Leadership “Solo l’essenziale sulla Leadership” è un Training Report distribuito in esclusivaSolo da: l’essenziale sulla leadership Training Report Solo l’essenziale sulla TRAINING REPORT IN QUESTO NUMERO Tutto quello che devi SAPERE sulla leadership 10 ERRORI che ogni leader dovrebbe commettere e da cui dovrebbe imparare 10 CARATTERISTICHE che rendono un leader vincente STILI DI LEADERSHIP 10 PERSONAGGI A CUI ISPIRARSI PER SCEGLIERE IL PROPRIO STILE! E TANTO ALTRO... A LEZIONI DI LEADERSHIP E CARISMA DA “THE CASTLE” E DA “WE WERE SOLDIERS” DUE LEZIONI IMPORTANTI SULLA LEADESHIP A LEZIONE DI LEADERSHIP DA JEFF BEZOS pagina 1 Training Report CHI SIAMO: Stefano Santori conteNUTI Solo l’essenziale sulla Leadership Formatore aziendale e consulente direzionale con esperienza nelle più grandi aziende italiane e multinazionali. Autore di libri e materiali didattici multimediali e fondatore di Canaleformazione. com. È stato Professore a contratto all’Università di Napoli, Consulente dell’IRI Management e del Ministero della Funzione Pubblica ed è uno dei membri della Commissione di Esperti del “Progetto Bilancio Sociale” per il Formez. 5 la leadeRship in video Stefano Santori: Chi è il Leader? 6 16 14 intervista a: Fulvio Rinaldi LA LEADERSHIP La parola leadership ha assunto negli ultimi anni una notevole popolarità; la sua diffusione, non più limitata all’ambito manageriale, si adatta oggi a numerosi contesti. Ma qual’è il vero significato della parola leadership? STILI DI LEADERSHIP Esistono diversi stili di leadership. Un leader è efficace se adatta lo stile di leadership alle circostanze, analizza la situazione, studia le persone, il compito, il contesto. ELEONORA GERIA Formatrice, autrice del libro “La Formazione per le risorse umane con la Visual Art”. Specializzata in PNL e Analisi Transazionale, da anni segue progetti di crescita personale. Ideatrice di MyZine, un sito web che unisce il meglio della formazione italiana e straniera offrendo lezioni, approfondimenti e articoli tradotti dai maggiori magazine e pagina 2 blog internazionali su Business, Comunicazione e Sviluppo Personale. 18 I LEADERS CHE HANNO FATTO LA STORIA 10 Personaggi a cui ispirarsi per scegliere il proprio stile di leadership: Sun Tzu, Alessandro Magno, Gesù, Macchiavelli, Napoleone, Abraham Lincoln, Gandhi, Mandela, Martin Luther King, Steve Jobs Solo l’essenziale sulla leadership Training Report 43 SCENE DI LEADERSHIP Dal Film “Il castello” e “We were soldiers” vari stili di leadership da cui imparare LA LEADERSHIP IN 10 PASSI...................... 56 10 CARATTERISTICHE CHE RENDONO UN LEADER VINCENTE................................ 58 10 ERRORI CHE CIASCUN LEADER DOVREBBE COMMETTERE.......................... 60 e da cui dovrebbe imparare 63 a lezione di leadership da jeff bezos Jeff Besoz insegna la filosofia del leader consigliando cosa leggere (la Dichiarazione di Indipendenza) e come affrontare lo stress (ridere molto) LA LEADERSHIP IN 10 FRASI...................... 66 Le frasi più famose sulla Leadership LA LEADERSHIP IN 10 LIBRI........................ 67 I libri sulla leadership da avere assolutamente nella propria libreria A LEZIONE DI TEAM LEADERSHIP............. 70 Avere le caratteristiche di un Leader è solo l’inizio 10 SEGNALI CHE SEI UN LEADER DI CUI NON CI SI PUÒ FIDARE..................... 73 Sei sicuro di essere un leader di cui ci si può fidare? LA LEADERSHIP IN 31 GIORNI.................... 74 Ogni giorno un’attività diversa che può aiutarti ad aumentare le tue capacità di Leader 10 CONSIGLI PER ALIMENTARE LA LEADERSHIP............................................ 72 A LEZIONE DI CARISMA............................... 76 Si può diventare una persona carismatica coltivando il proprio appeal e la propria autostima pagina 3 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report CHI SIAMO: pagina 4 STEFANO SANTORI ELEONORA GERIA Formatore aziendale e consulente direzionale con esperienza nelle più grandi aziende italiane e multinazionali. Autore di libri e materiali didattici multimediali e fondatore di Canaleformazione. com. È stato Professore a contratto all’Università di Napoli, Consulente dell’IRI Management e del Ministero della Funzione Pubblica ed è uno dei membri della Commissione di Esperti del “Progetto Bilancio Sociale” per il Formez. Formatrice, autrice del libro “La Formazione per le risorse umane con la Visual Art”. Specializzata in PNL e Analisi Transazionale, da anni segue progetti di crescita personale. Ideatrice di MyZine, un sito web che unisce il meglio della formazione italiana e straniera offrendo lezioni, approfondimenti e articoli tradotti dai maggiori magazine e blog internazionali su Business, Comunicazione e Sviluppo Personale. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report LA LEADERSHIP IN VIDEO Per accedere subito al video: 1) clicca qui o sull’immagine sopra e entra nell’Area Privata 2) inserisci la password leader Il video dura circa 10”. CHI È IL LEADER Stefano Santori in questo video spiega i comportamenti che rendono vincente un Leader. pagina 5 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report La leadersh La parola leadership ha assunto negli ultimi anni una notevole popolarità; la sua diffusione, non più limitata all’ambito manageriale, si adatta oggi a numerosi contesti: il gruppo musicale, la squadra, il partito politico, le associazioni di individui, ed altri. Ma qual è il vero significato della parola leadership? L pagina 6 a leadership si può definire come “l’uso di un’influenza non coercitiva per dirigere e coordinare le attività dei membri di un gruppo organizzato verso il raggiungimento degli obiettivi del gruppo” (Jago, Avallone, 1982). Non esiste leadership senza il suo principale attore ossia il leader che guida altri individui (i leads o followers) in una direzione comune. Il ruolo di guida del leader viene legittimato dal significato originario della parola che deriva dal verbo “to lead” ossia guidare, condurre, dirigere. D unque il leader, per definizione, guida il team verso un obiettivo ma, a differenza di qualsiasi capo, deve essere proiettato al benessere dei collaboratori, indirizzarli verso la strada giusta, condurli verso una maggiore responsabilizzazione e un miglioramento delle loro competenze. Tutto questo perchè il suo successo sia anche il loro. P reliminare ad un discorso sulla leadership è la considerazione che il leader non deve cercare di raggiungere per sé il successo, ma conseguirlo insieme ai collaboratori; questa componente collaborativa è tra gli aspetti più rilevanti della leadership che non si sorregge su dinamiche gerarchiche ma sull’importanza del dato relazionale. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report ship La leadership è l’uso di un’influenza non coercitiva per dirigere e coordinare le attività dei membri (leades o followers) verso il raggiungimento di obiettivi IL LEADER Il leader è un individuo con grande consapevolezza di sé, in grado di guidare gli altri. Quali sono le basi per poter divenire un leader? Si tratta di un codice genetico o di qualità che si possono acquisire? Per molto tempo ha prevalso l’opinione che le potenzialità del leader facessero parte del DNA dell’individuo, quindi leader si nasce e non si diventa; mentre altre posizioni ritenevano che fosse pos- sibile imparare a comportarsi da leader e dunque studiare per divenire tali. Oggi le divergenze tra questi distinti modi di pensiero hanno trovato una soluzione di accordo; si ritiene che abilità e qualità personali possano fungere da base per lo sviluppo della leadership ma è necessario apprendere i comportamenti e gli atteggiamenti che delineano l’identità del leader. Nell’ acquisizione di tali abilità sono molto importanti due variabili. La prima è di tipo organizzativo e si collega all’ambiente circostante; si tratta di elementi esogeni, al di fuori della persona, come dati ambientali relativi alla cultura aziendale, al sistema organizzativo dell’ambiente di lavoro. In alcuni casi suddetti fattori possono minare la crescita del leader se non sono perfettamente confacenti alla sua natura o al tipo di leadership che si vuole incarnare. La seconda tipologia di variabile è di tipo personale e prevede fattori relativi alla formazione, all’esperienza, alle credenze, alla cultura. Le idee e i principi personali possono essere influenzati dalle credenze, dall’ambiente in cui si cresce, dalla formazione, dalla famiglia, e la loro incidenza può limitare il pieno sviluppo della leadership. è grazie alla consapevolezza personale che si comprenderà come modificare i propri comportamenti o come agire in relazione all’ambiente. Alla base della formazione di un leader, un ruolo importante è rivestito dalla fiducia in se stessi, dal coraggio, dalla voglia di superare i propri limiti per abbracciare grandi traguardi. Tali qualità dimostrano che, per potersi definire un leader, al possesso del potere bisogna congiungere competenze dirigenziali, relazionali e comportamentali. L’affinamento di tali competenze è collegato alla capacità del leader di mettersi in discussione e di lavorare alacremente per il proprio miglioramento professionale; per esempio quando lavorerà al conseguimento di nuovi obiettivi l’esperienza delle prestazioni passate potrà fungere pagina 7 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report da stimolo, da monito per limitare errori e critiche. In generale un leader deve puntare ad obiettivi grandiosi piuttosto che ad altri di qualità mediocre, in quanto ciò aumenta il valore della sfida e alimenta l’immagine positiva che si elabora di sé. Soltanto se il leader possiede autostima, chiarezza degli scopi e consapevolezza potrà affrontare questo cammino denso di sfide e successi. Colui che diviene una guida per gli altri deve essere infatti prima di tutto sicuro di se stesso e possedere un saldo equilibro interiore che gli garantirà il controllo sulle circostanze esterne. ABILITÀ RELAZIONALI DEL LEADER L’influenza di variabili personali e organizzative nello sviluppo della leadership dimostra che il profilo di ciascun leader è unico. È difficile dunque stabilire in maniera definitiva i processi della costituzione della leadership ma può essere utile delineare gli elementi che ne consentono uno sviluppo efficiente e vincente. Il leader è votato ad un compito molto complesso, quello di decifrare la realtà esterna e interna dell’organizzazione e agire nella maniera corretta; il suo è dunque anche un lavoro di analisi e di tattica. In questo compito non può essere solo, infatti un vero leader deve essere sostenuto da un gruppo di collaboratori. pagina 8 La relazione con il team è fondamentale perché convalida il ruolo del leader ed è l’insostituibile supporto per andare incontro al successo. Nessuno infatti può raggiungerlo da solo. Leadership non significa acqui- sire potere e ragionare in maniera gerarchica ma vuol dire detenere una autorità che si rinnova sempre con e in funzione degli altri. Secondo J. C. Maxwell (1947) autore de “Il libro d’oro della leadership” (Etas, Milano, 2008), per un leader raggiungere il successo significa far crescere i membri del team; il leader deve essere proiettato al benessere dei collaboratori, deve indirizzarli verso la strada giusta, fornire le informazioni migliori; tutto questo perché il suo successo sia anche il loro. Una frase incisiva utilizzata dall’autore per definire questa relazione è la seguente: «La credibilità di un leader inizia con il successo personale e finisce con la promozione del successo di tutti». La relazione con i dipendenti è duratura se il leader è dotato di autocontrollo e coscienza di sé, se dirige con onestà, se affina la sua capacità critica e decisionale e naturalmente se è aperto al confronto e al dialogo. Secondo il famoso psicologo americano Daniel Goleman (1946), autore del libro sull’Intelligenza Emotiva, il compito del leader è quello di sviluppare sentimenti positivi nei collaboratori che così riescono a dare il meglio di sé. Il leader agisce sul piano emozionale dei collaboratori e sviluppa entusiasmo, impegno, collaborazione e dunque migliori performance. La leadership di un capo si esprime infatti attraverso il coinvolgimento e la passione dimostrata dai suoi dipendenti nel lavoro quotidiano e ciò dipende in massima parte dalla capacità del leader stesso di infonderla e suscitarla. Le basi per la creazione di questo tipo di leadership sono ottime doti comunicative, ma soprattutto rispetto per gli altri e capacità dunque di comprensione e ascolto. È importante considerare che le basi per la creazione di un ambiente di lavoro collaborativo risiedono nel dialogo e nella fiducia reciproca tra gli interlocutori e dunque nel riconoscimento del valore e dell’autorità del leader che, grazie al suo carisma e alla motivazione, riesce a coinvolgere e stimolare gli altri. Il modo migliore per stimolare questa partecipazione è il dialogo che permette di sciogliere i contrasti, trovare soluzioni, gestire meglio le attività, soprattutto creare motivazione; se il leader è scarsamente motivato, non è credibile né affidabile e difficilmente un collaboratore sarà pronto ad ascoltare e seguire i suoi consigli. Un leader crea le basi per un clima di fiducia se crede nelle proprie parole ed azioni, dimostra di essere comprensivo, concreto, Solo l’essenziale sulla leadership Training Report La relazione leader-team sarà vincente se gli obiettivi prefissati dal primo coincidono con quelli del secondo, sarà il leader, grazie al suo carisma, ad ottenere questa sintesi e convogliare ogni singolo apporto verso il successo collettivo. disponibile e se soprattutto è attento ai collaboratori e li stimola a dare il meglio di se stessi. Il confronto tra il leader e i dipendenti è determinante in quanto è la strada per ottenere un miglioramento reciproco; per esempio permette di comprendere perché i dipendenti lasciano un’azienda per un’altra. Percentuali molto elevate su test di azienda dimostrano che la ragione principale che induce gli individui a cambiare lavoro è la mancanza di feeling con i capi. Un leader deve sapere che lo sviluppo della credibilità, il ris- petto, l’affidabilità, l’integrità e la responsabilità sono i caratteri distintivi di un clima lavorativo e la loro mancanza lede la fiducia dei collaboratori. Un ambiente di lavoro è un insieme di fattori strettamente interagenti in cui anche un solo elemento sbagliato può minacciarne la stabilità. Una componente fondamentale per l’unità del gruppo è la passione che deve trasferirsi dal leader al team e viceversa. Incentrare un gruppo solo sulla condivisione di nozioni crea un’atmosfera sterile, meccanica e fredda, ma se alla conoscenza e alla validità dei collaboratori si aggiunge questo sentimento il successo sarà assicurato. CARISMA E PASSIONE Nella definizione di leadership si afferma che il potere del leader si basa su «l’uso di un’influenza non coercitiva per dirigere e coordinare» e da ciò si evince che le sue energie saranno volte a motivare, stimolare, guidare i collaboratori per ottenere elevati risultati. pagina 9 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report La relazione leader-team sarà vincente se gli obiettivi prefissati dal primo coincidono con quelli del secondo; sarà il leader, grazie al suo carisma, ad ottenere questa sintesi e convogliare ogni singolo apporto verso il successo collettivo. pagina 10 Il carisma consente al leader di esercitare una forte incidenza sul gruppo, ma ciò avviene solo se esiste una reciproca fiducia tra le due parti e se i collaboratori accettano il leader come loro guida. Quando un leader riesce a infondere passione ed esercita il suo carisma, gli effetti sul team sono immediati: si crea coinvolgimento, la fatica è attutita, si lavora con impegno. Secondo il già citato J. C. Maxwell, il talento o la conoscenza, che sono qualità indispensabili dell’individuo, non garantiscono lo stesso vigore che può infondere la passione, la quale è la caratteristica che definisce il vero profilo di un leader. Quando un team si fonda su tali presupposti non avrà difficoltà ad affrontare le sfide in maniera congiunta e partecipativa, in questo caso il leader è come un allenatore che sta in mezzo ai suoi uomini per affrontare, pianificare e preparare la partita. Egli infonde passione e motivazione in maniera molto diversa da quella, per esempio, di un capo che impartisce ordini da una scrivania, incita, critica e comanda senza scendere in campo (C. Rotondi, G. Morganti, 2008). Quando un leader esercita la sua posizione di potere lavorando in stretta collaborazione con il team, automaticamente stimola l’impegno e la sua passione si trasferisce al gruppo divenendo una forza aggregativa e propulsiva. Al leader dunque è richiesto di spostare le sue capacità dall’area del saper fare (conoscenze) a quelle del saper essere (comportamenti) e dimostrare di non essere solo un abile tecnico, ma un individuo che sa ottimizzare la gestione e i risultati delle risorse che ha a disposizione. Un leader è in grado di trarre il meglio dai propri collaboratori se infonde fiducia, se ha carisma e se suscita il coinvolgimento emotivo nel raggiungimento degli obiettivi. Così come il leader è l’agente attivo della motivazione allo stesso modo deve essere in grado di percepire eventuali Solo l’essenziale sulla leadership Training Report segnali di demotivazione nei collaboratori. Spesso non è facile capire quali sono le cause del malcontento nel team, ma il dialogo, l’analisi dei propri comportamenti, le riunioni, possono restaurare il clima di partecipazione. IL LAVORO DEL LEADER SU SE STESSO Un leader non deve considerare mai concluso il proprio lavoro, egli continuerà a lavorare su se stesso per padroneggiare al massimo le situazioni e i propri comportamenti. L’assetto ottimale della leaership si raggiunge attraverso una crescita graduale e continuativa che permette al leader di conseguire un equilibrio personale. Nessun leader, dunque, può ritenere di aver raggiunto un livello di crescita definitiva, anche perché il costante con- fronto con gli altri lo porterà a rivedere i suoi punti di vista, le conoscenze, le prospettive. Il leader deve sviluppare una salda fiducia nelle sue capacità, avere consapevolezza dei suoi valori ed obiettivi e sviluppare il suo cammino in relazione ad essi, solo così la crescita personale sarà conforme a quella professionale. Per un leader è anche molto importante congiungere l’impegno all’autodisciplina per intraprendere sagge scelte e avvicinarsi al successo; sapersi autogestire limita le scelte e gli atteggiamenti sbagliati e dimostra l’integrità del leader di fronte ai momenti più difficili. Sono infatti le circostanze più complesse che mettono alla prova le abilità del leader e ne dimostrano il vero carattere e personalità, oltre a costituire occasioni di crescita che in taluni casi permettono di vedere le cose sotto una nuova luce e indirizzano verso una Un Leader efficace... 1. Controlla, monitora e motiva il gruppo: il leader è una guida e come tale deve controllare, monitorare e motivare il gruppo. 