Coop Sicilia licenzia e vuol vendere «Troppa crisi e

LUNEDÌ 20 OT TOBRE 2014
LA SICILIA
6.
i FATTI
Coop Sicilia licenzia e vuol vendere
«Troppa crisi e lavoratori in nero»
lavoro
Annunciati già 122 esuberi tra gli ex di Aligrup, ma il numero potrebbe salire
ANDREA LODATO
TUTTI I NUMERI
DELLA CRISI
8
PUNTI VENDITA INTERESSATI
Sono otto i punti vendita investiti dallo
stato di crisi denunciato da Coop
Sicilia: Bronte, San Giovanni La Punta
(Fisichelli), Modica 2, Zafferana,
Ragusa, Milazzo, Zagara e Ginestre
122
ESUBERI ANNUNCIATI Coop Sicilia ha
annunciato che il primo intervento
dell’azienda per fare fronte alla crisi
prevede la procedura di mobilità per
122 lavoratori ex Aligrup
1269
DIPENDENTI COOP SICILIA
Coop Sicilia, nata dalla fusione di
Ipercoop Sicilia e Supercoop Sicilia,
conta ad oggi 1269 lavoratori tra iper
e supermercati nell’Isola
CATANIA. Un documento di otto pagine
spedito ai sindacati regionali e provinciali, a Confcommercio, alla Lega Coop. Un
documento impietoso, crudo, pragmatico e che non lascia un briciolo di speranza: Coop Sicilia conferma che, come avevano anticipato già nei giorni scorsi, si
prepara ad avviare la procedura di mobilità per almeno 122 lavoratori prevalentemente ricollegabili al gruppo che era
stato assorbito (354 in tutto) con l’acquisizione di sei punti vendita dell’ex colosso della grande distribuzione organizzata, la catanese Aligrup. Un pugno nello
stomaco ai lavoratori che già poco meno
di un mese dopo la riassunzione erano
stati spediti in cassa integrazione e per
cui adesso si spalancano le porte dirette
della mobilità, dunque del tutti a casa e
non se ne parli più.
Terribile notizia e brusca decisione,
su cui Coop Sicilia sta accelerando decisamente non avendo, evidentemente,
nessuna intenzione di cercare e trovare
soluzioni alternative al tavolo di trattativa che è stato fissato per giorno 30 ottobre a Roma alla presenza di tutte le sigle
sindacali. Sindacati che avevano fatto sapere a Coop che giudicavano la comunicazione data dall’azienda sull’intenzione
di aprire la mobilità del tutto informale e,
comunque, anche irricevibile, con soluzioni alternative di ammortizzatori sociali da discutere a Roma. Coop Sicilia, invece, è andata avanti come un Freccia
Rossa, ha comunicato ai lavoratori in as-
semblea il progetto e ha mandato nei
giorni scorsi la comunicazione scritta.
Centoventidue esuberi da affrontare
subito, ma sarebbero solo una prima
parte, essendo la Coop intenzionata a
sfoltire dal 50 al 70% dei lavoratori dell’ex
Aligrup e di altri punti vendita siciliani.
Esattamente, scrive l’azienda, 52 delle
Zagare, 19 delle Ginestre, 10 dell’iper di
Milazzo, 10 dell’iper di Ragusa, 10 di
Bronte, 10 di via Fisichelli (San Giovanni
La Punta), uno Zafferana e tutto il personale di Modica, 10 persone, perché questo iper sarà chiuso definitivamente.
E’ una catastrofe. I lavoratori si domandano come sia stato possibile che il
più grande gruppo italiano della grande
distribuzione, ed anche uno dei più solidi, abbia affrontato queste acquisizioni
dei punti vendita senza avere un quadro
più o meno chiaro del mercato su cui bisognava cercare spazio e spazi di rilancio
a dispetto di una crisi già devastante.
Risponde Coop Sicilia in queste otto
pagine e l’analisi che prospetta è micidiale per la Sicilia, per l’intero tessuto
economico, ma, forse diremmo soprattutto, per quello sociale che viene fuori.
Dice Coop Sicilia, tanto per cominciare, che esisteva già una condizione di
esubero strutturale presente nei punti
vendita addirittura del 50% rispetto alle
esigenze. Poi incalza: «All’esubero strutturale si aggiunge un andamento negativo nel complesso dai risultati economici conseguiti, con una previsione di perdita nel 2014 di 21.188.000 euro». Che cosa c’è dietro questi numeri che Coop Si-
«Nell’Isola denuncia il gruppo il crollo dei consumi
ha impedito
l’affermazione dei
punti rilevati, ma c’è
anche concorrenza
sleale e irregolare»
cilia mette avanti per spiegare la svolta e
i licenziamenti? «Il fatturato - scrive - è
inferiore alle previsioni a causa della
congiuntura economica globale con una
situazione che si riflette maggiormente
in un territorio che sta subendo una progressiva perdita di reddito delle famiglie e una minore propensione al consumo che non trascura i generi alimentari
di prima necessità».
