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Leadership
“Solo l’essenziale sulla Leadership” è un Training Report distribuito in esclusivaSolo
da: l’essenziale sulla leadership
Training Report
Solo l’essenziale sulla
TRAINING REPORT
IN QUESTO NUMERO
Tutto quello che devi
SAPERE
sulla leadership
10 ERRORI
che ogni leader dovrebbe
commettere e da cui
dovrebbe imparare
10 CARATTERISTICHE
che rendono un leader
vincente
STILI DI LEADERSHIP
10 PERSONAGGI
A CUI ISPIRARSI
PER SCEGLIERE IL
PROPRIO STILE!
E TANTO ALTRO...
A LEZIONI DI LEADERSHIP
E CARISMA
DA “THE CASTLE” E DA
“WE WERE SOLDIERS”
DUE LEZIONI
IMPORTANTI
SULLA LEADESHIP
A LEZIONE
DI LEADERSHIP
DA JEFF BEZOS
pagina
1
Training Report
CHI SIAMO:
Stefano Santori
conteNUTI
Solo l’essenziale sulla Leadership
Formatore aziendale e consulente
direzionale con esperienza nelle
più grandi aziende italiane e
multinazionali. Autore di libri e
materiali didattici multimediali e
fondatore di Canaleformazione.
com. È stato Professore a contratto
all’Università di Napoli, Consulente
dell’IRI Management e del Ministero
della Funzione Pubblica ed è uno dei
membri della Commissione di Esperti
del “Progetto Bilancio Sociale” per il
Formez.
5
la leadeRship in video
Stefano Santori:
Chi è il Leader?
6
16
14
intervista a:
Fulvio Rinaldi
LA LEADERSHIP
La parola leadership ha assunto negli ultimi anni
una notevole popolarità; la sua diffusione, non più
limitata all’ambito manageriale, si adatta oggi a
numerosi contesti. Ma qual’è il vero significato
della parola leadership?
STILI DI LEADERSHIP
Esistono
diversi
stili
di
leadership.
Un leader è efficace se adatta lo stile di leadership
alle circostanze, analizza la situazione, studia le
persone, il compito, il contesto.
ELEONORA GERIA
Formatrice, autrice del libro “La
Formazione per le risorse umane
con la Visual Art”. Specializzata in
PNL e Analisi Transazionale, da anni
segue progetti di crescita personale.
Ideatrice di MyZine, un sito web che
unisce il meglio della formazione
italiana
e
straniera
offrendo
lezioni, approfondimenti e articoli
tradotti dai maggiori magazine e
pagina
2
blog
internazionali su Business,
Comunicazione e Sviluppo Personale.
18
I LEADERS CHE HANNO FATTO
LA STORIA
10 Personaggi a cui ispirarsi per scegliere il proprio
stile di leadership: Sun Tzu, Alessandro Magno,
Gesù, Macchiavelli, Napoleone, Abraham Lincoln,
Gandhi, Mandela, Martin Luther King, Steve Jobs
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
43 SCENE DI LEADERSHIP
Dal Film “Il castello” e “We were soldiers”
vari stili di leadership da cui imparare
LA LEADERSHIP IN 10 PASSI...................... 56
10 CARATTERISTICHE CHE RENDONO
UN LEADER VINCENTE................................ 58
10 ERRORI CHE CIASCUN LEADER
DOVREBBE COMMETTERE.......................... 60
e da cui dovrebbe imparare
63
a lezione di leadership da jeff bezos
Jeff Besoz insegna la filosofia del leader consigliando
cosa leggere (la Dichiarazione di Indipendenza) e
come affrontare lo stress (ridere molto)
LA LEADERSHIP IN 10 FRASI...................... 66
Le frasi più famose sulla Leadership
LA LEADERSHIP IN 10 LIBRI........................ 67
I libri sulla leadership da avere assolutamente nella
propria libreria
A LEZIONE DI TEAM LEADERSHIP............. 70
Avere le caratteristiche di un Leader è solo l’inizio
10 SEGNALI CHE SEI UN LEADER
DI CUI NON CI SI PUÒ FIDARE..................... 73
Sei sicuro di essere un leader di cui ci si può fidare?
LA LEADERSHIP IN 31 GIORNI.................... 74
Ogni giorno un’attività diversa che può aiutarti ad
aumentare le tue capacità di Leader
10 CONSIGLI PER ALIMENTARE
LA LEADERSHIP............................................ 72
A LEZIONE DI CARISMA............................... 76
Si può diventare una persona carismatica coltivando il
proprio appeal e la propria autostima
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
CHI SIAMO:
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4
STEFANO SANTORI
ELEONORA GERIA
Formatore aziendale e consulente
direzionale con esperienza nelle
più grandi aziende italiane e
multinazionali. Autore di libri e
materiali didattici multimediali e
fondatore di Canaleformazione.
com.
È stato Professore a contratto
all’Università di Napoli, Consulente
dell’IRI Management e del Ministero
della Funzione Pubblica ed è uno
dei membri della Commissione
di Esperti del “Progetto Bilancio
Sociale” per il Formez.
Formatrice, autrice del libro “La
Formazione per le risorse umane
con la Visual Art”. Specializzata
in PNL e Analisi Transazionale,
da anni segue progetti di crescita
personale. Ideatrice di MyZine, un
sito web che unisce il meglio della
formazione italiana e straniera
offrendo lezioni, approfondimenti
e articoli tradotti dai maggiori
magazine e blog internazionali
su Business, Comunicazione e
Sviluppo Personale.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
LA LEADERSHIP
IN VIDEO
Per accedere subito al video:
1) clicca qui o sull’immagine sopra e entra nell’Area Privata
2) inserisci la password leader
Il video dura circa 10”.
CHI È IL LEADER
Stefano Santori in questo video spiega i comportamenti
che rendono vincente un Leader.
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5
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
La leadersh
La parola leadership ha
assunto negli ultimi anni
una notevole popolarità;
la sua diffusione, non
più limitata all’ambito
manageriale, si adatta
oggi a numerosi contesti:
il gruppo musicale, la
squadra, il partito politico,
le associazioni di individui,
ed altri.
Ma qual è il vero significato
della parola leadership?
L
pagina
6
a leadership si può definire
come “l’uso di un’influenza
non coercitiva per dirigere e coordinare le attività dei membri
di un gruppo organizzato verso il
raggiungimento degli obiettivi del
gruppo” (Jago, Avallone, 1982).
Non esiste leadership senza il
suo principale attore ossia il leader che guida altri individui (i leads
o followers) in una direzione comune. Il ruolo di guida del leader
viene legittimato dal significato
originario della parola che deriva
dal verbo “to lead” ossia guidare,
condurre, dirigere.
D
unque
il
leader,
per
definizione, guida il team
verso un obiettivo ma, a differenza di qualsiasi capo, deve essere proiettato al benessere dei
collaboratori, indirizzarli verso la
strada giusta, condurli verso una
maggiore responsabilizzazione e
un miglioramento delle loro competenze. Tutto questo perchè il
suo successo sia anche il loro.
P
reliminare ad un discorso sulla
leadership è la considerazione
che il leader non deve cercare di
raggiungere per sé il successo,
ma conseguirlo insieme ai collaboratori; questa componente
collaborativa è tra gli aspetti più
rilevanti della leadership che non
si sorregge su dinamiche gerarchiche ma sull’importanza del
dato relazionale.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
ship
La leadership è l’uso di
un’influenza non coercitiva
per dirigere e coordinare
le attività dei membri
(leades o followers) verso il
raggiungimento di obiettivi
IL LEADER
Il leader è un individuo con
grande
consapevolezza
di
sé,
in grado di guidare gli altri.
Quali sono le basi per poter divenire
un leader? Si tratta di un codice genetico o di qualità che si possono
acquisire? Per molto tempo ha prevalso l’opinione che le potenzialità
del leader facessero parte del DNA
dell’individuo, quindi leader si nasce
e non si diventa; mentre altre posizioni ritenevano che fosse pos-
sibile imparare a comportarsi da leader e dunque studiare per divenire tali.
Oggi le divergenze tra questi distinti
modi di pensiero hanno trovato una
soluzione di accordo; si ritiene che abilità e qualità personali possano fungere da base per lo sviluppo della leadership ma è necessario apprendere i
comportamenti e gli atteggiamenti
che delineano l’identità del leader.
Nell’ acquisizione di tali abilità sono molto
importanti due variabili. La prima è di tipo
organizzativo e si collega all’ambiente circostante; si tratta di elementi esogeni, al
di fuori della persona, come dati ambientali relativi alla cultura aziendale, al sistema organizzativo dell’ambiente di lavoro.
In alcuni casi suddetti fattori possono
minare la crescita del leader se non sono
perfettamente confacenti alla sua natura
o al tipo di leadership che si vuole incarnare.
La seconda tipologia di variabile è di tipo
personale e prevede fattori relativi alla
formazione, all’esperienza, alle credenze, alla cultura. Le idee e i principi personali possono essere influenzati dalle
credenze, dall’ambiente in cui si cresce,
dalla formazione, dalla famiglia, e la loro
incidenza può limitare il pieno sviluppo
della leadership. è grazie alla consapevolezza personale che si comprenderà
come modificare i propri comportamenti
o come agire in relazione all’ambiente.
Alla base della formazione di un leader,
un ruolo importante è rivestito dalla fiducia in se stessi, dal coraggio, dalla voglia
di superare i propri limiti per abbracciare
grandi traguardi. Tali qualità dimostrano
che, per potersi definire un leader, al possesso del potere bisogna congiungere
competenze dirigenziali, relazionali e
comportamentali.
L’affinamento di tali competenze è collegato alla capacità del leader di mettersi in
discussione e di lavorare alacremente per
il proprio miglioramento professionale;
per esempio quando lavorerà al conseguimento di nuovi obiettivi l’esperienza
delle prestazioni passate potrà fungere
pagina
7
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
da stimolo, da monito per limitare errori e critiche. In generale
un leader deve puntare ad obiettivi grandiosi piuttosto che ad altri di qualità mediocre, in quanto
ciò aumenta il valore della sfida e
alimenta l’immagine positiva che
si elabora di sé.
Soltanto se il leader possiede
autostima, chiarezza degli scopi
e consapevolezza potrà affrontare questo cammino denso di
sfide e successi. Colui che diviene
una guida per gli altri deve essere infatti prima di tutto sicuro
di se stesso e possedere un saldo
equilibro interiore che gli garantirà il controllo sulle circostanze
esterne.
ABILITÀ RELAZIONALI
DEL LEADER
L’influenza di variabili personali e
organizzative nello sviluppo della
leadership dimostra che il profilo
di ciascun leader è unico. È difficile dunque stabilire in maniera
definitiva i processi della costituzione della leadership ma può
essere utile delineare gli elementi
che ne consentono uno sviluppo
efficiente e vincente.
Il leader è votato ad un compito
molto complesso, quello di decifrare la realtà esterna e interna
dell’organizzazione e agire nella
maniera corretta; il suo è dunque
anche un lavoro di analisi e di tattica. In questo compito non può
essere solo, infatti un vero leader deve essere sostenuto da un
gruppo di collaboratori.
pagina
8
La relazione con il team è fondamentale perché convalida il ruolo
del leader ed è l’insostituibile
supporto per andare incontro al
successo.
Nessuno infatti può raggiungerlo
da solo.
Leadership non significa acqui-
sire potere e ragionare in maniera
gerarchica ma vuol dire detenere
una autorità che si rinnova sempre con e in funzione degli altri.
Secondo J. C. Maxwell (1947) autore de “Il libro d’oro della leadership” (Etas, Milano, 2008), per un
leader raggiungere il successo
significa far crescere i membri
del team; il leader deve essere
proiettato al benessere dei collaboratori, deve indirizzarli verso
la strada giusta, fornire le informazioni migliori; tutto questo
perché il suo successo sia anche
il loro. Una frase incisiva utilizzata dall’autore per definire questa relazione è la seguente: «La
credibilità di un leader inizia con
il successo personale e finisce
con la promozione del successo
di tutti».
La relazione con i dipendenti è
duratura se il leader è dotato di
autocontrollo e coscienza di sé,
se dirige con onestà, se affina la
sua capacità critica e decisionale
e naturalmente se è aperto al
confronto e al dialogo. Secondo
il famoso psicologo americano
Daniel Goleman (1946), autore
del libro sull’Intelligenza Emotiva,
il compito del leader è quello di
sviluppare sentimenti positivi nei
collaboratori che così riescono
a dare il meglio di sé. Il leader
agisce sul piano emozionale dei
collaboratori e sviluppa entusiasmo, impegno, collaborazione e
dunque migliori performance.
La leadership di un capo si
esprime infatti attraverso il coinvolgimento e la passione dimostrata dai suoi dipendenti nel
lavoro quotidiano e ciò dipende
in massima parte dalla capacità
del leader stesso di infonderla e
suscitarla.
Le basi per la creazione di questo
tipo di leadership sono ottime
doti comunicative, ma soprattutto rispetto per gli altri e capacità dunque di comprensione e
ascolto.
È importante considerare
che le basi per la creazione di un ambiente di
lavoro collaborativo risiedono nel dialogo e nella
fiducia reciproca tra gli
interlocutori e dunque
nel riconoscimento del
valore e dell’autorità del
leader che, grazie al suo
carisma e alla motivazione, riesce a coinvolgere
e stimolare gli altri.
Il modo migliore per stimolare questa partecipazione è il dialogo che
permette di sciogliere i
contrasti, trovare soluzioni, gestire meglio le attività, soprattutto creare motivazione; se
il leader è scarsamente motivato,
non è credibile né affidabile e difficilmente un collaboratore sarà
pronto ad ascoltare e seguire i
suoi consigli.
