Costituita ed operante dal 1944 ////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// a QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA È STATO GENTILMENTE OFFERTO DA Mensile della FEDERPROPRIETÀ-ARPE In caso di mancato recapito rinviare a: ufficio poste Roma (Romanina) per la restituzione al mittente previo addebito “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Roma Costituita ed operante dal 1944 Settembre 2014 • n° 9 La TUA FIRMA per salvare LA TUA CASA • ABBASSARE LE TASSE sulle abitazioni. Siamo il paese nel mondo con le imposte più alte • UN’UNICA IMPOSIZIONE che i contribuenti possano pagare trimestralmente SOMMARIO Settembre 2014 14 18 4 ■ Editoriale Sulla casa tasse, solo tasse 6 ■ Si mobilita il coordinamento unitario dei proprietari immobiliari Un autunno caldo 7 ■ La tua firma per salvare la tua casa 8 ■ Stangata e caos fiscale Riepilogo delle tasse sulla casa di Sergio Menicucci 34 - ASCENSORI pag 10 29 ■ IL PUNTO Aumentano le tariffe dei parcheggi 30 ■ Le vicende storiche dell'opera già prevista dal PRG del 1962 La linea C della metropolitana di Pietro Samperi 11 ■ A ottobre arriva la Tasi Un'imposta ancora da definire di Alessandro Caneba 32 ■ Dopo la chiusura di Malagrotta Aspettando un piano per la gestione dei rifiuti di Giuseppe Sappa 12 ■ I numeri rossi dell'industria delle costruzioni Edilizia: è mancato il colpo d'ala di Marcello Cruciani 34 ■ Consulta Nazionale per l'Ambiente Roma: i valori da tutelare 14 ■ Criteri della riforma Stime catastali e valori di mercato di Gianni Guerrieri 30 27 ■ Barconi della morte «Bloccare le partenze dalla Libia» 16 ■ Londra, Parigi, Berlino Il mercato immobiliare in Europa di Gianluigi Indri 18 ■ La riforma delle CCIAA Sbagliati i tagli alle Camere di Commercio di Marzio Fianese 20 ■ Catastrofi Naturali Copertura obbligatoria: sì degli assicuratori di Paolo Clemente 23 ■ Perchè il paese non cresce La burocrazia è di ostacolo agli interventi edilizi di Massimo Cestelli Guidi 24 ■ Progetti pilota avviati a Milano e Pisa Nuovi modi di abitare: il "cohousing" di Walter Williams 37 ■ Se l'imposta di registro è pagata in eccesso Il notaio non ha diritto al rimborso di Salvatore Albanese 39 ■ GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci 40 ■Locazioni La morosità incolpevole di Giuseppe Magno 42 ■Condominio Il rendiconto, strumento per gestire con trasparenza di Mauro Mascarucci 46 ■ Il fondo per manutenzione straordinaria e innovazioni di Alberto Celeste 48 ■LIBRI 49■ SCADENZARIO 50 ■ TABELLE ISTAT - PRONTO INTERVENTO E VIDEOISPEZIONE pag 36 - RISTRUTTURAZIONE E NOLEGGIO pag 22 pag 26 LE TROVI ANCHE SU: www.romaedilizia.it www.arpe.roma.it Direttore editoriale: Massimo Anderson • Direttore responsabile: Giuseppe Magno • Amministrazione: Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma • Tel.: 06485611 (r.a.) • Fax: 064746062 - [email protected] • Editrice: ARPE - Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 - Roma • Stampa: ARTI GRAFICHE POMEZIA - Roma • Via Vaccareccia, 57 - 00040 - Pomezia (Roma) Contiene I.P. Autorizzazione - Tribunale di Roma n. 4740 del 19/7/1955 • Periodicità mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 c. 20/b L. 662/96 - Filiale di Roma - 2003 © Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione di articoli, citando la fonte. Tiratura 19.990 copie - Finito di stampare nel mese di Settembre 2014 Concessionaria per la pubblicità: tel.: 06.84.19.226 www.team83.it e ditoriale I proprietari di casa nel 2011 pagavano tasse per 9 miliardi, oggi: 26 miliardi! I tre governi del Presidente della Repubblica denze in ottobre e dicembre (così bruceremo anche la hanno sortito un effetto negativo. Così fu per tredicesima). Queste imposte graveranno sulle famiglie Monti (“l’algido” che rispose ottusamente alla italiane. crisi finanziaria con un orgiastico inasprimento Sulla crisi economica e sociale ogni ministro ha la di tasse sulla casa), per Letta (“il nipote” che vedeva la sua ricetta, spesso sbagliata. Lo dimostrano le previsioluce alla fine del tunnel e secondo il quale eravamo in ni degli economisti che a suo tempo non hanno saputo procinto di agganciarci alla ripresa economica dell’Eu- prevedere l’arrivo dello tsunami provocato dal monropa), per Renzi (“il battutista” le cui promesse sono tal- do delle banche americane ed inglesi, a partire dalla mente tante che ne cambia una al giorno). Lehman la cui lezione non sembra sia servita a molto. Questi gli uomini del Presidente che ci avrebbero con- Economisti che, a tutt’oggi, non conoscono i motivi deldotto fuori dalla crisi, che avrebbero dovuto ridiscutere i la devastante crisi, ne i rimedi per la ripresa. Tante ricetsuperati trattati di Bruxelles, che in poco tempo avrebbe- te, nessuna ricetta. ro rilanciato la crescita economica. Risultato hanno rotIn Italia, sono mesi che gli istituti di statistica (ISTAT tamato quel poco che restava dell’economia italiana. e Eurostat) emettono a gettito continuo dati che fotoSi fa fatica a comgrafano la situazione delprendere quale sarà il la crisi: disoccupazione punto di svolta sul piaal 12,8% quella giovanile no socio economico e oltre il 42%, la pressione politico. C’è, però, la fiscale è la più alta al monpossibilità di giocare do; il debito pubblico in la partita decisiva, sencostante crescita 2,180 za trucchi ed inganni, miliardi di euro; prodotper il rilancio dell’eto interno lordo negativo. conomia dopo quasi 8 In compenso abbiamo i di Massimo Anderson, anni di crisi, deflazioservizi peggiori dell’occine, recessione, infla- Presidente Nazionale di FEDERPROPRIETÀ dente. zione, debiti pubblici I dati per intervenire all’eccesso, economia sono su tutti i tavoli del pubblica in stallo, economia privata bloccata, ferma per Parlamento, del Governo, della Banca d’Italia, della mancanza di credito e di competitività? Confindustria, dei sindacati. Il governo procede a picSull’Europa incombono i guai, le incertezze, le divi- coli passi, con alcune furbizie, come per il bonus degli sioni, le ambiguità politiche. Nel mondo, poi, i conflit- 80 euro in busta paga per alcune categorie di lavoratoti territoriali e religiosi aumentano come dimostrano ri escludendone la maggioranza. 11 miliardi che non le guerre in Siria, Iraq, Libia e le violenze in Nigeria, hanno a tutt’oggi inciso minimamente sulla ripresa dei Sudan, India. Per non parlare del barbarico risveglio consumi, ma certamente utilizzati, o accantonati, per dell’integralismo islamico che ha mostrato il suo vero pagare, in minima parte, tasse e balzelli allo Stato, alle volto. Nel mediterraneo l’ondata di sbarchi di migranti Regioni, ai Comuni; “una partita di giro” si direbbe. e profughi sulle coste della Sicilia. L’Italia è stata lasciata C’è diffidenza sulle promesse. Il ceto medio-basso sola nell’operazione “Mare nostrum” che costa 12 miliar- vede i propri risparmi volatilizzati nel pagare tasse suldi l’anno, anche se appare possibile un coinvolgimento la casa, sulla luce, sul gas, sulla benzina, sulle assicuradell’Europa. zioni, sul riclassamento etc. Solo tasse. Si risparmia di Ma torniamo a noi: la gran parte dei contribuenti ita- più, sempre di più. Gli italiani non hanno certezze, sono liani sono e saranno alle prese con il labirinto composto sfiduciati e non sono sufficienti e convincenti le rituali da ICI, IMU, Tasi, TARES, Irpef, Irap, dichiarazioni dei declamazioni renziane. La pensione, che si è trasformaredditi. Un caos: aliquote incerte, date ballerine, sca- ta in un “ammortizzatore sociale” consentendo spesso la SULLA CASA TASSE, SOLO TASSE 4 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 sopravvivenza non solo dell’avente diritto, ma anche ai figli disoccupati o cassaintegrati, sarà toccata? Che fine faranno 7 milioni di disoccupati? Saranno reintegrati? I nostri figli troveranno lavoro? Il sistema sanitario sarà modificato? Si avrà ancora diritto all’assistenza sanitaria per la quale abbiamo versato per decenni i contributi? Quanto vale la casa comprata con anni di risparmi e privazioni? Se la vendo sarà sufficiente per una dignitosa sopravvivenza? Certamente no! (gli immobili si sono svalutati per un valore di 1000 miliardi). Chi vorrebbe comprarla rinvia: troppe tasse, meglio l’affitto. Risparmiamo, risparmiamo. Ma c’è tanta amarezza per i tanti anni di sacrifici dissolti come nebbia al sole. Nell’incertezza si aggiunge anche la sfida di Renzi di riscrivere in mille giorni (cioè in tre anni) le riforme. Il decreto “Sblocca Italia”, recentemente commentato da Padoan con una dichiarazione al quotidiano “La Repubblica”: “non ci sono i fondi e non ci saranno ulteriori risorse per gli interventi in arrivo” “mentre il pacchetto casa è a rischio”. Riconfermate, invece, le agevolazioni degli sgravi fiscali per chi acquista (20 %) una casa e la mette in affitto per 8 anni con canone concordato. Positiva la decisione di investire – anche se non sufficienti - due miliardi di euro contro i disastri dovuti al dissesto idrogeologico (problema portato avanti con decreti legge di Federproprietà-Ambiente). Soddisfatti per il provvedimento di chi deve ristrutturare casa propria e non dovrà più chiedere un’autorizzazione: basterà una semplice comunicazione edilizia al Comune (proposta sempre portata avanti da Federproprietà). Questo non ci esime dal dichiarare che la montagna del governo partorisce un topolino e un coro di critiche e proteste si leva da parte del mondo imprenditoriale, delle categorie, dei sindacati (che minacciano scioperi) e dei partiti di opposizione. Cottarelli – prima di lasciare l'incarico – rammenta che: “senza copertura finanziaria non è possibile spendere”. Ormai il governo Renzi appartiene più alla categoria degli annunci propagandistici che alle azioni concrete. E’ pur vero che la lunga marcia delle riforme cozza con il quadro di divisioni, lobby, e lungaggini della politica italiana. E’ un governo in costante fibrillazione nel suo interno pur godendo dell’assenza di una vera, seria e programmatica opposizione (che non è certo quella grillina). Per rimettere l’Italia nella giusta carreggiata servono – ribadiamo - interventi più decisi e seri, programmi che vengano attuati e non rinviati: tagli alla spesa pubblica e lotta alla corruzione; l’impegno costante contro l’evasione fiscale; privatizzare o chiudere quelle migliaia di partecipate dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni; eliminazione dei rimborsi all’editoria; la vendita di beni immobili. Richieste che difficilmente diventeranno realtà. Noi vogliamo soprattutto ricordare al Governo che le tasse sulla casa sono triplicate in soli tre anni, in nessun altro settore l’inasprimento fiscale è stato tanto rapido e violento. Un aggravio ottenuto con decine di tributi vecchi e nuovi, diretti ed indiretti, palesi e occulti. Tant’è che Buzzetti, Presidente nazionale dell’Associazione dei costruttori, ha affermato: “La casa è diventata il bancomat del Paese, la patrimoniale ripetuta. Siamo passati da 9 miliardi a 26 di gettito fiscale: un’autentica stangata per tutti. Le prime case sono inaccessibili, le seconde non sono più un investimento, gli affitti non sono più remunerativi!” e ha proseguito “Sono 100 i miliardi che servono per far ripartire l’edilizia: Renzi ne ha stanziati solo 3,8” Saremo patetici, ma ribadiamo – così come abbiamo fatto nelle sedi parlamentari, regionali e comunali – occorre urgentemente abbassare le tasse perché gli italiani possano tornare a spendere, a consumare; questa è l’unica ricetta possibile per battere la deflazione. II nostro giudizio complessivo è che l’Italia cammina sul filo del rasoio. In questo contesto la Banca Europea interviene ed abbassa, ancora una volta, i tassi d’interesse portandoli allo 0,05 %; sono pronti 75 miliardi per gli istituti italiani. Questa è la decisione presa da Draghi, con il parere contrario della Merkel. Dopo il primo intervento del Presidente della Bce per salvare l’euro, questo secondo è mirato a far uscire l’Europa dalla crisi economica. E i fondi Europei potrebbero essere una leva aggiuntiva . L’Italia è in deflazione e in recessione e si trova ad un bivio: riprendersi con massicci programmi di investimenti oppure tornare ad essere – come suggerisce il fondatore di Repubblica Scalfari – in “libertà vigilata” - sotto il controllo di Bruxelles. Questo significherebbe tornare all’Italia dei secoli bui. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 5 SI MOBILITA IL COORDINAMENTO UNITARIO DEI PROPRIETARI IMMOBILIARI Un autunno caldo 6 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 ese, non sono stati capaci di fare altro che inasprire l’imposizione fiscale e portarci al massimo della disoccupazione negli ultimi 50 anni e alla deflazione. In compenso, in soli tre anni l’imposizione fiscale sulla casa è passata dai 9 milioni del 2011 ai circa 26 del 2014. A questo si aggiunga che la prossima operazione di riordino del sistema di aggiornamento dei registri catastali corre il rischio di tramutarsi nell’ennesima manovra contro i proprietari di abitazione che sarebbero sottoposti a un nuovo aggravamento della contribuzione fiscale. Contro questa possibilità già da tempo si è schierata FEDERPROPRIETÀ che, nel mese di luglio, è stata ricevuta presso la Commissione finanze e tesoro del Senato. La delegazione, guidata del Presidente Anderson e di cui facevano parte i dirigenti nazionali Pedrizzi, Grillo e Bonura, ha sottolineato come, pur comprendendo la necessità di perequare i valori catastali, sia necessario che venga assolutamente garantita l’invariabilità del gettito fiscale, cosa per altro prevista dalla legge, assicurando un tetto massimo all’incremento impositivo. In caso di mancato recapito rinviare a: ufficio poste Roma (Romanina) per la restituzione al mittente previo addebito “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Roma S e l’estate è stata decisamente fresca per tutti gli italiani, con un agosto trascorso all’insegna della pioggia e del freddo, l’autunno si preannuncia clamorosamente caldo soprattutto per quei proprietari di casa che si troveranno a fare i conti con Tasi, IMU e Tari. Queste tasse hanno già reso amaro il ritorno a casa alle famiglie impegnate a onorare tutte le scadenze fiscali che contraddistinguono il calendario da qui sino alla metà di dicembre. E pensare che l’articolo 53 della Costituzione afferma, giustamente: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato su criteri di progressività». Non ci si rende conto come quello che era un sogno per tutti gli italiani “avere casa”, stia diventando un incubo per chi, dopo avere fatto tanti sacrifici, si trova adesso a dover combattere una battaglia quotidiana per conservare il proprio bene e non doverlo svendere per far fronte alle continue richieste di uno Stato che spreca e divora i beni dei suoi figli. Ed è proprio per questo che le Associazioni di categoria, prima fra tutte ARPE-FEDERPROPRIETÀ, unitamente alle altre partecipanti al Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari (CONFAPPI, UPPI e Movimento per la difesa della casa) hanno deciso di intraprendere delle azioni per informare i cittadini di quanto li aspetta dal punto fiscale nei prossimi mesi e poter creare un fronte comune in difesa di quelle categorie che, proprio in quanto oneste, rispettose delle leggi e perché la casa è un bene che non si può certamente nascondere, sono più facilmente colpite alle vessazioni del Governo. Così non si può più andare avanti. È ancora il ceto medio che subisce e deve far fronte agli errori di quei politici che, chiamati a risolvere i problemi del Pa- Mensile della FEDERPROPRIETÀ-ARPE Luglio/Agosto 2012 • n° 7/8 Per questo Federproprietà ha deciso di intraprendere, insieme alle altre componenti del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari, un’azione capillare tramite i propri siti a livello nazionale per portare a conoscenza di tutti gli associati, e i proprietari di casa in genere, quanto sarà chiesto al Governo in materia di decisioni da prendere, rapidamente, per evitare un ulteriore tracollo del settore immobiliare, che da sempre è uno dei fattori trainanti dell’economia, e per far si che quello che era il bene rifugio per eccellenza non si trasformi in una specie di capestro per chi non riesce più a fare fronte agli esborsi continui. Fra i punti sui quali si chiederà un’adesione via posta elettronica, sono fondamentali i seguenti quattro: yyuna politica che dica basta al rincaro delle tasse sulle abitazioni (siamo il Paese nel mondo che impone le imposte più alte sulla casa); yyla necessità di un’unica imposizione per quanto riguarda la casa (no a Tasi, Tari ma tassa unica) e semplificazione con regolamentazione unica per la tassazione locale; yyla possibilità per i contribuenti di dilazionare i pagamenti quantomeno in rate trimestrali senza interessi; yyRiduzione della tassazione diretta con diminuzione delle aliquote Irpef per tutti, e copertura del gettito minore intensificando la lotta all’evasione fiscale. Dal canto suo ARPE-FEDERPROPRIETÀ ha già deciso di intraprendere una raccolta di firme a livello nazionale e sarà presente in diverse piazze con i suoi dirigenti e i suoi associati per far sentire a tutti i cittadini la propria presenza e coinvolgerli in quest’azione di protesta che si trasformerà in una petizione nazionale da rimettere al Governo. N onostante le promesse fatte dal governo anche nel decreto cosiddetto “Sblocca Italia” non c’è traccia di eventuali agevolazioni in maniera fiscale anche per quanto riguarda la casa che continua a rimanere una sorta di bancomat per chiunque sia al governo e voglia fare cassa. L’unico dato reale che incombe come un macigno sui proprietari è che nel 2011 per il prelievo fiscale sulla casa si pagavano complessivamente 9 miliardi di euro e che, in soli tre anni, questa cifra è quasi triplicata visto che, nel 2014, si prevede un ricavo per lo Stato di oltre 26 miliardi . Il sacrificio che impongono a tutti non è più sopportabile dai cittadini italiani, per questo le organizzazioni di categoria ARPE - FEDERPROPRIETA’, CONFAPPI, UPPI, MOVIMENTO PER LA DIFESA DELLA CASA aderenti al Coordinamento dei Proprietari Immobiliari chiedono al Governo: yy una politica che dica basta al rincaro delle tasse sulle abitazioni (siamo il paese nel mondo che impone le imposte più alte sulla casa) yy la necessità di un’unica imposizione per quanto riguarda la casa (no a Tasi, Tari, ma tassa unica) e semplificazione con regolamentazione unica per la tassazione locale yy La possibilità per i contribuenti di dilazionare i pagamenti quantomeno in rate trimestrali senza interessi yy Riduzione della tassazione diretta con diminuzione delle aliquote Irpef per tutti, e copertura del gettito minore intensificando la lotta all’evasione fiscale Se condividi questa nostra iniziativa che viene intrapresa in difesa di tutti i cittadini e dei diritti, garantiti dalla Costituzione, dei proprietari di casa che rappresentano la stragrande maggioranza degli italiani, invia, se sei inscritto, la tua adesione ed il tuo indirizzo email alla sede dove sei iscritto, altrimenti ai siti nazionali e provinciale, al fine di rafforzare e dare peso a queste richieste Il COORDINAMENTO DEI PR0PRIETARI IMMOBILIARI ARPE - FEDERPROPRIETA’ CONFAPPI UPPI MOVIMENTO PER LA DIFESA DELLA CASA la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 7 STANGATA E CAOS FISCALE Riepilogo delle tasse sulla casa Le abitazioni sono un bancomat da cui l’Erario preleva senza sosta di Sergio Menicucci C i risiamo: IMU, Tari/ Tares, Iuc, 730, Unico, Tasi. Il caos fiscale sulla casa regna sovrano. Con l’introduzione da parte del governo Letta della Tasi (l’imposta sui servizi comunali indivisibili come spese per l’illuminazione cittadina, la manutenzione delle strade, il verde) e il ritorno dell’IMU voluta dal governo Monti i contribuenti italiani sono costretti a veri salti mortali sia per capire l’applicazione delle nuove imposte, valevoli solo per il 2014) sia per effettuare materialmente il versamento dei tributi dovuti sulla prima casa, sulle altre abitazioni, sui negozi e sui capannoni. Il prossimo appuntamento ravvicinato è il 16 ottobre. Un sistema di completa indeterminatezza che andrà avanti per lo meno fino alla primavera del 2015, quando dovrebbero essere varate nuove norme al fine di apportare alcune semplificazioni o come sostiene il sottosegretario alle Finanze Enzo Zanetti al «ricompattamento di IMU e Tasi in un’unica imposta» perché, osserva «sulla scellerata accoppiata Tasi-IMU si è toccato il fondo. Un papocchio inaccettabile» E sarebbe l’ennesimo annuncio di proposta che il governo Renzi vorrebbe portare in porto entro mille giorni. Lo scenario davanti ai contribuenti è 8 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 tra i più intricati dopo la prima mazzata subita il 16 giugno. Le complicazioni non mancano perché le scadenze del 16 ottobre e del 16 dicembre non sono chiare. Il tutto deriva dalla legge di stabilità 2014 che ha inglobato tasse e tributi dovuti in relazione alla casa (IMU) e alla produzione di rifiuti (ex Tia e Tarsu o Tares). In un primo momento era stata ribattezzata Trise ma con il maxi-emendamento del governo, approvato dal Senato, la denominazione è Iuc, cioè imposta unica comunale, suddivisa in tre parti. Il governo in pratica ha affidato ai Comuni una serie di decisioni (fissazione delle aliquote e previsione di detrazioni) che hanno aumentato il caos, stante anche la crisi politica di molti municipi. La Tasi doveva essere regolata dai Sindaci per rendere equa e flessibile la tassazione sugli immobili, con aliquote tra il 2,5 e il 3,3 per mille, in base ad alcuni parametri certi. La somma tra IMU e Tasi non avrebbe dovuto superare, per ciascuna tipologia d’immobile, l’aliquota massima consentita per l’IMU al 31 dicembre 2013, ossia il 10,6 per mille. Alcuni Comuni in realtà hanno fatto riferimento al valore catastale dell’immobile, altri hanno preso come base il calcolo della dichiarazione Isee dei contribuenti e altri ancora si sono basati su redditi dichiarati. Una torre di babele di indicazioni e decisioni che hanno reso difficile il compito anche ai CAF Non essendoci, infatti, un sistema automatizzato per il calcolo del valore dell’imposta da pagare è necessario procedere manualmente a calcolare il versamento da fare per ogni singolo contribuente. Il che ha comportato notevoli ritardi. Caos a giugno. Incertezza a ottobre. A fine agosto un Comune su due era in ritardo nel decidere l’aliquota Tasi, che si è rivelata un rompicapo, un labirinto di prelievi e detrazioni diverse. Solo 3.635 Comuni sugli oltre 8 mila hanno ottenuto la pubblicazione sul portale ufficiale del Ministero delle finanze. In Sicilia è in regola solo un municipio su 7, in Puglia, Basilicata e Calabria uno su 5, in Campania e Molise uno su 4. I ritardi sono dovuti anche alla complessità delle delibere comunali. In questo caso prima passano per gli uffici finanziari poi decidono gli organi politici e cioè la giunta e il Consiglio. L’ulteriore pasticcio parte dal fatto che solo 2.187 Comuni avevano deliberato entro il 23 maggio mentre gli altri hanno tempo fino al 10 settembre in modo da avere le aliquote online entro il 18 settembre. Solo così i contribuenti potranno versare l’imposta entro il 16 ottobre. Per gli amministratori fuori tempo massimo la legge ha previsto che la Tasi sarà pagata in un’unica soluzione entro il 16 dicembre con l’aliquota base dell’1 per mille. Per chi ha pagato l’acconto a giugno, il saldo avverrà a dicembre, salvo cambiamenti decisi dai Comuni. Si possono verificare alcuni casi paradossali. Chi possiede una casa con una rendita catastale bassa (entro 400 euro) la Tasi dell’1 per mille senza detrazioni è più cara dell’IMU versato nel 2012, anche perché l’abitazione principale aveva una detrazione di 200 euro. Ci vuole un “ABC” delle imposte sulla casa per