Il successo di un’utopia 1912 - 2012 Cento anni della Jungfraubahn D i F la v i o M o r o Ieri Nel 1893, durante una passeggiata sulle montagne dell’Oberland Bernese, all’industriale svizzero Adolf Guyer-Zeller, soprannominato il re della ferrovia, venne un’idea audace quanto utopica: scavare una galleria ferroviaria attraverso le profondità della roccia dell’Eiger e del Mönch e giungere fino alla vetta della Jungfrau, a quota 3’700 metri di altitudine. Il 20 dicembre 1893 fu inoltrata all’autorità federale la prima domanda di concessione per la costruzione di una ferrovia di montagna. Il 21 dicembre 1894 il parlamento federale rilasciò l’autorizzazione e il primo colpo di piccone venne dato il 27 luglio 1896. La nuova ferrovia ha la stazione di partenza sulla Kleine Scheidegg, posta alla quota di 2’061 m. collegandosi cosí con il trenino che sale da Interlaken. L’idea era quella di portare i turisti sulla dorsale tra i Cantoni di Berna e Vallese cosí da poter ammirare il ghiacciaio dell’Aletsch; che con i suoi 23,6 Km è il piú lungo delle Alpi. Oggi si sta scavando la galleria di base del San Gottardo lunga ben 57 Km con moderne fresatrici, ma nel 1896 si scavava con pala, piccone e dinamite! Circa un centinaio di operai, per lo piú italiani, iniziarono lo scavo della galleria ai piedi della parete nord dell’Eiger. Conducevano una vita al limite del disumano, abitando Jungfraujoch Top Fonte: www.jungfrau.ch 8 VIVERE LA MONTAGNA of Europe. in baracche erette a ridosso del cantiere. Inoltre, l’asprezza del clima e l’altitudine elevata rendevano il lavoro estremamente duro, tanto che vi furono degli scioperi e la direzione dei lavori reagí licenziando parte delle maestranze. Per una paga giornaliera di franchi 4.60, questi uomini rischiavano continuamente la vita come il 26 febbraio del 1899 quando un disastroso incidente con gli esplosivi provocò la morte di sei persone. Poco dopo, il 3 aprile, Adolf Guyer-Zeller muore di polmonite e i suoi discendenti decidono di continuare l’opera. Il 28 giugno 1903 numerosi invitati presenziano all’inaugurazione della stazione Eigerwand un vero e proprio balcone panoramico sulla parete nord dell’Eiger. Quasi due anni dopo, il 28 luglio 1905, viene inaugurata la stazione Eismeer a quota 3158 m.s.m. che offre una visione sul frastagliato mare di ghiaccio e subito Guyer-Zeller si è dimostrata pagante; infatti, nel 2011 la ferrovia della Jungfrau ha trasportato qualcosa come 765.000 persone con un utile, per la società che gestisce la ferrovia, di 11,2 milioni di franchi. Gli eroi dimenticati dell’Eiger Le migliaia di turisti che ogni anno raggiungono lo Jungfraujoch restano estasiati dal panorama, qualcuno meravigliato di essere arrivato fin lassú comodamente seduto su di un treno. Ben pochi di loro rivolgono un pensiero ai veri artefici di questa singolare opera: le centinaia di operai provenienti dall’Italia settentriona- diventa un’ambita meta turistica, da dove poter ammirare il fantastico mondo dei ghiacciai. Purtroppo, alla fine dello stesso anno, a causa di problemi finanziari, i lavori vengono sospesi e gli operai licenziati. Riprenderanno due anni dopo ma con un obbiettivo ridimensionato: non piú la vetta della Jungfrau ma lo Jungfraujoch. Il 21 febbraio 1912 i minatori, incentivati da un premio al turno di lavoro che avrebbe compiuto la perforazione finale, utilizzando una quantità di dinamite maggiore di quella autorizzata per ogni volata, raggiungono l’obbiettivo: la caduta dell’ultimo diaframma. Il 1° agosto dello stesso anno viene inaugurata la stazione ferroviaria piú alta d’Europa a quota 3’454 m. I