Un leader crea le basi per un clima di fiducia se crede nelle proprie parole ed azioni, dimostra
di essere comprensivo, concreto,
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
La relazione leader-team sarà vincente se gli
obiettivi prefissati dal primo coincidono con quelli
del secondo, sarà il leader, grazie al suo carisma, ad
ottenere questa sintesi e convogliare ogni singolo
apporto verso il successo collettivo.
disponibile e se soprattutto è
attento ai collaboratori e li stimola a dare il meglio di se stessi. Il confronto tra il leader e
i dipendenti è determinante in
quanto è la strada per ottenere
un miglioramento reciproco; per
esempio permette di comprendere perché i dipendenti lasciano un’azienda per un’altra.
Percentuali molto elevate su
test di azienda dimostrano che
la ragione principale che induce
gli individui a cambiare lavoro
è la mancanza di feeling con i
capi. Un leader deve sapere che
lo sviluppo della credibilità, il ris-
petto, l’affidabilità, l’integrità e la
responsabilità sono i caratteri
distintivi di un clima lavorativo e
la loro mancanza lede la fiducia
dei collaboratori.
Un ambiente di lavoro è un insieme di fattori strettamente
interagenti in cui anche un solo
elemento sbagliato può minacciarne la stabilità. Una componente fondamentale per l’unità
del gruppo è la passione che
deve trasferirsi dal leader al
team e viceversa. Incentrare un
gruppo solo sulla condivisione
di nozioni crea un’atmosfera
sterile, meccanica e fredda, ma
se alla conoscenza e alla validità
dei collaboratori si aggiunge
questo sentimento il successo
sarà assicurato.
CARISMA E PASSIONE
Nella definizione di leadership si
afferma che il potere del leader
si basa su «l’uso di un’influenza
non coercitiva per dirigere e coordinare» e da ciò si evince che
le sue energie saranno volte a
motivare, stimolare, guidare i
collaboratori per ottenere elevati risultati.
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9
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
La relazione leader-team sarà
vincente se gli obiettivi prefissati
dal primo coincidono con quelli
del secondo; sarà il leader, grazie al suo carisma, ad ottenere
questa sintesi e convogliare ogni
singolo apporto verso il successo
collettivo.
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10
Il carisma consente al leader di
esercitare una forte incidenza
sul gruppo, ma ciò avviene solo
se esiste una reciproca fiducia
tra le due parti e se i collaboratori accettano il leader come loro
guida.
Quando un leader riesce a infondere passione ed esercita il suo
carisma, gli effetti sul team sono
immediati: si crea coinvolgimento, la fatica è attutita, si lavora
con impegno.
Secondo il già citato J. C. Maxwell, il talento o la conoscenza,
che sono qualità indispensabili
dell’individuo, non garantiscono
lo stesso vigore che può infondere la passione, la quale è la
caratteristica che definisce il
vero profilo di un leader. Quando
un team si fonda su tali presupposti non avrà difficoltà ad affrontare le sfide in maniera congiunta e partecipativa, in questo
caso il leader è come un allenatore che sta in mezzo ai suoi uomini per affrontare, pianificare
e preparare la partita. Egli infonde passione e motivazione in
maniera molto diversa da quella,
per esempio, di un capo che impartisce ordini da una scrivania,
incita, critica e comanda senza
scendere in campo (C. Rotondi,
G. Morganti, 2008).
Quando un leader esercita la sua
posizione di potere lavorando
in stretta collaborazione con il
team, automaticamente stimola
l’impegno e la sua passione si
trasferisce al gruppo divenendo
una forza aggregativa e propulsiva. Al leader dunque è richiesto di spostare le sue capacità
dall’area del saper fare (conoscenze) a quelle del saper essere
(comportamenti) e dimostrare di
non essere solo un abile tecnico,
ma un individuo che sa ottimizzare la gestione e i risultati delle
risorse che ha a disposizione. Un
leader è in grado di trarre il meglio dai propri collaboratori se infonde fiducia, se ha carisma e se
suscita il coinvolgimento emotivo nel raggiungimento degli
obiettivi.
Così come il leader è l’agente
attivo della motivazione allo
stesso modo deve essere in
grado di percepire eventuali
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
segnali di demotivazione nei
collaboratori. Spesso non
è facile capire quali sono le
cause del malcontento nel
team, ma il dialogo, l’analisi
dei propri comportamenti, le
riunioni, possono restaurare
il clima di partecipazione.
IL LAVORO DEL LEADER SU
SE STESSO
Un leader non deve considerare mai concluso il proprio lavoro, egli continuerà
a lavorare su se stesso per
padroneggiare al massimo le
situazioni e i propri comportamenti.
L’assetto
ottimale
della
leaership si raggiunge attraverso una crescita graduale e
continuativa che permette al
leader di conseguire un equilibrio personale.
Nessun leader, dunque, può
ritenere di aver raggiunto un
livello di crescita definitiva,
anche perché il costante con-
fronto con gli altri lo porterà a
rivedere i suoi punti di vista,
le conoscenze, le prospettive.
Il leader deve sviluppare una
salda fiducia nelle sue capacità, avere consapevolezza
dei suoi valori ed obiettivi e
sviluppare il suo cammino in
relazione ad essi, solo così la
crescita personale sarà conforme a quella professionale.
Per un leader è anche molto
importante
congiungere
l’impegno all’autodisciplina
per intraprendere sagge
scelte e avvicinarsi al successo; sapersi autogestire
limita le scelte e gli atteggiamenti sbagliati e dimostra
l’integrità del leader di fronte
ai momenti più difficili. Sono
infatti le circostanze più
complesse che mettono alla
prova le abilità del leader e ne
dimostrano il vero carattere e
personalità, oltre a costituire
occasioni di crescita che in
taluni casi permettono di vedere le cose sotto una nuova
luce e indirizzano verso una
Un Leader efficace...
1. Controlla, monitora e motiva il
gruppo: il leader è una guida e
come tale deve controllare, monitorare e motivare il gruppo.
2. Punta molto sulla relazione con
il team: la relazione con il team è
fondamentale perché convalida il
ruolo del leader ed è l’insostituibile supporto per andare incontro
al successo. Nessuno infatti può
raggiungerlo da solo.
3. Mette al primo posto dialogo e
fiducia: il dialogo e la fiducia consentono di sciogliere i contrasti
ma anche di comunicare la motivazione, pertanto se il leader è
scarsamente motivato, non è credibile né affidabile e difficilmente
un collaboratore sarà pronto ad
ascoltare e seguire i suoi consigli.
nuova consapevolezza.
Per affrontare le circostanze complesse è utile avere il consiglio degli
altri che convalida la direzione che si
prende ed è indice della responsabilità
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
individuale e lavorativa.
Accettare un consiglio manifesta un atteggiamento aperto nei
confronti degli altri e generalmente coincide con la capacità di
accettare le critiche.
Alla base del profilo del leader vi
è una profonda fiducia in se stessi che consente di agire secondo i propri principi con il favore
altrui.
È proprio grazie all’autostima
che il leader riuscirà ad affrontare le critiche che attaccano le
sue scelte e strategie; le critiche
colpiscono il leader per il ruolo
che riveste ed è necessario discernere tra quelle positive e
costruttive e quelle negative.
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Un atteggiamento aperto nei
confronti della critica permette
miglioramenti e garantisce il seguito delle relazioni con gli altri.
Il leader dimostra le sue abilità
nei momenti in cui deve agire in
maniera concreta e con efficienza e affronta delle decisioni che
possono ripercuotersi sui collaboratori. Circostanze di tal genere
ne mettono in luce la tempra e
convalidano il suo valore perché
da prova di autocontrollo e di
professionalità, spesso anche di
lungimiranza.
È importante considerare che
anche il leader può sbagliare ma
ogni possibile errore deve essere
considerato parte di un’opera
che si chiama successo, non
ci sono miglioramenti privi
di sbagli, essi fanno parte
del gioco. Dunque i leader,
come i collaboratori, devono prevedere un margine
di errore nel loro cammino,
l’importante è apprendere
da essi per migliorare, se
al contrario ci si nasconde
dietro l’orgoglio e la paura
dell’insuccesso ci si chiude in
se stessi senza trarre beneficio dall’esperienza.
In questi casi è necessario
fare autoanalisi e autocritica,
anche perché non si può diventare leader di successo
senza essere pienamente sinceri verso se stessi.
ABILITÀ DIRIGENZIALI
Il leader guida gli altri grazie alle
sue abilità e capacità e deve garantire una continuità e un livello di impegno costante verso
il conseguimento di risultati anche a lungo raggio.
Per portare a termine questi
obiettivi, il leader è investito di
un potere che, secondo le dottrine manageriali, può derivare dal carisma e quindi dal
potere personale o dal potere
di posizione, dunque dal ruolo
che riveste. La combinazione di
questi poteri rafforza la leadership. Esistono altre forme di
potere come quello coercitivo
legato alla paura e alle minacce
per cui gli individui sono allineati
per timore delle punizioni; quello
premiante grazie al quale si genera consenso premiando i collaboratori per il loro operato.
Un leader deve equilibrare il proprio potere sulla base del contesto, dei collaboratori, delle circostanze per comprendere quale
è l’assetto più adeguato; deve
leggere la situazione e mostrare
la propria flessibilità anche in relazione alle sue variabili personali.
Il potere di distribuire i compiti
da svolgere prevede che il leader
individui le competenze specifiche dei collaboratori. È importante sapere cosa i dipendenti
eseguono nel modo giusto, quali
sono le loro aree di competenza
e quali abilità devono essere affinate.
In questo modo è possibile far
divenire la professionalità dei
dipendenti un elemento di forza
quando si affronta la concorrenza o nei momenti più intensi del
lavoro di equipe. Per compren-
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
dere al meglio quali sono i punti
forte dei collaboratori,
il leader deve:
1. Analizzare gli elementi che
compongono il team;
2. Conoscere i meccanismi di
integrazione di ogni singolo
nel team e gli elementi positivi che ciascuno apporta;
3. Potenziare il lavoro di squadra e chiarire in che maniera
i singoli collaboratori incidono positivamente con le loro
competenze, ciò aumenta e
incrementa il rispetto reciproco.
4. Alimentare
l’integrazione
piuttosto che la competizione per creare un clima
di lavoro sereno e lavorare in
maniera compatta per il benessere comune.
Un leader proiettato al potenziamento delle competenze dei
collaboratori, con un approccio
realistico capace di ascoltare gli
altri e di creare un clima di collaborazione, migliora i dipendenti e l’azienda. Al contrario, se
il leader non possiede caratteristiche tali, anche i collaboratori
ne saranno peggiorati.
Il leader deve infondere fiducia
e trasferire la sua motivazione
al gruppo e rendere il lavoro più
agevole, la sua capacità di dirigenza deve essere animata
dalla passione che è una spinta
vitale che permette di lavorare
con energia.
Un’altra caratteristica importante del leader è prendere decisioni in modo rapido e definitivo,
dimostrando al gruppo di essere
risolutivo e determinato. Colui
che dirige infatti deve conoscere
gli obiettivi e la strada da intra-
prendere e valutare che qualsiasi decisione o comportamento inciderà sul team.
A livello dirigenziale il leader
deve dimostrare di saper decidere sulla base di un chiaro
piano d’azione e avere senso di
responsabilità e autocontrollo
anche nei momenti più complessi.
Se il leader esercita il suo potere
dirigenziale con questi presupposti potrà determinare un cambiamento
nell’organizzazione
e garantire un potenziamento
delle abilità e un maggiore coinvolgimento dei collaboratori;
quando si creano i presupposti
per un clima lavorativo nuovo
e vitale, si crea una evoluzione
che coinvolge i collaboratori e
l’azienda stessa. Se c’è una tensione positiva orientata al miglioramento, il leader deve sviluppare quella predisposizione
e potenziare non solo le prestazioni ma la vita dei suoi dipendenti. Un leader, per dirigere al
meglio, deve focalizzare la sua
attenzione solo su ciò che è veramente importante; in questo
modo riuscirà a evitare di sprecare le sue energie in attività
che non hanno molto valore.
Per prima cosa è importante
selezionare le informazioni da
sapere perché è impossibile sapere tutto ed avere un controllo
globale su ogni cosa. In ultimo
è utile servirsi della delega che
permette di responsabilizzare i
dipendenti e di concentrarsi su
altri problemi.
Occuparsi di ciò che richiede
maggiore impegno permette di
fare spazio tra tutte le attività
e selezionare quelle veramente
importanti, anche a costo di
qualche rinuncia. L’esito della
semplificazione è molto positivo: si ottiene concentrazione,
meno stress, si ha più energia
da spendere in ciò che è di maggiore interesse.
Un metodo che dimostra
l’efficienza della leadership è
l’organizzazione delle riunioni,
che deve essere affrontata cercando di limitare gli sprechi di
tempo e sviluppando al massimo la comunicazione attraverso
una diffusa partecipazione.
I leader più in gamba non pronunciano mai la parola io.
Non lo fanno perché si sono esercitati a non dire io ma perché, semplicemente, non
pensano in termini di io ma di noi, in un’ottica di squadra. È questo che crea la fiducia
e che fa in modo che si lavori bene. Peter Ducker (Guru del Management)
pagina
13
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
CHI È FULVIO RINALDI
Fulvio Rinaldi nasce a Roma il 21/09/1967.
Psicologo, formatore, imprenditore, artista.
Personaggio eclettico e poliedrico, visionario,
dedito alla ricerca e appassionato della vita.
Fondatore e Presidente di Your Store. Ha fondato
Win Academy, un’avanzata accademia di formazione,
continuando a fornire il suo contributo come consulente
commerciale e responsabile della formazione.