2. Punta molto sulla relazione con il team: la relazione con il team è fondamentale perché convalida il ruolo del leader ed è l’insostituibile supporto per andare incontro al successo. Nessuno infatti può raggiungerlo da solo. 3. Mette al primo posto dialogo e fiducia: il dialogo e la fiducia consentono di sciogliere i contrasti ma anche di comunicare la motivazione, pertanto se il leader è scarsamente motivato, non è credibile né affidabile e difficilmente un collaboratore sarà pronto ad ascoltare e seguire i suoi consigli. nuova consapevolezza. Per affrontare le circostanze complesse è utile avere il consiglio degli altri che convalida la direzione che si prende ed è indice della responsabilità pagina 11 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report individuale e lavorativa. Accettare un consiglio manifesta un atteggiamento aperto nei confronti degli altri e generalmente coincide con la capacità di accettare le critiche. Alla base del profilo del leader vi è una profonda fiducia in se stessi che consente di agire secondo i propri principi con il favore altrui. È proprio grazie all’autostima che il leader riuscirà ad affrontare le critiche che attaccano le sue scelte e strategie; le critiche colpiscono il leader per il ruolo che riveste ed è necessario discernere tra quelle positive e costruttive e quelle negative. pagina 12 Un atteggiamento aperto nei confronti della critica permette miglioramenti e garantisce il seguito delle relazioni con gli altri. Il leader dimostra le sue abilità nei momenti in cui deve agire in maniera concreta e con efficienza e affronta delle decisioni che possono ripercuotersi sui collaboratori. Circostanze di tal genere ne mettono in luce la tempra e convalidano il suo valore perché da prova di autocontrollo e di professionalità, spesso anche di lungimiranza. È importante considerare che anche il leader può sbagliare ma ogni possibile errore deve essere considerato parte di un’opera che si chiama successo, non ci sono miglioramenti privi di sbagli, essi fanno parte del gioco. Dunque i leader, come i collaboratori, devono prevedere un margine di errore nel loro cammino, l’importante è apprendere da essi per migliorare, se al contrario ci si nasconde dietro l’orgoglio e la paura dell’insuccesso ci si chiude in se stessi senza trarre beneficio dall’esperienza. In questi casi è necessario fare autoanalisi e autocritica, anche perché non si può diventare leader di successo senza essere pienamente sinceri verso se stessi. ABILITÀ DIRIGENZIALI Il leader guida gli altri grazie alle sue abilità e capacità e deve garantire una continuità e un livello di impegno costante verso il conseguimento di risultati anche a lungo raggio. Per portare a termine questi obiettivi, il leader è investito di un potere che, secondo le dottrine manageriali, può derivare dal carisma e quindi dal potere personale o dal potere di posizione, dunque dal ruolo che riveste. La combinazione di questi poteri rafforza la leadership. Esistono altre forme di potere come quello coercitivo legato alla paura e alle minacce per cui gli individui sono allineati per timore delle punizioni; quello premiante grazie al quale si genera consenso premiando i collaboratori per il loro operato. Un leader deve equilibrare il proprio potere sulla base del contesto, dei collaboratori, delle circostanze per comprendere quale è l’assetto più adeguato; deve leggere la situazione e mostrare la propria flessibilità anche in relazione alle sue variabili personali. Il potere di distribuire i compiti da svolgere prevede che il leader individui le competenze specifiche dei collaboratori. È importante sapere cosa i dipendenti eseguono nel modo giusto, quali sono le loro aree di competenza e quali abilità devono essere affinate. In questo modo è possibile far divenire la professionalità dei dipendenti un elemento di forza quando si affronta la concorrenza o nei momenti più intensi del lavoro di equipe. Per compren- Solo l’essenziale sulla leadership Training Report dere al meglio quali sono i punti forte dei collaboratori, il leader deve: 1. Analizzare gli elementi che compongono il team; 2. Conoscere i meccanismi di integrazione di ogni singolo nel team e gli elementi positivi che ciascuno apporta; 3. Potenziare il lavoro di squadra e chiarire in che maniera i singoli collaboratori incidono positivamente con le loro competenze, ciò aumenta e incrementa il rispetto reciproco. 4. Alimentare l’integrazione piuttosto che la competizione per creare un clima di lavoro sereno e lavorare in maniera compatta per il benessere comune. Un leader proiettato al potenziamento delle competenze dei collaboratori, con un approccio realistico capace di ascoltare gli altri e di creare un clima di collaborazione, migliora i dipendenti e l’azienda. Al contrario, se il leader non possiede caratteristiche tali, anche i collaboratori ne saranno peggiorati. Il leader deve infondere fiducia e trasferire la sua motivazione al gruppo e rendere il lavoro più agevole, la sua capacità di dirigenza deve essere animata dalla passione che è una spinta vitale che permette di lavorare con energia. Un’altra caratteristica importante del leader è prendere decisioni in modo rapido e definitivo, dimostrando al gruppo di essere risolutivo e determinato. Colui che dirige infatti deve conoscere gli obiettivi e la strada da intra- prendere e valutare che qualsiasi decisione o comportamento inciderà sul team. A livello dirigenziale il leader deve dimostrare di saper decidere sulla base di un chiaro piano d’azione e avere senso di responsabilità e autocontrollo anche nei momenti più complessi. Se il leader esercita il suo potere dirigenziale con questi presupposti potrà determinare un cambiamento nell’organizzazione e garantire un potenziamento delle abilità e un maggiore coinvolgimento dei collaboratori; quando si creano i presupposti per un clima lavorativo nuovo e vitale, si crea una evoluzione che coinvolge i collaboratori e l’azienda stessa. Se c’è una tensione positiva orientata al miglioramento, il leader deve sviluppare quella predisposizione e potenziare non solo le prestazioni ma la vita dei suoi dipendenti. Un leader, per dirigere al meglio, deve focalizzare la sua attenzione solo su ciò che è veramente importante; in questo modo riuscirà a evitare di sprecare le sue energie in attività che non hanno molto valore. Per prima cosa è importante selezionare le informazioni da sapere perché è impossibile sapere tutto ed avere un controllo globale su ogni cosa. In ultimo è utile servirsi della delega che permette di responsabilizzare i dipendenti e di concentrarsi su altri problemi. Occuparsi di ciò che richiede maggiore impegno permette di fare spazio tra tutte le attività e selezionare quelle veramente importanti, anche a costo di qualche rinuncia. L’esito della semplificazione è molto positivo: si ottiene concentrazione, meno stress, si ha più energia da spendere in ciò che è di maggiore interesse. Un metodo che dimostra l’efficienza della leadership è l’organizzazione delle riunioni, che deve essere affrontata cercando di limitare gli sprechi di tempo e sviluppando al massimo la comunicazione attraverso una diffusa partecipazione. I leader più in gamba non pronunciano mai la parola io. Non lo fanno perché si sono esercitati a non dire io ma perché, semplicemente, non pensano in termini di io ma di noi, in un’ottica di squadra. È questo che crea la fiducia e che fa in modo che si lavori bene. Peter Ducker (Guru del Management) pagina 13 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report CHI È FULVIO RINALDI Fulvio Rinaldi nasce a Roma il 21/09/1967. Psicologo, formatore, imprenditore, artista. Personaggio eclettico e poliedrico, visionario, dedito alla ricerca e appassionato della vita. Fondatore e Presidente di Your Store. Ha fondato Win Academy, un’avanzata accademia di formazione, continuando a fornire il suo contributo come consulente commerciale e responsabile della formazione. INTERVIEW by Stefano Santori L’INCONTRO CON UN GRANDE LEADER Il consiglio di Fulvio Rinaldi: “ il rischio è la strada, l’ostacolo indica la direzione, la difficoltà definisce il valore, l’errore non esiste, tutto è esperienza”. 1. UN LEADER DA CUI IMPARARE. Fin da giovane le mie ricerche e i miei studi sono stati continuamente orientati verso quei personaggi felici che avevano realizzato pienamente il loro sogno e raggiunto grandi obiettivi con piena gratificazione del proprio valore. In questo momento sarebbe molto riduttivo citarne uno in particolare… Preferisco pensare che si può apprendere da tutti, senza rinunciare a prestare ascolto a quella voce interiore che intuitivamente indica costantemente la prossima decisione. Il proprio leader interiore Quindi si possono avere molti riferimenti di valore, ma per imparare è necessario agire. pagina 14 2. UNA PAROLA A CUI NON RINUNCEREBBE, MAI. Trattandosi di una parola e quindi di un mezzo per comunicare presuppone che io non sia solo …credo allora che la parola più funzionale sia NOI. 3. UNA DOTE CHE FA LA DIFFERENZA È risaputo che ognuno nasce con un talento e può sviluppare molteplici capacità attraverso la costanza e la determinazione. Non ci sono persone che valgono di più, ognuno è qualcuno se ha l’opportunità di coltivare i suoi talenti. Ma c’è un talento in dote a tutti gli esseri umani che ogni persona di buona volontà può sviluppare e che io considero la madre di ogni virtù: la consapevolezza. 4. UN ERRORE/ FALLIMENTO CHE L’HA AIUTATA A CRESCERE. Sicuramente l’avventura Your Store spa è stata una tappa fondamentale per diverse opportunità che ne sono derivate. Sono stato ingiustamente attaccato, ridicolizzato e offeso; ho condiviso la sofferenza di persone a me care, ho vissuto la delusione di persone che - non essendo evidentemente a conoscenza dei reali fatti - si sono sentite da me tradite, ho assistito all’ipocrisia di alcuni che, dopo esser stati accompagnati alla luce della ribalta e profumatamente pagati, rinnegavano addirittura il loro ruolo ricoperto all’interno dell’azienda; non sono riuscito a difendere i posti di lavoro di decine di persone, ho firmato cambiali e fatto di tutto per difendere un sogno che era divenuto realtà. Nel mezzo della bufera si può abbandonare la barca o confrontarsi con l’oceano a costo di morire pur di non abbandonare il proprio Solo l’essenziale sulla leadership Training Report sogno. Credo sia la differenza tra essere topi o uomini. Ecco, in tutto questo c’è sempre stato al mio fianco un gruppo di persone di enorme valore, di leader tenaci e manager capaci che mi ha spinto a non mollare, a tener duro, a rimanere al timone di una barca che stava letteralmente andando in pezzi. In tutto questo dove sta l’opportunità? Credo che l’essere umano possa crescere o conoscersi fino in fondo soprattutto passando attraverso delle crisi che lo sollecitano inevitabilmente o verso un crollo e ridimensionamento di valore o verso una soluzione che appare solo mettendo in discussione se stessi e verificando le proprie credenze. Come diceva Dickinson: “Non conosciamo mai la nostra altezza finché non ci chiamano ad alzarci. E se siamo fedeli alla missione, tocca il cielo la nostra statura. L’eroismo che allora recitiamo sarebbe di ogni giorno, se noi stessi la schiena non curvassimo, per la paura di essere dei re”. 5. UN CONSIGLIO CHE DAREBBE A CHI VUOLE FARE LA SUA STESSA CARRIERA. Il rischio è la strada, l’ostacolo indica la direzione, la difficoltà definisce il valore, l’errore non esiste, tutto è esperienza. 6. UNA FRASE CON CUI COMINCEREBBE LA SUA AUTOBIOGRAFIA. “Sei venuto al mondo per fare qualcosa di eccezionale: questa frase riecheggiava nella testa di Fulvio, un bambino basso e introverso. La sua insicurezza gli aveva fatto sviluppare un senso di inadeguatezza verso tutto e tutti… la sua difficoltà a conformarsi alle circostanze era nettamente in contrasto con quella vocina che continuava a tormentarlo e alla quale non sapeva come rispondere”. 7. UN PERSONAGGIO DELLE FIABE, DI UN LIBRO O DI UN FILM CHE VORREBBE INTERPRETARE. PERCHÈ? L’ultimo Samurai....attraverso insospettate strade storiche e con l’adeguata lente per rappresentarsi gli eventi, riaccendere la passione per realizzare con valore il proprio senso esistenziale, a costo di morire. 8. L’EVENTO CHE LE HA CAMBIATO LA VITA. Non sono tanto gli eventi che ci condizionano ma il significato che noi gli attribuiamo attraverso la nostra rappresentazione. Credo che l’evento che più mi ha cambiato la vita sia un’esperienza comune a molti: l’incontro con un grande leader . 9. UNA CITAZIONE CHE RACCHIUDE IL SUO LEITMOTIV. “Il successo, come la felicità, non può essere perseguito. Deve seguire come conseguenza della dedizione ad una causa più grande del proprio io”. Victor Frankl 10. UN SOGNO ANCORA DA REALIZZARE. WIN spa - Un’azienda-gruppo di leader nella quale le risorse più importanti sono le persone che ne fanno parte. Un’azienda mezzo che consenta a chiunque di poter liberare il proprio talento in vista dei propri obiettivi ed in linea con i propri valori. Anche se ormai è stato realizzato. pagina 15 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report STILI DI LEADERSHIP Esistono diversi stili di leadership. Un leader è efficace se adatta lo stile di leadership alle circostanze, analizza la situazione, studia le persone, il compito, il contesto. U pagina 16 no stile di leadership può essere definito come il tipo di comportamento che il leader utilizza rispetto ai collaboratori e all’ambiente di lavoro. Il leader seleziona lo stile di leadership sulla base dell’esperienza pregressa, dell’ambiente nel quale si trova ad agire, di valutazioni derivanti da esempi e modelli. Carlo Rotondi e Giancarlo Morganti, autori del libro “Motivare i collaboratori”, ritengono che lo stile di leadership più efficace sia quello personale in quanto è l’esito del lavoro e della formazione individuale. Lo stile personale è insostituibile ed unico e permette di scegliere in conformità con il proprio giudizio e quindi caratterizza la leadership dell’individuo. Tuttavia molti studiosi, tra cui Blake e Mouton, si sono soffermati sulla valutazione degli stili di leadership e per esaustività nei confronti del lettore ne verrà fornito un rapido excursus. • Stile Autoritario: il primo stile di leadership è denominato autoritario e risulta adeguato in situazioni problematiche relative all’organizzazione e ai collaboratori. In questi casi il leader eserciterà un forte controllo e si troverà da solo nel processo decisionale, in quanto non condivide le informazioni con il gruppo e si limita ad indicare gli ordini e a farli eseguire. In un clima aziendale di questo tipo la comunicazione è centralizzata e di conseguenza la possibilità di creare empatia, fiducia e collaborazione è fortemente limitata. In una leadership autoritaria possono essere introdotte “ Le deleghe che funzionano generano alti livelli di performance e di motivazione anche sanzioni e punizioni. • Stile Paternalistico/prescrittivo: il capo riconosce ai collaboratori un certo grado di maturità e dà loro un certo sostegno morale nello svolgimento del lavoro. • Stile Affiliattivo/direttivo: il leader non ritiene molto capaci i propri collaboratori, tuttavia cerca di ottenere il loro consenso fungendo da educatore. Egli conta molto sulla comunicazione cercando di costruire con loro legami emozionali. • Stile Democratico: aperto al confronto e alla discussione approfondita, esercita la propria responsabilità d’autore ultimo delle scelte, ma esprime fiducia nei propri collaboratori e li sostiene nell’esercizio delle loro attività. • Stile Associativo: la leadership associativa risulta idonea quando nell’ambiente di lavoro occorre incrementare la comunicazione e la collaborazione. Si dà vita ad una partecipazione attiva perché vige un clima di aperta comunicazione che porta alla condivisione delle idee e genera fiducia; Solo l’essenziale sulla leadership questi espedienti rafforzano la coesione ma non garantiscono un miglioramento delle prestazioni. Il gruppo partecipa attivamente ai processi decisionali ed è chiamato a esprimersi e valutare la situazione secondo i propri criteri. • La leadership guidata dalla vision: è uno stile di leadership che risulta adeguata in situazioni che prevedono cambiamenti e trasformazioni. Questo tipo di leadership è caratterizzata da un leader in grado di indicare la meta ma non la strada per il suo raggiungimento. Nei collaboratori tale approccio genera consapevolezza e motivazione e dunque garantisce impegno e coinvolgimento. Un leader che segue questo approccio ha una propensione al cambiamento e la sua visione diventa un elemento trainante. • Stile Coaching: uno stile di leadership che incentra il suo sviluppo sul leader-coach, è particolarmente adeguata negli ambienti in cui vi sono collaboratori che desiderano crescere e hanno spirito d’iniziativa. Il coach in questo contesto crea un clima di fiducia e individua le qualità e le ambizioni dei propri collaboratori. In ambienti di questo tipo vi è una forte responsabilizzazione perché viene adottata la delega che diviene utile per la crescita lavorativa del collaboratore. • La leadership denominata battistrada: questo tipo di leadership risulta utile nei settori tecnici qualificati. Il leader ambisce a standard di eccellenza e mira al conseguimento di obiettivi immediati; dispone di un’elevata capacità di problem solving e in casi di necessità interviene in prima persona per arginare le difficoltà, perché è dominato da un forte spirito di iniziativa. Dopo questa rassegna sugli stili della leadership risulta utile accennare alle teorie di Paul Hersey e Kenneth Blanchard negli anni ’70 che, per ampliare e migliorare le teorie sulla leadership, svilupparono la teoria situazionale. La teoria situazionale dà origine ad un innovativo stile di leadership, secondo il quale per poter divenire leader eccellenti, e riuscire a gestire in maniera ottimale le relazioni con i dipendenti, è necessario calibrare gli stili di leadership alle diverse situazioni, in maniera tale da adeguarsi alla natura delle circostanze e alle caratteristiche dei destinatari. Training Report Il leader deve naturalmente essere flessibile ed elastico e comprendere che gli stili devono essere selezionati in virtù della maturità dei collaboratori rispetto agli obiettivi. L’abilità del leader deve essere quella di poter adottare il “comportamento relazionale” (orientato alla motivazione, alla partecipazione, allo sviluppo della persona) e il “comportamento direttivo” (il leader è la guida ed esercita un comando netto) a seconda delle situazioni e dei casi specifici. I due comportamenti coesistono in base alle situazioni e di conseguenza anche i collaboratori si adeguano a questo tipo di gestione del potere; ciò fa sì che essi stessi riconoscano la necessità di ricevere direttive quando il loro livello di maturità è più basso, ma sanno di poter crescere fino ad ottenere la delega. Gli stili di leadership situazionale sono quattro in quanto, tra il comportamento relazionale e quello direttivo, si interpongono due “stili di mezzo” che inducono al raggiungimento del livello superiore: • Stile telling (dirigere o prescrivere): il leader detiene il potere decisionale e prescrive precise regole e comportamenti, il collaboratore ha pochissima autonomia. • Stile partecipating (addestrare o vendere): il leader mitiga la componente direttiva e introduce elementi relazionali; induce i collaboratori a organizzare il loro lavoro, li incoraggia all’espletamento del compito spiegando le ragioni delle azioni. • Stile selling (sostenere o coinvolgere): giunti a questo terzo livello il collaboratore è maturo, il leader deve stimolarlo e sostenerlo; la sua attività è quella del coaching; non deve comandare ma aiutare gli altri a crescere e a tirare fuori il meglio di sé. • Stile delegating (delegare): il leader si serve della delega; c’è molta attenzione verso le relazioni interpersonali, massima fiducia e maturità. I collaboratori gestiscono un margine di potere decisionale e dunque sono responsabili delle loro azioni, inoltre sono autonomi nell’organizzazione del lavoro. La leadership situazionale è dunque la capacità del leader di riconoscere lo stile giusto e generare il comportamento giusto per ogni stile. pagina 17 Solo l’essenziale sulla Leadership 10 Training Report I Leader che hanno fatto la STORIA Personaggi a cui ispirarsi per scegliere il proprio stile di leadership Sun Tzu 544 • 496 A.C. Alessandro Magno 356 • 323 A.C. Gesù 7 • 2 A.C. Niccolò Machiavelli 1469 • 1527 Napoleone pagina 18 1769 • 1821 A.C. