Giugno 2014 Anno XVII° Numero 71 Pro Manoscritto Visita il sito della Parrocchia: www.parrocchiavillapinta.it Carissimi parrocchiani, Il mese di giugno è il mese nel quale si ricordano e si celebrano gli anniversari di ordinazione sacerdotale. È anche l’occasione per ricordare che Dio “chiama” tutti ad essere suoi discepoli. Ovviamente nei modi e secondo i doni che ha dato a ciascuno. Ognuno di noi, infatti, è un progetto di Dio. Ci realizziamo “solo” se costruiamo la nostra storia secondo questo progetto. È questa la “vocazione” di ciascuno. Per seguire la propria vocazione occorre aver chiare le condizioni. Prima condizione. Ricercare e conoscere la verità su noi stessi: chi siamo, cosa vogliamo, come viviamo,… Il Papa ci ricorda che “l’uomo ha bisogno di conoscenza, ha bisogno di verità, perché, senza di essa non si sostiene, non va avanti”. L’uomo, per sua natura, è proteso verso la verità. Ciascuno vuole realizzare i progetti che ha nel cuore, ma se non sono conformi a verità, sarebbero “castelli di carta”. Seconda condizione. Sincerità e lealtà con noi stessi e con gli altri. In caso contrario, ci nutriremmo di illusioni e inganneremmo noi stessi. La lealtà, la sincerità, la coerenza, anche quando costano fatica e sacrificio, sono segno di “carattere” e “personalità matura”. L’inganno e la bugia, invece, sono segno di poco coraggio e di viltà. Soprattutto in chi dice di “credere”. È sempre il Papa che ci ricorda: “La fede senza la verità non salva, non rende sicuri i nostri passi. Resta una bella favola, la proiezione dei nostri desideri di felicità, qualcosa che ci accontenta solo nella misura in cui vogliamo illuderci”. Terza condizione. Confrontare sempre le proprie scelte con la Parola di Dio. Solo chi ha imparato ad amare sperimenta la realtà della vita in modo nuovo. “Gioisce il cuore di chi cerca il Signore”, perché il Signore ci insegna ad amare, perché Dio è Amore, perché tutta la Sua vita è stata dono d’amore. In questo modo, giorno dopo giorno, nelle piccole cose quotidiane, realizziamo la nostra vocazione, cioè quel “progetto” che Dio ha su ciascuno, il solo che ci può dare la felicità. Vivere bene è sempre impegnativo. Ma è l’unico modo per non “sciupare” la vita. Soprattutto in un tempo in cui le “sirene” che illudono sono molte e potenti… e la “grande verità” che spiega la vita nel suo insieme è guardata con sospetto! Per terminare, vi propongo di riflettere su alcune esortazioni di S.Escrivà de Balaguer che di vocazioni se ne intendeva. “Non prendere una decisione senza soffermarti a considerare la questione davanti a Dio”. “Pretesti. Non te ne mancheranno mai per venir meno ai tuoi doveri. Respingili e fa’ il tuo dovere”. “Guardare il passato e… lamentarti…? NO; è sterile. IMPARARE, questo è fecondo”. “Domani! Qualche volta è prudenza. Molte volte è l’avverbio dei vinti”. Sono suggerimenti molto pratici. Ascoltiamoli e diventeremo migliori. don enrico 2 di Alba Codazzi Nella giornata di venerdì 25 aprile tutti gli “invitati” all’assemblea, circa 200 tra preti, laici, religiosi, hanno affrontato, suddivisi in nove gruppi ed in due distinti momenti intervallati dal pranzo in comune, il tema del “festeggiare” e del “primerear” (prendere l’iniziativa). Questo neologismo è stato introdotto dal Papa per indicare che “il Signore ha preso l’iniziativa”, ha preceduto la Chiesa nell’amore “e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi”. La seconda giornata ha visto i gruppi confrontarsi sul tema del “coinvolgersi”, dell’ “accompagnare” e del “fruttificare”. I lavori dell’assemblea sono terminati con l’esposizione di una sintesi di quanto emerso nei laboratori (che può essere riassunto in: formazione; cura delle relazioni; verifica di quanto si è fatto in passato; esame degli strumenti che si hanno già a disposizione; opportunità di riformare tali strumenti- orari, linguaggio, modalità - in base alle richieste ed alle esigenze pastorali e sociali), cui hanno fatto seguito la riflessione e alcune conse- Si è svolta il 25 e il 26 aprile l’Assemblea Diocesana voluta dal Vescovo per condividere la programmazione pastorale del triennio 20152017, partendo dall’esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, ed, in particolare dal n. 24 e dai cinque verbi che lo caratterizzano: prendere l’iniziativa (primerear), coinvolgersi, accompagnare, fruttificare, festeggiare. Cinque verbi che dovrebbero caratterizzare una Chiesa “in uscita”, cioè “la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano”. I lavori dell’assemblea sono cominciati con un momento iniziale di accoglienza, durante il quale il Vescovo, proponendo una riflessione di Paolo VI, ha richiamato l’attenzione dei presenti sulla “mai compiuta formazione all’intelligenza del Vangelo”. L’intronizzazione dell’Evangeliario, accompagnata da musica, gesti e canti, e la meditazione offerta da don Marco Cairoli sul brano tratto dal Vangelo di Matteo (13,1-52), hanno offerto la giusta carica per dare corso ai lavori di gruppo, o, come si dice oggi, ai “laboratori”. 3 la “celebrazione con il Regina coeli”, che ha proposto la meditazione di un altro brano del Vangelo di Matteo ed un singolare e suggestivo dialogo tra Maria e le figlie di Gerusalemme). Poi ancora lascia l’appello del Vescovo a riflettere sulla “qualità della fede nelle nostre comunità”. Una fede il cui spessore in alcuni casi è troppo sottile, generico, disperso. “Un deterioramento della fede che genera deterioramento morale, visibile nelle abitudini comuni e nell’atteggiamento civico”. Infine, lascia la provocazione, lanciata a suo tempo dallo scrittore Bernanos e saggiamente “rilanciata” all’inizio dei lavori assembleari: “Un ateo parla ai credenti: “Quando uscite dal confessionale, voi siete in stato di grazia. Lo stato di grazia… eppure, vedete, esso quasi mai appare. Ci domandiamo che cosa ne facciate della grazia di Dio. Non dovrebbe raggiarvi dal viso? Dove diavolo nascondete la vostra gioia?”