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DOSSIER ­ UPI FVG_GORIZIA
Venerdì, 17 gennaio 2014
DOSSIER ­ UPI FVG_GORIZIA
Venerdì, 17 gennaio 2014
Dossier ­ Upi FVG_Gorizia
Gherghetta: Area vasta vantaggio solo per Trieste
Da Il Piccolo (ed. Gorizia) del 2014­01­17T05:40:00
A2A: la salute dei nostri dipendenti è tutelata
Da Il Piccolo (ed. Gorizia) del 2014­01­17T05:40:00
Provincia, pressing sulla Regione: via i Tir di bramme dalle strade
Da Il Piccolo (ed. Gorizia) del 2014­01­17T05:40:00
Romans, alla scoperta dell' antica toponomastica
Da Il Piccolo (ed. Gorizia) del 2014­01­17T05:40:00
L' Isola è pronta ad aprire il Carnevale ma teme defezioni
Da Il Piccolo (ed. Gorizia) del 2014­01­17T05:40:00
Boccaccio e le sue opere a Palazzo Attems
Da Il Piccolo (ed. Gorizia) del 2014­01­17T05:40:00
Istituto di musica, si apre uno spiraglio
Da Messaggero Veneto (ed. Gorizia) del 2014­01­17T06:27:00
"I Borgia" mettono il lucchetto al castello
Da Messaggero Veneto (ed. Gorizia) del 2014­01­17T06:27:00
San Mauro colpita da un' altra frana chiuso il parcheggio
Da Messaggero Veneto (ed. Gorizia) del 2014­01­17T06:27:00
Tavolare, rinasce l' antica Romans
Da Messaggero Veneto (ed. Gorizia) del 2014­01­17T06:27:00
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Gherghetta: Area vasta vantaggio solo per Trieste
Il presidente della Provincia: «L' accorpamento ha causato uno spostamento di risorse
da Gorizia al capoluogo giuliano». Punti nascita? «Rischia Monfalcone»SANITÀ
»BILANCIO DA LACRIME E SANGUE.
di Francesco Fain «L' Area vasta non ha creato alcun
risparmio. Diciamolo chiaramente: è coincisa solamente con
uno spostamento di risorse economiche da Gorizia a Trieste».
Enrico Gherghetta, presidente della Provincia, non le manda a
dire. Nei giorni scorsi, ha incontrato i vertici dell' Azienda
sanitaria isontina e si è parlato diffusamente di bilanci, numeri,
provvedimenti da lacrime e sangue.
Un panorama per nulla roseo.
Gherghetta, l' Isontino pare destinato a pagare il prezzo
più alto. Perché quando si azionano le forbici, la nostra
provincia è sempre la più colpita?
Effettivamente, anche questa volta la nostra sanità subisce
tagli considerevoli. Che dire? Siamo pronti a fare la nostra
parte ma ci piacerebbe che i sacrifici, questa volta, li
facessero per primi gli altri. Vogliamo essere i secondi, se non
i terzi della classe anche perché qui sono già stati chiusi interi
ospedali nel passato. Abbiamo già dato ampiamente.
Qual è la situazione del bilancio dell' Ass isontina?
Difficilissima, non lo scopre certamente il sottoscritto. Il
bilancio dell' Azienda sanitaria è di circa 250 milioni di euro.
Quest' anno ci saranno 16 milioni in meno rispetto lo scorso
anno, e non 13 come scritto sino a ieri. Pertanto, mi sono
chiesto e ho chiesto ai direttori generale e sanitario dell' Ass
isontina: come avete fatto a chiudere i conti? Ebbene: ci
saranno risparmi per 7 milioni relativamente ai beni sanitari, 5
riguarderanno gli appalti di servizi, 2,5 saranno concernenti il
personale. Restano un milione e mezzo che verranno tagliati
un po' qua, un po' là. Come si può ben capire, si tratta di tagli
insostenibili che rischiano di non garantire più il servizio
sanitario da ottobre in avanti.
Perché da ottobre in avanti?
Perché il bilancio, con le risorse attuali, copre il fabbisogno e
tutte le necessità sino ad ottobre. Poi, si vedrà. Comunque, mi
è stato detto che ci sono tre ipotesi di lavoro: in primis l'
assestamento di bilancio che garantirebbe risorse aggiuntive;
l' Ass, poi, continuerà a lavorare sull' appropriatezza delle
prestazioni sanitaria; terzo: si procederà con la riorganizzazione dei servizi nell' ottica dell' ospedale
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unico su due sedi (Gorizia e Monfalcone). Poi, ci sono sei obiettivi che ci poniamo.
