I goniometri e la misura degli angoli 1.1 Premesse Gli strumenti che consentono la misura degli angoli orizzontali (azimutali) e verticali (zenitali) prendono il nome generico di goniometri (dal greco goníos = angolo e métron = misura); si classificano in: 1) azimutali, misurano solo angoli orizzontali: - gli squadri graduati a riflessione o rifrazione - gli squadri graduati a traguardi - le bussole a cannocchiale (danno gli azimut magnetici) 2) ecclimetri, misurano solo angoli verticali: - a traguardi - a cannocchiale 3) goniometri universali, misurano sia angoli orizzontali che verticali: - tacheometri con precisione del primo centesimale (in genere varia da 1c a 5c ) - teodoliti suddivisi in classi di precisione che interessano il secondo centesimale 4) goniografi, permettono di tracciare gli angoli orizzontali direttamente sulla carta: - tavoletta pretoriana 5) sestanti, consentono la misurazione di angoli contenuti in piani qualsiasi, detti angoli di posizione. Di tutti questi strumenti topografici che sono stati ricordati i goniometri di uso comune, che oggi possono interessare ad un geometra, sono solo quelli universali e, in particolare, i teodoliti (dato che i tacheometri non sono più prodotti). 1.2 Elementi costitutivi di un teodolite ottico-meccanico Gli elementi principali che costituiscono un teodolite sono (fig. 1.1): - treppiede - basamento - piombino ottico - cerchi graduati (orizzontale e verticale) - microscopi di lettura - alidada - livelle (toriche e sferiche) - cannocchiale - viti dei grandi spostamenti e viti dei piccoli spostamenti a) il treppiede, è un elemento indipendente dallo strumento, ma necessario per una comoda osservazione; è costituito da tre gambe (di legno o metallo) incernierate ad una piattaforma sulla quale si trova una grossa vite per il fissaggio dello strumento; b) il basamento, è costituito da una parte superiore a contatto con il cerchio orizzontale e da una parte inferiore separabile; - la parte superiore in genere è provvista di piombino ottico per poter posizionare lo strumento sulla verticale passante per il punto di stazione a terra; se il piombino ottico non fosse presente in questo elemento allora lo si potrebbe trovare sull’alidada. - la parte inferiore, detta tricuspide, è formata da una piastra metallica piana che va appoggiata sulla piattaforma del treppiede, sopra alla quale si trovano tre bracci disposti a 120° alle cui estremità vi sono 3 viti, dette viti di base o viti calanti; queste viti, insieme alla livella sferica (anch’essa fissata alla tricuspide), consentono di rendere orizzontale il M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education c) d) e) f) piano del cerchio graduato; essendo questa parte staccabile dal resto dello strumento, permette di sostituire il goniometro con una mira senza dover effettuare nuovamente la procedura di stazionamento. il cerchio orizzontale è costituito da una corona circolare di vetro, interna allo strumento, sulla quale è incisa una graduazione, sessagesiamale o centesimale, in senso orario o antiorario; l’illuminazione del cerchio e del relativo microscopio di lettura avviene tramite uno specchietto che convoglia la luce internamente allo strumento mediante una serie di prismi. l’alidada, è la parte superiore dello strumento e ruota attorno all’asse Z-Z detto asse principale dello strumento; i due montanti verticali, che ne conferiscono la tipica forma di U, servono per sostenere il cannocchiale identificandone l’asse R-R di rotazione; inoltre, in uno di essi è contenuto il cerchio verticale che ha le stesse caratteristiche di quello orizzontale. L’alidada è, inoltre, provvista di una livella torica per rendere orizzontale il piano del cerchio graduato. il cannocchiale, è a lunghezza costante spesso dotato di reticolo distanziometrico e il suo asse di collimazione C-C è perpendicolare all’asse R-R di rotazione; accanto al cannocchiale si trova un microscopio composto che permette la lettura simultanea dei due cerchi graduati; per facilitare le operazioni di collimazione degli oggetti il cannocchiale ha, inoltre, un mirino di puntamento. le viti dei grandi spostamenti e le viti dei piccoli spostamenti, servono per poter eseguire il puntamento ai segnali e le letture ai cerchi graduati; negli strumenti moderni non ci sono le viti dei grandi spostamenti (o di bloccaggio) in quanto la rotazione del cannocchiale e dell’alidada avvengono vincendo una modesta frizione, dopodichè funzionano le viti dei piccoli spostamenti (che sono viti “senza fine”). Fig. 1.1 1.2.1 Elementi costitutivi del cannocchiale Come già visto nel primo volume, i cannocchiali permettono di osservare gli oggetti lontani e, nel caso del cannocchiale astronomico, si ha un’immagine capovolta, mentre con quelli terrestre e di Galileo si ha un’immagine dritta. Il cannocchiale usato in campo topografico è quello astronomico, detto anche cannocchiale di Keplero, che è costituito da tre tubi cilindrici coassiali (fig. 1.2): M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Fig. 1.2 - un tubo alla cui estremità è montato l’oculare che può scorrere all’interno del tubo contenente il reticolo; un tubo contenente il reticolo (fissato vicino al fuoco della lente dell’oculare) che può scorrere all’interno del tubo contenente l’obbiettivo; un tubo alla cui estremità è montato l’obbiettivo. Le parti principali che caratterizzano questo cannocchiale sono: a) l’obbiettivo; b) l’oculare; c) il reticolo a) L’obbiettivo può essere costituito da una lente convergente a grande distanza focale oppure, per ridurre l’effetto delle aberrazioni cromatiche, da un sistema di lenti che si comporta in modo analogo. In genere vengono accoppiate una lente convergente biconvessa di vetro crow (ai sali di sodio) e una lente divergente piano concava di vetro flint (ai sali di piombo) (fig. 1.3). Fig. 1.3 Nota: L’aberrazione cromatica è semplice da riconoscere perché gli oggetti presentano degli aloni colorati più o meno diffusi; sono dovuti all'impossibilità per una lente di mettere a fuoco tutte le lunghezze d'onda (e quindi i colori) nello stesso piano focale per via della dispersione che la luce subisce attraversando materiali di diversa densità. b) L’oculare è costituito da una lente convergente a corta distanza focale oppure, per ridurre l’effetto delle aberrazioni cromatiche e di sfericità, da un sistema di lenti che si comporta in modo M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education analogo; la lente rivolta verso l’obbiettivo viene detta collettiva, mentre quella verso l’osservatore viene detta lente dell’occhio. Gli oculari possono essere: - a fuoco esterno o positivi, in quanto il primo fuoco del sistema è esterno alle due lenti tra i quali si possono ricordare: - oculare di Kellner, dove la lente dell’occhio è costituita da una lente biconvessa e da una piano-concava, mentre la lente collettiva è formata da una lente piano-convessa (fig. 1.4); Fig. 1.4 - oculare di Ramsden, costituito da due lenti piano-convesse con le parti curve verso l’interno (fig. 1.5); Fig. 1.5 - a fuoco interno o negativi, in quanto il primo fuoco del sistema è interno alle due lenti tra i quali si può ricordare: - oculare di Huyghens, costituito da due lenti piano-convesse fra le quali si trova il reticolo (fig. 1.6). Fig. 1.6 Tra gli oculari si può anche ricordare l’oculare a prismi, che permette di deviare i raggi luminosi di 90° (fig. 1.7): Fig. 1.7 c) Il reticolo è costituito da un vetrino sul quale sono incisi dei sottilissimi tratti, uno verticale e uno orizzontale il cui punto di intersezione definisce il centro del reticolo; a seconda del tipo di reticolo vi sono poi altri tratti incisi, orizzontali e verticali, equidistanti e anche obliqui (fig. 1.8). M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education La retta che unisce il centro del reticolo con il