni negative che le sensazioni più belle e sottili, eventualmente utilizzando due fogli, uno per i blocchi e uno per le sensazioni delicate e sottili, in cui le persone raffigurano la preziosa esperienza del vuoto, del silenzio, della pace e dell’unità con gli altri. Si utilizzano preferibilmente i pastelli a cera, poco costosi, che non macchiano mani e vestiti, durano a lungo e soprattutto possono rappresentare bene le sfumature di colore e di emozioni. Possono essere utilizzati anche acquarelli o tempere ma il lavoro diventa tecnicamente molto più impegnativo. Si invitano i partecipanti a trovare il colore che più si avvicina alla propria sensazione interiore, non si prende un colore per caso (questa regola migliora decisamente con i successivi disegni) Quando i colori sono associati a sensazioni o ad emozioni è utile (necessario) scrivere a fianco, nello stesso colore, l’emozione collegata. Ad es. il rosso può voler dire passione o ferita o amore o sangue. Un azzurro può significare libertà, o freddezza, o leggerezza o altro ancora… Dal disegno deve apparire la siluette del corpo (testa, tronco, braccia, ecc..) e i colori delle principali sensazioni. Se un partecipante disegna cose astratte o immaginarie, come un fiore, un paesaggio, dei colori senza confini o altri temi di fantasia, oppure si disegna a pupazzo (testa rotonda e corpo, braccia e gambe filiformi) gli si chiede cosa ha disegnato, si accetta comunque il disegno e poi si suggerisce semplicemente di provare a raffigurare il più esattamente possibile le sue sensazioni corporee interne. Ad es. “Senti la testa, il torace o la pancia? Come li percepisci dal di dentro? Prova a disegnarli proprio con le loro forme e proporzioni reali!” Il conduttore ascolta con presenza le proprie sensazioni ed emozioni che nascono dai disegni, ma non le esprime e non si giudica mai il disegno! Né bello né brutto! Ogni disegno va bene com’è, è interessante. Quando si ha una forte sensazione spiacevole o piacevole da un disegno, si chiede alla persona di spiegare le sue sensazioni riguardo a quanto disegnato! Alcuni bambini, come adulti, amano parlare di sé attraverso il proprio disegno, altri hanno vergogna e non riescono a capire il proprio disegno o non riescono a trovare le parole adatte o hanno molto riserbo ad esprimere le proprie emozioni più profonde (alessitimia). Anche di fronte a queste difficoltà il conduttore deve conservare uno stato di neutralità e comprensione. È utile anche invitare i partecipanti a mostrare in cerchio i loro disegni e dare una valutazione positiva della varietà e delle differenti modalità di espressione, suggerendo alla fine che va bene così e che tutti quanti, con il tempo e la pratica, diventano sempre più consapevoli ed esprimeranno sempre meglio le proprie emozioni. 6 BODY SCAN PSICOSOMATICO TECNICA DI ESPLORAZIONE CONSAPEVOLE DEI BLOCCHI PSICOSOMATICI Partendo dalla tecnica base di “mindfulness psicosomatica” e dopo aver preso coscienza dei più evidenti ostacoli, si inizia questa seconda tecnica di “consapevolezza respiratoria dei blocchi psicosomatici” orientata a prendere coscienza e a sciogliere i blocchi fisici ed energetici più leggeri così da permettere alla persona una consapevolezza di Sé più globale, integra e libera. 1° Fase: Esplorazione dei blocchi psicosomatici o “body scan psicosomatico”. Dopo alcune esperienze di consapevolezza (mindfulness) si inizia invitano i partecipanti ad approfondire l’ “esplorazione del corpo” portando l’attenzione sulle difficoltà, i disagi le resistenze che chiamiamo “blocchi psicosomatici”. Si respira consapevolmente e senza giudizi nelle varie zone tese e si descrivono i “blocchi” come ostacoli al fluire dell’energia-­‐piacere, ossia la sensazione di tensione o resistenza o dolore. 2° Fase. Esplorazione e descrizione energetica dei blocchi. Da seduti, si invitano i partecipanti a portare consapevolezza al blocco psicosomatico che si ritiene più accessibile. Normalmente il cuore o la gola o lo stomaco, e ad entrare con sempre maggiore sensibilità nella percezione del blocco, sempre senza giudicare o cambiare nulla. Si invita la persona a “sentire” il blocco, a creare “uno spazio aperto” respirandoci dentro senza cercare di alterarlo o curarlo, ma lo osserviamo e descriviamo così come lo si percepisce. Che sensazione ci dà? Che forma ha? È chiaro o scuro? Che colore sembra avere? Di che materiale sembra fatto? È caldo o freddo? È grande o piccolo? Ha un colore piacevole o spiacevole? Più altre eventuali sensazioni. I più comuni blocchi psicosomatici si manifestano somaticamente ma hanno spesso origine da problemi emotivi o psicologici. Se nella pratica emergono emozioni, ricordi o immagini, si prende coscienza di esse ma si resta in uno spazio di presenza e contatto col corpo. Si invitano le persone a ricordare queste sensazioni cromatiche e le sensazioni-­‐emozioni ad esse collegate per disegnarle eventualmente al termine della meditazione. Questa seconda fase è da proporre a chi ha già sperimentato bene la 1° fase. 3° Fase. Scioglimento fisico-­‐energetico dei blocchi: Nella pratica di questa tecnica di consapevolezza psicosomatica si osserva che, semplicemente respirando nel blocco senza fare nulla, spesso il blocco si scioglie, si modifica o si riduce di intensità, soprattutto se è recente o solo fisico. La tecnica più semplice di scioglimento del blocco è quindi quella del respiro consapevole: si respira nel blocco e si lascia che eventualmente il blocco si trasformi o si muova. Si descrive come cambia il colore, la forma, la sensazione, l’emozione. Se il blocco è molto resistente nei successivi incontri si possono utilizzare le tecniche di psicosomatica di primo livello: si percepisce la tensione e si cerca di mobilizzarla e scioglierla con gli “esercizi di energetica” o con i “suoni”, o con un “massaggio dolce respiratorio” o con la “danza consapevole”. Spesso si lavora sui punti chiave (blocco di stomaco, nodo in gola, peso sul cuore, tensione alla pancia, ecc.). 