. Già: dove nascondiamo la nostra gioia? Dice il Papa: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”. E noi, lo abbiamo incontrato? gne da parte del Vescovo: “Non offro delle conclusioni, ma condivido alcune impressioni maturate dall’ascolto di sollecitazioni preziosissime e sovrabbondanti che, in quanto tali, chiedono un tempo indispensabile di decantazione per portare frutto e applicazione nei vari consigli di partecipazione. Da questa assemblea è emersa una chiesa bella, una chiesa viva, che ha sicuramente dei problemi e dei limiti, ma che è capace di dire dei “sì”, anche di fronte alle molte sofferenze, povertà e drammi dell’umano”. Ma, al di là della cronaca di due giornate intense, cosa lascia quest’assemblea diocesana ai partecipanti? Senza dubbio la certezza di avere vissuto un bel momento di Chiesa, in un clima di dialogo, condivisione e rispetto, che, purtroppo, spesso manca, perché soffocato da individualismi, gelosie e apatìe. Poi lascia la “boccata d’ossigeno” ricevuta da momenti di preghiera molto ben preparati e minuziosamente curati (la prima giornata si è conclusa con la Messa presieduta dal Vescovo, celebrata nella chiesa del seminario. La seconda giornata, invece, è stata caratterizzata dal- di Gianfranco Ravasi - “Avvenire” Amo la vita. Tutto il mio tormento consiste nella paura di non poterne godere abbastanza a lungo e appieno. Le giornate mi sembrano troppo brevi. Il sole tramonta troppo presto. Le estati finiscono così in fretta. La morte arriva così presto. E’ questa una riflessione di Irène Némirovsky da meditare soprattutto da chi vive immerso nella noia e nell’inerzia, di chi tira a campare, giovane o vecchio che sia, riprendendo idealmente la sconfortante osservazione di Qhoelet: “Non ci provo alcun gusto!” (12,1). “Io amo la vita, e la amo perché ne succhio tutta la linfa, ne colgo i fiori, la colmo di ricerca, di azione e di contemplazione”. Impressiona questo gustare l’esistenza a pieni sorsi, soprattutto ai nostri giorni quando si vedono folle di persone che non sanno come sprecare il tempo e bruciarsi la vita. È un po’ anche per questo che la morte è diventata semplicemente un dato statistico oppure rimossa e ignorata. O peggio, è spesso scelta come una soluzione per le difficoltà, dall’inizio assoluto della vita con l’aborto sino alla fine con l’eutanasia, con una futilità e una leggerezza impressionanti. 4 Il prete non è prete per sé, non dà l’assoluzione a se stesso, non amministra a se stesso i sacramenti, non è prete per sé, ma per gli altri. Lasciate una parrocchia senza prete. “Che fare in Chiesa? - direbbe la gente - non vi è più la celebrazione dell’Eucaristia, non più Sacramenti, il Signore non vi è più, tanto vale pregare in casa”. Quando si vuol distruggere la religione si comincia dal prete perché dove non vi è più prete non vi è più sacrificio, non vi è religione. Quest’anno la solennità del Corpus Domini per la nostra parrocchia sarà allietata anche da un altro felice evento. Potremmo dire... da una benedizione speciale: il qurantacinquesimo anniversario di ordinazione sacerdotale del nostro don. Si sa: sulla figura del prete si dice di tutto e di più. Chi lo vorrebbe in un modo, chi lo vorrebbe nell’altro. Se parla, dovrebbe stare zitto. Se sta zitto, dovrebbe parlare. Se è un tipo spirituale, dovrebbe stare con i piedi per terra. Se pensa anche alle cose materiali, dovrebbe essere più spirituale. Se è diplomatico, non sa prendere posizione. Se prende posizione, dovrebbe essere diplomatico! …Ci piaccia o no, anche il prete è una persona. Con i suoi pregi e i suoi difetti. Egli, però, è un “uomo di Dio”, e questo lo rende speciale. Proviamo a pensarci…ci aiuta il santo Curato d’Ars. Consideriamo quali poteri Dio ha dato al prete. Egli d'un pezzetto di pane ne fa un Dio. È più che creare un mondo! “Se m’incontrassi in un prete e in un angelo - è sempre il curato d’Ars che parla - saluterei il prete prima dell'Angelo”. L’Angelo è l'amico di Dio, il prete è il luogotenente di Dio. S.Teresa baciava il terreno dove era passato il prete. Quando vediamo un prete dobbiamo dire: “Ecco colui che mi ha fatto figlio di Dio, che m’ha aperto il Paradiso nel santo battesimo, che mi ha purificato l’anima mia, che alimenta l’anima mia, che vorrò aver vicino al capezzale nella mia agonia”. Alla vista d’un campanile dobbiamo chiederci chi c’è nella chiesa. Crediamo che lì c’è il nostro Signore, vero uomo e vero Dio. E c’è perché un prete ha celebrato la Messa”. Le dita del prete che hanno toccato la carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono immerse nel calice dove è stato il Sangue, nella Pisside dove è stato il suo Corpo, sono più preziose di qualunque gioiello. Consideriamo dunque la grandezza del prete. S.Antonio Abate era stimato per la sua straordinaria santità dagli stessi imperatori. Questi gli scrivevano per supplicarlo di pregare per loro. Eppure, sebbene tanto onorato dai grandi, onorava egli stesso i Sacerdoti con un così profondo rispetto che quando ne incontrava qualcuno si buttava in ginocchio e non si alzava se prima non aveva ricevuta da lui la benedizione. Ai giorni nostri invece, è molto avvilito e disprezzato il carattere Sacer- *** *** Il prete, dice san Giovanni Maria Vianney, curato d’Ars, è un uomo che tiene il luogo di Dio. Senza il sacerdote non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto nel Tabernacolo? Il prete. Chi ci ha ricevuti nel grembo della Chiesa cattolica al primo entrar nella vita? Il prete. Chi ci nutre e dà forza nel pellegrinaggio di questa vita mortale? Il prete. Chi ci preparerà a comparire al tribunale di Dio lavandoci per l’ultima volta nel Sangue di Gesù Cristo? Il prete, sempre il prete. Se noi ci allontaniamo dal Signore, chi ci riconcilierà con Lui? Chi ci renderà la grazia, la calma e la pace? Ancora il prete. Confessiamoci alla Santa Vergine o a un Angelo, ci assolveranno essi dai nostri peccati? No. Ci daranno per nutrirci nel nostro pellegrinaggio terreno il Corpo e il Sangue del Signore? No. La Santa Vergine non può far discender il suo Divin Figlio nell'Ostia. Fossero nel Confessionale anche tutti gli Angeli, non potrebbero assolverci dai nostri peccati. Un prete, per semplice che sia, lo può. Egli può dire: “Va’ in pace, io ti perdono”. La dignità del prete è davvero grande! 