newsletter n. 66 del 14 maggio 2014 Iscriviti alla Newsletter Mafie

newsletter n. 66 del 14 maggio 2014
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Mafie? Chivasso dice NO!
Festival della legalità, dal 16 al 18 maggio
2014
Centri Estivi 2014 - Chivasso
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Il Sindaco di Chivasso incontra gli operatori
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Incontro formativo-informativo sull’autismo
16 maggio 2014, Sala Mattei, Piazza Di
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Sportello di informazione sociale di Pinerolo
Abitare la domiciliarità. Le tante case possibili
per promuovere libertà, solidarietà, autonomia
Ventesimo Punto d’ascolto sulla domiciliarità,
30 e 31 maggio, San Secondo di Pinerolo, a
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Percorsi di parità. Ciclo di incontri sulla
diversità e l’inclusione
Città Universitaria della Conciliazione,
Grugliasco, 6 maggio-21 ottobre 2014
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Poste Italiane: assunzioni
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Laboratorio organizzato dagli “Amici della
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L’operatore socio sanitario. L’esperienza
ingrediente arricchente del sapere dell’OSS
21 maggio 2014, Bottega del possibile, viale
Trento 9, Torre Pellice (programma scaricabile
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Nonni e bambini oggi. Per una domiciliarità
arricchente: diritti e responsabilità
9 giugno 2014, Centro incontri della Regione
Piemonte, Corso Stati Uniti 23, Torino
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Carmagnola, il 15 maggio riapre “La Fornace”
Lavoro, musica e spettacolo
Estate in fattoria 2014, dal 9 giugno al 25
luglio
Programma di attività (scaricabile in .pdf) della
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News
Immigrazione
Cittadinanza. Anche il Friuli Venezia Giulia
chiede lo ius soli
Approvata mozione per la riforma della Legge
91/1992 (08/05/2014)
Anziani/Volontariato e Terzo settore/Buone
pratiche/Vulnerabilità sociale
“Viva gli anziani!”, quasi 10.000 quelli aiutati in
10 anni
Il bilancio del progetto promosso dalla
Comunità di S. Egidio (07/05/2014)
Famiglie/Dipendenze/Anziani/Vulnerabilità sociale
Famiglie/Minori/Pari Opportunità
Finlandia miglior Paese per madri e figli, la
Somalia il peggiore
I dati del XV Rapporto di Save the children sullo
“Stato delle madri nel mondo” (08/05/2014)
Handicap/Pari Opportunità/Buone pratiche
Libri per ciechi esenti da copyright: firmato il
Trattato di Marrakech
Il documento contiene eccezioni alla proprietà
intellettuale (07/05/2014)
Giovani/Lavoro e Formazione/Handicap
Tirocini retribuiti al Parlamento Europeo
Per titolari di diploma universitario (generale o
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Bar anti azzardo in 52 città: i gestori rinunciano
a 1500-2000 euro al mese
Il 10 maggio a Roma per tirare le fila della
campagna “SlotMob” (07/05/2014)
Documentazione
Mediazione familiare e Gruppi di parola
Giovani/Lavoro e Formazione
Imprese guidate da giovani sotto i 35 anni,
71.000 in più nel 2013
I dati di Unioncamere, l’opportunità degli
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Famiglie/Handicap/Minori
In provincia di Torino e in Piemonte
Quando la coppia è in crisi: nei libri un aiuto per
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Proposte bibliografiche per genitori e figli
Famiglie/Anziani/Non autosufficienza
Sui banchi 223.000 alunni con handicap, troppe
le barriere
Elaborazione Exposanità su dati ISTAT
(08/05/2014)
Pubblica tutela
Ufficio Pubblica Tutela (informazioni e contatti,
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E’ in linea il sito “Programmazione,
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Uno strumento che contiene diversi materiali
sul rapporto con le politiche sociali, i diritti e i
beni comuni, la sussidiarietà e molto altro
Sportelli per l’imprenditorialità giovanile
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Link Giovani/Lavoro e Formazione
Mediazione familiare/Famiglie/Minori
Mediazione familiare
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Legislazione
Minori
Decreto Legislativo 4 marzo 2014, n. 39
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alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento
2
sessuale dei minori e la pornografia minorile,
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Sportello di informazione sociale - Provincia di Torino
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Famiglie/Minori/Mediazione familiare
Dov’è il bene supremo? L’attenzione giuridica
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Conferenza pubblica il 15 maggio 2014,
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Famiglie/Minori/Handicap
Incontro formativo-informativo sull’autismo
16 maggio 2014, Sala Mattei, Piazza Di Vittorio
1, Nichelino (programma scaricabile in .jpg)
Volontariato e Terzo settore
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Famiglie/Handicap/Pari Opportunità/Buone
pratiche/Vulnerabilità sociale
L’arte di fare la differenza
Convegno internazionale, 26 maggio 2014,
Palazzo Barolo, Torino (programma in .pdf)
Anziani/Famiglie/Handicap/Non autosufficienza/
Buone pratiche
Abitare la domiciliarità. Le tante case possibili
per promuovere libertà, solidarietà, autonomia
Ventesimo Punto d’ascolto sulla domiciliarità,
30 e 31 maggio, San Secondo di Pinerolo, a
cura della Bottega del possibile (programma
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Famiglie/Giovani/Minori/Dipendenze/Pari
Opportunità/Immigrazione/Buone pratiche
Pari Opportunità/Buone pratiche
Famiglie/Anziani/Handicap/Non autosufficienza/
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Famiglie/Pari Opportunità
Percorsi di parità. Ciclo di incontri sulla diversità
e l’inclusione
Città Universitaria della Conciliazione,
Grugliasco, 6 maggio-21 ottobre 2014
(programma scaricabile in .pdf)
L’accompagnamento alla persona anziana.