4° Fase. Consapevolezza globale / mindfulness (osservazione). Dopo il lavoro sui blocchi si entra in mindfulness, in consapevolezza globale, portando i partecipanti a sentire un unico respiro che abbraccia tutto il corpo. Raggiunta questa consapevolezza si invitano le persone ad “osservare” senza giudizi le proprie esperienze appena vissute come una parte dell’intero sistema, mantenendo consapevolezza del respiro. Si invitano i partecipanti a sentire i dolori, le emozioni spiacevoli o pensieri disturbanti emersi nella sessione, non con la solita identificazione (es: “io sono triste”, “io sono arrabbiato”), ma come fenomeni che possiamo accettare con più distacco, senza l’”io”: (es: “osservo che c’è del dolore”, “osservo che c’è rabbia o tristezza”, “ho coscienza di pensieri ricordi spiacevoli”). Quest’ultima fase è particolarmente importante e riequilibrante perché facilita la capacità di osservazione distaccata dei blocchi, ossia di “disidentificazione” con i propri dolori fisici, con le emozioni spiacevoli e i pensieri disturbanti essi associati. Al termine della pratica si invita la persona a sgranchirsi dolcemente e consapevolmente, e a riaprire lentamente gli occhi. 5° Fase. Condivisione in gruppo dell’esperienza dei blocchi e della loro osservazione (testimonianza): Parallelamente a queste tecniche di body scan psicosomatico e di mindfulness, al fine di migliorare e accelerare lo scioglimento e la liberazione dei blocchi psicosomatici, si possono utilizzare anche: gli esercizi di energetica o le tecniche di meditazione di primo livello: che lavorano sui blocchi sciogliendo le tensioni muscolari, facendo fluire le energie e risvegliando la coscienza globale di sé. (Vedi schema di presentazione del body scan psicosomatico a pag. 15) 7 ESERCIZI DI ENERGETICA Gli esercizi di energetica sono una “esplorazione dinamica del corpo”, un “body scan attivo”, e portano consapevolezza del corpo e delle sue energie fluide o bloccate. Chiamiamo “energia” la semplice sensazione corporea interna (scientificamente energia elettromagnetica, elettroencefalografica, ecc.), che nel tempo diventa sempre più intensa e fluida dandoci il senso rivitalizzante e piacevole dello scorrere della vita nel corpo. Queste “tecniche di lunga vita” sono una sintesi di esercizi di yoga himalayano, tai c’i, qi gong e kum nye. ESERCIZI DI ENERGETICA DOLCE-­‐YIN: Basati sulla consapevolezza e il piacere della lentezza dei movimenti, di sentire il corpo, la fluidità del respiro, il rilassamento e il senso di pace e leggerezza. • Presenza, centratura e rilassamento: In piedi, ad occhi chiusi, portare i partecipanti a sentire le energie-­‐sensazioni del corpo e la stabilità nel momento presente. • Radicamento (grounding): si invita la persona a sentire il corpo fisico, le gambe e i piedi come sono (tesi, deboli, instabili, ecc.) e poi a trovare una posizione stabile con il bacino e le gambe, sciogliendo le tensioni e portando energia in basso fino a sentire sempre di più il radicamento a terra, la stabilità, l’appoggio dei piedi al suolo, la sicurezza “di stare sulle proprie gambe”. • Sincronizzazione. Si invita la persona a percepire ogni movimento fisico in modo energetico, sincronizzato con il respiro. • Tensioni e rilassamenti: è l’esercizio base dell’equilibrio Yin-­‐Yang e della regolazione del sistema simpatico-­‐parasimpatico. Si invitano le persone a percepire la tensione in inspirazione e il rilassamento in espirazione. Prolungare ed accentuare la tensione stringendo i pugni, schiena, faccia, natiche, gambe, e poi in espirazione sentire il rilassamento progressivo del corpo e del sistema nervoso e muscolare. • Mobilizzazioni delle giunture: stiracchiamenti respiratori nei vari muscoli e zone: piedi, gambe avanti e dietro, bacino rotazioni e spinta, slalom, lombari: piegamenti in avanti e indietro, diaframma: stiramento, torace: mani avanti, indietro, rotazione delle spalle e allungamento, torsione, stiramento braccia e mani, avanti-­‐indietro e in alto, rotazione dolce del collo, avanti e indietro, colonna come un serpente. • Aperture orizzontali: con le mani sincronizzate al respiro, dentro-­‐fuori, pancia, cuore, testa. • Aperture verticali: con le mani sincronizzate al respiro che si alza-­‐apre-­‐inspira: terra-­‐pancia, terra-­‐cuore (esercizio della palla nel lago), terra-­‐testa (esercizio del maestro). • Consapevolezza, silenzio e vuoto al termine degli esercizi si entra in consapevolezza/mindfulness. Si invitano le persone a rallentare e a fermare consapevolmente i movimenti. A restare immobili e sentire tutta l'energia e il respiro che si dilatano intorno, fino a sentire che i contorni del corpo sfumano e ci si sente uniti alla grande Vita della Terra. ESERCIZI DI ENERGETICA FORTE-­‐YANG: Sono basati sulla consapevolezza del piacere della forza nei movimenti, di sentire l’energia maschile/attiva del corpo. Sono molto utili per migliorare la sensazione di potere personale, per vincere la paura, la timidezza e il senso di debolezza e lasciare esprimere la propria forza difensiva-­‐protettiva la fluidità del respiro e il senso di pienezza. Gli esercizi yang sono fatti in piedi, sono intensi, caricano di energia, e si consiglia di farli dopo sufficiente pratica di esercizi yin. Si invitano i partecipanti a fare salire l’energia dalla pancia al cuore, gola, mani, voce, occhi. Poi a spingerla con forza all’esterno o tirarla con forza all’interno. Poi si possono tirare pugni in avanti o gomitate indietro anche utilizzando la voce, il “kiai” delle arti marziali, o il “vai via” o il “NO!”. * Questo esercizio yang va proposto con particolare attenzione ai bambini/e, invitandoli a mettersi in cerchio, in piedi, guardando verso l’esterno, e immaginare di essere una tribù che si deve difendere da lupi o animali selvaggi, poi si carica l’energia e si dice ai lupi “vai via” spingendo con le mani verso l’esterno. I bambini/e più paurosi hanno difficoltà a fare questo esercizio, ma quando lo fanno è di grandissimo aiuto per rinforzare la loro autostima e migliorare la loro forza interiore. RESPIRAZIONE GLOBALE DELLA “FONTANA” (YANG) O DELLA “CASCATA” (YIN): al termine degli esercizi di energetica si entra nello stato di consapevolezza globale. Nella “fontana” si sente l’energia che sale al centro (in inspirazione) e che si apre all’esterno scendendo (in espirazione). Nella “cascata” si sente l’energia che scende dall’alto e attraversa tutto il corpo come una doccia rilassante (in espirazione) e poi risale lentamente all’esterno (in inspirazione). 