5 quelle storie nelle quali il Papa, i Vescovi, i Frati, i Preti sono calunniati e derisi nella maniera più turpe e volgare. dotale; alle volte anche da quelle persone che vantano ossequio alla Fede, alla religione, alla Chiesa. Che gli increduli e i libertini non abbiano per i Sacerdoti che odio e disprezzo non è meraviglia, ma che persone cristiane, che si ritengono buone e timorate di Dio, non abbiano il dovuto rispetto per i Sacerdoti, è cosa intollerabile. Spesso si sparla dei Sacerdoti, si fa delle loro persone un oggetto di beffe e di satire, s'ingrandiscono i loro difetti e se ne fa un gran rumore. Succede poi anche che, per lo sbaglio e il limite di qualche povero prete, con sacrilega ingiustizia, si mettono in discredito tutti i Sacerdoti facendone indistintamente un fascio di tutti, come se tutti fossero persone ignoranti, oziose, avare, mondane, viziose. Come se le azioni di uno bastassero a rendere rei anche gli altri. È stoltezza giudicare tutti gli uomini scellerati perché uno, dieci, cento di loro sono tali. La vita del Sacerdote deve essere santa e se non lo è, guai a lui! Ma anche se conducesse una vita cattiva non lascia per questo di essere Ministro di Dio, e nessuno ha il diritto di disprezzarlo. Chi disprezza i Sacerdoti di Dio disprezza Dio stesso. Rigettate con orrore quelle riviste, quei romanzi, Rispettiamo il prete, amiamolo, ascoltiamolo; difendiamolo dalle calunnie e dagli insulti degli empi. Egli è l'uomo di Dio, il Ministro, il Rappresentante dell’Altissimo. È un uomo che rinunziò alle ricchezze, ai piaceri della vita per tutto consacrarsi ai bisogni spirituali, e non solo, dei fratelli. Se incontriamo qualche sacerdote poco esemplare e forse anche vizioso, non ci meravigliamo. Ci ricordiamo che i preti son anche loro figli di Adamo, soggetti alle stesse debolezze della natura umana. Sono pochi i preti cattivi e ogni cristiano ha il dovere di pregare per questi poveri disgraziati e coprire più che è possibile i loro sbagli. Si parla con tanto chiasso delle debolezze di qualche prete in particolare, e non si fa parola delle virtù e dei sacrifici del maggior numero. E chi può conoscere e raccontare le sofferenze, la carità di mille e mille preti che pregano, che si sacrificano per la loro gente, per le parrocchie che sono loro affidate? (…) per festeggiare sia pure nella semplicità, il nostro don, proponiamo, per domenica 22 giugno, il seguente programma: ore 10,45: S.Messa nella solennità del Corpus Domini Seguirà la processione eucaristica, alla quale parteciperanno i bambini della Prima Comunione. Sarà presente la banda. Dopo la S.Messa: aperitivo per tutti al CAP ore 13,30: pranzo presso Albergo Ristorante “Villa dei (se necessario, Tigli” di Valle di Colorina (Opera don Folci) ci sarà un servizio navetta) per coloro che si saranno iscritti.* * PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI: CELL. 348.2692229, CELL. 347.2652264 PRENOTAZIONI ENTRO MERCOLEDI’ 18 GIUGNO PRANZO: € 30,00, bevande incluse. 6 LO SPIRITO, FORZA DI DIO Quando dobbiamo parlare dello Spirito Santo, ci troviamo spesso poveri di concetti e di parole, ci diventa difficile poterlo raccontare e spiegare. Forse è questo uno dei motivi per cui lo Spirito Santo è spesso “un illustre sconosciuto”. Anche le immagini che di solito usiamo per indicarlo (soffio, vento, fuoco, colomba, ecc.) rischiano di farci immaginare lo Spirito Santo come una “cosa”. Invece, queste stesse immagini, servono a dire che lo Spirito è vita, è dinamismo. a. Lo Spirito, forza di Dio, nell’Antico Testamento L’Antico Testamento, pur non conoscendo ancora lo Spirito Santo come realtà, parla diverse volte di lui, soprattutto come forza vitale di Dio, con la quale Dio agisce e fa agire. Quando Dio dona il suo soffiospirito, la creazione si anima, i profeti parlano a nome di Dio, ecc. (vedi Ez 37,9b-1O). Per l’Antico Testamento, quindi, lo Spirito è l’azione di Dio. Lo stesso Antico Testamento annuncia anche che il Messia sarà ripieno dello Spirito (Is 11,1-2) e che lo Spirito sarà donato a tutto il mondo (GI 3,1-2). b. Gesù, ripieno dello Spirito Santo Il Nuovo Testamento, ci presenta Gesù “ripieno di Spirito Santo”. L’Annunciazione ci presenta l’origine di Gesù come opera dello Spirito Santo (Lc 1,35); 7 tutti e quattro i Vangeli danno grande importanza anche al momento del Battesimo di Gesù: lo Spirito scende su Gesù in forma di colomba, lo attesta Messia e lo consacra per la missione tra gli uomini; dopo il Battesimo, incontriamo Gesù che, nel deserto, comincia la sua lotta contro Satana, con la forza dello Spirito (Lc 4,1-2); dopo Le tentazioni, Gesù inizia la sua vita pubblica, sempre con La potenza dello Spirito (Lc 4,14-15); nella sinagoga di Nazaret, Gesù legge, davanti ai suoi concittadini, il passo di Is 61,1-2: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio... “, e Lo commenta dicendo: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. (Lc.4,21) c. La Chiesa, creatura dello Spirito La Chiesa riceve lo Spirito Santo, promesso da Gesù, nel giorno di Pentecoste (At 1,8). Questo dono è per la Chiesa ciò che il Battesimo è stato per Gesù: con la forza e l’energia dello Spirito Santo la Chiesa può iniziare la sua missione universale. Lo Spirito fa spuntare un’umanità nuova netta quale vengono superate le barriere che separano e creano incomunicabilità (vedi il racconto della Pentecoste in At 2); lo Spirito spinge gli Apostoli e tutti i credenti alla missione, all’accoglienza dei pagani (At 10); lo Spirito costituisce dei pastori nella Chiesa (At 20,28), guida la comunità ed i suoi capi, soprattutto nei momenti dette decisioni importanti e delle prove dolorose; lo Spirito dà forza alla Parola che converte, è fonte di gioia anche nelle persecuzioni. In poche parole: lo Spirito è la forza segreta della Chiesa e della sua missione nel mondo. d. Andiamo al Padre, mediante Gesù Cristo, nello Spirito La Chiesa è una comunità di persone che può chiamare Dio con il nome di Padre grazie al sacrificio di Cristo, alla sua morte ed alla sua