Quali?
Innanzitutto, dovranno essere previsti più infermieri di comunità. Poi, si dovrà procedere con il
potenziamento sia del Sert che del Centro di salute mentale (Csm). Quindi, vanno implementate le cure
palliative e date gambe al Centro amianto che è un progetto importantissimo per la nostra provincia.
Infine, vogliamo che il laboratorio di Area vasta per le analisi venga ospitato a Monfalcone. Ma Trieste
non ci sente da quell' orecchio. Non c' è niente da fare: quando si tratta di trasferire dei servizi dalla
nostra Azienda sanitaria a quella giuliana, tutto va bene. Il percorso inverso non è contemplato.
Quindi, rischiamo di essere fagocitati?
Certo. L' Area vasta è stata questo: uno spostamento di risorse da Gorizia a Trieste.
Ma lo sapete che i trasferimenti pro capite in ambito sanitario sono di 280 euro inferiori nell' Isontino
rispetto alla provincia giuliana? Questi dati sono oggettivi, incontestabili, dicono tutto.
Passiamo alla questione dei Punti nascita. Cosa succederà? Si andrà allo scontro Gorizia­
Monfalcone?
La situazione è ben nota a tutti. Tutti e due i reparti non raggiungono la quota dei 500 parti all' anno che
è ritenuta un parametro di sicurezza. In realtà, a rischiare di più sulla carta è il Punto nascita di Gorizia
dove i numeri sono molto più bassi.
Cosa pensa della Casa del parto?
È una grande idea. Ma riguardo questo progetto va fatto un ragionamento: dove c' è una Casa del parto
deve esserci, nelle vicinanze, anche un reparto materno­infantile. Mi sembra logico: se c' è un'
emergenza, la futura mamma deve essere trasferita d' urgenza in ospedale e non è pensabile che
venga trasportata a Monfalcone.
Quindi, se noi diciamo, come afferma l' Ass isontina nel Piano attuativo locale (Pal), che sopravviverà un
solo Punto nascita in provincia è chiaro che a rischiare di più è...
Monfalcone. La permanenza del reparto a Gorizia verrebbe garantita proprio dalla Casa del parto.
Quindi, come si può uscire da questo "pasticciaccio"?
Bisogna abbandonare il progetto di tagliare uno dei due reparti. Capisco che la velleità della Regione è
di tagliare e chiudere qualcosa per dimostrare di aver risparmiato ma non ci sono le condizio
ni per concretizzare questo progetto.
Sopravvivino entrambi
i Punti nascita perché entram
bi hanno le loro ragioni di esistere. La sua azione si affianca a quella dei sindaci? O si sovrappone? Si
affianca, questo è chiaro. Quella della sanità deve essere una battaglia comune e mi pare che i sindaci
si stiano già muovendo. Però, bisogna evitare di ragionare con la cultura della tribù: Gorizia non si
mobiliti soltanto per Gorizia e Monfalcone solo per tutelar
e le sue specialità e i suoi reparti perché così siamo più deboli ed è più facile colpirci. Un ultimo
pensiero sull' As
s isontina... La nostra Azienda sanitaria è un modello. E proprio per questo non va demolita ma va
copiata. La Regione deve capirlo! ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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A2A: la salute dei nostri dipendenti è tutelata
«Non abbiamo mai strumentalizzato e sfruttato la paura dei lavoratori come sostiene
Vescovini»
«La salvaguardia della salute dei lavoratori
della centrale di Monfalcone, come di quella di
tutti i cittadini del comprensorio, è tra i principi
fondamentali che guidano da sempre l'
operato del gruppo A2A. La società rispetta
con ampio margine i limiti di legge fissati dalle
autorità competenti per il funzionamento dell'
impianto, che si rifanno a direttive comunitarie
in vigore in tutti i Paesi membri e sono gli
stessi in vigore, ad esempio, in nazioni come
la Germania dove la produzione elettrica è
realizzata per il 45% dal carbone, rispetto al
17% in Italia». Detto questo, l' azienda
risponde all' imprenditore Alessandro
Vescovini, a proposito dei rapporti con i
lavoratori: «A2A non ha mai "strumentalizzato
e sfruttato la paura" nei rapporti con i propri
dipendenti. Ha sempre attuato politiche
profondamente rispettose dei diritti e della
dignità dei lavoratori, perseguendo una logica
di sviluppo del sito industriale con un
sostanziale mantenimento dell' organico,
nonostante lo spegnimento dei due gruppi di
produzione ad olio combustibile. Dall'
acquisizione della centrale da parte di A2A
(luglio 2009) ­ aggiunge ­ sono state più di 30
le assunzioni di giovani qualificati del luogo.
