STUDIO E LAVORO, UNA COMUNIONE SEMPRE PIU

STUDIO E LAVORO,
UNA COMUNIONE SEMPRE PIU’ DISTANTE
LA CRISI ECONOMICA NON RISPARMIA GLI STUDENTI
di Camilla Cupardo
E’ ormai cosa nota, e forse non fa più notizia, che l'Italia - o meglio l'Europa in generale - si trova
in questi ultimi anni ad affrontare una grave crisi recessiva, accompagnata ovviamente da un
altissimo tasso di disoccupazione. Non risparmiati dalla crisi sono senza dubbio i giovani
universitari che cercano di conciliare studio e lavoro. In quella fase della vita, infatti, si inizia a
desiderare una certa indipendenza, quanto meno per mettere da parte qualche Euro sempre
necessario o anche semplicemente per potersi concedere quei piccoli sfizi che è giusto permettersi
quando si è giovani, senza gravare ulteriormente sulle spalle dei genitori che già, soprattutto per
quanto riguarda gli studenti fuorisede, sostengono spese altissime (tra gli 8.000 e 9.300 euro l'anno
tra tasse universitarie, affitti, sostentamento alimentare e imprevisti vari).
Sono pochi i fortunati alla ricerca di una
piccola occupazione che alla fine riescono a
trovarla, nella maggior parte dei casi “in
nero”, quindi senza coperture previdenziali
né garanzie. I lavoretti più richiesti sono
indubbiamente quelli di cameriere e barista,
talvolta baby-sitter, per lo più con paghe che,
regolari o meno che siano, in ogni caso
arrivano a malapena a sfiorare il minimo
sindacale. Sicuramente meglio di niente!
Sarebbe dopotutto molto difficile e per
giunta sciocco aspirare a grandi posizioni, un
po' perché a quanto pare effettivamente di
lavoro non ce n'è, un po' per il tempo e le energie che esso sottrae allo studio. Il pericolo sarebbe
infatti quello di non essere in grado di conciliare in modo efficiente studio e lavoro, rischiando di
non riuscire a portare a termine gli esami, andare fuori corso e essere costretti a pagamenti "extra"
per recuperare gli anni di studio non andati a buon fine; uscite che, come detto, non vengono
nemmeno lontanamente compensate dai salari ricevuti.
Un ulteriore problema, di questi tempi, sta nel fatto che gli studenti alla ricerca di lavoro presentino
nella maggior parte dei casi un curriculum povero o addirittura inesistente, mentre i datori di lavoro
cercano per lo più "persone con esperienza". E qui arriva ovvia e disarmante la domanda: “ma come
facciamo a fare esperienza, se quasi ovunque vengono assunte solo persone che abbiano già
esperienza?". Obiezione fatta dalla maggior parte dei ragazzi rimasti delusi dal tentativo di trovare
un impiego e che non può essere contestata in alcun modo. Circolo vizioso senza via d'uscita, a
quanto pare. L'unica alternativa sembra essere rimasta quella di cercare, in periodi come quello
estivo, temporanee occupazioni all'estero nelle grandi città europee come Parigi, Londra o Berlino,
anch'esse toccate dalla crisi ma senza dubbio più aperte al lavoro giovanile. Come si è detto però
queste possono essere solo soluzioni temporanee, se si ha a cuore il portare a termine gli studi; è
un'opzione utile solo per "fare curriculum" e rientrare in Italia con quella tanto richiesta
esperienza. Inutile dire che tali esperienze hanno costi non irrilevanti: risiedere all'estero, anche se
per breve periodo, non è mai roba da poco, e non tutti possono permetterselo. C'è inoltre da
considerare che le attività lavorative svolte in altri Paesi non è che poi garantiscano comunque posti
di lavoro una volta tornati.
Il problema quindi persiste, e trovo sia un problema grave e allarmante, dal momento che non si dà
la possibilità a coloro che ancora studiano e che saranno la futura classe lavoratrice, di entrare
almeno in parte a contatto con quella che è la vera realtà: il mondo del lavoro. L'indipendenza di cui
si è parlato all'inizio, quella che i giovani ricercano, non è da considerarsi solo come il traguardo per
possedere una propria somma di denaro, ma si tratta anche di un'indipendenza morale, un modo di
iniziare ad essere adulti, di prendersi le proprie responsabilità cominciando in minuscola parte ad
avere la possibilità di gestire la propria vita. Bisognerebbe quindi trovare un modo per formare le
nuove generazioni e abituarle a quello che sarà il loro futuro. Ma la crisi rimane crisi e per il
momento non sembra ci possano essere soluzioni o vie d'uscita. In ogni caso: mai arrendersi, mai
farsi vincere dal pessimismo, mai accettare a testa bassa, ma combattere per uscire dal pantano!