risurrezione. E Gesù, a sua volta, non è un personaggio lontano, ma è vivo ed operante ancora oggi grazie allo Spirito. Andiamo al Padre, termine ultimo della nostra storia e del disegno divino sugli uomini, mediante Cristo, che è vissuto in mezzo a noi, è morto ed è risuscitato, nello Spirito Santo, che rende presente l’azione e la persona di Cristo. L’azione dello Spirito è spesso invisibile, non riusciamo a percepirla, quindi è oggetto di fede. Ma lo Spirito Santo ha anche delle manifestazioni visibili, che noi possiamo vedere in qualche modo. Possiamo, ad esempio, toccare con mano quelli che San Paolo chiama i frutti dello Spirito: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (GaI 5,22). Questi sono i frutti del nostro cammino cristiano! Per offrire a tutti gli uomini la salvezza, Gesù risorto ha inviato dal Padre lo Spirito Santo. Lo Spirito radica nel cuore di ogni uomo il suo Vangelo e guida la Chiesa sulle strade del mondo. Come l’anima nel corpo, cosi lo Spirito rende vive le istituzioni della Chiesa ed infonde nel cuore dei cristiani il desiderio ed il coraggio di portare a tutti gli uomini la verità del Vangelo che Gesù ci ha donato. Ad Gentes — n. 4 Domande / provocazioni Chi guida le tue grandi scelte di vita? Ascolti la voce dello Spirito Santo, oppure la soffochi con le tue superficialità? “Lavori” nella tua comunità cristiana, lasciandoti guidare dallo Spirito ed impegnandoti a vivere nella fede e nella bontà? Riesci ad incarnare nella tua esistenza i “frutti dello Spirito”? 8 Due ragazze brasiliane, ambedue sedicenni dopo aver partecipato ad un “party” in una frequentatissima località balneare, erano state assassinate. Le rispettive mamme, interrogate dalla polizia, confessarono di essere all’oscuro di tutto: non sapevano nulla né della fuga delle figlie e ancor meno conoscevano i proprietari della villa ove era avvenuto il tragico festino. Il testo a seguire è stato scritto da uno psicologo e consegnato agli allievi di una rinomata scuola privata di San Paolo con la raccomandazione che lo passassero ai loro genitori. Ai figli era stato chiesto di rimanere loro accanto sino alla lettura completa del testo. vostra cameretta, cosa che io avrei potuto fare in quindici minuti. • Vi ho amati a sufficienza quando vi ho dimostrato, oltre l’amore che nutrivo per voi, anche la mia delusione di fronte a certi vostri atteggiamenti e non vi ho nascosto le lacrime che mi scorrevano sul volto. • Ma più ancora, vi ho amati a sufficienza quando vi ho detto quel «no» deciso, anche se sapevo che per questo avreste potuto odiarmi (e in certi momenti, forse, mi avete odiato davvero...). Un giorno, quando i miei figli saranno cresciuti a sufficienza per capire la logica che spinge i papà e le mamme ad agire, potrò dire loro: • Vi ho amati a sufficienza quando vi ho chiesto dove andavate, con chi e a che ora sareste tornati. • Vi ho amati a sufficienza quando vi ho fatto capire che quell’amico conosciuto da poco non era una compagnia affidabile. • Vi ho amati a sufficienza quando vi ho obbligato a pagare ciò che di nascosto avevate sottratto nel supermercato o le riviste prese di soppiatto al giornalaio e vi ho costretti a dire al legittimo proprietario: «Ieri abbiamo preso queste cose e siamo venuti a pagarvele». • Vi ho amati a sufficienza quando sono rimasto due ore in piedi, accanto a voi, aspettando che rimetteste in ordine la Erano queste le battaglie più difficili. Eppure adesso sono contento. Ho vinto! Anche voi avete vinto! E quando i miei nipoti cresceranno a sufficienza per capire la logica che muove i papà e le mamme ad agire, quando questi domanderanno se i loro genitori erano «crudeli», i miei figli potranno dire: 9 SÌ,I NOSTRI GENITORI ERANO «DURI». ESSI ERANO I PEGGIORI DEL MONDO! • Gli altri bambini si abbuffavano di torte e cioccolato a colazione e noi dovevamo mangiare cereali, uova e toast con una misera fetta di prosciutto. • Mentre gli altri bambini bevevano litri di Coca-Cola, mangiavano patatine fritte e quegli hamburger farciti di ogni ben di Dio, noi dovevamo mangiare a pranzo molta verdura, cruda e cotta che fosse, e tanta frutta. • I nostri genitori avevano il diritto di sapere chi erano i nostri amici e cosa combinavamo quando eravamo con loro. • Insistevano perché noi dicessimo con chi uscivamo, anche se la nostra assenza era di un’ora e anche meno. Dovevamo essere sinceri. • E quando eravamo adolescenti, papà e mamma riuscivano persino a leggere i nostri pensieri. Sì, la nostra era davvero una vita grigia e monotona. • I nostri genitori non permettevano che gli amici si attaccassero al clacson per dirci che erano sotto casa. Essi dovevano bussare alla porta e salire perché loro li potessero squadrare a dovere. • E mentre tutti gli altri, a dodici anni e anche meno, potevano tornare tardi a casa, noi aspettammo per lo meno i 16 anni per rientrare un po’più tardi. Papà e mamma — Dio, come erano ingombranti! — ci aspettavano svegli, e volevano sapere com’era riuscita la festa (... ma in realtà, volevano solo vedere in che stato ritornavamo). PER COLPA DEI NOSTRI GENITORI NOI ABBIAMO PERSO INNUMEREVOLI ESPERIENZE NELLA NOSTRA ADOLESCENZA! Nessuno di noi è mai stato coinvolto con le droghe, i furti, gli atti di vandalismo, le violazioni di proprietà o il bullismo. TUTTO PER COLPA DEI NOSTRI GENITORI! Ora che siamo adulti, onesti e responsabili, stiamo facendo il possibile per essere, con i nostri figli, genitori «duri» come papà e mamma lo furono con noi. Forse è questo che manca nel mondo d’oggi. NON CI SONO PIÙ GENITORI «DURI» A SUFFICIENZA! Del Sacerdote, tanto grande e tanto fragile, hanno detto: S. Agostino: Il Sacerdote è il vertice di tutte le grandezze S. Francesco: Se incontrassi simultaneamente un Angelo e un Sacerdote, saluterei prima il Sacerdote, perché egli è un altro Cristo. S. Giovanni Bosco: Il più grande dono che Dio possa fare a una famiglia è un figlio sacerdote S. Giovanni Vianney: Lasciate per vent'anni una parrocchia senza prete e vi si adoreranno le bestie. S. Padre Pio: Quando celebro la S. Messa sono sospeso sulla croce con Gesù. 