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Abraham Lincoln 1808 • 1865 Mahatma Gandhi 1869 • 1948 Nelson Mandela 1918 • 2014 Martin Luther King 1929 • 1968 Steve Jobs 1955 • 2011 pagina 19 SUN TZU Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 544 - 496 A.C. Sun Tzu è stato un generale e filosofo cinese. A lui si attribuisce uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi, “L’arte della guerra”. Sun Tzu è stato il primo a sviluppare un quadro fondamentale sulla leadership, circa 2400 anni prima della psicologia occidentale, descrivendo i cinque tratti di un leader efficace (Gagliardi, 1999). Nel libro “L’Arte della guerra”, Sun Tzu delinea i tratti del leader efficace e informa il lettore sui lati oscuri della leadership che si dovrebbero evitare. Il generale Sun Tzu ha vissuto intorno al 500 a.C, in quella che sarebbe poi diventata la Cina. Durante questo periodo di lotte, la Cina era un sistema di pagina 20 città-stato in guerra; Sun Tzu era un generale militare e uno dei consulenti assunti dal re di Wu, una provincia senza successo, con l’obiettivo dichiarato di migliorare la situazione economica del regno. Sun Tzu ha contribuito a far avanzare la città-stato e ha unificato la valle del fiume Yang Tze, sotto la guida del re di Wu. Per i suoi sforzi gli fu concesso il titolo di Master ossia Tzu, Sun Tzu (Maestro Sun). Il suo libro “L’arte della guerra “è diventato il tomo con saggi consigli per avanzare negli ambienti competitivi. Nel suo libro, Sun Tzu delinea i tratti della personalità ritenuti particolarmente rilevanti per l’efficacia della leadership, questi includono: alta energia e tolleranza allo stress, autostima, locus of control interno, maturità emotiva, integrità personale, motivazione. Egli descrive anche le cinque caratteristiche principali che ogni leader dovrebbe avere, ossia l’intelligenza, l’affidabilità, l’attenzione, il coraggio e il rigore. INTELLIGENZA Sun Tzu ritiene che questa virtù sia molto importante, cosiccome l’abilità analistica, poiché consente di sviluppare determinate abilità. L’abilità chiave che si sviluppa dall’essere molto intelligente è quella di saper leggere il terreno. Un leader intelligente sa dove il terreno offre le migliori possibilità. Il comandante intelligente è in grado di comprendere correttamente il leader della concorrenza e di utilizzare la tecnica appropriata per guadagnare vantaggio. La frase maggiomente citata da Sun Tzu è: “Se conosci te stesso e conosci il tuo nemico, sarai al sicuro in ogni battaglia. “ Sun Tzu credeva profondamente nell’importanza di conoscere se stessi e il nemico. Credeva che questa conoscenza avrebbe portato a vittorie perfette. Questo è vero per qualsiasi leader. I leader efficaci conoscono se stessi molto bene, sanno quali sono i loro punti di forza e, ancora più importante, le loro debolezze. E costruiscono i team in grado di compensare le loro debolezze. Studiano i punti di forza e di debolezza dei competitor per affrontare la concorrenza in modo efficace e trarre vantaggio dalle situazioni. ATTENDIBILITÀ Nonostante spesso si ritenga che “la guerra sia Solo l’essenziale sulla leadership Training Report una cosa sola, ossia l’arte dell’inganno”, Sun Tzu ritiene che l’affidabilità sia un tratto necessario per il leader efficace. Infatti egli ritiene che un seguace “non deve mai temere un pericolo o la disonestà”. Questo tratto è anche alla base della leadership trasformazionale. Sun Tzu sosteneva che un leader per guidare i propri soldati, anche verso la morte, doveva avere la loro fiducia e doveva essere in grado di condividerne la vision. che, nonostante il governo chieda al leader di combattere, lui non dovrebbe farlo se pensa di non riuscire a vincere. Questo secondo Sun Tzu richiede molto coraggio. Egli sostiene inoltre che gli ufficiali militari impegnanti in battaglia perdono la loro paura; questo tratto tradotto in chiave moderna potrebbe voler dire che i leader moderni devono avere il coraggio di sperimentare, usando i feedback dei loro collaboratori per migliorare la loro performance. ATTENZIONE/CURA Sun Tzu raccomanda di prendersi cura dei propri soldati... “Di preservarli e prendersene cura come fossero dei figli”. Esorta i leader a non affaticare i propri uomini. Sun Tzu ha sempre capito l’importanza delle risorse umane e del singolo uomo, anche in questo senso si può davvero considerare un precursore. RIGORE Sun Tzu, da capo militare, esalta questa caratteristica come essenziale. “Dobbiamo essere disposti a fare tanto le parti sgradevoli del lavoro, quanto quelle piacevoli. Dobbiamo onorare i nostri accordi scrupolosamente. La gente deve poter contare su di noi. Se non siamo affidabili, nessuno ci sosterrà a lungo “. Il leader è colui che dà l’esempio e se non dimostra di possedere CORAGGIO questa caratteristica l’intera organizzazioSun Tzu sostiene che un leader debba es- ne ne può risentire. sere coraggioso per ovvi motivi. Egli dice SUN TZU “Se tu conosci l’avversario e conosci te stesso, non occorre che tu abbia paura del risultato di cento battaglie. Se conosci te stesso ma non l’avversario, per ogni vittoria ottenuta soffrirai anche una sconfitta. Se non conosci né te stesso né l’avversario, soccomberai a ogni battaglia.” pagina 21 Solo l’essenziale sulla Leadership ALESSANDRO MAGNO Training Report 556 - 323 A.C. Alessandro Magno fu re di Macedonia a partire dal 336 a.C. È conosciuto anche come Alessandro il Grande. È considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia. Alessandro Magno è uno dei personaggi storici dotati di grande carisma, capacità comunicativa, entusiasmo, capacità di visione, ambizione, coraggio. Virtù che ogni condottiero dovrebbe possedere per essere definito tale. Le stesse virtù che, oggi, caratterizzano il leader moderno. Era un leader sempre in prima linea che guidava con l’esempio, un sovrano che partecipava alle fatiche dei suoi uomini, un generale che più volte ferito si faceva sempre curare per ultimo e che chiamava per nome oltre diecimila soldati. Le caratteristiche che rendono Leader Alessandro Magno sono: 1. Riformulare un problema. 2. Costruire alleanze. 3. Stabilire un’identità per propria missione. 4. Utilizzare i simboli. Ricorda che dalle azioni del singolo dipende il destino di tutti. 1. RIFORMULARE UN PROBLEMA Alessandro Magno aveva la grande dote di riuscire a superare le situazioni più complicate elaborando delle strategie da vero Leader. Se un problema era ritenuto irrisolvibile, per arginare la situazione, lui individuava e risolveva un problema secondario, rispetto al primo, correlato e risolvibile la cui risoluzione rendeva il problema principale irrilevante o banale. Quando dovette invadere l’impero persiano, Alespagina sandro era preoccupato della potenza della flotta di Dario, così decise che il modo migliore per af22 frontare i persiani fosse sulla terra ferma dove il suo esercito aveva dimostrato di essere più forte. Qual era il punto debole della flotta persiana? La necessità di rifornirsi giornalmente di acqua fresca presso i vari porti della terraferma. L’armata di Alessandro fece presidiare con nutrite guarnigioni tutti i porti nei quali la flotta nemica avrebbe potuto trovare acqua e fece avvelenare tutte le sorgenti che non era possibile presidiare; in tal modo la flotta persiana fu immobilizzata. 2. COSTRUIRE ALLEANZE In molte occasioni Alessandro preferì l’alleanza alla conquista. Realizzare forti alleanze sotto forma di partnership è una delle strategie più importanti per un moderno leader d’impresa. Spesso la partnership tra imprese nasce dopo furiose battaglie per la supremazia di mercato; la forza di un leader sta, anche, nel trovare un accordo con l’impresa concorrente sconfitta, allo scopo di creare maggior valore. Alessandro sconfisse l’esercito persiano, per la seconda volta a Isso, e il suo esercito catturò la moglie di Dario, la madre, il suo harem, numerosi schiavi e oggetti di valore. Tra le varie opzioni che si presentavano ad Alessandro, egli scelse quella di trattenere i preziosi ostaggi: consentì loro di mantenere lo stato reale, se li fece amici e stabilì un ottimo rapporto con Sisygambis, la madre di Dario. Successivamente Alessandro sposò Barsine la più anziana delle figlie di Dario, cementando così la sua identità di re persiano, la stima e la riconoscenza della nobiltà persiana e avviò il processo di integrazione. 3. STABILIRE UN’IDENTITÀ Alessandro gestì con grande perizia il principio dell’identità, sia tra le proprie truppe, sia tra le popolazioni che andava man mano conquistando. Quando Alessandro transitò con le sue truppe in prossimità della città di Troia fece una serie di gesti simbolici in onore degli eroi omerici. Volle essere il primo a calpestare il suolo troiano, gettò, simbolicamente, dei semi sul suolo “sacro”, pianse la sorte degli eroi greci e troiani, si recò al tempio di Atena ove raccolse un completo di armature che si diceva risalissero al tempo della guerra di Troia, e che portò sempre con sé. Con questi gesti Alessandro volle simbolizzare due principi: la sua identità di eroe degno di essere posto a livello di Achille, Ettore, Ajace, Ulisse, Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Agamennone, e la sua identità di ponte e di traghettatore dell’integrazione tra occidente e oriente. L’immagine di un’impresa deve poter sfumare nell’identità aziendale e cioè nella sua anima e nel suo cuore, nell’allineamento di tutti agli obiettivi dell’impresa e nel conseguente impegno comune verso il perseguimento della vision, della mission e dei valori dell’impresa. Il processo di creazione di un’identità crea l’unità. L’identità può essere costruita da un individuo, da individui diversi, da città, da popoli. 4. L’USO DEI SIMBOLI Alessandro, durante il suo regno, utilizzò con maestria i simboli per modificare l’ambiente esterno a suo favore. Prima della battaglia di Isso, Alessandro cadde gravemente ammalato nella città di Tarso; tutti i medici sostenevano che non sarebbe guarito ad eccezione di uno, Filippo di Acarnania. Peraltro, Alessandro aveva ricevuto una lettera anonima che accusava Filippo di volerlo avvelenare. Il rimedio di Filippo consisteva proprio in una potente miscela di droghe che tutti gli altri medici contestavano. Alessandro accettò di bere la pozione tenendola in mano e mostrando a tutti la lettera anonima. La denuncia era falsa, Alessandro guarì e Filippo fu ricompensato magnanimamente. Questo episodio ha un forte valore simbolico: esso mostra che Alessandro crede ed ha fiducia nelle persone; l’immagine di Alessandro che beve, mentre Filippo legge la lettera che lo accusa di volerlo uccidere, è una delle più deliziose immagini della storia dell’uomo. ALESSANDRO MAGNO pagina 23 Solo l’essenziale sulla Leadership GESU’ Training Report 7 - 2 A.C. Gesù è il fondatore del Cristianesimo, religione che lo riconosce come il Cristo (Messia) atteso dalla tradizione ebraica e Dio fatto uomo. Visse in terra di Palestina circa 2000 anni fa. Gesù Cristo, è considerato il più grande leader che sia mai vissuto, ed attraverso il quale Dio ha realizzato i suoi propositi nel mondo. Gesù non ha dovuto lottare per diventare leader, si è semplicemente impegnato a valorizzare le persone intorno a lui, diventando in modo naturale il loro leader. pagina 24 Essenza dello stile di Gesù è la leadership di servizio. Nel Vangelo secondo Marco (10:42 - 45), Gesù parlando ai propri discepoli fa una netta distinzione tra il suo tipo di leadership e quella dei capi giudei presenti ai suoi tempi: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti i sovrani delle nazioni le signoreggiano, e i loro grandi esercitano dominio su di esse; ma tra voi non sarà così; anzi chiunque vorrà diventare grande tra voi, sarà vostro servo; e chiunque fra voi vorrà essere il primo, sarà schiavo di tutti. Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti» Ted Engstrom, nel suo libro “La realizzazione di un Leader cristiano” lo sintetizza in questo modo: “La vera grandezza, la vera leadership, la si realizza nel servizio verso gli altri” 9 [9]. L’approccio alla leadership di Gesù comportava la donazione di sé ai suoi seguaci. Questo tipo di leadership mantiene e costruisce l’unità, il leader non si sente minacciato dalle capacità e dai successi altrui, ma anzi riconosce e valorizza queste capacità consapevole del fatto che sono fondamentali per raggiungere gli scopi prefissati dal gruppo. E soprattutto per costruire una base ampia di altri leader con i quali guidare insieme, proprio come fece Gesù con i suoi discepoli. Condivisione e valorizzazione sono i concetti fondamentali per costruire insieme al leader un team eccellente. Gesù ha saputo riconoscere ed usare l’autorità in modo corretto (posizionale, relazionale, sperimentale, personale e spirituale). Il leader che adotta il suo stile di leadership non prende decisioni motivate dalla voglia di emergere, progredire, trovare maggiore agio o autorità o una posizione più alta a danno di coloro che sta servendo, poiché è consacrato al progresso dei suoi seguaci e alla loro crescita. Un’altra caratteristica di questo tipo di leadership è la perseveranza: Gesù era consapevole che senza un obiettivo e un progetto, le proprie energie sarebbero state vane, quindi, con determinazione, ha seguito la strada che aveva studiato. Ha portato avanti con perseveranza la sua visione, l’ha comunicata nel miglior modo possibile per coinvolgere gli altri e li ha ispirati al punto che ancora oggi, dopo 2000 anni, i suoi seguaci trasmettono il suo messaggio. L’umiltà precede la gloria. Gesù seppe costruire un team in grado di continuare il suo operato. Il suo team era costituito da un gruppo di persone unito da un comune obiettivo, con doni diversi, ma in un clima di comunicazione costruttiva, rispetto, incoraggiamento, lealtà reciproca. I membri del team non sono dipendenti del leader, ma collaboratori. Costruire un team richiede tempo e fatica. “Nella moltitudine dei consigli, c’è grande saggezza. (Pr 15:22) Solo l’essenziale sulla leadership Training Report e nessun individuo ha tutti i doni. (Ef 4 1 Cor 12). Abbiamo bisogno l’ uno dell’ altro.” Mosè, ad esempio, era un leader fedele, ma aveva un difetto: pur avendo uomini validi al suo fianco, come Aronne e Giosuè, faceva tutto il lavoro da solo; ma perché il lavoro venisse svolto in modo efficace, doveva essere alleggerito dalle sue spalle. (Es. 18:17-26 Num. 11:16-17) nessuno di loro aveva un carisma tipico dei grandi leader. Ma la qualifica principale era che erano stati con Lui. Egli applicò il metodo di moltiplicazione della leadership per creare altri leader o, come diceva lui stesso, “pescatori di uomini”. Il leader è un “pescatore di uomini” e la sua priorità è creare altri leader, poiché Vi è più gioia nel dare che nel ricevere. sono essi che amplificheranno la missione. Gesù era per la trasformazione interna, più che per la rigida osservanza di regole. Gesù aveva perfettamente capito come essere un Leader efficace! GESÙ Quando dovette costruire il suo team Gesù adottò diversi tipi di reclutamento, per influire su di loro e ottenerne il consenso, in base alla caratteristiche personali dei vari soggetti. Mentre Saulo viaggiava sulla strada di Damasco, Gesù lo scaraventò a terra e lo accecò con la sua luce celeste. Svelando la sua identità disse a Saulo che sarebbe diventato il grande Apostolo Paolo. Gesù era cosciente che per affrontare quest’uomo così orgoglioso e colto, era indispensabile utilizzare una forma impressionante e preziosa. Sapeva anche che egli era il suo più energico, valido e temuto avversario. Eppure Saulo diventò il suo seguace più produttivo e fedele, il suo uomo chiave. Il reclutamento di Pietro fu più semplice, Gesù conosceva l’uomo, si era preparato e sapeva che per influire su un povero pescatore del lago di Galilea, sarebbe bastato una semplice frase: ”Vieni e seguimi”. Gesù passò 3 anni ad addestrare il suo gruppo, perché loro sarebbero arrivati alle masse, in seguito. Vissero insieme, riposarono, lavorarono, mangiarono, viaggiarono. Nel fare questo mise in pratica le sue idee davanti ai loro occhi. Lo vedevano interagire con le persone, rispondere ai loro bisogni, guarire, predicare. I suoi erano uomini normali, non grandi uomini da cui aspettarsi grandi cose, pagina 25 NICCOLÒ MACHIAVELLI Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 1469 - 1527 Niccolò di Bernardo dei Machiavelli è stato uno storico, scrittore, drammaturgo, politico e filosofo italiano. Machiavelli è considerato il fondatore della scienza politica moderna. Machiavelli, stratega politico italiano, è nato nel 1469 e morto nel 1527. È tra i pensatori che hanno analizzato il concetto di leadership e contribuito, con le sue teorie, alla sua comprensione. Le idee espresse da Machiavelli, se pur ambientate nel 500, vengono tuttora considerate di estrema attualità, tanto da essere prese come punto di riferimento per la spiegazione e la definizione di un argomento quale la leadership. Egli fornisce parecchi esempi di buoni leader e non lascia dubbi in merito all’importanza di un’abile leadership per il successo di qualsiasi impresa. Ridimensiona il ruolo della fortuna e del genio in una leadership di successo sostituendoli con l’astuzia. Illustra in modo drammatico i pericoli che un leader si trova ad affrontare ed esegue un confronto tra la relativa facilità con cui si ottiene una posizione di leadership e la difficoltà di conservarla. Riassumiamo di seguito alcuni principi che hanno contribuito ad elevare Machiavelli ad emblema del perfetto leader. 1. “Gli unici alleati affidabili sono quelli che beneficiano dei nostri successi.” Machiavelli ritiene che sia opportuno collaborare solo con chi realmente beneficia delle nostre vittorie o della sconfitta del nostro avversario, perché solo condividendo il fine è possibile raggiungere il successo. Questo aspetto rispecchia la condivisione degli obiettivi (mission e vision) della leadership moderna. 2. “Fidati dei nemici più che degli amici per la loro franchezza”. Secondo Machiavelli i nemici sono molto più sinceri nel criticare quando la controparte merita di essere criticata perché non hanno interessi a comportarsi diversamente; non devono aggraziarsi la simpatia del leader o comandante concorrente. Gli amici sono spesso meno onesti. 3. “Chiunque desideri costante successo deve cambiare la sua condotta con i tempi.” I leader devono imparare ad adattarsi in un mondo in rapida evoluzione per evitare il disastro aziendale o politico. Questo è un aspetto molto importante poiché i cambiamenti a cui siamo sottoposti, grazie all’evoluzione tecnologica, impongono l’adattamento. Esistono moltissimi casi, attualmente, di aziende fallite a causa dell’incapacità dei loro leader di cavalcare l’onda multimediale dell’era web 2.0. TIENI GLI AMICI VICINI E I NEMICI PIU’ VICINI pagina 26 4. “Anticipare il peggio e agire”. Il rischio o l’imprevisto non possono essere evi- Solo l’essenziale sulla leadership Training Report tati, ma possono essere contenuti dai leader in grado di pianificare il futuro e prendere i provvedimenti opportuni. 