lavori sono durati 16 anni invece dei quattro previsti e i costi raddoppiati passando dagli otto milioni preventivati a 16 milioni. A distanza di 100 anni l’intuizione di Alfred le. Grazie ai loro sacrifici e alla loro capacità è stato possibile realizzare la visione di Adolf Guyer Zeller. Di loro si sa ben poco, se non che provenivano dai cantieri ferroviari italiani, ed erano per lo piú di origine piemontese, noti per essere abili, robusti e di poche pretese. Questi operai lavoravano a turni di otto ore e abitavano in un villaggio di baracche a 2’300 m. nei pressi del ghiacciaio dell’Eiger. D’inverno, a causa delle abbondanti nevicate, rimanevano isolati per mesi dal resto del mondo. Durante questa stagione in galleria la temperatura si aggirava attorno allo zero, mentre all’esterno era abbondantemente sotto lo zero. Queste temperature polari, unite ad un abbigliamento non certo adeguato, mettevano a dura prova anche i piú resistenti e numerosi operai abbandonarono il cantiere dopo pochi mesi, rimpiazzati da nuove maestranze in cerca di lavoro. Per scavare la roccia, seguendo quanto tracciato dagli ingegneri, utilizzavano delle trivelle elettriche (una novità per l’epoca). I minatori, dopo aver eseguito una serie di fori, inserivano dei candelotti di dinamite, un potente esplosivo inventato pochi decenni prima da Alfred Nobel. Dopo la “volata”, come viene definita in gergo l’esplosione simultanea di piú cariche, si procedeva alla rimozione del materiale trasportandolo all’esterno del cunicolo con carretti sospinti su rotaAnni 1900. ie. Gli incidenti sul lavoro non mancavano: 30 morti ed un centinaio di feriti di una certa gravità, nell’arco di 16 anni lasciano intuire la pericolosità di questo lavoro. A mietere il maggior tributo di vite umane è la dinamite. L’esplosivo, gelando, diventa infatti inutilizzabile, cosí i minatori sono costretti a riscaldare i candelotti, trasformandoli in un composto molto pericoloso ed instabile, pronto ad esplodere al minimo urto. Tuttavia gli incidenti non capitavano durante la manipolazione, ma dopo la “volata”. Alcuni candelotti inseVIVERE LA MONTAGNA 9 Dati Tecnici Anno Di Apertura: 1912 Lunghezza: Km. 9.3 di cui 7,5 in galleria Dislivello: 1’393 metri Pendenza: 25% Scartamento: Ridotto 1’000 Mm Elettrificazione: 11’850 V - 50 Hz Trazione: Cremagliera tipo Strub Oggi Ci rechiamo di buon mattino alla stazione di Interlaken, cittadina situata tra il lago di Brienz e quello di Thun, e dopo aver fatto il biglietto ci accomodiamo in una delle rosse carrozze della Jungfraubanh. Guardandoci attorno ci rendiamo subito conto di riti nei fori gelavano di nuovo a contatto con la fredda roccia rimanendo inesplosi frammisti ai detriti. Al momento della rimozione del materiale roccioso capitava che venissero colpiti accidentalmente dagli operai con picconi o leve di ferro provocandone la deflagrazione. Cinque morti li fece pure la corrente elettrica, ancora poco conosciuta e utilizzata per il funzionamento delle perforatrici. Il 21 febbraio 1912 cadde l’ultimo diaframma e gli operai sbucarono sullo Jungfraujoch. Per questi eroi dimenticati giunse cosí il momento di fare le valige, i piú fortunati tornarono a casa, altri andarono in nuovi cantieri ma 30 di loro restarono qui per sempre. 