«Tale politica è confermata, pur nell' attuale difficile congiuntura economica, dalla determinazione della
società a continuare a investire in nuove e moderne tecnologie produttive per l' ulteriore riduzione dell'
impatto ambientale (vedi il denitrificatore che permetterà di abbattere sensibilmente gli ossidi di azoto)
e a valorizzare le professionalità già esistenti dei propri dipendenti, che porteranno la centrale ad
essere allineata ai più alti standard di eccellenza operativa ed ambientale del settore». L' azienda parla
poi dell' utilizzo di carbone a basso contenuto di zolfo e dell' adozione da tempo delle più moderne
tecnologie per il trattamento dei fumi. Il tutto per osservare: «I dipendenti della centrale ben conoscono
quanta attenzione la società riponga nell' applicazione delle procedure operative di gestione (controllate
e alcune certificate da enti terzi qualificati) a salvaguardia della loro salute e della sicurezza sul lavoro.
Gli stessi risultati delle visite di controllo periodiche eseguite regolarmente su tutti i lavoratori della
centrale dal medico competente, differenziate per mansione, attestano una situazione sanitaria in linea
con la media nazionale».
A2A ricorda ancora che «l' intera industria presente a Monfalcone, quindi non solo la centrale, come si
evince dai dati comunicati dall' Arpa, incide sulla qualità dell' aria in termini di concentrazioni al suolo,
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ad esempio per gli ossidi di azoto, solo per l' 11%, mentre il traffico veicolare e il riscaldamento pesano
rispettivamente per il 44% e per il 30%».
L' azienda considera poi che l' attuale situazione del mercato elettrico italiano ed europeo e in base alle
proiezioni a medio e lungo termine, l' esercizio a carbone della centrale consente alla società di
mantenere in esercizio l' impianto per tutto l' anno, realizzando una gestione anche economicamente
sostenibile: «Se l' impianto di Monfalcone utilizzasse il gas per il suo funzionamento, la centrale non
riuscirebbe a produrre energia elettrica a prezzi compatibili con quelli richiesti dal mercato e dovrebbe
limitarsi a poche ore di funzionamento all' anno, così come accade attualmente alla gran parte delle
centrali italiane che utilizzano questo genere di combustibile. La motivazione di questa situazione ­
viene precisato ­ è correlata al prezzo del gas che non permette di produrre energia ad un prezzo
competitivo rispetto ad altre fonti e che l' elettricità prodotta da alcune fonti rinnovabili come gli impianti
fotovoltaici risulta, invece, economicamente conveniente solo grazie all' elargizione da parte dello Stato
ai produttori di importanti incentivi (6,6 miliardi di euro solo per il fotovoltaico e oltre 11 miliardi di euro
in totale all' anno dal 2013) che gravano sulle bollette di tutti gli utilizzatori italiani».
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Provincia, pressing sulla Regione: via i Tir di
bramme dalle strade
Il presidente Gherghetta punta al trasporto su rotaia e ritiene importante che
Portorosega incrementi il traffico dei semilavorati. A giorni una nuova riunione con l'
assessore Santoro.
d i Giuseppe Palladini «Ho parlato oggi (ieri,
ndr) con l' assessore regionale alle
Infrastrutture Santoro. Nei prossimi giorni
convocherà una riunione per trovare una
soluzione alternativa al trasporto delle bramme
su strada». Il presidente della Provincia,
Enrico Gherghetta, è tutt' altro che contrario al
traffico di bramme («voglio aumentarlo, il porto
di Monfalcone ha tutte le caratteristiche per
diventare lo scalo di riferimento di questa
merce in Alto Adriatico»), ma vuole anche
risolvere i problemi alla sicurezza della
circolazione sulle strade della provincia, creati
dai mezzi pesanti che trasferiscono le bramme
ai laminatoi di San Giorgio di Nogaro. Un
duplice obiettivo che lo stesso Gherghetta
afferma potrà essere raggiunto solo risolvendo
il problema del trasporto delle bramme su
gomma.
Per avere un' idea, si tratta di un traffico che,
secondo gli operatori portuali, richiede 35­
40mila mezzi pesanti all' anno. Solo negli
ultimi giorni una nave ha a scaricato a
Portorosega più di 18mila tonnellate di
bramme, pronte a prendere la via dei laminatoi
della Bassa friulana.