5. “I leader sono semplicemente quelli che capiscono che c’è poca differenza tra ostacoli e opportunità e sono in grado di girare sia gli uni che le altre a loro vantaggio.” L’obiettivo primario di un leader è quello di trovare una soluzione unica e innovativa che risolva tanto i piccoli, quanto i grandi problemi. Un leader efficace sa nenti deboli. Il Leader forte, che sa quanto sia importante circondarsi delle persone giuste e non è spaventato di vedere offuscata la sua figura a causa del talento altrui, assume sempre le risorse che primeggiano in un determinato ruolo. 9. “La strada è difficile e la parte iniziale è spesso la migliore”. Machiavelli ritiene che i leader che hanno ereditato il loro successo hanno più probabilità di commettere errori rispet- DOVE C’È UNA GRANDE VOLONTA’ NON POSSONO ESSERCI GRANDI DIFFICOLTA’ che senza ostacoli, non ci sono opportunità. E quegli stessi ostacoli, una volta trasformati in opportunità, possono mettere delle barriere insormontabili rispetto alla concorrenza. 8. “Il primo metodo per stimare l’intelligenza di un sovrano è quello di guardare gli uomini che ha intorno a lui.” Il Leader debole si circonda di luogote- NICCOLÒ MACHIAVELLI 6. “Mai nulla di grande è stato raggiunto senza pericolo.” Il rischio è un fattore critico di successo; Machiavelli suggerisce di osare senza paura di perdere ciò che si ha perché solo in questo modo si può raggiungere il successo. Osare presuppone in ogni caso un’azione! La paura di agire presuppone l’inazione che non produce alcun risultato ma una situazione di stallo. 7. “Se la volontà è grande, le difficoltà non possono essere grandi.” Trovare la propria passione non è solo la chiave della felicità, ma anche la chiave per il successo aziendale. La passione è la miglior leva motivazionale. È importante avere passione per ciò che si fa, ma è altrettanto importante cercare collaboratori che credono, con passione, in quello che fanno. to ai self-made leader che sono costretti ad imparare importanti lezioni di vita durante la loro scalata al successo. pagina 27 Solo l’essenziale sulla Leadership NAPOLEONE BONAPARTE Training Report 1769 - 1821 Napoleone Bonaparte fu un politico e militare, fondatore del Primo Impero francese. Ufficiale d’artiglieria, e quindi generale, durante la rivoluzione francese, divenne famoso come principale generale delle Francia rivoluzionaria grazie alle grandi capacità militari dimostrate. I veri leader mostrano livelli di competenza elevati ai loro seguaci; un esempio storico è quello di Napoleone Bonaparte, considerato dai suoi soldati un autentico genio militare per le sue abilità strategiche e la sua forza trascinante nei campi di battaglia e nelle campagne militari. Egli era un leader capace di trasmettere la sua visione e sosteneva infatti che: “Non si può guidare un popolo se non gli si mostra un avvenire.” Ogni capo è un venditore di “speranze”. Come i leader moderni, sapeva riconoscere l’importanza delle risorse umane, aveva alta considerazione dei suoi soldati e dei suoi collaboratori e sosteneva che: “Ciò che è difficile non è scegliere gli uomini, bensì dare a quelli che si sono scelti tutto il valore che possono avere...Un uomo che non presta attenzione alle necessità dei soldati non dovrebbe comandarli.” Napoleone. per gestire al meglio il suo esercito, aveva diviso i soldati secondo due dimensioni. La prima dimensione era la loro intelligenza, secondo la quale i soldati erano distinti tra intelligenti e stupidi. La seconda dimensione considerava se il soggetto fosse attivo o pigro. I soggetti intelligenti e attivi erano utilizzati come ufficiali. Quelli intelligenti e pigri venivano utilizzati come generali, in quanto il generale ha bisogno di una visione d’insieme e deve saper delegare: non può rischiare di non vedere la foresta per guardare l’albero. I soggetti stupidi e pigri venivano utilizzati come soldati di fanteria, in quanto adatti a prendere ordini senza porsi domande. Coloro che erano stupidi e attivi, infine, erano attesi dal plotone d’esecuzione perché pericolosi. Un corollario del famoso generale corso era che era meglio un generale stupido e pigro di uno attivo ed intelligente, dato cha la pigrizia impediva almeno di fare danni eccessivi. Un buon ufficiale promosso a generale, invece, rischiava di sprecare vite umane e perdere battaglie per la sua irruenza. LA MODESTIA È SOLO L’ARTE DI INCORAGGIARE GLI ALTRI A SCOPRIRE QUANTO SEI IMPORTANTE. pagina 28 Napoleone era un leader molto concreto e proiettato verso i risultati. Nel periodo che va tra la sua presa del potere e la fine della disastrosa campagna di Russia, Napoleone ripianò l’economia francese, facendola prosperare. Napoleone incontrava negozianti, sindaci, industriali e soldati, ed era sempre pronto ad ascoltarli. E ottenne risultati miracolosi nel far compiere un salto in avanti a un’economia mori- Solo l’essenziale sulla leadership Training Report bonda, per non parlare di come riuscì a trasformare un esercito affamato e senza scarpe. La straordinaria capacità di Napoleone nel gestire le priorità, perfezionata nelle guerre, venne utilizzata anche nel campo degli affari e della politica. Napoleone basava la sua strategia politico-militare su sei princìpi: 1. Esattezza: prima di intraprendere qualsiasi azione bisogna fare ricerche approfondite per comprendere il fenomeno. te dei sei principi. È ciò che permette di superare le aspettative e superare gli ostacoli inevitabili. Questo vale non solo per costruire il morale di una squadra, ma per costruire e mantenere la propria forza morale che consiste nel fornire ordine, scopo, riconoscimento e premi. Essere organizzati e disciplinati consente di creare ordine e come un circolo virtuoso dall’ordine nasce la fiducia in se stessi che, si sa, è uno degli elementi imprescindibili per ottenere il successo. 2. Velocità: bisogna concentarsi sulle cose importanti ed evitare le distrazioni fissando tappe intermedie per il raggiungimento degli obiettivi. 3. Flessibilità: bisogna adattarsi ad una varietà di possibili risultati, pensare ai rischi e a come comportarsi davanti agli imprevisti. 4. Semplicità: bisogna comunicare concetti e messaggi in modo semplice e diretto ed elaborare processi semplici per la gestione e l’esecuzione dei propri piani. È meglio (e più veloce) chiedere consigli piuttosto che provare con il rischio di commettere errori che possano compromettere il risultato delle azioni. 5. Carattere: il carattere comprende caratteristiche quali l’integrità, la calma e la responsabilità, qualità che possiedono i più grandi leader della storia. L’integrità è sinonimo di coerenza, le parole e le azioni sono integrate. Non si può dire una cosa e farne un’altra. E se le cose non vanno secondo i piani, bisogna restare calmi e valutare i lati positivi e negativi. Infine, bisogna essere responsabili, e questo significa, a 360°, responsabilità per gli altri e per se stessi. 6. Forza Morale: forse il più importan- LO STUPIDO PARLA DEL PASSATO, IL SAGGIO DEL PRESENTE, IL FOLLE DEL FUTURO. NAPOLEON E BONAPAR TE IMPOSSIBILE: È UNA PAROLA CHE SI TROVA SOLO NEL VOCABOLARIO DEGLI STUPIDI L’IMMAGINAZIONE GOVERNA IL MONDO. pagina 29 ABRAHAM LINCOLN Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 1808 - 1865 Abraham Lincoln è stato il 16º Presidente degli Stati Uniti d’America, e il primo ad appartenere al Partito Repubblicano. È considerato sia dalla storiografia, sia dall’opinione pubblica uno dei più importanti e popolari presidenti degli Stati Uniti. Abraham Lincoln fu il sedicesimo presidente degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865) e fu il principale artefice della vittoria degli unionisti nella guerra di secessione americana e dell’abolizione della schiavitù. Egli guidò gli Stati Uniti durante il terribile periodo della guerra civile. E lo ha fatto con straordinario successo, dimostrando eccezionali doti di leadership e una profonda comprensione delle relazioni umane. Il New York Times ha calcolato che su Lincoln sono stati pubblicati oltre 15mila libri. Cosa rendeva Abraham Lincoln così speciale? «Aveva imparato a leggere da solo, di nascosto. Quando suo padre lo La madre morì quando aveva dieci anni, sua sorella pochi anni dopo, poi se ne andò il suo primo amore, Ann Rutledge. Per sfuggire all’ossessione della morte, per tutta la vita Quasi tutte le persone sono in grado di resistere alle avversità. Se vuoi testare davvero il carattere di un uomo, dagli il potere. cercò l’immortalità nel successo politico. La sua ambizione era non morire nel ricordo degli altri». Lincoln incarnava in modo naturale le qualità di un vero leader, nella vita si è dovuto guadagnare tutto ciò che ha ottenuto, non essendo nato in una famiglia importante e avendo dovuto lavorare sin da giovane. Incarna l’esempio perfetto dell’uomo che, spinto da motivazioni molto forti, è riuscito a ottenere grandi successi, diventando un esempio per molti leader. Nel suo discorso di Lyceum disse: “Devi avere una sfida per essere capace di fare cose grandi”. E per lui fu esattamente così. Egli diceva che «Il fatto che alcuni ottengono un grande successo, è la prova che anche tutti gli altri possono farcela.” Se alcune persone sono in grado di eccellere e avere successo in un determinato settore, per Lincoln significava che chiunque potesse farcela. La persona di successo ha determinati strumenti che ognuno di noi possiede: la mente e la forza di volontà. SE PRIMA DI TUTTO POTESSIMO SAPERE DOVE siamo e dove stiamo andando, potremmo meglio decidere cosa fare e come farlo. pagina 30 vedeva con un libro gli urlava: “Perdi tempo: vai a lavorare nei campi!”. Era ancora un bambino ma leggeva Shakespeare, le poesie di Byron, la Bibbia di Re Giacomo. Ed è stato esattamente quello che lui ha fatto poiché non disponeva sicuramente di strumenti diversi da questi. Egli, infatti, spingeva le persone a non sottovalutare mai le proprie capacità e non farsi abbattere dalle difficoltà. Lincoln era indubbiamente un capo atipico. Se cambiava idea lo riconosceva, aggiungendo: “Il modo per crescere è quello di migliorare te stesso in ogni aspetto della tua vita.” Solo l’essenziale sulla leadership Training Report stificò quest’azione dicendo che aveva bisogno degli uomini migliori, consapevole del fatto che era meglio averli vicino per poterli osservare e controllare da amici piuttosto che lontani da nemici. Kearns Goodwin nella biografia dedicata a Lincoln, “Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln” termina il libro parlando di Lincoln con le seguenti parole: “La sua grandezza consisteva nell’integrità del suo carattere e nella robusta fibra morale del suo essere”. La ferma convinzione di riuscire è più importante di qualsiasi altra cosa. La sua più grande abilità era quella di comunicare gli obiettivi e la visione. Egli elaborava concetti semplici e condivideva, nei suoi discorsi, le preoccupazioni dei cittadini. Quando la guerra finì e fu rieletto, Lincoln non focalizzò il suo discorso sul suo successo ma sul far rinascere insieme il paese. Inoltre, era convinto che ci si dovesse circondare dei migliori e non vedeva, al contrario di molti leader moderni, il talento altrui come una minaccia ma piuttosto come un’opportunità per crescere, insieme. Quando dovette formare il governo egli si avvalse anche di suoi ex rivali e giu- IL LATO MIGLIORE DEL FUTURO È CHE ARRIVA UN GIORNO ALLA VOLTA ABRAHAM LINCOLN Egli riteneva che migliorando ogni giorno, anche solo un pochino, si possono ottenere straordinari miglioramenti nel corso degli anni. Progressi lenti ma costanti conducono inevitabilmente al successo. Se faceva un errore, non lo nascondeva. Se le cose andavano bene, condivideva la gloria con i suoi collaboratori. Se andavano male, non scaricava la responsabilità su altri. E soprattutto ascoltava l’opinione di tutti, anche le critiche. Lincoln aveva la capacità di ascoltare i differenti punti di vista. Creava un clima in cui i membri del Governo erano liberi di esprimere la loro opinione, anche se in disaccordo, senza paura di ritorsioni. Allo stesso tempo, sapeva quando fermare la discussione dopo aver ascoltato le varie opinioni per prendere una decisione finale. Lincoln era, inoltre, un grande comunicatore. Con i suoi discorsi ha scritto la storia. A quei tempi i discorsi erano letterari e storici, sempre molto argomentati, ma nonostante questo erano comprensibili anche dai meno colti che venivano ipnotizzati dal linguaggio di Lincoln. pagina 31 MAHATMA GANDHI Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 1869 - 1948 Importante guida spirituale per il suo paese, lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma (“grande anima”), appellativo che gli fu conferito per la prima volta dal poeta Rabindranath Tagore. È considerato il fondatore della scienza politica moderna. pagina 32 Mohandas Gandhi era un leader politico e spirituale dell’India. Attraverso la sua causa, ha aiutato l’India a ottenere l’indipendenza ed è stato onorato in India come il Padre della Nazione. Se guardiamo ai leaders di spicco del XX secolo e, soprattutto, a quanto hanno ottenuto, all’impatto storico che hanno determinato e alle motivazioni che sono riusciti ad infondere negli altri, Gandhi emerge come un gigante. Infatti, in un secolo che si è distinto, probabilmente, come il più violento della storia umana, Gandhi ha avuto il coraggio di affrontare con un metodo non-violento l’impero allora più potente al mondo. Soprattutto, ha ispirato con il suo metodo la lotta non-violenta di molti popoli che, grazie alle sue idee, sono riusciti a completare il processo della decolonizzazione o ad arrivare alla parità razziale o, ancora, a mettere fine a lunghi periodi di dittatura. Era un sostenitore della non-violenza e nelle sue proteste civili non ha mai usato violenza per raggiungere i suoi obiettivi. Gandhi ha mostrato grande forza interiore, non ha usato la forza muscolare per costringere gli altri a piegarsi alla sua volontà, ma ha utilizzato mezzi non violenti per raggiungere i suoi obiettivi. In qualità di leader, spesso si fa leva sulla propria posizione o la propria autorità per piegare la gente alla propria volontà. Tuttavia, il vero punto di forza di un leader è quello di essere in grado di persuadere e convincere la gente a seguirlo non utilizzando la forza coercitiva ma perché gli si riconosce il potere naturale. L’insegnamento che ha dato Gandhi è proprio questo: egli invita i leader a imparare ad usare il rispetto per vincere, invece di usare il potere di piegare la gente alla propria volontà. La sua vita ha ispirato molti altri nel continuare a lottare per i diritti civili a livello internazionale. Ci ha dato innumerevoli lezioni sulla vita e sulla leadership. Gandhi ha reinventato le regole del gioco per affrontare una situazione che i vecchi metodi esistenti non erano riusciti a risolvere. Ruppe la tradizione, capì che non si poteva combattere l’esercito britannico con la forza. Così decise di cambiare il gioco rendendolo completamente diverso. Tirò fuori il potere delle persone comuni, ispirò donne e uomini nel paese chiedendo loro di combattere sotto un unico obiettivo. Gandhi ha fatto in modo che tutti coloro che erano coinvolti nella causa fossero legati all’obiettivo. Per fare questo sapeva di dover creare un evento di forte impatto: prese i suoi seguaci e li coinvolse in una marcia che sconvolse la fantasia popolare del tempo. Egli, inoltre, sapeva va- lorizzare e motivare i suoi seguaci a fare cose che neanche loro credevano di saper fare: “Quando si ha fiducia di poter fare una certa cosa, si acquisterà sicuramente la capacità di farla, anche se, all’inizio, magari non si è in grado.” Gandhi riteneva che la leadership riguardasse i seguaci, non i leaders. Il compito del leader, secondo il Mahatma, era quello di rendere i propri seguaci orgogliosi di far parte di un gruppo e di far sentire loro che ne rappresentano una parte essenziale. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report spiriti convinti e infuocati da una fede infinita nella loro missione, possono cambiare il corso della storia”. L’uomo diventa spesso ciò che crede di essere. Se continua a dire che non si riesce a fare una certa cosa, è possibile che alla fine si diventi realmente incapaci di farla. MAHATMA GANDHI Questo aspetto rappresenta anche una caratteristica vincente nelle attuali organizzazioni: i bravi leader fanno in modo che le persone si sentano partecipi di ciò che fanno. Ognuno deve sentire di poter fare la differenza per il successo di un’organizzazione; quando questo accade, le persone si sentono centrate e questo rappresenta per loro il vero significato del lavoro. Gandhi aveva la capacità di comprendere la psicologia umana così come aveva grandi abilità di pubbliche relazioni. Egli sfruttava queste abilità per creare empatia con i suoi seguaci e comunicare le sue idee in modo semplice e diretto. Inoltre, pensava che la crescita continua fosse parte della vita. Gandhi aveva capito l’importanza della crescita continua nella sua vita e ha sempre cercato una maggiore comprensione di essa attraverso lo studio della scrittura religiosa. In qualità di leader, è necessario anche capire la necessità di una crescita costante. L’ impegno costante per la crescita per il miglioramento che porta ognuno di noi e la propria organizzazione ad un altro livello. In ultima analisi, una leadership buona e degna della fiducia della gente deve avere come fondamento il giudizio morale che aiuti a prendere decisioni giuste e compiere azioni giuste. La storia, infatti, ha dimostrato ampiamente che, alla fine, è sempre la verità a trionfare. In fin dei conti questo è quanto Gandhi è riuscito a fare, convincendo la gente comune che lo spirito di Cristo, di Buddha, dei profeti dell’Antico Testamento e dei sapienti della Grecia antica possono essere messi in pratica anche al giorno d’oggi. Aveva una sola guida: quella che chiamava la voce interiore. Fra le grandi verità che aveva imparato c’era la convinzione che un uomo solo può fare la differenza e che “un piccolo gruppo di pagina 33 Solo l’essenziale sulla Leadership NELSON MANDELA Training Report 1918 - 2014 Nelson Rolihlahla Mandela è un politico sudafricano; è stato il primo presidente a essere eletto dopo la fine dell’apartheid nel suo Paese e premio Nobel per la pace nel 1993 insieme al suo predecessore Frederik Willem de Klerk. Nelson Mandela è un personaggio storico, una di quelle persone che in vita fanno già parte della leggenda. È il simbolo del Sud Africa. Quello che ha sempre colpito in lui è la sua elevatura morale e la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore degli altri. A lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid, segregato e incarcerato per ventisette anni durante i governi sudafricani pro-apartheid prima degli anni novanta, è oggi universalmente considerato un eroico combattente per la libertà. È passato alla storia per aver libera- E questo è esattamente ciò che ha imparato a fare: far finta e mostrarsi coraggioso, ispirando gli altri. 