8 MEDITAZIONI PSICOSOMATICHE La maggior parte di queste tecniche di consapevolezza accomuna differenti tradizioni spirituali. Le tecniche sono scaricabili dal sito www.benessereglobale.org MEDITAZIONE NEOLITICA DELL’”ALBERO”, o della respirazione globale tra la Terra e il Cielo. Tecnica facile e di grande impatto per chi non sente bene la colonna e le gambe. Si chiede alla persona di sentirsi un albero con le gambe-­‐piedi come radici nella Terra, con il busto come tronco, le braccia e mani come rami e foglie aperte verso il Cielo, e la testa come bocciolo che poi si apre al sole e si illumina di luce. Ognuno con il suo specifico colore e profumo. Ottima per l’apertura delle “radici” (piedi) e del “fiore” sulla testa. Prima disegnare un albero => fare l’esercizio dell’albero => poi ridisegnare il Sé-­‐albero. * Tecnica facile e indicata per tutti ASCOLTARE I SUONI della natura o della città come fossimo vuoti e trasparenti e i suoni ci attraversano. Non ci si focalizza su nessun suono si resta liberi e aperti come un orecchio sferico. MEDITAZIONE SUFI DELLE VOCALI -­‐ in piedi fare A, E, I, O e U con un lungo suono-­‐respiro e sentire la vibrazione nel corpo, poi si ascolta la vibrazione del corpo in silenzio e si entra nel silenzio. SETTE SUONI -­‐ YOGA PSICOSOMATICO – (1 ora) -­‐ Percezione dei 7 livelli come aree aperte o chiuse del corpo -­‐ Da coricati, utilizzando la musica della meditazione sette suoni, appoggiando le mani sui sette centri, emettendo un suono insieme alla persona. Consapevolezza dei blocchi. TECNICA CRISTIANA ANTICA DEL SUONO DEL CUORE. Tecnica base per l’apertura del cuore. Si emette un suono che fa vibrare il cuore e si apre il senso dell’amore e dell’accettazione di sé e degli altri. Per chi ha il cuore chiuso si rievocano episodi belli e di chiede di respirare e sentire come il cuore è più aperto e luminoso e di continuare a respirarci dentro. NADABRAHMA -­‐ psicosomatica delle energie – (1 ora) Tecnica antistress per eccellenza, per tonificare le energie e calmare il sistema nervoso -­‐ da seduti, indurre una percezione globale della vibrazione nelle tre parti del corpo e lasciare andare. Più disegno. KUNDALINI – (1 ora) Lasciare fluire l’energia in tutto il corpo e poi sciogliere i blocchi (identificati i blocchi, aiutare la persona a fare fluire il respiro, il movimento e l'energia. ATISHA PSICOSOMATICA DEL CUORE – Lavoro sul cuore e sulle energie negative, ottimo per alleggerire il cuore e il corpo dalle energie negative in persone che hanno difficoltà ad esprimere le emozioni. ** Tecnica di media difficoltà, richiede già una certa sensibilità della persona. NATARAJI – (1 ora): Tecnica per imparare a lasciare andare la testa, fidarsi della propria istintività corporea rimanendo presenti. Sono 45 min. di danza libera, si invita la persona a lasciarsi andare, a “diventare la danza”, a “diventare la musica ed il movimento”. RESPIRAZIONE GLOBALE O DEL “CUORE SFERICO”, dal cuore si espande il respiro come amore a tutto il corpo e oltre. RESPIRAZIONE GLOBALE DELLA “LUCE” (al sole) si parte dagli occhi (come se la luce forma un solo grande occhio) che entra e si espande alla => testa => cuore => pancia => tutto. CONSAPEVOLEZZA ZEN DEL RESPIRO NELL’HARA -­‐ tecnica base per la guarigione della pancia. Utile per chi non sente il respiro nella pancia o provano tensioni e dolori. Si invita a respirare lentamente nella parte bassa della pancia e sentire, appoggiando la mano, la pulsazione su e giù della pancia. La respirazione deve restare lenta, meditativa e piacevole. 9 TECNICHE ARTISTICHE DISEGNO PSICOSOMATICO (vedi protocollo disegno psicosomatico). Alla fine delle sessioni esercizi fare disegnare alle persone le energie-­‐sensazioni che hanno sentito dentro durante gli esercizi. • Disegnare se stessi, fare la respirazione consapevole mindfulness e poi ridisegnare sé stessi. • Praticare il body scan psicosomatico e poi disegnare sé stessi evidenziando i blocchi/tensioni • Praticare la consapevolezza e poi disegnare sé stessi evidenziando lo spazio del silenzio • Praticare il body scan psicosomatico sul cuore e poi disegnare le emozioni positive/negative DANZA CONSAPEVOLE: esercizio facile e altamente efficace per sciogliere le tensioni e sentire il corpo più vivo e libero. Si invitano le persone a ballare ad occhi chiusi e a lasciare libero il movimento-­‐ritmo del corpo sincronizzandolo con la musica: • Danzare e “volare”: “energia fluida”, lasciare le braccia e il corpo fluire con il respiro globale ed espandere la percezione di sé. Si suggerisce di allargare le braccia come fossero “ali” e si immagina di essere un grande uccello che vola alto nel cielo, il respiro sincronizzato con le ali. • Danza tecno tribale: forte e fisica, picchiando i piedi sul pavimento, posizione “Neandertal”. • Danza meditativa e dilatata: musiche “newage” come una danza leggera e fluida. • Danza guardandosi negli occhi e imitandosi. • Danza degli animali: ballare come fossimo scimmie, serpenti, orsi, gatti, dinosauri, delfini… • Danza delle neuropersonalità: forte, dominante, debole, simpatico, timido, rigido, fantasioso. • Danza del maschile e femminile, musiche yang e ying. • Danza del pianeta: sentirsi coma le Terra che gira (conflitti e pace) TECNICHE DI CONTATTO E SOCIALIZZAZIONE CONDIVISIONE, “CIRCLE TIME”: la condivisione è lo strumento chiave per lo sviluppo dell’”intelligenza emotiva”. Si può fare in cerchio o in gruppi di 4 o in coppia. Ci si guarda negli occhi. Una persona parla per 3-­‐5 minuti e gli altri ascoltano. Si invitano le persone ad ascoltare senza giudizio e a sentire se le parole o le emozioni espresse dagli altri risuonano dentro di loro. Si spiega che non si dibatte, non c’è chi ha torto o ragione. Si invitano le persone ad essere molto sincere ed autentiche. Come nell’enquiry si chiede di esplorare un argomento, con curiosità e senza cadere nei soliti preconcetti, è una ricerca della verità che ci apre nuove prospettive e comprensioni. ESERCIZI DI CONTATTO E PRESENZA EMPATICA: molto utili per migliorare l’unità del gruppo. • Si invitano le persone a coppie, a guardarsi negli occhi e ad entrare in contatto con le mani, sentire che cosa sente l’altro, poi a chiudere gli occhi e sentire la differenza +C. • In coppia uno a lato con una mano sul petto (o sulla spalla-­‐braccio) e l’altra sulle schiena, si chiudono gli occhi, poi ci si • Contatto con le mani e con gli occhi, poi leggere i