centro ottico dell’obbiettivo si chiama asse di collimazione. Fig. 1.8 1.2.2 Utilizzo del cannocchiale Per poter utilizzare il cannocchiale astronomico si devono effettuare due operazioni: a) l’adattamento alla vista, che consiste nello spostare l’oculare fino a quando si vedono nitidamente i fili del reticolo ovvero fino a che l’immagine dei fili del reticolo fornita dall’oculare non si forma alla distanza della visione distinta dell’operatore. Per effettuare agevolmente l’adattamento alla vista conviene dirigere il cannocchiale verso una parete chiara oppure verso il cielo; una volta effettuata questa operazione, quando si orienta il cannocchiale verso il punto da osservare, l’immagine di quest’ultimo appare sfuocata cioè non nitida, ma confusa; quindi, si deve effettuare anche un adattamento alla distanza. b) l’adattamento alla distanza, che consiste nello spostare il tubo del reticolo rispetto alla lente obbiettiva fino a quando l’immagine dell’oggetto appare nitidamente (insieme a quella dei fili del reticolo) ovvero fino a quando l’immagine dell’oggetto si forma alla distanza della visione distinta dell’operatore. L’adattamento alla distanza deve essere eseguita tutte le volte che viene collimato un nuovo oggetto. L’immagine della lente obbiettiva (e da altre eventuali lenti) deve esattamente sul piano del reticolo; questa condizione viene verificata collimando un oggetto ed effettuando piccoli spostamenti dell’occhio davanti all’oculare guardando con attenzione un filo del reticolo; se il filo rimane fisso rispetto all’immagine la condizione è verificata, mentre se il filo sembra spostarsi rispetto all’immagine non si ha la perfetta coincidenza e la collimazione è affetta da un errore detto errore di parallasse. Per eliminare tale errore bisogna ripetere l’operazione di adattamento alla distanza. Nell’adattamento alla distanza il cannocchiale variava di lunghezza in quanto il tubo contenente l’obbiettivo e quello contenente il reticolo scorrevano l’uno dentro l’altro, ma il piccolissimo gioco che permetteva questo movimento di scorrimento permetteva anche l’entrata di umidità e polvere all’interno del cannocchiale che con il tempo poteva provocare danneggiamenti al cannocchiale stesso. Per questo motivo si sono cercate delle alternative al cannocchiale astronomico fino a quando, verso la seconda metà degli anni 20 del secolo scorso, Wild brevettò un cannocchiale a lunghezza costante. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Il cannocchiale a lunghezza costante, ormai in uso da tutte le ditte che producono strumenti topografici, è un’evoluzione del cannocchiale astronomico, in quanto l’unica differenza sostanziale riguarda il fatto che obbiettivo e oculare sono sullo stesso tubo a distanza fissa. Tra il reticolo e l’obbiettivo vi è una lente divergente detta di focamento fissata ad un supporto che può far scorrere internamente la lente stessa mediante una ghiera (fig. 1.9). Fig. 1.9 Questa lente fa parte del sistema obbiettivo che risulta, quindi, composto da tre lenti; muovendo questa lente variano le caratteristiche ottiche del sistema obbiettivo, in particolare la sua distanza focale. La variazione della distanza focale comporta anche una variazione di ingrandimento la cui entità è però trascurabile, tale cioè da non compromettere il funzionamento del cannocchiale. Ovviamente l’adattamento alla distanza per questo strumento avviene agendo sulla lente di focamento. In alcuni tipi di cannocchiale a lunghezza costante, l’immagine viene raddrizzata mediante un prisma di forma particolare collocato tra il reticolo e la lente di focamento (fig. 1.10). Fig. 1.10 1.2.3 Le caratteristiche ottiche del cannocchiale Le caratteristiche principali di un cannocchiale sono: 1) premesso che l’ingrandimento di un cannocchiale dipende dalla distanza cui è posto l’oggetto, nel confrontare i cannocchiali se ne dà un valore che si riferisce ad un oggetto posto a distanza infinita detto ingrandimento normale I N , che è il rapporto tra la distanza M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education focale dell’obbiettivo e la distanza focale dell’oculare I N = f1 ; per i cannocchiali si hanno f2 dei valori variabili a seconda del loro impiego, compresi tra i 20 e i 45 ingrandimenti; 2) sensibilità, è l’angolo minimo al di sotto del quale, con il cannocchiale, non si riescono più a distinguere due punti tra loro molto vicini; questo angolo, a occhio nudo viene detto acuità visiva e mediamente vale α ′′ = 60 ′′ (da non confondere con la distanza della visione distinta che è la distanza a cui, senza fatica, si riesce a vedere nitidamente un oggetto e che per l’occhio umano vale circa 25÷30 cm); Considerando l’ingrandimento del α ′′ 60 ′′ = cannocchiale, la sensibilità sarà quindi: s ′′ = . In base al valore dell’acuità visiva IN IN (o della sensibilità di un cannocchiale) è possibile determinare la dimensione d che deve avere un oggetto posto ad una distanza D per poter essere visto in modo distinto: 60'' D s'' × D D d = D ×αr = × = ≅ 0,0003 × . 206265 '' I N 206265 '' IN 3) chiarezza, è il rapporto tra la chiarezza di un oggetto visto con il cannocchiale e la chiarezza di un oggetto visto ad occhio nudo e siccome di norma la prima è meno chiara della seconda R2 tale rapporto è generalmente minore dell’unità; la chiarezza risulta essere: c = K × 2 2 r × IN con: K = costante R = raggio utile o apertura obbiettivo r = raggio della pupilla 4) campo, è l’angolo g del triangolo, che ha come vertici le due estremità del diaframma e il K × 206265′′ ; l’anello centro ottico dell’obbiettivo; si calcola mediante la formula: γ ′′ = IN metallico su cui è fissato il reticolo funziona anche da diaframma consentendo solo ad una parte dei raggi provenienti dall’obbiettivo di raggiungere l’oculare (fig. 1.11). Fig. 1.11 5) portata, è la massima distanza alla quale un oggetto è distintamente osservabile con il cannocchiale; dipende dalle dimensioni e dalla chiarezza dell’oggetto, ma anche dall’ingrandimento del cannocchiale. 6) fattore crepuscolare, è la capacità di distinguere un segnale con scarsa condizione di luce; si determina tramite la formula: f = ( I A × D ) con D = diametro dell’obbiettivo I A = ingrandimento angolare. 1.3 Le condizioni di esattezza dei teodoliti Per il corretto utilizzo del goniometro devono essere soddisfatte delle condizioni di costruzione, il cui onere spetta alla casa costruttrice dello strumento, e delle condizioni di rettifica che devono essere verificate dall’operatore prima di eseguire le misure (variano da strumento a strumento). M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education 1.3.1 Condizioni di rettifica Il goniometro possiede 3 assi di rotazione (fig. 1.12) il cui punto di incontro è detto centro dello strumento: Fig. 1.12 Tali assi devono soddisfare alle seguenti condizioni di rettifica: 1) l’asse primario o principale Z-Z, è l’asse di rotazione dell’alidada, che in condizioni di operatività dello strumento deve essere verticale. Se la condizione non è soddisfatta si ha un angolo v formato dall’asse di rotazione Z-Z effettivo dell’alidada e la verticale (fig. 1.13). L’errore che si commette, a causa dell’angolo v, nella misurazione degli angoli orizzontali viene detto errore di verticalità e si ricava dalla formula: ε v = v × tang α × cosθ a = angolo di inclinazione sull’orizzontale del cannocchiale Fig. 1.13 q = angolo orizzontale formato tra la retta, intersezione del piano orizzontale con il piano che contiene v , e la traccia della direzione del cannocchiale sul piano orizzontale. Visto che a priori non si conosce la direzione spaziale di v allora non si può conoscere neppure l’angolo q , di conseguenza l’influenza che ha la verticalità sulla misura degli angoli orizzontali (sottoforma di errore di verticalità ev ) non si può eliminare. Vi sono tuttavia strumentazioni moderne che dispongono della correzione automatica di tale errore (in questi casi l’angolo v nello spazio viene ricavato dalla riflessione di un raggio luminoso su una vaschetta di mercurio, o altro liquido, in quiete. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education 2) l’asse secondario R-R, che è l’asse di rotazione del cannocchiale, deve essere orizzontale. Se la condizione non è soddisfatta si ha un angolo i formato dall’asse di rotazione R-R del cannocchiale ed il piano orizzontale (fig. 1.14). L’errore che si commette nella misurazione degli angoli orizzontali, a causa dell’angolo i, viene detto errore di orizzontalità e si ricava dalla formula: ε i = i × tang α Fig. 1.14 3) l’asse di collimazione C-C, che è definito come quella retta ideale che passa per il centro ottico della lente obbiettiva ed il centro del reticolo (l’inclinazione del cannocchiale), deve essere perpendicolare all’asse di rotazione R-R del cannocchiale stesso. Se la condizione non è soddisfatta si ha un piccolo angolo c formato dall’asse di collimazione C-C ed il piano normale all’asse di rotazione R-R (fig. 1.15). L’errore che si commette nella misurazione degli angoli orizzontali, dovuto alla mancata ortogonalità dell’asse di collimazione con l’asse secondario, viene detto errore di collimazione e si ricava dalla formula: Fig. 1.15 ε c = c × sec α Nella misura di un angolo orizzontale si commette, quindi, un errore complessivo dovuto dalla mancata rettifica sui tre assi dato dalla seguente formula: ε tot = ( v × tang α × cosθ ) + (i × tang α ) + ( c × sec α ) Le condizioni di rettifica che devono essere soddisfatte dall’operatore sono quindi: a) verticalità dell’asse primario; b) ortogonalità fra asse secondario e asse di collimazione; c) orizzontalità dell’asse secondario; d) corretta posizione dell’indice zenitale. Queste condizioni di esattezza sono verificabili e rettificabili. 1.3.1.1 Errore di verticalità L’errore di verticalità dell’asse primario non è eliminabile, ma può essere limitato facendo una rettifica accurata. La verticalità dell’asse primario viene ottenuta attraverso l’orizzontalità del piano dell’alidada che si ottiene mediante l’uso delle livelle sferiche e toriche presenti sul basamento e sull’alidada dello M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education strumento; vediamo come si procede alla rettifica delle livelle per rendere orizzontale il piano dell’alidada: a) attraverso la livella sferica dell’alidada o del basamento (solo grossolanamente) b) attraverso la livella torica dell’alidada (in modo più fine) Ricordando che i goniometri hanno sul basamento tre appoggi disposti a 120° terminanti con tre viti calanti, che chiameremo C1 , C2 , C3 , e che il piano dell’alidada è individuato da due rette tra loro perpendicolari, che chiameremo retta a-a, congiungente le due viti calanti, C1 e C2 e retta b-b perpendicolare a tale congiungente e passante per la terza vite C3 . Vediamo come rendere orizzontale il piano individuato da queste due rette. Precisando che tutte le operazioni di rettifica si dovrebbero fare solo una volta nella vita dello strumento, accertando l’eventuale srettifica avvenute accidentalmente, l’operazione di rettifica della livella sferica (che comporta anche l’orizzontalità del piano che passa per le tre viti C1 , C2 , C3 , si esegue nel seguente modo (fig. 1.16): - con la bolla in posizione 1 si dispongono le tre viti di rettifica V1 , V2 , e V3 nella stessa direzione delle tre viti calanti C1 , C2 , e C3 ; - - ruotando le due viti calanti C1 e C2 con movimento uguale e contrario, si sposta la bolla lungo la direzione parallela alla congiungente delle due viti stesse fino a raggiungere la posizione 2; infine, agendo sulla vite calante C1 si sposta la bolla lungo la direzione ortogonale alla precedente e passante per la vite stessa, passando dalla posizione 2 alla posizione 3. A questo punto si ruota la livella di 180°: se la bolla rimane centrata, la livella è rettificata ed il piano è orizzontale; se, invece, dopo la rotazione la bolla si sposta bisogna intervenire correggendo lo spostamento per metà con le viti della livella e per metà con le viti del piano, operando nel seguente modo (fig. 1.17): - si cerca di portare la bolla, dalla posizione A alla posizione B movendosi sulla bisettrice ! dell’angolo V1V3V2 , agendo per metà con le viti V1 e V2 (con rotazioni uguali) e per metà con - le viti calanti C1 e C2 (sempre con rotazioni uguali) si cerca di raggiungere la posizione C, centro del cerchio inciso sulla fiala, agendo per metà con la vite V3 e per metà con la vite calante C3 Fig. 1.16 M. Pasini – Topografia Fig. 1.17 © Calderini, RCS Libri Education Per rettificare la livella torica e contemporaneamente rendere orizzontale il piano dell’alidada, si procede nel seguente modo: - si dispone la livella in posizione tale da essere parallela alla retta a- a, quindi si centra la bolla ruotando con movimento uguale e contrario le due viti C1 e C2 (il movimento in coppia delle viti è più efficace del movimento singolo in quanto all’abbassamento di una vite si ha contemporaneamente l’innalzamento dell’altra) (fig. 1.18); - si inverte la posizione degli estremi della livella ruotandola di 180° (mantenendo cioè la sua posizione in direzione parallela alla retta a- a); quindi, se la bolla non rimane centrata si corregge lo spostamento per metà con la vite di rettifica verticale della livella e per metà con le due viti C1 e C2 (fig. 1.19). In questo modo tutte le rette parallele alla direzione a- a saranno orizzontali; Fig. 1.18 - Fig. 1.19 si ruota la base di 90° in modo che la livella si porti nella direzione parallela alla retta b- b (fig. 1.20) e agendo sulla terza vite C1 , si centra la bolla rendendo orizzontali anche tutte le rette parallele alla direzione b- b e, quindi, il piano stesso. Fig. 1.20 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Una volta verificata la rettifica della livella, per rendere orizzontale dell’alidada si può procedere nel seguente modo: - si dispone la livella secondo la direzione di due viti calanti, quindi con movimento simultaneo e contrario di uguale intensità, di queste stesse viti, si centra la bolla; - si dispone la livella secondo la direzione della terza vite calante e con la stessa si centra la bolla. 1.3.2 Condizioni di costruzione Le condizioni che devo essere soddisfatte dalla casa costruttrice dei goniometri sono: 1) l’asse primario deve essere perpendicolare al piano del cerchio orizzontale; se la condizione non è soddisfatta la lettura al cerchio orizzontale è affetta da un errore di non ortogonalità; 2) l’asse secondario deve essere perpendicolare al piano del cerchio verticale; se la condizione non è soddisfatta la lettura al cerchio verticale è affetta da un errore di non ortogonalità; 3) l’asse primario deve passare per il centro del cerchio orizzontale; se la condizione non è soddisfatta la lettura al cerchio orizzontale è affetta da un errore di eccentricità dell’alidada; 4) l’asse secondario deve passare per il centro del cerchio verticale; se la condizione non è soddisfatta la lettura al cerchio verticale è affetta da un errore di eccentricità del cannocchiale; 5) l’asse di collimazione deve intersecare l’asse primario; se la condizione non è soddisfatta la lettura al cerchio orizzontale è affetta da un errore di eccentricità dell’asse di collimazione, mentre la lettura al cerchio verticale non risente in modo sensibile dell’errore; 6) la graduazione dei cerchi, orizzontale e verticale, deve essere corretta; se la condizione non è soddisfatta la lettura al cerchio orizzontale e verticale è affetta da un errore di graduazione dei cerchi. Queste condizioni di esattezza sono verificabili e non rettificabili, ma si può eliminare l’influenza negativa che hanno sulle misurazioni senza effettuare rettifiche. Nelle