2. Guida stando dietro e lascia che gli altri credano di essere davanti. Durante le riunioni con gli esponenti dei partiti, Mandela lasciava parlare gli altri per primi e ascoltava. Quando finalmente prendeva la parola, lentamente e metodicamente riassumeva tutti i punti di vista e poi illustrava i propri pensieri, orientando sottilmente la decisione nella direzione che voleva, senza imposizioni. “È saggio”, egli sostiene, “convincere la gente a fare le cose e far pensare loro che è una loro idea.” 3. Conosci il tuo nemico - e impara qual è il suo sport preferito. Già nel 1960, Mandela ha cominciato a studiare afrikaans, la lingua dei sudafricani bianchi che ha creato l’apartheid. Egli voleva capire la loro visione del mondo, sapeva che un giorno avrebbe combattuto o negoziato con loro, e in entrambi i casi, il suo destino era legato a loro. Questo è stato strategico in due sensi: parlando la lingua dei suoi avversa- Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso. (Nelson Mandela) pagina 34 to un paese da un sistema di pregiudizi violenti e ha contribuito a unire bianco e nero, oppressori e oppressi, in un modo che non era mai stato fatto prima. Uno dei leitmotiv di Mandela è che un problema “non è una questione di principio, è una questione di tattica.” Di seguito otto lezioni di Mandela sulla leadership: 1. Il coraggio non è l’assenza di paura - è ispirare gli altri ad andare oltre la paura. Mandela ha avuto spesso paura sia durante il processo Rivonia, che ha portato alla sua prigionia, che durante il suo soggiorno a Robben Island. “È naturale che abbia avuto paura!” Sarebbe stato irrazionale, afferma egli stesso in un’intervista, non aver paura. “Non posso far finta che io sia coraggioso e che posso battere il mondo intero”. Ma come leader, non posso trasmettere le mie paure. “È necessario far fronte comune”. ri, avrebbe potuto capire i loro punti di forza e di debolezza e formulare tattiche di conseguenza. E inoltre si sarebbe ingraziato il suo nemico. Mandela aveva capito che i neri e gli afrikaner aveva- Solo l’essenziale sulla leadership no qualcosa di fondamentale in comune: gli afrikaner credevano di essere africani tanto quanto lo credevano i neri. Sapeva anche che gli afrikaner erano stati anch’essi vittime di pregiudizi: il governo britannico e i coloni bianchi inglesi li guardavano dall’alto verso il basso. Gli Afrikaner soffrivano di un complesso di inferiorità culturale, quasi quanto hanno fatto i neri. 4. Tenete vicini i vostri amici e ancora più vicini i vostri nemici. Spesso Mandela ha invitato nella sua residenza persone che non stimava e di cui non si fidava poichè egli credeva che avere vicino i suoi avversari era un modo per controllarli: erano più pericolosi per conto proprio che all’interno della sua cerchia di influenza. 5. L’apparenza è importante e ricordatevi di sorridere spesso. Mandela punta molto sulla correlazione storica tra leadership e fisicità. George Washington era il più alto e probabilmente il più forte rispetto ai suoi colleghi. Le dimensioni e la forza hanno più a che fare con il DNA che con i manuali di leadership, ma Mandela ha capito come il suo aspetto l’avrebbe aiutato nella sua causa. Infatti, si è sempre preoccupato di vestirsi in modo appropriato per la sua posizione e durante i dibattiti sorrideva sempre. L’onnipresente manifesto elettorale dell’ANC era semplicemente il suo volto sorridente. Il sorriso era il messaggio. 6. Niente è nero o bianco. Quando chiedevano a Mandela se avesse deciso di sospendere la lotta armata, perché si era accorto che non aveva la forza per rovesciare il governo o perché sapeva che poteva conquistare l’opinione pubblica internazionale con la scelta della non violenza, lui rispondeva: “Perchè non entrambi?” Il suo messaggio era chiaro: la vita non è mai “o / o”. Le decisioni sono complesse, e ci sono sempre in competizione una moltitudine di fattori. Cercare spiegazioni semplici è la tendenza del cervello umano, ma non corrisponde alla realtà. Niente è mai così semplice come appare. 7. Si può guidare anche abbandonando una causa o un’idea. Sapere come abbandonare un’idea, attività o relazione che falliscono, è la decisione più difficile che un leader deve prendere. La più grande eredità di Mandela come presidente del Sud Africa è stata il modo in cui ha scelto di lasciarlo. Quando fu eletto nel 1994, Mandela probabilmente sarebbe potuto rimanere presidente a vita: molti ritengono che questo era il minimo che il Sud Africa potesse fare per ripagarlo degli anni trascorsi in carcere. Ma il suo compito era quello di impostare la rotta, non di governare la nave. Egli sa che i leader guidano più in base a quello che scelgono di non fare che a quello che fanno. La pace non è un sogno: può diventare realtà, ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare. NELSON M ANDELA Training Report pagina 35 Solo l’essenziale sulla Leadership MARTIN LUTHER KING Training Report 1929 - 1968 Martin Luther King è stato un pastore protestante, politico e attivista statunitense, leader dei diritti civili. Il suo nome viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi ed a Richard Gregg, primo americano a teorizzare organicamente la lotta non violenta. Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel profondo Sud degli States. È stato protagonista della lotta per ottenere la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza. L’impegno civile di Martin Luther King è condensato nella “Letter from Birmingham Jail” (Lettera dalla prigione di Birmingham), scritta nel 1963, e in “Strength to love” (La forza di amare) che costituiscono un’appassionata enunciazione se erano quelli di solidarietà e unione, egli spingeva le persone a lavorare insieme e a cooperare. Possedeva grandi abilità comunicative ed era in grado di coinvolgere e convincere le masse, fondamentalmente perché credeva nella causa che aveva sposato ed era coerente nei suoi comportamenti. Si comportava esattamente come predicava; King è stato un leader trasformazionale. La leadership transformazionale inizia con lo sviluppo di una visione, una visione del futuro in cui potersi riconoscere. La visione di Martin Luther King era quella di “un mondo dove i bambini neri prendono per mano i bambini bianchi come fratelli e sorelle”. La sua abilità di leader è stata quella di dipingere un quadro vivido di un domani migliore. La sua visione è stata chiara, concreta, coinvolgente, e le sue parole hanno permesso ai seguaci di vedere quello che lui vedeva. Egli ha coinvolto il cuore dei suoi seguaci. Mentre la logica può obbligare la mente, le storie e le metafore toccano il cuore. Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo; che tutti gli uomini sono stati creati uguali pagina 36 della sua indomabile crociata per la giustizia. Unanimemente riconosciuto apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, “redentore dalla faccia nera”, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuta, nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta, ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva che alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore, come ad esempio, i seguaci di Malcolm X. Il suo discorso “I have a dream” è un capolavoro di retorica e contiene dei consigli necessari per esser considerati un vero leader. I principi che King cercava di trasmettere alle mas- Questa è la differenza tra l’offerta di informazione e l’ispirazione. King si è rifiutato di accettare lo status quo. Si è attivato, non è sceso a compromessi, ha lottato fino alla fine per la sua causa raccogliendo sempre più consensi. Egli ha riconosciuto il sacrificio Solo l’essenziale sulla leadership Training Report è stato il profeta della loro crociata per l’uguaglianza razziale, il loro grido di battaglia per la dignità umana. Per molti milioni di americani bianchi, era uno di un gruppo di negri che ha conservato il ponte di comunicazione tra le razze, quando la guerra razziale minacciava gli Stati Uniti. Per il mondo Martin Luther King aveva le caratteristiche di un vincitore del Premio Nobel della Pace, un eroe vero e sicuramente un grande leader. I sogni non sempre si realizzano. Ma non perché siano troppo grandi o impossibili. Perché noi smettiamo di crederci. MARTIN LU THER KING dei suoi seguaci rimarcandolo più volte nel suo discorso e riconoscendo il loro ruolo fondamentale per la vittoria della battaglia. King era un leader molto carismatico, in grado di creare entusiasmo, di motivare il gruppo, di influenzare i desideri e le aspettative dei singoli, di favorire il coinvolgimento dei collaboratori in modo da indurli a perseguire gli obiettivi condivisi. Nella leadership trasformazionale, gli individui del gruppo vengono “trasformati” e questa trasformazione ha lo scopo di aiutarli a raggiungere le proprie potenzialità. Il leader trasformazionale è capace di intuire anomalie e problemi; deve proporre nuovi schemi, diversi da quelli usati nel passato, per rispondere alle esigenze dell’ambiente interno e da quello esterno. Per riuscire in ciò, egli deve essere in grado di suscitare nei membri del gruppo la consapevolezza dell’importanza del lavoro di ognuno. Per questo è indispensabile essere capaci di creare delle relazioni vere con i propri collaboratori ma prima di tutto si deve dare l’esempio. Era coraggioso, in grado di ispirare le masse, eloquente, e incredibilmente efficace. Ha cambiato il mondo lottando per ottenere la parità dei diritti non lasciando che il fine giustificasse i mezzi, non compromettendo i suoi valori, dimostrando grande onestà. Ha avuto un impatto enorme sul movimento dei diritti civili e ha cambiato le trappole giuridiche del razzismo negli Stati Uniti degli anni sessanta. Questo è sicuramente un grande leader. Per molti milioni di americani, King pagina 37 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report STEVE JOBS 1955 - 2011 Steve Jobs è stato un imprenditore, informatico e inventore statunitense. È considerato fra i pionieri dell’informatica assieme a Steve Wozniak e Bill Gates. Cofondatore di Apple Inc., ne è stato amministratore delegato fino al 24 agosto 2011, quando si è dimesso per motivi di salute. Steve Jobs ha lasciato un’eredità diffusa grazie ai suoi successi e le sue intuizioni; un’eredità che tutti abbiamo potuto apprezzare e di cui abbiamo usufruito. Le sue capacità imprenditoriali e di leader sono indiscusse; egli ha creato un personale stile di leadership staccandosi dai formalismi e parlando al cuore delle persone. Viene ricordato, oltre che per queste sue doti, per il modo in cui presentava se stesso e ciò che faceva. Jobs è stato il più grande narratore del mondo aziendale. Invece di limitarsi a una presentazione come la maggior parte della gente, ha informato, educato, ha ispirato e ha intrattenuto. Era perfettamente consapevole del fatto che si possono avere le più grandi idee del mondo, ma se non si riesce a comunicarle, non avranno importanza, perché nes- Non perdete tempo a vivere la vita di qualcun’altro. Siate affamati, siate folli pagina 38 suno sarà disposto ad ascoltarle. La sua storia, ricca di fallimenti, incertezze e successi, è un chiaro esempio di come, grazie alla tenacia e al talento, si possa arrivare alla realizzazione dei propri obiettivi. Jobs ci ha creduto sempre, anche quando gli eventi remavano contro di lui. Ha incominciato a costruire i suoi primi lavori nel garage dei genitori nel 1975 quando aveva appena 20 anni; nel 2007 è stato classificato come il primo tra i 25 uomini d’affari più potenti da Fortune ed è stato eletto persona dell’anno 2010 dal Financial Times. Ha fondato, oltre che la Apple, anche la società NeXT Computer. È stato, inoltre, amministratore delegato di Pixar Animation Studios prima dell’acquisto da parte della Walt Disney Com- È solamente dicendo ‘no’ che puoi concentrarti sulle cose veramente importanti. pany, della quale era inoltre membro del consiglio di amministrazione oltre che maggior azionista. È noto per aver introdotto al grande pubblico il primo personal computer con il mouse (Apple Lisa) e per prodotti di successo come Macintosh, iMac, iPod, iPhone e iPad. È stato tra i primi a intuire la potenzialità del mouse e dell’interfaccia a icone presenti sullo Xerox Star, creando il Macintosh. La sua vita stessa rappresenta la più grande lezione di leadership che possa essere insegnata e appresa. Una lezione basata su fatti e su regole che Steve Jobs ha sempre seguito per ottenere il successo. La regola principale sulla quale si basa il successo di Steve Jobs è la passione; egli sosteneva che “Le persone che hanno passione possono cambiare il mondo in meglio”, se si svolge il lavoro che si ama e se si riesce a fare della propria passione il proprio lavoro si hanno molte più possibilità di arrivare al successo. Jobs credeva nel potere della visione, caratteristica fondamentale per determinare ciò che si vuole fare nel futuro; egli infatti non si limitava a creare prodotti che andassero incontro alle esigenze del mercato, ma il suo intento era quello di creare prodotti che potessero cambiare il mondo. Avere una visione d’insieme e riuscire a trasmetterla è una delle Solo l’essenziale sulla leadership Training Report LE REGOLE DELLA LEADERSHIP DI STEVE JOBS “Simpler is always better”: la cosa più semplice è sempre la migliore. La raccomandazione di Jobs: “One product, one box”, un prodotto una scatola. Più semplice di così. “Blunt communication works”: La comunicazione diretta funziona: la franchezza non lascia spazio alla confusione, alle distrazioni o alla complessità. “Good leaders can compartmentalize”: i buoni leaders possono disaggregare; Jobs isolava le critiche quindi poteva muoversi verso i propri obbiettivi. “Small groups work better”: piccoli gruppi lavorano meglio; limitare gli incontri tra persone che parlano con cognizione di causa dell’argomento. “Keep things minimal and move quickly”: mantenete le cose minime e muovetevi rapidamente; le campagne Apple sono realizzate entro un mese. “Simple names are superior”: i nomi semplici sono i migliori; Apple non assume esperti in denominazioni, fa affidamento su un team interno ed un gruppo di consulenti pubblicitari. “Simplicity is human”: la semplicità è umana; non un hard disk da 5 giga su un iPod, ma un migliaio di canzoni in tasca. “Simplicity even works in retail”: la semplicità funziona sempre nella vendita al dettaglio; concentratevi sulla qualità, sul design pulito e accogliente e su un servizio clienti fantastico. Accendi il cervello. Le nuove idee nascono guardando le cose, parlando alla gente, sperimentando, facendo domande e andando fuori dall’ufficio! STEVE JOBS caratteristiche essenziali dei leader di successo. Jobs ha catturato la nostra immaginazione perché ha veramente capito i suoi clienti. Sapeva che i tablet non avrebbero catturato la nostra immaginazione se fossero stati troppo complicati. Il risultato? Un pulsante sul lato anteriore di un iPad. È così semplice che uno di 2 anni può usarlo. I clienti non si preoccupano del prodotto. Si preoccupano di loro stessi, delle loro speranze, delle loro ambizioni. Jobs ha insegnato che se aiuti i clienti a raggiungere i loro sogni, li conquisterai. pagina 39 NON PUOI PERDERTI Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report i prossimi Training Report Abbonati subito! Leadership “Solo l’esse nziale sulla Leadership ” è un Traini ng Report Solo l’essen ziale sulla distribuito in esclusiv aSol dao: l’es senziale sul la leadershi p Training WWW.TRAININGREPORT.IT Report TRAINING REPORT “Solo l’essenziale sulla Leadership” è un Training Report distribuito in esclusivaSolo da: l’essenziale sulla leadership Training Report Marketing e Vendita e n o i z a c i Comun è un Training sulla Leadership” “Solo l’essenziale rship enziale sulla leade Training Report da: l’ess in esclusivaSolo Report distribuito Solo l’essenziale su sulla Solo l’essenziale IN QUESTO NUMERO Tutto quello che devi SAPERE sulla leade rship 10 ER RI che ogni lea RO G REPORT derTRAININ commettere dovrebbe e dovrebbe im da cui parare 10 CARATT ER che rendono ISTICHE un leader vincente STILI DI LE ADERSHIP 10 PERSON A CUI ISPI AGGI RARSI PER SCEG PROPRIO LIERE IL STILE! ERO IN QUESTO NUM Tutto quello che devi RE SAPE unicazione sulla Com E TANTO AL TRO... RO LE REGOLE D’O e le tecniche che chiunque dovrebbe sapere o e mettere in att E per COMUNICAR in modo efficace are al fine di cre empatia con il proprio target TRAINING REPORT A LEZIONI E CARISM DI LEADERSHIP A DA “THE CA STLE” E DA “WE W ER “Solo l’essenziale sulla Leadership” da: l’essenziale sulla leadership E SO è un Training Report distribuito in esclusivaSolo Training Report DUE LEZION LDIERS” I IM PORTANTI Solo l’essenziale sullo SULLA LEAD ESHIP A LEZIONE DI LEADER SH DA FF BE IP TRAININGJEREPORT ZOS IN QUESTO NUMERO Sviluppo Personale Tutto quello che devi SAPERE su Marketing e Vendita pagina 1 IN QUESTO NUMERO Tutto quello che devi SAPERE sullo Sviluppo Personale E TANTO ALTRO... A LEZIONE DI MARKETING E VENDITA 10 ERRORI che ogni persona dovrebbe commettere e da cui dovrebbe imparare per CRESCERE 10 CARATTERISTICHE Che deve avere una persona di successo A LEZIONE DI SVILUPPO PERSONALE pagina 1 TUTTI I SEGRETI PER STILI DI LEADERSHIP CRESCERE EVOLVERE E REALIZZARSI. STRUMENTI PRATICI TECNICHE E I CONSIGLI. A LEZIONE DI CRESCITA PERSONALE DA RICHARD BRANSON pagina 40 SPRIGIONA IL TUO POTENZIALE E IMPARA I SEGRETI DEL BUSINESS. CASE HISTORIES, TEORIE, SEGRETI, STRATEGIE, TRUCCHI. A LEZIONE DI MARKETING E VENDITA DAI MIGLIORI COACH! pagina 1 E TANTO ALTRO... E TANTO ALTRO... pagina 1 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report pagina 41 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report pagina 42 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Scene di Leadership IL CASTELLO Regia: Rod Lurie - Titolo originale: The Last Castle - Soggetto: David Scarpa - Sceneggiatura: David Scarpa, Graham Yost Cast: Robert Redford, James Gandolfini, Mark Ruffalo, Steve Burton - Produzione: DreamWorks SKG, USA, 2001 - Durata : 130’ - Genere: Drammatico pagina 43 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report TRAMA Il castello è un carcere militare con i requisiti di una vera fortificazione dove i condannati sono ex soldati e le loro guardie applicano misure di stretta repressione e sorveglianza. A sconvolgere la vita del carcere sarà l’arrivo del generale pluridecorato Eugene Irwin (Robert Redford) condannato dalla corte marziale per aver, durante una missione, disobbedito ad un ordine presidenziale costato la morte ad otto dei suoi uomini. La vita del carcere è dominata dal duro comando del colonnello Winter (James Gandolfini), un uomo sadico che fa della sua visione pessimistica della natura umana il mezzo per esercitare il comando. I detenuti sperano che Irwin li aiuti a denunciare il trattamento violento della prigionia, ma il generale, che desidera solo scontare la pena, è dapprima indifferente alle loro parole. In breve tempo però misurandosi con la violenza e le punizioni inferte da Winter, Irwin abbraccerà la missione di ridare a quegli uomini la dignità negata dal cinico e crudele carceriere. A questo punto le pagina 44 due visioni del comando e del potere si scontreranno irrimediabilmente. Irwin riaccende nei prigionieri il desiderio di combattere per una missione comune e non l’uno contro l’altro. In una intensa battaglia finale i prigionieri-soldati saranno uniti dall’obiettivo di ottenere il controllo della prigione espugnando il castello dall’interno e obbligando Winter a lasciare l’incarico. L’ultima azione programmata è issare la bandiera americana capovolta come segno della mancanza di ordine. Quando il piano appare perfettamente riuscito, Winter riacquista il controllo del carcere minacciando di far fuoco sui prigionieri, i quali cedono alla guerriglia solo dopo il comando di Irwin. Il generale coraggiosamente impugna la bandiera e la issa correttamente; le vedette non osano sparare, ma in un eccesso d’ira Winter preme il grilletto e spara contro il suo avversario. Il generale è a terra esanime e con le ultime forze spinge la bandiera americana in alto, mentre Winter è ammanettato e portato via. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report COMMENTO AL FILM Il carcere e il castello sono due luoghi-simbolo in cui la gerarchia di potere determina le relazioni tra gli individui. Come negli antichi castelli la torre dominava e controllava l’intera vallata, allo stesso modo la finestra dell’ufficio di Winter impone il suo dominio sul carcere. Ciò lo rende in qualche modo il padrone della fortezza; al di là della torre vi è lo spazio comune in cui i detenuti scontano la pena. A differenza dei prigionieri civili, questi uomini non anelano solo alla libertà, ma a recuperare la loro dignità; pertanto nel film non prevale solo l’obiettivo di far crollare il potere corrotto, ma piuttosto di far trionfare lo spirito umano. Nella dicotomia tra il potere coercitivo esercitato da Winter e il potere della leadership incarnato da Irwin, si concentra la riflessione del regista che ha volutamente puntato l’attenzione sulla natura enigmatica dell’attitudine al comando. Rob Lurie si è laureato presso l’Accademia Militare degli Stati Uniti (meglio nota come West Point); il suo background militare gli ha permesso di entrare nel- la mente dei personaggi considerando i valori, i conflitti, le regole e le leggi che ne guidano il comportamento. Il regista ha delineato i caratteri dei personaggi partendo da alcune riflessioni sul leader: «quali sono le qualità di un leader? Qual è il DNA della leadership?». Egli dice «il film presenta quello che ritengo sia un concetto molto semplice: la leadership è innata. I veri leader non hanno altra scelta in materia, è un destino che viene da dentro. Non si tratta di una funzione di rango, e non è possibile falsificare o cercare di scappare. A West Point, ho appreso che la leadership non può essere insegnata». Il vero protagonista del film infatti è un leader naturale, il generale Irwin, che definisce con la sua azione i caratteri della leadership; qualità e carattere che emergono in una situazione in cui, abbandonata la divisa e la carica, il suo valore non è indebolito, ma rafforzato dal coraggio con cui accetta la colpa e la pena. Ricordi, missioni, libri non servono a dimostrare i meriti del generale; sarà il suo carisma a riaccendere la speranza di un riscatto. pagina 45 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report La leadership si coniuga perfettamente all’ambito militare nel quale il teamwork, il pensiero strategico, le abilità comunicative, il valore del singolo individuo, il senso della missione, sono determinanti. Questo universo di pensiero calato in una prigione, che è il non-luogo delle piccole cose, può avere la potenza aggregativa della lotta comune (come avverrà alla fine del film) o dissolversi in un trionfo dell’individualismo (come all’inizio del film si evidenzia attraverso il carcerato-scommettitore Yates). Questi uomini un tempo uniti dall’obiettivo di servire il loro paese, dal simbolo della bandiera, da un canto, da una piastrina si sono trasformati in isole e solo il carisma di un leader potrà ricordare loro cosa significa essere soldati. Il ricordo della condivisione di un orizzonte di pensiero riporta l’individualità ad essere coralità. Un esempio di questo ritorno all’ordine è rappresentato dal muro al centro del cortile, l’unico pezzo dell’originario castello, la cui costruzione è un espediente per tenere occupati i detenuti e alimentare l’odio reciproco. Quando Irwin lo chiama pagina 46 «il vostro muro» la prospettiva cambia: il muro di Winter non è costruito con la cooperazione ed è privo di ordine logico; lo stesso muro distrutto e ricostruito sotto la spinta motivazionale del leader è una costruzione razionale e perfetta. Quei massi sovrapposti diventano, grazie ad Irwin, il simbolo della leadership. Il culmine di questo cambiamento è rappresentato dal sacrificio di Aguilar (Clifton Collins Jr.) che si oppone alla distruzione del muro, evocando l’immagine dello studente di piazza Tienanmen che sfida i carri armati. Irwin assolve la funzione del maieuta e riscopre i tratti dell’umanità di quei compagni che non hanno stelline sulla divisa. Egli non guarda ai loro crimini, ma a quello c’è di buono in loro; il generale è il collante tra questi uomini disperati e l’unico riscatto possibile rappresentato dall’ultima prova di coraggio e onore. ANALISI DELLA SEQUENZA Il confronto tra Irwin e Winter offre numerosi spunti per definire le caratteristiche dei due tipi diversi di potere e di leader. In particolare la sequenza Solo l’essenziale sulla leadership Training Report pagina 47 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report selezionata pone in diretto contrasto dialogico il potere autoritario di Winter, basato sul potere coercitivo e sull’ordine uccidi/spara, al potere del carisma rappresentato da Irwin basato sull’arma del dialogo e del confronto. Una differenza così sostanziale permette di distinguere il leader dal non leader. Winter è il capo autoritario della prigione ed è, quindi, un leader formale, Irwin è al contrario un leader naturale, in quanto scelto spontaneamente dal gruppo come guida. Il contrasto tra due identità molto forti innerva la storia e si trasforma nello scontro tra modi di esercitare il potere e l’autorità. Irwin ha una sincera passione per il comando e per i soldati; egli non vede i criminali ma gli uomini, e ciò garantisce loro una speranza di redenzione. Egli dice «credo che bisognerebbe ricordare, anche le cose buone che hanno fatto, non solo le peggiori» e manifesta così il suo punto di vista in aperto contrasto, con quello di Winter. Per quest’ultimo, infatti, i carcerati sono dei condannati privi di speranza che non si devono educare, ma punire in quanto hanno disonorato l’uniforme. Tra Winter e Irwin è in atto una partita a scacchi psicologica, dove con ogni mossa si mette in fallo l’altro per divenire il signore del castello. Winter crea una vera e propria offensiva di cui sono ben chiari gli attori: da una parte il capitano e i suoi uomini che, quasi come in trincea, pagina 48 difendono il loro territorio; dall’altra c’è il nemico, i prigionieri, tra i quali adesso anche Irwin con il suo ruolo sovversivo e carismatico. In questo momento tra i due si apre la guerra; le loro ideologie si scontrano e non prevedono prospettive di accordo. Il contrasto tra i personaggi non riguarda solo la posizione di potere, ma anche il valore militare. Il colonnello Winter ha l’obiettivo di creare una prigione sicura in cui tutto è sotto il suo autorevole comando: «i miei uomini ed io siamo in netta minoranza, siamo tutti i giorni dietro le linee nemiche […]. Lei penserà che io non sono mai stato in un campo di battaglia, ma solo perché non si è mai seduto dietro una scrivania, questa scrivania». Winter difende la natura autoritaria del suo controllo con dati inconfutabili («zero tentativi di fuga, zero aggressioni, zero vittime») che convalidano l’efficienza dei metodi duri e repressivi. La leadership autoritaria nega la condivisione del piano d’azione, la comunicazione, la fiducia, l’empatia e la collaborazione, infatti Winter è il teorico solitario del suo comando. La leadership di Irwin diviene una minaccia che logora il potere centrale dall’interno e che in quanto fondata sulla condivisione degli obiettivi, sul confronto e sulla motivazione, non temerà di confrontarsi neanche con il sacrificio estremo della vita. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report WE WERE SOLDIERS Regia: Randall Wallace - Titolo originale: We Were Soldiers - Soggetto e sceneggiatura: Randall Wallace - Cast: Mel Gibson, Madeleine Stowe, Greg Kinnear, Chris Klein, Sam Elliott - Produzione: Icon-Wheelhouse Entertainment, USA, 2002 - Durata: 138’ - Genere: Guerra. TRAMA Harold G. Moore (Mel Gibson) è comandante del 1° Battaglione del 7° Reggimento Cavalleria; data la sua lunga esperienza militare avrà il compito di aprire le ostilità con il Vietnam. Soldati e generali, prima della partenza per la guerra, si trasferiscono alla base di Fort Benning, dove le famiglie rimarranno durante la loro assenza. Qui Moore scopre che il presidente Lyndon B. Johnson non ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale e dunque il battaglione, privato dei soldati più anziani e meglio addestrati, sarà composto da soldati giovani e inesperti che verranno sottoposti ad un rigoroso addestramento. Mentre i mariti sono occupati in queste attività, le loro donne si incontrano per discutere di economia domestica e per distogliere l’attenzione dall’imminente distacco; durante una riunione sentono l’annuncio dell’invio del contingente aereomobile e della necessità di implementare le forze armate per contrastare l’offensiva contro il Vietnam. Nella serata che precede la partenza dei soldati viene celebrata una festa a cui partecipano i vertici militari, dove un superiore comunica a Moore che la sua unità è stata rinominata 1° Battaglione del 7° Reggimento Cavalleria come quella del Generale Custer, completamente annientata dagli indiani a Little Big Horn (immagini dell’evento compaiono attraverso illustrazioni di libri). Dalla triste serata di commiato la scena passa alla valle La Drang dove si sviluppa la battaglia. Le mosse delle truppe vietnamite sono orchestrate all’interno di un bunker sotterraneo, in cui il capo dà gli ordini e coordina i movimenti della sua divisione; Moore invece combatte e dà ordini sul campo di battaglia cercando di limitare il numero delle vittime. Intanto a Fort Benning arrivano tele- pagina 49 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report grammi che informano le famiglie dei caduti in guerra; sarà Julie (Madeleine Stowe), moglie di Moore, a portare a ciascuna donna la triste notizia. In questo compito è accompagnata da Barbara (Keri Russell) che ha dato alla luce una bambina poco prima della partenza del marito Jack Geoghegan (Chris Klein), che morirà durante gli scontri. Tra i soldati destinati a tornare a casa vi sarà il reporter di guerra Joe Galloway (Barry Pepper) che racconterà la guerra attraverso le sue fotografie. Il comandante Moore - come aveva promesso - sarà l’ultimo a lasciare il campo da guerra e solo dopo essere certo che i suoi uomini, vivi e morti, siano sugli elicotteri. Infine ritorna a casa per riabbracciare la sua famiglia. COMMENTO AL FILM Il cinema ha raccontato molte volte gli orrori della guerra del Vietnam; tra i film più noti vi sono “Apocalypse Now“ di F. Ford Coppola (1979), “Full Metal Jacket” di S. Kubrick (1987), “Good Morning, Vietnam” di B. Levinson (1987). Il pagina 50 costo in termini di vite umane è stato enorme, circa 58.000 soldati, e tale impatto sulla società americana ha reso questo episodio della storia contemporanea profondamente nazionale. Il patriottismo, la fedeltà al paese e alla bandiera, sono gli elementi che denotano il soldato americano: in “We were soldiers”, in punto di morte, uno degli ufficiali con l’ultimo fiato in corpo pronuncia il suo epitaffio «sono contento di morire per la mia patria». Tutti i film di guerra oltre a denunciare la violenza, sono un tributo all’eroismo dei soldati che diventano il simbolo del valore civile. Nel film di Wallace tali elementi si incarnano nel Col. Harold G. Moore, interpretato da Mel Gibson, che veste bene i panni della guida carismatica di un popolo o di un esercito. La sceneggiatura scritta dallo stesso regista trae il soggetto dal libro “We Were Soldiers Once… And Young” scritto a due mani dal generale Harold G. Moore e dal giornalista Joseph L.Galloway, reporter di guerra e testimone dei fatti; come “Platoon” di Stone (1986) anche Solo l’essenziale sulla leadership Training Report qui la storia è modellata sulle memorie dei protagonisti. Il personaggio di Moore emerge attraverso il libro e il film come un uomo religioso, che ama la sua famiglia, animato da valori morali che nel film possono passare per patetici e melodrammatici se comparati alla violenza della guerra. In verità Moore, come si vede nel film, si recherà a pregare sulla tomba del generale Geoghegan e nel libro si racconta che visitò, e in altri casi scrisse alle famiglie degli ufficiali morti. In lui rimase sempre il dolore per aver perso così tanti soldati a causa della totale mancanza di preparazione e strategia con la quale furono mandati a combattere. Per riscattare le numerose perdite umane, alla fine del film si accenna al proposito di raccontare gli orrori della guerra e Moore affida a Joseph L.Galloway questo compito. Il giovane reporter crede che le immagini delle atrocità possano salvare il futuro da altri conflitti e che la memoria salvi dall’oblio le vite dei soldati. Parole simili riecheggiano nel film 300 di Zack Snyder (2006), dove un valente condottiero, prima di affrontare la battaglia, rievoca il suggestivo monito del Re Leonida: «ricorda chi eravamo». Il messaggio del ricordo e della memoria passa dal libro al film con l’unico intento di sensibilizzare lo spettatore anche molti anni dopo lo svolgimento dei fatti. In quanto film di guerra, “in We Were Soldiers” non mancano motti patriottici inneggianti al valore e Wallace, che è stato anche lo sceneggiatore di “Braveheart”, dimostra di saper costruire discorsi di grande potenza emotiva sul tema dell’unità degli individui attorno ad una bandiera o un ideale; anche in questo caso il rito vuole che il discorso venga pronunciato prima di un momento decisivo per la collettività. We Were Soldiers racconta un singolo momento della guerra del Vietnam (19621975), quello riguardante la battaglia della valle di La Drang, dopo gli eventi ribattezzata la valle della morte, ed è l’anteprima di ciò che accadrà nei successivi dieci anni di guerra. Il film, che è il primo sul Vietnam dopo Salvate il soldato Ryan (1998), dedica al racconto della guerra ottanta minuti che riassumono i tre giorni di massacri attraverso pagina 51 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report pagina 52 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report una eccellente fotografia che presenta la guerra come un mostro avido che consuma gli uomini di entrambe le fazioni. Una sospensione delle immagini del conflitto ci riporta alla base di Fort Benning dove le famiglie vivono in una logorante attesa e tremano alla vista di un telegramma; sarà la moglie di Moore, Julie (Madeleine Stowe) ad assumersi il compito di recapitare tali comunicazioni alle donne che affrontano il loro dolore con la consapevole condanna di una morte onorata; attraverso questi ed altri passaggi lo spettatore comprende i sentimenti dei protagonisti americani, ma intravede anche quelli dei soldati vietnamiti, umanizzati attraverso la scoperta di qualche pagina di diario e fotografie di donne amate. Nel film si riscontrano una serie di elementi che possono risultare pleonastici, come il soldato che va in guerra dopo aver salutato la figlia appena nata; il bacio di Moore alla moglie che lo rincorre a piedi scalzi mentre lui è ormai troppo lontano; famiglie felici e religiose in cui regna l’armonia; braccialetti che riemergono dalle macerie: questi elementi mettono alla prova lo spettatore ma a prevalere è il senso di rispetto per la storia raccontata. ANALISI DELLA SEQUENZA Prima di essere un soldato, Moore è un padre e un marito, un uomo sensibile con una profonda fede; questi tratti ne fanno un leader naturale in grado di istaurare con i suoi soldati un rapporto di rispetto e di complicità. Dal punto di vista militare, essendo veterano della guerra di Corea e studioso di tattiche di guerra, è anche un attento stratega. Quando scopre che il presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson non ha firmato lo stato d’emergenza della nazione e che i soldati che lo accompagneranno in guerra sono molto giovani, confessa alla moglie di vedere in loro i propri figli. La truppa è costruita da nuovi ufficiali e da soldati coscritti di leva e quindi giovanissimi, inesperti nel nuovo tipo di guerra con elicotteri sul campo; questa notizia crea nel generale il timore di numerose perdite umane. Ma Moore, in quanto comandante del reggimento, pagina 53 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report non lascia trasparire le sue emozioni, piuttosto mette i panni del capo strategico e della guida carismatica; egli è assolutamente consapevole del suo ruolo di comando: deve pianificare, motivare, guidare e guadagnarsi la stima delle truppe rendendosi uomo come loro, combattendo e soffrendo come i compagni. Il discorso pronunciato davanti alle famiglie rende topico questo momento; Moore ha scelto le sue parole, le ha misurate e soppesate alla luce della lampada fioca del suo studio. Sa di cosa hanno bisogno di sentirsi dire i suoi uomini, non enfatizza, non spreca il fiato, costruisce periodi brevi e comunica il sentimento dell’unità. Per prima cosa il generale punta a rafforzare il senso dell’appartenenza ad un unico reggimento; alla base della missione deve esserci la consapevolezza di appartenere ad un comune ed unico schieramento. Questo significa abbattere ogni differenza di religione e razza; pagina 54 la multietnia della truppa si riduce alla patria comune, l’America. Qui effettivamente la retorica di guerra potrebbe indulgere in un panegirico degli Usa, ma per Moore è più importante sostenere il senso di fratellanza e di aiuto reciproco che dovrà istituirsi tra i compagni. Quando dice che sarà necessario guardare le spalle all’uomo che si ha accanto; allude al combattimento fianco a fianco, al senso di cameratismo che si racchiude nella frase proteggimi le spalle, in quanto non può esserci battaglia vincente se i soldati non sono pronti a difendersi a vicenda. Ecco perché la truppa è la vera famiglia, come aveva raccontato durante una fase dell’addestramento, in cui aveva spiegato che nelle tribù sioux i guerrieri chiamavano mamma ogni donna e nonno ciascun guerriero anziano; combattendo come in una famiglia si garantiva una totale unità e armonia. Il modo migliore per combattere, dirà Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Moore, è proteggere i propri uomini, insegnare loro a proteggersi a vicenda, perché in guerra si può contare solo l’uno sull’altro. Qui Moore è il creatore della leadership, il suo più chiaro maestro; lo si comprende maggiormente quando pronuncia le solenni frasi finali, promettendo che sarà il primo a scendere sul campo di battaglia e l’ultimo ad andarsene, dopo essersi accertato che nessuno dei suoi soldati, né da vivo né da morto, sia lasciato indietro. La frase «non mi lascerò nessuno alle spalle» rievoca quella pronunciata qualche minuto prima; voltare le spalle è infatti il segno tangibile del tradimento dell’unità e nel linguaggio cameratesco significa aver abdicato al proprio ruolo di guida. Il discorso di Moore è breve e pragmatico, mira a capire la situazione e parla sempre al plurale; solo la frase relativa alla sua promessa («giuro solennemente davanti a voi e a Dio onnipotente che al momento di combattere io sarò il primo a scendere sul campo di battaglia e sarò l’ultimo ad abbandonarlo») riporta il discorso al singolare per rimarcare la sua responsabilità e il suo valore di leader come guida dell’azione. In questo discorso non ci sono parole dispregiative per il nemico, come accade anche nel libro; il nemico è un soldato determinato a combattere e a vincere, ma è pur sempre un individuo. Wallace, data la distanza dai fatti narrati, avrebbe potuto alludere alla crudeltà dei soldati vietnamiti, ma al contrario prevale la neutralità. Del resto, nel libro, Moore e Galloway raccontano di aver tributato gli onori ai soldati che combatterono nella valle calzando sandali ricavati da vecchi copertoni ed elmetti di midollino, perché i morti sono morti e necessitano dello stesso rispetto. pagina 55 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report La in Laleadership leadership 1 INDIVIDUA LE CARATTERISTICHE DI UN LEADER Conoscere le caratteristiche che rendono un leader vincente è il primo passo da compiere. Una volta individuate queste caratteristiche, prendi coscienza di quali possiedi già e di quali restano da migliorare. Il modo migliore affinché queste caratteristiche facciano parte del tuo modo di essere è allenarsi costantemente e metterle in pratica! 