Servizi, strategie, buone prassi e informazioni
sanitarie per sostenere con competenza
l’invecchiamento
Corso in cinque incontri, 6 maggio-3 giugno, a
Udine
Famiglie/Minori/Mediazione familiare
Percorsi, costi ed esiti del conflitto familiare
16 maggio 2014, Aula Magna Campus Luigi
Einaudi, Lungo Dora Siena 100, Torino (ore
8.30-13.30), a cura del Centro per le relazioni e
le famiglie “La Rete” (programma scaricabile in
.pdf)
Famiglie/Minori/Mediazione familiare
Come orientarsi tra percorsi di pacificazione
delle relazioni familiari: la pratica collaborativa e
la mediazione familiare
20 maggio 2014, Aula Magna giudice di
pace, via F. Sforza 23, Milano, (GeA e AIAF
Lombardia, programma scaricabile in .pdf)
Attuazione e prospettive della Direttiva Europea
di supporto alle vittime: l’esperienza della Rete
Dafne
Convegno nazionale, 5 giugno 2014,
Auditorium della Provincia di Torino, Corso
Inghilterra 7 Torino
Dal malamore al femminicidio
Serie di incontri (24 marzo-9 giugno 2014) alla
Fondazione Carlo Molo, via Sacchi 42/F, Torino
Anziani/Famiglie
Il recupero dell’anziano dopo intervento
chirurgico. Giornata geriatrica biellese 2014
7 giugno 2014, Auditorium Città Studi, Biella
(programma scaricabile in .pdf)
Anziani/Famiglie/Minori
Nonni e bambini oggi. Per una domiciliarità
arricchente: diritti e responsabilità
9 giugno 2014, Centro incontri della Regione
Piemonte, Corso Stati Uniti 23, Torino
(programma scaricabile in .pdf)
Famiglie
La fragilità della famiglia
Ospedale San Giovanni Antica Sede, via
Cavour 31 Torino, 10 giugno 2014 (programma
scaricabile in .pdf)
Anziani/Famiglie/Lavoro e Formazione
Famiglie/Minori/Mediazione familiare
Anziani/Famiglie/ Handicap/Vulnerabilità sociale/
Vulnerabilità sociale/Non autosufficienza
Famiglie/Handicap/Minori
L’operatore socio sanitario. L’esperienza
ingrediente arricchente del sapere dell’OSS
21 maggio 2014, Bottega del possibile, viale
Trento 9, Torre Pellice (programma scaricabile
in .pdf)
3
La diffusione della mediazione familiare in Italia.
Individuare gli ostacoli per superarli
Convegno internazionale, 14 giugno 2014,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Aula
Pio XI, Largo gemelli 1, Milano (programma
scaricabile in .pdf)
Sportello di informazione sociale - Provincia di Torino
A passo d’asino per la campagna IV edizione
Il 15 giugno 2014, a cura della Cascina del
Mulino, Villastellone (To). Volantino in .pdf
Famiglie/Minori/Mediazione familiare
Corso teorico-pratico di “Formazione alla
mediazione familiare” 2014
Promuove l’Associazione Genitori Ancora
(GeA), 20 e 21 giugno 2014
Famiglie/Minori/Mediazione familiare
Decimo Congresso mondiale di mediazione
Una via verso cultura della pace e
partecipazione comunitaria, Genova 22-27
settembre 2014
“Viva gli anziani!”, quasi 10.000 quelli aiutati in 10 anni
Il bilancio del progetto promosso dalla Comunità di S. Egidio (07/05/2014)
Sono più di 9200 le persone con età superiore ai 75 anni contattate e più di 11.000 (fra amici,
vicini, commercianti, medici, portieri e volontari) quelle coinvolte nelle reti di prossimità: numeri che
hanno portato a una riduzione del 10% dei costi di ospedalizzazione, con 30.000 visite domiciliari e
interventi specifici di servizio sociale con un costo di appena 30 centesimi di euro a persona.