segni psicosomatici dei dolori e delle tristezze come memorie del passato, poi guardare negli occhi e con il cuore la persona davanti. Sentire amorevolezza e comunicazione. • Prendendosi per mano per 1-­‐2 minuti uno guida e l’altro segue, poi si cambia e alla fine 1-­‐2 min. di “danza delle mani insieme”. GIBBERISH: lasciare che le persone esprimano suoni, versi, facce, rumori e liberino le espressioni infantili istintive da vergogna e condizionamenti sociali. Anche guardandosi e facendo le facce. ** Tecnica facile che inizialmente può imbarazzare le persone con blocchi di espressione emotiva. TECNICA DEL MASSAGGIO DOLCE RESPIRATORIO Tecnica fondamentale di consapevolezza empatica che si fa a coppie anche con persone vestite. • Massaggio respiratorio toracico (iniziare sul cuore e aprire pancia-­‐petto-­‐ascelle) • Massaggio respiratorio viscerale (iniziare sullo stomaco e dolcemente sciogliere pancia e cuore) 10 I DIECI PARAMETRI DI STABILITÀ DEL SÈ E DELL’IDENTITÀ Questo dieci parametri sono importanti strumenti di valutazione che consentono ai docenti di stimare le difficoltà psicofisiche dei bambini/e con parametri più oggettivi e globali. I bambini/e che hanno meno stabilità nella loro identità, spesso hanno maggiori difficoltà nelle relazioni famigliari, nei rapporti sociali, o per disagi economici, culturali o di salute e quindi devono essere maggiormente tutelati e seguiti. Di fronte ad una valutazione critica della persona si consiglia di rivolgersi ad uno psicologo o psicoterapeuta. I CINQUE PARAMETRI DELL’IDENTITÀ SOCIALE O ESTERIORE La stabilità dell’identità sociale di una persona è basata dalla sicurezza esteriore riassunta nei seguenti cinque parametri: 1) Famiglia: buona relazione con i genitori, sicuri e supportanti, potrebbero essere d’aiuto se ne avesse bisogno? 2) Scuola rendimento stabile, minimamente soddisfacente? 3) Lavoro stabile, minimamente soddisfacente? (per i bambini/e: Casa protetta, vivibile, piacevole, in cui ci si sente “a casa”?), 4) Relazione sentimentale stabile, affettiva, minimamente sicura? (per i bambini/e: ha rapporti stretti, stabile, affettiva, con un coetaneo?) 5) Amici ha una rete di persone sincere e presenti, non troppo superficiali, che possono essere vicini anche quando emergono problemi più profondi? (per i bambini/e: socializza? Riesce ad interagire col gruppo? Ha una rete di persone sincere e presenti, che possono essere vicini anche quando emergono problemi più profondi). La domanda chiave da porsi è: se la persona stesse veramente male chi la potrebbe aiutare? Avrebbe qualcuno che le potrebbe essere di sostegno? Ce la fa a vivere e cavarsela da sola? I CINQUE PARAMETRI DELL’IDENTITÀ PSICOSOMATICA O INTERIORE Seguendo il percorso della “tecnica base del respiro consapevole” dobbiamo sviluppare una corretta valutazione di normalità-­‐gravità dei cinque parametri della percezione-­‐consapevolezza psicosomatica che la persona ha di se stessa. Ascoltate la nostra sensazione di fiducia o disagio e possibile rischio. In ordine temporale di esperienza: 1) Percezione/consapevolezza del corpo: normalmente la persona dovrebbe sentire tutto il corpo in modo piacevole o almeno senza dolore. Le percezioni alterate di media gravità si manifestano assenza di sensazioni corporee o come percezione del dolore. Le percezioni più critiche si manifestano come forte chiusura o grave paura a sentire il corpo o nella percezione alterata del corpo (delirio, ossessione, distacco dal corpo, ecc.). 2) Percezione/consapevolezza energetica: normalmente la persona dovrebbe sentire tutto il corpo non solo in modo “fisico” ma anche in modo “energetico” o “sottile”. Ossia avere delle percezioni delicate, sensibili e piacevoli, come flussi di sensazioni legate al respiro o ad altre attività fisiche. Spesso accompagnate da percezioni di colori o forme (“sento come un flusso di energia luminosa che mi sale al viso…”). Molte persone non hanno consapevolezza di questo livello di sensazioni corporee più femminili e legate all’intimità, alla sensualità, al piacere o al dolore su un piano più profondo. Nei casi più critici le immagini legate alle percezioni fisiche sono cariche di immagini paurose, ossessive, spesso archetipiche, come sensazione di serpenti o animali o fauci…dove emerge la componente emotiva di ansia e paura, senza filtri o controlli.. La consapevolezza energetica è la porta verso l’energia profonda del sé e quindi è fondamentale per ogni persona. 3) Percezione/consapevolezza emotiva: normalmente la persona dovrebbe sentire una certa base di emozioni in ogni parte del corpo e in particolare nelle zone “emozionali” bloccate (cuore, sesso, occhi, gola) e dovrebbe essere in grado di esprimerle almeno in modo verbale. Segni di progressiva gravità sono relativi ad una progressiva difficoltà ad essere consapevoli e a riuscire ad esprimere le emozioni (alessitimia). Nei casi più critici o la persona ha completamente chiuso questa percezione (difesa) o libera (esplode) senza controllo le emozioni quasi sempre quelle negativa ma anche positive (maniacalità). 4) Percezione/consapevolezza mentale: Dalla percezione corporea e emotiva la persona rievoca memorie e pensieri sui momenti e le relazioni che hanno causato i blocchi stessi. Segni di difficoltà sono i vuoti di memoria, i racconti stereotipati o ripetitivi in cui emerge un senso o di eccessivo distacco o identificazione con eventi o persone. Nei casi più critici la storia ha caratteristiche deliranti, falsificate, ossessive, ecc… 5) Percezione/consapevolezza di sé: al termine della “tecnica base del respiro consapevole” normalmente la persona dovrebbe avere una “percezione globale di sé”: sentire il corpo, le emozioni e i pensieri come sé stessa, come un’unità! In modo piacevole o almeno senza dolore. Le alterazioni di questa percezione globale di sé sono elementi della massima importanza nella valutazione della persone: rappresentano il livello di identificazione con un “io” (sfera delle identificazioni dell’io) o di dissociazione dal vero sé. Nei casi di media difficoltà si evidenzia un livello di identificazione/dissociazione ancora funzionale (con vostra sensazione di basso rischio), nei casi più critici la situazione diventa disfunzionale (con vostra sensazione di disagio e alto rischio). 