3 COSTITUISCI IL TEAM La natura della leadership è relazionale, dunque non può esserci leadership senza un gruppo. Per questo il successo del leader deve coincidere con quello del team. Per alimentare l’aspetto relazionale è fondamentale creare un clima di dialogo e di partecipazione. Questo amplia la possibilità di ottenere risultati positivi grazie al concorso dell’intelligenza e dell’inventiva dell’intero team. 4 5 pagina 56 2 SII TE STESSO Autenticità è la parola d’ordine. Se vuoi che le persone si fidino di te e ti seguano devi essere te stesso. Se le persone hanno l’impressione che tu stia recitando una parte, difficilmente ricambieranno con la moneta della sincerità e si creerà un clima di disagio. Essere se stessi significa esserlo sempre, mostrando anche i propri lati deboli e la propria vulnerabilità. INDIVIDUA IL TIPO DI LEADERSHIP ADEGUATO Esistono diversi tipi di leadership (autoritaria, associativa, guidata dalla vision, coaching, battistrada, situazionale): spetta al leader individuare quella adeguata alla maturità dei collaboratori, all’ambiente e alla situazione in cui la leadership si deve sviluppare. Una volta individuato lo stile giusto è opportuno ricordarsi di adattarlo alle circostanze analizzando la situazione, studiando le persone, i compiti e il contesto. PENSA AL BENESSERE DEI COLLABORATORI Il leader guida il team e deve essere proiettato al benessere dei collabora- tori, deve condurli verso una maggiore responsabilizzazione e un miglioramento delle loro competenze. Un leader proiettato al potenziamento delle competenze dei collaboratori, con un approccio realistico, capace di ascoltare gli altri e di creare un clima di collaborazione, migliora sia i dipendenti che l’azienda. 10 Solo l’essenziale sulla leadership in passi 10 passi 6 PUNTA AI RISULTATI L’importante è avere ben chiara la meta e fare di tutto per raggiungerla. Un bravo leader è incline all’azione e al rischio. Agisce con curiosità e coraggio per aiutare a creare fiducia e creatività. Durante il percorso che porta alla meta è necessario però interrogare se stessi e gli altri su ciò che si sta tralasciando in modo da fermarsi a riflettere e monitorare le attività. Porre dei quesiti nel corso dello sviluppo del progetto induce a problematizzare e a chiedere la partecipazione di tutti in vista del raggiungimento dell’obiettivo. Training Report 7 CONCENTRATI SU CIÒ CHE È PIÙ IMPORTANTE Occuparsi di ciò che richiede maggiore impegno permette di fare spazio tra tutte le attività e selezionare quelle veramente importanti, anche a costo di qualche rinuncia. L’esito della semplificazione è molto positivo, si ottiene concentrazione, meno stress, si ha più energia da spendere in ciò che è di maggiore interesse. 8 FORNISCI LE GIUSTE INDICAZIONI E DAI SIGNIFICATO A CIÒ CHE CHIEDI Se vuoi che i tuoi collaboratori svolgano il proprio lavoro correttamente è necessario fare un esame di coscienza e analizzare ciò che gli è stato chiesto. Molte volte si dà per scontato ciò che si vuole ma non si forniscono le indicazioni corrette o non si spiega il significato di ciò che si sta chiedendo. È fondamentale essere chiari, tanto nel formulare gli obiettivi, quanto nel dare le indicazioni giuste per raggiungerli. IMPARA A DELEGARE 9 10 Partendo dal presupposto che non si può sapere tutto o essere capaci di fare tutto, un bravo leader sa che per ottenere risultati è fondamentale saper delegare. Servirsi della delega e ottenere ottimi risultati dimostra che il leader è riuscito a responsabilizzare i dipendenti, ciò gli permetterà di concentrarsi su altre attività. CHIEDITI SEMPRE CHE ERRORE STAI COMMETTENDO Non ci sono miglioramenti privi di errori, essi fanno parte del gioco. L’errore più grande che si possa commettere è far finta che vada tutto bene per orgoglio o per paura di un insuccesso. L’importante è apprendere dagli sbagli e trasformarli in preziose indicazioni per il futuro. Grazie a un pò di autoanalisi e autocritica si possono riconoscere gli sbagli e le debolezze. Dopotutto si commettono errori solo se si fanno le esperienze! pagina 57 10 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report pagina 58 1 2 3 4 5 caratteristiche che rendono un Leader COMPETENZA TECNICA Prima di tutto un buon leader deve possedere le competenze hard che fanno di lui un esperto del management. CAPACITA’ INTELLETTUALE E DI GIUDIZIO L’intelligenza non è una capacità che si acquisisce, ma solitamente si possiede naturalmente la capacità di giudizio è collegata al buon senso. Un leader vincente sa bene ponderare le situazioni e dare il giusto merito a ognuno. ABILITA’ SOCIALI E RELAZIONALI È fondamentale sapersi relazionare in ogni campo. FIUTO NEL RICONOSCERE IL TALENTO Un buon leader si circonda di persone valide per cui nel tempo acuisce l’abilità di riconoscere le persone che possono rendere il suo lavoro migliore. CAPACITÀ DI CALIBRARE LA PARTE COLLABORATIVA E QUELLA DIRIGENZIALE Non è facile riuscire a calibrare questi aspetti, il più delle volte si rischia di eccedere in uno dei due creando danni all’organizzazione. Un bravo leader riesce ad essere collaborativo senza danneggiare l’aspetto dirigenziale. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Vincente FIDUCIA IN SÈ Un leader deve dare l’esempio e per farlo deve avere fiducia in ciò che fa per far si che anche gli altri abbiano fiducia in lui. 6 7 8 9 10 CAPACITA’ DI SEGUIRE E FAR SEGUIRE LA MISSION La mission deve essere chiara e condivisa, spetta al leader comunicarla in modo semplice e coinvolgere i suoi collaboratori per condividerne gli obiettivi. MOTIVAZIONE E CAPACITÀ DI COINVOLGERE GLI ALTRI CON IL PROPRIO CARISMA Avere carisma è un punto di partenza fondamentale per il leader che , grazie ad esso, senza tanti sforzi, riesce a coinvolgere le persone e farsi seguire. ABILITÀ NEL SAPER COMUNICARE E PREDISPOSIZIONE ALL’ASCOLTO Un bravo leader e poi agisce. ascolta le esigenze dei suoi collaboratori CRESCITA CONTINUA L’assetto ottimale della leadership si raggiunge attraverso una crescita graduale e continuativa che permette al leader di conseguire un equilibrio personale. pagina 59 Solo l’essenziale sulla Leadership 10 Errori Training Report È stato dimostrato più e più volte che lo sviluppo della leadership si basa sull’esperienza. Impariamo dai cambiamenti, al lavoro e nella vita privata; impariamo osservando le altre persone e curiosando tra corsi, libri, blog. Si tratta di quelle esperienze che sono le più difficili – quelle “sfide dello sviluppo” – da cui si può imparare di più. L’esperienza tuttavia, annovera a volte anche diversi fallimenti ed errori. Un bravo leader impara sempre dai propri errori. Accetta il rischio, cade, raccoglie se stesso e si rispolvera, riflette su ciò che ha imparato, impara nuovi comportamenti e nuove competenze e li incorpora nel suo repertorio di leadership. Non punta il dito, non dà colpe, né scuse; confessa e impara a non farlo di nuovo. Alcuni leader esperti utilizzano una metafora per dare il giusto peso agli errori dicendo che sbagliando si “guadagnano le cicatrici”. Quindi quando si tratta di errori di leadership, gli errori sono buoni! Più sono, meglio è! Ecco 10 errori che ogni leader dovrebbe fare e da cui dovrebbe imparare. pagina 60 1 2 NON AVERE UNA VISIONE - Senza una visione chiara e convincente, è difficile per team o organizzazioni avere un chiaro senso di proposito, priorità o missione. È solo un business quotidiano, comune e reattivo. Troppi nuovi leader trascurano “la visione”, forse perché è troppo immateriale o fraintesa. EFFETTUARE UNA VALUTAZIONE SBAGLIATA - Mettere troppa enfasi sulla credenziali e sull’esperienza in una decisione di assunzione e non abbastanza sulla personalità e il bagaglio culturale è un grande errore. A volte i leader si fanno abbagliare da una buona laurea e da un’esperienza decennale ma non considerano il temperamento, la capacità di costruire rapporti e l’alto potenziale. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report che ciascun leader dovrebbe commettere e da cui dovrebbe imparare. 3 NON COMUNICARE CON IL CEO - Molti leader pensano che “nessuna notizia è una buona notizia”, o che il loro rendimento parli da sé per cui non si preoccupano di comunicare al CEO il loro operato. Anche se l’autonomia è importante, è bene mantenere il CEO informato delle realizzazioni del team e costruire un rapporto solido che può essere sfruttato quando è necessario. NON AFFRONTARE UN PROBLEMA ALL’INTERNO DEL TEAM - A volte i leader aspettano troppo a lungo prima di intervenire per risolvere un problema. È più facile negare la situazione tenendo la testa sotto la sabbia, aspettando che sia un miracolo a risolvere la situazione piuttosto che affrontarla prendendosi le proprie responsabilità. 5 4 BASARE LA LORO LEADERSHIP SOLO SUI PUNTI DI FORZA E NON PRESTARE ATTENZIONE ALLO SVILUPPO - È fin troppo facile continuare a ripiegare sulla stessa manciata di punti di forza che ti hanno consentito la scalata al successo. Tuttavia, senza continuo sviluppo, si smetterà presto di crescere e si rimarrà inevitabilmente indietro. I migliori leader sono sempre consapevoli delle loro mancanze e sono sempre al lavoro per imparare e migliorare. NON ASCOLTARE - Questo è spesso un punto cieco per i leader e a volte succede che 2 su 4 non si rendono conto che è un problema. Molte volte non ascoltare deriva dal non prestare attenzione a ciò che le persone cercano di dire, questo a causa del troppo lavoro o del turnover del personale. 6 pagina 61 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 10 Errori che ciascun leader dovrebbe commettere e da cui dovrebbe imparare. 7 CERCARE DI PIACERE A TUTTI - I leader non possono essere amici dei loro dipendenti, e i cambiamenti che un leader mette in atto di solito portano subbuglio nella vita di qualcun’altro. Essere un leader richiede lo sviluppo di una forte personalità e comporta fare delle scelte che inevitabilmente non possono accontentare tutti. NON AMMETERE I PROPRI LIMITI - L’orgoglio, a volte, gioca brutti scherzi e ha conseguenze disastrose quando riguarda i leader! Un leader che non riesce ad ammettere di non saper fare qualcosa e per orgoglio non chiede aiuto, può creare situazioni di stallo dannose per l’organizzazione. 9 NON COSTRUIRE COALIZIONI - Alcuni leader fanno l’errore di prestare attenzione soltanto al loro capo e ai propri dipendenti (guardando su e giù), ma non riescono a guardare accanto a sé, i loro “pari”. L’incapacità di costruire coalizioni impedisce a un leader di avere cooperazione e supporto per risolvere problemi interfunzionali o cambiamenti di conduzione. 10 NON CHIEDERE FEEDBACK - Il feedback è fondamentale perché aiuta a capire che strada si sta percorrendo. Avere feedback da coloro con cui si lavora aiuta il leader a capire se sta andando verso la direzione giusta o se c’è qualcosa da correggere durante il percorso. pagina 62 8 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report A lezione di LEadership da Jeff Bezos Il 23 aprile 2012, sul magazine Forbes, in copertina primeggiava un titolo “Inside Amazon’s Idea Machine“. Jess Bezos insegna la filosofia del leader consigliando cosa leggere (la Dichiarazione di Indipendenza) e come affrontare lo stress (ridere molto). Ma il focus maggiore delle sue lezioni è sul Business. 1 Basate la vostra strategia su cose che non il cliente”. Le loro perplessità fanno tremare i cambieranno. manager. Vendere rossetti, sedili per trattori, lettori e-book e supporti di memoria fa parte di un grande progetto con tre costanti: ampia scelta, prezzi più bassi, consegna veloce e affidabile. 3 Siate disposti a essere fraintesi per lunghi periodi di tempo. Molti dei passaggi fondamentali della crescita di Amazon appaiono inizialmente Ossessionate i clienti. decisioni sbagliate. Il risultato, certe volte, si legge nell’andamento negativo delle azioni e All’inizio della sua carriera imprenditoriale, nell’atteggiamento sprezzante degli analisti. Bezos portava con sè nei meeting una Bezos non si scompone. Se le nuove iniziative sedia vuota per ricordare ai manager hanno senso strategico per lui, è ben disposto ad che il partecipante cruciale non era presente aspettare il profitto anche cinque-sette anni. E fisicamente, ma esisteva ed era il cliente. finora ha sempre avuto ragione lui. Adesso il suo ruolo è ricoperto da dipendenti specificamente addestrati e soprannominati “coloro che alzano il livello dell’esperienza per 2 pagina 63 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 4 Lavorate di più per far pagare meno. Molti rivenditori cercano di contenere i costi per favorire i consumatori, ma pochi lo fanno così intensamente come Amazon. La “parsimonia” è uno degli otto valori aziendali ufficiali. La ricompensa per aver (tra l’altro) arredato gli spazi con mobili per ufficio a basso costo è una valutazione sul mercato azionario di 90 miliardi di dollari e la crescita dei ricavi del 35%. 5 Determinate ciò di cui i clienti hanno bisogno e lavorate per darglielo. Le specifiche dei grandi progetti di Amazon, come il Kindle e i lettori e-book, sono stati definiti dai desideri dei clienti piuttosto che dai gusti degli ingegneri. Se il cliente non voleva qualcosa, lo abbiamo tolto, anche se questo significava mettere in discussione il lavoro di un reparto. 6 Cultura è amichevole e intensa. Ma con la crisi, si accontenta di essere intensa. La variabile dati regna sovrana su Amazon, a partire dai test delle reazioni dei clienti, alle diverse caratteristiche e design del sito. Bezos la chiama la “cultura della misurabilità”. Con decine di questi appuntamenti in corso ogni settimana, non c’è molto tempo per giocare con le parole o per mettere a punto elaborati rituali di coesione aziendale. pagina 64 Con la scomparsa di Steve Jobs, Jeff Bezos è il nuovo guru della tecnologia applicata all’impresa. Lo sottolinea il settimanale Forbes che, nell’ultimo numero, svela i dietro le quinte di un business di successo che il manager continua a trattare con l’attenzione (maniacale) e l’entusiasmo di una start up. E che non si identifica più come una gigantesca libreria digitale: la maggioranza dei prodotti che Amazon vende a 164 milioni di clienti del mondo, infatti, non hanno a che fare con i media. Con un patrimonio personale di 18,4 miliardi di dollari, Bezos è adesso la trentesima persona più ricca al mondo. Negli ultimi cinque anni, le azioni della sua Amazon sono cresciute del 397%. Il segreto, come rivela il manager a Forbes, sta nell’accuratissima misurazione del business. L’attenzione è tutta rivolta all’esterno: dei 500 indicatori di performance, l’80% hanno a che fare con clienti che hanno l’assoluta precendeza sui 56 mila dipendenti. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Se vuoi sperimentare, devi essere disposto a fallire. 7 All’inizio l’azienda ha assunto molti redattori per scrivere recensioni di libri e di musica, poi ha deciso di utilizzare le critiche dei clienti. Anche l’incursione nelle aste è stata un flop. Incidenti di percorso che fanno parte della vita. E va bene così, fintanto che Amazon può imparare qualcosa di utile. 8 Puntare sul passaparola. “Nel vecchio mondo si dedicava il 30% del proprio tempo per costruire un servizio meraviglioso e il 70% del proprio tempo a diffonderlo. Nel nuovo mondo è il contrario“. I budget pubblicitari di Amazon sono sorprendentemente piccoli per un rivenditore di queste dimensioni. Bezos ritiene che il vecchio passaparola sia diventato ancora più importante nel mondo digitale. Per questa ragione, dunque, preferisce apportare continuamente miglioramenti di processo di basso profilo che hanno lo scopo di ottenere clienti soddisfatti che, a loro volta, parleranno bene del brand. Un esempio: la guerra agli imballaggi a conchiglia, in modo da rendere più facile l’apertura di giocattoli e altre spedizioni. Il call center è il banco di prova. 9 I reclami possono essere devastanti nell’età di Twitter e dei blog. È per questa ragione che Bezos chiede alle migliaia di manager di Amazon, compreso se stesso, di partecipare a corsi di formazione per addetti ai call-center e di trascorrere almeno due giorni all’anno all’interno del call center. Obiettivo: esercitare l’umiltà e l’empatia con il cliente. 10 Questo è primo giorno di internet. Abbiamo ancora tanto da imparare. Bezos ha fatto questa osservazione per la prima volta nel 1997, nella sua prima lettera agli azionisti di Amazon. E non si è mosso da lì. Nella nuova sede di Amazon, due degli edifici più grandi sono chiamati Giorno 1 Nord e Giorno 1 Sud. Nelle interviste, Bezos parla di internet come di un mondo ancora inesplorato, non completamente compreso e per questo in grado di sorprendere in ogni momento. pagina 65 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report LA LEADERSHIP 1 2 in 10 frasi “I LEADER PIÙ IN GAMBA NON PRONUNCIANO MAI LA PAROLA IO. NON LO FANNO PERCHÉ SI SONO ESERCITATI A NON DIRE IO, MA PERCHÉ, SEMPLICEMENTE, NON PENSANO IN TERMINI DI IO MA DI NOI, IN UN’OTTICA DI SQUADRA.” - PETER DUCKER (GURU DEL MANAGEMENT) “I LEADER SONO PROBLEM SOLVER PER TALENTO, PER TEMPERAMENTO E PER SCELTA PERSONALE” - HARLAN CLEVELAND (DIPLOMATICO AMERICANO) 3 “LA LEADERSHIP E IL DESIDERIO DI APPRENDERE SONO INDISPENSABILI L’UNA ALL’ALTRO” JOHN F. KENNEDY (EX PRESIDENTE USA) 4 “IL MIGLIOR ESEMPIO DI LEADERSHIP È LA LEADERSHIP CONDOTTA TRAMITE L’ESEMPIO” - JERRY MCCLAIN (SCRITTORE) 5 6 “I GRANDI LEADER SONO SPESSO DEI GRANDI SEMPLIFICATORI” - COLIN POWELL (POLITICO E MILITARE STATUNITENSE) “LA LEADERSHIP È LA CAPACITÀ DI TRADURRE LA VISIONE IN REALTÀ” - WARREN G. BENNIS (STUDIOSO DELLA LEADERSHIP E AUTORE DI “COME SI DIVENTA LEADER”) 7 8 pagina 66 “CI SONO TRE TIPOLOGIE DI LEADER. QUELLI CHE TI DICONO COSA FARE, QUELLI CHE TI LASCIANO “FARE CIÒ CHE VUOI”, E I LEADER “LEAN” CHE VENGONO DA TE E TI AIUTANO A SCOPRIRE” - JOHN SHOOK (MEMBRO DEL LEAN ENTERPRISE INSTITUTE) “LA LEADERSHIP SI BASA SULL’ISPIRAZIONE, NON SULLA CAPACITÀ DI DOMINARE GLI ALTRI; SULLA COLLABORAZIONE, NON SULL’INTIMIDAZIONE” - WILLIAM ARTHUR WARD (SCRITTORE AMERICANO) 9 10 “IL VERO LEADER NON HA BISOGNO DI CALARSI NEI PANNI DI GUIDA, GLI BASTA MOSTRARE LA STRADA” - HENRY MILLER (SCRITTORE) “I GRANDI LEADER SONO SPESSO DEI GRANDI SEMPLIFICATORI” COLIN POWELL (POLITICO E MILITARE STATUNITENSE) Solo l’essenziale sulla leadership Training Report LA LEADERSHIP in 10 libri LA LEADERSHIP DI CONFUCIO DI JOHN ADAIR - EDITO DA ETAS, 2013 Poche cose sono più importanti della qualità e della credibilità dei leader, poiché esse giocano un ruolo vitale in ogni aspetto della nostra vita. Tuttavia, una forte leadership è una competenza difficile da padroneggiare. I buoni leader devono imparare non solo a gestire, analizzare e valutare, ma anche a incoraggiare, far migliorare e ispirare. Qui John Adair, celebrato esperto in leadership training, mostra come la filosofia di Confucio può aiutare a diventare leader migliori e che, lungi dall’essere solo idee interessanti di qualche secolo fa, le sue massime possono contribuire a sviluppare la fiducia, le caratteristiche e le competenze necessarie per operare nelle moderne organizzazioni. I VALORI E LE CAPACITA’ DEI LEADER DI SUCCESSO. Raggiungere gli obbiettivi con passione e fede di KAZOU INAMORI - EDITO DA BIS EDIZIONI, 2013 Alla base di ogni grande successo c’è la capacità di ascoltare i propri desideri più profondi e di contribuire all’armonia e al benessere della società. Fare sempre la cosa giusta è il principio buddhista sul quale Kazuo Inamori ha costruito, con amore, una delle aziende informatiche