10 Per combattere le discriminazioni, la lobby Lgtb pretende di sovvertire valori e natura, negare che la famiglia sia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, mettere in discussione anche i concetti di maternità e paternità. E’ giunto il momento di esprimere con forza e puntualità il nostro dissenso. di Lucia Bellaspiga Nelle corpose “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone Lgbt”, pubblicate dal Dipartimento per le Pari Opportunità (presidenza del Consiglio dei ministri) e dall’Unar (l’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che da questo dipende), anche noi giornalisti, come tante altre categorie e realtà, abbiamo ricevute le istruzioni su come scrivere di Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e quali termini possiamo o non possiamo utilizzare. Di più: ci siamo sentiti dire come la dobbiamo pensare. Insomma, se ancora crediamo che la famiglia sia formata da un padre, una madre e dei figli da loro nati, siamo schiavi di una antiquata mentalità e ci comportiamo in modo omofobico. In realtà spesso sbagliamo in buonafede: la vera colpa infatti è di tre concetti fuorvianti: “Tradizione, natura e procreazione”. D’ora in poi tutti noi giornalisti dovremo capire che non esiste la famiglia tradizionale, così come non esiste la famiglia gay, in quanto i due concetti semplicemente coincidono. Anche per persone dello stesso sesso dovremo ricordarci di parlare di matrimonio, ad esempio, sebbene questo istituto nemmeno esista... La discriminazione è caldamente consigliata, se non addirittura imposta, quando si parla di persone Lgbt, ma nei confronti di chi non lo è. Ciò avviene in tutti i campi... Addirittura sono sovvertite le regole del buon giornalismo che prevede il confronto di più opinioni: in caso di dibattito — si legge infatti — si inviteranno e si intervisteranno solo persone Lgbt, sgraditi 11 tutti gli altri, anche gli esperti e gli psicologi, i quali magari si permetterebbero di sostenere che i figli hanno bisogno di una madre e un padre... Meglio censurarli in partenza. Abbiamo iniziato dalle “Linee guida” che riguardano la nostra professione. Ma se usciamo dall’ambito giornalistico e ci guardiamo intorno, il panorama è inquietante e omogeneo: analoghi documenti, infatti, sono stati prodotti e diffusi anche per il mondo del lavoro, le carceri, la scuola, con una capillarità non giustificata, che certo non corrisponde al sentire comune e ai bisogni della società, e con un dispendio clamoroso di soldi pubblici. Su “Avvenire” abbiamo già più volte messo in guardia dai tre famigerati opuscoli per gli insegnanti (e quindi per gli alunni) dalle elementari alle superiori, intitolati “Educare alla diversità a scuola”, partoriti dall’Istituto Beck, sempre con il beneplacito dell’Unar (e quindi delle Pari opportunità), oltre che con dispendio di decine di migliaia di euro. Qualche citazione dai testi: “A un bambino è chiaro da subito che, se è maschio, dovrà innamorarsi di una principessa, se è femmina di un principe. Non gli sono permesse fiabe con identificazioni diverse . Ecco allora che la guida sottotitolata “per un insegnamento più rispettoso delle differenze” parte da semplici esercizi rivolti agli insegnanti, che vanno rieducati al gender, e prosegue con schede di lavoro da sottoporre ai bambini stessi. Ricordiamo che la teoria del gender è la seguente: non si nasce uomo o donna, si nasce ciò che ci si sente e si sceglie di essere. Indifferenziati i sessi, tutto è liquido, tutto è mutevole e relativo, dunque non ha più senso usare le parole “padre e madre”. Così nelle scuole narrativa, cinema, teatro, ma an- che ascolto di testimoni invitati in quanto gay o trans, aiuteranno a ripulire il cervello dei bambini da preconcetti assurdi come la famiglia padre/madre/figli, che la guida stessa definisce “uno stereotipo da pubblicità”. E come? Le gender-fiabe non dovranno mai dare per scontato l’amore tra sessi diversi. Biancaneve? Cenerentola? Tutto in pattumiera. Anche per la matematica largo al gender - problemino di aritmetica, con Rosa che va a fare la spesa con i suoi due papà: quanto spende in totale la gender-famiglia di Rosa? E così avanti. Premesso che qualsiasi forma di discriminazione o bullismo è da condannarsi, non è però accettabile che la deriva sia quella opposta, con la totale discriminazione non solo delle persone eterosessuali, ma della nostra millenaria cultura, della natura che ci fa figli di un padre e di una madre, persino del credo religioso. Ai nostri figli le guide dell’Unar vorrebbero insegnare che “un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini “, ne consegue ovviamente che, poiché così non è, il sesso tra i gay è persino più naturale di quello tra eterosessuali (stiamo parlando a bambini delle elementari!) e il loro matrimonio dovrebbe essere ammesso, perché i figli crescono benissimo se i due genitori sono dello stesso sesso... Se questa è la scuola del futuro (anzi, in certi casi del presente), c’è di che preoccuparsi. Le famiglie dell’Age (Associazione italiana genitori) - come l’intero l’associazionismo familiare - si ribellano a tutto ciò, ricordando che questi testi non sono obbligatori nelle scuole e anzi sono anticostituzionali. Scaturiti dalla 12 delle cose e di far passare per acquisito ciò che non lo è affatto. In Italia lo scorso settembre gli Lgbt sono andati su tutte le furie, perché un signore chiamato Guido Barilla ha detto testualmente “non farei uno spot con una famiglia omosessuale non per mancanza di rispetto, ma perché ho un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Sono favorevole al matrimonio gay, non all’adozione, da padre di più figli credo sia infatti molto complesso tirare su dei bambini in un coppia dello stesso sesso». Insultato a livello planetario, messo alla gogna, costretto a ritrattare. Che sia urgente una legge contro l’eterofobia? “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere 20132015” (sempre Dipartimento Pari Opportunità e Unar, naturalmente), baipassano l’articolo 30 della Costituzione, che riconosce alle famiglie il diritto di educare