ARSENALI NUCLEARI Introduzione e Trattatistica Ad oggi le negoziazioni per il disarmo interne alle Nazioni Unite sono svolte dalla Conferenza per il Disarmo, organo permanente composto da 65 rappresentati degli stati ONU di diverse aree geopolitiche. Il più importante trattato sulle armi nucleari è il “Trattato di non proliferazione nucleare” del 1968 che limita il possesso di armi nucleari a cinque Stati (USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), che sono anche Membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, allo scopo di bloccare la proliferazione presso nuovi stati e avviare un processo di progressivo disarmo per gli stati possidenti. I paesi firmatari si impegnano dunque a non trasferire armi, conoscenze, tecnologie e assistenze ad altri stati i quali a loro volta si impegnano a non dotarsi di armi nucleari sul proprio territorio utilizzando solo energia nucleare a scopi pacifici. Il trattato impone un controllo ispettivo da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica nei confronti dei paesi non armati nuclearmente. Il numero di armamenti è progressivamente diminuito solo dagli anni ’90, a seguito della stipula del “trattato di riduzione della armi nucleari a medio e lungo raggio INF” del 1987 tra Reagan e Gorbaciov a seguito del quale si sono stipulati numerosi accordi USA-URSS. Negli ultimi anni si sono inoltre coinvolte anche altre nazioni dell’Asia e dell’Africa rimettendo in discussione la così detta “opzione zero”, basata sul disarmo completo da arsenali nucleari, soluzione un tempo osteggiata dalle grandi potenze. Nel 1996 l’assemblea generale dell’ONU ha approvato il “Trattato per la Messa a Bando totale degli arsenali nucleari”, non ancora entrato in vigore perché non ancora ratificato da tutti gli Stati. Nel 2010 si è stipulato un nuovo accordo bilaterale USA-URSS “New Start 2010” per la limitazione e riduzione degli arsenali nucleari strategici. Un bilancio del TNP Nonostante i risultati della drastica riduzione degli arsenali nucleari da 80.000 a circa 20.000 unità, non si può certo dire che gli obiettivi del TNP siano stati raggiunti. Da un lato, il numero di ordigni esistenti è ancora troppo alto visto l’altissimo impatto sociale che avrebbe l’utilizzo di tali armi, dall’altro il TNP è stato fin da subito un trattato con “due pesi e due misure”. Se infatti negli anni sono state da sempre condannate le minacce di ricorrere ad armi nucleari e la proliferazione delle stesse presso paesi come Israele, India e Pakistan, dall’altra il trattato non è mai stato del tutto rispettato dalle grandi potenze. Caso lampante è quello della Corea del Nord, il cui arsenale nucleare è stato scoperto solo nel 2006, nonostante fosse una nazione aderente al TNP. Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e USA sembrano determinate a restare potenze nucleari. E’ inoltre molto grave l’inadempienza degli USA che, nonostante il TNP sancisca chiaramente il divieto di trasferire testate atomiche in stati che ne sono privi, sulla base degli accordi NATO di “condivisione nucleare” ha trasferito armamenti in cinque nazioni europee: Belgio, Germania, Italia, Turchia, Olanda. Oggi l’Italia ospita circa 50 bombe nucleari. Nonostante i trattati, oggi sono circa 9 gli Stati in possesso di armi nucleari ed altri 35 circa dotati di reattori in grado di produrli. Il dibattito delle nazioni, però, come denunciato dall’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclar Weapons), sembra più improntato su come creare le condizioni affinchè queste armi non siano mai utilizzate piuttosto che analizzarne i costi umanitari e fare scelte di buon senso. Il dibattito sui costi umanitari Il 13 e 14 Febbraio 2014 si è svolta in Messico la “Seconda Conferenza sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari” con la presenza di rappresentanti degli stati e della società civile. La conferenza si è sviluppata sull’idea che le armi nucleari non siano un problema nazionale, ma una questione che valica ogni confine a causa delle durissime conseguenze globali. Ad oggi si stimano non soltanto morti immediate, ma anche conseguenze a lungo termine sull’impatto ambientale e lo sviluppo socio-economico dell’area circostante. Nessuna Organizzazione internazionale sarebbe in grado di gestire la crisi umanitaria causata dallo scoppio di un ordigno nucleare, che sia essa volontaria o causata da errore umano o cause accidentali. L’Italia ad oggi non ha ancora firmato l’appello della Conferenza. Le soluzioni non possono che essere il disarmo totale ed una revisione del TNP in ottica più stringente nella Conferenza del 2015. FONTI Roberta Daveri “La Seconda Conferenza sull’Impatto Umanitario delle Armi Nucleari”, Archivio Disarmo – Nuclear News 3/2014 Emanuele Greco “Gli arsenali nucleari mondiali nel 2013”, Archivio Disarmo – Nuclear News 1/2013 Scheda a cura di Martina Carpani
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