INTERVIEW
by Stefano Santori
L’INCONTRO CON UN GRANDE LEADER
Il consiglio di Fulvio Rinaldi: “ il rischio è la strada, l’ostacolo indica la direzione,
la difficoltà definisce il valore, l’errore non esiste, tutto è esperienza”.
1. UN LEADER DA CUI
IMPARARE.
Fin da giovane le mie ricerche
e i miei studi sono stati
continuamente orientati verso
quei personaggi felici che
avevano realizzato pienamente
il loro sogno e raggiunto grandi
obiettivi
con
piena
gratificazione
del
proprio
valore. In questo momento
sarebbe molto riduttivo citarne
uno in particolare… Preferisco
pensare che si può apprendere
da tutti, senza rinunciare a
prestare ascolto a quella voce
interiore che intuitivamente
indica
costantemente
la prossima decisione. Il
proprio
leader
interiore
Quindi si possono avere molti
riferimenti di valore, ma per
imparare è necessario agire.
pagina
14
2. UNA PAROLA A CUI NON
RINUNCEREBBE, MAI.
Trattandosi di una parola
e quindi di un mezzo per
comunicare presuppone che io
non sia solo …credo allora che
la parola più funzionale sia NOI.
3. UNA DOTE CHE FA LA
DIFFERENZA
È risaputo che ognuno nasce
con un talento e può sviluppare
molteplici capacità attraverso la
costanza e la determinazione.
Non ci sono persone che
valgono di più, ognuno è
qualcuno se ha l’opportunità di
coltivare i suoi talenti. Ma c’è
un talento in dote a
tutti gli esseri umani
che ogni persona
di buona volontà
può sviluppare e
che io considero la
madre di ogni virtù:
la consapevolezza.
4. UN ERRORE/
FALLIMENTO CHE
L’HA AIUTATA A
CRESCERE.
Sicuramente
l’avventura
Your Store spa è stata
una
tappa
fondamentale
per
diverse
opportunità
che
ne
sono
derivate.
Sono stato ingiustamente
attaccato, ridicolizzato e offeso;
ho condiviso la sofferenza di
persone a me care, ho vissuto
la delusione di persone che -
non essendo evidentemente a
conoscenza dei reali fatti - si
sono sentite da me tradite, ho
assistito all’ipocrisia di alcuni
che, dopo esser stati accompagnati alla luce della ribalta
e profumatamente pagati,
rinnegavano
addirittura
il
loro ruolo ricoperto all’interno
dell’azienda; non sono riuscito
a difendere i posti di lavoro
di decine di persone, ho
firmato cambiali e fatto di
tutto per difendere un sogno
che era divenuto realtà.
Nel mezzo della bufera si
può abbandonare la barca
o confrontarsi con l’oceano
a costo di morire pur di
non abbandonare il proprio
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
sogno. Credo sia la differenza
tra essere topi o uomini.
Ecco, in tutto questo c’è sempre
stato al mio fianco un gruppo
di persone di enorme valore, di
leader tenaci e manager capaci
che mi ha spinto a non mollare,
a tener duro, a rimanere
al timone di una barca
che stava letteralmente
andando
in
pezzi.
In tutto questo dove
sta
l’opportunità?
Credo che l’essere umano
possa
crescere
o
conoscersi fino in fondo
soprattutto passando
attraverso delle crisi che
lo
sollecitano
inevitabilmente o verso un
crollo e ridimensionamento
di valore o verso una
soluzione che appare solo
mettendo in discussione se
stessi e
verificando le
proprie
credenze.
Come diceva Dickinson:
“Non conosciamo mai la
nostra altezza finché non
ci chiamano ad alzarci. E
se siamo fedeli alla missione,
tocca il cielo la nostra statura.
L’eroismo che allora recitiamo
sarebbe di ogni giorno, se noi
stessi la schiena non curvassimo,
per la paura di essere dei re”.
5. UN CONSIGLIO CHE
DAREBBE A CHI VUOLE FARE
LA SUA STESSA CARRIERA.
Il rischio è la strada, l’ostacolo
indica la direzione, la difficoltà
definisce il valore, l’errore non
esiste, tutto è esperienza.
6. UNA FRASE CON CUI
COMINCEREBBE LA SUA
AUTOBIOGRAFIA.
“Sei venuto al mondo per fare
qualcosa di eccezionale: questa
frase riecheggiava nella testa
di Fulvio, un bambino basso e
introverso. La sua insicurezza
gli aveva fatto sviluppare un
senso di inadeguatezza verso
tutto e tutti… la sua difficoltà a
conformarsi alle circostanze era
nettamente in contrasto con
quella vocina che continuava
a tormentarlo e alla quale non
sapeva
come
rispondere”.
7. UN PERSONAGGIO DELLE
FIABE, DI UN LIBRO O DI
UN FILM CHE VORREBBE
INTERPRETARE. PERCHÈ?
L’ultimo Samurai....attraverso
insospettate strade storiche
e con l’adeguata lente per
rappresentarsi
gli eventi,
riaccendere la passione per
realizzare con valore il proprio
senso esistenziale, a costo di
morire.
8. L’EVENTO CHE LE
HA
CAMBIATO LA VITA.
Non
sono
tanto
gli eventi che ci
condizionano
ma
il
significato
che
noi gli attribuiamo
attraverso la nostra
rappresentazione.
Credo che l’evento che
più mi ha cambiato la
vita sia un’esperienza
comune
a
molti:
l’incontro con un grande leader .
9. UNA CITAZIONE CHE
RACCHIUDE IL SUO LEITMOTIV.
“Il successo, come la felicità, non
può essere perseguito. Deve
seguire come conseguenza
della dedizione ad una causa
più grande del proprio io”.
Victor Frankl
10. UN SOGNO
ANCORA DA REALIZZARE.
WIN spa - Un’azienda-gruppo
di leader nella quale le risorse
più importanti sono le persone
che ne fanno parte. Un’azienda
mezzo che consenta a chiunque
di poter liberare il proprio talento
in vista dei propri obiettivi ed in
linea con i propri valori.
Anche se ormai è stato
realizzato.
pagina
15
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
STILI DI
LEADERSHIP
Esistono
diversi
stili di
leadership.
Un leader è efficace
se adatta lo stile di
leadership alle circostanze,
analizza la situazione, studia le
persone, il compito, il contesto.
U
pagina
16
no stile di leadership può essere definito come il tipo di comportamento che
il leader utilizza rispetto ai collaboratori e all’ambiente di lavoro. Il leader
seleziona lo stile di leadership sulla
base dell’esperienza pregressa, dell’ambiente nel
quale si trova ad agire, di valutazioni derivanti da
esempi e modelli.
Carlo Rotondi e Giancarlo Morganti, autori del libro “Motivare i collaboratori”, ritengono che lo
stile di leadership più efficace sia quello personale
in quanto è l’esito del lavoro e della formazione
individuale. Lo stile personale è insostituibile ed
unico e permette di scegliere in conformità con il
proprio giudizio e quindi caratterizza la leadership
dell’individuo.
Tuttavia molti studiosi, tra cui Blake e Mouton, si
sono soffermati sulla valutazione degli stili di leadership e per esaustività nei confronti del lettore
ne verrà fornito un rapido excursus.
• Stile Autoritario: il primo stile di leadership è denominato autoritario e risulta adeguato in situazioni problematiche relative all’organizzazione e
ai collaboratori. In questi casi il leader eserciterà
un forte controllo e si troverà da solo nel processo decisionale, in quanto non condivide le informazioni con il gruppo e si limita ad indicare gli
ordini e a farli eseguire. In un clima aziendale di
questo tipo la comunicazione è centralizzata e di
conseguenza la possibilità di creare empatia, fiducia e collaborazione è fortemente limitata. In una
leadership autoritaria possono essere introdotte
“
Le deleghe che funzionano
generano alti livelli
di performance e di
motivazione
anche sanzioni e punizioni.
• Stile Paternalistico/prescrittivo: il capo riconosce ai collaboratori un certo grado di maturità
e dà loro un certo sostegno morale nello svolgimento del lavoro.
• Stile Affiliattivo/direttivo: il leader non ritiene
molto capaci i propri collaboratori, tuttavia cerca di
ottenere il loro consenso fungendo da educatore.
Egli conta molto sulla comunicazione cercando di
costruire con loro legami emozionali.
• Stile Democratico: aperto al confronto e alla discussione approfondita, esercita la propria responsabilità d’autore ultimo delle scelte, ma esprime
fiducia nei propri collaboratori e li sostiene
nell’esercizio delle loro attività.
• Stile Associativo: la leadership associativa risulta idonea quando nell’ambiente di lavoro occorre incrementare la comunicazione e la collaborazione. Si dà vita ad una partecipazione attiva
perché vige un clima di aperta comunicazione che
porta alla condivisione delle idee e genera fiducia;
Solo l’essenziale sulla leadership
questi espedienti rafforzano la coesione ma non
garantiscono un miglioramento delle prestazioni.
Il gruppo partecipa attivamente ai processi decisionali ed è chiamato a esprimersi e valutare la
situazione secondo i propri criteri.
• La leadership guidata dalla vision: è uno stile di
leadership che risulta adeguata in situazioni che
prevedono cambiamenti e trasformazioni. Questo
tipo di leadership è caratterizzata da un leader in
grado di indicare la meta ma
non la strada per il suo raggiungimento. Nei collaboratori
tale approccio genera consapevolezza e motivazione e
dunque garantisce impegno
e coinvolgimento. Un leader
che segue questo approccio
ha una propensione al cambiamento e la sua visione diventa un elemento trainante.
• Stile Coaching: uno stile di leadership che incentra il suo sviluppo sul leader-coach, è particolarmente adeguata negli ambienti in cui vi sono collaboratori che desiderano crescere e hanno spirito
d’iniziativa. Il coach in questo contesto crea un
clima di fiducia e individua le qualità e le ambizioni
dei propri collaboratori. In ambienti di questo tipo
vi è una forte responsabilizzazione perché viene
adottata la delega che diviene utile per la crescita
lavorativa del collaboratore.
• La leadership denominata battistrada: questo
tipo di leadership risulta utile nei settori tecnici
qualificati. Il leader ambisce a standard di eccellenza e mira al conseguimento di obiettivi immediati; dispone di un’elevata capacità di problem
solving e in casi di necessità interviene in prima
persona per arginare le difficoltà, perché è dominato da un forte spirito di iniziativa.
Dopo questa rassegna sugli stili della leadership
risulta utile accennare alle teorie di Paul Hersey e
Kenneth Blanchard negli anni ’70 che, per ampliare
e migliorare le teorie sulla leadership, svilupparono la teoria situazionale. La teoria situazionale dà
origine ad un innovativo stile di leadership,
secondo il quale per
poter divenire leader
eccellenti, e riuscire a
gestire in maniera ottimale le relazioni con i
dipendenti, è necessario calibrare gli stili di leadership alle diverse situazioni, in maniera tale da adeguarsi alla natura delle circostanze e alle caratteristiche dei destinatari.
Training Report
Il leader deve naturalmente essere flessibile ed
elastico e comprendere che gli stili devono essere selezionati in virtù della maturità dei collaboratori rispetto agli obiettivi. L’abilità del leader
deve essere quella di poter adottare il “comportamento relazionale” (orientato alla motivazione,
alla partecipazione, allo sviluppo della persona) e il
“comportamento direttivo” (il leader è la guida ed
esercita un comando netto) a seconda delle situazioni e dei casi specifici. I
due comportamenti coesistono in base alle situazioni
e di conseguenza anche i
collaboratori si adeguano
a questo tipo di gestione
del potere; ciò fa sì che essi
stessi riconoscano la necessità di ricevere direttive quando il loro livello di
maturità è più basso, ma sanno di poter crescere
fino ad ottenere la delega.
Gli stili di leadership situazionale sono quattro in
quanto, tra il comportamento relazionale e quello
direttivo, si interpongono due “stili di mezzo” che
inducono al raggiungimento del livello superiore:
• Stile telling (dirigere o prescrivere): il leader
detiene il potere decisionale e prescrive precise regole e comportamenti, il collaboratore ha
pochissima autonomia.
• Stile partecipating (addestrare o vendere): il
leader mitiga la componente direttiva e introduce
elementi relazionali; induce i collaboratori a organizzare il loro lavoro, li incoraggia all’espletamento
del compito spiegando le ragioni delle azioni.
• Stile selling (sostenere o coinvolgere): giunti
a questo terzo livello il collaboratore è maturo, il leader deve stimolarlo e sostenerlo; la sua
attività è quella del coaching; non deve comandare ma aiutare gli altri a crescere e a tirare fuori
il meglio di sé.
• Stile delegating (delegare): il leader si serve della delega; c’è molta attenzione verso le relazioni
interpersonali, massima fiducia e maturità. I collaboratori gestiscono un margine di potere decisionale e dunque sono
responsabili delle loro
azioni, inoltre sono autonomi nell’organizzazione
del lavoro.
La leadership situazionale
è dunque la capacità del
leader di riconoscere lo stile giusto e generare il
comportamento giusto per ogni stile.
pagina
17
Solo l’essenziale sulla Leadership
10
Training Report
I Leader che hanno fatto la STORIA
Personaggi a cui ispirarsi per scegliere il
proprio stile di leadership
Sun Tzu
544 • 496 A.C.
Alessandro Magno
356 • 323 A.C.
Gesù
7 • 2 A.C.
Niccolò Machiavelli
1469 • 1527
Napoleone
pagina
18
1769 • 1821 A.C.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Abraham Lincoln
1808 • 1865
Mahatma Gandhi
1869 • 1948
Nelson Mandela
1918 • 2014
Martin Luther King
1929 • 1968
Steve Jobs
1955 • 2011
pagina
19
SUN TZU
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
544 - 496 A.C.