Questi i dati più significativi che emergono dal bilancio di 10 anni di “Viva gli anziani! Un futuro
per tutti “, il progetto nato nel 2004 dalla sinergia tra Comunità di S. Egidio e Ministero della
Salute ispirato dalla tremenda ondata di calore che colpì l’Europa nell’estate del 2003 e che nel
vecchio continente costò la vita a più di 20.000 persone concentrate soprattutto in Italia e Francia.
Dall’analisi di quei tragici dati si scoprì che oltre il 92% delle vittime era costituito da persone con
più di 75 anni, soli. Dopo 10 anni di vita, oggi sono oltre 4000 gli anziani attualmente presi in carico.
Di qui l’idea della Comunità di S.Egidio di istituire un’iniziativa che rispondesse all’esigenza di
interporre uno scudo difensivo tra gli anziani più a rischio e gli effetti negativi di eventi critici quali
il calore estivo, il freddo invernale, le epidemie influenzali e le cadute; attraverso una strategia
di monitoraggio capillare e nel contempo discreto che affiancasse le già esistenti reti sociali e
si aggiungesse alle tradizionali risposte dei servizi quali l’assistenza domiciliare e le strutture
residenziali. Una realtà che permettesse lavorando sulla prevenzione sollevasse gli anziani
dall’eventualità di sofferenze evitabili ed evitasse nel contempo ricoveri impropri, i quali vanno
sempre evidentemente a discapito di quelli invece necessari.
In brevissimo tempo nei rioni di Trastevere, Testaccio ed Esquilino (le zone di Roma in cui il
progetto è attivo) “Viva gli anziani” è diventata un istituzione, tantoché dopo due lustri si pensa di
estendere la cosa anche alle aree di Monti e di Borgo/ Prati. Con il resto della capitale che bussa
con impazienza alle porte: perché Roma è grande, gli anziani soli e bisognosi di monitoraggio
psico- fisico sono tanti e l’idea di essere in balìa dell’età e degli eventi non piace a nessuno.
Un decennio di attività che permette di tracciare linee-guida chiare, prima fra tutte la lotta
all’isolamento.
L’isolamento è solitudine, quella solitudine che a diventare depressione e mal di vivere ci mette
un attimo. Un killer silenzioso capace di far sentire ancora più caldo d’estate, assai più freddo di
inverno e di non far reagire ad eventuali infortuni anche teoricamente non così gravi. Un killer che
uccide indirettamente solo apparenza ed uccide assai più degli eventi climatici e dei sinistri in sè ha commentato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio.
“Viva gli anziani!” è attivo tutto l’anno con campagne informative, telefonate e interventi sociosanitario-assistenziali a tutto tondo: “Un lavoro finalizzato a creare punti di riferimento e una rete di
prossimità personalizzata intorno ad ogni anziano che possa proteggerlo dalle conseguenze legate
a situazioni di emergenza. Un servizio flessibile in grado di adattarsi al variare anche repentino
delle necessità”.
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Sportello di informazione sociale - Provincia di Torino
Il servizio si rivolge a tutte pe persone con più di 75 anni andando loro incontro “a partire dalle
liste anagrafiche comunali - spiega il professor Giuseppe Liotta, demografo dell’Università di Tor
Vergata - tutti gli anziani con 75 anni di età già compiuti o nei giorni immediatamente successivi
il loro 75° compleanno residenti nei quartieri interessati dal servizio vengono contattati per via
telefonica al fine spiegare loro in cosa consiste il progetto e chiedere se siano interessati a farne
parte.
Non è dunque il cittadino che si rivolge al servizio ma il servizio, che attraverso gli operatori, cerca il
cittadino, andando ad intessere un legame che poi si modellerà sulle necessità individuali. A ciò si
accompagna - ha precisato - Liotta il “lavoro di strada”, cioè la presenza degli operatori lungo le vie
e nelle piazze dei quartieri coinvolti per incontrare gli anziani nell’ambito della loro vita quotidiana :
piccole feste e banchetti informativi che aiutano a familiarizzare”.
Fonte: Redattore sociale
Bar anti azzardo in 52 città: i gestori rinunciano a 1500-2000 euro al mese
Il 10 maggio a Roma per tirare le fila della campagna “SlotMob” (07/05/2014)
Il 10 maggio a Roma sarà una grande festa, e anche un momento per tirare per la prima volta le
fila - e decidere insieme un nuovo avvio - di un movimento spontaneo di indignazione e protesta
costruttiva contro l’istigazione al gioco d’azzardo. Un movimento che ha toccato tutta l’Italia,
coinvolto oltre 50 città di tutto lo stivale, migliaia di cittadini, 150 associazioni e enti locali. Arriva
infatti a Roma alle ore 10 a largo Appio Claudio la campagna SlotMob. Anche nella capitale si
premieranno, nella logica della formula SlotMob, quei bar ed esercenti che hanno rinunciato ai
guadagni derivanti dalle slot machine: “Sarà un evento in cui da tutta Italia verranno coloro che
in corso d’anno hanno partecipato ai vari Slotmob per premiare due bar selezionati con l’aiuto
di Libera Presidio Roma 7, perché oltre a non avere le slot, si vuole anche essere sicuri che con
i consumi premiamo persone che non sono legate in nessun modo alla criminalità organizzata”
spiega Gabriele Mandolesi, tra i coordinatori a livello nazionale della campagna insieme a Carlo
Cefaloni. “E’ importante essere in tanti e far sentire che, quando vogliono, i cittadini italiani sanno
alzarsi in piedi e dire ad alta voce che una società fondata sull’azzardo non è gradita da queste
parti”.