orientarsi. Molti italiani non hanno compreso quanto e se devono pagare la Tasi, estesa anche agli inquilini e perché il calcolo deve essere fatto sui metri quadrati anche se utilizzata per poco tempo come per le case per le vacanze o quelle ereditate nei tanti paesi italiani. La novità per gli inquilini riguarda il fatto che se il Comune non ha fissato l’imposta si applica il minimo base pari al 10% a carico dell’occupante (inquilino, comodatario). Per evitare errori dal 2015 i Comuni dovranno obbligatoriamente inviare a casa dei contribuenti i bollettini di conto corrente postale pre-compilati. Più semplice il meccanismo all’estero dove il Comune ti manda a inizio anno la specifica delle tasse da pagare direttamente mensilmente in banca. Per l’IMU, dopo l’acconto di giugno versato con le quote 2013, il saldo potrebbe essere modificato se i Comuni hanno cambiato nel frattempo (entro il 30 settembre) le loro decisioni. Calendario ingarbugliato. Salasso economico certo per le famiglie già in difficoltà per la crisi. La casa è diventata un bancomat da cui l’Erario preleva senza sosta. Ora l’idea del Ministro Padoan è di fondere IMU e Tasi in un’unica tassa sugli immobili con articolazioni e caratteristiche diverse secondo le varie tipologie (prima casa, seconda casa, abitazioni in affitto, negozi, capannoni) e dei contribuenti che saranno chiamati a pagarla. Si cambia con l’aggiunta delle incognite del nuovo catasto. I dati degli ultimi anni sotto i governi Monti e Letta (reintroduzione dell’IMU e novità Tasi) sono impressionanti. Il gettito ICI del 2011 era di 9, 2 miliardi, nel 2012 è salito a 23,7 miliardi, e poi 20 miliardi nel 2013 per giungere ai 24,8-28 miliardi di IMU-Tasi nel 2014. Sempre nel triennio il settore dell’edilizia ha perduto 800 mila posti di lavoro e sono fallite 14.200 imprese. In conclusione che pagherà la Tasi il 16 ottobre? Tutti i contribuenti che possiedono o utilizzano immobili situati nei Comuni che NON hanno pubblicato sul sito delle Finanze le delibere con le rispettive quote entro la fine di maggio scorso o che lo faranno entro il 18 settembre. Gli altri, salvo imprevisti, avranno tempo fino a dicembre. Riclassamento catastale: vittoria dei proprietari–contribuenti Mentre si consolida l’indirizzo giurisprudenziale secondo il quale il classamento (e il riclassamento) catastale va specificatamente motivato in adempimento di quanto sancito dall’art. 3 della legge n. 241/1990 espressamente richiamato dall’art. 7 della legge n. 212/2000 (statuto dei diritti del contribuente) non sembra inutile sottolineare l’importanza che tale indirizzo riveste in quanto strumento principe per la difesa dei proprietari edilizi ma anche come preciso orientamento per l’attuazione della legge-delega n. 23/2014 sulla riforma fiscale e avvertimento per chi vi sta ponendo mano. Anche la stampa quotidiana ha rilevato e rileva gli aspetti essenziali della vicenda, ma questa rivista è più volte intervenuta per informare i lettori nel dettaglio dei contenuti delle relative pronunce della Cassazione nonché di altri organi giudicanti, senza trascurare le prese di posizione del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari in conseguente correlazione con i temi principali della fiscalità immobiliare: l’amministrazione finanziaria è tenuta senza eccezione alcuna a motivare i provvedimenti adottati con riferimento ad elementi obiettivi desunti dalla realtà. Si ricorda infine che già da tempo (novembre 2013, con avviso su questa rivista n. 12/2013 pag. 36) l’ARPE-FEDERPROPRIETÀ ha costituito un apposito servizio di consulenza per tutti coloro che, raggiunti da avvisi di riclassamento, li ritengano non conformi alle norme o anche semplicemente errati nella formulazione (Nella foto, code all’ufficio del catasto di Roma). la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 9 Sei nella categoria ASCENSORI synergy azzurro Spirito italiano synergy azzurro, l’ascensore studiato per il condominio Tecnologia tedesca e design italiano, uniti per adattarsi ad ogni vano preesistente, riducendo le opere civili ed i consumi, aumentando le prestazioni e la sicurezza. ThyssenKrupp Elevator Italia questa ed altre categorie anche su TROVA le MIGLIORI AZIENDE a ROMA www.romaedilizia.it 10 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 www.romaedilizia.it informazione pubblicitariaa ThyssenKrupp Elevator Italia Tel. 06.7825907 [email protected] www.thyssenkrupp-elevator-italia.com A OTTOBRE ARRIVA LA TASI Un’imposta ancora da definire di Alessandro Caneba L a disciplina della Tasi è contenuta nell’art. 1 co. 669 e seguenti della l. n. 147/2013 (legge di stabilità 2014). Tuttavia, le regole specifiche di applicazione sono stabilite dai singoli Comuni nell’esercizio della propria potestà regolamentare, pertanto l’impatto effettivo dell’imposta sarà noto solo in seguito all’emanazione dei regolamenti. La maggior parte dei Comuni non ha ancora deliberato le varie applicazioni della nuova imposta, che possono coinvolgere oltre alle aliquote, anche eventuali detrazioni e agevolazioni applicabili soggettivamente ai singoli contribuenti. Si prevede quindi un ulteriore ed ennesimo sacrificio da parte dei proprietari immobiliari che negli ultimi anni oltre ad aver fornito una sussistenza finanziaria all’intera nazione, si sono dovuti sobbarcare adempimenti molto complicati e farraginosi malamente gestiti dai poteri esecutivi e legislativi. Sono ormai anni che i cittadini si trovano in grandi difficoltà per fare i pagamenti di queste imposte. Non dimentichiamoci del passaggio da ICI a IMU e poi della Mini IMU per arrivare ora alla Tasi che prevede adempimenti e scadenze diversi per ogni tipo di contribuente. Oltre al costo materiale delle tasse e delle imposte, deve essere considerato quello indiretto che ricade su ciascuno, sottraendo alla collettività energie e risorse. Ricordiamo che la delibera per il calcolo della tassa deve essere obbligatoriamente pubblicata sul sito www.finanze. it. Se la delibera è pubblicata entro il 18 settembre, si paga entro il 16 ottobre 2014. Altrimenti, si paga tutto a saldo con l’aliquota dell’1 per mille base. È probabile, dato l’iter di approvazio- ne necessario, che numerosi Comuni arrivino alla decisione finale qualche giorno prima della scadenza e che molti altri non facciano in tempo a deliberare. Se l’immobile adibito ad abitazione principale è situato in uno dei Comuni che avevano già deliberato le aliquote prima di fine maggio e nei quali si è pagato l’acconto Tasi il 16 giugno (o in una delle diverse date stabilite a livello locale), la seconda rata si pagherà a dicembre. Per gli immobili con rendite catastali basse, abbiamo già avuto modo di scrivere su queste pagine come la Tasi senza detrazioni è più cara dell’IMU versata nel 2012 sull’abitazione principale, che godeva della detrazione fissa di 200 euro. Le scadenze sono diverse, a seconda della delibera. Dovranno versare la Tasi entro il 16 ottobre 2014 tutti i contribuenti che possiedono o utilizzano immobili situati nei Comuni che non hanno pubblicato sul sito delle Finanze www. finanze.it le delibere Tasi entro la fine dello scorso mese di maggio, e che lo faranno entro il 18 settembre 2014. Chi ha già versato l’acconto Tasi, sulla base delle delibere comunali pubblicate alla fine di maggio, non deve versare nulla entro il 16 ottobre 2014, ma dovrà pagare il conguaglio entro il prossimo 16 dicembre 2014. I Comuni erano, infatti, obbligati a deliberare le aliquote Tasi entro il 10 settembre al fine di ottenerne la pubblicazione sul sito delle Finanze entro il successivo 18 settembre 2014. Nel caso in cui non sia andata a buon fine la pubblicazione entro quest’ultimo termine, i contribuenti sono tenuti a versare l’imposta in un’unica soluzione, entro il 16 dicembre 2014, con l’aliquota base dell’1 per mille. Modello 770: i termini per l’invio I sostituti d’imposta avranno tempo fino al 19 settembre per inviare il modello 770 all’Agenzia delle entrate. Il termine, già previsto per il 31 luglio, è stato prorogato dal governo per soddisfare le generali esigenze manifestate da aziende e professionisti. Il modello 770 semplificato deve essere presentato telematicamente, direttamente o tramite un intermediario abilitato (professionisti, associazioni di categoria, Caf, ecc.) L’omessa presentazione del modello 770 nel termine ordinario del 19 settembre 2014 potrà essere regolarizzata mediante ravvedimento operoso, entro il 18 dicembre 2014 (ossia entro 90 giorni successivi al termine ordinario di presentazione). In questo caso bisognerà versare la sanzione pari a 25 euro (1/10 di €258) - per ogni modello omesso - con il codice tributo 8911 anno 2014 sezione erario di F24. Sempre entro il 19 settembre 2014 potranno essere versate le ritenute operate e non ancora versate utilizzando il meccanismo del ravvedimento operoso con il contestuale versamento della sanzione e degli interessi utilizzando gli appositi codici tributo. I sostituti d’imposta devono comunicare all’Agenzia delle entrate il modello 770 semplificato, i dati relativi alle ritenute effettuate in ciascun periodo d’imposta, quelli relativi ai versamenti eseguiti, i crediti, le compensazioni operate e i dati contributivi e assicurativi. I soci di ARPE-FEDERPROPRIETÀ usufruiscono dell’assistenza del CAF dell’associazione per tutte le pratiche menzionate, negli uffici di via San Nicola da Tolentino n. 29, Roma – Metro A - Barberini. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 11 I NUMERI ROSSI DELL'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI Edilizia: è mancato il colpo d’ala I decreti-legge del Governo per il rilancio del settore hanno avuto effetti modesti anche per l’assenza di provvedimenti più incisivi. In sette anni sono scomparse 70mila imprese di Marcello Cruciani I numeri si commentano da soli: dal 2008 a oggi 70 mila imprese hanno cessato l’attività, con 58 miliardi di euro di fatturato persi; la pressione fiscale sulla casa è salita in tre anni di circa il 200%. L’ennesimo grido di allarme lanciato dal presidente Paolo Buzzetti il 21 luglio all’assemblea dell’ANCE sulla crisi del settore delle costruzioni deve far riflettere per almeno due motivi: da un lato il numero crescente di disoccupati tra gli addetti, a causa principalmente della cessazione volontaria o giudiziale (fallimenti, liquidazioni) dell’attività di tantissime imprese; dall’altro una serie di azioni legislative che non hanno – come si sperava – arrestato la caduta del settore, ma sono riuscite solo a rallentarla. Alcune norme sono state senz’altro importanti e con effetti positivi come quella sui ritardati pagamenti per chi ha lavorato per le pubbliche Amministrazioni, altre destinate, si spera, a far ripartire il settore in un periodo temporale quanto auspicabilmente medio come può esserlo il decreto legge n. 47/14 per l’emergenza abitativa. In realtà, sino ad ora, è però 12 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 L'ing.Paolo Buzzetti, presidente dell'ANCE mancato il colpo d’ala e cioè quel provvedimento in grado di riavviare l’edilizia, un’industria con un diffuso indotto nel sistema economico del Paese, che non si può delocalizzare all’estero. Competitività, Semplificazioni, Cultura e ora “Sblocca Italia” sono i nomi, per così dire in codice, di alcuni decreti-legge di questi ultimi mesi. Provvedimenti senz’altro importanti che potranno apportare un po’ di respiro al settore delle costruzioni, ma che spesso sono più stralci che vere e proprie normative in grado di riavviare in modo compiuto l’attività. Peraltro questa situazione sta creando cessazioni di attività, ma anche perdita di competenze professionali per il mancato aggiornamento tecnologico. Insomma c’è il rischio che quando il sistema Paese sarà in condizioni di ripartire potrebbero mancare i soggetti in grado di avviare questo processo! In rapida sintesi sarà opportuno ricordare alcuni dei provvedimenti degli ultimi mesi: le condizioni di degrado del patrimonio edilizio scolastico sono più che note ed ecco il piano di interventi, anzi di micro interventi che alla fine rischiano di tra- sformarsi in poco più che una manutenzione ordinaria. Situazione appena migliore per il dissesto idrogeologico dove sarebbe già un bel successo operare per accelerare la spesa delle risorse disponibili, ferma restando la necessità di un’azione articolata sia sulla riparazione dell’emergenza sia sulla prevenzione del rischio. Se poi si va a esaminare la questione abitativa e soprattutto la riqualificazione dei centri abitati si rileva una preoccupante mancanza di provvedimenti pur a fronte di una situazione ogni giorno più esplosiva. Gli incentivi fiscali per i trasferimenti di aree e immobili compresi nei piani recupero non sono stati ripristinati dopo la loro scadenza (31 dicembre scorso); è mancata l’approvazione di un regime IMU agevolativo per chi affitta a canone concordato (come avveniva in passato per l’ICI); si attende anche la normativa, a costo zero, sul rent to buy (sintesi inglese della locazione con patto di futura vendita o di altre forme contrattuali a essa riconducibili) che potrebbe rappresentare un utile volano per ridurre la questione dell’invenduto, consentendo l’accesso all’abitazione con oneri differiti nel tempo; ancora L’ECOLOGICA inesistente la possibilità di utilizzare nel più breve tempo possibile per l’edilizia sociale gli immobili oggetto di procedimento giudiziario (ad es. fallimenti, liquidazioni, esecuzioni immobiliari). Le aspettative per una norma finalizzata a incentivare la riqualificazione urbana sono molto elevate, ma rischiano di essere rinviate nel lungo termine. Infatti, il loro inserimento nell’importante progetto per la riforma urbanistica presentato dal Ministro Lupi il 24 luglio scorso, da un lato testimonia l’attenzione del Governo, dall’altro comporta la tempistica ordinaria (lunga) di un disegno di legge che deve essere esaminato dal Parlamento e confrontarsi con numerosi altri progetti già presentati. La Camera dei deputati sta esaminando il disegno di legge anch’esso governativo sul consumo del suolo agricolo, che comunque ha una rilevanza da non trascurare sui principi per il governo del territorio; senza entrare nel dettaglio di questo progetto (che forse sarebbe stato meglio presentare dopo l’approvazione della legge di riforma costituzionale e l’assestamento delle competenze delle province e delle città metropolitane) perché non concentrarsi su qualche azione di effetto più immediato per rilanciare la riqualificazione e soprattutto l’edilizia privata? Semplificazione amministrativa e certezza dei tempi delle procedure e quindi di realizzazione sono elementi essenziali per l’attività edilizia privata. La vicenda della normativa paesaggistica, modificata per cinque volte nel giro di un anno, è la dimostrazione di come il legislatore vada in controtendenza rispetto alle richieste dei cittadini. La materia è importante, giacché il territorio nazionale è in gran parte soggetto a vincoli. Al contrario, ci si augura che la previsione contenuta nel decreto Semplificazioni per l’adozione di una modulistica unica che dovrà essere fatta propria dagli enti locali, possa rappresentare il primo passo verso un effettivo snellimento delle procedure edilizie. Insomma, non basta prevedere, ad es., gli sportelli unici per l’edilizia, strumenti senz’altro importanti, ma occorre poi essere in grado di farli funzionare, magari attraverso poteri sostitutivi. Che senso ha parlare di comunicazione d’inizio attività o di SCIA se poi per ottenere i pareri da allegare alla comunicazione sono necessari tempi superiori a quelli previsti per il successivo inizio dell’attività? Ora è stato annunciato lo Sblocca cantieri, ma sarà veramente in grado di essere tale? Le prime indicazioni fanno emergere azioni potenzialmente interessanti, quali interventi sulle procedure edilizie nonchè incentivi fiscali, su modello francese, per chi acquista un’abitazione destinata all’affitto. 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Sull’argomento sicuramente vi è molto da poter scrivere e si suppone che molto si scriverà. In questa sede a noi interessa cercare di comprendere cosa significa creare un catasto dei fabbricati in cui per ciascuna unità immobiliare sia definito catastalmente sia un valore patrimoniale sia un reddito. I riferimenti essenziali nella legge delega sono almeno due. Anzitutto, si deve definire per «ciascuna unità immobiliare il relativo valore patrimoniale e la rendita» introducendo così anche in Italia, accanto al catasto dei redditi immobiliari, anche quello dei valori patrimoniali. In secondo luogo l’art. 2, comma 2, lett. f della legge delega, indica che occorre «operare con riferimento ai rispettivi valori normali, approssimati dai valori medi ordinari, espressi dal mercato nel triennio antecedente l’anno di entrata in vigore del decreto legislativo». Prima di commentare quest’indicazione normativa, conviene fare un passo indietro. La necessità di definire un valore catastale di natura patrimoniale si è imposta in modo impellente al 14 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 momento che si decise di introdurre in Italia una tassazione patrimoniale reale sugli immobili: l’ICI che, si rammenta, sostituì l’Ilor e progressivamente l’Invim. Al riguardo va rammentato che la tassazione patrimoniale ha un senso, tra l’altro, in quanto il valore patrimoniale rappresenta un indice di capacità contributiva. La capacità contributiva, se misurata mediante il valore patrimoniale, non può che concepirsi come potenzialità di entrata (e di spesa). Pertanto, il valore patrimoniale deve poter misurare, in termini relativi tra un contribuente e l’altro e per un dato periodo, tale “potenzialità”. La scelta operata all’epoca fu di procedere alla determinazione dei valori imponibili di natura patrimoniale applicando alla rendita catastale (un reddito netto) un coefficiente moltiplicativo specifico per ciascuna categoria d’immobili. Tali coefficienti rappresentavano il reciproco di un tasso di capitalizzazione convenzionale medio nazionale. In altri termini, il valore normale era approssimato dalla capitalizzazione di una rendita perpetua e la sua normalità era concettualmente fondata, da un lato, sulla rendita quale espressione di un prezzo normale di lungo periodo (canone di locazione) per l’uso degli spazi immobiliari (abitativi e non) al netto delle normali spese di manutenzione e gestione e, dall’altro, da un tasso di capitalizzazione convenzionale. Tuttavia, anche qualora supponessimo che le rendite catastali siano adeguate e coerenti (cosa che oggi non è), il procedimento descritto per la determinazione del valore imponibile ai fini ICI è afflitto da una distorsione e quindi un’iniquità. Adottando, infatti, un tasso di interesse convenzionale ai redditi figurativi, si ottiene che per l’unità immobiliare cui corrisponde un tasso di rendimento netto di mercato inferiore a quello convenzionale, si avrà un vantaggio fiscale, in termini relativi, rispetto alla situazione contraria. Da questo punto di vista, l’esito è anche criticabile con riferimento a un approccio “produttivistico” (einaudiano), poiché sarebbero penalizzati, in termini relativi, i contribuenti che riescono a ottenere dal loro investimento immobiliare un tasso di rendimento più elevato. Il superamento di questa distorsione rientra tra le diverse ragioni che hanno indotto il legislatore a procedere all’introduzione di un valore patrimoniale catastale. Riprendendo il tema della legge delega e di quanto specifica l’art. 2, co. 1, lettera f, sopracitato, rileva che il valore patrimoniale catastale deve essere un valore normale approssimato dal valore medio ordinario espresso dal mercato nel triennio antecedente. Sul concetto di valore normale si potrebbero versare fiumi d’inchiostro, ma dal punto di vista concettuale non è affatto conclusiva la teoria economi- ca (le posizioni sono diverse e divergenti). Qui risolve la norma indicando che qualunque cosa esso sia, il valore normale deve essere approssimato dal valore medio ordinario espresso dal mercato. Si rileva non solo il riferimento al concetto di media dei valori espressi dal mercato, ma anche al concetto di ordinarietà di tali valori da assumere a riferimento. Non solo. È importante sottolineare anche che il criterio di delega non si riferisce ai prezzi medi ordinari, ma ai valori. È evidente, infatti, che il concetto di «prezzi di mercato ordinari» sarebbe un nonsense (i prezzi di mercato sono quelli che sono). Il riferimento ai valori ordinari consente, invece, di selezionare quei prezzi che esprimono ordinarietà, ovvero non influenzati da evidenti accidentalità. Tale argomento porta con sé un’altra considerazione. L’ordinarietà non può che riferirsi alla capacità del valore di riflettere principalmente «la localizzazione e le caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale», i due fondamenti alla base della costruzione della funzione statistica (si veda art.2, comma 1, lettera h). Ma la destinazione catastale non può che essere rappresentata dall’attuale destinazione che è agli atti del catasto o all’evidenza della verifica oggettiva, documentale o in loco, di tale destinazione. Tale considerazione sgombra il campo, per così dire, dal problema della stima del bene in relazione all’“Highest and Best Use” del bene medesimo. Ciò è rilevante poiché il valore (e il prezzo) di mercato di un bene potrebbe essere o essere stato influenzato da quello che potrebbe derivare da una sua trasformazione o dal completamento dell’edificabilità dell’area in cui è sito un immobile. Dal punto di vista impositivo, tuttavia, appare adeguato far riferimento alle condizioni d’uso esistenti e non a quelle potenziali. D’altra parte, con specifico riferimento alle aree edificabili, la tassazione patrimoniale su quest’ultime avviene su basi non catastali ma relativamente al valore venale in comune commercio. Dunque, il valore patrimoniale catastale dovrà riferirsi a un valore storico medio espresso dal mercato (media del triennio), con riferimento alle condizioni d’uso esistenti e limitatamente a quella componente espressa dal mercato correlata alla localizzazione e alle caratteristiche edilizie del bene. Al riguardo soccorrono le tecniche statistiche (funzioni di regressione) che correlano il valore del bene alla posizione e alle caratteristiche del bene stesso. Questa modalità accetta implicitamente la presenza dell’approssimazione statistica e tollera l’errore statistico. In effetti, tra i prezzi osservati dal mercato e i valori stimati con le tecniche di regressione esiste sempre una differenza che può essere dovuta alle variabili non incluse nel modello (in tal caso avremo una sottospecificazione del modello stesso), ma anche a variabili aleatorie e soggettive (si pensi al diverso potere di contrattazione tra acquirente e venditore, alla presenza di asimmetrie informative, ai gusti dei “consumatori”) impossibili o quantomeno assai complicate da modellizzare. Ovviamente utilizzare queste tecniche di regressione statistica non è questione semplice. In ogni caso per essere applicate necessitano di database sufficientemente ampi concernenti i prezzi delle compravendite. Poiché tali prezzi sono appurabili in modo oggettivo solo da quanto scritto nei contratti registrati, per il loro utilizzo ai fini indicati è indispensabile che i prezzi registrati corrispondano a quelli effettivamente sostenuti. Al riguardo si può sostenere che dal 2007, con l’introduzione del cosiddetto “prezzo-valore” per il calcolo dell’imposta di registro sul trasferimento a titolo oneroso delle abitazioni e con la modifica delle regole di accertamento tributario, tale corrispondenza è nettamente migliorata e aumentata. A questo riguardo non si comprende l’opinione espressa su alcuni mezzi di comunicazione, tesa a considerare le aste immobiliari come i