10 VIVERE LA MONTAGNA come questa piccola ferrovia di montagna sia diventata famosa a livello mondiale. I nostri compagni di viaggio sono giapponesi, russi, inglesi, coreani, canadesi,cinesi, australiani, indiani ecc. Un’attesa di pochi minuti e il convoglio parte in direzione delle montagne dove ci aspetta un mondo di neve e ghiacci perenni. Dopo aver percorso un tratto pianeggiante nelle campagne, il trenino imbocca la valle che sale verso Leutenbrunnen. Il paesaggio che ci circonda è di quelli mozzafiato: cascate d’acqua e pareti a strapiombo alte centinaia di metri, meta ambita per i temerari che praticano il base-jamper, ovvero il lanciarsi da pareti verticali con il paracadute. Dopo una sosta alla stazione di Leutenbrunnen, il convoglio riparte in direzione di Wengen, rinomata località turistica delle Alpi bernesi. Accanto ai binari della ferrovia pascolano le mucche, indifferenti all’afflusso di turisti e alle innumerevoli fotografie in cui vengono immortalate. Oltrepassata la stazione di Wengen, la salita si fa piú ripida; ora il trenino costeggia per un tratto la pista di discesa libera del Lauberhorn, una delle piú difficili e spettacolari discese della coppa del mondo di sci. Siamo a quota 2’061 m, alla stazione della Kleine Scheidegg, un pianoro posto ai piedi della parete nord dell’Eiger. Qui è consigliabile fare una sosta per abituarsi all’altitudine e ammirare lo spettacolo offerto dei tre Il successo di un’utopia © Marcel Hurni Eiger (3’970 m), Mönch (4’099 e Jungfrau (4’158 m). m) giganti delle Alpi Bernesi: l’Eiger 3’970 m, il Mönch 4’099 m e la Jungfrau 4’158 m. Numerosi gracchi alpini volano attorno alle case in cerca di cibo, posandosi sulla neve a pochi metri dai turisti. È giunto il momento di ripartire. Prendiamo posto sul trenino che grazie alla sua cremagliera di tipo Strub ci permette di affrontare la pendenza, a volte superiore al 25%, di questa linea ferroviaria unica nel suo genere in tutto il mondo. Percorriamo un tratto di binario all’aperto mentre ci avviciniamo ai piedi dell’Eiger e quasi senza accorgerci entriamo nelle viscere della montagna. Il treno fa una prima sosta alla stazione Eigerwand dove, dopo essere scesi e aver percorso una galleria di alcune decine di metri ci troviamo di fronte una grande vetrata. La vista è di quelle da togliere il fiato, siamo sulla parete nord del Eiger, a 2’865 m.s.m., attorno a noi ci sono rocce a strapiombo mentre di fronte l’occhio Qui è consigliabile fare una sosta per abituarsi all’altitudine ed ammirare lo spettacolo offerto dei tre giganti delle Alpi Bernesi: l’Eiger (3’970 m), il Mönch (4’099 m) e la Jungfrau (4’158 m). spazia libero fino alle montagne del Giura e oltre. Risaliti in carrozza il convoglio riprende il suo viaggio e ci sembra di andare verso il centro della terra, come nel famoso libro di Jules Verne. Nuova fermata e questa volta, dalla grande vetrata, si spazia sul Eismer, il frastagliato ghiacciaio situato a 3’160 m.s.m. Siamo immersi nei due componenti di queste montagne, ghiaccio e roccia. Eismer, “mare di ghiaccio”: infatti il susseguirsi di crepacci e seracchi fanno pensare alle onde di un mare in burrasca. Purtroppo dobbiamo lasciare questo scenario spettacolare per riprendere la salita all’interno della montagna. Ora la galleria attraversa il Mönch e cosí arriviamo alla stazione dello Jungfraujoch a 3454 m.s.m. e ci rendiamo conto di aver superato, partendo da Interlaken, un dislivello di 2’886 metri. Dopo un caffè nell’accogliente ristorante, ci incamminiamo, sempre in galleria, verso l’ascensore che ci porta in una manciata di secondi sulla terrazza dell’osservatorio Sphinx, dotato di laboratori multifunzionali, una stazione meteo, cupole astronomiche con un telescopio di 76 cm di lente. La Sfinge (traduzione di Sphinx) è servita come sede per tutti coloro che facevano ricerche sulla glaciologia, medicina, fisica dei raggi cosmici e astronomia. Dalla terrazza piú alta d’Europa i