Argomentano i promotori: “Quando si parla dell’Italia e dei cittadini italiani, spesso uno dei primi
stereotipi che vengono in mente è la pigrizia e l’essere in grado di accettare qualunque situazione:
l’importante è non avere troppe preoccupazioni e magari riuscire a guadagnarci qualcosa a livello
personale. Ci sono invece delle situazioni che dicono il contrario. Una di queste è la straordinaria
scelta di baristi che rinunciano agli incassi elevati delle slot machine (1500-2000 euro al mese)
perché la vita di qualcuno che si distrugge per la dipendenza da gioco vale molto di più. E altrettanto
straordinaria è la reazione civile e colorata delle oltre 150 associazioni e Comuni che hanno aderito
alla campagna Slotmob in tutta Italia, spendendo settimane intere a organizzare colazioni di massa
per andare a premiare i baristi in 52 città. Con la loro scelta no slot, hanno bloccato un ingranaggio
enorme che vede coinvolti politici, lobby e multinazionali”.
Alla base di tutto c’è la logica del mercato: “Premiare come consumatori i bar che hanno scelto
di rinunciare alle Slot machines attraverso una colazione o aperitivo in centinaia, per allenarci a
votare con il portafogli e sensibilizzare sul tema. In fondo, se da oggi scegliessimo di acquistare
solo nei bar senza Slot, il problema sarebbe già risolto: nessun barista sarebbe disposto ad offrire
sul mercato un prodotto che nessuno domanda”.
La campagna Slotmob è nata nel luglio 2013, promossa da vari esponenti della società civile e che
ha visto l’input e l’adesione convinta anche di alcuni economisti.
Fonte: Redattore sociale
5
Sportello di informazione sociale - Provincia di Torino
Finlandia miglior Paese per madri e figli, la Somalia il peggiore
I dati del XV Rapporto di Save the children sullo “Stato delle madri nel mondo” (08/05/2014)
Ancora una volta il Nord Europa è in testa allo “Stato delle madri nel mondo” di Save the
children, la classifica dei Paesi dove lo stato di salute della madre, il livello di istruzione, le
condizioni economiche, politiche e sociali garantiscono il benessere alle mamme e ai loro figli.
Sono infatti Finlandia, Norvegia e Svezia che si aggiudicano il podio nella XV edizione del
Rapporto dell’organizzazione internazionale indipendente che, dal 1919, si dedica ai bambini e
alla promozione dei loro diritti, seguiti da Islanda, Paesi Bassi, Danimarca, Spagna, Germania,
Australia e Belgio (questi ultimi due a pari merito).
Al contrario, sono tutti dell’Africa subsahariana, quelli che si collocano in fondo alla classifica con,
in coda, la Somalia, preceduta dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC) e, a pari merito, da
Niger e Mali, che ottengono punteggi molto scarsi per ognuno dei cinque indicatori su cui si è basato
il Rapporto: salute materna e rischio di morte per parto, benessere dei bambini e tasso di mortalità
entro i cinque anni, grado di istruzione, condizioni economiche e PIL procapite, partecipazione
politica delle donne al governo. Immediatamente prima, tra gli ultimi 10 (a partire dal migliore),
Costa d’Avorio, Ciad, Nigeria, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana, Guinea Bissau.
Quest’anno l’Italia fa un passo in avanti, portandosi dal 17° all’11° posto, cambiamento dovuto
sostanzialmente all’aumento della presenza delle donne al governo (passato dal 20,6% della
scorsa edizione al 30,6% del’ultima).
I confronti tra i Paesi ricchi e i Paesi in via di sviluppo sono ancor più stridenti se si esaminano i
singoli indicatori. Se in Svezia (3° posto) una donna su 14.100 rischia di perdere la vita per cause
legate alla gravidanza o al parto, in Chad (170° posto) accade ad una su 15. Un bambino su
cinque5 in Sierra Leone (172° posto) rischia di morire prima di aver compiuto 5 anni, mentre in
Islanda corre questo rischio solo uno su 435 (4° posto).
Le madri e i bambini nelle crisi umanitarie
Il Rapporto sullo “Stato delle madri nel mondo” esamina, in particolare, l’impatto delle crisi
umanitarie sul benessere e la sopravvivenza delle madri e dei loro bambini. Durante le emergenze,
siano esse conflitti o calamità naturali, i problemi che abitualmente affliggono alcuni Paesi povertà, malnutrizione, violenza sessuale, gravidanze non pianificate e parti non assistiti - vengono
naturalmente esacerbati, così come si accentuano le differenze economiche e di genere.