Ma l’analisi di Coop Sicilia è anche più
dura nei confronti della realtà isolana
quando entra nel merito della questione
legalità e lavoro: «A ciò si aggiunga la
presenza di una concorrenza ampia e
LA DISPERAZIONE
21
MILIONI DI PERDITE PER IL 2014
Secondo l’azienda a causa della crisi
della grande distribuzione e del calo di
vendite il 2014 potrebbe chiudersi con
una perdita per Coop Sicilia di 21
milioni e 188 mila euro
Senza ritorno. «Il
timore - dice Franco
Minardo - è di essere
stavolta al capolinea»
«Non è possibile rivivere
lo stesso dramma di ieri
che sembrava superato»
CATANIA. I lavoratori si sentono semplicemente imbrogliati, raggirati, presi in giro. Potremmo anche dire ingannati, dopo tanta attesa, dopo troppa speranza,
dopo molte dichiarazioni che sembravano spingere la crisi verso la parte finale
e con una ripartenza possibile era più
che delineata. Dopo oltre due anni i lavoratori di sei punti vendita ex Aligrup,
rimasti in sospeso per tutto quel tempo,
avevano potuto riassaporare il gusto del
lavoro, e per loro non c’erano tante condizioni poste dalle Coop, non c’erano
tutti questi dubbi da tenere presenti.
C’erano le rassicurazioni, gli impegni
presi, le prospettive fatte intravedere.
Ora per molti è di nuovo incubo totale, per esempio per i lavoratori di Modica, che erano rimasti pazienti ad aspettare, pazienti anche a protestare, che
erano rientrati nella trattativa AligrupCoop e, quasi per incanto, si erano ritrovati dentro. Quanto è durata l’illusione? Troppo poco. Prima il rapidissimo
ricorso dell’azienda alla cassa integrazione, adesso l’annuncio che per Modica c’è una sola strada obbligata, la chiusura.
Su socialnetwork le reazioni, la rabbia
contenuta ma evidente ed inevitabile, le
considerazioni amare di chi aveva festeggiato, con moderazione, ieri, e si ritrova a dover subire adesso un licenziamento che sembra davvero senza ritorno.
Franco Minardo ha lavorato per anni
all’iper di Modica, aveva atteso anche lui
la riapertura. Ma che la situazione non
fosse serena era nell’aria. «Adesso ci
stanno dicendo che Modica rappresen-
aggressiva, in molti casi sleale, riconducibile all’alta diffusione nel settore distributivo, di lavoro sommerso o grigio che
danneggia in particolare tutti coloro che
operano nel rispetto delle regole contrattuali e normative».
Insomma una denuncia forte, dettagliata, che non risparmia la Sicilia che si
impoverisce, che galleggia borderline
ben oltre i limiti della legalità, che non
sembra offrire, e questo è l’aspetto più
deprimente, nessuna prospettiva, nessuno spiraglio di ripresa. Al punto che Coop
Sicilia arriva a spiegare che anche il ricorso alla cassa integrazione non solo non è
servito in questo anno e mezzo, ma che
è una strada da abbandonare perché impercorribile e perfettamente inutile.
Ma non è tutto. La lettera si chiude annunciando anche la possibilità che Coop
Sicilia proceda ad un suo disimpegno rispetto sicuramente ai punti vendita acquisiti, ove vi fosse la possibilità di cessioni di rami d’azienda «per i quali - dice
l’azienda - si valuteranno eventuali presenze di offerte di acquisizione da parte
di terzi».
Siamo, dunque, anche alla possibile
smobilitazione di parte di quel sistema
che pareva Coop volesse incrementare
ed ampliare in Sicilia e su cui si contava
e puntava per generare nuovi posto di lavoro dopo avere salvato parte di quelli a
rischio e per dare nuovo supporto a tutto l’indotto, dove centinaia di aziende
hanno chiuso o sono entrate in crisi con
il crollo di Aligrup. Invece siamo a notte
fonda o quasi.
IL PUNTO VENDITA COOP LE GINESTRE A TREMESTIERI ETNEO
ta, parlando di vendite, la peggiore
performance dei punti vendita che hanno acquisito. Peccato che questa tendenza era già palese già una settimana
dopo la riapertura e malgrado le nostre
richieste di intervento nessuno, ribadisco nessuno, si è fatto avanti per cercare di cambiare la rotta».