Sun Tzu è stato un generale e filosofo
cinese. A lui si attribuisce uno dei più
importanti trattati di strategia militare di tutti
i tempi, “L’arte della guerra”.
Sun Tzu è stato il primo a sviluppare un quadro
fondamentale sulla leadership, circa 2400 anni
prima della psicologia occidentale, descrivendo i
cinque tratti di un leader efficace (Gagliardi, 1999).
Nel libro “L’Arte della guerra”, Sun Tzu delinea i
tratti del leader efficace e informa il lettore sui lati
oscuri della leadership che si dovrebbero evitare.
Il generale Sun Tzu ha vissuto intorno al 500 a.C, in
quella che sarebbe poi diventata la Cina. Durante
questo periodo di lotte, la Cina era un sistema di
pagina
20
città-stato in guerra; Sun Tzu era un generale militare e uno dei consulenti assunti dal re di Wu, una
provincia senza successo, con l’obiettivo dichiarato
di migliorare
la
situazione
economica del regno. Sun Tzu
ha contribuito a far avanzare la città-stato e ha unificato la valle del fiume
Yang Tze, sotto la guida del re di Wu. Per i suoi
sforzi gli fu concesso il titolo di Master ossia Tzu, Sun Tzu (Maestro Sun). Il suo libro
“L’arte della guerra “è diventato il tomo con
saggi consigli per avanzare negli ambienti
competitivi.
Nel suo libro, Sun Tzu delinea i tratti della personalità ritenuti particolarmente
rilevanti per l’efficacia della leadership, questi includono: alta energia
e tolleranza allo stress, autostima, locus of control interno, maturità emotiva, integrità personale, motivazione. Egli descrive anche le cinque caratteristiche principali che ogni leader dovrebbe
avere, ossia l’intelligenza, l’affidabilità, l’attenzione, il coraggio e il rigore.
INTELLIGENZA
Sun Tzu ritiene che questa virtù sia molto importante, cosiccome l’abilità analistica, poiché consente di sviluppare determinate abilità. L’abilità
chiave che si sviluppa dall’essere molto intelligente è quella di saper leggere il terreno. Un leader intelligente sa dove il terreno offre le migliori
possibilità. Il comandante intelligente è in grado
di comprendere correttamente il leader della concorrenza e di utilizzare la tecnica appropriata per
guadagnare vantaggio. La frase maggiomente
citata da Sun Tzu è: “Se conosci te stesso e conosci il tuo nemico, sarai al sicuro in ogni battaglia. “ Sun Tzu credeva profondamente nell’importanza di conoscere se stessi e il nemico. Credeva
che questa conoscenza avrebbe portato a vittorie
perfette.
Questo è vero per qualsiasi leader. I leader efficaci
conoscono se stessi molto bene, sanno quali sono
i loro punti di forza e, ancora più importante, le
loro debolezze. E costruiscono i team in grado di
compensare le loro debolezze. Studiano i punti di
forza e di debolezza dei competitor per affrontare
la concorrenza in modo efficace e trarre vantaggio
dalle situazioni.
ATTENDIBILITÀ
Nonostante spesso si ritenga che “la guerra sia
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
una cosa sola, ossia l’arte dell’inganno”,
Sun Tzu ritiene che l’affidabilità sia un tratto necessario per il leader efficace. Infatti
egli ritiene che un seguace “non deve mai
temere un pericolo o la disonestà”. Questo
tratto è anche alla base della leadership
trasformazionale. Sun Tzu sosteneva che
un leader per guidare i propri soldati, anche
verso la morte, doveva avere la loro fiducia
e doveva essere in grado di condividerne la
vision.
che, nonostante il governo chieda al leader
di combattere, lui non dovrebbe farlo se
pensa di non riuscire a vincere. Questo secondo Sun Tzu richiede molto coraggio. Egli
sostiene inoltre che gli ufficiali militari impegnanti in battaglia perdono la loro paura;
questo tratto tradotto in chiave moderna
potrebbe voler dire che i leader moderni
devono avere il coraggio di sperimentare,
usando i feedback dei loro collaboratori per
migliorare la loro performance.
ATTENZIONE/CURA
Sun Tzu raccomanda di prendersi cura dei
propri soldati... “Di preservarli e prendersene cura come fossero dei figli”. Esorta i
leader a non affaticare i propri uomini. Sun
Tzu ha sempre capito l’importanza delle risorse umane e del singolo uomo, anche in
questo senso si può davvero considerare
un precursore.
RIGORE
Sun Tzu, da capo militare, esalta questa
caratteristica come essenziale. “Dobbiamo
essere disposti a fare tanto le parti sgradevoli del lavoro, quanto quelle piacevoli.
Dobbiamo onorare i nostri accordi scrupolosamente. La gente deve poter contare su
di noi. Se non siamo affidabili, nessuno ci
sosterrà a lungo “. Il leader è colui che dà
l’esempio e se non dimostra di possedere
CORAGGIO
questa caratteristica l’intera organizzazioSun Tzu sostiene che un leader debba es- ne ne può risentire.
sere coraggioso per ovvi motivi. Egli dice
SUN TZU
“Se tu conosci l’avversario
e conosci te stesso, non
occorre che tu abbia
paura del risultato di
cento battaglie.
Se conosci te stesso ma
non l’avversario, per
ogni vittoria ottenuta
soffrirai anche una
sconfitta.
Se non conosci né te
stesso né l’avversario,
soccomberai a ogni
battaglia.”
pagina
21
Solo l’essenziale sulla Leadership
ALESSANDRO
MAGNO
Training Report
556 - 323 A.C.
Alessandro Magno fu re di Macedonia a
partire dal 336 a.C. È conosciuto anche come
Alessandro il Grande. È considerato uno dei più
celebri conquistatori e strateghi della storia.
Alessandro Magno è uno dei personaggi storici
dotati di grande carisma, capacità comunicativa,
entusiasmo, capacità di visione, ambizione, coraggio. Virtù che ogni condottiero dovrebbe possedere per essere definito tale. Le stesse virtù
che, oggi, caratterizzano il leader moderno.
Era un leader sempre in prima linea che guidava con l’esempio, un sovrano che partecipava alle
fatiche dei suoi uomini, un generale che più volte
ferito si faceva sempre curare per ultimo e che
chiamava per nome oltre diecimila soldati.
Le caratteristiche che rendono Leader
Alessandro Magno sono:
1. Riformulare un problema.
2. Costruire alleanze.
3. Stabilire un’identità per propria missione.
4. Utilizzare i simboli.
Ricorda che dalle azioni del singolo
dipende il destino di tutti.
1. RIFORMULARE UN PROBLEMA
Alessandro Magno aveva la grande dote di riuscire
a superare le situazioni più complicate elaborando
delle strategie da vero Leader.
Se un problema era ritenuto irrisolvibile, per arginare la situazione, lui individuava e risolveva un
problema secondario, rispetto al primo, correlato
e risolvibile la cui risoluzione rendeva il problema
principale irrilevante o banale.
Quando dovette invadere l’impero persiano, Alespagina sandro era preoccupato della potenza della flotta
di Dario, così decise che il modo migliore per af22
frontare i persiani fosse sulla terra ferma dove
il suo esercito
aveva dimostrato di
essere più forte. Qual era il
punto debole della flotta persiana? La necessità di rifornirsi giornalmente di acqua fresca presso i vari porti
della terraferma.
L’armata di Alessandro fece presidiare con nutrite guarnigioni tutti i porti nei quali la flotta
nemica avrebbe potuto trovare acqua e fece
avvelenare tutte le sorgenti che non era possibile presidiare; in tal modo la flotta persiana fu immobilizzata.
2. COSTRUIRE ALLEANZE
In molte occasioni Alessandro preferì
l’alleanza alla conquista. Realizzare
forti alleanze sotto forma di partnership è una
delle strategie più importanti per un moderno
leader d’impresa. Spesso la partnership tra imprese nasce dopo furiose battaglie per la supremazia di mercato; la forza di un leader sta, anche,
nel trovare un accordo con l’impresa concorrente
sconfitta, allo scopo di creare maggior valore.
Alessandro sconfisse l’esercito persiano, per la
seconda volta a Isso, e il suo esercito catturò la
moglie di Dario, la madre, il suo harem, numerosi
schiavi e oggetti di valore. Tra le varie opzioni che
si presentavano ad Alessandro, egli scelse quella di trattenere i preziosi ostaggi: consentì loro di
mantenere lo stato reale, se li fece amici e stabilì
un ottimo rapporto con Sisygambis, la madre di
Dario. Successivamente Alessandro sposò Barsine la più anziana delle figlie di Dario, cementando
così la sua identità di re persiano, la stima e la
riconoscenza della nobiltà persiana e avviò il processo di integrazione.
3. STABILIRE UN’IDENTITÀ
Alessandro gestì con grande perizia il principio
dell’identità, sia tra le proprie truppe, sia tra le
popolazioni che andava man mano conquistando. Quando Alessandro transitò con le sue truppe in prossimità della città di Troia fece una serie di gesti simbolici in onore degli eroi omerici.
Volle essere il primo a calpestare il suolo troiano,
gettò, simbolicamente, dei semi sul suolo “sacro”,
pianse la sorte degli eroi greci e troiani, si recò
al tempio di Atena ove raccolse un completo di
armature che si diceva risalissero al tempo della
guerra di Troia, e che portò sempre con sé.
Con questi gesti Alessandro volle simbolizzare
due principi: la sua identità di eroe degno di essere posto a livello di Achille, Ettore, Ajace, Ulisse,
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Agamennone, e la sua identità di ponte e di traghettatore dell’integrazione tra occidente e oriente.
L’immagine di un’impresa deve poter sfumare nell’identità aziendale e cioè nella sua
anima e nel suo cuore, nell’allineamento di tutti agli obiettivi dell’impresa e nel conseguente impegno comune verso il perseguimento della vision, della mission e dei
valori dell’impresa.
Il processo di creazione di un’identità crea l’unità. L’identità può essere costruita da
un individuo, da individui diversi, da città, da popoli.
4. L’USO DEI SIMBOLI
Alessandro, durante il suo regno, utilizzò con maestria i simboli per modificare l’ambiente esterno a suo favore.
Prima della battaglia di Isso, Alessandro cadde gravemente ammalato nella città di
Tarso; tutti i medici sostenevano che non sarebbe guarito ad eccezione di uno, Filippo
di Acarnania. Peraltro, Alessandro aveva ricevuto una lettera anonima che accusava
Filippo di volerlo avvelenare. Il rimedio di Filippo consisteva proprio in una potente
miscela di droghe che tutti gli altri medici contestavano. Alessandro accettò di bere la
pozione tenendola in mano e mostrando a tutti la lettera anonima. La denuncia era
falsa, Alessandro guarì e Filippo fu ricompensato magnanimamente.
Questo episodio ha un forte valore simbolico: esso mostra che Alessandro crede ed
ha fiducia nelle persone; l’immagine di Alessandro che beve, mentre Filippo legge la
lettera che lo accusa di volerlo uccidere, è una delle più deliziose immagini della storia
dell’uomo.
ALESSANDRO MAGNO
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23
Solo l’essenziale sulla Leadership
GESU’
Training Report
7 - 2 A.C.
Gesù è il fondatore del Cristianesimo, religione
che lo riconosce come il Cristo (Messia) atteso
dalla tradizione ebraica e Dio fatto uomo. Visse
in terra di Palestina circa 2000 anni fa.
Gesù Cristo, è considerato il più grande leader
che sia mai vissuto, ed attraverso il quale Dio ha
realizzato i suoi propositi nel mondo. Gesù non
ha dovuto lottare per diventare leader, si è semplicemente impegnato a valorizzare le persone
intorno a lui, diventando in modo naturale il loro
leader.
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24
Essenza dello stile di Gesù è la leadership di servizio. Nel Vangelo secondo Marco (10:42 - 45),
Gesù parlando ai propri discepoli fa una netta distinzione tra il suo tipo di leadership e quella dei
capi giudei presenti ai suoi tempi: «Voi sapete
che coloro che sono ritenuti i sovrani delle nazioni le signoreggiano, e i loro grandi esercitano
dominio su di esse; ma tra voi non sarà così; anzi
chiunque vorrà diventare grande tra voi, sarà vostro servo; e chiunque fra voi vorrà essere il primo, sarà schiavo di tutti. Poiché anche il Figlio
dell’uomo non è venuto per essere servito, ma
per servire e per dare la sua vita come prezzo di
riscatto per molti» Ted Engstrom, nel suo libro “La
realizzazione di un Leader cristiano” lo sintetizza
in questo modo:
“La vera grandezza, la
vera leadership, la si realizza nel servizio verso gli altri” 9
[9].
L’approccio alla leadership di Gesù
comportava la donazione di sé ai suoi seguaci. Questo tipo di leadership mantiene e
costruisce l’unità, il leader non si sente minacciato dalle capacità e dai successi altrui, ma
anzi riconosce e valorizza queste capacità
consapevole del fatto che sono fondamentali per raggiungere gli scopi prefissati dal
gruppo. E soprattutto per costruire una
base ampia di altri leader con i quali guidare insieme, proprio come fece Gesù
con i suoi discepoli. Condivisione e
valorizzazione sono i concetti fondamentali per costruire insieme al leader un team
eccellente. Gesù ha saputo riconoscere ed usare l’autorità in modo corretto (posizionale, relazionale, sperimentale, personale e spirituale). Il
leader che adotta il suo stile di leadership non
prende decisioni motivate dalla voglia di emergere, progredire, trovare maggiore agio o autorità o una posizione più alta a danno di coloro che
sta servendo, poiché è consacrato al progresso
dei suoi seguaci e alla loro crescita.