Il transito di decine di Tir al giorno sulle strade
dei vari Comuni è da tempo nel mirino di diversi sindaci per i pericoli già citati e per i danni che i mezzi
pesanti arrecano alle strade, e alle rotonde, con il loro peso (due bramme pesano più di 55 tonnellate).
Gli interventi dei vari sindaci e dell' amministrazione provinciale si sono concretizzati a suo tempo in una
delibera che la giunta Gherghetta era pronta ad applicare, per vietare il transito dei Tir con le bramme
sulle strade provinciali. Un mese e mezzo fa, però, in una riunione a Trieste con gli enti e gli operatori
interessati, la presidente della Regione Serracchiani ha avocato a sè la questione. Da allora, però, non
si sono registrati sviluppi. «In quella sede ho minacciato di bloccare il traffico delle bramme su gomma ­
ricorda Gherghetta ­ ma davanti a tutti la presidente mi ha chiesto ri restare fermo. Adesso attendo la
riunione con l' assessore Santoro; mi fido ancora delle capacità della Regione».
Il nodo è principalmente economico, oltre alla necessità di adeguare un piccolo ponte ferroviario a San
Giorgio. Il trasporto delle bramme per ferrovia costa più di quello su gomma (a parte i tempi di
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percorrenza), ma di poco: un euro alla tonnellata, neanche 30 euro per ogni bramma.
«Le autorità ­ tuona l' amministratore delegato della Compagnia portuale di Monfalcone, Riccardo
Scaramelli ­ vogliono levare il traffico di bramme dalle strade ma senza contribuire al costo del
trasferimento su rotaia. Gli operatori ferroviari interessati a questo trasporto ci sono: non solo Trenitalia
e Rail Cargo Austria ma anche aziende della regione come Serfer e Inrail. Per spostare su rotaia il 50%
delle bramme che viaggiano su strada ­ conclude Scaramelli ­ la spesa non supererebbe i 500mila euro
all' anno».
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la ricerca.
Romans, alla scoperta dell' antica toponomastica
In un libro della studiosa Francesca Parutto rispolverati il Tavolare teresiano e il catasto
giuseppino.
ROMANS La ricerca di una giovane studiosa
isontina, Francesca Parutto, ha consentito per
la prima volta di ricostruire coerentemente e
nel dettaglio i contenuti del Tavolare teresiano
e del Catasto giuseppino. Il singolare
"esperimento" storiografico è riuscito a
Romans grazie all' opera "Intal lûc­I nomi di
luogo del Comune di Romans", lunga ricerca
toponomastica che è riuscita nell' impresa di
catalogare, ordinare ma soprattutto
comprendere nella loro completezza i nomi dei
luoghi e la loro storia. Il volume, pubblicato da
Edizioni della Laguna, è stato reso possibile
oltre che dall' appassionato studio di Parutto,
dal locale gruppo di ricerca I Scussons, e dall'
Ispar, l' Istituto per lo Studio dei Paesaggi e
dell' Architettura Rurale, di Fratta di Romans,
con la collaborazione del Centro di
toponomastica friulana Società filologica
friulana. Nella sua complessa sfida la
dottoressa Parutto è stata sostenuta dal
contributo della Provincia di Gorizia, Comune
di Romans, Fondazione Carigo e Bcc di
Staranzano e Villesse. I contenuti del poderoso
volume, quasi 250 pagine di ampio formato,
sono arricchiti da un cospicuo materiale
fotografico, dai disegni di Ivaldi Calligaris,
dalle elaborazioni grafiche di Cristian Giolo e da un aggiuntivo cd che mostra, per la prima volta con
rigore scientifico e completezza storica, diverse mappe del territorio. Franco Finco, del Centro di
toponomastica friulana, ha definito l' opera come "un' enciclopedia geografica locale", in cui, studiando e
analizzando i toponimi si riesce a comprendere il percorso storico e l' evoluzione sociale e a volte anche
economica del territorio comunale. Il territorio, con i suoi luoghi, è diventato quasi un libro da leggere e
rileggere, da aggiornare, correggere e attualizzare, come spiega Francesca Parutto.