E’ un po’ la stessa accusa che muovono i lavoratori di altri punti vendita,
quelli destinati a finire in mobilità. Resta
il fatto che Coop Sicilia parla di crisi irreversibile nonostante gli sforzi, gli investimenti, il progetto di sviluppo. Per i
sindacati non c’è stato niente di questo
questo, per i lavoratori dovrebbe subentrare la rassegnazione. Ma a che prezzo?
Franco Minardo racconta ancora: «Non è
possibile rassegnarsi al fatto che nove
famiglie rivivano lo stesso dramma per
la seconda volta, senza aver colpa alcuna, se non quella di aver lavorato con di-
ligenza e responsabilità. Il fato è che chi
si brucia con l’acqua calda poi ha paura
anche di quella fredda. Qui a Modica
l’età media della forza lavoro impiegata
è di 45 anni... La paura che in questi
giorni ci fa da inseparabile compagna è
su quel che sarà adesso di noi. Non so se
questa volta ne usciremo indenni».
Sensazioni terribili. Essere stati con
una condanna sul capo per mesi e mesi,
aspettando la svolta, l’arrivo di qualcuno
che restituisse fiducia, speranza, prospettive e riportasse in azienda un progetto. E quando la soluzione sembrava
arrivata, era solo un’illusione passeggera, un inganno amarissimo, durato poche settimane prima di finire in cassa
integrazione e poco più di un anno e
mezzo prima di ricevere la comunicazione della fine del sogno. Forse più
amaro di prima, sicuramente con prospettive nere.
A. LOD.
LA STORIA. La vita nella micro-classe fino allo scorso anno scolastico era stata documentata nel film di Alberto Bougleux “L’ultimo giorno”
Salvata ad Alicudi la scuola più piccola di tutta l’Italia
Due alunni e una maestra. L’anno scorso c’erano 3
scolari. Ha vinto la caparbietà della dirigente
MESSINA. Alicudi, isoletta delle Eolie con un centinaio di abitanti, ha la scuola più piccola d’Italia: due
soli alunni che frequentano la prima e la terza elementare, e una maestra, Beatrice Zullo di Patti. La
scuola è stata “salvata” grazie alla caparbietà di
Mirella Fanti, dirigente scolastico dell’istituto “Lipari 1” da cui dipende il plesso di Alicudi, una tipica
casa eoliana di propietà del Comune di Lipari. Un
terzo alunno ha preferito trasferirsi con la sua famiglia a Milazzo.
Anche lo scorso anno vi erano pochi scolari: solo tre di cui uno frequentava il Cpe (Centro prepara-
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Mario Ciancio Sanfilippo
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Domenico Sanfilippo Editore SpA
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zioni esami della media). Commenta la professoressa Fanti: «Ce l’abbiamo fatta anche quest’anno a salvare la piccola scuola di Alicudi, grazie alla buona
volontà delle istituzioni e delle famiglie che hanno
accolto le nostre sollecitazioni a non abbandonare
il proprio territorio. In effetti, Alicudi senza la scuola sarebbe ancora più isolata, perché tra un insegnamento e l’altro nelle ore pomeridiane si praticano
anche tante attività rivolte a tutte la comunità».
Una realtà, quella della scuola di Alicudi, tanto
particolare e suggestiva da avere ispirato “L’ultimo
giorno”, un documentario prodotto da ZaLab e dal
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Nozze, Culle, Lauree, ecc.
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Museo del cinema di Stromboli. L’autore e regista,
Alberto Bougleux, ha dedicato il film alla scuola di
Alicudi, ma parla a tutte le realtà scolastiche italiane: «Un film documentario dedicato a tutti i maestri
e le maestre che si battono quotidianamente per difendere il diritto dei bambini a una scuola moderna, creativa e democratica, reso possibile da un
rapporto unico di collaborazione e fiducia con l’istituto scolastico Lipari 1». Bougleux ha filmato la vita in classe dei tre alunni, Mirko, Valentino e Gabriele, e da maggio 2011 a marzo 2014 sono stati filmati in diversi episodi per arrivare al prodotto finito:
un documentario di trenta minuti, “L’ultimo giorno”, che racconta il duro lavoro degli insegnanti, e
in particolare della maestra Teresa. Il documentarista ha usato una telecamera fissa, posizionata dietro alla cattedra, per raccontare parte delle lezioni
di Teresa ai suoi tre alunni, per testimoniare la rabbia, le difficoltà ma anche il piacere di stare insieme.
Dopo la chiamata in Rete attraverso il crowdfunding, Alberto ha raccolto i 6.500 euro necessari per
coprire i costi di montaggio, post produzione e comunicazione legati al documentario.
Pubblicità politica o elettorale:
contattare la sede allo 095 7306311.
Rubriche Teatri, Cinema, Ritrovi ecc.:
€ 16,00 il rigo.
Necrologie a parola:
€ 2,20; nome, apposizione al nome,
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