nostri occhi possono ammirare l’immenso ghiacciaio dell’Aletsch, il piú esteso delle Alpi con i suoi 117,6 km quadrati. Questo, assieme alla Jungfrau, è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità. Rivolgendoci verso nord, vediamo la Foresta nera tedesca e i Vosgi VIVERE LA MONTAGNA 11 Il successo di un’utopia francesi, uno spettacolo vastissimo e indimenticabile. A malincuore ridiscendiamo con il veloce ascensore e attraverso un corridoio di ghiaccio entriamo nell’Eispalast, una grotta di notevoli dimensioni scavata nel cuore del ghiacciaio e popolata da sculture ed opere d’arte rigorosamente di ghiaccio. In alcuni punti questo labirinto di corridori e caverne di oltre 1’000 mq si muove fino a 15 cm l’anno, a causa dello scorrere del ghiacciaio verso il basso.Le meraviglie non sono finite, ora usciamo all’esterno, sul Plateau. Qui il soffio gelido dell’alta montagna è palpabile, la luce P a t r i m o n i o m o n d i a l e d e l l ’ UN E S CO : I l G h i a c c i a i o d e l l ’ A l ets c h , i l p i ù estes o g h i a c c i a i o d e l l e A l p i , c o p r e o l t r e 1 2 0 c h i l o m et r i q u a d r i d i superficie in Svizzera, nei cantoni B e r n a e V a l l ese . H a o r i g i n e d a l b a c i n o g l a c i a l e a l l a b a se d e l l e © Schlierner m a g g i o r i c i m e d e l l ’ O be r l a n d be r n ese , a m e r i d i o n e d e l l a f a m o s a “triade” Jungfrau, Mönch, Eiger, r i c e v e n d o n e l e a m p i e c o l a te c h e confluiscono nel Konkordiaplatz, u n v a st o a l t o p i a n o g l a c i a l e p r es s o c h é p i a n e g g i a n te l a r g o o l t r e 5 k m , e c o n u n o s p ess o r e d i g h i a c c i o st i m a t o i n c i r c a 1’500 m et r i . del sole accecante. L’emozione di stare sopra il ghiacciaio è forte. Portando negli occhi la visione della bandiera svizzera che sventola sul Plateau, incurante delle sferzate di aria gelida, facciamo ritorno alla Kleine Scheidegg. Per la discesa prendiamo la linea ferroviaria in direzione di Grindenwald dove cambiamo treno un’ultima volta. È già scesa la sera quando arriviamo alla stazione di Interlaken. Dopo essere stati “a un passo dal cielo” ci ritroviamo davanti ad un “coquelon” pieno di fumante fondue di 12 VIVERE LA MONTAGNA © Bergfee formaggio per chiudere nel migliore dei modi questa splendida giornata. Domani Il futuro di questa straordinaria ferrovia potrebbe essere un tuffo nel passato. Infatti si parla con insistenza di voler completare il progetto iniziale, abbandonato allora per carenza di fondi, e di portare la stazione di arrivo del trenino sulla cima della Jungfrau a quota 3’700 m.s.m. Ma da piú parti ci si chiede se sia giusto sacrificare questi luoghi sull’altare del turismo di massa. Su questo punto le opinioni divergono. Come verrà accolto dalla popolazione locale questo nuovo progetto? Le voci critiche prevarranno o saranno cancellate dall’entusiasmo generale, cosí come avvenne 100 anni fa? I sentimenti in questi casi sono contrastanti: da una parte si vorrebbe proteggere il paesaggio e la Eiger (3’970 m), m) e Mönch (4’099 Jungfrau (4’158 m) natura da un invadente turismo di massa, ma non bisogna dimenticare che paesi come Wengen o Grindenwald devono la loro sopravvivenza proprio al turismo. Senza questa fonte di entrate sarebbero condannati allo spopolamento, diventando in breve dei veri e propri villaggi fantasma. Qualunque sia la decisione che verrà presa, la bellezza e il fascino di questa montagna rimarrà immutato nel tempo, come una Monna Lisa di 3’700 m. ▲ VIVERE LA MONTAGNA 13
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