Sin dalla prima edizione del rapporto nel 2000, infatti, i Paesi che si posizionano in fondo alla
classifica sono quelli che stanno vivendo o hanno di recente vissuto una grave crisi umanitaria, un
conflitto, gravi emergenze o in cui c’è un problema di accesso e qualità delle cure sanitarie.
Sono ben 250 milioni i bambini con meno di cinque anni che vivono in Paesi in conflitto, nei quali si
concentra ben il 56% di tutte le morti materne e infantili. In tali contesti, per ogni persona che perde
la vita a causa della guerra, ce ne sono da tre a 15 che muoiono a causa di malattie, complicazioni
mediche e malnutrizione, anche perché in media gli operatori sanitari che lavorano in questi luoghi
sono meno della metà di quelli necessari per far fronte ai bisogni della popolazione.
E accanto alla guerra ci sono le catastrofi naturali, il 95% delle quali colpisce i Paesi in via di
sviluppo. In queste situazioni, si stima che le donne e i bambini corrano 14 volte più di un uomo il
rischio di morire.
Tra le 28 nazioni che negli anni hanno raggiunto le 10 posizioni più basse della classifica, 27
sono Paesi fragili, in conflitto o post conflitto, mentre 18 di esse sono state bersaglio di frequenti
calamità naturali. Inoltre moltissimi di questi Paesi fronteggiano una perenne crisi sanitaria, dovute
principalmente a un accesso limitato all’assistenza sanitaria.
In particolare, 7 Paesi (tra cui RDC, Niger, Mali e Guinea-Bissau), sono tra gli ultimi dell’indice di
Save the children sin da quando è stato lanciato la prima volta nel 2000. Sei di essi hanno vissuto
un conflitto e tutti - a eccezione della Guinea Bissau - sono stai colpiti da vari disastri naturali.
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Sportello di informazione sociale - Provincia di Torino
L’Asia meridionale annovera circa un terzo delle morti infantili, con dei tassi particolarmente alti
nelle comunità maggiormente escluse e le aree maggiormente fragili, come ad esempio lo stato
indiano di Bihar e Odessa e la provincia pakistana di Khyber Pakhtunkhwa.
Nel 1990, il 16% delle morti infantili avvenivano nell’Africa centro-occidentale, oggi solo la Nigeria
e la RDC rappresentano il 20% di queste morti.
“Il conflitto che ha flagellato la RDC ha causato 5,4 milioni di morti, ma solo il 10% di queste è stata
direttamente provocato dalla guerra. Si stima che conflitto siriano in corso ha causato in media la
morte di 1000 donne e bambini al mese, ma sono migliaia quelli morti per la fame e la mancanza
di cure mediche. Prima dell’inizio del conflitto, in Siria il tasso di mortalità infantile era di 15 bambini
morti prima dei cinque anni ogni mille nati ed il Paese era in linea per raggiungere gli Obiettivi del
Millennio 4 (“Ridurre la mortalità infantile”) e 5 (“Migliorare la salute materna”). Oggi, benché non
si riescano ad avere dati aggiornati, le donne siriane continuano a partorire senza assistenza e
per paura di ciò che può accadere durante il parto, pianificano parti cesarei, i bambini non hanno
accesso alle vaccinazioni e si stanno diffondendo di nuovo - per la prima volta nell’ultimo decennio
- la polio e il morbillo.”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Emblematico di come le crisi umanitarie - siano esse provocate dall’uomo o dalla natura - possano
mettere a dura prova il benessere delle madri e dei bambini di un Paese è il caso delle Filippine,
un Paese a medio reddito che sembrava sulla buona strada per raggiungere il quarto Obiettivo
del Millennio (il tasso di mortalità infantile era di 30 bambini morti prima dei cinque anni ogni 1000
nati), aveva fatto anche notevoli passi avanti per raggiungere il 5° obiettivo, relativo alla salute
delle madri (il tasso di mortalità materna era di 99 donne ogni 100.000), e dal 2010 ha portato
avanti una importante riforma per fornire la copertura sanitaria universale. Il Paese negli ultimi
anni è stato funestato da tre grandi tifoni che hanno messo in discussione questi fondamentali
obiettivi: “Washi”, che nel 2011 ha ucciso 1400 persone e prodotto 430.000 sfollati, “Bopha”, che
nel 2012 ha ucciso 2000 persone e lasciato circa un milione senza una casa, e circa sei mesi fa,
l’8 novembre 2013, “Hayan”, che ha colpito 16 milioni di persone, 10 milioni dei quali sono donne e
bambini, uccidendone oltre 6000 e ferendone quasi 29.000.
“Ma le madri di tutto il mondo, anche nei contesti più difficili, fanno di tutto per portare avanti la
promessa che fanno ai loro figli nel giorno in cui li mettono al mondo, quella di proteggerli sempre.