Sulla base della mappa censuaria del 1812, conservata presso l' Archivio di Stato di Gorizia, è stato
innestato il vasto corpus di fonti settecentesche ­ le informazioni del Tavolare Teresiano e del Catasto
Giuseppino per l' appunto ­ e successivamente sono state sovrapposte le fonti dei secoli successivi,
creando per la prima volta una visione d' insieme del territorio romanese e delle sue frazioni, Versa e
Fratta, comprendendone evoluzioni e mutamenti. Il tutto, inevitabilmente, arricchito dalla magmatica ma
preziosissima tradizione orale. E così' dal viaggio di Parutto emergono chiese dimenticate e forse
addirittura fortificazioni per ora solo parzialmente confermate da ritrovamenti archeologici; e ancora,
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luoghi legati ad una presenza nobiliare ed altri riconoscibili per precise caratteristiche geografiche o
produttive, ancone, pievi, antichi mulini. Toponimi ancora oggi in uso ("istituzionale" o semplicemente in
virtu' di consuetudine poco importa) ma della cui origine non si aveva coscienza; ed altri
misteriosamente scomparsi nei meandri della storia di una comunità. Perchè il territorio è creatura viva,
come del resto scriveva (nell' amato friulano) Celso Macor in "I fucs di Belen" in un magistrale
passaggio riportato nel volume: "Questa terra è come la mia anima, in pace, senza pace; il ruvido della
corteccia del gelso e il sapore amabile della malvasia, campi puliti e tirati in ordine come libri, e "grobie"
di sassi e rovi, filari d' uva disposti come un esercito in attesa e anse violente di fiumi dove l' acqua
divora l' argilla delle rive; la libertà dell' anima in un verde sconfinato e il chiuso dolce e pesante e
difficile delle cente e dei paesi...
" Luigi Murciano Edo Calligaris.
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L' Isola è pronta ad aprire il Carnevale ma teme
defezioni
La crisi sta mettendo in difficoltà numerose compagnie A oggi solo 5 gruppi hanno
confermato la partecipazione.
di Antonio Boemo L' Isola si prepara per il
carnevale. Il 22 febbraio è, infatti, in
programma la sfilata che rappresenta, da
qualche anno a questa parte, la prima
manifestazione in assoluto di tutta la provincia
di Gorizia. La sfilata di Grado è valida, tra l'
altro, per la conquista del trofeo del Carnevale
isontino promosso dalla Provincia. Ma la crisi
economica sta mettendo in difficoltà numerose
compagnie, tanto che il presidente della Sogit,
Alessandro Marchesan, spiega che al
momento sono giunte le conferme di
partecipazione solo da 5 gruppi, con la
possibile adesione di altri due.
Per il resto si è in attesa.
L' anno scorso il Carnevale gradese non ebbe
luogo a causa del maltempo, tuttavia, erano
pronti a sfilare dodici gruppi. C' è ancora
tempo per le iscrizioni, anche se le difficoltà
sono oggettive.
Le grandi compagnie comunque stanno
predisponendo i carri che sfileranno nel corso
delle varie manifestazioni. A Grado si fa
riferimento in particolare a gruppi (categoria in
ogni caso valida per il concorso provinciale),
coppie e singole maschere.
Non mancano piccole realizzazioni a
completamento scenico del gruppo, ma non si tratta di carri. È impensabile, infatti, il transito in centro,
tanto che durante il carnevale d' estate, pur con un percorso diverso, non mancano mai inconvenienti
per il passaggio dei carri allegorici. Come sempre, ad occuparsi dell' iniziativa sono gli animatori della
Sogit e dell' Admo locale, con il sostegno del Comune. Anche i gruppi gradesi sono già da qualche
tempo al lavoro, dopo le lunghe, anche animate, discussioni per la scelta del tema. Tra l' altro, qualcuno
di questi gruppi partecipa di solito ad altre sfilate previste nell' Isontino e nella Bassa friulana.
Fino ad ora, come confermano gli organizzatori, viene data per certa la partecipazione del gruppo di
Staranzano (questa volta, pare si concentri sulle prossime olimpiadi invernali di Soci) e di quello di
Romans. In forse ci sono, invece le adesioni dei gruppi di Cervignano e di Selz, mentre viene data per
scontata la presenza dei due gruppi delle scuole per l' infanzia e pure quella del gruppo dell' Ute.
Si attende, inoltre, di sapere se i ragazzi della scuola media, il gruppo di Fossalon e forse, per la prima
volta, anche un gruppo di Belvedere­Boscat, aderiranno alla sfilata carnascialesca gradese.
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Gorizia
Gli organizzatori confidano anche nelle conferme da parte di altri gruppi della regione e del Veneto.
Alla manifestazione non mancheranno maschere singole, coppie e i piccoli gruppi composti da 4­5
persone, che non partecipano al Carnevale isontino ma a Grado hanno una classifica a parte.
Intanto, per il prossimo periodo carnevalesco circolano voci sull' Isola a proposito del fatto che alcuni
gruppetti starebbero preparando alcuni scherzi particolari, pur legati magari a temi di carattere locale.