i propri figli secondo i valori in cui credono. L’invito quindi è a vegliare e denunciare tutti i tentativi di portare nelle classi l’ideologia del gender senza il permesso dei genitori e dei consigli d’istituto. Con l’alibi di tutelare gli omosessuali dal bullismo, l’ideologia del gender sta cercando di scardinare l’ordine naturale I nostri Cresimandi in Cattedrale a Como dopo la S.Messa Crismale lo scorso Giovedì Santo Accompagnati dai loro amici più grandi 13 La prima condizione perché un bambino sia felice è quella di vivere in mezzo a persone felici. Amare se stesso è un obiettivo di crescita irrinunciabile per un bambino, ed è anche un traguardo da raggiungere con l’aiuto degli adulti. Narcisismo o amore di sé? • Oggi si sente parlare molto di narcisismo. Questo termine richiama l’immagine mitica del giovane Narciso che, attratto dalla bellezza del suo volto, cade nello stagno in cui si sta specchiando. In quest’ottica è impossibile considerare l’amore di sé un obiettivo degno di essere perseguito. Esso è visto, piuttosto, come una strada da cui distogliere il bambino, perché lo condurrebbe a un ripiegamento su se stesso. • Eppure sia la riflessione psicologica che pedagogica ci dimostrano che le capacità di donazione e di servizio non si sviluppano là dove i reali bisogni dell’individuo vengono negati. •Anche l’amore per il prossimo in questi casi rischia di essere una compensazione per un amore verso se stessi non ricevuto. E dietro l’apparente donarsi generoso, si potranno celare bisogni di considerazione che porteranno l’individuo a stabilire rapporti falsi con se stesso e con gli altri, a proteggere l’immagine di sé — come persona buona, generosa, altruista — così faticosamente costruita. L’amore di sé: un’arte • Parafrasando il famoso libro di Erich Fromm “L’arte di amare” dobbiamo riconoscere che amare se stessi non solo è un obiettivo di crescita irrinunciabile, ma anche un traguardo molto impegnativo che richiede disciplina, pazienza, creatività, proprio come un’opera d’arte. Solo una madre «felice» potrà comunicare al bambino un sentimento d’amore incondizionato. Egli dirà a se stesso: sono amato perché sono il bambino della mamma, sono amato perché ci sono, non per quello che so fare e produrre. • Ma che cosa accade quando la madre non è in grado di offrire questi doni perché non li ha ricevuti a sua volta, né come bambina, né come donna? Accade che il bambino comincia a crearsi un’immagine di sé negativa. E come se dicesse a se stesso: non mi amano perché non lo merito, sono cattivo. 14 • Convincere un bambino che ha vissuto la sua infanzia in una famiglia infelice, arida e magari violenta, che può e deve amarsi è come richiamare alla sua mente immagini di un paese di cui ignora persino l’esistenza. • Nella trama della vita umana è inscritta la legge della grazia: siamo e diventiamo ciò che riceviamo in dono. Gli artisti: padre e madre • Sorretto dalla madre, che sorregge le sue ansie e guidato dal padre, che lo incita ad avanzare in modo via via sempre più autonomo, il bambino impara a riconoscersi come persona capace e degna di fiducia, sviluppando un senso d’identità stabile e positivo. • La prima condizione perché un bambino sia felice è quella di vivere in mezzo a persone felici: ecco perché sia la società che la Chiesa dovrebbero avere cura del benessere degli adulti, se vogliono assicurare quello dei bambini. È evidente che qui non si parla di “felicità”, come uno stato continuo di soddisfazione euforica (improbabile, se non addirittura patologico), ma piuttosto di una condizione di padronanza di sé che nasce dalla conoscenza delle proprie potenzialità e dall’accettazione dei propri limiti e che è accompagnata dal gusto del fare e del creare. • Il proprio sé viene sperimentato non come nucleo isolato, ma in rapporto-con: con le proprie radici (padre-madre), con il coniuge, con i figli, con il gruppo sociale in cui si è inseriti, Il credente si esperimenta, inoltre, in relazione con un «Tu» che assume per lui le caratteristiche di un amore e di una fedeltà assoluti. • Nell’ascolto, nella preghiera, nella vita quotidiana, visti in trasparenza, papà e mamma imparano a riconoscere in questo «Tu” la fonte, il sostegno e la mèta del loro amore per i figli e al tempo stesso la dimensione del loro autonomo cammino, cosicché percepiscono che i loro figli non sono i loro, ma i figli della Vita; frecce scoccate dal loro arco verso orizzonti per loro inesplorabili. Sviluppo dell’amore di sé • Se questo è il seme dell’amore di sé, ci sono però delle cure quotidiane che permettono al seme di crescere e di svilupparsi. Ne enumeriamo alcune: • Creare un clima dove un bambino si senta ascoltato e dove possa dare voce ai suoi bisogni e alle sue esigenze. A questo scopo è importante «dare la parola» al bambino, fin da piccolo, così che egli possa tradurre i suoi stati d’animo in un dialogo di verifica e di confronto. • Dimostrare che rispettiamo e amiamo il suo corpo, che rispettiamo le sue idee, che non violentiamo i suoi sentimenti. • Nutrire non solo il suo corpo, ma anche la sua mente e il suo cuore, rispondendo ai suoi perché, ammirando insieme a lui la bellezza di un paesaggio o i colori di un dipinto, comunicandogli sensazioni e immagini, ad esempio attraverso la narrazione di fiabe o racconti simbolici. In questo modo educheremo la sua intelligenza e la sua sensibilità, preservandolo dal diventare uno dei tanti figli del «vuoto» o del «puramente utilitaristico» che poi, nell’adolescenza, si scoprono incapaci di porsi le domande sul senso della loro vita, contentandosi di vivere alla giornata e di avere abbastanza per divertirsi. • Scoprire insieme a lui nelle parole del Vangelo, nei gesti della preghiera personale e comunitaria (riti, celebrazioni) la fonte della comune dignità di persone: siamo tutti, genitori e figli, creature di uno stesso Padre. • Accompagnarlo nell’inventare e nel realizzare concretamente gesti di condivisione, di generosità e di servizio (sono capace di fare il bene...). • Sperimentare insieme la festa, come dimensione del dono accolto e della gioia condivisa. 