luo- ghi in cui si forma il prezzo di mercato “vero”. Posto che anche i contratti stipulati sulla base di aggiudicazioni di aste devono essere registrati e trascritti e quindi rientrano nel database sopra accennato, è del tutto privo di fondamento il fatto che i prezzi formatisi in “asta” siano maggiormente rappresentativi del “mercato” rispetto a quelli … determinati sul mercato delle compravendite! Semmai il problema può consistere nel fatto che non per tutti i territori esistono mercati dinamici e ampi, sicché talvolta le basi di riferimento rischiano di essere troppo esigue per l’adozione delle tecniche statistiche. In tali casi è inevitabile definire l’ampiezza dei territori anche in funzione dell’adeguata numerosità delle osservazioni sulle quali operare con le tecniche statistiche. In ultimo si deve osservare che ai fini impositivi l’equità che deve ispirare il trattamento tributario non richiede che il valore patrimoniale catastale di una unità immobiliare sia eguale al suo valore di mercato. Ciò che rileva è che la distanza relativa tra i due valori, qualunque essa sia, deve essere tendenzialmente uguale per tutte le unità immobiliari. In termini tecnici ciò significa che gli indici di dispersione tra il valore patrimoniale catastale e il valore di mercato osservato devono essere contenuti. Sulla sensibile riduzione di questi indici di dispersione, rispetto alla situazione attuale, sta il successo della riforma. A margine dell’articolo che precede, è utile richiamare il documento presentato dal presidente della FEDERPROPRIETÀ in sede di audizione presso la competente Commissione del Senato della Repubblica (v. n. 7-8.2014, pag. 24 di questa rivista), anche perché l’assicurazione sull’equità da ultimo inserita in detto articolo coincide con le nostre conclusioni in correlazione con il doveroso rispetto del principio dell’invarianza del gettito sancito dall’art. 2 della legge n. 23 (ndr). la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 15 LONDRA, PARIGI, BERLINO Il mercato immobiliare in Europa Tra i fattori della timida ripresa in atto c’è il mattone che, nelle principali capitali continua ad attirare investitori, anche dall’Italia di Gianluigi Indri I timidi segnali di ripresa economica che si avvertono nell’Ue provengono in parte dall’andamento del mercato immobiliare che manifesta qualche segnale positivo. Ciò non significa che la crisi sia alle nostre spalle. Anche perché gli acquirenti di case appartengono a una ristretta cerchia di soggetti in possesso di redditi medio-alti, ma anche al mondo dei nuovi ricchi, provenienti principalmente dalla Russia, dai Paesi arabi e dall’Estremo Oriente (Cina, Corea e Giappone), che prediligono Londra, Berlino e Parigi, centri nevralgici del mondo finanziario internazionale. In quasi tutti i Paesi dell’Eurozona (che sono 17) si registra un aumento delle vendite d’immobili, anche a investitori istituzionali che hanno puntato decisamente sulle tre capitali già citate. In Germania, Gran Bretagna e Francia si registra circa l’ottanta per cento delle transazioni immobiliari europee, con variazioni anche importanti; a Parigi, infatti, si assiste da oltre un anno a un notevole raffreddamento dei prezzi degli immobili e del volume delle compravendite che sono crollate del 50 per cento rispetto al 2011. Londra, viceversa, sta attraversando un vero e proprio boom, soprattutto Dalla relazione del Presidente Buzzetti all’Assemblea dei costruttori Il falso mito dell'austerità “Finalmente è stata messo in discussione il falso mito dell’austerity a tutti i costi: come imprenditori e come settore dell’edilizia siamo stati tra i primi a denunciare l’errore nel quale i tecnocrati europei stavano cadendo imponendoci vincoli economici, spesso scelti a caso, come quello del 3%, che stanno affossando qualsiasi tentativo di ripresa enon solo in Italia”. Ma non basta. “le recenti dichiarazioni del Governatore della Bce Mario Draghi che di fatto ha escluso l’edilizia dalle misure per far affluire maggiore liquidità alle imprese non gettano speranza, perché sono il frutto di paure infondate, almeno nel nostro Paese, di bolle immobiliari e di possibili ricadute finanziarie di quest’ultime”. 16 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 tra i singoli investitori che intendono affidare al mattone i propri risparmi. Fra questi si distinguono gli italiani che sempre più spesso acquistano in Inghilterra, soprattutto nella Capitale (un aumento dell’11 per cento dal 2012, oltre 42 mila lo scorso anno). Londra si conferma la meta prediletta dei nostri connazionali, sia perché è la cittì europea del business, sia perché sono molti i giovani che vi si recano per motivi di lavoro o di studio. Il rovescio della medaglia è che il costo della vita (e delle case) ha raggiunto livelli di guardia e molti analisti internazionali già parlano di bolla immobiliare. Ha fatto scalpore nei mesi scorsi l’acquisto da parte di un anonimo Paperone dell’Est di un attico di 1500 mq nel centro della City per circa 170 milioni di euro (oltre 113 mila euro/mq). Mediamente i prezzi sono cresciuti del 78,4% al centro e del 40,6 in periferia, rispetto al 2009. Hyde Park, Kennington, Notting Hill e Chelsea, restano le mete più esclusive. Tutto il Paese è stato coinvolto con un effetto domino. Nel Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord) il costo medio di un appartamento ha raggiunto la ragguardevole cifra di 174 mila sterline. A Londra, escludendo la City, il prezzo medio è lievitato a 458 mila sterline. Il boom immobiliare è condizionato da vari fattori, in particolare dal buon andamento dell’economia che sta attraendo forti capitali dall’estero. Per i prossimi anni sono previsti incrementi del prezzo degli immobili con una media del nove per cento l’anno, suscitando non poche preoccupazioni tra i sudditi britannici che rischiano l’espulsione dalle loro stesse città per essere sostituiti da immigranti di lusso. Tra i più preoccupati c’è il sindaco di Londra, Boris Johnson, che ha programmato per i prossimi dieci anni la costruzione di 400 mila nuovi alloggi che contribuiranno indubbiamente a calmierare il mercato che rimane su livelli molto alti nonostante il calo dei tassi di interesse. A Berlino, città che ha avuto un notevole rilancio economico, politico e culturale, da quando è tornata a essere la Capitale della Germania riunificata, lo scenario immobiliare è altrettanto dinamico. In più i prezzi sono notevolmente inferiori a quelli di Londra. Nelle periferie si possono ancora acquistare appartamenti 2.500/3.000 euro/mq, che salgono a 4.500 a Charlottenbourg, quartiere borghese. Ma gli investitori guardano con molto interesse alla riqualificazione della zona est, quella controllata fino al 1989 dal governo comunista della RDT, dove il valore medio di un appartamento si attesta intorno ai 1.500/2000 euro/ mq, che possono salire anche del 50% se rientrano nel piano di gentrification (ammodernamento dei vecchi edifici e avvicendamento di ceti più abbienti), anche se sono ancora molte le case prive di ascensore. Il governo federale non ha lesinato fondi per il rilancio della capitale, con grossi investimenti in infrastrutture. Come ad esempio la riqualificazione della zona intorno a piazza Postdam, vicino al nuovo Parlamento, che era abbandonata e decadente. Ma, al contrario di quanto è avvenuto a Roma per i mondiali di calcio del 1990 e i successivi di nuoto, i soldi in Germania sono stati spesi bene e non sono andati a ingrossare il portafoglio dei soliti noti, i quali sono ancora alla guida di società pubbliche e private. Al boom berlinese hanno contribuito i tassi molto bassi che attraggono capitali freschi e il fascino di una capitale, meta preferita dei giovani, anche italiani. A Parigi la situazione è completa- mente opposta rispetto a Londra e Berlino. Il mercato ha rallentato molto dalla metà del 2011, con prezzi, però, ancora alti, senza raggiungere quelli della capitale britannica. Il valore medio di un appartamento è ben oltre gli 8 mila euro/mq, il doppio di Roma per intenderci, con punte di 20/30 mila in Avenue Montaigne e Anatole France e di 15 mila nella zona degli Champs Elisèes. Negli ultimi due anni, secondo la stima dei notai dell’Ile de France [la regione con oltre 11 milioni di abitanti in cui si trova Parigi che ne è il capoluogo, ndr], le compravendite sono scese notevolmente: nei primi tre mesi di quest’anno sono state di 35 mila abitazioni, -3% rispetto allo stesso periodo del 2013. Da notare, però, che in questi ultimi mesi si registra un leggero incremento, soprattutto nel volume degli acquisti. Segno che la capitale francese non ha perduto il suo appeal, in particolare per gli italiani che si confermano tra i maggiori acquirenti. In Spagna la crisi è dimenticata Tutti i dati sembrano ormai confermare che la Spagna è uscita dalla crisi economica. Non erano molti a scommettere su questa possibilità anche perché, dopo 15 anni di crescita, dal 2008 l’economia iberica era entrata in grave crisi grazie alla bolla edilizia e del credito e con uno spread che assomigliava molto al nostro. Quando il Premier Renzi, in seguito ai dati diffusi sul PIL di Francia e Germania, a zero il primo e in calo dello 0,2 il secondo, dichiarò che il problema non era italiano ma europeo, si è dimenticato di dire che qualcuno, la Spagna, stava percorrendo la strada in senso contrario. Dalla fine del 2013 è, infatti, in atto un continuo e progressivo miglioramento tanto che le stesse previsioni degli economisti sono state superate dalla realtà dei fatti. Nel secondo trimestre del 2014 è stato calcolato un +0,6% congiunturale e un +1,2% tendenziale anno su anno. Ed è il quarto trimestre consecutivo che si chiude con il segno positivo. Il confronto con l’Italia, che ha potuto segnare un +0,1% nell’ultimo trimestre 2013 per poi ricadere in recessione, è impietoso. Come si vede per la Spagna la tendenza al recupero della crescita è netta e non equivoca. Fra i punti che hanno contribuito all’uscita dalla crisi, sono stai posti in evidenza la riforma del lavoro, la stabilità politica, gli investimenti diretti dall’estero, la forza dell’export, gli aiuti dall’Europa, le privatizzazioni, la fiducia dei mercati e, guarda caso, l’interesse per l’immobiliare. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 17 LA RIFORMA DELLE CCIAA Sbagliati i tagli alle Camere di Commercio Il primo effetto sarà far risparmiare pochi euro a commercianti e artigiani in cambio del depotenziamento di servizi che sono molto utili allo Stato, alle imprese e ai cittadini di Marzio Fianese L a “foga riformista” del governo Renzi, fatta soprattutto di annunci progressivi, ha trovato una sua prima concretizzazione con il varo dei due decreti e del disegno di legge che si pongono l’obiettivo ambizioso di cambiare la pubblica amministrazione dalle fondamenta. In realtà il premier aveva inizialmente proposto un unico provvedimento di legge per bruciare i tempi, ma la bozza di decreto non ha convinto gli uffici legislativi del Quirinale che hanno rispedito più volte il testo al mittente con la richiesta di emendarlo, limarlo e semplificarlo. Al termine del palleggiamento, durato un paio di settimane, il testo originario è stato sdoppiato in due decreti e sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato anche il disegno di legge connesso. Gli strali renziani che si abbattevano su tutta la pubblica amministrazione (le limitazioni riguardanti i magistrati e le fasce alte della dirigenza statale sono state poi modificate o addirittura eliminate) non hanno risparmiato neppure il sistema delle Camere di commercio industria artigianato e agricoltura (CCIAA). L’art. 29 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 stabilisce, infatti, che «a decorrere dall’esercizio finanziario successivo all’entrata in vigore del decreto, l’importo del diritto annuale a carico delle imprese è ridotto del 50 per cento». Il primo effetto della cosiddetta riforma del sistema camerale è dunque quello 18 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 di tagliare di netto metà degli introiti grazie ai quali le istituzioni camerali erogano servizi a livello territoriale. È evidente che il taglio lineare avrà conseguenze negative su tutte le attività a favore delle imprese e del territorio consentite finora dal diritto annuale. Il punto centrale delle critiche mosse trasversalmente al Governo Renzi su questo provvedimento è proprio il fatto che lo Stato non risparmia neppure un centesimo: lo faranno le imprese che pagano una media di circa 100 euro l’anno (minimo 30, massimo 40 mila euro l’anno). Per la verità all’inizio l’intendimento del Governo era di abolire, tout court, le Camere di commercio, così come ha tentato di fare (riuscendovi solo in parte) con le Province, con l’ACI e con le Motorizzazioni, con il CNEL, ecc. Il ddl ha un iter parlamentare più lungo e complesso rispetto al decreto-legge e, perciò, potrà essere modificato e migliorato. Per ora stabilisce la cancellazione di 85 Camere di commercio su un totale di 105. Di fatto una regionalizzazione che cancellerà automaticamente le Unioni regionali delle Camere di commercio. Stessa sorte subiranno le aziende speciali delle Camere di commercio che saranno accorpate a livello regionale per materia. Nel Lazio, così come nel resto d’Italia, saranno accorpate in una sola realtà tutte le aziende speciali che si occupano d’internazionalizzazione, oppure di marketing, di comunicazione, d’in- novazione tecnologica, di sviluppo del turismo: tutte attività ritenute fondamentali in questo momento di forte crisi della nostra economia. A titolo di esempio, l’export e il turismo sono tra i pochissimi settori che fanno registrare un andamento positivo; grazie anche all’attività di accompagnamento delle nostre aziende sui mercati stranieri per opera delle CCIAA e grazie alle “Reti d’impresa” promosse dal sistema camerale per superare l’handicap dovuto alle piccole dimensioni delle imprese italiane. Per tornare al ddl, i tagli si abbatteranno anche sulla composizione degli organi consiliari e di vertice degli enti camerali, sulla cancellazione dei gettoni di presenza per consiglieri e membri di giunta e su un nuovo sforbiciamento del 30 per cento degli stipendi dei segretari generali dopo l’istituzione del tetto massimo comune a tutta la pubblica amministrazione (240 mila euro lordi l’anno). Il ddl impone anche una razionalizzazione delle risorse economiche normalmente usate dalle Camere di commercio per la promozione del territorio e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. Insomma, tagli di ogni genere e l’imposizione di paletti normativi anche sul tipo di attività da svolgere. A quanto pare, però, perfino all’interno della compagine governativa c’è chi ha fatto notare che la parte della riforma della P.A. riguardante il sistema camerale si traduce in una sorta di accanimento che non trova ragione nell’indispensabilità e nel ruolo stesso svolto in questi anni dalle Camere: questi enti pubblici dotati di autonomia funzionale sono stati ripetutamente chiamati dai precedenti governi a svolgere compiti crescenti in tanti ambiti. Per questo motivo spesso sono state definite motori di sviluppo dei territori e strumento indispensabile per la semplificazione burocratica. Le Camere di commercio, inoltre, tendono a collocarsi quasi sempre tra i pionieri dell’azione riformistica del governo: a titolo esemplificativo, solo nell’ultimo quinquennio, sono state le avanguardie rispetto ai temi della gestione della performance, della trasparenza e della lotta alla corruzione. Per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto alla criminalità, ogni CCIAA cura il Registro delle imprese informatizzato che oggi rappresenta uno strumento fondamentale per la sicurezza, la certezza, la trasparenza e la garanzia del mercato e che, nel mondo, stanno cercando di copiarci molti Paesi. Basti pensare che ogni anno a livello nazionale, su un totale di 40 milioni di visure, magistratura e forze dell’ordine effettuano 6,5 milioni di accessi per le indagini di contrasto alla criminalità organizzata. Il Registro delle imprese, per queste ragioni, è diventato il principale strumento di contrasto alla criminalità economica dei cosiddetti “colletti bianchi”. Irrinunciabile, poi, il ruolo svolto dal sistema camerale nel facilitare l’accesso al credito delle piccole imprese in una lunga fase di crisi economica, resa ancora più difficile dalle imposizioni europee alle banche con gli accordi di Basilea 2 e 3; norme che hanno dato vita al fenomeno del cosiddetto credit crunch (la stretta creditizia), i cui effetti hanno rischiato di paralizzare completamente il tessuto produttivo italiano, formato per oltre il 98 per cento da imprese di dimensioni piccole o piccolissime. Le CCIAA italiane continuano a garantire il sostegno al sistema dei consorzi fidi per non far mancare alle Pmi l’ossigeno del credito. Azioni che si sostanziano in cifre rilevanti: solo nel 2013 oltre 85 milioni di euro Le Camere di commercio, con il supsono stati investiti, direttamente o at- porto di Unioncamere, assicurano traverso i Confidi, per un ammontare certezza e affidabilità dei sistemi di di finanziamenti alle imprese pari a misura attraverso gli Uffici metrici, 1,2 miliardi di euro. Nello specifi- strutture tecniche in grado di gestire co, la CCIAA di Roma – dal 2009 a tutte le procedure legislative e ammioggi – sta per raggiungere l’ambizioso nistrative in materia, realizzare diretobiettivo di garantire la cifra record di tamente collaudi, prove e verifiche, un miliardo di euro di finanziamenti offrire servizi di controllo, certificaalle imprese, 600 milioni dei quali già zione e sorveglianza, al fine di garantierogati con circa 9.500 affidamenti in re la correttezza delle operazioni di favore di oltre 4.500 imprese del ter- misurazione nelle determinazioni ritorio. quantitative che interessano la pubbliLe Camere di commercio, inoltre, ca fede, nei rapporti inter partes. Poco svolgono attività di mediazione, uno conosciuti dalla maggioranza di cittastrumento molto utile per risolvere dini, questi uffici svolgono regolaragevolmente e con costi ragionevoli mente l’attività di controllo dei misucontroversie a vantaggio dei consu- ratori usati per la mescita dei liquidi, le matori e delle imprese. Nel 2013 sono verifiche periodiche sulla taratura delstate oltre 42 mila le conciliazioni ge- le bilance commerciali (da quella del stite in favore di imprese e consuma- salumiere a quella di precisione dell’otori, risolte con un decimo dei costi di rafo), i controlli sistematici sugli eroun procedimento ordinario (con un gatori di carburante. Gran parte dei risparmio complessivo di 130 milioni “furbi” che finiscono in trasmissioni di euro per le parti che hanno scelto di tipo Striscia la notizia o Le Iene sono conciliare) e con un taglio in termini smascherati dagli ispettori delle Cadi tempi rispetto alla giustizia civile mere di commercio. A Roma è in attinotevole: da 1.280 a 46 giorni in me- vità un laboratorio chimico-merceolodia. Inoltre, l’attività di mediazione gico della Camera di commercio (tra consente di alleggerire l’enorme peso l’altro aperto al pubblico) dove si condei procedimenti in carico ai tribunali trolla la purezza delle acque minerali civili ordinari. che beviamo, la qualità dei vini e le Sul terreno della semplificazione am- etichette DOC, DOP, IGT, la qualità ministrativa oltre un terzo dei comuni dei cibi, la composizione dei metalli italiani ha delegato alle Camere di preziosi. commercio la gestione degli Sportelli unici per le attività produttive (i Suap). Grazie alla procedura telematica unica - ComUnica – è possibile avviare l’attività di un’impresa realmente in un solo giorno, risparmiando agli imprenditori il “pellegrinaggio” tra quattro diversi enti pubblici. Inoltre, recentemente è stato reso più semplice l’accesso alle visure camerali, documenti adesso ancora più dettagliati che presentano la situazione La "Corbusierhaus", unità abitativa costruita per giuridica e le principali in- l’esposizione Interbau 57 (Berlino,1957) formazioni economiche delle aziende iscritte presso il Nella pagina precedente, la palazzina di Le Corbusier al Weissenhofsiedlung (Stoccarda, 1927) Registro delle Imprese. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 19 CATASTROFI NATURALI Copertura obbligatoria: sì degli assicuratori Dall’assemblea dell’ANIA una proposta sulla linea dei d.d.l. ispirati da ARPE-FEDERPROPRIETÀ, ENEA, Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma, UCITecnici e URIA di Paolo Clemente – Dr. Ing. PhD * I n occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA) che si è svolta il 1° luglio scorso all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il presidente Aldo Minucci, nella sua relazione, ha presentato una proposta di assicurazione obbligatoria contro le catastrofi naturali: può apparire strano ma la cosa ci ha piacevolmente sorpresi visto che solo qualche anno fa l’ANIA aveva espresso forti perplessità al riguardo. Dopo aver riconosciuto che le catastrofi naturali rappresentano un rischio estremamente significativo nel nostro Paese, Minucci ha ricordato che lo Stato italiano spende mediamente oltre 3 miliardi di euro ogni anno per le opere di riparazione e ricostruzione, facendo ricorso essenzialmente alla fiscalità generale, con interventi normativi predisposti ad hoc a seguito degli eventi stessi. Invece, Paesi caratterizzati da pericolosità da eventi ambientali, quali terremoti e dissesti idrogeologici, maggiori delle nostre, come il Giappone, gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda, hanno già da tempo adottato sistemi di assicurazione e le cose sembrano funzionare bene. Anche in Europa, in particolare Spagna e Francia, ci sono esempi di assicurazione a fronte di eventi naturali con sistemi basati su un’organica col- 20 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 laborazione tra pubblico e privato, con una ben definita ripartizione di compiti tra lo Stato e le imprese assicuratrici in caso di disastri. La proposta dell’ANIA (i punti più importanti dell’intervento di Minucci appaiono nel box della pagina al lato) prevede una collaborazione tra il settore privato e il pubblico. L’intervento dello Stato sarebbe limitato a una percentuale del danno, presumibilmente non superiore al 50%, mentre la quota in esubero sarebbe coperta da una polizza privata. Lo Stato comunque sarebbe il riassicuratore di ultima istanza in caso di eventi eccezionali. L’ANIA propone anche incentivi fiscali, attraverso la detraibilità dal reddito del premio versato e la riduzione dell’imposta sulle assicurazioni, al fine di contenerne i costi. L’obbligatorietà, ovviamente, avrebbe lo scopo di creare la massa critica necessaria. Al riguardo va osservato che, essendo il numero di unità immobiliari in Italia pari a oltre 30 milioni, un premio di assicurazione medio di 100 euro/anno coprirebbe il costo medio annuo attualmente a carico dello Stato. Basandosi su queste cifre, la proposta di assicurazione obbligatoria per eventi naturali messa a punto da ARPE-FEDERPROPRIETÀ, ENEA, Ordine Ingegneri della Provincia di Roma, Unione cattolica italiana tecni- ci, Unione nazionale esperti diritto immobiliare e Unione romana ingegneri e architetti (presentata come d.d.l. n. 3631 al Senato della Repubblica nella XVI legislatura nel dicembre 2012 e riproposta nella XVII legislatura, d.d.l. n. 881, nel giugno 2013), non prevede alcun contributo da parte dello Stato. Anzi, trattandosi di una cifra modesta, il premio potrebbe essere raddoppiato, mettendo a disposizione una somma annua, utile a finanziare un fondo per la sicurezza strutturale da destinare a interventi preventivi sugli edifici. Al fondo potrebbero affluire anche altre aliquote a carico dello Stato, finanziamenti europei specifici del settore ed eventuali altri