Un’altra caratteristica di questo tipo di leadership è la perseveranza: Gesù era consapevole
che senza un obiettivo e un progetto, le proprie
energie sarebbero state vane, quindi, con determinazione, ha seguito la strada che aveva studiato. Ha portato avanti con perseveranza la sua
visione, l’ha comunicata nel miglior modo possibile per coinvolgere gli altri e li ha ispirati al punto che ancora oggi, dopo 2000 anni, i suoi seguaci
trasmettono il suo messaggio.
L’umiltà precede
la gloria.
Gesù seppe costruire un team in grado di continuare il suo operato. Il suo team era costituito da
un gruppo di persone unito da un comune obiettivo, con doni diversi, ma in un clima di comunicazione costruttiva, rispetto, incoraggiamento,
lealtà reciproca. I membri del team non sono dipendenti del leader, ma collaboratori. Costruire
un team richiede tempo e fatica. “Nella moltitudine dei consigli, c’è grande saggezza. (Pr 15:22)
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
e nessun individuo ha tutti i doni. (Ef 4
1 Cor 12). Abbiamo bisogno l’ uno dell’
altro.” Mosè, ad esempio, era un leader
fedele, ma aveva un difetto: pur avendo
uomini validi al suo fianco, come Aronne e Giosuè, faceva tutto il lavoro da
solo; ma perché il lavoro venisse svolto
in modo efficace, doveva essere alleggerito dalle sue spalle. (Es. 18:17-26
Num. 11:16-17)
nessuno di loro aveva un carisma tipico
dei grandi leader.
Ma la qualifica principale era che erano stati con Lui. Egli applicò il metodo
di moltiplicazione della leadership per
creare altri leader o, come diceva lui
stesso, “pescatori di uomini”.
Il leader è un “pescatore di uomini” e la
sua priorità è creare altri leader, poiché
Vi è più gioia nel dare
che nel ricevere.
sono essi che amplificheranno la missione.
Gesù era per la trasformazione interna, più che per la rigida osservanza di
regole.
Gesù aveva perfettamente capito come
essere un Leader efficace!
GESÙ
Quando dovette costruire il suo team
Gesù adottò diversi tipi di reclutamento, per influire su di loro e ottenerne
il consenso, in base alla caratteristiche personali dei vari soggetti. Mentre
Saulo viaggiava sulla strada di Damasco, Gesù lo scaraventò a terra e lo accecò con la sua luce celeste. Svelando
la sua identità disse a Saulo che sarebbe diventato il grande Apostolo Paolo.
Gesù era cosciente che per affrontare
quest’uomo così orgoglioso e colto, era
indispensabile utilizzare una forma
impressionante e preziosa. Sapeva anche che egli era il suo più energico, valido e temuto avversario. Eppure Saulo
diventò il suo seguace più produttivo e
fedele, il suo uomo chiave.
Il reclutamento di Pietro fu più semplice, Gesù conosceva l’uomo, si era
preparato e sapeva che per influire su
un povero pescatore del lago di Galilea,
sarebbe bastato una semplice frase:
”Vieni e seguimi”.
Gesù passò 3 anni ad addestrare il suo
gruppo, perché loro sarebbero arrivati
alle masse, in seguito. Vissero insieme,
riposarono, lavorarono, mangiarono,
viaggiarono. Nel fare questo mise in
pratica le sue idee davanti ai loro occhi.
Lo vedevano interagire con le persone,
rispondere ai loro bisogni, guarire, predicare.
I suoi erano uomini normali, non grandi uomini da cui aspettarsi grandi cose,
pagina
25
NICCOLÒ
MACHIAVELLI
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
1469 - 1527
Niccolò di Bernardo dei Machiavelli è stato
uno storico, scrittore, drammaturgo, politico
e filosofo italiano. Machiavelli è considerato il
fondatore della scienza politica moderna.
Machiavelli, stratega politico italiano, è nato
nel 1469 e morto nel 1527. È tra i pensatori che
hanno analizzato il concetto di leadership e
contribuito, con le sue teorie, alla sua comprensione. Le idee espresse da Machiavelli, se pur ambientate nel 500, vengono tuttora considerate di
estrema attualità, tanto da essere prese come
punto di riferimento per la spiegazione e la definizione di un argomento quale la leadership.
Egli fornisce parecchi esempi di buoni leader e non
lascia dubbi in merito all’importanza di un’abile
leadership per
il successo di qualsiasi impresa. Ridimensiona il
ruolo della fortuna e del genio in
una leadership di successo sostituendoli con l’astuzia. Illustra in modo drammatico i pericoli che un leader si trova ad affrontare
ed esegue un confronto tra la relativa facilità
con cui si ottiene una posizione di leadership e
la difficoltà di conservarla.
Riassumiamo di seguito alcuni principi che
hanno contribuito ad elevare Machiavelli ad
emblema del perfetto leader.
1. “Gli unici alleati affidabili sono quelli
che beneficiano dei nostri successi.”
Machiavelli ritiene che sia opportuno
collaborare solo con chi realmente beneficia delle
nostre vittorie o della sconfitta del nostro avversario, perché solo condividendo il fine è possibile
raggiungere il successo. Questo aspetto rispecchia la condivisione degli obiettivi (mission e vision) della leadership moderna.
2. “Fidati dei nemici più che degli amici per la loro
franchezza”.
Secondo Machiavelli i nemici sono molto più sinceri nel criticare quando la controparte merita
di essere criticata perché non hanno interessi a
comportarsi diversamente; non devono aggraziarsi la simpatia del leader o comandante concorrente. Gli amici sono spesso meno onesti.
3. “Chiunque desideri costante successo deve
cambiare la sua condotta con i tempi.”
I leader devono imparare ad adattarsi in un mondo in rapida evoluzione per evitare il disastro
aziendale o politico. Questo è un aspetto molto importante poiché i cambiamenti a cui siamo
sottoposti, grazie all’evoluzione tecnologica, impongono l’adattamento. Esistono moltissimi casi,
attualmente, di aziende fallite a causa dell’incapacità dei loro leader di cavalcare l’onda multimediale dell’era web 2.0.
TIENI GLI AMICI VICINI
E I NEMICI PIU’ VICINI
pagina
26
4. “Anticipare il peggio e agire”.
Il rischio o l’imprevisto non possono essere evi-
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
tati, ma possono essere contenuti dai
leader in grado di pianificare il futuro e
prendere i provvedimenti opportuni.
5. “I leader sono semplicemente quelli che capiscono che c’è poca differenza tra ostacoli e opportunità e sono in
grado di girare sia gli uni che le altre a
loro vantaggio.”
L’obiettivo primario di un leader è quello
di trovare una soluzione unica e innovativa che risolva tanto i piccoli, quanto
i grandi problemi. Un leader efficace sa
nenti deboli.
Il Leader forte, che sa quanto sia importante circondarsi delle persone giuste e
non è spaventato di vedere offuscata
la sua figura a causa del talento altrui,
assume sempre le risorse che primeggiano in un determinato ruolo.
9. “La strada è difficile e la parte iniziale è spesso la migliore”.
Machiavelli ritiene che i leader che hanno ereditato il loro successo hanno più
probabilità di commettere errori rispet-
DOVE C’È UNA GRANDE VOLONTA’
NON POSSONO ESSERCI GRANDI DIFFICOLTA’
che senza ostacoli, non ci sono opportunità. E quegli stessi ostacoli, una volta trasformati in opportunità, possono
mettere delle barriere insormontabili
rispetto alla concorrenza.
8. “Il primo metodo per stimare l’intelligenza di un sovrano è quello di guardare gli uomini che ha intorno a lui.” Il
Leader debole si circonda di luogote-
NICCOLÒ MACHIAVELLI
6. “Mai nulla di grande è stato raggiunto senza pericolo.”
Il rischio è un fattore critico di successo;
Machiavelli suggerisce di osare senza
paura di perdere ciò che si ha perché
solo in questo modo si può raggiungere il successo. Osare presuppone in
ogni caso un’azione! La paura di agire
presuppone l’inazione che non produce alcun risultato ma una situazione di
stallo.
7. “Se la volontà è grande, le difficoltà
non possono essere grandi.”
Trovare la propria passione non è solo
la chiave della felicità, ma anche la
chiave per il successo aziendale. La
passione è la miglior leva motivazionale. È importante avere passione per ciò
che si fa, ma è altrettanto importante
cercare collaboratori che credono, con
passione, in quello che fanno.
to ai self-made leader che sono costretti ad imparare importanti lezioni di
vita durante la loro scalata al successo.
pagina
27
Solo l’essenziale sulla Leadership
NAPOLEONE
BONAPARTE
Training Report
1769 - 1821
Napoleone Bonaparte fu un politico e
militare, fondatore del Primo Impero francese.
Ufficiale d’artiglieria, e quindi generale, durante
la rivoluzione francese, divenne famoso come
principale generale delle Francia rivoluzionaria
grazie alle grandi capacità militari dimostrate.
I veri leader mostrano livelli di competenza
elevati ai loro seguaci; un esempio storico è quello
di Napoleone Bonaparte, considerato dai suoi soldati un autentico genio militare per le sue abilità
strategiche e la sua forza trascinante nei campi di
battaglia e nelle campagne militari.
Egli era un leader capace di trasmettere la sua visione e sosteneva infatti che: “Non si può guidare
un popolo se non gli si mostra un avvenire.” Ogni
capo è un venditore di “speranze”. Come i leader
moderni, sapeva riconoscere l’importanza delle
risorse umane,
aveva alta considerazione dei suoi soldati e dei
suoi collaboratori e sosteneva
che: “Ciò che è difficile non è scegliere gli uomini, bensì dare a quelli che si sono
scelti tutto il valore che possono avere...Un uomo
che non presta attenzione alle necessità dei soldati non dovrebbe comandarli.” Napoleone. per
gestire al meglio il suo esercito, aveva diviso i
soldati secondo due dimensioni.
La prima dimensione era la loro intelligenza,
secondo la quale i soldati erano distinti tra
intelligenti e stupidi.
La seconda dimensione considerava se il
soggetto fosse attivo o pigro. I soggetti
intelligenti e attivi erano utilizzati come
ufficiali. Quelli intelligenti e pigri venivano utilizzati come generali, in quanto il generale ha bisogno di una visione d’insieme e deve saper delegare: non può rischiare di non vedere la foresta per
guardare l’albero.
I soggetti stupidi e pigri venivano utilizzati come
soldati di fanteria, in quanto adatti a prendere ordini senza porsi domande. Coloro che erano stupidi e attivi, infine, erano attesi dal plotone d’esecuzione perché pericolosi.
Un corollario del famoso generale corso era che
era meglio un generale stupido e pigro di uno attivo ed intelligente, dato cha la pigrizia impediva
almeno di fare danni eccessivi. Un buon ufficiale
promosso a generale, invece, rischiava di sprecare vite umane e perdere battaglie per la sua irruenza.
LA MODESTIA È SOLO L’ARTE
DI INCORAGGIARE GLI ALTRI A SCOPRIRE
QUANTO SEI IMPORTANTE.
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28
Napoleone era un leader molto concreto e proiettato verso i risultati.
Nel periodo che va tra la sua presa del potere e
la fine della disastrosa campagna di Russia, Napoleone ripianò l’economia francese, facendola
prosperare. Napoleone incontrava negozianti,
sindaci, industriali e soldati, ed era sempre pronto
ad ascoltarli. E ottenne risultati miracolosi nel far
compiere un salto in avanti a un’economia mori-
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
bonda, per non parlare di come riuscì
a trasformare un esercito affamato e
senza scarpe.
La straordinaria capacità di Napoleone nel gestire le priorità, perfezionata
nelle guerre, venne utilizzata anche
nel campo degli affari e della politica.
Napoleone basava la sua strategia
politico-militare su sei princìpi:
1. Esattezza: prima di intraprendere
qualsiasi azione bisogna fare ricerche
approfondite per comprendere il fenomeno.
te dei sei principi. È ciò che permette
di superare le aspettative e superare gli ostacoli inevitabili. Questo vale
non solo per costruire il morale di una
squadra, ma per costruire e mantenere la propria forza morale che consiste
nel fornire ordine, scopo, riconoscimento e premi. Essere organizzati e
disciplinati consente di creare ordine
e come un circolo virtuoso dall’ordine
nasce la fiducia in se stessi che, si sa,
è uno degli elementi imprescindibili
per ottenere il successo.
2. Velocità: bisogna concentarsi sulle
cose importanti ed evitare le distrazioni fissando tappe intermedie per il
raggiungimento degli obiettivi.
3. Flessibilità: bisogna adattarsi ad
una varietà di possibili risultati, pensare ai rischi e a come comportarsi
davanti agli imprevisti.
4. Semplicità: bisogna comunicare
concetti e messaggi in modo semplice e diretto ed elaborare processi
semplici per la gestione e l’esecuzione
dei propri piani. È meglio (e più veloce)
chiedere consigli piuttosto che provare con il rischio di commettere errori
che possano compromettere il risultato delle azioni.
5. Carattere: il carattere comprende caratteristiche quali l’integrità, la
calma e la responsabilità, qualità che
possiedono i più grandi leader della
storia. L’integrità è sinonimo di coerenza, le parole e le azioni sono integrate. Non si può dire una cosa e farne
un’altra. E se le cose non vanno secondo i piani, bisogna restare calmi e
valutare i lati positivi e negativi. Infine,
bisogna essere responsabili, e questo
significa, a 360°, responsabilità per gli
altri e per se stessi.
6. Forza Morale: forse il più importan-
LO STUPIDO PARLA DEL PASSATO,
IL SAGGIO DEL PRESENTE,
IL FOLLE DEL FUTURO.
NAPOLEON
E BONAPAR
TE
IMPOSSIBILE: È UNA PAROLA CHE SI TROVA
SOLO NEL VOCABOLARIO DEGLI STUPIDI
L’IMMAGINAZIONE GOVERNA IL MONDO.