11 SECONDO LIVELLO Tecniche consigliate agli allievi che hanno fatto la 1° settimana della psicosomatica e il primo anno dell’Accademia. BODY SCAN PSICOSOMATICO EMOZIONALE (o di II° Livello) TECNICA DI ESPLORAZIONE CONSAPEVOLE DEI BLOCCHI PSICOSOMATICI IN PERSONE SENZA TRAUMI Il BODY SCAN PSICOSOMATICO di II° livello si focalizza maggiormente sulle emozioni collegate al blocco. Si pratica solo dopo alcune sedute di “BODY SCAN PSICOSOMATICO” nelle quali la persona ha preso coscienza del blocco e lo ha parzialmente sciolto a livello fisico-­‐energetico, ma si è resa conto anche della presenza di una componente emotiva ancora bloccata e vuole prenderne consapevolezza e possibilmente scioglierla. Durante il BODY SCAN PSICOSOMATICO di II° livello può accadere un rilascio emozionale spontaneo di emozioni “normali” ossia di leggero pianto, moderata paura o lieve arrabbiatura. In questa respirazione “dolce” NON SI LAVORA SUI TRAUMI, NON SI “SPINGE”, non si inducono regressioni, non si pongono domande che rievocano il passato, come: “quando è nato?” o “da cosa origina questo blocco o questa emozione?” La tecnica di secondo livello può essere praticata anche da operatori e counselor, solo quando si è certi: 1) che la persona abbia un’identità sociale relativamente stabile e strutturata (almeno 3 dei 5 parametri esteriori), 2) che la persona non abbia avuto traumi, che hanno creato un carico emozionale troppo pesante o vissuto con paura e ansia dalla persona, 3) che il senso di identità sia stabile e non alterato (almeno 4 dei 5 parametri interiori), 4) che si sia stabilito con la persona un preciso accordo sul percorso di crescita, con una chiara decisione della persona di prendere coscienza ed eventualmente esprimere le emozioni legate ai blocchi. I passaggi essenziali della tecnica sono: 1. Si parte da un buon contatto empatico con la persona: Si tiene una costante “presenza empatica” con la persona trattata. Magari tenendole la mano o appoggiando una mano sul cuore, sulla spalla o sulla testa. 2. Si invita la persona a respirare in modo naturale, aperto, profondo e fluido nel blocco. Si invita la persona a respirare a bocca leggermente aperta, senza mai forzare la respirazione, e possibilmente liberare un sottile suono, come sbadiglio (“haaah!). 3. Eventuale liberazione emozionale dolce del blocco. A volte spontaneamente si libera l’emozione dalla zona bloccata (è preferibile favorire lo scioglimento prima delle tensioni alte come la gola e il cuore prima di quelle basse di pancia). Quando accade la liberazione emozionale normalmente la persona tende ad bloccare il flusso del respiro o la voce, e quindi la si invita a respirare fluidamente nella zona del corpo bloccata per lasciare andare più facilmente le emozioni. Si sostiene la persona rinforzando la propria “presenza empatica” e la si aiuta a rilassarsi, a fidarsi e a lasciarsi andare: “E' tanto che tenevi dentro questa emozione, avevi proprio bisogno di lasciarla uscire, senti com'è bello liberare la tua energia.” Se eventualmente avviene una spontanea liberazione di un’emozione si deve innanzitutto ascoltare l’intensità e la gravità dell’emozione stessa e il proprio senso di sicurezza. Se si ritiene che l’espressione emozionale sia eccessiva o se vi genera ansia e insicurezza utilizzate le norme per le “EMERGENZE EMOZIONALI”. 4. Mobilizzazione dei blocchi. Si osservano le aree dove la persona tende i muscoli (gola) e non respira liberamente, e la si aiuta a sciogliere queste tensioni massaggiandole dolcemente e facendo fluire l’energia. 5. Verbalizzazione del blocco: Si invita la persona ad raccontare quanto le succede e, se escono emozioni, a verbalizzarle come se parlasse alla persona interessata (“ho paura”, “sono triste”, “mi manchi”, ecc.) 6. Consapevolezza psicosomatica globale. Al termine si invita la persona a sentirsi tutta intera, e ad integrare le energie (o le emotive “spiacevoli” liberate”) come “risorse” e come parti di sé. Si favorisce la consapevolezza del respiro in tutto il corpo testimoniando dove si è sciolto il blocco (che prima era chiuso e ora è aperto) e a sentire il piacere globale nell’intero corpo dopo aver liberato il vecchio carico emotivo. 7. Mindfulness psicosomatica: meditazione del respiro globale consapevole: alla fine si invita la persona alla “mindfulness”, ad osservare gli eventi appena emersi, e alla consapevolezza psicosomatica globale. EMERGENZE EMOZIONALI: come gestire la sessione in caso di espressioni emotive eccessive. Se la persona dovesse liberare emozioni troppo intense o contattare un trauma passato (non previsto), e respirare troppo intensamente, o alterarsi, o perdendo contatto con il presente (non risponde alle domande, non sente parti del corpo, si è troppo identificata con il passato, si rallenta la respirazione e si pratica la “testimonianza del presente”. Ossia -­‐ stando l’operatore calmo e ben centrato nel qui ed ora -­‐ si parla alla persona ricordando chi è, dov'è, che sta facendo una sessione, ossia la si invita a ritornare in sé, a restare nel presente descrivendo consapevolmente ciò che le accade in “quel momento” nel corpo (per fare questo deve distaccarsi dalla memoria del passato). Al limite le si chiede di aprire gli occhi testimoniando che si è toccato un punto di grande intensità emotiva, che non si è ancora in grado di gestire, e che lo si esplorerà in futuro. 12 TERZO LIVELLO LA TECNICA DEL RESPIRO EMOZIONALE PROFONDO Tecniche riservate esclusivamente a medici, psicologi e psicoterapeuti del Master in Psicosomatica Le fasi della respirazione emozionale profonda sono: 1) Respiro globale senza pause, iniziando nella parte alta del torace. Respirare intensamente e in modo fluido e circolare, prima nella zona alto del petto (poi nella pancia e in tutto il corpo) 2) Superare il livello di normalità psico-­‐energetica respiratoria. Arrivare alla perdita leggera di controllo superegoico, alla perdita parziale della coscienza di veglia e apertura dell’inconscio. 3) Respirare nel blocco e osservare i blocchi del respiro (comunicandoli o no) 4) Stimolazione eventuale del blocco. Si può attivare dolcemente (energeticamente) il blocco toccandolo o focalizzandosi così che la persona diventi più consapevole del dolore (energia bloccata) nel punto e la liberi. 