finanziamenti pubblici e privati. Oltre a quello di sollevare lo Stato dalle spese di ricostruzione, quindi, l’assicurazione obbligatoria e il fondo per la sicurezza strutturale avrebbero come conseguenza quella di ridurre gradualmente i costi di emergenza e ricostruzione. Infatti, il livello dei premi sarebbe correlato all’affidabilità strutturale delle costruzioni e, quindi, alle misure preventive adottate in fase di costruzione o di eventuali lavori di miglioramento strutturale. Proprietari e compagnie assicurative sarebbero così stimolati a verificare l’effettiva affidabilità delle costruzioni e a intervenire in caso di carenze strutturali per ridur- parziale rimborso sufficiente per la ricostruzione parziale o delocalizzata. Si è accennato alla costituzione di consorzi e alla riassicurazione nella quale potrebbe intervenire lo Stato; al riguardo va osservato che il rimborso non sarebbe richiesto immediatamente a seguito dell’accertamento del danno ma potrebbe essere erogato a stati di avanzamento dei lavori, consentendo un certo respiro alle compagnie di assicurazione, specialmente nel caso di eventi calamitosi di notevole intensità e nei primi anni dopo l’entrata in vigore. D’altra parte le compagnie assicuratrici potrebbero servirsi di imprese edili di propria fiducia per i lavori, esercitando così un re il rischio. Val la pena ricordare che il rischio rappresenta la perdita economica in caso di disastro e dipende da tre fattori: la pericolosità del sito, ossia la probabilità che accada un evento di assegnata intensità; la vulnerabilità delle costruzioni, ossia dalla suscettibilità delle stesse a subire danni in occasione di eventi calamitosi; l’esposizione, in cui rientra anche il valore economico, culturale e sociale del bene. A questi tre fattori potremmo aggiungere la resilienza, la “capacità di assorbire l’urto”, ossia di riportare il bene danneggiato nelle condizioni in cui era prima dell’evento. L’istituzione dell’assicurazione obbligatoria, pertanto, avrebbe anche l’effetto di stimolare una corretta prevenzione, sarebbe una strategia per il miglioramento della sicurezza strutturale e creerebbe un sistema virtuoso che invoglierebbe i cittadini a investire sulla sicurezza strutturale dei propri immobili, favorendo anche il rilancio del settore edile e del mercato immobiliare. La valutazione dell’impresa di assicurazione sarebbe una valida base per determinare il valore di un immobile, che dipenderebbe finalmente dal grado di sicurezza. Il proprietario potrebbe scegliere di assicurare solo una percentuale del proprio immobile, accontentandosi, in caso di completa distruzione, di un controllo maggiore sull’utilizzo del rimborso. L’applicazione in Italia dell’assicurazione obbligatoria trova ostacolo innanzitutto in un limite culturale: ci si assicura tutti per aiutare i pochi sfortunati e non per trarne comunque un vantaggio. Inoltre, l’assicurazione obbligatoria è vista come una nuova tassa sulla casa: può apparire tale ma non deve esserlo, anzi deve portare all’annullamento di tutte le tasse, palesi e non, con le quali attualmente si finanziano le ricostruzioni conseguenti a eventi calamitosi. * Responsabile Prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti, ENEA Dalla relazione del presidente dell’ANIA Minucci «Per introdurre elementi di efficienza nel sistema e ridurre in modo significativo gli oneri a carico delle finanze pubbliche, abbiamo elaborato una proposta di copertura per il patrimonio abitativo italiano che assegna un ruolo al settore privato nella gestione del rischio catastrofale. Il nostro modello si basa, innanzitutto, sulla limitazione dell’intervento economico a carico dello Stato a una predeterminata percentuale del danno subito (per es. il 50%). La quota a rischio esclusa dall’intervento pubblico sarebbe coperta da una polizza privata di natura obbligatoria, sottoscritta dai proprietari di abitazione. L’obbligatorietà avrebbe lo scopo di creare la “massa critica” necessaria per il buon funzionamento del meccanismo assicurativo, basato sulla mutualità e sulla ripartizione del rischio, evitando fenomeni di antiselezione e contenendo altresì il costo delle polizze. La copertura sarebbe offerta dalle imprese di assicurazione anche con l’ausilio di un consorzio, di cui lo Stato sarebbe riassicuratore di ultima istanza al fine di far fronte alle conseguenze di eventi eccezionali che il sistema assicurativo – nazionale e internazionale – non sarebbe in grado di sostenere. Sono infine da prevedere incentivi fiscali volti a contenere i costi del sistema per gli assicurati, favorendo l’effettiva diffusione delle coperture. Mi riferisco sia alla detraibilità dal reddito del premio versato sia alla riduzione dell’imposta sulle assicurazioni, attualmente pari al 22,5%, un livello che penalizza fortemente chi deve stipulare una polizza. Il sistema da noi ipotizzato comporterebbe significativi vantaggi rispetto all’attuale situazione. I proprietari delle abitazioni, con una spesa contenuta, potrebbero contare su risarcimenti certi e tempestivi, anche grazie alla comprovata qualità professionale dei periti assicurativi, cui sarebbe affidato il processo di valutazione del danno anche per la parte a carico del sistema pubblico. Lo Stato, poi, beneficerebbe di una strutturale riduzione del costo dei risarcimenti, quantificabile in almeno un miliardo di euro l’anno, un terzo dell’attuale onere medio a carico dei conti pubblici» la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 21 Sei nella categoria RISTRUTTURAZIONE e NOLEGGIO La passione per la ristrutturazione Tel. 06.35510640 [email protected] EDILIZIA, RISTRUTTURAZIONE PRONTO INTERVENTO Tel. 06.41734277 www.orazietti.net tecnologia strumenti, macchinari e attrezzature sempre all’avanguardia nell’edilizia Tel. 06.85353333 www.eliseovacca.it Tel. 06.4103531 www.romedil.it Impresa del mese questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it Tel. 06.85353333 [email protected] Via Domenico Cimarosa, 13 • 00198 (RM) www.eliseovacca.it un NUOVO SISTEMA per finanziare i LAVORI DEL CONDOMINIO *Salvo approvazione della Banca erogatrice. Parte delle spese pratiche e interessi, a seconda dell’importanza dell’opera, potranno essere pagate dalla nostra azienda (da valutarsi prima dell’eventuale firma del contratto). 22 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 Impresa di Ottobre: ORAZIETTI PERCHÉ IL PAESE NON CRESCE La burocrazia è di ostacolo agli interventi edilizi di Massimo Cestelli Guidi Al momento di andare in stampa è doveroso riportare che recentemente il Governo ha previsto un decreto legge per facilitare, dal punto di vista burocratico, l'esecuzione di interventi all'interno degli appartamenti. In attesa di apprendere come questo d.l. verrà recepito e applicato dalla "burocrazia", è bene conoscere la situazione assurda e vessatoria alla quale si era arrivati per effettuare gli interventi nell'edilizia. I l mercato immobiliare ha subito in questi ultimi anni una battuta d’arresto di notevoli proporzioni, a causa soprattutto dell’elevata tassazione applicata, non gradatamente, all’edilizia, e delle indagini fiscali collegate che hanno spaventato i potenziali acquirenti. Il danno arrecato al mondo del lavoro è stato notevole, dato il vasto indotto collegato alle ristrutturazioni degli appartamenti oggetto di compravendite. Ma i pochi interventi che attualmente si eseguono negli edifici (in particolare nelle città ubicate in zone a rischio sismico, come ad es. Roma) sono ostacolati da pratiche burocratiche eccessive e da una normativa sismica complessa, con un eccesso di verifiche d’ingegneria in parte inutili ai fini della sicurezza. In un precedente articolo su questa rivista (n. 10/2013, pag. 38) già si riferiva che la normativa attuale vanifica l’adeguamento sismico di strutture in cemento armato di un edificio a causa della mole eccessiva di prove e saggi richiesti sulle strutture esistenti, anche in presenza di un progetto strutturale. La conclusione era che se l’edificio non aveva rifiniture di pregio, era preferibile demolirlo e ricostruirlo. Critiche analoghe alle norme sismiche vigenti valgono per le nuove costruzioni, in questo caso per l’eccessivo lavoro d’ingegneria necessario per effettuare la notevole quantità di verifiche strutturali richieste. Le norme sono sostanzialmente complesse, di difficile interpretazione, e richiedono appunto numerose verifiche, alcune delle quali del tutto inutili ai fini della sicurezza strutturale. Contrariamente allo scopo che si è prefisso il legislatore, c’è il rischio che le norme siano disattese, o che non siano applicate correttamente dai tecnici. L’incremento dell’ingegneria nelle progettazioni strutturali in zone sismiche si è verificato soprattutto dopo i tragici eventi degli ultimi terremoti (L’Aquila 2009, Emilia 2012). In questi casi sarebbe stato invece necessario incrementare i controlli sulle progettazioni e nelle fasi esecutive delle realizzazioni dei fabbricati in zone sismiche. Purtroppo è un antico vizio italiano: dopo che occorre la mancata osservanza di una legge, se ne incrementano i vincoli o si emettono nuovi decreti-legge, invece di aumentare i controlli per evitare che la stessa legge sia disattesa. Questo modo di procedere ha creato una macchina burocratica farraginosa che ostacola il buon funzionamento delle procedure amministrative. Le pratiche burocratiche per l’approvazione dei progetti, anche per interventi modesti, sono talmente numerose, e le approvazioni interdipendenti l’una dall’altra che con i tempi che ogni Amministrazione impiega per l’esame e l’approvazione di 30-60 giorni, oppure, 90 giorni l’inizio dei lavori è posticipato a volte di un anno. La progettazione recente di un modesto intervento di risanamento per un appoggio di due travi lignee sulla muratura perimetrale di un edificio di fine ‘800 nel centro di Roma si è trasformata in un’esperienza avvilente. Il progetto, molto banale, è stato redatto in sole due settimane. Poi si sono dovute compiere pratiche per il Genio Civile, per il Comune di Roma, per la Soprintendenza del Comune di Roma e quella demaniale, perché l’edificio, anche se non compreso tra quelli storici della legge del 1939, ricadeva nel 1° Municipio della Capitale. Oltre a doversi recare negli uffici di ciascuna Amministrazione sopra menzionata, si è dovuto riempire per via telematica una serie di moduli. Il tempo richiesto è stato 3-4 volte superiore a quello necessario per la redazione del progetto di consolidamento. Si è dovuto poi superare ostacoli di ogni tipo, poiché i moduli adatti per grandi e piccole realizzazioni richiedevano il nome del geologo (non il geotecnico), ossia il professionista che facesse una relazione geologica indicando gli strati del terreno fondale dell’edificio. A cosa poteva servire una tale relazione per un intervento di consolidamento da eseguire sul tetto? Si badi bene che una piccola relazione geotecnica faceva parte del progetto, in essa si specificava che l’intervento di consolidamento degli appoggi non modificava i carichi in fondazione dell’edificio. Altri moduli chiedevano dal punto di vista sismico lo spettro di risposta per l’edificio, come se si fosse dovuto intervenire a consolidare le strutture dell’intero fabbricato tenendo conto del terremoto del sito. Non si aggiungono altri commenti su queste pratiche. La conseguenza è stata un rinvio di circa un anno per l’inizio dei lavori, e un aggravio notevole delle spese di progettazione. Il paradosso di questa situazione è rappresentato dal fatto che l’Italia soffre da alcuni anni di una disoccupazione giovanile di livello eccessivo. Come si può dare lavoro ai giovani se sono proprio le pubbliche Amministrazioni a ostacolare la possibilità di fare investimenti e lavori in genere in tempi ragionevolmente brevi? Sono anni che sentiamo parlare da chi sta al Governo di semplificazioni. Il risultato è stato del tutto contrario, poiché nel corso degli anni la complicazione burocratica è aumentata. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 23 PROGETTI PILOTA AVVIATI A MILANO E PISA Nuovi modi di abitare: il “cohousing” La crisi economica induce a trovare soluzioni alternative di housing sociale e ripercorrere vie già sperimentate di Walter Williams C ontro un mercato immobiliare alla deriva si è spesso alla ricerca vecchie e nuove esperienze per cercare forme di fruizione dell’alloggio più flessibili rispetto alle possibilità di accesso tradizionali e quindi meno costose e magari anche più adatte a esigenze che sono diventate molto mutevoli nel tempo, anche per i destini stessi di una famiglia sempre più “pluriforme”. Cohousing, autocostruzione, edilizia sostenibile e autorecupero sono le strade in via di sperimentazione per un nuovo modo di concepire e costruire la casa, intesa anche come centro di aggregazione, seguendo criteri di sostenibilità non soltanto ambientale ma anche, e soprattutto, sociale e accessibile. Scomporre e ricomporre alloggi nati come molto standardizzati in ordine ai bisogni abitativi cui avrebbero dovuto rispondere, e quindi rigidi e costosi se questi cambiano radicalmente, può certo diventare un modo per razionalizzare un patrimonio già molto ampio e sempre più costoso da mantenere e un modo per liberare risorse e rendere accessibile un alloggio adeguato. Non è una discussione nuova tra gli architetti e gli urbanisti quella relativa a come riprodurre in città i benefici tipici del villaggio: una comunità unita, spazi condivisi e disponibilità di tempo gli uni verso gli altri. E risalgono agli anni sessanta i primi esperimenti di cohousing, o co-residenza e quindi 24 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 di abitazioni fatte anche di ambienti in comune tra più nuclei famigliari o singoli residenti. Da allora l’esperienza è stata replicata in tutto il mondo, soprattutto in Scandinavia, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone. Da esperienze sostanzialmente episodiche ed elitarie, però, oggi si vuole passare a individuare nuove risposte a partire da stati di necessità abitativa non soddisfatta, pensando la coresidenza come soluzione flessibile ed economica e quindi più accessibile… magari a tempo. Lo stato di necessità da solo però non è sufficiente per dare possibilità di successo al modello delle abitazioni (parzialmente) condivise. Un’ipotesi del genere per funzionare, però, richiede anche un corretto processo culturale di condivisione perché la convivenza non è certo facile da attivare e soprattutto da mantenere nel tempo. L’essenza del cohousing sta, in effetti, nella volontà di un gruppo di persone di scegliersi reciprocamente (vicinato elettivo) per dar vita a una “comunità urbana” e per progettare in maniera partecipata il complesso dove si andrà ad abitare. Ogni famiglia possiede la propria casa, ma nell’insediamento abitativo sono previsti spazi e servizi condivisi da tutti, decisi dalla comunità stessa. Di solito si tratta di gruppi di una trentina di famiglie con spazi comuni che arrivano fino al 20% della su- perficie totale del complesso abitativo. Gli ambiti e i servizi condivisi sono tipicamente uno spazio multifunzionale, magari con una lavanderia comune o una sala per gli attrezzi a disposizione della comunità, o anche una stanza per i bambini che in alcuni casi può diventare un vero e proprio asilo: spesso esiste un magazzino/dispensa per organizzare gruppi di acquisto e fare la spesa insieme. La condivisione di spazi e servizi, oltre che la socialità tra i vicini di casa, permette un risparmio per ciascuna famiglia sul budget per la casa, anche fino al 15%. Ma è impossibile codificare con precisione: ogni cohousing è un modello particolare di comunità urbana uguale solo a se stesso. Il più delle volte si tratta di ristrutturazioni di edifici già esistenti o di cambio d’uso, piuttosto che di nuove costruzioni. Il modello prevalente è quello danese, ma non è certo l’unico. Esistono caratteristiche che s’incontrano più spesso di altre. Ad esempio, di solito gli insediamenti si trovano in periferia, o appena fuori dalle città. E sono fatti per abitarci, e non per lavorarci. Sono gruppi che non si creano in base a una particolare ideologia o credo religioso. Non mancano quasi mai la sala da pranzo dove mangiare tutti insieme, che anzi è forse un aspetto fondamentale del successo di un cohousing, come gli spazi verdi e quelli per i bambini. Ma l’utilizzo degli spazi è flessibile e segue l’evolversi della comunità. Si tengono riunioni periodiche per prendere le decisioni, a volte si formano gruppi di lavoro e di solito una specie di “comitato centrale” di pochi membri per l’amministrazione generale. Le votazioni avvengono a maggioranza, ma in molti casi si utilizza il metodo del consenso. E non è detto che qualcuno non decida a un certo punto di andarsene. Esistono alcune varianti al modello prevalente. In alcuni casi l’insediamento è lontano dalla città (e porta con sé anche esperimenti di autocostruzioni), oppure è più forte l’intervento pubblico, come in Svezia e in Olanda, dove è l’amministrazione locale a fare il progetto, trovare il terreno su cui costruire o l’area da ristrutturare e scegliere i destinatari: è la risposta a un’esigenza sociale che abbassa i costi della casa, ma riduce la possibilità di creare di un gruppo forte e coeso fin dall’inizio. Ormai nel mondo le co-residenze sono oltre un migliaio, per almeno 130 mila persone coinvolte. Nei Paesi Bassi c’è il più grande progetto di coabitazione: 190 persone, 26 case condivise (stanze in comune per studiare, lavorare, dormire) e 21 appartamenti, un ristorante, un negozio dell’usato, giardini e spazi per praticare sport, e un pub. Alcune realtà sono dedicate a categorie specifiche: a Londra, ad esempio, il cohousing è dedicato alle signore anziane. In California il 10% delle nuove costruzioni è progettato per residenze condivise. In Italia le prime sperimentazioni sono state avviate a Milano (e nel suo hinterland) e in provincia di Pisa. Le unità abitative previste sono un centinaio, ma gli interessati sono oltre 3.500, l’80% dei quali a Milano. Qui il Politecnico ha studiato il fenomeno e messo a punto gli strumenti attraverso i quali si formeranno le comunità di co-residenti, un processo che dura dai 6 ai 9 mesi e che comprende la scelta di destinazione degli spazi da condividere. A una società privata spetta la responsabilità imprenditoriale dell’i- niziativa: trovare l’area dove costruire o il complesso da ristrutturare, realizzare il progetto, raccogliere le manifestazioni d’interesse, trovare l’impresa che realizzi i lavori e poi venda le case. Gli spazi comuni copriranno mediamente il 12/15%. In questo caso si tratta di un’iniziativa profit e non c’è nessun intervento pubblico: gli appartamenti saranno consegnati a prezzi di mercato. Diversamente, in Toscana la Regione intende includere il cohousing anche nell’esperienza pubblica: l’ultimo bando per l’edilizia sociale dedica una delle tre linee d’intervento previste, con il 50% dei 13 milioni di euro stanziati, a interventi pilota di cohousing secondo le tecniche della bioarchitettura e bioedilizia. L’obiettivo è costruire o recuperare alloggi da dare in affitto a un canone inferiore a quello di mercato, combinando innovazione sociale e costruttiva, puntando a coniugare principi importanti come la sostenibilità ambientale, attraverso l’utilizzo di tecniche costruttive a impatto minimo, con quella economica, mettendo al centro il diritto fondamentale ad avere un’abitazione, cercando di recuperare, nello stesso tempo, le relazioni sociali. L’intreccio tra pubblico e privato può rappresentare uno strumento importante in questo senso. Alcune esperienze-pilota italiane, promosse dal “privato-sociale”, confermano che i legami sociali che si vengono a creare sono il vero valore aggiunto dei progetti di alloggi condivisi. Occorrerà verificare ora le dimensioni e la qualità della risposta concreta dei Comuni che sono stati i principali destinatari del bando e che hanno potuto partecipare non soltanto con progetti propri, ma anche con quelli proposti da altri soggetti (cooperative edilizie, imprese di costruzione, anche cooperative, e altri organismi senza scopo di lucro) sia in forma singola che consorziati. Il contributo regionale, escluse le eventuali spese per l’acquisto degli immobili o delle aree edificabili, è del 100% del costo se l’intervento è promosso e realizzato dal Comune o dal soggetto gestore dell’edilizia residenziale pubblica, mentre in caso di soggetto proponente privato il sostegno non supera il 40% dei costi, fatte sempre salve le spese per l’acquisto delle aree o degli edifici da recuperare. CARO-MUTUI IN ITALIA Ma negli Usa sanzioni miliardarie alle banche per i “subprime” Secondo uno studio di Confartigianato, i mutui in Italia sono tra i più cari d’Europa: la media dei prestiti concessi per l’acquisto della casa è circa 36 punti base in più rispetto alla media dei paesi dell’Eurozona. Il fenomeno caro-mutuo è una delle cause della crisi del settore immobiliare. Perché i prestiti in Italia sono più onerosi? I motivi sono per lo meno tre: la frammentazione degli istituti (troppo piccoli), lo spread (troppe oscillazioni), la contrazione dell’economia che alza il rischio di sofferenze. La stretta creditizia impedisce, quindi, qualsiasi percorso di ripresa. Il discorso sulle banche è complesso. Sei anni dopo il crac della banca USA Lehman Brothers (settembre 2008) ancora non si è fatta piena luce sulle responsabilità di chi ha consentito di spostare fuori bilancio miliardi di dollari. Un meccanismo fraudolento che ha portato al fallimento tante aziende. Ora le banche responsabili dei mutui “subprime” preferiscono pagare multe e risarcimenti salati per chiudere le cause civili e liberarsi degli errori dei loro vertici. La Bank of America ha accettato di pagare una sanzione di 16,05 miliardi di dollari (9,65 di multa e 7 di risarcimento ai clienti) per chiudere il contenzioso. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 25 Sei nella categoria RISTRUTTURAZIONE e NOLEGGIO RESINE INDUSTRIALI uno SPETTACOLO di RISTRUTTURAZIONI Tel. 06.5218579 www.cimcostruzioni.com IMPERMEABILIZZAZIONI - RISTRUTTURAZIONI Tel. 06.71356277 www.resine.it TRE EMME EDILIZIA VUOI FAR PARTE DELLE AZIENDE SELEZIONATE? UNA BUONA RISTRUTTURAZIONE DURA UNA VITA. Tel. 06.9051049 [email protected] Impresa del mese srl chiama ora il 06.8419226 questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it uno SPETTACOLO di RISTRUTTURAZIONI I condomini potranno pagare, senza nessuna garanzia fideiussoria, con RATE a partire da 24 mesi ad un massimo di 60 mesi. 