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29
ABRAHAM
LINCOLN
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
1808 - 1865
Abraham Lincoln è stato il 16º Presidente degli
Stati Uniti d’America, e il primo ad appartenere
al Partito Repubblicano. È considerato sia dalla
storiografia, sia dall’opinione pubblica uno dei più
importanti e popolari presidenti degli Stati Uniti.
Abraham
Lincoln fu il sedicesimo
presidente degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865)
e fu il principale artefice della vittoria degli unionisti nella guerra di secessione americana e dell’abolizione della schiavitù. Egli guidò gli Stati Uniti
durante il terribile periodo della guerra civile. E lo
ha fatto con straordinario successo, dimostrando
eccezionali doti di leadership e una profonda comprensione delle relazioni umane.
Il New York Times ha calcolato che su Lincoln sono
stati pubblicati oltre 15mila libri. Cosa rendeva
Abraham Lincoln così speciale? «Aveva imparato a
leggere da solo, di nascosto. Quando suo padre lo
La madre morì
quando aveva dieci
anni, sua sorella pochi anni
dopo, poi se ne andò il suo primo amore, Ann Rutledge. Per sfuggire
all’ossessione della morte, per tutta la vita
Quasi tutte le persone sono
in grado di resistere alle avversità.
Se vuoi testare davvero
il carattere di un uomo,
dagli il potere.
cercò l’immortalità nel successo politico.
La sua ambizione era non morire nel ricordo degli altri».
Lincoln incarnava in modo naturale le qualità di un
vero leader, nella vita si è dovuto guadagnare tutto
ciò che ha ottenuto, non essendo nato in una famiglia importante e avendo dovuto lavorare sin da
giovane.
Incarna l’esempio perfetto dell’uomo che, spinto da
motivazioni molto forti, è riuscito a ottenere grandi
successi, diventando un esempio per molti leader.
Nel suo discorso di Lyceum disse: “Devi avere una
sfida per essere capace di fare cose grandi”.
E per lui fu esattamente così. Egli diceva che «Il
fatto che alcuni ottengono un grande successo, è
la prova che anche tutti gli altri possono farcela.”
Se alcune persone sono in grado di eccellere e avere
successo in un determinato settore, per Lincoln significava che chiunque potesse farcela. La persona
di successo ha determinati strumenti che ognuno
di noi possiede: la mente e la forza di volontà.
SE PRIMA DI TUTTO POTESSIMO SAPERE
DOVE siamo e dove stiamo andando,
potremmo meglio decidere cosa
fare e come farlo.
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30
vedeva con un libro gli urlava: “Perdi tempo: vai a
lavorare nei campi!”.
Era ancora un bambino ma leggeva Shakespeare,
le poesie di Byron, la Bibbia di Re Giacomo.
Ed è stato esattamente quello che lui ha fatto poiché non disponeva sicuramente di strumenti diversi da questi.
Egli, infatti, spingeva le persone a non sottovalutare mai le proprie capacità e non farsi abbattere
dalle difficoltà. Lincoln era indubbiamente un capo
atipico. Se cambiava idea lo riconosceva, aggiungendo: “Il modo per crescere è quello di migliorare
te stesso in ogni aspetto della tua vita.”
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
stificò quest’azione dicendo che aveva
bisogno degli uomini migliori, consapevole del fatto che era meglio averli
vicino per poterli osservare e controllare da amici piuttosto che lontani da
nemici.
Kearns Goodwin nella biografia dedicata a Lincoln, “Team of Rivals: The
Political Genius of Abraham Lincoln”
termina il libro parlando di Lincoln con
le seguenti parole: “La sua grandezza
consisteva nell’integrità del suo carattere e nella robusta fibra morale del
suo essere”.
La ferma convinzione
di riuscire è più importante
di qualsiasi altra cosa.
La sua più grande abilità era quella di
comunicare gli obiettivi e la visione.
Egli elaborava concetti semplici e condivideva, nei suoi discorsi, le preoccupazioni dei cittadini.
Quando la guerra finì e fu rieletto, Lincoln non focalizzò il suo discorso sul
suo successo ma sul far rinascere insieme il paese.
Inoltre, era convinto che ci si dovesse
circondare dei migliori e non vedeva,
al contrario di molti leader moderni, il
talento altrui come una minaccia ma
piuttosto come un’opportunità per
crescere, insieme.
Quando dovette formare il governo egli
si avvalse anche di suoi ex rivali e giu-
IL LATO MIGLIORE DEL FUTURO
È CHE ARRIVA
UN GIORNO ALLA VOLTA
ABRAHAM
LINCOLN
Egli riteneva che migliorando ogni giorno, anche solo un pochino, si possono
ottenere straordinari miglioramenti
nel corso degli anni. Progressi lenti ma
costanti conducono inevitabilmente al
successo.
Se faceva un errore, non lo nascondeva. Se le cose andavano bene, condivideva la gloria con i suoi collaboratori.
Se andavano male, non scaricava la
responsabilità su altri. E soprattutto
ascoltava l’opinione di tutti, anche le
critiche.
Lincoln aveva la capacità di ascoltare i
differenti punti di vista.
Creava un clima in cui i membri del Governo erano liberi di esprimere la loro
opinione, anche se in disaccordo, senza paura di ritorsioni.
Allo stesso tempo, sapeva quando fermare la discussione dopo aver ascoltato le varie opinioni per prendere una
decisione finale. Lincoln era, inoltre, un
grande comunicatore.
Con i suoi discorsi ha scritto la storia.
A quei tempi i discorsi erano letterari e
storici, sempre molto argomentati, ma
nonostante questo erano comprensibili anche dai meno colti che venivano
ipnotizzati dal linguaggio di Lincoln.
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31
MAHATMA
GANDHI
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
1869 - 1948
Importante guida spirituale per il suo paese, lo
si conosce soprattutto col nome di Mahatma
(“grande anima”), appellativo che gli fu conferito
per la prima volta dal poeta Rabindranath Tagore.
È considerato il fondatore della scienza politica
moderna.
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Mohandas Gandhi era un leader politico e spirituale dell’India. Attraverso la sua causa, ha aiutato l’India a ottenere l’indipendenza ed è stato
onorato in India come il Padre della Nazione.
Se guardiamo ai leaders di spicco del XX secolo e,
soprattutto, a quanto hanno ottenuto, all’impatto
storico che hanno determinato e alle motivazioni
che sono riusciti ad infondere negli altri, Gandhi
emerge come un gigante. Infatti, in un secolo che
si è distinto, probabilmente, come il più violento
della storia umana, Gandhi ha avuto il coraggio
di affrontare con un metodo non-violento l’impero allora più potente al mondo. Soprattutto, ha
ispirato con il suo metodo la lotta non-violenta di
molti popoli che, grazie alle sue idee, sono riusciti
a completare il processo della decolonizzazione o
ad arrivare alla parità razziale o, ancora, a mettere fine a lunghi periodi di dittatura. Era un sostenitore della non-violenza e nelle sue proteste
civili non ha mai usato violenza per raggiungere
i suoi obiettivi. Gandhi ha mostrato grande forza
interiore, non ha usato la forza muscolare per costringere gli altri a piegarsi alla sua volontà, ma ha
utilizzato mezzi non violenti per raggiungere i suoi
obiettivi. In qualità di leader, spesso si fa leva sulla
propria posizione o la propria autorità per piegare
la gente alla propria volontà.
Tuttavia, il vero punto di forza di un leader è quello
di essere in grado di persuadere e convincere la
gente a seguirlo non utilizzando la forza coercitiva
ma perché gli si riconosce il potere naturale. L’insegnamento che ha dato Gandhi è proprio questo:
egli invita i leader a imparare ad usare il rispetto
per vincere, invece di usare il potere di piegare la
gente alla propria volontà.
La sua vita ha ispirato molti altri nel continuare
a lottare per
i diritti civili a livello
internazionale. Ci ha dato
innumerevoli lezioni sulla vita e
sulla leadership.
Gandhi ha reinventato le regole del gioco per affrontare una situazione che i vecchi
metodi esistenti non erano riusciti a risolvere.
Ruppe la tradizione, capì che non si poteva
combattere l’esercito britannico con la forza.
Così decise di cambiare il gioco rendendolo
completamente diverso.
Tirò fuori il potere delle persone comuni,
ispirò donne e uomini nel paese chiedendo loro di combattere sotto un unico obiettivo.
Gandhi ha fatto in modo che tutti coloro che erano coinvolti nella causa fossero legati
all’obiettivo. Per fare questo sapeva di dover creare un evento di forte impatto: prese i suoi seguaci
e li coinvolse in una marcia che sconvolse la fantasia popolare del tempo. Egli, inoltre, sapeva va-
lorizzare e motivare i suoi seguaci a fare cose che
neanche loro credevano di saper fare: “Quando si
ha fiducia di poter fare una certa cosa, si acquisterà sicuramente la capacità di farla, anche se,
all’inizio, magari non si è in grado.”
Gandhi riteneva che la leadership riguardasse i seguaci, non i leaders. Il compito del leader, secondo
il Mahatma, era quello di rendere i propri seguaci
orgogliosi di far parte di un gruppo e di far sentire
loro che ne rappresentano una parte essenziale.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
spiriti convinti e infuocati da una fede
infinita nella loro missione, possono
cambiare il corso della storia”.
L’uomo diventa spesso ciò che
crede di essere. Se continua a
dire che non si riesce a fare
una certa cosa, è possibile che
alla fine si diventi realmente
incapaci di farla.
MAHATMA
GANDHI
Questo aspetto rappresenta anche
una caratteristica vincente nelle attuali organizzazioni: i bravi leader fanno in modo che le persone si sentano partecipi di ciò che fanno. Ognuno
deve sentire di poter fare la differenza
per il successo di un’organizzazione;
quando questo accade, le persone si
sentono centrate e questo rappresenta per loro il vero significato del lavoro.
Gandhi aveva la capacità di comprendere la psicologia umana così come
aveva grandi abilità di pubbliche relazioni.
Egli sfruttava queste abilità per creare
empatia con i suoi seguaci e comunicare le sue idee in modo semplice e
diretto.
Inoltre, pensava che la crescita continua fosse parte della vita.
Gandhi aveva capito l’importanza della crescita continua nella sua vita e ha
sempre cercato una maggiore comprensione di essa attraverso lo studio
della scrittura religiosa.
In qualità di leader, è necessario anche capire la necessità di una crescita
costante. L’ impegno costante per la
crescita per il miglioramento che porta ognuno di noi e la propria organizzazione ad un altro livello.
In ultima analisi, una leadership buona e degna della fiducia della gente
deve avere come fondamento il giudizio morale che aiuti a prendere decisioni giuste e compiere azioni giuste.
La storia, infatti, ha dimostrato ampiamente che, alla fine, è sempre la
verità a trionfare. In fin dei conti questo è quanto Gandhi è riuscito a fare,
convincendo la gente comune che lo
spirito di Cristo, di Buddha, dei profeti
dell’Antico Testamento e dei sapienti della Grecia antica possono essere
messi in pratica anche al giorno d’oggi.
Aveva una sola guida: quella che chiamava la voce interiore. Fra le grandi
verità che aveva imparato c’era la convinzione che un uomo solo può fare la
differenza e che “un piccolo gruppo di
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33
Solo l’essenziale sulla Leadership
NELSON
MANDELA
Training Report
1918 - 2014
Nelson Rolihlahla Mandela è un politico
sudafricano; è stato il primo presidente a
essere eletto dopo la fine dell’apartheid nel suo
Paese e premio Nobel per la pace nel 1993 insieme
al suo predecessore Frederik Willem de Klerk.
Nelson Mandela è un personaggio storico, una di
quelle persone che in vita fanno già parte della leggenda. È il simbolo del Sud Africa. Quello che ha
sempre colpito in lui è la sua elevatura morale e
la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in
favore degli altri. A lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid, segregato e incarcerato
per ventisette anni durante i governi sudafricani
pro-apartheid prima degli anni novanta, è oggi universalmente considerato un eroico combattente
per la libertà. È passato alla storia per aver libera-
E questo è esattamente ciò che ha
imparato a fare: far finta e
mostrarsi coraggioso, ispirando
gli altri.
2. Guida stando dietro e lascia che gli altri
credano di essere davanti.
Durante le riunioni con gli esponenti dei partiti, Mandela lasciava parlare gli altri per primi e
ascoltava. Quando finalmente prendeva la parola, lentamente e metodicamente riassumeva tutti i punti di vista e poi illustrava i propri
pensieri, orientando sottilmente la decisione
nella direzione che voleva, senza imposizioni. “È saggio”, egli sostiene, “convincere la
gente a fare le cose e far pensare loro che
è una loro idea.”
3. Conosci il tuo nemico - e impara qual è il suo
sport preferito.
Già nel 1960, Mandela ha cominciato a studiare
afrikaans, la lingua dei sudafricani bianchi che ha
creato l’apartheid. Egli voleva capire la loro visione
del mondo, sapeva che un giorno avrebbe combattuto o negoziato con loro, e in entrambi i casi, il suo
destino era legato a loro. Questo è stato strategico
in due sensi: parlando la lingua dei suoi avversa-
Un vincitore è solo un sognatore
che non si è arreso.
(Nelson Mandela)
pagina
34
to un paese da un sistema di pregiudizi violenti e
ha contribuito a unire bianco e nero, oppressori e
oppressi, in un modo che non era mai stato fatto
prima.
Uno dei leitmotiv di Mandela è che un problema
“non è una questione di principio, è una questione
di tattica.”
Di seguito otto lezioni di Mandela sulla leadership:
1. Il coraggio non è l’assenza di paura - è ispirare gli
altri ad andare oltre la paura.