5) Focalizzare la persona sul suo blocco che sente o che voi suggerite di sentire, (che emozioni, che memorie evoca? Si invita la persona ad entrare dolcemente in contatto con il blocco emozionale chiedendo “che emozione ti suscita?” o con il psichico, il ricordo, chiedendo: “Da quanto tempo senti questo blocco? Che memorie ti evoca? In che momento della vita si è formato?” 6) Lasciare che l’energia-­‐emozionale si liberi in modo quanto più intenso possibile facilitando la respirazione e l’espressione vocale e corporea che, in quella situazione, tende a chiudersi o arrestarsi. 7) Verbalizzazione: si invita la persona a condividere le emozioni vissute e verbalizzare le emozioni come se parlasse in prima persona alla persona interessata (“ho paura, sono triste, mi manchi, ecc.) 8) Sciogliere le tensioni. Mentre la persona libera energia ed emozioni, osservare le aree dove la persona stessa chiude i muscoli e non respira, e aiutarla a sciogliere queste chiusure e continuare fino a che l’intero corpo si apre alla respirazione. 9) Respiro globale: Una volta che l'onda di energia liberata si è manifestata, portare la persona alla consapevolezza della sua totalità: “ sentiti tutto intero! che cosa è cambiato da prima? Senti la tua energia, il respiro, la forza, la vita che ricomincia a scorrere. E poi senti il silenzio dentro di te e realizza chi sei!” TECNICHE PSICOSOMATICHE DI TERZO LIVELLO CHAKRA BREATHING – Tecnica di secondo – terzo livello. Ottima per chi è molto centrato nella testa e controllante e scoordinato nel ritmo corpoereo. Ottima per migliorare la componente istintiva delle persone e il coordinamento corporeo. *** Tecnica di media-­‐alta difficoltà, richiede già una certa sensibilità della persona. (In rari casi può scatenare una crisi di panico). MEDITAZIONE DINAMICA: tecnica base per lo scioglimento dei blocchi emotivi e psicosomatici Potente tecnica di secondo-­‐terzo livello che va proposta a persone emotivamente aperte e in un processo di crescita. Da evitare con gruppi iniziali o persone fragili che si spaventano e scappano. *** Tecnica avanzata RESPIRO “DELLA MEDUSA”: tecnica base per lo scioglimento dei blocchi (traumi) sessuali e la rivitalizzazione delle energie. Partendo dalla tecnica della “consapevolezza dell’Hara” sentire le gambe che si aprono e chiudono: chiusura delle gambe-­‐inspirazione-­‐tensione e apertura delle gambe-­‐espirazione-­‐
rilassamento. Se viene fatto con molta calma e presenza è rivitalizzante, normalmente smuove molti blocchi e libera ricordi traumatici ed emozioni legati alla sessualità. *** Tecnica è avanzata TECNICA DI ATTIVAZIONE DEL BACINO: tecnica base per lo scioglimento dei blocchi (traumi) sessuali e la rivitalizzazione delle energie. Si parte dal respiro dolce nell'HARA da coricati. Poi si attiva il movimento della Kundalini con rotazione del bacino inspirazione-­‐indietro-­‐giù e espirazione-­‐avanti-­‐su. Questa tecnica è usata come base per la liberazione delle emozioni e dei ricordi traumatici legati alla sessualità. Questa tecnica libera molte energie represse e congelate e può essere fatta: o come tecnica energetica, o come base per la riattivazione di tutto il corpo. *** Tecnica è avanzata. TECNICA DI LAVORO SUGLI OCCHI: base per lo scioglimento dei blocchi (traumi) da paura e da sottomissione. Potente tecnica di terzo – quarto livello Si lavora osservando il movimento degli occhi e si porta la consapevolezza nei punti di difficoltà e “nistagmo”, cercando, una volta liberata l’emozione e il ricordo, di sciogliere le tensioni. **** Questa è la tecnica più critica e avanzata e presenta molti rischi di liberare emozioni e traumi profondi e inconsci, spesso vicini alla psicosi, e quindi di difficile comprensione. 13 QUARTO LIVELLO TECNICHE DEL RESPIRO EMOZIONALE PROFONDO IN PAZIENTI CON TRAUMI O PROBLEMI GRAVI (Tecniche riservate esclusivamente a psicoterapeuti e psichiatri) Con quarto livello intendiamo persone con disturbi di personalità, psicosi, pazienti psichiatrici che per legge (vedi sotto) possono essere trattati solo da psicoterapeuti e psichiatri. Le tecniche di respiro emozionale profondo possono produrre un alleviamento e a volte anche uno scioglimento dei blocchi emozionali anche in persone con una fragile identità sociale e psicosomatica, aiutandole a ristabilire una vita più libera e consapevole. Le tecniche di respiro emozionale possono tuttavia anche rievocare emozioni troppo forti e destabilizzare la precaria identità del paziente provocando gravi disagi al loro già instabile equilibrio sociale e psicofisico. Per questa ragione lo psicoterapeuta deve valutare attentamente e coscienziosamente la situazione e le tecniche terapeutiche da utilizzare e prendere totale responsabilità di ogni eventuale danno alla vita del paziente. LE LEGGI ITALIANE RELATIVE ALLA CURA E ALLA TERAPIA DELLE PERSONE Le norme del codice civile e penale della legge italiana che tutelano l’attività professionale in relazione alla cura delle persone stabiliscono dei limiti ben precisi: 1. Gli operatori del benessere: rientrano nella legge n°4/2013 appena passata che riconosce le professioni non organizzate in ordini e collegi, che quindi da oggi in Italia devono essere regolamentate da “associazioni professionale di categoria” che operano a livello nazionale per la tutela professionale, come la SICOOL “Società Italiana Counselor e Operatore Olistico”. Sono anche tutelati dalla Legge L.R. 2/2005 della Regione Toscana che stabilisce che gli “operatori del benessere e discipline bio-­‐naturali” possono utilizzare le seguenti tecniche: cranio sacrale, yoga, tui-­‐na, pratiche di lunga vita (tai ci e qi gong), per facilitare il benessere delle persone riportando…. Gli operatori del benessere NON POSSONO: curare le malattie, curare i disagi psicologici, fare diagnosi, prescrivere trattamenti, consigliare terapie o cure mediche o psicologiche. 2. I counselor: rientrano nella legge n°4/2013 che riconosce le professioni non organizzate in ordini e collegi, che quindi da oggi in Italia possono essere regolamentate da “associazioni professionale di categoria” che operano a livello nazionale per la tutela professionale. A livello internazionale la figura del counselor nasce come professione di aiuto con finalità non medica e non psicologica. I counselor NON POSSONO: curare le malattie, curare i disagi psicologici, fare diagnosi, prescrivere trattamenti, prescrivere o consigliare terapie o cure mediche o psicologiche. 