15 «Amatevi come io ho amato voi» • Queste parole di Gesù che applichiamo all’amore per il prossimo, possono essere riferite anche all’amore per se stessi. Amarci come Dio ci ama, avere nei nostri confronti lo stesso atteggiamento di delicatezza e cura che Dio ci ha dimostrato attraverso Gesù è, in ultima analisi, riconoscere che non ci apparteniamo, ma siamo dono di Dio. Per molti, i Sacramenti rischiano di essere riti di pura esteriorità che hanno poco o nulla a che fare con la vita di ogni giorno. Ma è proprio così? La struttura sacramentale della vita • “Molte volte e in molte forme”, scrive il catecheta tedesco G. Baudler, “Dio ha parlato all’uomo e gli si è comunicato attraverso l’acqua portatrice di vita, attraverso il soffio del vento e il respiro, attraverso il fuoco che riscalda, l’albero che offre la sua ombra ristoratrice, la maestà e la stabilità delle montagne, la casa e la grotta in cui possiamo rifugiarci, attraverso la strada che porta incontro al futuro, soprattutto attraverso la solitudine del deserto e ancor più attraverso il volto della creatura umana. Quello stesso Dio si è rivelato pienamente in Gesù Cristo, crocifisso e risorto, diventato così “sacramento” dell’incontro tra l’uomo e Dio”. stero di Cristo, le cose diventano luogo di trasformazione. Così il pasto intorno alla tavola diventa annuncio dell’Eucaristia; il risvegliarsi dall’incoscienza del sonno e ogni nuovo inizio, presagio e figura del Battesimo; l’amore tra l’uomo la donna, confermato nel Matrimonio, immagine dell’amore sponsale con cui Dio si unisce all’uomo. Ogni passo decisivo che il bambino compie sulla strada dell’autonomia, può diventare espressione e concretizzazione del dono dello Spirito che, nel sacramento della Cresima, rende il cristiano membro responsabile della comunità. Ogni gesto di perdono e di riconciliazione rende presente la misericordia di Dio e avviene soltanto in forza di questa misericordia. • Il sacramento apre nuovi orizzonti e dona nuovo significato anche all’e- Quando le cose cominciano a parlare • Collegate al mi16 sperienza del limite: così l’Unzione degli infermi accompagna con mano materna a immergersi nella passione e morte di Gesù, nella promessa della sua Risurrezione. Ogni fondamentale scelta di vita si rivela, nel sacramento dell’ordine e del Matrimonio, come speranza e conferma di un progetto comune di cui Dio si assume rischi e responsabilità insieme alla sua creatura • Così nel ciclo dei sacramenti si rispecchia e si realizza il ciclo di una vita vissuta in modo autenticamente umano: non banalmente, non in superficie, ma nella costante ricerca e realizzazione del suo vero senso. di nuovi cammini, in forza dello Spirito che pure attraverso il Battesimo ci viene donato. • Nel sacramento dell’Eucaristia si manifestano l’intrinseca natura di Dio che è comunione e la vera natura dell’uomo, chiamato alla comunione con il Padre e con i fratelli... Gesù che raccoglie intorno alla stessa tavola coloro che si ritengono giusti e quelli considerati peccatori dice con il suo gesto: questa è la vita per cui siete nati e in cui solamente potete essere felici. E ai suoi comanda di ripetere questo gesto fino ai confini della terra e fino alla fine dei tempi. La prima catechesi Da ciò che è stato detto appare evidente che un percorso di Catechesi sacramentale non può esaurirsi nello spazio di un anno (e nemmeno di due anni) di preparazione alla Cresima e alla prima partecipazione all’Eucaristia e, tanto meno, nel breve corso di preparazione al Matrimonio. Essa inizia nella prima infanzia ed è affidata prima di tutto alla famiglia che non può, però, svolgere il suo compito se non è sostenuta dalla comunità ecclesiale in cui può vivere ciò che è chiamata a comunicare ai figli. Solo in famiglia il bambino impara ad ascoltare, osservare, toccare, gustare. Solo la mano della mamma o di una persona cara può richia- I sacramenti, modello di una vita “realizzata” in senso cristiano •Al tempo stesso, poiché sono doni di Cristo, rivelatore del Padre, i sacramenti ci mostrano chi è Dio per noi. • Nel sacramento del Battesimo, egli si rivela come «abbà», colui che è tenero come un papà e come una mamma. In questo sacramento riceve risposta il nostro bisogno di essere amati e accettati per quello che siamo (“Questo è il mio figlio prediletto, di cui mi compiaccio”). L’abbraccio che accoglie e sostiene non ci fa, però, rimanere in una sorta di eterna infanzia, come pronosticava Freud, ma ci rende capaci di nuovi inizi e Il sacerdote… È l'uomo più amato e più incompreso; il più cercato e il più rifiutato. È la persona più criticata, perché deve confermare con il suo esempio l'autenticità del messaggio. È il fratello universale, il cui mandato è solo quello di servire, senza nulla pretendere. Se è santo, lo ignoriamo; se è mediocre, lo disprezziamo. Se è generoso, lo sfruttiamo; se è "interessato", lo critichiamo. Se siamo nel bisogno, lo assilliamo; se vengono meno le necessità, lo dimentichiamo. E solo quando ci sarà sottratto comprenderemo quanto ci fosse indispensabile e caro. 17 Le premure e le tenerezze che si scambiano i mare la sua attenzione sulla foglia colorata del faggio e sull’andare paziente della lumaca. Solo lei può additare, come una meraviglia, il fiore appena sbocciato o il frutto maturo al punto giusto. • Sono sue le braccia che accolgono il bambino al risveglio, quando ci si sente “gettati nel mondo” e non ancora pronti per un nuovo inizio. Da lei o dal papà il bambino riceve alla sera il racconto o il giocattolo-viatico per entrare nel Paese del sonno, a volte spaventoso come la terra della morte. Osservando la mamma, egli impara quanta cura richiede la preparazione del cibo, ma anche quanta festa comunichi la tavola apparecchiata per le occasioni speciali, quando gli amici si riuniscono per celebrare ricorrenze e compleanni o, semplicemente, la gioia di stare insieme. genitori gli rendono visibile la tenerezza di Dio che ascolterà risuonare, poi, nell’annuncio del Vangelo. E il loro atteggiamento di fronte alla malattia e alla morte gli farà capire se si può sperare contro ogni speranza. In famiglia il bambino riceve il sacramento della Riconciliazione e del perdono molto tempo prima di sapersi accostare a un confessionale, e dalla fiducia dei genitori mutua il coraggio di crescere, di «stare sulle proprie gambe», per intraprendere autonomamente nuovi cammini • Nella comunità cristiana queste esperienze, radicate nella vita famigliare, si riveleranno come pietre miliari nel cammino dell’uomo con Dio, manifesteranno il loro carattere di sacramento, diventeranno espressioni della vita nuova realizzata in Gesù Cristo. . 