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Boccaccio e le sue opere a Palazzo Attems
Alle 17.30 a Palazzo Attems, a Gorizia, l'accademia di studi
medievali Rudel di Gradisca propone un incontro per
celebrare i 700 anni dalla nascita di Giovanni Boccaccio.
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Istituto di musica, si apre uno spiraglio
I docenti, senza stipendio dallo scorso giugno, sperano nell' accordo raggiunto tra
Regione e Comune.
«Per noi docenti, che stiamo continuando a
lavorare senza stipendio da giugno, è una
boccata d' ossigeno sapere che Regione e
Comune hanno espresso l' impegno a fare il
possibile per arrivare a una copertura di debiti,
tfr e consentire un futuro dal punto di vista
didattico.
Ma resta la preoccupazione perché reperire le
risorse finanziarie necessarie sarà difficile»:
ecco la riflessione del direttore della scuola di
musica Claudio Pio Liviero all' indomani del
vertice tra il sindaco Romoli e l' assessore
regionale alla cultura Torrenti che ha lasciato
intravedere la possibilità di una soluzione che
consenta la sopravvivenza della storica scuola
di via Oberdan che con i suoi 180 anni è la più
longeva della regione. C' è l' impegno
congiunto a creare le condizioni per l'
estinzione dei debiti e la corresponsione di
stipendi arretrati e tfr.
L' assessore ha assicurato l' inserimento, nell'
assestamento di bilancio regionale di luglio, di
una somma adeguata in linea con l' impegno
del Comune al quale si affiancherebbe il
supporto di fondazione Carigo ed ente
camerale. Il Comune è pronto ad acquistare i
beni mobili della scuola e sia Romoli che
Torrenti hanno auspicato la prosecuzione dell' attività didattica attraverso un nuovo soggetto, anche
autogestito, che possa accedere ai finanziamenti pubblici.
Si è parlato inoltre di una possibile "liquidazione pilotata" dopo che il 18 dicembre il cda ha avviato la
procedura di fallimento e di licenziamento dei 9 dipendenti (8 docenti) visto il maxi­buco di 620 mila
euro dalla fondazione­istituto di musica "Città di Gorizia".
«Già poter sperare di recuperare stipendi e tfr ­ afferma Liviero ­ costituisce un passo in avanti anche
considerando la lunga anzianità di servizio che hanno accumulato i docenti, in diversi casi superiore ai
30 anni. L' impressione è che adesso ci sia almeno la volontà di fare qualcosa di concreto per evitare
che scompaia nel nulla questa realtà didattica che è uno straordinario patrimonio culturale per la città.
Parliamo tra l' altro di 9 dipendenti che rischiano di restare senza lavoro e senza la minima possibilità,
di fatto, di trovare un impiego in altri contesti. Torniamo a sperare ma siamo consapevoli che sarà
difficile coprire tutto l' attuale debito. Se anche la Regione, in estate, riuscisse ad arrivare a una cifra
vicina ai 200 mila euro e il Comune fosse in grado di reperire una cifra analoga resterebbero ancora altri
200 mila euro. Comunque siamo decisi a proseguire l' attività didattica gratuitamente fino al termine dell'
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anno scolastico sperando che non vengano tagliate le utenze viste le spese arretrate di luce e
riscaldamento». Nel frattempo continuano le riflessioni da parte dei docenti per capire quale potrebbe
essere l' inquadramento giuridico (forma associativa o cooperativa) per tenere in vita la scuola anche
per il 2014­2015 quando la fondazione avrà cessato di esistere.
Piero Tallandini.
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Messaggero Veneto (ed.
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"I Borgia" mettono il lucchetto al castello
Il maniero chiuderà una settimana per ospitare il set della serie televisiva trasmessa da
Sky.
Il castello di Gorizia chiuderà i battenti per una
settimana.
Nessun improvviso lavoro in vista, né alcun
ammaloramento delle antiche mura. Il maniero
simbolo della città si trasformerà per quattro
giorni nel set della serie televisiva
internazionale "I Borgia", trasmessa a partire
dal 2011 da Sky e Canal +.
Nelle scorse ore il Comune ha reso noto che il
castello resterà chiuso da sabato 25 a venerdì
31 gennaio, proprio per permettere a service e
troupe di allestire le scenografie in viste delle
riprese, che saranno effettuate a partire dalla
giornata di martedì 28. A Gorizia saranno
girate alcune scene della terza e ultima serie
della fiction, che racconta le gesta di una delle
più potenti famiglie della Roma rinascimentale,
con al centro della narrazione la controversa
figura di papa Alessandro VI (l' attore John
Doman) e della figlia illegittima Lucrezia
(interpretata da Isolda Dychauk); la prima
serie era stata quasi interamente girata in uno
studio televisivo di Praga, mentre per la
seconda la produzione francotedesca ha
scelto Roma e Cinecittà.