più importanti al mondo: Kyocera. I valori e le capacità del leader di successo è un appassionante tuffo nel pensiero strategico più vero, quello che parte dalla conoscenza di te stesso e delle tue caratteristiche per arrivare ovunque desideri, attraverso un progetto consapevole e coerente. IMPEGNO TOTALE. Come i manager migliori creano la cultura e la convinzione per raggiungere grandi risultati di Elton Chester e Adrian Gostick - EDITO DA FRANCOANGELI TREND, 2013 Adrian Gostick e Chester Elton rispondono nel loro nuovo libro ad una delle domande più importanti sulla leadership. Gli autori, esperti in materia di ambienti di lavoro, si sono uniti al gigante della ricerca Towers Watson per analizzare i risultati di uno studio senza precedenti, condotto su 300.000 persone, e hanno fatto una scoperta rivoluzionaria: i manager dei gruppi di lavoro con le migliori prestazioni creano una cultura in cui le persone credono. In questi ambienti di lavoro eccezionali, le persone credono nei propri leader e nella visione, nei valori e negli obiettivi dell’azienda. pagina 67 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report LE VIE DEI GUERRIERI, I CODICI DEI RE. I principi della leadership e della strategia DI THOMAS CLEARY - EDITO DA EDIZIONI MEDITERRANEE, 2013 Una presentazione pratica e concisa dei principi della leadership e della strategia espressi dagli antichi maestri cinesi. Thomas Cleary ha redatto quest’antologia di perle di saggezza estratte dai sei classici: L’arte della guerra di Wu Qi, Wei Liao Zi, Tre strategie, Sei strategie, Il codice guerriero degli aurighi, L’arte della guerra di Sun Zu. Scritti originariamente per i governanti e i generali, questi testi influenzati dal taoismo contengono una saggezza che è universalmente applicabile a tutti i tipi di relazioni umane persino al giorno d’oggi, negli affari, nel governo e nei rapporti interpersonali. Trattano tutti del potenziale umano, nel bene e nel male e ci aiutano a capire quanto potremmo essere efficienti se ci impegnassimo di più, oppure quanto potremmo diventare malvagi se fossimo troppo incuranti di evitare il male. LEADERSHIP EMOTIVA. Una nuova intelligenza per guidarci oltre la crisi. DI DANIEL GOLEMAN - EDITO DA RIZZOLI, 2012 Non ci sono più i leader di una volta. Pessima notizia? No, forse è meglio così. Ora che il concetto di intelligenza emotiva è entrato a pieno diritto nella nostra società, anche la vecchia e logora concezione della leadership basata sul potere e sull’autorità è stata definitivamente scalzata. Goleman ci spiega come essere capi migliori, più efficienti e più amati. Con un’ammonizione: adottare un unico stile di comando non è più sufficiente. La leadership del futuro è fluida: a seconda delle circostanze, dovremmo assumere le caratteristiche del capo visionario, di quello “allenatore”, del federatore, del democratico, dell’incalzante e dell’autoritario. Perché sapere governare e gestire gli stati d’animo di chi lavora con noi è la chiave dell’armonia e del talento creativo; da soli possono garantire lo sviluppo economico e culturale, nelle piccole comunità aziendali come nell’intera società. LEADER EFFICACI. Essere una guida responsabile favorendo la partecipazione. DI THOMAS GORDON - EDITO DA LA MERIDIANA EDIZIONI, 2012 ll libro vuole “insegnare” a diventare un buon leader in ogni situazione in cui vi è un gruppo di persone più o meno numeroso, e una persona che deve organizzarlo e dirigerlo verso obiettivi comuni. Consigli e tecniche indicate sono nell’ottica della creazione di una relazione che tenga conto dei diversi livelli di responsabilità, senza prescindere assolutamente dal rispetto delle persone, dei loro ruoli, dei loro bisogni e delle loro attese. pagina 68 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report L’ANIMA DEL VERO LEADER. Guida pratica per lo sviluppo delle qualità fondamentali della leadership DI DEEPAK CHOPRA - EDITO DA ESSERE FELICI, 2012 Vuoi essere un vero leader? Desideri guidare la tua azienda in maniera vincente? Vorresti diventare il punto di riferimento nella tua famiglia, nella squadra che alleni e nella vita di tutti i giorni? Essere o diventare un leader riconosciuto, apprezzato e di successo non è semplice. Sono necessarie diverse qualità e caratteristiche personali per diventare il simbolo dell’anima di un gruppo. L’ autore e formatore di dirigenti aziendali Deepak Chopra, ti guida in un cammino di scoperta dei principali valori della leadership. Porsi al comando è la scelta più importante che una persona possa fare: è la decisione di fare un passo per uscire dal buio e porsi nella luce. In questa sua nuova e straordinaria opera, Chopra ti invita a diventare il tipo di leader di cui c’è più bisogno oggi, un leader che abbia una visione e che sappia trasformarla in realtà. Il percorso delineato da Chopra può essere applicato ad ogni tipo di azienda e settore lavorativo. Ma non solo, gli stessi principi sono fondamentali in ogni comunità e ambito della vita: dalla famiglia in cui vivi alla scuola, dal governo di un comitato di quartiere alla gestione di qualunque risorsa umana. INSTANT LEADERSHIP. Le 12,5 regole d’oro semplici, pratiche, essenziali ed efficaci per migliorare la propria leadership di GITOMER JEFFREY - EDITO da SPERLING & KUPFER, 2012 Dodici regole e mezzo per apprendere quali atteggiamenti adottare - e (soprattutto) quali bandire - per essere un leader memorabile. “Instant Leadership” guida il lettore alla scoperta dei requisiti fondafondamentali di un leader. LEZIONI DI LEADERSHIP. Dal Monaco che Vendette la sua Ferrari Gli otto rituali dei leader visionari di SHARMA ROBIN S. - EDITO DA ANTEPRIMA EDIZIONI, 2012 Nella vita e nel lavoro stai davvero realizzando i tuoi sogni ? Lasciati guidare da Robin Sharma in un incredibile viaggio alla scoperta della passione e della saggezza necessarie per diventare un leader equilibrato e ispirato. ESSERE LEADER. Di OWEN JO - EDITO DA FRANCO DE ANGELIS, 2012 Questo libro originale e pratico è una guida essenziale per chi vuole diventare leader, qualunque sia la sua posizione in azienda. Si tratta di uno strumento indispensabile per acquisire le abilità fondamentali per esercitare la leadership e per raggiungere i vertici dell’organizzazione. pagina 69 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report A LEZIONE DI TEAM LEADERSHIP Avere le caratteristiche di un Leader è solo l’inizio; quando ci si ritrova a dover affrontare un team di lavoro bisogna essere preparati e soprattutto bisogna essere in grado di dimostrare ciò che vali stimolando la collaborazione fra i colleghi e motivarli al punto giusto. Ecco, di seguito, alcuni semplici suggerimenti per gestire il team da leader efficace. Fai squadra Cerca di capire se i tuoi collaboratori si sentono realmente coinvolti. Prova ad ascoltarli con attenzione. Se un gruppo funziona tutti parlano usando il “noi”. Ad esempio: “Dobbiamo progettare un’indagine di mercato”, anziché “Ci vorrebbe un’altra ricerca di mercato”. È importante anche chiamarsi per nome: i guru del management spiegano che è un trucco per creare familiarità e fiducia sul lavoro. Se tutti nel team si fidano diventano più produttivi e i risultati arrivano più velocemente. Mantieni sempre un contatto con il team Dopo aver distribuito i compiti ai tuoi collaboratori, non abbandonarli. Mantieni sempre un rapporto diretto con ciascuno di loro. Durante le riunioni ricorda di guardare sempre tutti negli occhi. Ma è necessario anche far sentire la tua presenza. Se sei impegnato fuori ufficio o stai in riunione tutto il giorno, basta un’email o una telefonata. Non fare troppo l’amico Diventare troppo amici dei propri collaboratori potrebbe far perdere autorevolezza e trasmettere insicurezza. Piuttosto si dovrebbe consolidare il proprio ruolo e far vedere a tutti di avere una grande fiducia in se stessi. Questo atteggiamento sarà contagioso e permetterà di conquistare i collaboratori senza accorgersene. Cerca di dare l’esempio Le tue doti di leader dovrebbero trasparire anche solo guardandoti lavorare. Chiunque accetterebbe di avere un leader se è credibile e se per primo fa quello che esige dagli altri. Un buon leader deve agire per il bene del team, mostrarsi interessato al potenziamento delle capacità degli altri senza temerne le qualità. pagina 70 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Potenzia il tuo senso di responsabilità Non tirarti indietro quando devi prendere una posizione precisa. Se ad esempio un tuo collaboratore viene criticato da un altro dirigente e tu assisti alla scena, prendi posizione in base a ciò che ritieni giusto. Se pensi che il collaboratore non meriti la ramanzina, non esitare a difenderlo. Se pensi invece che la critica sia motivata, cerca di smorzare i toni. In questo modo ti vedranno come una persona giusta e decisa. Avere un ruolo di rilievo significa manifestare la propria opinione in modo equilibrato ma netto. Loda chi se lo merita Non è facile per un leader relazionarsi con il proprio team in modo imparziale. Se si instaura un rapporto particolare con un membro del team si rischia di andare incontro a critiche o malumori che danneggiano il lavoro del team. Ma un leader deve riuscire a essere obiettivo attribuendo i giusti meriti ad ogni membro del team e non deve aver paura di lodare chi lo merita poiché questo atteggiamento deve essere da esempio e spingere anche gli altri membri a lavorare bene sapendo che così facendo otterranno il giusto riconoscimento professionale e personale. Non fare il superuomo Siamo tutti esseri umani, anche i leader! La prima dote che un leader deve avere è l’umiltà. Saper riconoscere i propri limiti è una grande dote che viene apprezzata particolarmente dal team. Atteggiarsi a super uomo in grado di saper fare tutto o conoscere qualsiasi materia, oltre ad essere impossibile, rappresenta un grande limite nei confronti del team che, consapevole delle proprie capacità, farà fatica a immedesimarsi nel proprio leader. Non si può sapere tutto e non si può esser capaci di fare tutto! Gestisci i conflitti Lavorando a stretto contatto può succedere di trovarsi in disaccordo. Quando accade, non ignorare i segnali di tensione, ma tieni la situazione in pugno, cercando di smorzare subito i toni. Se un collaboratore o collega alza la voce, non rispondere utilizzando lo stesso tono poichè rischi di ingigantire il problema. Dovresti, invece, mantenere un tono calmo e convincente, prendendolo in contropiede, in modo tale da spegnere sul nascere la sua aggressività. Ammetti di aver sbagliato Capita di fare un lavoro e, poi, di accorgersi di averlo impostato nel modo sbagliato o di avere sforato i tempi o persino il budget. Un buon leader rimane in contatto con la realtà anche in questi casi, non si scoraggia e cerca comunque di trasmettere positività a tutti i suoi collaboratori. Un buon leader quando la situazione è critica lo ammette chiaramente senza trasmettere illusioni o false aspettative. Se si tratta di un periodo provvisorio, il leader deve rimotivare il gruppo facendo leva su un fattore emotivo o tecnico ricordando al team, ad esempio, che hanno già vissuto momenti difficili e che sono riusciti a superarli grazie al fatto di esser stati uniti o grazie al fatto di avere le possibilità economiche o gli strumenti all’avanguardia. pagina 71 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report 10 CONSIGLI PER ALIMENTARE LA LEADERSHIP 1 pagina 72 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Entra in sintonia con il tuo team, condividi e soprattutto ascolta. Incoraggia il dialogo. Non sforzarti di creare a tutti i costi un clima confidenziale ed evita di coinvolgere i tuoi collaboratori troppo nella vita privata. Quando qualcosa non va bene, dillo subito, con fermezza. Ricorda che anche gli argomenti spiacevoli vanno affrontati per evitare rancori. Tieni in considerazione la sensibilità altrui senza perdere di vista la tua posizione. Evita i processi in pubblico e, appena puoi, allenta la tensione. Saper riderci sopra è un ottimo metodo. Smorza i toni anche se sei il capo!Anche tu puoi scherzare. La leggerezza è un antistress necessario! Non assumerti sempre il ruolo di salvatore. Prendersi carico di tutto, impedisce di valorizzare gli altri. Delega e dai responsabilità a chi lavora con te. Mostra fiducia! Gratifica sempre, senza aspettare troppo tempo, chi ha svolto un buon lavoro. Un ufficio più grande e uno stipendio più alto non bastano per legittimarti: lavora sodo e dimostra quanto vali, sempre. Solo l’essenziale sulla leadership Training Report ssere uò fidare? e i d curo i si p Sei si er di cui c d un lea I L n o A n i N G i cu d E r e S 10 i un lead e. ione” r a d i ò f rganizzaz u p i un’o ci s o di r o v a ile il l nis b i s s n o en Be nde p r e r r a e te ch ip Guru W n a c i f lubri dersh l a i e è L a uci e che s d “La fi 1 NON FAI QUELLO CHE DICHIARI DI DOVER FARE 4 NON SEI INTERESSATO A QUELLO CHE È IMPORTANTE PER GLI ALTRI 7 FAI PROMESSE CHE SAI DI NON POTER REALIZZARE 2 CONCORDI PER EVITARE I CONFLITTI 5 PRENDI DECISIONI SENZA SPIEGARE AGLI ALTRI COME E PERCHÈ 8 SPESSO CAMBI PIANI E OBIETTIVI SENZA CONDIVIDERLI CON GLI ALTRI 3 NON FINISCI MAI QUELLO CHE HAI INIZIATO 6 VEDI GLI ALTRI COME UNA MINACCIA SOLO PERCHÈ HANNO OTTIME IDEE 9 NON CONSIDERI IL PUNTO DI VISTA ALTRUI 10 NON AMMETTI I TUOI ERRORI E LE TUE DEBOLEZZE pagina 73 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report La leadership in 31 giorni 1. Inizia a leggere una rivista del settore 2. Leggi un libro sulla leadership 3. Iscriviti a un blog che parla di leadership 4. Chiama un manager o leader per chiedergli di aiutarti a risolvere un problema funzionale nel tuo Team 5. Delega qualcosa di importante e significativo a un elemento del tuo Team 6. Prendi parte a un Leadership-assessment 7. Chiedi un feedback ai tuoi collaboratori 8. Organizza incontri one-to-one con i tuoi collaboratori 9. Offriti come volontario per un’associazione no-profit 10. Loda qualcuno 11. Proponiti come volontario per testare qualcosa di nuovo 12. Cerca un Mentore 13. Avventurati in una conversazione “costruttiva” 14. Prendi una decisione che stai rimandando da tempo 15. Crea una vision per il tuo Team o per un progetto 16. Dimostra umiltà 17. Presta ascolto a qualcuno realmente pagina 74 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report Ogni giorno un’attività diversa che può aiutarti ad aumentare le tue capacità di Leader. 18. Discuti con un tuo collaboratore su un possibile sviluppo della vostra organizzazione 19. Trova qualcuno a cui fare da Mentore 20. Ringrazia qualcuno 21. Offriti disposto a dare un feedback ai tuoi collaboratori 22. Comincia una task force per afferrare una nuova opportunità o risolvere un problema importante 23. Fai un’analisi SWOT delle tue funzioni 24. Condividi la tua vision con qualcuno 25. Insegna qualcosa o fai una presentazione 26. Aiuta qualcuno a sentirsi maggiormente validato 27. Elimina qualche lavoro di basso rilievo o migliora un processo 28. Fai da Coach a qualcuno 29. Chiedi al tuo superiore di trasferirti una delle sue responsabilità 30. Cerca un Coach tra i tuoi pari 31. Sviluppa un Piano di Sviluppo Individuale pagina 75 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report A lezione di CARISMA 1. COMINCIA A CREDERE DI ESSERE UNA PERSONA CARISMATICA Il carisma è una potenzialità presente in ogni persona, con l’unica differenza che alcuni la esercitano più di altri. Tutti quanti possiamo esprimere il nostro lato carismatico se solo smettiamo di credere nella convinzione limitante che si tratti di qualcosa che pochi hanno. 2. COLTIVA IL TUO APPEAL ll fascino non risiede in una prerogativa o specificità della persona, ma nella molteplicità della personalità che ne forma il nucleo, le prerogative, la forza, quindi il richiamo (l’appeal). Identifica i tuoi punti di forza, quelle qualità per cui le persone ti fanno i complimenti e rafforzale; poi lavora sulle aree di debolezza cercando di migliorarle con costanza e tenacia. 3. COLTIVA LA TUA AUTOSTIMA Credi di più in te stesso e pensa che anche tu possiedi il tuo lato carismatico. Dentro di te esistono già tutti gli elementi necessari per ottenere convinzioni carismatiche, devi semplicemente svilupparli e farli crescere fino a trasformarli in un’abitudine comportamentale. 4. ESPRIMI TE STESSO Essere carismatici significa vivere con la convinzione che quello che fai corrisponde al vero, al punto tale che prima o poi riesci a condizionare anche la realtà e dunque le persone che ti circondano. Avere carisma, quindi, presuppone avere forti convinzioni rivolte a promuovere se stessi e le proprie idee, nonché vivere in funzione di esse. 5. PRENDI ESEMPIO DAI LEADER CARISMATICI Quali sono le caratteristiche che accomunano i grandi leaders carismatici come Gandhi, Martin Luther King o ai giorni nostri Jeff Bezos e Steve Jobs? Studia il loro atteggiamento, la loro visione, i loro discorsi e scoprirai che entusiasmo, estroversione, ottimismo, capacità di ascoltare, di aumentare l’autostima dei propri collaboratori e di lanciare verso gli altri un ponte di empatia, accomunano questi grandi leader. pagina 76 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report 6. ACQUISISCI UN ATTEGGIAMENTO MENTALE VINCENTE Non decidiamo noi le cose che ci accadono nella vita e in ufficio, ma possiamo scegliere come reagire ad esse. E questo fa la differenza: una persona di grande appeal ha un atteggiamento mentale vincente, ha fiducia in se stesso e nella possibilità di cambiare. 7. AFFINA LE TUE CAPACITÀ COMUNICATIVE Saper comunicare e riuscire a entrare in relazione con il proprio interlocutore è fondamentale per trasmettere il proprio carisma. La cosa essenziale è avere un’immagine coerente con il messaggio che si vuole dare agli altri, mettere a proprio agio le persone che interagiscono con te e far trasparire la tua sicurezza e coerenza. 8. FAI ATTENZIONE A CIÒ CHE DICI Ogni parola ha un peso importante nella comunicazione. Le incomprensioni sono dannose per la comunicazione e molte volte sono dovute all’uso di parole astratte. Per evitare questo, cerca di esprimere i tuoi concetti e le tue opinioni in maniera precisa e spingi i tuoi interlocutori a fare lo stesso per non lasciare spazio a malintesi. Sostituisci le parole a valenza suggestiva negativa con quelle positive: evita di parlare di difficoltà, problemi, parla piuttosto di soluzioni, opportunità o situazioni da risolvere. 9. CURA IL TUO LOOK La persona carismatica trasmette chiarezza di idee e coerenza anche con il proprio look. Per look si intende il modo di vestire e di presentarsi in generale. Una persona carismatica è sempre curata e ha un look adeguato alla situazione. Sa perfettamente come vestirsi in ogni circostanza; sa che non c’è una seconda possibilità di fare una buona prima impressione. 10. STUDIA IL LINGUAGGIO DEL CORPO Il modo di comportarsi e di muoversi dà indicazioni importanti sui propri stati d’animo. Grazie a un gesto o a un atteggiamento è possibile capire il disagio o la tranquillità di chi si ha di fronte. Prima di studiare con attenzione e decodificare i gesti altrui, mettiti davanti a uno specchio o fatti riprendere per capire cosa trasmetti con i tuoi atteggiamenti. Solo in questo modo potrai correggere quelli che danno di te un’idea diversa da ciò che vuoi trasmettere. pagina 77 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report pagina 78 Solo l’essenziale sulla leadership Training Report pagina 79 Solo l’essenziale sulla Leadership Training Report “Solo l’essenziale sulla Leadership” è un Training Report distribuito in esclusiva da: pagina 80
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