Vediamo spesso madri che durante le crisi umanitarie più acute, continuano a guardare avanti, che
cercano di trasformare un campo profughi in una casa, che scappano dalle violenze con i propri
figli tra le braccia. Sono quelle stesse madri che vediamo sbarcare quotidianamente sulle nostre
coste, con i loro bambini, o ancora quelle che mettono il proprio figlio in viaggio, sapendo i rischi
che corre a partire ma aggrappandosi alla speranza che essi siano inferiori a quelli che correrebbe
se restasse. Sono quelle madri che continuano ad andare avanti concentrandosi sulla speranza
che il futuro dei loro figli possa essere migliore, e alle quali dobbiamo dare una risposta”, conclude
Valerio Neri.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto di Save the Children, quest’anno il nostro Paese passa
dal 17° all’11°posto, sostanzialmente grazie a un aumento sostanziale della percentuale media
di partecipazione delle donne al governo del Paese, passata dal 20,6% della scorsa edizione del
Rapporto all’attuale 30,6%, dato che tuttavia rimane inferiore a quello di Paesi come l’Angola (36,8%),
il Mozambico (39,2%), Timor leste (38,5%). Secondo i dati, le condizioni di salute delle mamme e dei
bambini si mantengono a livelli alti (il tasso di mortalità femminile per cause legate a gravidanze e
parto è pari a 1 ogni 20.300, quello di mortalità infantile è di 3,8 ogni 1000 nati vivi), come abbastanza
alto è il livello di istruzione delle donne, pari a 16,3 anni di formazione scolastica. Al contrario subisce
un decremento il reddito nazionale pro capite, che passa da 35.290 a 33.860 euro.
Prevenzione e riduzione del danno nelle emergenze
Save the Children, al fine di migliorare concretamente le condizioni di madri e bambini, soprattutto
in contesti d’emergenza, chiede agli Stati, ai donatori e a società civile di assicurare che ogni madre
e ogni neonato che vivono in zone di crisi abbia accesso a cure di qualità, venga investito di più per
7
Sportello di informazione sociale - Provincia di Torino
la loro istruzione e assicurata loro protezione. Inoltre, è necessario promuovere azioni relative alla
prevenzione e al riduzione del danno nelle emergenze, così come occorre continuare a perseguire
l’obiettivo della copertura sanitaria universale, assicurandola sopratutto ai più vulnerabili. Inoltre è
necessario che ogni intervento in contesti emergenziali sia pianificato tenendo conto dei bisogni
specifici di madri e bambini, assicurando supporto politico e risorse finanziate adeguate, azioni
cooordinate che siano focalizzate sui bisogni sanitari di madri e bambini nei contesti di crisi.
Per approfondimenti:
- Il Rapporto di Save the children (in lingua inglese, scaricabile in .pdf)
Fonte: Save the children
Libri per ciechi esenti da copyright: firmato il Trattato di Marrakech
Il documento contiene eccezioni alla proprietà intellettuale (07/05/2014)
Si avvicina il giorno storico in cui si stabilirà il principio secondo cui i libri in versione accessibile per
i non vedenti (ovvero in audio, Braille, caratteri ingranditi o versione elettronica) saranno esenti da
copyright. A gennaio si erano registrate speranze, sotto la presidenza greca dell’Unione Europea
(UE), che l’UE stessa firmasse il Trattato di Marrakech, che contiene eccezioni alla proprietà
intellettuale per i libri destinati ai ciechi, agli ipovedenti e agli impossibilitati alla lettura su formato
cartaceo. E la firma è puntualmente arrivata il 30 aprile, salutata con entusiasmo dalla European
Blind Union (sito in lingua inglese), l’organizzazione che rappresenta i non vedenti europei, e dal
Commissario per il Mercato Interno, il belga Michel Barnier.
Il Trattato di Marrakech, adottato nel giugno 2013 dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà
Intellettuale, prevede un’eccezione obbligatoria al copyright per le associazioni di ciechi e
ipovedenti e per le biblioteche che producano, distribuiscano e rendano disponibili libri in formati
accessibili, a patto che tali associazioni si premurino di rispettare il diritto d’autore, facendo in
modo che i testi prodotti e distribuiti siano destinati a un pubblico di soli disabili visivi o persone che
non possano leggere su carta. Inoltre, il Trattato sancisce che tali libri possano essere scambiati,
a livello transnazionale, fra organizzazione e organizzazione. Ciò vuol dire, ad esempio, che se un
ente autorizzato (ci si riferisce così alle associazioni nel trattato) in Argentina dispone di decine di
migliaia di libri in Braille o audio in spagnolo, questi libri potranno essere distribuiti legalmente a tutti
i ciechi che, in America Latina, in Spagna o nel mondo, conoscano quella lingua. Ciò ovviamente,
a patto che i Paesi coinvolti nella libera circolazione dei testi abbiano ratificato il trattato. In altre
parole, il Trattato di Marrakech è un vero e proprio documento che regola l’import-export di libri
accessibili.