Ora, la decisione di ambientare una parte del
racconto ­ al momento top secret ­ nel maniero
che domina il capoluogo isontino, che per una settimana sarà blindato e off limits per i visitatori.
Qualche goriziano però potrà accedere al set e avere la soddisfazione di piazzarsi addirittura davanti la
macchina da presa: sabato scorso infatti, a palazzo Attems, sono state quasi settecento le persone che
si sono messe in fila per tentare la sorte e provare ad arpionare uno dei trecento posti da comparsa che
la produzione ha richiesto per le ripresa in terra isontina. Ai casting, curati dall' agenzia goriziana
Galaxia e organizzati anche a Trieste e Sempeter, si sono presentati oltre duemila aspiranti attori,
solleticati dall' idea di approdare in televisione, pur per pochi secondi, e immergersi per qualche ora nel
clima rinascimentale evocato dalla serie ideata e prodotta da Tom Fontana.
L' agenzia provvederà nelle prossime ore a comunicare alle comparse selezionate le modalità di
collaborazione: i reclutati saranno alle dipendenze di un' azienda slovena che supporterà la produzione
nel corso delle riprese a Gorizia.
Al di là di qualche prevedibile disagio per i residenti del borgo, la scelta di Gorizia come location per le
riprese dei Borgia costituirà un bel biglietto da visita per la città e per uno dei principali poli d' attrazione
turistica del capoluogo, rimesso in sesto negli ultimi mesi grazie a un complesso intervento di
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riqualificazione, avviato ormai quattro anni fa con il rifacimento di viale D' Annunzio e concluso con i
lavori di restauro di piazzale Seghizzi e delle stradine che conducono al maniero. (chr.s.
)
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San Mauro colpita da un' altra frana chiuso il
parcheggio
Disagi ai cittadini che risiedono nei pressi del monumento La Provincia: il Patto di
stabilità impedisce d' intervenire.
Le insistenti piogge dei giorni scorsi hanno
causato nuovi disagi alla comunità di San
Mauro, già duramente colpita negli anni
passati da ripetuti episodi di frane e
smottamenti. Una parte del terreno che
costeggia il parcheggio nei pressi del
monumento che ricorda i Lupi di Toscana è
franato, rendendo di fatto impraticabile una
parte della stessa area di sosta. Sul posto
sono intervenuti i vigili del fuoco e i volontari
della Protezione civile, che di concerto con la
Provincia hanno provveduto a un primo e
parziale intervento di ripristino. Nelle prossime
ore, inoltre, è previsto un sopralluogo della
Forestale, mirato a verificare l' evoluzione del
fenomeno franoso.
Per ragioni di sicurezza, l' area è stata in ogni
caso transennata, in attesa dei lavori di
consolidamento del terreno, già minato da
smottamenti quattro anni fa, nel 2010. «È una
situazione paradossale, per non dire folle ­
spiega l' assessore provinciale all' Ambiente,
Mara Cernic ­, perché nei mesi scorsi non
soltanto abbiamo completato l' iter di
progettazione dell' intervento, ma abbiamo
anche affidato l' incarico per l' esecuzione dei
lavori.
Purtroppo, ancora una volta, sono i vincoli posti dal Patto di stabilità a frenare l' avvio dell' intervento».
Due anni fa la Regione aveva demandato alla Provincia l' onere di occuparsi della progettazione delle
opere necessarie al consolidamento dell' area, grazie a un sistema che prevede la creazione di una
sorta di scheletro portante realizzato mediante l' interramento di 48 pali, in parte posizionati
orizzontalmente e in parte in maniera obliqua, nella zona del parcheggio del monumento.
Un intervento da complessivi 200 mila euro, per il quale sono terminate anche le procedure
espropriative: i lavori sarebbero dovuti iniziare addirittura alla fine del 2012. Invece, operai e ruspe non
si sono ancora messi in azione. «Una parte dell' intervento potrebbe essere eseguito già nei prossimi
mesi ­ assicura Cernic ­. In questi anni abbiamo chiesto alla Regione di svincolare i lavori dal Patto di
stabilità, anche se le norme sono piuttosto rigide: mi auguro francamente che la questione si possa
sbloccare tempestivamente. La Provincia ha in cassa i soldi per effettuare l' intervento, ha completato la
fase progettuale e ha ottenuto a suo tempo la delega amministrativa dalla Regione: eppure, non
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posiamo avviare i lavori».