Mandela ha avuto spesso paura sia durante il processo Rivonia, che ha portato alla sua prigionia, che
durante il suo soggiorno a Robben Island. “È naturale che abbia avuto paura!” Sarebbe stato irrazionale, afferma egli stesso in un’intervista, non aver
paura. “Non posso far finta che io sia coraggioso e
che posso battere il mondo intero”. Ma come leader, non posso trasmettere le mie paure. “È necessario far fronte comune”.
ri, avrebbe potuto capire i loro punti di forza e di
debolezza e formulare tattiche di conseguenza. E
inoltre si sarebbe ingraziato il suo nemico. Mandela aveva capito che i neri e gli afrikaner aveva-
Solo l’essenziale sulla leadership
no qualcosa di fondamentale in comune:
gli afrikaner credevano di essere africani
tanto quanto lo
credevano i neri.
Sapeva anche
che gli afrikaner
erano stati anch’essi vittime di
pregiudizi: il governo britannico
e i coloni bianchi
inglesi li guardavano dall’alto
verso il basso.
Gli
Afrikaner
soffrivano di un
complesso
di
inferiorità culturale, quasi quanto hanno fatto i
neri.
4. Tenete vicini i vostri amici e ancora più
vicini i vostri nemici.
Spesso Mandela ha invitato nella sua residenza persone che non stimava e di cui
non si fidava poichè egli credeva che avere vicino i suoi avversari era un modo per
controllarli: erano più pericolosi per conto
proprio che all’interno della sua cerchia di
influenza.
5. L’apparenza è importante e ricordatevi
di sorridere spesso.
Mandela punta molto sulla correlazione
storica tra leadership e fisicità. George
Washington era il più alto e probabilmente il più forte rispetto ai suoi colleghi. Le dimensioni e la forza hanno più a
che fare con il DNA che con i manuali di
leadership, ma Mandela ha capito come
il suo aspetto l’avrebbe aiutato nella sua
causa. Infatti, si è sempre preoccupato di
vestirsi in modo appropriato per la sua
posizione e durante i dibattiti sorrideva
sempre. L’onnipresente manifesto elettorale dell’ANC era semplicemente il suo
volto sorridente. Il sorriso era il messaggio.
6. Niente è nero o bianco.
Quando chiedevano a Mandela se avesse deciso di sospendere la lotta armata,
perché si era accorto che non aveva la
forza per rovesciare il governo o perché
sapeva che poteva conquistare l’opinione pubblica internazionale con la scelta
della non violenza, lui rispondeva: “Perchè non
entrambi?” Il suo
messaggio era
chiaro: la vita
non è mai “o /
o”. Le decisioni
sono complesse,
e ci sono sempre
in competizione
una moltitudine
di fattori. Cercare
spiegazioni semplici è la tendenza del cervello
umano, ma non
corrisponde alla
realtà. Niente è
mai così semplice come appare.
7. Si può guidare anche abbandonando
una causa o un’idea.
Sapere come abbandonare un’idea, attività o relazione che falliscono, è la decisione più difficile che un leader deve prendere. La più grande eredità di Mandela
come presidente del Sud Africa è stata il
modo in cui ha scelto di lasciarlo. Quando
fu eletto nel 1994, Mandela probabilmente sarebbe potuto rimanere presidente
a vita: molti ritengono che questo era il
minimo che il Sud Africa potesse fare per
ripagarlo degli anni trascorsi in carcere.
Ma il suo compito era quello di impostare
la rotta, non di governare la nave. Egli sa
che i leader guidano più in base a quello
che scelgono di non fare che a quello che
fanno.
La pace non è un sogno: può
diventare realtà, ma per
custodirla bisogna essere
capaci di sognare.
NELSON M
ANDELA
Training Report
pagina
35
Solo l’essenziale sulla Leadership
MARTIN
LUTHER KING
Training Report
1929 - 1968
Martin Luther King è stato un pastore
protestante, politico e attivista statunitense,
leader dei diritti civili. Il suo nome viene
accostato per la sua attività di pacifista a quello
di Gandhi ed a Richard Gregg, primo americano a
teorizzare organicamente la lotta non violenta.
Pacifista convinto e grande uomo del Novecento,
Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad
Atlanta (Georgia), nel profondo Sud degli States. È
stato protagonista della lotta per ottenere la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di
qualsiasi razza. L’impegno civile di Martin Luther
King è condensato nella “Letter from Birmingham
Jail” (Lettera dalla prigione di Birmingham), scritta
nel 1963, e in “Strength to love” (La forza di amare)
che costituiscono un’appassionata enunciazione
se erano quelli
di solidarietà e unione,
egli spingeva le persone a
lavorare insieme e a cooperare.
Possedeva grandi abilità comunicative ed era in grado di coinvolgere e convincere le masse, fondamentalmente perché credeva
nella causa che aveva sposato ed era coerente
nei suoi comportamenti. Si comportava esattamente come predicava; King è stato un leader
trasformazionale.
La leadership transformazionale inizia con
lo sviluppo di una visione, una visione del
futuro in cui potersi riconoscere.
La visione di Martin Luther King era
quella di “un mondo dove i bambini neri
prendono per mano i bambini bianchi
come fratelli e sorelle”. La sua abilità di leader è
stata quella di dipingere un quadro vivido di un
domani migliore. La sua visione è stata chiara,
concreta, coinvolgente, e le sue parole hanno permesso ai seguaci di vedere quello che lui vedeva.
Egli ha coinvolto il cuore dei suoi seguaci. Mentre
la logica può obbligare la mente, le storie e le metafore toccano il cuore.
Ho un sogno: che un giorno
questa nazione si sollevi e viva
pienamente il vero significato del
suo credo; che tutti gli
uomini sono stati creati uguali
pagina
36
della sua indomabile crociata per la giustizia.
Unanimemente riconosciuto apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, “redentore dalla
faccia nera”, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuta, nella
realtà americana degli anni cinquanta e sessanta, ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato
l’ottimismo creativo dell’amore e della resistenza
non violenta, come la più sicura alternativa sia alla
rassegnazione passiva che alla reazione violenta
preferita da altri gruppi di colore, come ad esempio, i seguaci di Malcolm X. Il suo discorso “I have a
dream” è un capolavoro di retorica e contiene dei
consigli necessari per esser considerati un vero
leader.
I principi che King cercava di trasmettere alle mas-
Questa è la differenza tra l’offerta di informazione e l’ispirazione. King si è rifiutato di accettare lo
status quo.
Si è attivato, non è sceso a compromessi, ha lottato fino alla fine per la sua causa raccogliendo sempre più consensi. Egli ha riconosciuto il sacrificio
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
è stato il profeta della loro crociata per
l’uguaglianza razziale, il loro grido di
battaglia per la dignità umana.
Per molti milioni di americani bianchi,
era uno di un gruppo di negri che ha
conservato il ponte di comunicazione
tra le razze, quando la guerra razziale
minacciava gli Stati Uniti. Per il mondo
Martin Luther King aveva le caratteristiche di un vincitore del Premio Nobel
della Pace, un eroe vero e sicuramente
un grande leader.
I sogni non sempre si
realizzano. Ma non perché
siano troppo grandi o
impossibili. Perché noi
smettiamo di crederci.
MARTIN LU
THER KING
dei suoi seguaci rimarcandolo più volte
nel suo discorso e riconoscendo il loro
ruolo fondamentale per la vittoria della
battaglia. King era un leader molto carismatico, in grado di creare entusiasmo,
di motivare il gruppo, di influenzare i
desideri e le aspettative dei singoli, di
favorire il coinvolgimento dei collaboratori in modo da indurli a perseguire gli
obiettivi condivisi.
Nella leadership trasformazionale, gli
individui del gruppo vengono “trasformati” e questa trasformazione ha lo
scopo di aiutarli a raggiungere le proprie
potenzialità.
Il leader trasformazionale è capace di
intuire anomalie e problemi; deve proporre nuovi schemi, diversi da quelli
usati nel passato, per rispondere alle
esigenze dell’ambiente interno e da
quello esterno. Per riuscire in ciò, egli
deve essere in grado di suscitare nei
membri del gruppo la consapevolezza
dell’importanza del lavoro di ognuno.
Per questo è indispensabile essere capaci di creare delle relazioni vere con i
propri collaboratori ma prima di tutto si
deve dare l’esempio. Era coraggioso, in
grado di ispirare le masse, eloquente, e
incredibilmente efficace. Ha cambiato il
mondo lottando per ottenere la parità
dei diritti non lasciando che il fine giustificasse i mezzi, non compromettendo
i suoi valori, dimostrando grande onestà.
Ha avuto un impatto enorme sul movimento dei diritti civili e ha cambiato le
trappole giuridiche del razzismo negli
Stati Uniti degli anni sessanta.
Questo è sicuramente un grande leader. Per molti milioni di americani, King
pagina
37
Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
STEVE JOBS
1955 - 2011
Steve Jobs
è stato un imprenditore,
informatico e inventore statunitense. È
considerato fra i pionieri dell’informatica assieme
a Steve Wozniak e Bill Gates.
Cofondatore di Apple Inc., ne è stato amministratore
delegato fino al 24 agosto 2011, quando si è dimesso
per motivi di salute.
Steve Jobs ha
lasciato un’eredità diffusa grazie ai
suoi successi e le sue intuizioni; un’eredità che
tutti abbiamo potuto apprezzare e di cui abbiamo
usufruito. Le sue capacità imprenditoriali e di leader sono indiscusse; egli ha creato un personale
stile di leadership staccandosi dai formalismi e
parlando al cuore delle persone. Viene ricordato,
oltre che per queste sue doti, per il modo in cui
presentava se stesso e ciò che faceva. Jobs è stato il più grande narratore del mondo aziendale.
Invece di limitarsi a una presentazione come la
maggior parte della gente, ha informato, educato,
ha ispirato e ha intrattenuto. Era perfettamente
consapevole del fatto che si possono avere le più
grandi idee del mondo, ma se non si riesce a comunicarle, non avranno importanza, perché nes-
Non perdete tempo a vivere la vita
di qualcun’altro.
Siate affamati, siate folli
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suno sarà disposto ad ascoltarle.
La sua storia, ricca di fallimenti, incertezze e successi,
è un chiaro esempio di come, grazie
alla tenacia e al talento, si possa arrivare
alla realizzazione dei propri obiettivi. Jobs ci ha
creduto sempre, anche quando gli eventi remavano contro di lui. Ha incominciato a costruire i suoi primi lavori nel garage dei genitori
nel 1975 quando aveva appena 20 anni; nel
2007 è stato classificato come il primo tra
i 25 uomini d’affari più potenti da Fortune
ed è stato eletto persona dell’anno 2010
dal Financial Times. Ha fondato, oltre
che la Apple, anche la società NeXT
Computer. È stato, inoltre, amministratore delegato di Pixar Animation Studios prima dell’acquisto da parte della Walt Disney Com-
È solamente dicendo ‘no’ che puoi
concentrarti sulle cose
veramente importanti.
pany, della quale era inoltre membro del consiglio
di amministrazione oltre che maggior azionista. È
noto per aver introdotto al grande pubblico il primo personal computer con il mouse (Apple Lisa)
e per prodotti di successo come Macintosh, iMac,
iPod, iPhone e iPad. È stato tra i primi a intuire la
potenzialità del mouse e dell’interfaccia a icone
presenti sullo Xerox Star, creando il Macintosh.
La sua vita stessa rappresenta la più grande lezione di leadership che possa essere insegnata e
appresa. Una lezione basata su fatti e su regole
che Steve Jobs ha sempre seguito per ottenere il
successo.
La regola principale sulla quale si basa il successo di Steve Jobs è la passione; egli sosteneva che
“Le persone che hanno passione possono cambiare il mondo in meglio”, se si svolge il lavoro che
si ama e se si riesce a fare della propria passione
il proprio lavoro si hanno molte più possibilità
di arrivare al successo. Jobs credeva nel potere della visione, caratteristica fondamentale per
determinare ciò che si vuole fare nel futuro; egli
infatti non si limitava a creare prodotti che andassero incontro alle esigenze del mercato, ma
il suo intento era quello di creare prodotti che
potessero cambiare il mondo. Avere una visione
d’insieme e riuscire a trasmetterla è una delle
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
LE REGOLE DELLA LEADERSHIP DI STEVE JOBS
“Simpler is always better”: la cosa più semplice è sempre la migliore. La raccomandazione di Jobs: “One product, one box”, un prodotto una scatola. Più semplice di così.
“Blunt communication works”: La comunicazione diretta funziona: la franchezza
non lascia spazio alla confusione, alle distrazioni o alla complessità.
“Good leaders can compartmentalize”: i buoni leaders possono disaggregare; Jobs
isolava le critiche quindi poteva muoversi verso i propri obbiettivi.
“Small groups work better”: piccoli
gruppi lavorano meglio; limitare gli
incontri tra persone che parlano con
cognizione di causa dell’argomento.
“Keep things minimal and move quickly”: mantenete le cose minime e
muovetevi rapidamente; le campagne
Apple sono realizzate entro un mese.
“Simple names are superior”: i nomi
semplici sono i migliori; Apple non assume esperti in denominazioni, fa affidamento su un team interno ed un
gruppo di consulenti pubblicitari.
“Simplicity is human”: la semplicità è
umana; non un hard disk da 5 giga su
un iPod, ma un migliaio di canzoni in
tasca.
“Simplicity even works in retail”: la semplicità funziona sempre nella vendita al dettaglio; concentratevi sulla qualità, sul design pulito e accogliente e su un servizio
clienti fantastico.
Accendi il cervello. Le nuove idee nascono guardando le cose,
parlando alla gente, sperimentando,
facendo domande e andando fuori dall’ufficio!