La European Blind Union stima in 285 milioni i ciechi in tutto il mondo e afferma che solo il 5% dei
libri che vengono pubblicati è oggi disponibile in versione accessibile. L’obiettivo dell’UE, per bocca
del direttorato generale Mercato Interno della Commissione, è raggiungere il 100%. Il Trattato di
Marrakech - una volta ratificato dagli Stati membri - sarà di beneficio soprattutto ai non vedenti e
ipovedenti dei Paesi in via di sviluppo, laddove la carenza di libri accessibili è più drammatica.
Ma cosa succede dopo la firma? Ora inizierà il processo di ratifica da parte dei singoli Paesi che
fanno parte dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, e una volta che almeno
venti fra essi avranno completato tale processo, il Trattato entrerà ufficialmente in vigore e sarà
vincolante.
“La nostra campagna non finisce qui - ha dichiarato Wolfgang Angermann, presidente dell’Unione
Europea dei Ciechi - ora dobbiamo spingere tutti gli Stati membri dell’Unione Europea a ratificare
il Trattato nel minor tempo possibile. Ci complimentiamo con la presidenza greca dell’UE per il
passo avanti fatto con la firma, ma ora starà alla prossima presidenza italiana di spingere tutti i 28
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Paesi europei a un’immediata ratifica. Infine non è solo importante che il Trattato venga ratificato in
Europa.
Deve entrare in vigore nel maggior numero di Paesi possibile in tutto il mondo perché solo così se
ne aumenterà esponenzialmente l’efficacia e si porrà fine alla carestia endemica di libri che affligge
ciechi e ipovedenti”.
Per approfondimenti:
- Libri accessibili per i ciechi, ma senza copyright
La Commissione Europea chiede la delega ai Paesi membri per ratificare il Trattato di Marrakesh
(20/01/2014)
- Sul Trattato di Marrakesh
Fonte: Superabile.it
Imprese guidate da giovani sotto i 35 anni, 71.000 in più nel 2013
I dati di Unioncamere, l’opportunità degli Sportelli per l’imprenditorialità (12/05/2014)
Battesimo ufficiale del network nazionale degli Sportelli per l’imprenditorialità giovanile delle Camere
di commercio. La rete delle Camere di commercio mette a disposizione dei giovani un servizio
gratuito dedicato espressamente a quanti vogliono creare una nuova impresa. Il servizio delle
Camere di commercio prevede un’offerta mirata e integrata di attività di orientamento, formazione,
assistenza, accompagnamento e supporto espressamente indirizzata a rispondere ai diversi bisogni
dello start up e post-start up, favorendo anche l’accesso a strumenti di credito e microcredito o agli
incentivi pubblici nazionali e regionali, per valorizzare le opportunita’ occupazionali legate al lavoro
indipendente.
Un’iniziativa particolarmente importante in un Paese come il nostro, in cui la disoccupazione
giovanile ha superato il 40% e si registra un dato record quanto ai giovani neet (circa un milione
e mezzo di età 15-24 anni, pari quasi a un quarto di questa fascia d’età, che non studiano né
lavorano), con elevati tassi di abbandono scolastico-formativo.
D’altro canto, è un fatto che l’impresa piace ai giovani. Tra il 2012 e il 2013 sono infatti quasi 71.000
in più le imprese guidate da giovani di età inferiore ai 35 anni, con una crescita pari al 10,48%.
“Il Network degli Sportelli per il sostegno all’Autoimprenditorialità giovanile delle Camere di
commercio - sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello - accoglierà i giovani
che intendono aprire una nuova impresa assicurando loro percorsi specialistici mirati. Nelle
nostre strutture è prevista la messa a disposizione gratuita di un modello di servizio e d’intervento
comune, basato sull’adozione di standard omogenei, secondo declinazioni e articolazioni
territoriali differenziate sulla base delle specificità locali (in termini di opportunità, collaborazioni,
specializzazioni, risorse, attori e reti disponibili). Si tratta, evidentemente, di un contributo concreto
e fattivo che Unioncamere e le Camere di commercio italiane sono pronte a mettere a disposizione
per il rilancio dell’occupazione giovanile”.
Fonte: Redattore sociale
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Sui banchi 223.000 alunni con handicap, troppe le barriere
Elaborazione Exposanità su dati ISTAT (08/05/2014)
Le scale sono a norma e anche i bagni sono per lo più accessibili, ma quanto ai percorsi interni ed
esterni le scuole italiane hanno ancora barriere a volontà: in sette su dieci non c’è praticamente
traccia di supporti o aiuti (dagli scivoli ai segnali visivi o acustici) che rendano più facili gli
spostamenti delle persone con disabilità. A rimarcarlo sono i dati elaborati, su base ISTAT, da
Exposanità, la manifestazione dedicata a sanità e assistenza che andrà in scena a Bologna dal 21
al 24 maggio prossimi e che dedicherà diversi focus di approfondimento e di riflessione proprio al
tema della disabilità.