L' area tra Piuma e San Mauro non è nuova a fenomeni di questo genere: negli anni passati, a più
riprese, la zona a ridosso della sponda sinistra del torrente Piumizza e un' area in località Villa Vasi
erano state interessate da smottamenti anche di dimensioni rilevanti, con la Protezione civile costretta in
un paio di casi a interrompere la circolazione stradale all' altezza della Busa del Diaul.
Christian Seu ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Tavolare, rinasce l' antica Romans
Una ricerca di Francesca Parutto ha consentito di ordinare e comprendere i nomi dei
luoghi e la storia.
GRADISCA La ricerca di una giovane studiosa
isontina, Francesca Parutto, ha consentito per
la prima volta di ricostruire coerentemente e
nel dettaglio i contenuti del Tavolare Teresiano
e del Catasto Giuseppino. Il singolare
"esperimento" storiografico è riuscito a
Romans grazie all' opera "Intal lûc ­ I nomi di
luogo del Comune di Romans d' Isonzo", lunga
ricerca toponomastica che è riuscita nell'
impresa di catalogare, ordinare ma soprattutto
comprendere nella loro completezza i nomi dei
luoghi e la loro storia.
Il volume, pubblicato da Edizioni della Laguna,
è stato reso possibile oltre che dall'
appassionato studio di Parutto, dal locale
gruppo di ricerca "I Scussons", e dall' Ispar, l'
Istituto per lo studio dei paesaggi e dell'
architettura rurale, di Fratta di Romans, con la
collaborazione del Centro di toponomastica
friulana Società filologica friulana. Nella sua
complessa sfida la dottoressa Parutto è stata
s o s t e n u t a d a l c o n t r i b u t o d i Provincia d i
Gorizia, Comune di Romans, Fondazione
Carigo e Bcc di Staranzano e Villesse.
I contenuti del poderoso volume, quasi 250
pagine di ampio formato, sono arricchiti da un
cospicuo materiale fotografico, dai disegni di
Ivaldi Calligaris, dalle elaborazioni grafiche di Cristian Giolo e da un aggiuntivo Cd che mostra, per la
prima volta con rigore scientifico e completezza storica, diverse mappe del territorio. Franco Finco, del
Centro di toponomastica friulana, ha definito l' opera come «un' enciclopedia geografica locale», in cui,
studiando e analizzando i toponimi si riesce a comprendere il percorso storico e l' evoluzione sociale e
a volte anche economica del territorio comunale. «Il territorio, con i suoi luoghi, è diventato quasi un libro
da leggere e rileggere, da aggiornare, correggere e attualizzare, come spiega Francesca Parutto».
Sulla base della mappa censuaria del 1812, conservata all' Archivio di Stato di Gorizia, è stato innestato
il vasto "corpus" di fonti settecentesche ­ le informazioni del Tavolare Teresiano e del Catasto
Giuseppino per l' appunto ­ e successivamente sono state sovrapposte le fonti dei secoli succcessivi,
creando per la prima volta una visione d' insieme del territorio romanese e delle sue frazioni, Versa e
Fratta, comprendendone evoluzioni e mutamenti. Il tutto, inevitabilmente, arricchito dalla magmatica ma
preziosissima tradizione orale. E così dal viaggio di Parutto emergono chiese dimenticate e forse
addirittura fortificazioni per ora solo parzialmente confermate da ritrovamenti archeologici; e ancora,
luoghi legati a una presenza nobiliare e altri riconoscibili per precise caratteristiche geografiche o
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produttive, ancone, pievi, antichi mulini.
Toponimi ancora oggi in uso ("istituzionale" o semplicemente in virtù di consuetudine poco importa) ma
della cui origine non si aveva coscienza; e altri misteriosamente scomparsi nei meandri della storia di
una comunità. Perché il territorio è creatura viva, come del resto scriveva (nell' amato friulano) Celso
Macor in "I fucs di Belen" in un magistrale passaggio riportato nel volume: «Questa terra è come la mia
anima, in pace, senza pace; il ruvido della corteccia del gelso e il sapore amabile della malvasia, campi
puliti e tirati in ordine come libri, e "grobie" di sassi e rovi, filari d' uva disposti come un esercito in attesa
e anse violente di fiumi dove l' acqua divora l' argilla delle rive; la libertà dell' anima in un verde
sconfinato e il chiuso dolce e pesante e difficile delle cente e dei paesi...». (l.m e e.c.
)
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