3. I medici: la legge italiana stabilisce che i medici possono fare diagnosi, prescrivere cure e trattamenti, curare le persona malate fisicamente 4. Gli psichiatri: gli psichiatri POSSONO CURARE le persone con disturbi e patologie psicologiche e prescrivere psicofarmaci. 5. Gli psicologi: la legge Italiana stabilisce che gli psicologi possono prendersi cura dei pazienti con disagi psicologici e somministrare Test Psicologici, … Gli psicologi NON POSSONO CURARE persone con malattie psicologiche gravi o psichiatriche. 6. Gli psicoterapeuti: la legge Italiana stabilisce che gli psicoterapeuti POSSONO prendersi cura dei pazienti con gravi disagi psicologici, e curare persone con malattie psicologiche gravi o psichiatriche. Non possono prescrivere psicofarmaci sen non hanno una laurea in medicina. 14 Schema Mindfulness Psicosomatica e Body Scan Psicosomatico. Esempi di presentazione per tecniche di primo e secondo livello Alcuni aspetti importanti sono: • Trovare un equilibrio tra eccesso di verbosità che distrae dal sentire le sensazioni, le esperienze interne e l'assenza di parole che se ben usate aiutano la persona a mantenere l'attenzione rivolta verso l’interno specialmente all'inizio del percorso. • Trovare un ritmo dell'eloquio congruo con il respiro proprio e dei partecipanti: per esempio è utile sincronizzare il dire “l'aria che entra... e l'aria che esce” in corrispondenza agli atti respiratori (inspirazione, espirazione) • Ciascuno sviluppa un suo stile di conduzione ed è importante che sia congruo al proprio spazio interiore perché ciò aiuta a sostenere il campo che si genera nel gruppo durante gli esercizi. • È bene non utilizzare induzioni: visualizzazioni, sollecitazioni ad uno stato piuttosto che ad un altro, favorire alcune esperienze interne piuttosto che altre. È in tal senso preferibile non utilizzare la parola 'immagina' o il concetto di 'immaginare', poiché è in contrasto con 'osservare ciò che c'è'. • Lo stato di mindfulness è uno stato di consapevolezza non giudicante che osserva nel qui ed ora intenzionalmente quello che c’è, non è una tecnica per indurre rilassamento o piacevolezza, anche se stati di rilassamento e piacevolezza spesso accadono spontaneamente. Con la mindfulness impariamo a portare attenzione all'esperienza interna così come accade. • Il conduttore sviluppa lui stesso una capacità di mindfulness: entrando anche lui in questo stato naturale dell’essere favorisce l'esperienza dei partecipanti e sostiene il campo che si genera nel gruppo. Le pratiche di meditazione non sono esercizi che facciamo fare agli altri, ma spazi naturali dell'essere in cui entriamo individualmente e collettivamente. • Sviluppare una capacità di mindfulness e praticarla, migliora il benessere psicofisico e riduce tutta una serie di aspetti sintomatologici, ciò pone questa competenza come una skill di base per il benessere psicofisico e la crescita dell'individuo (vedi riscontri bibliografici). • Esistono numerosi protocolli che sviluppano la capacità di mindfulness. A seconda del protocollo che si utilizza e delle sue finalità, sono richieste competenze diverse. MBCT per esempio è un protocollo di tipo terapeutico riservato a psicoterapeuti. MBSR è un protocollo usato sia con finalità clinica che in forma modificata in situazioni non cliniche, pertanto richiede una sua specifica formazione. Noi utilizziamo il Protocollo GAIA che ha sue specifiche caratteristiche. • È particolarmente importante utilizzare un respiro naturale, senza dare indicazioni su come inspirare o espirare, se usare la bocca o il naso, poiché ciò spinge ad un controllo. In particolar modo ricordiamo che le tecniche di primo livello non prevedono l'uso di respiro circolare o forzato. • Usare il presente indicativo è preferibile poiché è più immediato. La tabella che segue riporta alcuni esempi verbali corretti per eseguire gli esercizi. Questi esempi non sono le uniche forme verbali possibili, ma costituiscono solo una traccia utile per iniziare. FASE MINDFULNESS PSICOSOMATICA (MP) BODY SCAN (BS) Introduzione Faremo un esercizio per portare l'attenzione all'interno, osservando quello che sentiamo senza cercare di modificarlo. Faremo un percorso guidato per sentire le diverse parti del corpo. Portiamo l'attenzione all'interno del corpo e esploriamo le sensazioni delle diverse parti. Utilizzeremo il respiro per accompagnarci in questo percorso. Idem + ed esploreremo le diverse zone del corpo così come le sentiamo: le sento non le sento, sono calde o fredde, sono grandi o piccole, sono piene o vuote, sono chiare o scure, sono leggere o pesanti; descrivendo la sensazione e l'esperienza che ne ho così come è momento per momento. Portando l'attenzione dentro ci 15 accorgiamo di alcune differenze: parti che sentiamo o che sentiamo meno, parti che avvertiamo come se fossero leggere o pesanti, chiare o scure ecc. Postura Prendiamo una posizione comoda, da seduti, idem ma con la colonna eretta, mento leggermente abbassato, occhi chiusi e lasciamo la bocca leggermente aperta per non stringere la mandibola, socchiudiamo le labbra. Siediti ad occhi chiusi, con le gambe incrociate o stese, come ti è più comodo e come senti meno tensione nel corpo. Tieni la schiena dritta e la testa dritta lasciando leggermente socchiusa la bocca. Sentire respiro Portiamo l'attenzione all'aria che entra dal inalante ed naso e sentiamo l'aria che entra e che esce esalante dal naso. Senti l'aria che attraversa le narici, come sentire l'aria che scorre. Osservate se sentite l'aria entrare ed uscire dal naso... che entra e che esce... Idem + senti l'aria che scorre? La sento o non la sento? Com’è l'aria? calda fredda, densa, lieve Puoi aggiungere la sensazione di piacevole/spiacevole? Dal naso al centro della testa Senti l'aria che scorre lungo le narici fino alla radice del naso... tra le sopracciglia. Seguiamo il flusso dell'aria che sale e scorre fino alla testa. Per ciascuna parte delle seguenti descrivere i differenti aspetti con feed back dei partecipanti, ad occhi chiusi. Fondamentale accogliere le sensazioni sia piacevoli che spiacevoli, rimanere ad osservare senza giudizio momento per momento. Si esplorano sento/non sento, chiaro/scuro, leggero/pesante, caldo/freddo, pieno/vuoto ecc. Come se fosse di... pietra, colla, legno, metallo, ecc… Se lo dovessi disegnare, che colore useresti. La testa Sentiamo tutta la testa e la lasciamo respirare come se fosse un palloncino che delicatamente si riempie e si vuota... si riempie e si vuota e lasciamo andare... come prima di addormentarci, ma rimanendo ad osservare. (Puoi osservare come senti la testa in questo momento... così com’è: le zone che senti di più e che senti meno, i punti tesi e quelli rilassati... così come sono in questo momento.) Puoi osservare come senti la testa in questo Puoi osservare come senti la testa in questo momento… senti le varie parti della testa la faccia davanti, i lati le tempie, le orecchie, la cima della testa ed il dietro del capo fino alla nuca e respiriamo nella testa, come se la testa fosse un palloncino che si espande e si rilassa. 