rettifiche che verranno esaminate si supporrà sempre che il cannocchiale sia capovolgibile, come in effetti lo è in tutti gli strumenti moderni. Condizione di non ortogonalità Le condizioni di non ortogonalità dell’asse primario e secondario, forniscono degli errori nella misura degli angoli orizzontali e verticali in genere trascurabili, in quanto le case costruttrici non riescono a mantenere l’errore di non ortogonalità entro dei limiti tali da non influenzare le misure angolari (un errore di non ortogonalità di 1¢ corrisponde ad un errore di lettura ai cerchi di 0,004¢¢). Eccentricità dell’alidada e del cannocchiale Consideriamo ora il caso dell’eccentricitá dell’alidada e del cannocchiale. Se l’asse primario (o l’asse secondario) passa per il centro C del cerchio orizzontale (o verticale), ruotando l’alidada (o il cannocchiale) e collimando un generico punto P, si esegue la lettura corretta l1; se l’asse, invece, passa per un punto C * con una eccentricità e = CC * , si esegue la lettura l1* affetta dall’errore e e si ha: l1 = l1* + ε (fig. 1.21). M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Considerando il triangolo qualunque PCC * sen ε sen λ = ma e r quindi ε '' = sen ε = ε rad = ε '' 206265 '' e × sen λ × 206265 '' r L’errore e assume un valore massimo per λ = 90° (o 270°), quindi per sen λ = 1 . Fig. 1.21 Non si riesce a realizzare il centramento perfetto dei cerchi, ma le case costruttrici riescono a contenere l’eccentricità e nell’ordine di 0,001 mm; quindi, per un raggio del cerchio graduato r = 50 mm l’errore di misura angolare e risulta essere di circa 4¢¢ ovvero 0g,0013. Se l’errore è trascurabile per gli strumenti meno precisi, non lo è per quelli più precisi; si può eseguire una lettura corretta solo se si dispone di un secondo indice di lettura diametralmente opposto; infatti, se il centramento è perfetto, all’indice opposto si esegue la lettura l2; se, invece, non lo è si esegue la lettura l2* affetta dall’errore e e si ha: l2 = l2* − ε quindi siccome l1 = l2 ± 180° allora l1 = l2* − ε ± 180° . Sommando membro a membro si ottiene: l1 = l1* + ε l1* + l2* ± 180° fi l1 = 2 ______________________ l1 = l2* − ε ± 180° 2l1 = l1* + ε + l2* − ε ± 180° Viene messo il segno positivo se l1 > l2 , negativo se l1 < l2 come nel nostro caso. Effettuando la media delle letture agli indici diametralmente opposti si riesce ad eliminare gli errori di misurazione degli angoli orizzontali e verticali dovuti all’eccentricità dell’alidada e del cannocchiale. Nei teodoliti moderni, con il metodo della coincidenza o quello della simmetria delle immagini, si ottiene la media automaticamente. Nota: quando si calcola un angolo come differenza di due letture, l’errore raddoppia. Eccentricità dell’asse di collimazione Vediamo di esaminare il problema riguardante l’imperfetta intersezione dell’asse di collimazione con l’asse primario. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Un tempo alcuni strumenti avevano il cannocchiale appositamente eccentrico per poter avere notevoli ingrandimenti e per poter collimare punti molto alti. Negli strumenti moderni il cannocchiale si trova al centro e solo problemi di costruzione o di usura possono determinare questo tipo di problema. Collimando un generico punto P, senza l’eccentricità, si esegue la lettura corretta l1 (fig. 1.22), se invece l’asse di collimazione ha una eccentricità e = CC * (posizione 1) si esegue la lettura l1* affetta dall’errore e e si ha: l1 = l1* + ε Considerando il triangolo rettangolo PCC * si ha: sen ε = ε '' e ma sen ε = ε rad = 206265 '' D e × 206265 '' D L’errore di misura angolare e, considerando l’eccentricità e di 1 mm e una distanza D pari a 100 metri, vale circa 2¢¢ e non può essere trascurato. Allora a questo punto, si capovolge il cannocchiale e si ruota l’alidada in senso orario fino ad effettuare nuovamente la collimazione del punto P (fig. 1.23); quindi, si esegue una seconda lettura allo stesso indice, detta lettura coniugata, ottenendo una lettura l2 se non c’è l’eccentricità o una lettura l2* affetta dall’errore e nel caso in cui ci fosse (posizione 2), con l2 = l2* − ε . quindi ε '' = Fig. 1.22 Fig. 1.23 Analogamente a prima si ha: l1 = l2 ± 180° quindi l1 = l2* − ε ± 180° . Sommando membro a membro si ottiene: l1 = l1* + ε l1 = l2* − ε ± 180° l1* + l2* ± 180° da cui si ottiene l1 = 2 ______________________ 2l1 = l1* + ε + l2* − ε ± 180° M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Viene messo il segno positivo se l1 > l2 , negativo se l1 < l2 come nel nostro caso. Effettuando la media delle letture coniugate si riesce a eliminare l’errore di misurazione degli angoli orizzontali dovuto all’eccentricità dell’asse di collimazione. Nota: quando si calcola un angolo come differenza di due letture, l’errore in genere è minore e si annulla se le distanze dei due punti rispetto al punto di stazione sono uguali. Imperfetta graduazione dei cerchi Per quanto riguarda l’imperfetta graduazione dei cerchi, che dipende dalla suddivisione in parti non tutte uguali del cerchio graduato, si può affermare che questo errore, per gli strumenti moderni, ha un valore di circa 0,7¢¢ che non può essere ignorato. A differenza degli errori visti in precedenza, questo non può essere eliminato ma solo attenuato mediante l’applicazione di opportuni procedimenti. Fig. 1.24 Per poter ridurre gli effetti di questo errore si usano il metodo della reiterazione e il metodo della ripetizione, che consentono di effettuare la lettura dell’angolo orizzontale, compreso tra due direzioni, su diversi settori del cerchio graduato orizzontale. Uno teodolite si dice reiteratore (fig. 1.24) quando il cerchio orizzontale è indipendente dal basamento e dall’alidada; lo strumento presenta una vite che consente il fissaggio dell’alidada con il basamento. Fig. 1.25 Un teodolite si dice ripetitore (fig. 1.25) se ha due viti, una che consente il fissaggio dell’alidada con il cerchio orizzontale e l’altra che consente il fissaggio del cerchio orizzontale con il basamento. Le due vite funzionano nel seguente modo: - con le due viti bloccate lo strumento non ruota attorno al suo asse primario; - sbloccando la vite alidada - cerchio orizzontale, ruotando lo strumento, il cerchio orizzontale ruota insieme all’alidada e quindi le letture degli angoli orizzontali non possono essere eseguite perché rimane invariata; - sbloccando la vite cerchio orizzontale – basamento, ruotando lo strumento, il cerchio orizzontale rimane fermo e quindi è possibile effettuare le letture degli angoli orizzontali. Metodo della ripetizione Prima di illustrare il metodo, per semplicità chiameremo: vite 1= la vite cerchio orizzontale – basamento vite 2= la vite alidada - cerchio orizzontale M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education ˆ si opera nel seguente modo: Per misurare l’angolo orizzontale ω = AOB a) con la vite 1 bloccata e la vite 2 sbloccata, dal punto di stazione O si collimano i punti A e B effettuando le relative letture lAI e lBI , in questo modo ω1 = lBI − lAI (fig. 1.26); una volta effettuata la seconda lettura cioè lBI si sblocca la vite 1 e si blocca la vite 2; quindi, si ritorna a collimare il punto A.. Fig. 1.26 b) una volta collimato il punto A (dopo aver ruotato in senso antiorario di un angolo pari a ω1 ) (fig. 1.27) non si esegue la sua lettura in quanto lAII = lBI , ma si agisce ancora sulle viti bloccando la vite 1 e sbloccando la vite 2; quindi, si collima il punto B e si esegue la relativa lettura lBII . In questo modo ω 2 = lBII − lAII = lBII − lBI . Fig. 1.27 c) a questo punto si ripete il procedimento agendo sulle viti una prima volta per ritornare a collimare il punto A e agendo una seconda volta per collimare il punto B (fig. 1.28) ed eseguire la terza lettura lBIII ; si avrà: lAIII = lBII e quindi ω 3 = lBIII − lAIII = lBIII − lBII Supponendo di fermarci a tre ripetizioni, l’angolo che si vuole ricavare sarà: ω= Fig. 1.28 ( ω1 + ω 2 + ω 3 ) (lBI − lAI ) + (lBII − lBI ) + (lBIII − lBII ) (lBIII − lAI ) = = 3 3 3 l nB − l IA In generale, nel caso di n ripetizioni, la formula per il calcolo dell’angolo cercato è: ω = n Questo metodo è preciso (perché può essere effettuato con solo due letture al cerchio), ma sconsigliato a causa del trascinamento del cerchio dovuto all’usura e alle perturbazioni al treppiede; quindi, il suo uso è consigliato solo per gli strumenti meno precisi. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Nota: Se l’indice di lettura passa per lo zero del cerchio graduato, la differenza è negativa e bisogna aggiungere un angolo giro ogni m volte che l’indice è passato per lo zero, quindi: ω= l nB − l IA + (360° × m ) n Metodo della reiterazione Con questo metodo si realizza la rotazione del cerchio graduato in modo indipendente dall’alidada mediante una vite oppure a mano. ˆ si opera nel seguente modo: Volendo misurare l’angolo orizzontale ω = AOB a) lasciando fermo il cerchio, dal punto di stazione O si collimano i due punti A e B eseguendo le corrispondenti lettura al cerchio graduato lAI e lBI , in questo modo ω1 = lBI − lAI ; sempre collimando B si ruota il cerchio graduato di un valore pari a circa 360! con n = numero n delle reiterazioni previste. b) si esegue la seconda lettura lBII e, collimando il punto A, si esegue la seconda lettura l AII ; quindi, si avrà ω 2 = lBII − lAII , poi sempre collimando il punto A si ruota ancora di un valore pari a circa 360! . n c) a questo punto si ripete il procedimento eseguendo la terza lettura lAIII e collimando il punto B si esegue la lettura lBIII ottenendo ω 3 = lBIII − lAIII e così via. L’errore di graduazione si compensa leggendo lo stesso angolo su più parti del cerchio (fig. 1.29). Fig. 1.29 Facendo tre reiterazioni, l’angolo che si vuole ricavare sarà: ( ω1 + ω 2 + ω 3 ) (lBI − lAI ) + (lBII − lAII ) + (lBIII − lAIII ) (lBI + lBII + lBIII ) − (lAI + lAII + lAIII ) ω= = = 3 3 3 In generale, nel caso di n ripetizioni, la formula per il calcolo dell’angolo cercato è: Σ l − Σ lA ω= B n M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Il metodo della ripetizione è più semplice e rapido, ma meno preciso. Nota: Con i metodi della reiterazione e della ricezione si possono ridurre anche gli errori di collimazione o di puntamento e gli errori di lettura quando si stimano gli angoli. 1.3.3 Errori nella misura degli angoli orizzontali Gli errori di orizzontalità dell’asse secondario e l’errore di collimazione, negli strumenti moderni, non sono rettificabili se non in laboratorio data la complessità dell’operazione; tuttavia, le case costruttrici garantiscono queste condizioni di esattezza nei limiti di approssimazione dello strumento. È possibile però verificare se queste condizioni sono soddisfatte procedendo nel seguente modo: - dopo aver reso verticale l’asse primario a una distanza di circa 50 metri, si distende un filo a piombo; - con il cannocchiale in posizione quasi orizzontale si esegue la collimazione del filo; - si muove il cannocchiale verso l’alto e verso il basso e se entrambe le condizioni sono verificate allora il centro dei fili del reticolo seguirà l’immagine del filo a piombo. Nel caso in cui si le condizioni non siano soddisfatte, si può determinare ugualmente e in modo preciso l’angolo orizzontale senza dover necessariamente eseguire la rettifica. Vediamo come vengono effettuate queste operazioni. a) Errore di orizzontalità Quando abbiamo un errore di orizzontalità, per determinare l’angolo correttamente senza effettuare la rettifica, le operazioni da eseguire sono le seguenti: - si rende il cannocchiale pressoché orizzontale con il cerchio verticale alla sinistra (C.S.) e si collima un generico punto P e si esegue la lettura l ad un indice del cerchio graduato orizzontale; - si capovolge il cannocchiale e ruotando l’alidada si mette lo strumento in modo che il cerchio verticale sia a destra (C.D.) e si collima nuovamente il punto P eseguendo la seconda lettura allo stesso indice. Il valore dell’angolo q cercato si ottiene con la formula: θ= l ′ + l ′′ ± 180° 2 + se l < 180° l ed l sono le letture coniugate. se l > 180° b) Errore di collimazione Quando abbiamo un errore di collimazione, per determinare l’angolo correttamente senza effettuare la rettifica le operazioni da eseguire sono le seguenti: - con il cannocchiale molto inclinato e con il cerchio verticale alla sinistra (C.S.), si collima un generico punto P e si esegue la lettura l ad un indice del cerchio graduato orizzontale; - si capovolge il cannocchiale e ruotando l’alidada si mette lo strumento in modo che il cerchio verticale sia a destra (C.D.) e si collima nuovamente il punto P eseguendo la seconda lettura allo stesso indice. Il valore dell’angolo q cercato si ottiene con la formula: θ= l ′ + l ′′ ± 180° 2 M. Pasini – Topografia + se l < 180° l ed l sono le letture coniugate. se l > 180° © Calderini, RCS Libri Education Gli errori residui di rettifica e la regola di Bessel Si è visto che l’errore di verticalità non è eliminabile; quello di non ortogonalità, anche se non è eliminabile, è trascurabile. Rimangono pur sempre degli errori, detti errori residui di rettifica, che riguardano: - l’errore di collimazione - l’errore di inclinazione - l’errore di eccentricità dell’alidada - l’errore di eccentricità del cannocchiale Per poter eliminare questi errori residui oppure nell’ipotesi di non aver potuto o voluto effettuare le rettifiche di cui sopra, si usa la regola di Bessel secondo la quale: per misurare un angolo orizzontale compreso tra due direzioni si deve effettuare per ogni punto collimato la media aritmetica delle due letture l IA e l IIA agli indici diametralmente opposti con il cannocchiale in posizione (C.S.) e delle due letture l III agli stessi indici con il cannocchiale in e l IV A A posizione (C.D.) . l IA + l IIA + l III + l IV A A θA = 4 θB = l I A e l II A l I B e l II B l IB + l IIB + l III + l IV B B 4 l III A e l IV A l III B e l IV B letture agli indici diametralmente opposti con (C.S.) letture agli indici diametralmente opposti con (C.D.) Alle letture coniugate l III A , l IV A e l III B , l IV B va aggiunto o tolto l’angolo piatto, a seconda che i valori corrispondenti siano minori o maggiori di 180°. L’angolo compreso tra le due direzione si otterrà come: ω = θ A − θ B Se non ci sono gli indici diametralmente opposti, si eseguono le letture collimando i punti A e B sul cerchio orizzontale con il cerchio verticale a sinistra del cannocchiale (C.S.) ottenendo l A(CS ) , l B (CS ) ; successivamente, si capovolge il cannocchiale e si ruota l’alidada di 180°, eseguendo le letture con il cerchio verticale a destra (C.D.) ottenendo l A (CD ) , l B (CD ) θA = lA(CS ) + lA(CD) 2 ω = θ A − θ B θB = θ (CS ) = lB(CS ) − lA(CS ) lB(CS ) + lB(CD) 2 oppure ω = θ (CD) = lB(CD) − lA(CD) θ (CS ) + θ (CD) 2 Per le letture coniugate l A(CD ) e l B (CD ) si dovrà sempre tenere in considerazione l’angolo piatto: lA(CD) = lA(CD) ± 200 g con il segno positivo se lA(CD) < 180° e negativo se lA(CD) > 180° lB(CD) = lB(CD) ± 200 g con il segno positivo se lB(CD) < 180° e negativo se lB(CD) > 180° Nota: Se lo strumento non ha gli indici diametralmente opposti, allora la regola di Bessel non può eliminare gli errori residui di eccentricità dell’alidada. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education 1.4 Messa in stazione del goniometro Per effettuare le misurazioni angolari, è necessario posizionare il goniometro in modo tale che il centro C dello strumento sia sulla verticale passante per un punto materializzato a terra da un picchetto di legno (o di ferro) o da un altro segnale opportuno. Quest’operazione, detta messa in stazione o centramento del goniometro sul punto a terra, si può realizzare in diversi modi: a) mediante filo a piombo, si innesta il filo a piombo nel vitone di base del treppiede e lo si allunga fino a sfiorare la superficie del terreno; quindi, in un primo momento, si effettua un centramento approssimato spostando il treppiede all’incirca sulla verticale ed in seguito, dopo aver fissato il treppiede a terra, si sposta lo strumento fino a fare sfiorare il punto a terra con la punta del piombino e lo si fissa al treppiede stringendo il vitone della base; con questo metodo si ha un’approssimazione nel centramento di ± 3-5 mm. b) mediante piombino a bastone, si sistema il treppiede approssimativamente sul punto di stazione e, dopo aver collegato il bastone al vitone del treppiede, si porta il suo puntale sul punto a terra; quindi, si centra la livella sferica del piombino a bastone mediante piccoli spostamenti dello strumento sulla base di appoggio del treppiede; il piombino a bastone è costituito da due tubi coassiali scorrevoli l’uno dentro l’altro ed è graduato in modo da poter leggere direttamente l’altezza strumentale. Con questo metodo si ha un’approssimazione nel centramento di ± 1-2 mm. c) Mediante piombino ottico, una volta sistemato il treppiede e lo strumento approssimativamente sul punto di stazione, si rettifica l’asse primario con la livella sferica del goniometro (in quanto l’asse del piombino ottico coincide con l’asse principale di rotazione dello strumento); quindi, mantenendo allentato il vitone di base, si centra il punto a terra mediante il cannocchialetto del piombino ottico (il centro della zona visiva del piombino è identificata da una croce o da un circoletto) dando solo delle traslazioni parallele ai due tratti incisi sul reticolo del cannocchialetto stesso per non srettificare l’asse primario (fig. 1.30) È un dispositivo posizionato sul basamento o sull’alidada dei goniometri, che permette di collimare una limitata zona del terreno sotto al treppiede grazie ad un prisma che devia i raggi visuali di 90°. Con questo metodo si ha una approssimazione nel centramento di qualche decimo di millimetro. Fig. 1.30 1.5 Misura degli angoli orizzontali In genere la misura di un angolo orizzontale si realizza facendo stazione in un punto S e, dopo aver collimato i due punti A e B che lo identificano (fig. 1.31), si effettuano le corrispondenti letture; quindi, mediante la differenza tra la lettura seguente e la lettura precedente rispetto al senso crescente della graduazione del cerchio, si determina la misura cercata: ω =lB −lA Fig. 1.31 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Le letture eseguite al cerchio orizzontale (C.O.) (come quelle al cerchio verticale (C.V.)) vengono trascritte nel libretto di campagna; supponendo di aver stazionato con un teodolite nel punto S e di aver collimato i punti A, B, C e D, si potrebbe avere una situazione di questo tipo (fig. 1.32): Punti Collimati Stazione S Letture al Cerchio Orizzontale A 47g,8054 B 117 g,5965 C 228 g,2708 Fig. 1.32 Dalle misurazioni eseguite si possono determinare i seguenti angoli orizzontali: ˆ = ω = l − l = 117g ,5965 − 47g ,8054 = 69 g ,7911 ASB 1 B A ˆ BSC = ω = l − l = 228g ,2708 −117g ,5965 = 110 g ,6743 2 C B ˆ = ω = l − l = 47g ,8054 − 228g ,2708 + 400 g = 219 g ,5346 CSA 3 A C Essendo l’ultimo angolo negativo significa che l’indice di lettura, durante la rotazione dell’alidada, è passato per lo zero della graduazione e per questo motivo si aggiunge il valore dell’angolo giro. La misura degli angoli orizzontali, eseguita come differenza di letture, deve essere effettuata mediante delle letture coniugate e l’applicazione della regola di Bessel; si ricorda che questa procedura elimina diversi errori (eccentricità, collimazione, inclinazione), ma non quello di verticalità dell’asse primario per il quale è necessaria una rettifica accurata. Come precedentemente illustrato, quando si vogliono ridurre gli effetti dovuti all’errore di verticalità nella misura degli angoli orizzontali, si possono usare i metodi della ripetizione e della reiterazione; invece, nei teodoliti elettronici quest’operazione è effettuata automaticamente. Infine, si ricorda il metodo a strati o a giri d’orizzonte che è simile al metodo della reiterazione solo che gli angoli da misurare sono più di uno; anche per questo metodo si deve decidere quanti strati effettuare. 1.5.1 Misura degli angoli orizzontali con stazione fuori centro Se, dovendo stazionare in un punto S per collimare due punti A e B necessari alla determinazione dell’angolo orizzontale a, il punto di stazione risultasse inaccessibile, si è costretti a posizionare lo M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education strumento su di un punto S * nelle immediate vicinanze del punto S eseguendo una stazione fuori centro (fig. 1.33). Dal punto di stazione S * si effettuano le misurazioni degli angoli θ A* , θ B*, θ S* , delle distanze SA, SB e dell’eccentricità e = SS * ; si determinano quindi gli angoli: ω1 = (θ S* − θ A* ) ω 2 = (θ S* − θ B* ) α * = (θ B* − θ A* ) A questo punto è possibile determinare le correzioni ε A , ε B da apportare all’angolo α * per ottenere l’angolo cercato a applicando il teorema dei seni; quest’operazione è detta riduzione al centro di stazione. Poiché ε A , ε B sono angoli piccolissimi sen ε A = ε Arad = M. Pasini – Topografia Fig. 1.33 ε A ′′ 206265 ′′ sen ε B = ε Brad = ε B ′′ 206265 ′′ © Calderini, RCS Libri Education Nel caso in cui la stazione fuori centro fosse situata come in figura (fig. 1.34) allora gli angoli saranno: ω1 = (θ S* − θ A* ) ω 2 = (θ B* − θ S* ) α * = (θ B* − θ A* ) Quindi, si procede in modo analogo al caso precedente determinando l’angolo come: α = α * + εA + εB Fig. 1.34 Determinazione dell’eccentricità del punto di stazione Per poter determinare la distanza relativa all’eccentricità e = SS * , non potendola misurare direttamente a causa dell’inaccessibilità del punto di stazione S, si prende un punto P, accessibile come la stazione fuori centro S * , dal quale si vedono contemporaneamente i due punti S e S * (fig. 1.35). Misurando direttamente la distanza PS * e gli angoli b e g rispettivamente ai vertici della distanza stessa, si ottiene: e PS * = sen β sen γ ⇒ e= PS * × sen β sen γ Fig. 1.35 con d = 200g - ( b + g ) Se, dalla stazione fuori centro S * non è agevole la misura diretta della distanza PS * , allora si possono prendere due punti P e Q tali che la misura diretta della loro distanza, detta base, sia facilmente effettuabile e mediante una doppia intersezione semplice (che si vedrà nei capitoli successivi) si risolve i problema (fig. 1.36). In ogni caso l’eccentricità deve sempre essere determinata con grande precisione per non incorrere in imprecisioni non trascurabili. Fig. 1.36 Nota: nel caso delle triangolazioni, le due distanze SA e SB possono essere dedotte anche in modo approssimato (ad esempio da una carta topografica), in quanto tali distanze compaiono al M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education denominatore delle formule per il calcolo delle correzioni ε A , ε B che sono frazioni molto piccole e, quindi, non risentono di tale approssimazione. 1.5.2 Misura degli angoli orizzontali con segnale fuori centro Quando il segnale non è visibile dal centro di stazione S, allora nelle vicinanze del punto P dove andrebbe posto il segnale, si prende un punto P * detto segnale fuori centro (fig. 1.37). Misurando l’angolo α * e determinando le distanze e = PP * , SP si può calcolare l’angolo orizzontale reale mediante: θ A = θ A* + ε L’angolo e si determina, analogamente a prima, applicando il teorema dei seni: Fig. 1.37 Anche in questo caso si ha: Quest’operazione è detta riduzione al centro del segnale. 