18 EUCARISTIA Signore Gesù, Tu mi hai amato fino a dare la vita per me. Aiutami a crescere come Te in sapienza e in grazia. Gesù, io ti amo e voglio essere Cerca nello schema le parole che trovi elencate di fianco. Quando le trovi, tira sopra una riga. Poi, partendo dal primo rigo, e, proseguendo in ordine orizzontale da sinistra a destra, scrivi le letterine rimaste. Formerai una frase. 19 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 20 CATECHESI Un altro anno di catechesi si è concluso. È importante sempre riflettere sul lavoro svolto, soprattutto quello che ha per oggetto l’educazione delle persone. La formazione religiosa poi è fondamentale perché dà lo stile a tutti i nostri comportamenti. Sembra infatti molto difficile per molti capire questo. Infatti, i più, ritengono il fatto religioso una attività come tante altre e quindi soggetta ai gusti e agli umori del momento. Così, troviamo genitori che “mandano” i figli a catechismo, ma non si preoccupano di essere coerenti nei loro comportamenti abituali. Così i ragazzi si trovano davanti punti di riferimento contrastanti che li disorienta. Ciò crea più problemi che aiuto ai propri figli. Per questo è necessaria l’attiva partecipazione dei genitori all’opera di educazione religiosa. Una partecipazione che rispetti la realtà delle cose, e non “pretenda”, come un diritto, il “fai date”! La stessa coerenza deve passare poi dalla famiglia a tutta la Comunità parrocchiale. L’individualismo è una mentalità che rovina molte cose. Ritenere che “se non mi riguarda direttamente, posso anche disinteressarmene” (!!!), è una mentalità ancora molto diffusa. GRAZIE Un grosso “GRAZIE” alle Catechiste. Il loro è un impegno difficile, ma estremamente necessario. È faticoso, ma c’è un vantaggio: insegnare è sempre il modo migliore per imparare. Un grazie anche a tutte le persone di buona volontà che, hanno offerto il loro tempo e la loro fatica per le varie necessità pratiche della Parrocchia (pulizia della chiesa, apertura, assistenza e pulizia del C.A.P., fiori, pulizia del piazzale della chiesa, piccoli lavoretti di manutenzione, disponibilità a preparare i canti per le celebrazioni liturgiche). FESTA del CORPUS DOMINI S.Messa solenne e processione con il Santissimo. Vi chiedo di unirvi a me con una preghiera particolare di ringraziamento al Signore in occasione del mio 45° anniversario di ordinazione sacerdotale. GREST 2014 AGOSTO da lunedì 18 a venerdì 29 21 FESTA di S.PIETRO La solennità, quest’anno, cade di domenica. Già da lunedì 23 giugno, ci troveremo nella chiesa di S.Pietro alle ore 20,30 per la celebrazione della S.Messa e per prepararci alla solennità. Ricordiamo che S.Pietro è il Patrono principale della Parrocchia. Domenica 29 giugno Festa patronale. S.Messa solenne nella chiesa di S.Pietro. Dal giorno dopo, le Sante Messe feriali saranno celebrate, al mattino, alle ore 8,30 nella chiesa di S.Pietro. GREST Anche quest’anno continua l’avventura del GREST per tutti i nostri ragazzi. L’attenzione agli altri, l’accoglierli, il mettere a frutto i propri talenti, , offrire la propria disponibilità di tempo e fatica, pur in attività di gioco, è utile palestra per la crescita e per la formazione di personalità libere e generose. Inizierà lunedì 18 agosto e terminerà venerdì 29 agosto. Mi aspetto la collaborazione generosa dei genitori. Anche quest’anno, sarà proposta una giornata con i partecipanti ai GREST di tutte la Parrocchie del Vicariato, ad Ardenno, in un giorno che vi sarà comunicato. BUONE VACANZE Infine, l’augurio di trascorrere in serenità il periodo di vacanza. Non lasciatevi sfuggire l’opportunità di una buona lettura e di qualche bella passeggiata nella natura. 18 maggio 2014 Prime COMUNIONI 11 maggio 2014 CRESIME 22 La nostra preghiera di suffragio per Ha ricevuto il BATTESIMO Franzina Anna Franzina Dante Sattin Noemi Codazzi Carlo Azzalini Diego 04/05/14 + 19/03 (56 anni) + 16/04 (65 anni) + 27/04 (88 anni) + 14/05 (62 anni) Prima COMUNIONE CRESIMA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 1. Bertolini Athos 2. Bettineschi Giada 3. Bianchi Mattia 4. Bianchini Chiara 5. Bottà Annalaura 6. Bulanti Simone 7. Codazzi Asia 8. Codazzi Rachele 9. Codega Antonio 10. Donati Nicolò 11. Franzi Marianna 12. Perregrini Matteo 13. Poletti Lorenzo 14. Presazzi Sofia 15. Selvetti Simone 16. Terbaldi Alice 17. Tognini Matteo 18. Venturini Arianna Baroli Rebecca Borla Rubina Angela Bottà Nadia Codazzi Giovanni Perregrini Luca Presazzi Martina Scamoni Ilaria Trutalli Giada Hanno celebrato il loro matrimonio Sala Tiziana e Pisati Mauro 3 maggio Pezzetti Stefania e Della Torre Augusto 31 maggio Angolo della generosità Aggiornato al 31 maggio 2014 Off.in memoria di Codazzi Carlo 100,00 Off.N.N. 350,00 Off.per Torte 352,00 Off.in memoria di Franzina Anna 150,00 Off.dai bambini Prima Comunione 160,00 Off.per Festa della donna 450,00 Off.dai ragazzi della Cresima 430,00 Off.per uova pasquali 130,00 Off.in memoria di Franzina Dante 200,00 Salvo errori e/o omissioni. Nel caso vi prego di farlo presente. Grazie! 23 Primo giorno Sport I genitori attendono ansiosi il ritorno del proprio figlioletto, al suo primo giorno di scuola. “Allora, com’è andata? Hai imparato tante cose?”. “Non abbastanza - risponde il piccolo - , la maestra ha detto: ci vediamo domani!”. Un uomo incontra l’amico e gli spiega: “Sono stato dal medico e mi ha detto che non devo più giocare a tennis”. E l’amico: “Ah, ti ha visto giocare anche lui?”. 24
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