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A giugno, sempre del 2011, una nave con 700 migranti a bordo ebbe un’avaria al largo della Tunisia, facendo registrare 270 dispersi, mai ritrovati. Nel 2013 un barcone naufragò davanti a Lampedusa con 366 vittime, tra cui tanti bambini e donne. Il ripetersi di questi dolorosi eventi indusse il governo italiano a organizzare l’operazione “Mare nostrum” che, fino a oggi, ha salvato migliaia di vite. In appena 8 mesi sono stati 110 mila i migranti sbarcati in Italia e sistemati nei centri di accoglienza e poi dirottati nelle varie Regioni per alleviare le tensioni e i rischi per la popolazione siciliana. Gli scafisti arrestati sono stati circa 600 mentre 10 mila persone sono state rimpatriate. Il dramma emigrazione è reso più grave dall’ingovernabilità della Libia, alle prese con conflitti interni insanabili e lacerata da una guerra civile tra milizie islamiste che fanno capo al “califfato” islamico di Bengasi e le forze del generale Khailifa Haftar. Un’area percorsa da bande che si arricchiscono con il contrabbando di uomini. I disperati fuggiti dalla Siria e dall’Iraq, quelli dell’Africa subsahariana e del Corno d’Africa si affollano nei pressi di Tripoli. Qui le bande criminali raccolgono le persone sfinite dalle guerre, dalla fame, dalle fatiche del deserto. Sono concentrati in capannoni prima di affrontare i viaggi in mare: la fuga della speranza verso l’Europa. Negli ultimi mesi i clan dei trafficanti hanno accelerato le operazioni abbassando i prezzi. Con 800 dollari si parte da due punti d’imbarco. Il più attivo è il porto di Zuara, a un centinaio di km da Tripoli; il secondo è a Zliten a est della capitale. L’obiettivo è Lampedusa, con la speranza di essere intercettati dalla nostra Marina Militare. Nei primi otto mesi del 2014 sono partite da lì circa 90 mila persone, altre decine di migliaia (si parla di 200 mila) sono ammassate in attesa nei campi di raccolta e sfruttamento. “Mare nostrum” nacque come operazione a tempo: fino a ottobre 2014 con un costo per l’Italia di circa 12 miliardi. Ora l’Italia non può essere lasciata sola davanti a questo dramma che coinvolge altri paesi mediterranei i quali però si comportano in maniera più rigida nei confronti dell’immigrazione clandestina. Dovrà essere compito dell’intera Europa, ripete il Ministro dell’Interno Angelino Alfano che a fine agosto ha incontrato il commissario europeo Cecilia Malmström, scioccata dalle tragedie, che ha ringraziato l’Italia per aver salvato cinquemila migranti. Dopo 110 mila sbarchi e oltre duemila morti nel solo 2014 ci si aspetta molto di più dall’Europa, costruendo una proposta alternativa a “Mare nostrum”, coinvolgendo l’Agenzia Frontex al fine di costruire un avamposto europeo di gestione dei flussi migratori. Il problema principale resta comunque la Libia, dove è fallita la missione europea EUBAM Libya (costata 30 milioni di euro) guidata dal finlandese Antti Juhani Hartikainen, che doveva servire per migliorare e sviluppare la sicurezza delle frontiere. I confini colabrodo permettono l’arrivo di migliaia di clandestini da mezza Africa oltre che dei siriani in fuga dalla guerra. È da Zuara che parte la maggioranza dei barconi che hanno lasciato una lunga striscia di sangue. Non solo. Nessuno è in grado di controllare se tra i disperati che giungono dalla sponda opposta del Mediterraneo non si siano infiltrati quei pericolosi fondamentalisti islamici che hanno il compito specifico di arruolare, nel nostro Paese come nel resto dell’Europa, altri fanatici pronti a trasformarsi in terroristi per combattere la guerra in nome di Allah. Alfonso Rossi la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 27 Costituita ed operante dal 1944 Tuteliamo i diritti dei proprietari di immobili da 70 anni e rappresentiamo oltre 200mila associati a Roma e Provincia CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2014 AVRAI UN’ASSISTENZA TECNICO LEGALE GRATUITA E QUALIFICATA TUTTO L’ANNO NESSUN AUMENTO!!! QUOTE SOCIALI SERVIZIO PAGHE E CONTRIBUTI PRIVATI COSTI ANNUALI Compilazione cedolino, foglio presenza, inoltro Uniemens mensile, mod. CUD, autoliquidazione INAIL, calcolo TFR annuale, fac-simile 770/2013 relativo ai soli compensi del personale dipendente Fino a 3 unità immobiliari Da 4 a 5 unità immobiliari Da 6 a 10 unità immobiliari CONDOMINI Fino a 2 scale Fino a 3 scale Fino a 4 scale Fino a 5 scale Fino a 6 scale 100,00 € 120,00 € 143,00 € Telematico 160,00 € 180,00 € 203,00 € 222,00 € 239,00 € L'iscrizione all'ARPE-FEDERPROPRIETÀ ti TUTELA come proprietario e con CASACONSUM come consumatore e GARANTISCE i diritti dei datori di lavoro e dei lavoratori con i contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalla CONFSAL con FEDERPROPRIETÀ ed altri componenti del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari per: 1) Dipendenti da proprietari di fabbricati 2) Colf e badanti A tali contratti possono aderire tutti Cartaceo Servizio buste paga colf 420,51 € 478,08 € 130,00 € COSTI PER SINGOLO SERVIZIO Trasmiss. telematica assunzione e licenziamento dipendenti Quesito con risposta scritta Lettera legale di preavviso Certificazioni ritenute d’acconto 25,00 € 95,73 € 95,73 € 5,00 € N.B. I costi dei servizi sono da considerarsi al netto dell'IVA. ARPE - Sede Sociale: Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma Tel. 06.485611 (r.a.) - Fax 06.4746062 www.arpe.roma.it - [email protected] Coordinate bancarie e postali per i versamenti Associazione Romana della Proprità Edilizia (solo per le quote associative) C/C postale n° 592006 IBAN IT13S0760103200000000592006 C/C bancario 28 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 Banca Generali IBAN IT25P0307503200CC0040176080 la PROPRIETÀ edilizia • Marzo 2014 Arpeservizi srl (per tutti i servizi) C/C postale n° 18430041 IBAN IT71O0760103200000018430041 C/C bancario UniCredit IBAN IT33G0200805075000400098724 SERVIZI ai SOCI GLI UFFICI DELL’ASSOCIAZIONE SONO APERTI: dal lunedì al giovedì 9:00-13:00 e 15:00-18:00; venerdì 9:00-13:00 Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma - Tel. 06.48.56.11 IL PUNTO • SERVIZI OPERATIVI CAF Aumentano le tariffe dei parcheggi Dal lunedì al giovedì: 9:30 - 12:30 e 15:00 - 18:30; venerdì: 9:30 - 12:30 CONTRATTI DI LOCAZIONE ASSISTENZA E INFORMAZIONI Lunedì dalle 15:30 alle 18:30; Venerdì dalle 10:00 alle 13:00 STIPULA Mercoledì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 Solo per appuntamento REDAZIONE TABELLE MILLESIMALI Lunedì dalle 10:00 alle 13:00; Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 - 18:30 COMPILAZIONE E PRESENTAZIONE MOD. 770 Dal lunedì al mercoledì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30; Giovedì e Venerdì dalle 9:30 alle 12:30 ELABORAZIONE BUSTE PAGHE Martedì e giovedì dalle 9:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:00 alle 18.30 • CONSULENZE LEGALE GENERALE Dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:30 alle 18:30 LEGALE GENERALE, DIRITTO AMMINISTRATIVO E PENALE Martedì dalle 10:00 alle 13:00 LEGALE: EQUITALIA-GERIT Tutti i martedì dalle 10:00 alle 13:00 DIRITTO DI FAMIGLIA Tutti i giovedì dalle 10:00 alle 13:00 CATASTO ED ESTIMO Lunedì dalle 10:00 alle 13:00; giovedì dalle 15:30 alle 18:30 DIRITTO DEL LAVORO (COLF E BADANTI) Giovedì e venerdì dalle 10:00 alle 13:00 REGIME SANZIONATORIO AMMINISTRATIVO (CONTRAVVENZIONI ELEVATE DAI COMUNI) Martedì dalle 10:00 alle 13:00 CASACONSUM DIRITTI DEI CONSUMATORI Il primo giovedì del mese dalle 15:30 alle 18.30 NOTARILE (COMPRESE COOP EDILIZIE) 1° e 3° mercoledì di ogni mese dalle 11:00 alle 13:00 DIRITTO DEL LAVORO (PORTIERI) Lunedì dalle 10:00 alle 13:00 Giovedì dalle 15:30 alle 18:30 IMPIANTISTICA, SICUREZZA E PREVENZIONE INCENDI mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30; Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 URBANISTICA, EDILIZIA lunedì dalle 10:00 alle 13:00; mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 15:30 alle 18:30; DIRITTO TRIBUTARIO martedì e venerdì dalle 11:00 alle 13:00; martedì dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 10:00 alle 13:00 GESTIONE ENERGETICA E AMBIENTALE Mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30 Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA Su appuntamento NUOVO RISTRUTTURAZIONI, PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE Ing. F. Balistrieri Solo su appuntamento SPORTELLI DI ARPE-FEDERPROPRIETÀ Allo scopo di venire incontro alle esigenze dei soci, si è ritenuto opportuno istituire tre delegazioni nelle quali sarà svolta la consueta attività di consulenza legale-amministrativa. Le consulenze vanno prenotate telefonicamente. • Zona Centro: Studio avv. Giovanni Bardanzellu - Via Banco di S. Spirito n. 48, Roma - tel. 06/68805294 - 06/68806232 - I giovedì dalle 15:00 alle 17:00; • Zona Trionfale, Medaglie d’Oro, Balduina: Studio avv. Giuseppe Bonura Via Cipro n. 12, Roma - tel. 06/39720228 - I lunedì dalle 15:00 alle 17:00; • Zona Prati - Delle Vittorie: Studio avv. Giuseppe Magno - Via Nicotera n. 29, Roma - tel. 06/32111063 - 06/32111066 – I martedì dalle 15:00 alle 17:00; • Mentana: Studio avv. Daniela D'Artibale - Via Reatina n. 7a - Mentana tel. 06/94363127 - I lunedì e mercoledì dalle 16:30 alle 19:30; • Ariccia: Studio dott. Lucio Maselli - Via Innocenzo XII (loc. Fontana di Papa) - tel. 06/39743161 - cel. 333 7563279. Il salasso di fine estate è arrivato e ha colpito tutti i romani che sono costretti a usare l’automobile per andare al lavoro o per qualsiasi altra necessità. La Giunta Marino ha, infatti, deciso aumenti sia per la sosta nelle strisce blu – estese in tutta l’area del centro e nelle zone limitrofe – sia per entrare nelle Ztl. Il disegno del sindaco è chiaro e annunciato da tempo: scoraggiare l’uso della macchina e incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici. Ma il problema sta proprio nella pessima situazione del trasporto capitolino: due linee di metropolitana sono ormai insufficienti; il prolungamento della B1 atteso dall’estate del 2013 e ancora da inaugurare; una linea C che naviga a vista tra finanziamenti che non arrivano e incapacità di mandare avanti i cantieri e un trasporto di superficie che s’incaglia nelle centinaia di strozzature e di traffico che paralizzano la città. Intanto però, con l’intenzione di fare cassa, il Comune ha deciso di alzare le tariffe dei parcheggi sulle strisce blu. La sosta oraria è passata da 1 a 1,50 euro, ma quello che più penalizza è l’abolizione del mini-abbonamento giornaliero di 4 euro per 8 ore e di quello mensile a 70 euro. Stangata anche per i permessi per entrare nel centro storico che da settembre, a mano a mano che quelli vecchi sono andati in scadenza, sono passati da un minimo di 2.016 a un massimo di 2.816 euro, secondo la cilindrata dell’auto. E dalla batosta non sono stati risparmiati neppure i residenti: per loro il permesso alla Ztl arriva a costare fino a 1.016 euro. Ma per chi intendesse utilizzare i parcheggi, in che condizioni si trova il famoso piano elaborato dal Comune? Anche in questo caso, disastrosa. A oggi non sono ancora disponibili circa 1.300 posti considerati necessari per snellire il traffico nei punti nevralgici della città. A far discutere sono anche i numerosi parcheggi inutilizzati. Quello di piazza Euclide, inaugurato da Veltroni nel 2004, è chiuso per «troppa tecnologia» (il meccanismo che doveva garantire la riconsegna dell’auto in 65 secondi si è guastato e non è mai stato riparato); e quello di scambio (650 posti) della stazione Cornelia della metro A, inaugurato nel 2001 e mai usato per gravi difetti funzionali. Fermo anche il parcheggio di viale Giulio Agricola: qui da anni i residenti lottano addirittura contro un cantiere “fantasma” diventato una discarica. E ancora c’è il problema dei parcheggi di piazzale della Radio, via Magna Grecia, via Chiana, via Antonelli e via Bruno Buozzi: tutto fermo da più di un anno e mezzo. Pertanto occorre aumentare i parcheggi, non le tasse! la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 29 LE VICENDE STORICHE DELL’OPERA GIÀ PREVISTA DAL PRG DEL 1962 La linea C della metropolitana A Roma le scelte della politica del trasporto pubblico hanno sofferto del mancato coordinamento con quelle dell’assetto urbanistico della città, soprattutto dopo gli anni Novanta di Pietro Samperi - Urbanista D opo i numerosi esempi di mala politica urbanistica del Comune di Roma negli ultimi decenni, accennati da questa rivista, merita affrontare le vicende della linea metro C, dalla previsione nel p.r.g. del 1962, alla decisione, assunta alla fine degli anni 90, di realizzarla con priorità, fino allo stato attuale dei lavori ancora in corso, i cui costi sono lievitati in misura abnorme. Questa circostanza si somma ai disagi della popolazione di non fruire ancora della linea e di subire l’invasiva presenza dei cantieri. Le responsabilità delle decisioni trascorse, di recente attribuite ipocritamente agli amministratori dell’ultimo breve periodo, sono enormi, anche perché ciò che è avvenuto era stato esattamente previsto e pubblicizzato (io stesso ne avevo scritto su Il Tempo), e formato oggetto di un ricorso al TAR di Italia Nostra. È utile riassumere alcune vicende storiche non tanto per individuare e punire i responsabili, 30 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 quanto per evitare di ripeterne gli errori. A Roma le scelte della politica del trasporto pubblico, a cominciare dalla rete della metropolitana, hanno sofferto del mancato o scarsissimo coordinamento con quelle dell’assetto urbanistico della città e dell’area metropolitana, soprattutto dopo gli anni Novanta e durante la lunga elaborazione dell’ultimo p.r.g. In quest’ultima fase, addirittura il sistema, e in particolare la rete della metropolitana, sono stati concepiti a prescindere dalle previsioni di assetto e di sviluppo urbanistico futuro, attraverso uno strumento, il Programma integrato della mobilità (PROIMO), curato direttamente dal settore competente del traffico e dai relativi tecnici, sedicenti esperti anche di urbanistica. Si è così mirato a servire la domanda di spostamenti della città attuale anziché a sostenere, o meglio, promuovere quella relativa al nuovo p.r.g. Circa la storia recente della linea C, anzitutto se ne sono modificati nome e tracciato, tangenziale a sud del centro, che collega il quadrante est (da via Casilina) con quello nord-ovest. A fine anni 90 si stabilì la priorità di tale linea, iniziandone la costruzione da via Casilina, dove sostituiva l’esistente vicinale per Pantano. Le modifiche di tracciato rispetto a quello originale (via Prenestina, Colosseo, Piazza Venezia, nord-est) non furono mai motivate e il tratto successivo a piazza Lodi e ancor di più a S. Giovanni, è stato sempre fonte di difficoltà per l’attraversamento di parti interne al centro antico, dove, se lo scavo delle gallerie a foro cieco a maggiore profondità elimina i problemi di salvaguardia archeologica, in corrispondenza di stazioni e uscite non avviene altrettanto, per cui andranno eliminate una o più stazioni. Mancò un reale coordinamento fra i tre livelli territoriali (Regione, Provincia, Comune), pur con uno stesso schieramento politico. Il piano della Provincia, tecnicamente interessante, fu privo del necessario apporto comunale. La Regione avviò nel 1994 un quadro territoriale di riferimento regionale, cui non vollero collaborare Provincia e Comune. Il Quadro fu adottato dalla Giunta e, senza modifiche, da quella successiva, con il titolo di Piano territoriale regionale che, senza motivazioni, non fu però adottato. Nei primi anni 90, in previsione di redigere un nuovo p.r.g., il Comune avviò il citato PROIMO, invertendo l’ordine logico degli strumenti e falsando le basi di un nuovo assetto urbanistico. In particolare, s’inventò la nuova linea C. Premesso che l’avvio fu stabilito dal capolinea est, coincidente con quello della linea vicinale a Pantano, l’inizio dei lavori per la nuova linea, lasciata via Casilina, avvenne in galleria da piazza dei Mirti, via Teano, Pigneto, San Giovanni, Colosseo, dove i lavori in corso si fermano, in attesa di proseguire non si sa più fin dove. I lavori sul tracciato nuovo, da Centocelle hanno raggiunto piazza Lodi e proseguiranno fino al Colosseo. Il costo per terminare il tracciato progettato fino a Piazza Venezia (previsti 300 milioni di euro) si sa già che in realtà non sarà inferiore a 750 milioni, ma non si hanno notizie certe sulle difficoltà che potranno incontrare in questo tratto le gallerie e, soprattutto, la stazione. Il ruolo della Soprintendenza, particolarmente importante e delicato per questa linea, ha reso i rapporti con le imprese obiettivamente difficili, con conseguenze negative non tanto sull’andamento quanto sui tempi e i costi dei lavori, che hanno motivato rivendicazioni delle imprese per i ritardi sui tempi contrattuali, con contenziosi sul mancato rispetto del contratto d’appalto. Le conseguenze si sono aggravate a seguito delle note difficoltà dovute ai problemi burocratici e, peggio ancora, ai tempi biblici e ai costi della giustizia civile. Ma quest’aspetto, derivante dalla situazione archeologica dei terreni, non è stato ben valutato in precedenza e le conseguenze sono quelle che oggi emergono in tutta la loro gravità. Il tracciato non dovrebbe presentare grossi problemi nel tratto Pantano-San Giovanni. Poi, fino al Colosseo, presenta ancora problemi che vanno risolti al più presto per consentire la chiusura della “maglia” con la linea B, requisito fondamentale per una rete efficiente, anche se l’ubicazione della stazione Colosseo, protesa verso i Fori Imperiali, rende scomoda la corrispondenza con la B. Giunti al Colosseo, la tentazione di arrivare a Piazza Venezia ha senso solo contando sull’ulteriore proseguimento verso nord-ovest, dove le difficoltà sono notevolissime. Volendo accennare a questa ipotesi, le difficoltà archeologiche delle stazioni Argentina e Chiesa Nuova appaiono insormontabili, e costruire il tratto centrale di una metropolitana sotto il pieno centro e con un attraversamento del Tevere è una vera follia tecnica ed economica. Ricapitolando, fino al Colosseo il problema è condizionato prevalen- temente dalla convenienza di mettere a profitto le somme già spese. Ma per proseguire devono porsi altri aspetti sul bilancio costi/benefici, valutando la presenza di altri interventi capaci di recare maggiori benefici alla mobilità. Va accennato infine, per dimostrare la leggerezza con cui si prendono decisioni così importanti, accennare alla scelta di pochi anni fa di una quarta linea (D), in totale variante al p.r.g., con tracciato nord–sud, all’incirca parallelo, verso ovest, alla B, attraversante in pieno il centro storico (addirittura sotto piazza S. Silvestro), ignorando l’esperienza della C, con le connesse difficoltà dei lavori e le conseguenze su costi e tempi. Anche ammesso che vi siano le risorse finanziarie, si è insistito a lungo su questa scelta, fino alla formulazione del bando di gara per appaltare progetto e realizzazione. È stato evitato in extremis un bando che avrebbe consentito alle imprese partecipanti di chiedere al Comune i danni per le spese. Interrogazioni al Comune e alla Regione Quanto sia sentito dai romani l’annoso problema del tratto della linea C della metropolitana fra il Colosseo e Piazza Venezia, lo dimostrano anche le recenti interrogazioni a risposta scritta presentate al Comune e alla Regione da due esponenti dell’opposizione (Forza Italia), rispettivamente gli onorevoli Giovanni Quarzo e Luca Gramazio. I due consiglieri, infatti, invitano le rispettive amministrazioni a trovare finalmente un accordo per accelerare il progetto che, pensato già dal 1962 e programmato alla fine degli anni 90, deve ancora vedere la luce. Lo spunto viene da notizie apparse sulla stampa nelle ultime settimane, dove si esprimevano dubbi sulla possibilità di finanziare l’opera. Infatti, la cifra di cui si dispone (circa 300 milioni di euro) è ritenuta insufficiente, sia per problemi archeologici sia per la scelta di stabilire per un tempo piuttosto lungo il capolinea a Piazza Venezia, dove non esistono incroci con altre linee, anziché al Colosseo dove già transita la linea B. Appare evidente, scrivono gli interroganti, che i responsabili pubblici di tale opera sono più interessati a sostituire in continuazione le varie governance susseguitesi nel tempo, che a individuare e risolvere gli aspetti tecnici e quelli di natura economica e finanziaria del progetto. Quarzo e Gramazio, dopo aver deprecato l’inconcludenza che da troppi anni accompagna questa vicenda, chiedono a Comune e Regione di «trovare, nell’ambito delle rispettive competenze, il metodo e gli strumenti per completare l’opera, adottando le soluzioni necessarie a superare le difficoltà create dalla spericolata scelta del tracciato». la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 31 DOPO LA CHIUSURA DI MALAGROTTA Aspettando un piano per la gestione dei rifiuti La raccolta differenziata richiede nuovi metodi e attrezzature. Non si conosce il destino della spazzatura né di progetti per la sua valorizzazione di Giuseppe Sappa – Associato di Geologia all’Università “La Sapienza” di Roma L e dichiarazioni di Bruno Vespa, dell’archistar Massimiliano Fuksas, e dello sceneggiatore Enrico Vanzina ma anche le lamentele di tanti cittadini comuni che vedono le strade coperte di rifiuti sono state molto severe con il sindaco Ignazio Marino, il quale, bisogna riconoscerlo, è riuscito, insieme all’assessore all’ambiente Estella Marino, dove non avevano avuto successo né il precedente sindaco, Alemanno, né l’ex presidente della Regione Lazio, Polverini: la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta. Tuttavia, la crescente inefficienza del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani di Roma, si riflette purtroppo anche sui costi, che, da quando la discarica di Malagrotta è stata chiusa, sono aumentati, di oltre il 50% e non ci sono elementi che facciano presumere un’inversione di tendenza perchè manca qualunque avvisaglia di un cambiamento strategico nella gestione dei rifiuti solidi nella città più grande d’Italia. Estella Marino continua a ripetere che serve un cambiamento culturale in tema di rifiuti, ma stenta a formularlo. Peraltro, fra le tante risposte fornite dal Sindaco e dalla stessa utility del Comune di Roma che gestisce i servizi ambientali (AMA s.p.a.), manca all’appello quella che aiuterebbe a capire la situazione, e anche l’indirizzo cui potrebbe rivolgersi l’Amministrazione capitolina: dopo il transito negli impianti per il trattamento meccanico biologico, dove finiscono i rifiuti solidi prodotti dai romani? Com’è noto, la chiusura di Malagrotta doveva essere il 30 giugno 2008, ma è stata realizzata solo cinque anni dopo (settembre 2013): si è perso tutto questo tempo per pensare un sistema alternativo per il ciclo dei rifiuti della Capitale. Di questo non si possono addebita- unione nazionale esperti diritto immobiliare XXX CORSO DI QUALIFICAZIONE PER AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO Al termine del ciclo formativo sarà rilasciato un attestato di partecipazione PER PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI Tel: 06485611, fax: 064746062 Via San Nicola da Tolentino 21 – 00187 Roma 32 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 re responsabilità al sindaco Marino, né all’attuale presidente della Regione Lazio Zingaretti, ma al primo, più che al secondo, si può chiedere conto di una scelta, assunta in tutta fretta, senza apparentemente avere in tasca un piano industriale alternativo, che andasse oltre l’obbligo per l’AMA di trovare giorno per giorno un recapito per i rifiuti solidi, peraltro già sottoposti a trattamento meccanico e biologico. Ciò che, infatti, appare non essere considerato in modo adeguato, è che la conversione alla raccolta differenziata di un sistema da sempre fondato sulla raccolta del “tal quale” richiede all’AMA un piano industriale ex novo: i mezzi di trasporto sono diversi, i contenitori pure, i turni di raccolta rispondono a esigenze differenti. Infine, è necessario un forte coinvolgimento dei cittadini che, negli ultimi venti anni, hanno assistito a troppe false partenze. Non è pensabile che tutto cambi nel giro di pochi mesi, ma è ragionevole attendersi che nel momento in cui, chiudendo Malagrotta, s’interrompe – si spera definitivamente – un siste- ma di gestione dei rifiuti, siano chiare le linee d’indirizzo per avviarne uno nuovo. Non si tratta, infatti, di sorvegliare le strade, mandando i dirigenti dell’AMA, o di stimolare un maggiore impegno dei quadri intermedi deputati al controllo della pulizia delle strade, ma di disegnare un nuovo modello, di cui a oltre otto mesi dalla chiusura di Malagrotta, non si vede traccia. Si ha l’impressione che si tenti di scaricare sull’AMA le tensioni derivate dalla debolezza dell’orientamento politico in materia. Scartata, infatti, l’ipotesi di “termo-valorizzare” i rifiuti, scelta che in altre zone d’Italia, si è dimostrata risolutiva (ma che a Roma sembra inattuabile) non resta che procedere nello sviluppo avanzato del sistema di raccolta differenziata per il quale il Campidoglio vanta il raggiungimento della soglia del 40% senza però spiegare gli step successivi del ciclo. In altre parole, se non si prevede un’adeguata valorizzazione economica dei rifiuti, è difficile che il sistema possa essere destinato a una progressiva crescita che consenta di raggiungere, ad es., i risultati di Milano, dove, dietro la percentuale dell’80% di raccolta differenziata, c’è il recupero delle materie seconde per i più diversi usi industriali. Se si considera che Roma produce più rifiuti di intere regioni italiane (che hanno risolto in modo brillante il problema) se ne conclude che oltre all’approccio ideologico finora seguito, avrebbe bisogno di una strategia, di un’idea che vada oltre le enunciazioni di principio e le dichiarazioni critiche di condanna del comportamento dell’AMA, la quale ha le sue responsabilità, tra cui la principale è di non essere riuscita, in oltre venti anni di esistenza, a diventare una vera azienda industriale, rimanendo un’incompiuta trasformazione del vecchio servizio di nettezza urbana. Peraltro recentemente è stato sottoscritto un contratto di servizio fra l’AMA e il Comune di Roma dal quale sembra difficile poter desumere quei segnali di cambiamento che le dichiarazioni dell’Amministrazione capitolina sembrano rivendicare. Se è vero, infatti, che raccolta e spazzamento potrebbero diventare il core business di una moderna azienda di servizi pubblici, resta da capire la strategia del Comune per il trattamento e il recupero della raccolta differenziata, sia umida sia secca. Il ritardo accumulato in questi mesi rischia di esporre il sistema a un’altra soluzione emergenziale che potrebbe condurre nuovamente il settore nelle mani di qualche monopolista, pubblico o privato, che, nelle vesti di salvatore della città, si sostituirà al gestore di Malagrotta, con costi sicuramente più elevati. Certamente sarebbe meglio provare a immaginare un’azione di diffusa privatizzazione del sistema di stoccaggio e valorizzazione della raccolta differenziata, da attuare per mezzo di un numero elevato di operatori (cui l’AMA potrebbe conferire i rifiuti raccolti), distribuiti lungo la cintura perimetrale del territorio comunale adeguatamente selezionati, che garantiscano flessibilità e concorrenza economica nell’espletamento del servizio di smaltimento finale, con una progressiva riduzione della tariffa per i cittadini. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 33 CONSULTA NAZIONALE PER L’AMBIENTE Roma: i valori da tutelare Appello per la salvaguardia del patrimonio ambientale, archeologico ed edilizio della Capitale Premesso: che FEDERPROPRIETÀ-AMBIENTE è un “ente ambientalista” per decreto del Ministero dell’ambiente; che l’ambiente va inteso nelle varie manifestazioni: atmosfera, natura, paesaggio agricolo e urbano. che FEDERPROPRIETÀ-AMBIENTE raccoglie proprietari edilizi che in gran parte occupano il proprio alloggio, per uso abitazione o di attività lavorative, i quali nel complesso superano l’80% delle famiglie italiane; che il p.r.g. amplia il tradizionale centro storico, definendolo “città storica”, e individua, attraverso la Carta per la qualità e i Tessuti, le varie parti del territorio, attribuendo al patrimonio archeologico e monumentale dell’area centrale e di episodi isolati in aree periferiche e agricole, una disciplina di salvaguardia dello stato e 34 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 relative sistemazioni attuali, riaffermando e consolidando i vincoli apposti dai competenti organi; che anche la “città consolidata” contiene valori complessivi da salvaguardare; che le periferie, in parte di origine abusiva, dovranno recuperare valori urbanistici, talora storici; che il territorio agricolo, preponderante nel Comune di Roma e ricco di valori ambientali e, spesso, monumentali antichi, non può considerarsi una destinazione residuale delle altre urbanizzate, ma è a tutti gli effetti produttiva e meritevole di interesse anche economico; che parte del patrimonio edilizio, pubblico e privato, manifesta, soprattutto nelle strutture portanti, segni di obsolescenza, più gravi ove sommati a rischi sismici e idrogeologici; che i proprietari immobiliari sono responsabili e direttamente interessati a conservare – e arricchire, ove compatibili con la salvaguardia ambientale – le caratteristiche e i valori attuali, che, soprattutto nelle aree archeologiche più antiche, presentano sistemazioni ormai storicizzate, non suscettibili di modifiche; che gli interventi, soprattutto esterni o ai margini del Comune, dovranno considerare questo nelle dimensioni e organizzazione amministrativa che saranno definite per la città metropolitana, quale, di fatto, è Roma; la Consulta nazionale per l’ambiente rivolge al Comune di Roma, alla Regione Lazio, al Ministero per i beni culturali e ambientali e relative Soprintendenze e a tutti gli altri soggetti, pubblici e privati, interessati un appello affinché: Le aree archeologiche centrali non subiscano significative modifiche, al di là di completamenti e approfondi- menti delle aree individuate, nonché opere di ordinaria e straordinaria manutenzione, per rendere più sicure e ordinate le aree aperte al pubblico, al fine di garantire la sicurezza dei visitatori. Le aree archeologiche esterne alla città costruita siano valorizzate e sistemate così da conferire, rispetto alle loro caratteristiche, immagine e significati di appartenenza alla città di Roma. La città storica, non limitata al centro storico (p.r.g. 1962), ma estesa ad aree che hanno acquisito caratteristiche degne di salvaguardia, come affermò la variante 1974 e il p.r.g. vigente, non abbia più una disciplina limitata alle opere edilizie, ma estesa a contenuti urbanistici (strade e piazze, aree verdi, arredo, ecc.). La città moderna consolidata, posteriore al 1870 e costruita fino agli anni ’30, riservi eventuali spazi inedificati a coprire l’arretrato di spazi pubblici, mantenendo la struttura urbanistica attuale, salvo opere infrastrutturali necessarie per motivi funzionali, e coerenti con l’ambiente urbano esistente. Le periferie degradate esterne alle zone suddette, sorte dopo gli anni ’30 con sommari strumenti urbanistici e, dopo gli anni ’60, spesso abusivamente, siano recuperate attraverso il completamento di infrastrutture, servizi e verde pubblico, integrate fra loro e assumendo adeguati effetti urbani; vi siano consentite attività artigianali di servizio, favorendovi il trasferimento di quelle insediate in zone urbane centrali. Il territorio agricolo sia riservato all’uso agricolo, con relative infrastrutture, servizi e residenze limitate a favorire la produttività, soprattutto per la domanda locale (“chilometro zero”) senza ammettervi nuovi insediamenti residenziali, le cui esigenze infrastrutturali urbane non sarebbero più sostenibili dalla città; essi saranno previsti nell’area metropolitana, nel rispetto dell’ambiente e collegati rapidamente con la città. Le altezze massime degli edifici siano definite negli strumenti urbani- stici, con valori non superiori a m. 60 entro il GRA e a m. 110 all’esterno, al fine di conservare a Roma l’immagine tradizionale e unica. Il verde pubblico urbano, con particolare attenzione per il ricco patrimonio arboreo, sia meglio conservato, mantenuto e, soprattutto, rinnovato, mettendolo in opera con attenzione per le pavimentazioni. L’inquinamento atmosferico sia sottoposto a un maggiore controllo, fin dalle fonti. Firmato: prof. arch. Paolo Portoghesi, Presidente onorario (Storia dell’Architettura – Univ. La Sapienza); prof. ing. Pietro Samperi, Presidente (Gestione urbanistica – Univ. La Sapienza). Componenti della Consulta nazionale per l’ambiente: prof. arch. Sandro Benedetti (Storia dell’archi- tettura – Univ. La Sapienza); prof. dott. Claudio Botrè (Chimica fisica – Univ. La Sapienza); prof. ing. Massimo Cestelli Guidi (Scienza delle costruzioni – Univ. La Sapienza); dott. ing. Paolo Clemente (Dirigente ENEA); prof. ing. Livio De Santoli (Fisica tecnica – Univ. La Sapienza); prof. Amedeo Gargiulo (Ingegneria dei trasporti - Univ. La Sapienza); prof. ing. Stefano Gori (Tecnica ed economia dei trasporti - Univ. Roma 3); prof. arch. Francesco Karrer (Urbanistica - Univ. La Sapienza); dott. Marco Ravaglioli (giornalista, portavoce); prof. ing. Gianludovico Rolli (Tecnica urbanistica – Univ. dell’Aquila); prof. ing. Giuseppe Sappa (Geologia – Univ. La Sapienza); prof. arch. Tommaso Scalesse (Storia dell’architettura – Università di Chieti - Pescara); dott. ing. Cesare Bifano (Segretario generale). Da Città Eterna a città sporca Quanto sia giustificato, sincero e doveroso il grido di dolore di tutti coloro i quali hanno a cuore il buon nome della Capitale d’Italia, a iniziare dai Membri della Consulta nazionale per l’ambiente di FEDERPROPRIETÀ con alla testa i suoi vertici, il prof. arch. Paolo Portoghesi, e il prof. ing. Pietro Samperi, lo hanno dimostrato gli eventi verificatisi al rientro dalle ferie estive con l’inizio delle piogge autunnali. Nonostante le promesse del Sindaco Marino sulla messa in sicurezza del verde pubblico e dei beni ambientali, dopo le piogge di gennaio che avevano causato la chiusura per mesi di diverse importanti vie di scorrimento, e alcune non sono state ancora riaperte a distanza di quasi nove mesi, tutto si è ripetuto con immancabile puntualità. La pioggia e il forte vento hanno, infatti, causato la caduta di un platano sulla via Nomentana all’altezza della centralissima Porta Pia. Si è sfiorata la tragedia, con quattro feriti tra cui uno in gravi condizioni e una donna incinta. Stessa cosa con un albero caduto a Roma in via Sant’Angela Merici che ha causato un altro ferito. La via Nomentana è stata momentaneamente chiusa al traffico perché i rami caduti avevano tranciato anche i cavi aerei della linea dei filobus. E pensare che avevano promesso che per ogni albero caduto nella città di Roma ne sarebbero stati piantati tre. Nella stessa giornata, nei pressi del Parlamento, il maltempo ha provocato danni alla storica chiesa che si trova a fianco delle poste di piazza San Silvestro. Sono infatti cadute alcune parti dei cornicioni. Roma non è mai stata così degradata. Cassonetti della spazzatura pieni di rifiuti, invasa da topi che vicino all’immondizia trovano la più ampia forma di sostentamento. La Città della dolce vita di Fellini si è trasformata nella città di una vita amara mentre la grande bellezza si è trasformata nella grande schifezza. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 35 Sei nella categoria PRONTO INTERVENTO e VIDEOISPEZIONI Specialisti dell’ambiente • Pronto Intervento Fognario • Spurgo e ripristino fognature • Verifica asseverata • Video ispezione Tel. 06.6243874 [email protected] Tel. 335.7470642 [email protected] Sopralluoghi e preventivi gratuiti da ingegnere idraulico Verifica conformità impianti fognari previa videoispezione L’ECOLOGICA Consulenze e Certificazioni Energetiche Contratti manutenzione fognature PRONTO INTERVENTO 24 ORE SU 24 Tel. 06.41734277 [email protected] Tel. 335.7157222 [email protected] Impresa del mese questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it Pronto intervento (24h su 24) Contratti manutenzione fognature Videoispezioni televisive per impianti fognari con apparecchiature ad alta tecnologia Agevolazioni particolari agli associati ARPE GRATUITO [email protected] Via M. Bianchini, 51 - 00142 Roma 36 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 Impresa di Ottobrebre: L’ECOLOGICA SE L’IMPOSTA DI REGISTRO È PAGATA IN ECCESSO Il notaio non ha diritto al rimborso Nel caso di errori nella registrazione di atti rogati,con eccedenze evidenziate in modo automatico dal sistema informativo, l’indennizzo spetta solo alle parti, mentre il professionista rogante potrà ricorrere alla compensazione di Salvatore Albanese L ’azione volta a far valere il diritto di rimborso dell’imposta di registro non dovuta non è esercitabile dal notaio che ha pagato l’imposta in veste di obbligato, ma dal contribuente titolare del rapporto tributario. Ciò è quanto emerge dalla giurisprudenza della Cassazione, la quale aveva stabilito, già con la sentenza n. 9440/2005, che il notaio rogante non rientra tra i soggetti legittimati a chiedere il rimborso dell’imposta di registro versata con aliquota superiore; successivamente, con la n. 22918/2007, in materia d’imposta di registro, ha negato la legittimazione del notaio rogante a richiedere il rimborso di somme versate in eccedenza dato che il DPR 26 aprile 1986, n. 131, art. 77, limitando il diritto al rimborso delle somme corrisposte in eccedenza al “contribuente” e al «soggetto nei cui confronti la sanzione è stata applicata», unici interessati alla corretta determinazione dell’imposta, e precisando che «il notaio rogante – pur obbligato a richiedere la registrazione dell’atto e […] a pagare l’imposta principale in solido con le parti nel cui interesse è richiesta la registrazione – resta estraneo al rapporto tributario, in quanto è solo responsabile d’imposta, quale soggetto obbligato al pagamento della stessa per fatti e situazioni, riferibili esclusivamente ad altri». Da parte sua l’Agenzia delle entrate, con risoluzione 11.12.2013, n. 90/E, chiarisce, in ossequio all’orientamento della Cassazione che, in ipotesi di somme versate in eccesso in sede di registrazione di atti rogati, la domanda di rimborso può essere presentata unicamente dalle parti contraenti e non anche dal notaio, poiché estraneo al rapporto tributario. La risoluzione n. 90E citata scaturisce dall’istanza presentata dai notai, i quali avevano chiesto all’Agenzia le modalità di recupero (a “rimborso” oppure mediante “compensazione”, ai sensi dell’art. 3-ter del d.lgs. n. 463/1997 modificato dal d.lgs. n. 9/2000) delle imposte di registro versate in più in sede di autoliquidazione degli atti telematici redatti per conto dei loro clienti e non dovute in virtù dei chiarimenti successivamente intervenuti in ordine al periodo dal 2008 fino al 7 ottobre 2011, data di emissione della circolare n. 44/2011, atteso che diverse erano state le interpretazioni e i comportamenti adottati dai diversi uffici territoriali in ambito nazionale. Al riguardo si ricorda che la disposizione contenuta nell’articolo 3-ter, ultimo comma, del d.lgs. 18 dicembre 1997, n. 463 così recita: «Per i notai è ammessa la compensazione di tutte le somme versate in eccesso in sede di autoliquidazione con le imposte dovute per atti di data posteriore, con conseguente esclusione della possibilità di richiedere il rimborso all’Amministrazione finanziaria». Con tale norma il legislatore ha, infatti, inteso estendere l’istituto della compensazione, introdotto dal d.lgs. 9 lu- glio 1997, n. 241, anche a favore dei notai con riferimento alle somme versate in eccesso in sede di autoliquidazione, a valere sulle imposte dovute per atti di data posteriore. L’ambito di operatività della compensazione di cui al richiamato articolo 3-ter è circoscritto esclusivamente alla fase di autoliquidazione del tributo. Nella circolare dell’Agenzia del territorio 2 maggio 2002, n. 3, si legge, infatti, che «Le eccedenze di pagamento sono evidenziate in modo automatico dal sistema informativo che consente agli uffici di conoscere se le imposte autoliquidate si discostano in eccesso o in difetto rispetto a quelle calcolate dal sistema stesso», circostanza che dà immediata evidenza all’eccedenza a credito compensabile, come si è detto, dal notaio stesso con imposte dovute per atti successivi. Va da se che la compensazione in argomento è ammessa unicamente nel caso di somme versate per mero errore in fase di autoliquidazione, imprecisione riscontrata dall’Ufficio dell’Agenzia delle entrate in sede di controllo dell’autoliquidazione operata dal notaio. Ne discende che successivamente non è più ammessa la possibilità per i notai di compensare quanto versato in eccesso. Chiarito che alla fattispecie in esame non è applicabile l’articolo 3-ter, occorre valutare se il notaio rogante sia legittimato a richiedere il rimborso sulla base di quanto previsto dall’articolo 77 del DPR 26 aprile 1986, n. 131. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 37 PORTIERCASSA Prestazioni aumentate a favore degli aderenti al Contratto di Lavoro FEDERPROPRIETÀ - ARPE - UPPI CONFAPPI - CONFSAL A) RIMBORSO INDENNITÀ GIORNALIERA MALATTIA DEL PORTIERE è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 33,00 dal 4° al 20° giorno di malattia - Euro 39,00 dal 21° al 180° giorno di malattia La prestazione viene corrisposta una volta ogni 365 giorni. DOCUMENTI NECESSARI del dipendente e del datore di lavoro caso di ricovero ospedaliero pagamento delle indennità di cui chiede il rimborso • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Nei casi di Infortuni ( esclusi infortuni sul lavoro) occorre il verbale di pronto soccorso nonché idonea documentazione dalla quale risultino le modalità dell’evento Via Barberini, 29 - 00187 Roma tel. 06.48.56.11 (r.a.) - 06.42.01.22.94 fax 06.42.00.42.36 D) RIMBORSO SPESE MEDICHE PER I LAVORATORI CON ETÀ SUPERIORE AI 40 ANNI (estendibile al nucleo famigliare) è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 200, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia delle fatture relative alle prestazioni mediche • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa (Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Certificato stato di famiglia E) BORSA DI STUDIO ISCRIZIONE I° ANNO UNIVERSITÀ è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 600, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia dei versamenti relativi alla 1° e 2° rata universitaria Polizza • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) F) BORSA DI STUDIO CON VOTAZIONE 100/100 PER 5° ANNO SCUOLA MEDIA SUPERIORE B) ASSEGNO PER LA NASCITA DI UN FIGLIO è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 1000, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Certificato di diploma è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 500, 00 per ciascun nato DOCUMENTI NECESSARI • Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) G) CONTRIBUTO PER FAMIGLIE IN CUI è E PRESENTE UN DIVERSAMENTE ABILE CON PERCENTUALE MAGGIORE O UGUALE AL 65% è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 2000,00 per coniuge disabile C) CONTRIBUTO PER IL DECESSO DEL PORTIERE è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 300, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) il lavoro è un DIRITTO proteggerlo una CONQUISTA DOCUMENTI NECESSARI • Certificato rilasciato dall’INPS che attesti l’invalidità del disabile • Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Consegna documenti entro il 28/2 GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente 1) Prescrizione quinquennale per le spese condominiali La Corte di cassazione, seconda sezione civile, con la sentenza 25.02.2014 n. 4489, ha stabilito con fermezza che alle spese condominiali è applicabile la disciplina dell’art. 2948 comma 4, secondo il quale la prescrizione è di cinque anni per «tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi», proprio come accade con il pagamento, appunto periodico, delle quote delle spese condominiali, a carico di ogni singolo condomino. L’amministratore deve quindi esercitare l’azione per il recupero delle spese condominiali non pagate, contro i condomini morosi, entro il termine di cinque anni. Ma la questione più controversa è quella del dies a quo della suddetta prescrizione. Invero, nell’ultimo periodo si era assistito favorevolmente a un’evoluzione della giurisprudenza, secondo la quale il suddetto termine prescrizionale decorreva dalla sola delibera dell’assemblea che approvava le spese condominiali, e non a seguito della successiva delibera di approvazione dello stato di riparto, come si riteneva, invece, fosse necessario in passato. La Cassazione, Sez. II Civile, con la sentenza 21 luglio 2005 n. 15288, spiegava, infatti, che «L’obbligo dei condomini di contribuire al pagamento delle spese condominiali sorge per effetto della delibera dell’assemblea che le approva e non a seguito della successiva delibera di ripartizione, volta soltanto a rendere liquido un debito preesistente e che può anche mancare, ove esistano tabelle millesimali, per cui l’individuazione delle somme concretamente dovute dai singoli condomini è il frutto di una semplice operazione aritmetica». Ora, con la sentenza n. 4489/2014 in commento, la suprema Corte opera una battuta d’arresto nella predetta evoluzione, e torna a riconsiderare anche la delibera dello stato di riparto. La Cassazione afferma testualmente, che la «decorrenza [della prescrizione di cinque anni delle spese condominiali, n.d.r.] è da rapportarsi alla data della delibera di approvazione del rendiconto delle spese e del relativo stato di riparto». 2) I vizi relativi alla convocazione dell’assemblea non possono essere sollevati da chi vi ha partecipato Secondo la Corte di cassazione, sentenza 13.05.2014, n. 10338, non si può impugnare la delibera assembleare per vizi relativi alla convocazione dell’assemblea il condomino che, convocato, vi ha partecipato esprimendo il proprio parere. 3) No al sollecito di pagamento presso il datore di lavoro Inviare un sollecito di pagamento al datore di lavoro di un condomino moroso, anziché a lui personalmente, costituisce un illecito trattamento di dati personali secondo quanto stabilito dal Garante della privacy con provvedimento 19.06.2014 n. 314. Il sollecito, inviato dall’amministratore su richiesta del proprietario dell’appartamento affittato al condomino che era in ritardo con i pagamenti di alcune rate, era stato spedito a un indirizzo di posta elettronica accessibile da chiunque sul posto di lavoro e riportava anche l’ammontare del debito. Per quanto concerne l’osservanza dei fondamentali principi di liceità e correttezza posti dall’art. 11, comma 1, lett. a del codice, il Garante, proprio con riferimento all’attività di recupero crediti, ha avuto modo di affermare che «chiunque effettui un trattamento di dati personali, in ossequio ai principi di liceità e correttezza, debba astenersi dal comunicare ingiustificatamente a soggetti terzi rispetto al debitore, informazioni relative alla condizione d’inadempimento nella quale versa l’interessato (comportamento talora tenuto per esercitare indebite pressioni sul debitore al fine di conseguire il pagamen- to della somma dovuta), avendo cura di evitare, nel tentativo di prendere contatto con il medesimo (anche attraverso terzi), comportamenti suscettibili di incidere sulla sua dignità». L’Autorità, intervenuta su reclamo dell’interessato, ha accertato che l’amministratore è incorso in un trattamento di dati non conforme alla legge, perché lesivo della dignità della persona ed effettuato senza consenso del condomino, che non aveva autorizzato quel tipo di comunicazione. 4) Poteri dell’amministratore di condominio Per la Corte di cassazione, seconda sezione civile, con la sentenza 14.05.2014, n. 10607 l’amministratore del condominio conserva i poteri conferitigli dalla legge, dall’assemblea o dal regolamento di condominio anche se la delibera di nomina (o quella di conferma) è stata oggetto d’impugnativa davanti all’autorità giudiziaria per vizi comportanti la nullità o annullabilità della delibera stessa, ovvero sia decaduto dalla carica per scadenza del mandato, fino a quando non sia sostituito con provvedimento del giudice o con nuova deliberazione dell’assemblea dei condomini. È il principio espresso dai i giudici del Palazzaccio per il caso in esame (in una fattispecie governata, ratione temporis, dall’art. 1129 c.c. nella sua versione originaria, anteriore alla modifica apportata dall’art. 9 della legge n. 220/12, entrata in vigore il 18.6.2013), vertente sul ricorso proposto da alcuni condomini avverso la sentenza di reiezione della domanda di annullamento di una delibera dell’assemblea del condominio con la quale era stato approvato il bilancio e confermato l’amministratore. A sostegno della domanda i ricorrenti avevano dedotto l’irregolare costituzione dell’assemblea per omessa convocazione di alcuni condomini e il mancato raggiungimento del quorum deliberativo. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 39 LOCAZIONI La morosità incolpevole Le condizioni per accedere al fondo istituito dal Governo per aiutare conduttori in buona fede impossibilitati a pagare i canoni di affitto. Stanziati 40 milioni di euro per il biennio 2014-15 di Giuseppe Magno - Avvocato I l decreto legge n. 102 del 31.08.2013, nell’ambito delle misure di sostegno all’accesso all’abitazione e al settore immobiliare, all’art 6 comma 5, ha introdotto il concetto di “morosità incolpevole” del conduttore di immobili ad uso abitativo dovendosi ritenere, come tali, quei soggetti che non sono in grado di affrontare l’onere economico consistente nel pagamento dei canoni di locazione per cause di forza maggiore ovvero per motivi indipendenti dalla loro volontà. Oggi, con decreto del Ministro delle infrastrutture di concerto con il Ministro dell’economia – ancora in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale – verranno chiariti alcuni aspetti della complessa e confusa questione alla scopo, si spera, di prestare effettivo sollievo ad alcune categorie sociali che non sono in grado, come si è detto dianzi, di assicurare il tetto alla propria famiglia. Per “morosità incolpevole” secondo il summenzionato decreto, più precisamente, s’intende «la situazione di sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone locativo a ragione della perdita o consistente riduzione della capacità reddituale del nucleo familiare». L’art 2 co. 2 del decreto in oggetto fissa ora le specifiche cause di morosità incolpevole individuandole in: ■■ perdita del lavoro per licenziamento ■■ accordi aziendali o sindacali con consistente riduzione dell’orario di lavoro; ■■ cassa integrazione ordinaria e straordinaria che limiti notevolmente la capacità reddituale; ■■ mancato rinnovo di contratti a termine o di lavoro atipici; ■■ cessazione di attività libero-professionali o di imprese registrate, derivanti da cause di forza maggiore o da perdita di avviamento in misura Agevolazioni fiscali per sostituire gli infissi del condominio L’Associazione dei geometri fiscalisti ha fornito dei chiarimenti in merito alle agevolazioni fiscali per la sostituzione degli infissi in condominio. Per prima cosa è bene chiarire che si tratta di un intervento di manutenzione straordinaria e quindi richiede la denuncia d’inizio attività (DIA), anche se il regolamento edilizio del Comune di riferimento potrebbe escludere tale procedura. Per la sostituzione degli infissi (fino al 30 giugno 2015 solo per i condomìni) è prevista la detrazione del 65%, con un massimo di 60 mila euro in dieci anni. Per usufruire dell’agevolazione, occorrono: 1) la dichiarazione rilasciata da un tecnico abilitato (o dalla ditta produttrice) che specifichi il valore della trasmittanza termica dei vecchi infissi e dei nuovi, assicurando il non superamento dei valori limite prescritti dal D.M. del 26 ottobre 2010; 2) la scheda informativa semplificata da inviare all’Enea via web, dove l’unico requisito tecnico richiesto è il valore della trasmittanza termica delle finestre comprensive d’infissi. 40 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 consistente; ■■ malattia grave, infortunio o decesso di un componente del nucleo familiare che abbia comportato o la riduzione del reddito complessivo del nucleo medesimo o la necessità dell’impiego di parte notevole del reddito per fronteggiare rilevanti spese mediche e assistenziali. La presenza di una di tali condizioni consentirà all’inquilino in serie difficoltà, per l’impossibilità di provvedere al pagamento del canone di locazione, di richiedere l’intervento dello Stato. Il Fondo a tale scopo istituito ammonta a 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 da destinarsi ai Comuni ad alta tensione abitativa che abbiano avviato bandi o altre procedure amministrative per l’erogazione di contributi in favore di inquilini morosi incolpevoli. Le risorse assegnate al Fondo sono ripartite tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano mediante l’assegnazione delle stesse prioritariamente alle Regioni che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo, attraverso percorsi di accompagnamento sociale dei soggetti sottoposti a sfratto. A tal fine i Comuni adotteranno le misure necessarie per comunicare alle Prefetture-Uffici territoriali del Governo l’elenco dei soggetti richiedenti che abbiano i requisiti per l’accesso al contributo. Tali condizioni sono fissate al primo comma dell’art. 3 del Decreto Ministeriale di imminente pubblicazione il quale prevede che i richiedenti: ■■ rispettino i parametri Isee previsti dal decreto ovvero abbiano un reddito non superiore a euro 35 mila o – in caso di reddito Isee da regolare ■■ ■■ ■■ ■■ attività lavorativa – non eccedente euro 26 mila; siano destinatari di atti di intimazione e di sfratto per morosità, con citazione per la convalida; siano titolari di contratti di locazione ad uso abitativo regolarmente registrati; siano residenti in un alloggio – non rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9 – oggetto di procedure di rilascio da almeno un anno; abbiano cittadinanza italiana o di un Paese europeo, ovvero, nei casi di cittadini non appartenenti all’Unione europea, siano in possesso di un titolo di soggiorno. I Comuni dovranno, tuttavia, verificare che il richiedente – o un componente del nucleo familiare –non risultino titolari di un diritto di proprietà, usufrutto, uso o abitazione nella provincia di residenza di altro immobile fruibile e adeguato alle esigenze del proprio nucleo familiare (Art. 3 secondo comma). Il successivo comma individua come titolo preferenziale per la concessione del contributo la presenza all’interno del nucleo familiare richiedente di anziani o portatori di handicap o minori, o a carico dei servizi sociali. Va tuttavia specificato che il decreto in oggetto fissa un limite all’entità del contributo il quale può essere concesso fino ad un importo massimo di euro 8.000,00. Tale valore massimo si giustifica proprio in ragione del fatto che il contributo deve servire a “sanare la morosità incolpevole accertata.” L’art 5 indica le priorità di utilizzo del contributo a favore di inquilini: a. destinatari di provvedimento di rilascio esecutivo per morosità incolpevole, che sottoscrivano con il proprietario dell’alloggio un nuovo contratto a canone concordato; b. la cui ridotta capacità economica non consenta il versamento di un deposito cauzionale per stipulare un nuovo contratto di locazione. In tali casi si precisa che i Comuni debbano verificare che i contributi siano versati contestualmente alla consegna dell’immobile; c. ai quali il contributo consente di differire l’esecuzione dello sfratto. Di rinnovato spirito risulta indubbiamente l’art. 6 del decreto in esame il quale detta le modalità di graduazione degli sfratti. Come dinanzi esposto i Comuni adottando le misure necessarie individuano un elenco dei soggetti che abbiano i requisiti richiesti per la concessione del contributo. Il Prefetto sulla scorta di questo elenco programma la graduazione dell’intervento della polizia negli sfratti delle famiglie che presentino i requisiti previsti. Dalla sommaria analisi finora compiuta si evince chiaramente la natura di un decreto, sorto per l’esigenza di colmare le lacune e le indubbie zone d’ombra del D.L. 102/2013, e ad oggi trasformato in un testo di gran lunga perfezionato, tuttavia suscettibile di ulteriori miglioramenti. stampa digitale plottaggi STAMPA DIGITALE PLOTTAGGI > Buste > Biglietti da visita > Volantini > Flyer > Pieghevoli > Locandine > Cartoline > Striscioni > Poster > Adesivi > Decorazioni > Vetrine > Manifesti Via Chiana, 101 - 00198 RM tel. (+39) 06.8419226 tel. (+39) 06.85303051 www.team83.it TEAM OTTANTA TRE la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 41 CONDOMINIO Il rendiconto, strumento per gestire con trasparenza Ispirandosi alla giurisprudenza il legislatore ha introdotto nel Codice civile un articolo totalmente nuovo (1130 bis) che disciplina il controllo delle finanze di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente L a riforma del Condominio, legge 11 dicembre 2012, n. 220 (di cui La Proprietà Edilizia si è occupata in più occasioni), ha modificato in molti punti la disciplina degli immobili in condominio così era configurata nel codice civile del 1942. In particolare, la riforma ha cercato di consolidare in norme le decisioni più recenti della Corte di cassazione in materia condominiale ma ha avuto anche l’ambizione di creare qualcosa di totalmente nuovo. Tra le tante novità introdotte spicca, in particolare, l’introduzione di un articolo ad hoc che disciplina uno strumento fondamentale per la gestione finanziaria del condominio. Si tratta del nuovo rendiconto condominiale, all’art. 1130 bis che recita: «Il rendiconto condominiale contiene le voci di entrata e di uscita e ogni altro dato inerente alla situazione patrimoniale del condominio, ai fondi disponibili e alle eventuali riserve, che devono essere espressi in modo da consentire l’immediata verifica. Si compone di un registro di contabilità, di un riepilogo finanziario, nonché di una nota sintetica esplicativa della gestione con l’indicazione anche dei rapporti in corso e delle questioni pendenti. L’assemblea condominiale può, in qualsiasi momento o per più annualità specificamente identificate, nominare un revisore che verifichi la contabilità del condominio. La deliberazione è assunta con la maggioranza prevista 42 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 per la nomina dell’amministratore e la relativa spesa è ripartita fra tutti i condomini sulla base dei millesimi di proprietà. I condomini e i titolari di diritti reali o di godimento sulle unità immobiliari possono prendere visione dei documenti giustificativi di spesa in ogni tempo ed estrarne copia a proprie spese. Le scritture e i documenti giustificativi devono essere conservati per dieci anni dalla data della relativa registrazione. L’assemblea può anche nominare, oltre all’amministratore, un consiglio di condominio composto da almeno tre condomini negli edifici di almeno dodici unità immobiliari. Il consiglio ha funzioni consultive e di controllo». Tale disposizione s’inquadra nell’esigenza di favorire un maggior controllo della gestione condominiale da parte dei condomini, anche a fronte di un irrigidimento della giurisprudenza verso gli amministratori di condominio. Con la sentenza 5 ottobre 2011, n. 36022, infatti, la Cassazione ha stabilito che il reato di appropriazione indebita si può verificare a carico dell’amministratore anche per ammanchi di importi esigui nei fondi condominiali, quando la giacenza sia inferiore a quanto risulta dalla contabilità condominiale, dal momento che una differenza contabile di minima entità potrebbe fondarsi anche su presupposti non leciti. I giudici hanno così affermato che l’esiguità dell’ammanco di cassa di per se stessa non è in grado di escludere la responsabilità penale dell’amministratore di condominio per il reato di appropriazione indebita aggravata, sia sul piano oggettivo che soggettivo. Sino alla riforma del 2013 la disciplina sul rendiconto e sulla gestione economica appariva piena di lacune. A questa deficienza normativa ha cercato di supplire la giurisprudenza, segnando una serie di principi che l’amministratore deve conoscere e osservare per una corretta gestione della cassa del condominio: a. l’amministratore è obbligato a far affluire i versamenti delle quote condominiali su un apposito e separato conto corrente intestato a ciascun condominio da lui amministrato, onde evitare che possa sorgere confusione tra il suo patrimonio personale e quelli dei diversi condominii che gestisce, nonché tra questi ultimi; b. per contro il singolo condomino ha un vero e proprio diritto soggettivo a vedere versate le sue quote, sia per sopperire alle spese che per gli eventuali fondi, su un conto corrente intestato al condominio e non personalmente all’amministratore, e a conoscere l’entità degli interessi che maturino a suo favore; c. la mancata adozione da parte dell’amministratore di condominio di un conto corrente apposito per la gestione condominiale costituisce perciò da sola un’irrego- larità di tale gravità da comportare la revoca del mandato; d. ne consegue che è illegittima la deliberazione dell’assemblea di condominio che preveda di far affluire i versamenti delle quote condominiali sul conto corrente personale dell’amministratore, in quanto ciò integra lesione del diritto di ciascun condominio alla perfetta trasparenza, chiarezza e facile comprensibilità della gestione condominiale, limite inderogabile alle scelte discrezionali e gestionali degli organi di amministrazione e governo del condominio; e. è legittimo, tuttavia, che le Poste Italiane S.p.A. si rifiutino di far accedere il singolo condomino all’estratto del conto corrente intestato al condominio, ex art. 22 l. n. 241/90, in quanto il diritto d’accesso è recessivo rispetto al diritto alla riservatezza (v. T.A.R. Lazio, sez. II, 17 gennaio 2002, n. 1294, in Arch. Locazioni, 2002, 332). Queste norme sono state ritenute così importanti dal legislatore che per una parte sostanziale è stata fatta confluire nella riforma del condominio. La disciplina del rendiconto condominiale, dettata dal neo-introdotto articolo 1130-bis del Codice civile, appare di assoluta novità. Si prevede una più complessa redazione del bilancio consuntivo, con molti nuovi adempimenti, formali e sostanziali. Il Codice civile del 2013 ha assunto una posizione innovativa rispetto alla giurisprudenza, che fino ad oggi riconosceva una sostanziale libertà di forme al rendiconto purché idoneo a informare il condomino sulle modalità di gestione. In base all’art. 11 delle disposizioni preliminari del Codice civile, la legge – in assenza di espressa disposizione normativa – non può disporre che per il futuro. La norma non si applica dunque a tutte le situazioni giuridiche che ancora non hanno esaurito i loro effetti, e che hanno tratto origine sotto la vigenza della legge precedente. L’obbligo di rendiconto sorge, per l’amministratore, con l’aprirsi di un nuovo esercizio annuale, al termine del quale egli dovrà rendere il conto della propria gestione (articolo 1130, comma 2 del Codice civile nella vecchia formulazione). Ne consegue che gli adempimenti previsti dal nuovo articolo 1130-bis, entrato in vigore il 18 giugno 2013, trovano applicazione solo agli esercizi condominiali che vedono la loro origine in data successiva all’entrata in vigore della norma. Per quanto riguarda la documentazione da allegare, la nuova disciplina prevede: A. REGISTRO DI CONTABILITÀ. Per contenuto e forme, è in linea con il registro di cassa. In esso andranno annotate tutte le voci in entrata e uscita in ordine cronologico e seguendo un metodo analitico per la rilevazione contabile degli eventi di gestione economica rilevanti. In merito alla tenuta e conservazione dei predetti registri non è imposta alcuna particolare forma o sistema contabile, ma prevede l’obbligo di tenuta dei registri sui quali siano annotate le informazioni richieste dal codice civile, nei termini prescritti (30 giorni dall’effettuazione dell’operazione), ciò è condizione necessaria e sufficiente alla corretta tenuta dei registri. La tenuta del registro di contabilità è libera: 1) non esiste alcun regime contabile specifico (partita semplice, partita doppia), purché i singoli movimenti siano esposti cronologicamente; 2) non esiste alcuna forma specifica di conservazione del registro (cartacea, elettronica, registro numerato, a fogli mobili ecc; 3) non vi è nessun obbligo di vidimazione o bollatura iniziale. Nel rispetto del principio di chiarezza e trasparenza cui si rifà la riforma, ogni condomino ha diritto di prendere visione del registro di contabilità e di ottenerne, a proprie spese copia firmata dall’amministratore. B. RIEPILOGO FINANZIARIO. Per struttura e caratteristiche si potrebbe definire come lo stato patrimoniale del condominio, in quanto rappresenta una “fotografia” della situazione, definendo lo stato delle attività e passività, enucleando crediti, debiti ed eventuali fondi di riserva. Il riepilogo finanziario ha quindi la finalità di individuare la situazione dello stato patrimoniale del condominio la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 43 amministrato. C. LA NOTA SINTETICA ESPLICATIVA. È un documento propedeutico in quanto ha la finalità di descrivere sinteticamente l’intera gestione annuale, dando conto non solo dei rapporti in corso, ma anche delle questioni pendenti. In particolare, la nota di accompagnamento sull’andamento della gestione annuale è assimilabile alla nota integrativa prevista per i bilanci delle società di capitali, nella quale sono fornite informazioni sulla situazione finanziaria, patrimoniale nonché altre informazioni relative all’andamento della gestione condominiale. Tuttavia tale documento non deve contenere un’analisi approfondita dei singoli dati, ma deve fornire informazioni sugli eventi di maggior rilievo e analizzare quelli che presentano sensibili variazioni rispetto ai periodi amministrativi precedenti. Nella nota, essendo principalmente un documento descrittivo, occorre riferire ai condomini sulle circostanze che hanno determinato eventi di particolare importanza nel corso della gestione e i riflessi che tali accadimenti hanno avuto e potranno avere sulla situazione economica e patrimoniale del condominio. La riforma del condominio non ha previsto alcuno schema obbligatorio per la redazione della nota sintetica esplicativa ma tale documento potrebbe essere elaborato secondo lo schema di seguito riportato: ■■ Premessa: dati del condominio, dati dell’amministratore, data di presa in carico della gestione. ■■ Fatti di rilievo verificatisi nel corso dell’esercizio: Lavori in corso, principali problematiche condominiali, eventi imprevisti. ■■ Principali variazione delle voci di attività (crediti): commento delle variazioni intervenute nelle singole voci. ■■ Principali variazioni delle voci di 44 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 passività (debiti): commento delle variazioni intervenute nelle singole voci. ■■ Principali variazioni delle voci di uscita: commento delle variazioni intervenute rispetto alle voci preventivate. ■■ Principali variazioni delle voci di entrata: commento delle variazioni intervenute rispetto alle voci preventivate. ■■ Controversie giudiziali in corso: esposizione dei contenziosi in essere, motivazioni e stato dei procedimenti. ■■ Personale dipendente: riepilogo dei costi e delle eventuali problematiche emerse nel corso dell’anno. ■■ Creditori/Fornitori: sintesi dell’esposizione creditoria/debitoria verso i principali creditori/fornitori. ■■ Informazioni sui beni mobili e immobili: elenco delle proprietà condominiali, sintesi sullo stato dei beni, eventuali interventi di manutenzione da porre in essere, sintesi delle locazioni in corso. I tre documenti di cui sopra, dunque, costituiscono il rendiconto condominiale, che deve essere sottoposto all’attenzione dei singoli condomini, previo invio di copie allegate all’atto della convocazione dell’assemblea. Il “principio di cassa” Come per la tenuta del registro di contabilità, anche per il riepilogo finanziario e la nota di accompagnamento non esistono schemi o forme prescritte dalla legge, non vi sono dunque vincoli in senso lato sulla modalità di tenuta e di esposizione del rendiconto, purché contengano tutte le informazioni prescritte dal codice civile. In merito ai principi cui l’amministratore deve attenersi nella redazione del rendiconto condominiale, l’art. 1130 1° comma, così come novellato, dispone che «il rendiconto condominiale deve contenere le voci di entrata e di uscita e ogni altro dato inerente alla situazione patrimoniale del condominio …». Il legislatore non fornisce alcun criterio di redazione del rendiconto condominiale ma elenca tutte le informazioni che in esso devono essere riportate. La volontà di eliminare ogni riferimento al principio di competenza e l’obbligatoria presenza delle voci di entrata e uscita fanno supporre che l’adozione del principio di cassa debba ritenersi come linea di condotta principale nella redazione del rendiconto condominiale, tuttavia il principio di cassa, da solo, non è in grado di fornire gli ulteriori dati richiesti dal primo comma dell’art. 1130 del c.c., ossia tutte quelle informazioni inerenti alla situazione patrimoniale del condominio (crediti, debiti, fondi di riserve e disponibilità condominiali) nonché tutte le altre informazioni concernenti l’andamento condominiale. Funzioni del revisore contabile Il nuovo testo ha introdotto, altresì, la figura del revisore contabile, peraltro spesso contenuta nei regolamenti di condominio. Il suo incarico consiste nel prendere visione degli estratti conto e delle pezze giustificative relative all’esercizio che si è appena concluso, in modo da verificare la reale rispondenza degli stessi e poter accertare in sede di assemblea la regolarità della tenuta contabile. La nomina del revisore è delegata dall’assemblea, seguendo gli stessi criteri di maggioranza utilizzati per la nomina dell’amministratore. Il compenso da versare per il controllo contabile effettuato dovrà essere ripartito secondo i millesimi di proprietà. In merito alla durata del mandato da conferire al revisore, poiché di solito si procede solo una volta all’anno alla revisione dei conti, è possibile limitare l’incarico nel tempo oppure stipulare un contratto pluriennale. Quest’ultima soluzione è comunque preferibile, poiché garantisce una maggiore continuità, visto che l’art. 1131-bis parla di «più annualità». Il legislatore, con la riforma del 2012, ha anche previsto la nomina di un Consiglio di condominio (detto anche Consiglio di amministrazione), già previsto dal vecchio art. 16 r.d.l. del n. 56/1934. Il riformatore, reinserendo legislativamente tale organo, gli ha attribuito solo specifiche funzioni consultive e di controllo. Sulla costituzione, la norma prescrive che «l’assemblea può anche nominare, oltre all’amministratore, un consiglio di condominio composto da almeno tre condomini negli edifici di almeno dodici unità immobiliari». Prima dell’introduzione della riforma, la conservazione dei documenti riguardanti la gestione del condominio è sempre stata oggetto di discussione, e ante riforma si faceva riferimento all’art. 2220 del c.c. nonché ai termini di prescrizione decennale dei diritti, come fonti normative cui ispirarsi per giustificare la conservazione decennale della documentazione contabile e gestionale del condominio. Conservazione dei documenti Con la riforma, l’art. 1130 bis c.c. ha definitivamente stabilito che le scritture contabili e i documenti giustificativi devono essere conservati per dieci anni dalla data della relativa registrazione. È opportuno precisare che il termine imposto dalla legge è riferito al singolo movimento (registrazione) e non all’esercizio di riferimento. È bene fare attenzione tuttavia che il dettato normativo, posto all’interno della norma relativa al “rendiconto”, si riferisce alle scritture contabili (registro di contabilità e rendiconto) e ai documenti giustificativi che le hanno originate (fatture, ricevute, estratti conti ecc.). Nulla dice in merito agli altri registri previsti dalla riforma, quali il registro dell’anagrafe condominiale, il registro di nomina e revoca dell’amministratore e il registro dei verbali di assemblea per i quali è opportuna una loro conservazione a tempo indeterminato, unitamente alle tabelle millesimali, al regolamento di condominio e alla documentazione tecnica relativa alla sicurezza degli impianti e delle strutture condominiali, affinché sia possibile avere una continuità storica della vita del condominio. Il nuovo art. 1130-bis c.c. rende la conservazione dei documenti contabili obbligatoria per dieci anni. Il termine decorre dalla data di registrazione degli stessi. Tale arco temporale vale solo per scritture di natura contabile ovvero tutta la documentazione idonea a rappresentare cronologicamente gli accadimenti di gestione condominiale (atto o fatto di gestione economicamente rilevante). Nella contabilità assumono importanza solo le scritture cronologiche, perché determinanti per gli aspetti probatori e per ricostruire dettagliatamente l’azione amministrativa posta in essere dall’amministratore. Nell’obbligo di conservazione decennale rientrano anche i “documenti giustificativi”, chiamati più comunemente “pezze”, che descrivono le singole entrate e uscite. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 45 CONDOMINIO Il fondo per manutenzione straordinaria e innovazioni La modifica al testo dell’art. 1135 c.c., introdotta dalla legge n. 220/2012, era apparsa opportuna anche se dirompente per la gestione quotidiana. Le implicazioni di un’aggiunta del 2014 al medesimo articolo del codice civile che cambia parzialmente l’assunto di Alberto Celeste - Magistrato L e uniche, ma rilevanti, modifiche apportate dalla legge n. 220/2012 al testo dell’art. 1135 c.c., avente ad oggetto le attribuzioni dell’assemblea, riguardavano la rimodulazione del n. 4 del comma 1, il quale contemplava le opere di manutenzione straordinaria e le innovazioni, stabilendo che si dovesse «obbligatoriamente» costituire «un fondo speciale di importo pari all’ammontare dei lavori» da eseguire. La novità introdotta dalla Riforma era apparsa particolarmente opportuna, anche se dirompente per la gestione quotidiana, nel senso che, dal 18 giugno 2013, l’approvazione dei lavori di cui sopra – si pensi, rispettivamente, al rifacimento della facciata dell’edificio o all’installazione di un ascensore nella tromba delle scale – e, quindi, la decisione di affrontare spese notevoli per il bilancio condominiale, presupponeva che si mettesse da parte la necessaria “provvista” per adempiere, puntualmente e compiutamente, le obbligazioni nei confronti del terzo. La prescritta obbligatorietà della costituzione preventiva del fondo speciale consentiva di garantire il terzo creditore del corrispettivo dovutogli in virtù degli accordi negoziali da sottoscrivere, e, al contempo, preveniva, a monte, il fenomeno della morosità, perché così si escludeva l’eventuale fase patologica dell’inadempimento dell’obbligazione, da parte del condominio, di pagare il prezzo convenuto. In pratica, salvo apposita dispensa da 46 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 parte dell’assemblea, che lo esentasse espressamente da ogni responsabilità al riguardo, l’amministratore avrebbe dovuto rifiutarsi tout court di stipulare se non avesse avuto “in cassa” la liquidità per far fronte agli impegni nei confronti del manutentore e dell’appaltatore, così imponendogli di procedere alla riscossione prima (e non dopo) la stipula del contratto con il terzo. Tale obbligo ha finito, tuttavia, per ritardare, se non addirittura paralizzare, l’esecuzione delle delibere, specie se attinenti lavori importanti da eseguirsi nello stabile o per ottemperare a obblighi di legge – ad esempio, per l’impermeabilizzazione del lastrico solare o per la messa a norma dell’impianto elettrico dell’autorimessa – laddove era prassi, invece, raccogliere i fondi durante l’esecuzione delle opere de quibus, saldando il terzo creditore al momento del raggiungimento della relativa disponibilità economica. Sul punto, è intervenuto il decretolegge 23 dicembre 2013, n. 145 (c.d. destinazione Italia) - convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9 - che, mediante l’art. 1, comma 9, lett. d), ha aggiunto, all’art. 1135, comma 1, n. 4), il seguente periodo: «se i lavori devono essere eseguiti in base ad un contratto che ne prevede il pagamento graduale in funzione del loro progressivo stato di avanzamento, tale fondo può essere costituito in relazione ai singoli pagamenti dovuti». Pertanto, il legislatore del 2014 affida ora ai condomini la facoltà alternativa di stabilire, in sede di delibera, che il contratto da stipulare con l’appaltatore dei lavori di manutenzione straordinaria o delle opere di innovazione preveda un pagamento collegato ai relativi stati di avanzamento, nel qual caso il fondo speciale può essere costituito in relazione ai pagamenti dovuti di volta in volta. La Relazione che ha accompagnato il decreto d’urgenza ha, infatti, individuato la ratio di tale aggiunta nel «contemperare le meritorie esigenze economiche dei proprietari con quelle creditorie dell’appaltatore, altrettanto meritorie, nell’attuale recessione economica, onde impedire evidenti disincentivi all’adozione di nuove delibere per l’avvio di lavori di ristrutturazione». È ovvio che deve essere la delibera assembleare, che approva l’esecuzione delle opere di manutenzione straordinaria o le innovazioni, a determinare con precisione – e la prassi, purtroppo, registra una certa “leggerezza” sul punto, a prescindere, talvolta, dalle oggettive difficoltà correlate alla peculiarità dei lavori da eseguire – le modalità di pagamento per stati di avanzamento all’interno del contratto di appalto da stipulare con l’impresa prescelta, poiché solo questo definito contenuto del rapporto negoziale con l’appaltatore può esonerare i condomini dal versare l’obbligatorio intero fondo preventivo. Affinché il nuovo fondo speciale soddisfi la sua particolare finalità, è necessario che sia l’oggetto del futuro appalto, ossia la puntuale indicazione delle opere da eseguire nelle parti comuni dell’edificio, sia il corrispettivo effettivamente dovuto all’appaltatore in conseguenza dei relativi lavori, siano inequivocamente predeterminati (o sufficientemente predeterminabili) nel contesto negoziale sottoscritto dai contraenti. Sembra, però, che i due fondi adesso contemplati dallo stesso art. 1135, n. 4), c.c. rivelino natura e modalità operative abbastanza differenti: il fondo speciale “unico” ideato dalla Riforma del 2012 è un fondo necessariamente preventivo rispetto all’esecuzione dei lavori, mentre il fondo “graduale” di cui alla legge n. 9/2014 costituirebbe un fondo strutturalmente successivo e conseguente alla realizzazione delle opere. In altri termini, quest’ultimo, essendo allestito soltanto dopo l’approvazione dei singoli stati d’avanzamento, presupporrebbe la già avvenuta esecuzione delle opere contabilizzate e, quindi, a differenza del primo, anche l’immediata esigibilità del credito dell’appaltatore per la parte di prezzo corrispondente a quello specifico stato di avanzamento; i pagamenti seguirebbero il frazionamento dei lavori e il fondo andrebbe a coprire il minor importo pre- visto per il parziale intervento eseguito sulle parti comuni. Non si nasconde, però, che la costituzione del fondo de quo a lavori compiuti snaturi completamente la ragione dell’istituto come originariamente contemplato dal legislatore della Riforma, sicché appare preferibile ritenere che la seconda parte del n. 4) dell’art. 1135 c.c. abbia inteso riferirsi a quel “fondo” prescritto nella prima parte, ossia quello ante operam (d’altronde, sul carattere “anticipato”, oltre che obbligatorio, del nuovo fondo milita espressamente la Relazione al decreto-legge n. 145/2013). Parimenti, appare equivoco, e comunque foriero di incertezze operative, il riferimento al fatto che il “pagamento”, necessariamente correlato al corrispettivo concordato per i lavori appaltati, possa essere «graduale in funzione del loro progressivo stato di avanzamento»; invero, il riferimento ai S.A.L., ove si frazioni l’unica prestazione d’opera in più sezioni non aventi caratteristiche di lotti autonomi, rischia di non assicurare la certezza del tempo dell’adempimento, con probabile snaturamento della certezza dei rapporti giuridici che la costituzione preventiva della c.d. provvista era, invece, destinata a garantire. Comunque, la modifica introdotta dalla legge n. 9/2014 non fa venire meno l’originario fondo speciale – il nuovo fondo “può” essere costituito, e non “deve” – nel senso che l’attuale facoltà di “pagamento graduale” resta pur sempre un’alternativa rimessa alla discrezionalità dell’assemblea, peraltro difficilmente praticabile ove i lavori si concludano in un’unica soluzione e i pagamenti avvengano in tempi stretti. Rimane, però, irrisolto il problema di individuare cosa abbia voluto intendere il legislatore della Riforma per “costituzione” del fondo speciale, perché, in proposito, sono state avanzate molte ipotesi, talvolta addirittura tese a negare la stessa obbligatorietà del fondo de quo: alcuni hanno sostenuto che la prescritta costituzione comportasse la mera istituzione, per così dire, virtuale, ossia senza versamento di alcuna somma; altri hanno reputato che sarebbe stato sufficiente tenere una contabilità separata, ossia una semplice destinazione di somme, quasi una riserva “in conto lavori” da inserire in bilancio; altri ancora, in parte anticipando le novità legislative, avevano optato per un “fondo a formazione progressiva”. Appare più ragionevole opinare che, affinchè il fondo di cui alla prima parte dell’art. 1135, n. 4), c.c. possa dirsi “costituito”, occorra l’effettivo versamento integrale dei relativi contributi (“di importo pari all’ammontare dei lavori”) da parte di tutti condomini, in maniera simile a quanto dispone, ad esempio, l’art. 37 c.c., non essendo sufficiente un mero atto di “destinazione” assembleare delle spese ripartite a far fronte ai bisogni derivanti dall’esecuzione dei lavori, sul modello dell’art. 167 c.c. In ogni caso, il conto corrente intestato al condominio, imposto dall’art. 1129, comma 7, c.c., su cui verrà accreditato, di regola, il fondo speciale per le opere straordinarie e le innovazioni, anche se autonomo, non è sottoposto dalla legge a misure di conservazione, in modo da concentrarvi la garanzia dei creditori; alcun vincolo sorge dalla costituzione del fondo per i lavori manutentivi o innovativi dell’edificio al soddisfacimento dei debiti connessi alla propriela PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 47 tà condominiale, il che rende possibile in ogni momento la distrazione delle somme raccolte e la loro restituzione ai singoli. Il fondo speciale non è, infatti, inquadrabile fra i patrimoni separati, in quanto la stessa previsione normativa non imprime ad esso alcun vincolo di destinazione, ossia esso non è per legge legato allo scopo per cui è stato costituito, potendo essere distratto dall’assemblea, la quale ne conserva la disponibilità; ne consegue che tale fondo potrebbe formare oggetto di esecuzione da parte di tutti i creditori del condominio, trattandosi di somme non facenti più parte del patrimonio dei singoli condomini che le hanno versate, ma che neppure possono essere considerate a garanzia delle sole obbligazioni assunte per la realizzazione di quei lavori che hanno imposto la costituzione del medesimo fondo. Può succedere, però, che l’assemblea decida lo stesso di approvare le opere di manutenzione straordinaria o le innovazioni soprassedendo volutamente alla costituzione del fondo speciale, per cui ci si chiede quale tipo di invalidità (nullità o mera annullabilità) inficia tale delibera. Al riguardo, occorre premettere che il legislatore del 2013, postulando la preventiva costituzione del fondo speciale per i summenzionati lavori, ha inteso soddisfare l’interesse - non solo generale al corretto funzionamento dell’ente condominiale, poiché unicamente la concreta anticipata disponibilità dell’importo occorrente per il pagamento delle opere straordinarie permette di affrontare, poi, con maggiore tranquillità l’ordinaria gestione del condominio, bensì anche - del singolo condomino, perché, in tale modo, si esclude, a monte, il rischio di dover garantire al terzo creditore il pagamento dovuto dai morosi, secondo il nuovo meccanismo escussorio di cui all’art. 63, commi 1 e 2, disp. att. c.c. In quest’ottica, l’assemblea non potrebbe deliberare, a maggioranza, di by-passare l’allestimento del fondo in questione – pur ove abbia ricevuto il preventivo consenso dell’appaltatore il quale, pur di lavorare, in un periodo di crisi edilizia come l’attuale, rinuncia a vedersi precostituito il corrispettivo della sua prestazione – in quanto l’anticipato effettivo pagamento di tutte le quote dovute dai condomini per costituire il fondo speciale mette al riparo il singolo dall’eventualità di essere chiamato a rispondere delle quote lasciate inadempiute dai morosi (una volta rimasto infruttuoso il recupero a carico di questi ultimi). Resta fermo, in forza dell’immutato art. 1135, comma 2, c.c., che l’amministratore possa sempre ordinare lavori di manutenzione straordinaria aventi carattere di urgenza, dovendo solo «riferirne nella prima assemblea»; se, invece, l’assemblea intendesse ratificare, e di conseguenza approvare, le spese straordinarie, ma prive dei connotati di indifferibilità e urgenza, effettuate dall’amministratore senza la preventiva autorizzazione, surrogando in tal modo la mancanza di una preventiva delibera, allora dovrebbe ritenersi necessaria la contestuale predisposizione del fondo speciale di cui sopra. 48 la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 LIBRI Celeste A. – Scarpa A. - L’amministratore e l’assemblea – Giuffrè, 2014 - € 36,00 L’editore Giuffrè offre al lettore una collana, diretta dagli autori, destinata ad approfondire la normativa sul condominio generata dalla riforma introdotta dalla legge n. 220/2012. Con questo volume gli autori mirano a un’elaborazione unitaria dei temi relativi al “nuovo” condominio, quali risultano dalla giurisprudenza di legittimità e di merito già oggi sufficientemente indicativa. L’opera è suddivisa in due parti come indicato dal titolo. Nella prima si evidenziano i problemi attinenti alle vicende del rapporto fra condominio e amministratore a partire dalla sua nomina per discettare dei nuovi poteri e doveri, con le conseguenti responsabilità e i connessi aspetti della rappresentanza sostanziale e processuale. La seconda parte tratta partitamente delle varie fasi di svolgimento dell’assemblea (convocazione, costituzione, discussioni, votazioni e verbalizzazioni) ma anche esamina le singole deliberazioni adottabili con le relative maggioranze. Non mancano nel testo espliciti richiami alle criticità applicative della nuova normativa né i richiami alle varie tesi comparse nella dottrina. Grillo Morassutti Salvatore - Il delitto Sicilia. Operazione vulcano - Bonfirraro Editore, 2014 € 18,90 Il nostro collaboratore si cimenta nella sua opera prima, un romanzo storico nel quale largo spazio è dato alla storia vera della Sicilia e soprattutto dei suoi tormentati rapporti con lo Stato unitario (con specifico riferimento agli anni ’40 del novecento ma non solo), tratta spesso dagli scritti e dai racconti dei protagonisti stessi. Non mancano le notazioni particolari sulla vita familiare e sociale filtrata attraverso la sensibilità e gli approfondimenti dell’autore passionalmente legato alla sua terra con la quale non ha mai perso contatto. Notevoli sono anche i riferimenti a opere letterarie e storiche di varia natura per lo più ormai dimenticate, ma particolarmente illuminanti su alcuni aspetti delle questioni storiche e sociali. In buona sostanza siamo di fronte ad un’opera complessa di carattere odeporico, nella quale il lungo viaggio del protagonista attraverso l’isola e la penisola, costituisce lo spunto per le riflessioni e le puntualizzazioni predette ma anche per una rivisitazione dei luoghi alcuni dei quali particolarmente cari alla sensibilità dell’autore. Scadenzario Settembre 2014 GIORNO PRINCIPALI ADEMPIMENTI Martedì 30 Venerdì 19 Martedì 16 Chi: Amministratore soggetto IVA Che cosa: Versamento IVA relativa al mese di agosto Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate. Codice tributo: 6008 Iva mensile Chi: Condominio. Che cosa: Versamento dei contributi INPS dovuti sulle retribuzioni dei dipendenti e sui compensi corrisposti nel mese precedente ai soggetti tenuti all'iscrizione nell'apposita sezione gestione separata INPS Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate. Codice tributo: DM10 - Versamenti relativi a modelli DM10/2 C10 - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi già iscritti ad altra forma pensionistica obbligatoria CXX - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi privi di altra copertura previdenziale, con contribuzione comprensiva di aliquota pensionistica e di aliquota assistenziale Chi: Condominio e amministratore soggetto IVA Che cosa: Versamento ritenute alla fonte su redditi di lavoro dipendente, assimilati, lavoro autonomo, provvigioni corrisposti nel mese precedente e sui corrispettivi corrisposti dai condomini per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi effettuate nell'esercizio di impresa. Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate. Codice tributo: 1001 redditi di lavoro dipendente 1004 redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente 1019 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Irpef 1020 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Ires 1038 provvigioni 1040 redditi di lavoro autonomo Chi: Condominio e altri sostituti d’imposta Che cosa: Presentazione della dichiarazione dei sostituti d'imposta - Modello 770/2014 prorogato con Decreto del Consiglio dei Ministri del 31 luglio 2014. Come: Mediante invio telematico Chi: Condominio, privati. Che cosa: Versamento imposta di registro sui contratti di locazione nuovi o rinnovati tacitamente con decorrenza 1/09/2014 di cui non si è optato per la cedolare secca Come: Modello F23 presso banche, agenzie postali o concessionari Codice tributo: 107T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati - intero periodo 108T-Imposta di registro per affitto fondi rustici 112T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-annualità successive 114T-Imposta di registro per proroghe (contratti di locazione e affitti) 115T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati - prima annualità Chi: Amministratore soggetto IVA; persona fisica. Che cosa: Presentazione della dichiarazione dei redditi Unico 2014 relativa all’anno d’imposta 2013. Come: Mediante invio telematico Chi: Società di capitali ed enti non commerciali. Che cosa: Presentazione della dichiarazione dei redditi Unico 2014 relativa all’anno d’imposta 2013. Come: Mediante invio telematico N.B. per il pagamento delle imposte dovute da Unico è possibile utilizzare il pagamento rateale, si rinvia al sito dell’Agenzia delle entrate per le scadenze delle singole rate. la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 49 Colf e badanti: come pagare i contributi Tramite MAV - Il MAV fornito dall’INPS non comprende il versamento ad Ebilcoba. Per ottenere il rimborso della malattia della Colf e/o Badante e tutti gli altri importanti vantaggi il datore di lavoro deve riprodurre ogni trimestre un nuovo MAV dal sito internet www.inps inserendo il codice E1 applicando la seguente procedura: 1) servizi on line: per tipologia di utente; cittadino. 2) pagamento contributi lavoratori domestici: pagamento di un singolo o più rapporti di lavoro; inserimento del codice fiscale del datore di lavoro e del codice di rapporto di lavoro; cliccare su “modifica”; inserire nel campo “c.org” il codice E1; inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. 3) conferma la modifica. METODI DI PAGAMENTO ALTERNATIVI Online sul sito www.inps.it - Selezionare nel campo “codice organizzazione” il codice “E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Con Home Banking - Se si dispone del servizio di Banca via internet, accedere alla sezione “conto on line” >pagamenti > contributi INPS selezionando nel campo cod. org E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Presso le tabaccherie “Reti amiche” - È necessario fornire i dati relativi ai contributi previdenziali INPS, ed inserire nel campo cod. org E1 l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. N. B. Non si deve assolutamente versare il contributo a Ebilcoba congiuntamente ai versamenti previdenziali INPS, ma è necessario distinguere i due importi nelle due caselle altrimenti non è possibile ottenere i vantaggi del nostro contratto. COEFFICIENTI MENSILI PER LA RIVALUTAZIONE DEL TFR Mese Tfr maturato fino al periodo compreso tra AUMENTI PREZZI AL CONSUMO OPERAI E IMPIEGATI Indice ISTAT Diff. Incidenza % 75% di «e» «c» «d» «e» «f» «b» «a» Tasso fisso 1,5% «g» Totale«f»+«g» Coefficiente di coefficiente di rivaluta- rivalutazione zione progressivo «h» Montante mese Montante progressivo «l» «m» «i» 2014 - Da computare su quanto risultava accantonato al 31-12-2013 a titolo di TFR GIUGNO 15-6 14-7 107,4 0,3 0,280112 0,210084 0,750 0,960084 311,736904 1,00960084 4,11736904 LUGLIO 15-7 14-8 107,3 0,1 0,186741 0,140056 0,875 0,015056 312,025687 1,01008562 4,119 87456 PUBBLICATE NELLA GAZZETTA UFFICIALE A NORMA DELL’ART. 81 DELLA LEGGE 27 LUGLIO 1978, N. 392 Nel prospetto che segue sono riportate le variazioni percentuali, annuali e biennali, dell’indice Istat, da valere per gli aggiornamenti dei canoni locatizi. 2012 mese Giugno Rispetto al 2011 V.% tot. = 3,10 V. 75% = 2,325 mese Luglio Rispetto al 2011 V.% tot. = 2,90 V. 75% = 2,175 Rispetto al 2010 V.% tot. = 6,00 V. 75% = 4,50 2012 Rispetto al 2010 V.% tot. = 5,70 V. 75% = 4,275 2013 Rispetto al 2012 V.% tot. = 1,20 V. 75% = 0,90 Rispetto al 2011 V.% tot. = 4,40 V. 75% = 3,30 2013 Rispetto al 2012 V.% tot. = 1,20 V. 75% = 0,90 Rispetto al 2011 V.% tot. = 4,20 V. 75% = 3,15 2014 Rispetto al 2013 V.% tot. = 0,30 V. 75% = 0,225 Rispetto al 2012 V.% tot. = 1,50 V. 75% = 1,125 2014 Rispetto al 2013 V.% tot. = 0,10 V. 75% = 0,075 Rispetto al 2012 V.% tot. = 1,30 V. 75% = 0,975 N.B Si ricorda che per l’aggiornamento del canone si deve far riferimento all’indice Istat del mese precedente la decorrenza del contratto. Per esigenze di spazio,in questo riassunto non appare la tabella relativa agli indici del costo della vita; per tale tabella, così come per la consultazione di quelle arretrate relative all’indice dei prezzi al consumo e ai coefficienti mensili per la rivalutazione del TFR, gli interessati potranno chiedere telefonicamente dati e chiarimenti agli uffici dell’ARPE o prendere visione direttamente dei relativi dati sul sito Internet: www.arpe.roma.it L’UMIDITA CREA PROBLEMI? tel. 06. 841.59.74 Via Chiana, 13 • 00198 RM [email protected] 50 recupero locali umidi // indagini strumentali // perizie giurate la PROPRIETÀ edilizia • Settembre 2014 S I ES EGUON O PERIZIE DIAGNOSTICHE Prima di interventi errati e controproducenti, affidati alle nostre ricerche strumentali per ottenere la migliore soluzione. Cosa puoi fare con memobile.it? ACCESSO PRIVATO ARCHIVIO DATI FORNITORI Per Amministratore. Tieni aggiornata la lista dei fornitori. ARCHIVIO DOCUMENTI INSERISCI ELENCO CONDOMINI Puoi caricare Tabelle millesimali, Bilancio, Consuntivo, Preventivo, etc. in formato doc docx xls xlsx ppt pptx odt odp ods pdf. INSERISCI ELENCO CONDÒMINI Aggiungi "nome - cognome - email di tutti i condòmini" e tieni aggiornata la tua rubrica. Aggiungi tutti i tuoi condomini per avere tutte le informazioni sempre organizzate e gestirli su una sola piattaforma. CONDIVISIONE CON CONDÒMINI Se vuoi decidi di condividere tutte le informazioni con i tuoi condòmini (previa autorizzazione).
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