1.6 Misura degli angoli verticali Nelle letture eseguite con il cerchio verticale dello strumento, l'angolo viene detto zenitale se riferito alla verticale e si indicherà con la lettera j, oppure angolo di inclinazione se viene riferito all'orizzontale e si indicherà con la lettera a ; gli strumenti moderni misurano quasi esclusivamente angoli zenitali. L'angolo j è sempre positivo ed inoltre: - se j < 90° allora a è sopra all'orizzontale, vale 90° - j ed è positivo e si dirà di elevazione (fig. 1.38); - se j > 90° allora a è sotto all'orizzontale, vale j - 90° ed è negativo e si dirà di depressione (fig. 1.39); Fig. 1.38 M. Pasini – Topografia Fig. 1.39 © Calderini, RCS Libri Education La misura di un angolo verticale è analoga a quella di un angolo orizzontale, però vi sono delle differenze sostanziali quali: - l’orientamento per gli angoli orizzontali è in genere arbitrario, mentre per quelli verticali coincide con la verticale o con l’orizzontale; - nella misura di un angolo orizzontale il relativo cerchio rimane fisso e gli indici di lettura ruotano insieme all’alidada, mentre per gli angoli verticali il relativo cerchio ruota solidamente con il cannocchiale e gli indici rimangono fissi con l’alidada; - il cerchio verticale generalmente poco più piccolo di quello orizzontale in quanto viene richiesta una minore precisione; - al cerchio verticale non è possibile applicare i metodi per rimediare agli errori di graduazione. A causa degli errori a cui sono soggetti i metodi stadimetrici, è consigliabile usare angoli zenitali compresi fra 60° £ j £ 120° che equivale a non superare angoli a = 30° in elevazione o in depressione. 1.6.1 Errori nella misura degli angoli verticali Gli errori più temibili per la misura degli angoli verticali sono dovuti all’errore dell’indice zenitale e alla non verticalità dell’asse primario. Corretta posizione dell’indice zenitale La non corretta posizione dell’indice zenitale si verifica quando, supponendo di porre il cannocchiale in posizione verticale e di poter effettuare la corrispondente lettura, si ottiene un valore dell’angolo j diverso da zero, detto zenit strumentale. Per determinare l’angolo correttamente senza effettuare la rettifica, le operazioni da eseguire sono le seguenti: - con il cannocchiale avente il cerchio verticale alla sinistra (C.S.), si collima un generico punto P e si esegue la lettura l ad un indice del cerchio graduato verticale; si capovolge il cannocchiale e, ruotando l’alidada, si mette lo strumento in modo che il cerchio verticale sia a destra (C.D.) e si collima nuovamente il punto P eseguendo la seconda lettura allo stesso indice. Il valore dell’angolo q cercato si ottiene con la formula: φ = l ′ − l ′′ + 360° l ′ ed l ′′ sono le letture 2 coniugate. Il valore dello zenit si determina invece mediante la formula: z = l ′ + l ′′ − 360° 2 In alcuni strumenti il controllo della verticalità è affidato ad una livella torica, detta livella zenitale, montata sugli indici di lettura del cerchio verticale e provvista di viti di rettifica, la cui sensibilità è maggiore di quella montata sull’alidada oppure da dei particolari compensatori meccanici che, sfruttando le proprietà del pendolo, mantengono l’indice del cerchio nella giusta posizione verticale anche se l’asse principale non è perfettamente verticale. 1.6.2 Misura degli angoli verticali con stazione fuori centro A volte può accadere che dovendo misurare l’angolo zenitale j, collimando un punto P, non si può mettere lo strumento sul un punto di stazione S, allora si fa stazione in un punto S1 nelle immediate M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education vicinanze di S; in questo modo si misura un angolo zenitale j1, diverso dall’angolo j, che si sarebbe dovuto misurare perché contiene un errore ε1 ed è quindi necessario effettuare una riduzione al centro di stazione S. Si possono avere i seguenti casi: - il punto di stazione S1 risulta spostato sulla verticale passante per il punto S ; il punto di stazione S1 risulta spostato sull’orizzontale passante per il punto S; il punto di stazione S1 risulta spostato sia in verticale che in orizzontale rispetto al punto S. a) Il punto di stazione S1 risulta spostato sulla verticale passante per il punto S In questo caso, considerando che: - gli angoli zenitali j e j1 hanno valori molto vicini a 90° quindi sen φ ≅ sen φ1 - ε1 ′′ 206265 ′′ l’errore e che si commette è molto piccolo, quindi sen ε1 ≅ ε1rad = allora l’errore si può calcolare con la seguente formula L’angolo j, che si sarebbe dovuto misurare, si ricava nei seguenti modi: - se il punto S1 è più alto del punto S (fig. 1.40) φ = φ1 − ε1 - se il punto S1 è più basso del punto S (fig. 1.41) φ = φ1 + ε1 Fig. 1.40 Fig. 1.41 b) Il punto di stazione S1 risulta spostato sull’orizzontale passante per il punto S Analogamente a prima, dal punto di stazione S1 si misura un angolo zenitale j1, diverso dall’angolo j, che si sarebbe dovuto misurare perché contiene un errore ε 2 ; considerando che sen φ ≅ sen φ2 e che l’errore è molto piccolo, allora il suo valore è: L’angolo j, che si sarebbe dovuto misurare, si ricava nei seguenti modi: - se il punto S1 è a sinistra rispetto al punto S (fig. 1.42) φ = φ1 − ε 2 - se il punto S1 è a destra rispetto al punto S (fig. 1.43) φ = φ1 + ε 2 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Fig. 1.43 Fig. 1.42 c) Il punto di stazione S1 risulta spostato sia in verticale che in orizzontale rispetto al punto S Si possono avere quattro casi: 1) il punto S1 è a sinistra e a quota più bassa rispetto al punto S, quindi: φ = φ1 + ε1 − ε 2 2) il punto S1 è a destra e a quota più bassa rispetto al punto S, quindi: φ = φ1 + ε1 + ε 2 3) il punto S1 è a sinistra e a quota più alta rispetto al punto S, quindi: φ = φ1 − ε1 − ε 2 4) il punto S1 è a destra e a quota più alta rispetto al punto S, quindi: φ = φ1 − ε1 + ε 2 1.6.3 Misura degli angoli verticali con segnale fuori centro Può capitare che il punto P non possa essere collimato, quindi, senza cambiare punto di stazione, si collima un altro punto P1 posto più in alto o più in basso sulla verticale passante per P. Invece dell’angolo zenitale j si misura un angolo che contiene un errore si misura un angolo zenitale φ * , diverso dall’angolo j, che si sarebbe dovuto misurare perché contiene un errore ε ; Essendo sen φ ≅ sen φ * e l’entità dell’errore molto piccola, allora il suo valore è: Il valore di h deve essere considerato positivo quando P1 è più alto e negativo quando è più basso. L’angolo j, che si sarebbe dovuto misurare, si ricava nei seguenti modi: - se il punto P1 è più basso rispetto al punto P (fig. 1.44) φ = φ * − ε - se il punto P1 è più alto rispetto al punto P (fig. 1.45) φ = φ * + ε Fig. 1.44 M. Pasini – Topografia Fig. 1.45 © Calderini, RCS Libri Education 1.7 Mezzi per apprezzare i piccoli intervalli delle graduazioni Se misuriamo un segmento con un righello graduato in millimetri, dovendo stimare un tratto di graduazione, l’occhio umano riesce, al massimo, ad apprezzare il decimo di millimetro (0,1mm); questa approssimazione non è sufficiente per le misure angolari in quanto un tratto di quelle dimensioni su di un cerchio graduato corrisponde a circa un decimo di grado sessagesimale. Per questo motivo è necessario avere dei dispositivi che permettano di superare queste difficoltà. Tra questi dispositivi presenti in un goniometro si possono ricordare: - nonio o veniero - micrometro a stima - micrometro a scala - microscopio a micrometro ottico - microscopio a coincidenza di immagini - microscopio a simmetria di immagini 1.7.1 Il nonio o veniero Consiste in una porzione di graduazione, che si affaccia sulla scala principale di un cerchio graduato (o di un’asta graduata) e crescente nello stesso senso, suddivisa in modo che (n – 1) intervalli della graduazione del cerchio corrispondano ad (n) intervalli del nonio (fig. 1.46). Fig. 1.46 Indicando con l l’ampiezza del tratto di graduazione del nonio e con L quella del cerchio, allora: ( ) n × l = n −1 × L (*) La differenza ( L − l ) = a si dice approssimazione del nonio e la si può determinare sostituendo il valore l = L − a nell’espressione (*) ottenendo: a = L n L = più piccolo intervallo di graduazione della scala principale del cerchio goniometrico; n = numero di suddivisioni del nonio Il valore dell’approssimazione del nonio deve essere noto prima di effettuare le letture angolari. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education ESEMPIO Un nonio diviso in 30 parti applicato ad un cerchio goniometrico suddiviso in gradi sessagesimali, 60' come indicato in figura 1.47, ha un’approssimazione di: a = = 2' in quanto l’intervallo di 30 graduazione L vale 1°, ovvero 60' . Fig. 1.47 In questo caso, essendo il nonio suddiviso in 30 parti, l’intervallo di cerchio è costituito da 29 parti. Nota: Osservando l’esempio precedente si può notare che, per sapere in quante parti è suddiviso il nonio, bisogna contare gli intervalli e non basarsi sul numero riportato sull’ultimo trattino, perché solo a volte coincide con il numero effettivo di intervalli. 1.7.1.1 La lettura del nonio Prima cosa, bisogna vedere se il nonio è azzerato; infatti, si dice azzerato se l’indice del nonio (che è indicato da una freccia) coincide esattamente con un tratto della scala principale del cerchio; in tal caso, la lettura si effettua con il solo indice senza esaminare il nonio (fig. 1.48). ESEMPIO Fig. 1.48 Invece, nel caso di nonio non azzerato, solo un trattino del nonio coincide con quello del cerchio della scala principale. L’ampiezza degli intervelli delle due scale è pressoché uguale, quindi per poter verificare la coincidenza di un tratto conviene verificare la non coincidenza del tratto precedente e del seguente ovvero i due intervalli, il cui lato adiacente è il tratto che si suppone coincidente, sono compresi all’interno dei due corrispondenti tratti del cerchio graduato (fig. 1.49). Fig. 1.49 M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education Siccome il tratto che coincide potrebbe essere il primo o l’ultimo, allora si spiega la presenza dei tratti marginali necessari per effettuare questo controllo. ESEMPIO In figura 1.50, il tratto di nonio coincidente con il tratto del cerchio graduato è il quindicesimo; il cerchio goniometrico è suddiviso in gradi centesimali e il nonio è suddiviso in 25 parti, quindi l’approssimazione è a = 4c e la lettura dell’angolo sarà: 56g + (4c ¥ 15) = 56g, 30c Fig. 1.50 A volte il nonio riporta sulla propria scala il numero che indica il risultato del prodotto tra il kesimo intervallo e l’approssimazione cioè (k × a). 1.7.2 Il micrometro a stima È un microscopio composto avente un reticolo costituito da un tratto inciso su un vetrino, il cui funzionamento è simile a quello di una lente d’ingrandimento. In questo modo un intervallo della graduazione di 0,1 mm, ingrandito di dieci volte, apparirà come se fosse di 1mm percui la stima non riguarderà i decimi di millimetro, ma i centesimi. Il cerchio graduato è in genere diviso in gradi e in decine di primi; il grado sessagesimale è diviso in sei parti mentre il grado centesimale è diviso in dieci parti; quindi l’intervallo minimo sarà di 10' oppure 10 c. Invece, nei goniometri di maggiore precisione il cerchio è diviso in primi e in decine di secondi; analogamente a prima, il primo sessagesimale è diviso in sei parti mentre il primo centesimale è diviso in dieci parti; quindi l’intervallo minimo sarà di 6'' oppure 10cc. A volte per agevolare la stima degli intervalli, il cerchio porta una graduazione supplementare sfalsata di mezzo intervallo rispetto a quella principale. Nelle letture bisogna fare attenzione al senso in cui crescono i numeri della graduazione, perché alla lettura stimata va aggiunta quella eseguita direttamente, che è immediatamente precedente all’indice di lettura. 1.7.3 Il micrometro a scala È un microscopio composto avente un reticolo costituito da una scaletta micrometrica, di ampiezza pari ad un grado, incisa su un vetrino. Il cerchio graduato è diviso solamente in gradi sessagesimali o centesimali, mentre la scaletta è divisa rispettivamente in 60 parti oppure 100 parti (quindi la sua lunghezza uguaglia quella di due tratti di graduazione del cerchio); inoltre, la graduazione della scaletta cresce in senso contrario a quella del cerchio. Con questo micrometro si possono stimare i centesimi di grado. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education 1.7.4 Il microscopio a micrometro ottico Il valore da attribuire al tratto compreso tra l’indice di lettura e la graduazione del cerchio si determina tramite un micrometro ottico, che è costituito da una lastra pian-parallela, inserita nel circuito ottico della graduazione, che può ruotare tramite un’apposita vite micrometrica. La vite deve essere ruotata fino a quando uno dei due tratti del cerchio, che precede o segue l’indice, non coincide con il medesimo; siccome solo uno dei due tratti può realizzare la coincidenza, allora se il bottone si blocca prima di aver ottenuto la coincidenza, allora si ruota in senso contrario ottenendola sicuramente. Nei teodoliti moderni i cerchi orizzontale e verticale vengono visti contemporaneamente, ma sia il filo di lettura che la scala micrometrica sono unici; quindi, la coincidenza tra l’indice di lettura e il tratto del cerchio deve essere fatta, per i due cerchi, in tempi successivi (fig. 1.51). Lettura al cerchio orizzontale: 148g, 216 Fig. 1.51 1.7.5 Il microscopio a coincidenza di immagini Il microscopio composto permette di osservare contemporaneamente le immagini di due piccole porzioni, diametralmente opposte, di uno stesso cerchio graduato; le due scale appaiono generalmente sfalsate, una dritta (quella principale) e l’altra rovesciata (quella contrapposta). Se le letture alle due scale fossero eseguite singolarmente si otterrebbe: l1 = 170 g + a lm = l1 + a + (l2 l2 = 370 g + b 200 g ) + b 2 a+b = 170 g + 2 = Sul percorso di ciascuna immagine è inserita una lastra pian-parallela; tramite un bottone esterno si può dare una rotazione uguale e contraria alle lamine in modo da ottenere la coincidenza dei tratti delle due graduazioni (fig. 1.52 ). Fig. 1.52 Una volta avvenuta la coincidenza, il filo che fa da indice di lettura può trovarsi su di un tratto della graduazione oppure a metà intervallo (che deve essere considerato nella lettura); inoltre, siccome le due quantità a e b non sono necessariamente uguali, l’indice (a coincidenza effettuata) può anche non coincidere perfettamente con le incisioni dei cerchi. Con questo metodo si ottengono misure angolari esenti dall’errore di eccentricità dell’alidada. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education 1.7.6 Il microscopio a simmetria di immagini Il microscopio composto permette di osservare contemporaneamente le immagini di due piccole porzioni diametralmente opposte di uno stesso cerchio graduato, appartenenti a due graduazioni concentriche rappresentate in modo differente l’una dall’altra (ad esempio quella interna con tratti doppi e quella esterna con tratti semplici. Una delle due immagini (quella esterna) viene osservata direttamente, mentre l’altra (quella interna) attraverso una lastra pian-parallela; ruotando la lastra mediante un bottone esterno si fa in modo che i tratti semplici possano bisecare (passare esattamente in mezzo) quelli doppi. A volte, entrambe le graduazioni sono costituite da tratti semplici e, quindi, osservandole al microscopio appaiono come un’unica graduazione con tratti doppi; in questo caso la lettura si esegue dopo aver bisecato con l’indice gli stessi tratti doppi, agendo sempre sulla lastra pianparallela. Anche con questo metodo si ottengono misure angolari esenti dall’errore di eccentricità dell’alidada. M. Pasini – Topografia © Calderini, RCS Libri Education
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