16 momento… come se la testa respira... si riempie e si vuota, come una pulsazione. Tenendo l'attenzione alla testa magari la sensazione cambia e si modifica, magari resta uguale... semplicemente osservo. La gola Ora ci aiutiamo respirando anche con la bocca e scendiamo nella gola Ora portiamo l'attenzione alla gola, l'aria scorre nella gola per arriva al petto. Usiamo anche la bocca leggermente schiusa. Senti che la testa e la gola respirano insieme. Questo livello è uno dei più percepibili: individuare a che altezza della gola ho la sensazione e descriverla come sopra; spesso percepiti lacci groppi nodi colloso non scorre Il petto E ora scendiamo nel petto e puoi osservare se è più facile espirare o inspirare… è più facile buttare fuori l'aria o prendere l'aria. Ora esploriamo il petto, senti se puoi riempire e vuotare il petto con facilità. Sentiamo la cassa toracica davanti ma anche dietro la colonna, le scapole, tutto il dietro del torace. Testa, gola e torace respirano insieme. Altro livello facilmente percepibile, si può far appoggiare mano sul petto. Le percezioni sul cuore possono essere intense e questo è un punto molto delicato, se vogliamo tenere un livello leggero non focalizziamo sul cuore e esploriamo il torace nel suo insieme. (Eventualmente braccia portando attenzione a respiro braccia -­‐
palmo mano.) (Senti il respiro nelle braccia, fino alle mani, come se torace e braccia fossero un unico respiro. Appoggia le mani sulle gambe col palmo in su e prova a sentire la sensazione del respiro nelle mani). La pancia Ora scendete nella pancia. Senti il respiro nella pancia, senti come respira in questo momento; Senti la pancia come un palloncino che si riempie e si vuota. Sentiamo la pancia che si espande e si svuota, come in un ritmo, una pulsazione. Senti lo spazio nella tua pancia col respiro. (Eventualmente Senti il respiro nelle gambe, fino ai piedi, gambe piedi come se pancia e gambe fossero un unico o zona del bacino respiro. in cui appoggi). 17 Parametri facilmente percepiti nell'addome sono calore e colore; a livello di stomaco spesso nodi e /o separazioni. La pancia nel BS può essere separata esplorando 3 livelli stomaco regione ombelicale, pancia bassa fino al pavimento pelvico. Quest'ultima zona più facilmente non è percepita o è percepita poco e distante. Utilizzare modalità come: “dove sei seduto, dove appoggi sulla sella della bicicletta”. Consapevolezza globale Portare la persona ad una percezione globale del corpo e di Sé Rallentare ulteriormente l’eloquio e lasciare più spazio fra una frase chiave e l’altra, osservare quanto si muovono. Senti che la testa, il torace e la pancia respirano insieme. Un solo respiro. Adesso sentiamo tutto il corpo, tutto il corpo che respira. Senti tutto il tuo corpo dalla cima della testa alla punta dei piedi, senti il tuo respiro senti questo ritmo ed il corpo si riempie e si vuota... tutto intero... tutto il tuo corpo così come è in questo momento. Come una bolla che si riempie e si vuota… si allarga e si stringe... tutto il tuo corpo vivo che respira, momento per momento. Senti il tuo corpo così come è in questo momento, tutto intero, con i punti spiacevoli e le tensioni, con quello che c'è. Dall'unità Portiamo l'attenzione a tutto il gruppo, senti individuale al il gruppo di cui siamo parte... tutte le gruppo /CAMPO persone nella stanza. E senti che sensazione è... senti che fai parte del gruppo. Ed ora entriamo in silenzio per qualche minuto, mantenendo la consapevolezza di noi e del respiro. Passaggio successivo: specie se in spazi all'aperto può essere sentire la natura intorno, suoni presenti (uccelli foglie acqua). Senti di essere parte della natura, della Terra. Nel BS si chiede un riscontro della sensazione globale finale: “Che sensazione c'è in questo momento? Che qualità ha?” spesso emergono sensazioni generali di leggerezza espansione serenità forza carica; accogliere quello che c'è senza giudizio o aspettative necessariamente positive e/o piacevoli. Spesso con l'avanzare del lavoro si creano momenti di silenzio profondo e intensità che connettono i partecipanti in un campo che può assumere una qualità particolare. Possono essere condivise le sensazioni con feed back dei partecipanti. Possono emergere sensazioni di appartenenza, rete, essere al 'posto giusto', ma possono esserci anche gli opposti, attenzione a la nostra aspettativa Riscontri bibliografici: 1. Carmody et al., An Empirical Study of the Mechanisms of Mindfulness in a Mindfulness-­‐Based Stress Reduction Program Inc., J Clin Psychol, 65: 613–626, 2009; 2. Carmody e Bear Carmody, Relationships between mindfulness practice and levels of mindfulness, Medical and psychological symptoms and well-­‐being in a mindfulness-­‐based stress reduction program, 3. Baer, R. A. (2003). Mindfulness training as a clinical intervention: Aconceptual and empirical review. Clinical Psychology: Science and Practice, 10, 125–143; 4. Grossman, P., Niemann, L., Schmidt, S., & Walach, H. (2004). Mindfulness-­‐based stress reduction and health benefits: A metaanalysis. Journal of Psychosomatic Research, 57, 35–43.; 5. Salmon, P., Sephton, S. E., Weissbecker, I., Hoover, K., Ulmer, C., & Studts, J. (2004). Mindfulness meditation in clinical practice. Cognitive and Behavioral Practice, 11, 434–446.; 6. Hayes, S. C., Luoma, J. B., Bond, F. W., Masuda, A., & Lillis, J.(2006). Acceptance and commitment therapy: Model, processes and outcomes. Behaviour Research and Therapy, 44, 1–25.). 18