Un 25 aprile di Liberazione da eserciti e armamenti

Arena di pace e disarmo
Un 25 aprile di Liberazione da eserciti e armamenti
di Mao Valpiana
Solitamente ci si aspetta da un pacifista il richiamo all'articolo 11 della Costituzione: «L'Italia ripudia la
guerra...». Ma questa volta vorrei partire da un altro articolo costituzionale, il 52: «La difesa della patria è
sacro dovere del cittadino». D'accordo. Ma da cosa dobbiamo difenderci? Quali sono i veri nemici che oggi
minacciano la nostra comunità? Certamente non sono presunti invasori dei confini nazionali: i pericoli non
vengono dalla Francia, dalla Svizzera, dall'Austria, dalla Germania o dalla Slovenia... Oggi gli italiani si
sentono, e sono, minacciati dalla crisi economica, dalla povertà, dalla disoccupazione, dall'inquinamento, dal
consumo di territorio, ecc. Dobbiamo difendere il lavoro, la sanità, la scuola, i beni culturali, l'ambiente.
Questo è il nuovo «sacro dovere». Per questo tipo di difesa non servono gli F35 e nemmeno la portaerei
Cavour, ma politiche e servizi sociali. È la difesa civile.
Questo è il senso profondo della campagna “Disarmo e difesa civile” che le reti e le associazioni della
pace, del disarmo e della nonviolenza, stanno predisponendo e lanceranno il prossimo 25 aprile a Verona,
nel corso dell'Arena di Pace e Disarmo. Il 25 aprile è la Giornata della Liberazione. Liberazione dalla
dittatura e dalla guerra. Ma la liberazione dagli armamenti e dagli eserciti che rendono possibili le guerre
attuali a future, non è ancora avvenuta, e c'è quindi necessità di proseguire la resistenza, che oggi si chiama
nonviolenza.
La campagna prevede la raccolta di firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare da
sottoporre al Parlamento per promuovere l’istituzione di un Dipartimento per la difesa civile non armata e
nonviolenta e la costituzione di Corpi civili di pace alternativi all'esercito, da finanziare con l'opzione fiscale,
in modo che i cittadini possano scegliere in sede di dichiarazione dei redditi se pagare per la difesa armata o
per la difesa civile; non sarebbero tasse o spese in più, ma semplicemente uno storno di fondi dal Ministero
della Difesa armata al dipartimento per la Difesa civile.
L'Arena di Pace e Disarmo, che prosegue la tradizione delle Arene di pace convocate dal 1986 al 2003 da
Beati i costruttori di pace, sarà un grande incontro di persone e associazioni che credono in un cambiamento
oggi necessario e possibile, a livello personale e politico, accomunate dalla convinzione che di fronte alla crisi
economica e al degrado ambientale sia razionalmente logico ed eticamente giusto porsi l'obiettivo della
riduzione delle spese militari e di una politica di disarmo.
La giornata, che vedrà riunite persone delle più diverse estrazioni – del mondo laico e religioso, tra cui p.
Zanotelli, don Ciotti, Gad Lerner e Alice Mabota, con una forte presenza dell'associazionismo cattolico, in
particolare missionario, che ha aderito subito e con grande entusiasmo – inizierà con un momento di
memoria dei “padri” delle precedenti Arene, che ci hanno lasciato ma che sentiamo ancora tra noi: don
Tonino Bello, padre Balducci, padre Turoldo, Alexander Langer, don Giulio Battistella. Ma sarà anche un
momento di festa, con tanta musica, che ci regaleranno i molti artisti che generosamente si sono messi a
disposizione, da Finardi a Cristicchi, da Riondino a Mannarino.
L’iniziativa del 25 aprile in Arena può attivare energie spirituali e capacità di proposte per uscire
dall’isolamento, dallo scoraggiamento e dalla rassegnazione. A chi partecipa non sarà chiesto da dove viene
ma se vuole camminare con tutti gli altri verso un disarmo che non riguarda solo armi e guerre, economia e
politica, ma anche le nostre città, le scuole, le famiglie, l'ambiente, il linguaggio, le culture e le religioni.
Il disarmo, infatti, sarà declinato nelle diverse modalità necessarie: disarmo strutturale, disarmo
economico, disarmo culturale, disarmo della politica, disarmo personale e, naturalmente, disarmo militare.
Ben sapendo che la strategia della nonviolenza prevede il disarmo unilaterale, cioè iniziare da se stessi, da
casa propria, dalla propria comunità, dalla propria nazione. Inizio io a disarmare, senza aspettarmi
contropartite dall'altro. Solo così si può spezzare la catena che ci ha portato alla maggior spesa militare
complessiva mai sostenuta nella storia dell'umanità. Con la favola del disarmo bilanciato e controllato
abbiamo in realtà assistito alla crescita smisurata della proliferazione di armi di ogni tipo, sia nel commercio
cosiddetto legale che illegale. È un fatto che, nella storia, solo il ritiro unilaterale di armi od eserciti, abbia
provocato un simile disarmo anche dall'altra parte.
Questo, però, non ci impedisce di essere nel contempo molto pragmatici, e salutare come positivo
qualsiasi passo in avanti pur se solo nella direzione del controllo degli armamenti.
L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalla difesa civile, cioè difesa della dignità della vita di tutti,
dei valori costituzionali, difesa del territorio, della comunità, e soprattutto difesa dal pericolo principale che
ci minaccia: la guerra e la sua preparazione.
* Presidente del Movimento nonviolento; tra i promotori dell’Arena di Pace e Disarmo
(www.arenapacedisarmo.org)