In un report dedicato alla situazione delle scuole, viene segnalato che - oltre alla presenza
del sostegno - gli alunni disabili necessitano di servizi con determinate caratteristiche per il
superamento delle barriere architettoniche: ecco dunque che i dati mostrano che nel nostro Paese
c’è una percentuale abbastanza alta di scuole con scale a norma (sono il 79% delle scuole primarie
e l’86,8% delle secondarie di primo grado) e un numero ugualmente alto di strutture con servizi
igienici a norma (si tratta del 76,7% delle scuole primarie e del 79,7% delle secondarie di primo
grado). Non che non vi siano differenze regionali, anche abbastanza marcate, ma nella media i
numeri sono abbastanza soddisfacenti: nella scuola primaria i due opposti sono rappresentati dalla
Calabria (60,6% di scale a norma e 58,7% di servizi igienici) e dalla Valle d’Aosta (rispettivamente
al 93,2% e al 94,5%), mentre nella scuola secondaria di primo grado l’eccellenza è sempre in Valle
d’Aosta (che può vantare perfino un 100% di scale a norma, e il 95,2% dei bagni) con Calabria
(76,6% di scale) e Basilicata (62,7% di servizi igienici) a chiudere le due classifiche. Fra le altre, in
media il Piemonte oscilla sull’80%, la Lombardia sul 90%, il Veneto sull’83%, il Lazio sul 78%, la
Puglia sull’84%, la Sicilia e la Sardegna sul 77%.
Va ovunque male, invece, la situazione dei percorsi interni ed esterni: solo il 29,8% delle scuole
primarie e appena il 29,1% delle scuole secondarie di primo grado hanno reso accessibili i percorsi
interni, e numeri simili (28,4% delle scuole primarie e nel 27,2% delle scuole secondarie) si
registrano per i percorsi esterni. A superare il 50% di scuole accessibili da questo punto di vista
sono solamente le due province autonome di Trento e Bolzano (con percentuali variabili fra il 51 e il
66%): tutte le altre regioni restano ampiamente al di sotto della soglia. Il Piemonte oscilla intorno al
31%, la Lombardia sul 36%, il Veneto e l’Emilia Romagna sul 34%, la Liguria sul 25%, la Toscana
sul 30%, il Lazio fatica ad arrivare al 20%, la Campania è al 21%, la Puglia al 26%, la Basilicata al
18%, la Calabria al 17%.
Exposanità ricorda poi i dati complessivi sul sostegno che parlano di 223.000 alunni disabili (anno
scolastico 2012/2013), pari al 2,5% degli studenti totali. L’incidenza più elevata si segnala in
Trentino Alto Adige (3,3% sul totale degli alunni della regione), Lazio (3,1%) e Abruzzo (3,1%)
mentre la Basilicata (1,9%) e la Calabria (2%) sono le regioni con il tasso più basso. La netta
maggioranza degli alunni disabili (66,7%) ha una disabilità di tipo intellettivo mentre quella motoria
è presente nel 4,1% dei casi, quella uditiva nel 2,9% e quella visiva nell’1,7%. Il rapporto tra docenti
e numero degli alunni con disabilità è di uno ogni due studenti: Molise e Basilicata sono le regioni
che dedicano più risorse con una media di un insegnante ogni 1,6 alunni con disabilità mentre
nelle regioni Lazio e Lombardia il rapporto è inferiore (un docente ogni 2,4 alunni).
“Il tema dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità - afferma Marilena Pavarelli,
project manager di Exposanità - impone due diversi livelli di riflessione: da un lato è necessario
ripensare e adattare l’edilizia scolastica così da renderla fruibile al maggior numero di studenti
possibile, dall’altro occorre dotarsi di una serie di risorse materiali ed umane che concorrano a
rendere la scuola italiana più accessibile anche nei confronti di coloro che presentano difficoltà
nell’apprendimento”. “Exposanità - continua - darà come di consueto spazio a queste due
tematiche dedicando una serie di appuntamenti alla progettazione for all, a quei prodotti destinati a
chi presenta difficoltà cognitive nonché alle competenze necessarie a tutti coloro che seguono gli
alunni con tali difficoltà: famiglie, insegnanti di sostegno, logopedisti, fisioterapisti e, più in generale,
tutte le figure dello spettro riabilitativo”. Oltre alle iniziative su barriere architettoniche e handicap
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cognitivi, la manifestazione bolognese affronterà il tema disabilità da più punti di vista: fra le altre
iniziative, previsti eventi speciali come “Horus Sport” (realizzato insieme al Comitato Paralimpico)
con un’area sport in cui sarà possibile praticare dal vivo le discipline più diffuse, e come “Ludoteca
for all” spazio ai giochi per bambini disabili, per far conoscere al pubblico e agli addetti ai lavori le
ultime novità presenti sul mercato.
Fonte: Redattore sociale
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