STEVE JOBS
caratteristiche essenziali dei leader di successo. Jobs ha catturato la nostra immaginazione perché ha veramente capito i suoi clienti. Sapeva che i tablet non avrebbero
catturato la nostra immaginazione se fossero stati troppo complicati. Il risultato? Un
pulsante sul lato anteriore di un iPad. È così semplice che uno di 2 anni può usarlo. I
clienti non si preoccupano del prodotto. Si preoccupano di loro stessi, delle loro speranze, delle loro ambizioni. Jobs ha insegnato che se aiuti i clienti a raggiungere i loro
sogni, li conquisterai.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
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Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Scene di
Leadership
IL CASTELLO
Regia: Rod Lurie - Titolo originale: The Last Castle - Soggetto:
David Scarpa - Sceneggiatura: David Scarpa, Graham Yost Cast: Robert Redford, James Gandolfini, Mark Ruffalo, Steve
Burton - Produzione: DreamWorks SKG, USA, 2001 - Durata :
130’ - Genere: Drammatico
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
TRAMA
Il castello è un carcere militare con i
requisiti di una vera fortificazione dove
i condannati sono ex soldati e le loro
guardie applicano misure di stretta
repressione e sorveglianza. A sconvolgere la vita del carcere sarà l’arrivo del generale pluridecorato Eugene
Irwin (Robert Redford) condannato
dalla corte marziale per aver, durante
una missione, disobbedito ad un ordine presidenziale costato la morte ad
otto dei suoi uomini. La vita del carcere è dominata dal duro comando del
colonnello Winter (James Gandolfini),
un uomo sadico che fa della sua visione pessimistica della natura umana il
mezzo per esercitare il comando. I detenuti sperano che Irwin li aiuti a denunciare il trattamento violento della
prigionia, ma il generale, che desidera
solo scontare la pena, è dapprima indifferente alle loro parole. In breve tempo
però misurandosi con la violenza e le
punizioni inferte da Winter, Irwin abbraccerà la missione di ridare a quegli
uomini la dignità negata dal cinico e
crudele carceriere. A questo punto le
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due visioni del comando e del potere si
scontreranno irrimediabilmente. Irwin
riaccende nei prigionieri il desiderio di
combattere per una missione comune
e non l’uno contro l’altro. In una intensa battaglia finale i prigionieri-soldati
saranno uniti dall’obiettivo di ottenere
il controllo della prigione espugnando il
castello dall’interno e obbligando Winter a lasciare l’incarico. L’ultima azione programmata è issare la bandiera
americana capovolta come segno della
mancanza di ordine. Quando il piano
appare perfettamente riuscito, Winter
riacquista il controllo del carcere minacciando di far fuoco sui prigionieri, i
quali cedono alla guerriglia solo dopo il
comando di Irwin. Il generale coraggiosamente impugna la bandiera e la issa
correttamente; le vedette non osano
sparare, ma in un eccesso d’ira Winter
preme il grilletto e spara contro il suo
avversario. Il generale è a terra esanime e con le ultime forze spinge la bandiera americana in alto, mentre Winter
è ammanettato e portato via.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
COMMENTO AL FILM
Il carcere e il castello sono due luoghi-simbolo in cui la gerarchia di potere determina le relazioni tra gli individui. Come negli antichi castelli la torre
dominava e controllava l’intera vallata,
allo stesso modo la finestra dell’ufficio
di Winter impone il suo dominio sul carcere. Ciò lo rende in qualche modo il padrone della fortezza; al di là della torre
vi è lo spazio comune in cui i detenuti
scontano la pena. A differenza dei prigionieri civili, questi uomini non anelano
solo alla libertà, ma a recuperare la loro
dignità; pertanto nel film non prevale
solo l’obiettivo di far crollare il potere
corrotto, ma piuttosto di far trionfare lo
spirito umano.
Nella dicotomia tra il potere coercitivo
esercitato da Winter e il potere della leadership incarnato da Irwin, si concentra
la riflessione del regista che ha volutamente puntato l’attenzione sulla natura
enigmatica dell’attitudine al comando.
Rob Lurie si è laureato presso l’Accademia Militare degli Stati Uniti (meglio nota
come West Point); il suo background
militare gli ha permesso di entrare nel-
la mente dei personaggi considerando i
valori, i conflitti, le regole e le leggi che
ne guidano il comportamento. Il regista
ha delineato i caratteri dei personaggi
partendo da alcune riflessioni sul leader:
«quali sono le qualità di un leader? Qual
è il DNA della leadership?». Egli dice «il
film presenta quello che ritengo sia un
concetto molto semplice: la leadership
è innata. I veri leader non hanno altra
scelta in materia, è un destino che viene
da dentro. Non si tratta di una funzione di rango, e non è possibile falsificare
o cercare di scappare. A West Point, ho
appreso che la leadership non può essere insegnata».
Il vero protagonista del film infatti è un
leader naturale, il generale Irwin, che
definisce con la sua azione i caratteri della leadership; qualità e carattere
che emergono in una situazione in cui,
abbandonata la divisa e la carica, il suo
valore non è indebolito, ma rafforzato
dal coraggio con cui accetta la colpa e la
pena. Ricordi, missioni, libri non servono
a dimostrare i meriti del generale; sarà
il suo carisma a riaccendere la speranza
di un riscatto.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
La leadership si coniuga perfettamente all’ambito militare nel quale
il teamwork, il pensiero strategico, le
abilità comunicative, il valore del singolo individuo, il senso della missione,
sono determinanti. Questo universo di
pensiero calato in una prigione, che è il
non-luogo delle piccole cose, può avere
la potenza aggregativa della lotta comune (come avverrà alla fine del film) o
dissolversi in un trionfo dell’individualismo (come all’inizio del film si evidenzia
attraverso il carcerato-scommettitore
Yates). Questi uomini un tempo uniti dall’obiettivo di servire il loro paese,
dal simbolo della bandiera, da un canto,
da una piastrina si sono trasformati in
isole e solo il carisma di un leader potrà ricordare loro cosa significa essere
soldati. Il ricordo della condivisione di
un orizzonte di pensiero riporta l’individualità ad essere coralità. Un esempio
di questo ritorno all’ordine è rappresentato dal muro al centro del cortile,
l’unico pezzo dell’originario castello, la
cui costruzione è un espediente per tenere occupati i detenuti e alimentare
l’odio reciproco. Quando Irwin lo chiama
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«il vostro muro» la prospettiva cambia:
il muro di Winter non è costruito con la
cooperazione ed è privo di ordine logico;
lo stesso muro distrutto e ricostruito
sotto la spinta motivazionale del leader
è una costruzione razionale e perfetta. Quei massi sovrapposti diventano,
grazie ad Irwin, il simbolo della leadership. Il culmine di questo cambiamento
è rappresentato dal sacrificio di Aguilar
(Clifton Collins Jr.) che si oppone alla distruzione del muro, evocando l’immagine dello studente di piazza Tienanmen
che sfida i carri armati. Irwin assolve la
funzione del maieuta e riscopre i tratti
dell’umanità di quei compagni che non
hanno stelline sulla divisa. Egli non
guarda ai loro crimini, ma a quello c’è di
buono in loro; il generale è il collante tra
questi uomini disperati e l’unico riscatto possibile rappresentato dall’ultima
prova di coraggio e onore.
ANALISI DELLA SEQUENZA
Il confronto tra Irwin e Winter offre
numerosi spunti per definire le caratteristiche dei due tipi diversi di potere
e di leader. In particolare la sequenza
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
selezionata pone in diretto contrasto
dialogico il potere autoritario di Winter,
basato sul potere coercitivo e sull’ordine
uccidi/spara, al potere del carisma rappresentato da Irwin basato sull’arma
del dialogo e del confronto. Una differenza così sostanziale permette di distinguere il leader dal non leader. Winter è il capo autoritario della prigione ed
è, quindi, un leader formale, Irwin è al
contrario un leader naturale, in quanto scelto spontaneamente dal gruppo
come guida. Il contrasto tra due identità
molto forti innerva la storia e si trasforma nello scontro tra modi di esercitare il
potere e l’autorità. Irwin ha una sincera
passione per il comando e per i soldati;
egli non vede i criminali ma gli uomini, e
ciò garantisce loro una speranza di redenzione. Egli dice «credo che bisognerebbe ricordare, anche le cose buone
che hanno fatto, non solo le peggiori»
e manifesta così il suo punto di vista
in aperto contrasto, con quello di Winter. Per quest’ultimo, infatti, i carcerati
sono dei condannati privi di speranza
che non si devono educare, ma punire
in quanto hanno disonorato l’uniforme.
Tra Winter e Irwin è in atto una partita a
scacchi psicologica, dove con ogni mossa si mette in fallo l’altro per divenire
il signore del castello. Winter crea una
vera e propria offensiva di cui sono ben
chiari gli attori: da una parte il capitano e
i suoi uomini che, quasi come in trincea,
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48
difendono il loro territorio; dall’altra c’è
il nemico, i prigionieri, tra i quali adesso
anche Irwin con il suo ruolo sovversivo
e carismatico. In questo momento tra i
due si apre la guerra; le loro ideologie si
scontrano e non prevedono prospettive
di accordo. Il contrasto tra i personaggi
non riguarda solo la posizione di potere,
ma anche il valore militare. Il colonnello
Winter ha l’obiettivo di creare una prigione sicura in cui tutto è sotto il suo
autorevole comando: «i miei uomini ed
io siamo in netta minoranza, siamo tutti
i giorni dietro le linee nemiche […]. Lei
penserà che io non sono mai stato in
un campo di battaglia, ma solo perché
non si è mai seduto dietro una scrivania, questa scrivania». Winter difende
la natura autoritaria del suo controllo
con dati inconfutabili («zero tentativi
di fuga, zero aggressioni, zero vittime»)
che convalidano l’efficienza dei metodi
duri e repressivi. La leadership autoritaria nega la condivisione del piano d’azione, la comunicazione, la fiducia, l’empatia e la collaborazione, infatti Winter è
il teorico solitario del suo comando.
La leadership di Irwin diviene una minaccia che logora il potere centrale
dall’interno e che in quanto fondata sulla condivisione degli obiettivi, sul confronto e sulla motivazione, non temerà
di confrontarsi neanche con il sacrificio
estremo della vita.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
WE WERE SOLDIERS
Regia: Randall Wallace - Titolo originale: We Were Soldiers - Soggetto e
sceneggiatura: Randall Wallace - Cast: Mel Gibson, Madeleine Stowe, Greg
Kinnear, Chris Klein, Sam Elliott - Produzione: Icon-Wheelhouse Entertainment,
USA, 2002 - Durata: 138’ - Genere: Guerra.
TRAMA
Harold G. Moore (Mel Gibson) è comandante del 1° Battaglione del 7° Reggimento Cavalleria; data la sua lunga
esperienza militare avrà il compito di
aprire le ostilità con il Vietnam. Soldati
e generali, prima della partenza per la
guerra, si trasferiscono alla base di Fort
Benning, dove le famiglie rimarranno
durante la loro assenza. Qui Moore scopre che il presidente Lyndon B. Johnson
non ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale e dunque il battaglione,
privato dei soldati più anziani e meglio
addestrati, sarà composto da soldati
giovani e inesperti che verranno sottoposti ad un rigoroso addestramento.
Mentre i mariti sono occupati in queste
attività, le loro donne si incontrano per
discutere di economia domestica e per
distogliere l’attenzione dall’imminente
distacco; durante una riunione sentono l’annuncio dell’invio del contingente
aereomobile e della necessità di implementare le forze armate per contrastare l’offensiva contro il Vietnam.
Nella serata che precede la partenza
dei soldati viene celebrata una festa a
cui partecipano i vertici militari, dove un
superiore comunica a Moore che la sua
unità è stata rinominata 1° Battaglione del 7° Reggimento Cavalleria come
quella del Generale Custer, completamente annientata dagli indiani a Little
Big Horn (immagini dell’evento compaiono attraverso illustrazioni di libri).
Dalla triste serata di commiato la scena
passa alla valle La Drang dove si sviluppa la battaglia. Le mosse delle truppe
vietnamite sono orchestrate all’interno
di un bunker sotterraneo, in cui il capo
dà gli ordini e coordina i movimenti della
sua divisione; Moore invece combatte e
dà ordini sul campo di battaglia cercando di limitare il numero delle vittime.
Intanto a Fort Benning arrivano tele-
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
grammi che informano le famiglie dei
caduti in guerra; sarà Julie (Madeleine Stowe), moglie di Moore, a portare
a ciascuna donna la triste notizia. In
questo compito è accompagnata da
Barbara (Keri Russell) che ha dato alla
luce una bambina poco prima della
partenza del marito Jack Geoghegan
(Chris Klein), che morirà durante gli
scontri.
Tra i soldati destinati a tornare a casa
vi sarà il reporter di guerra Joe Galloway (Barry Pepper) che racconterà la
guerra attraverso le sue fotografie. Il
comandante Moore - come aveva promesso - sarà l’ultimo a lasciare il campo da guerra e solo dopo essere certo
che i suoi uomini, vivi e morti, siano sugli elicotteri. Infine ritorna a casa per
riabbracciare la sua famiglia.
COMMENTO AL FILM
Il cinema ha raccontato molte volte gli
orrori della guerra del Vietnam; tra i
film più noti vi sono “Apocalypse Now“
di F. Ford Coppola (1979), “Full Metal
Jacket” di S. Kubrick (1987), “Good Morning, Vietnam” di B. Levinson (1987). Il
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50
costo in termini di vite umane è stato
enorme, circa 58.000 soldati, e tale impatto sulla società americana ha reso
questo episodio della storia contemporanea profondamente nazionale. Il
patriottismo, la fedeltà al paese e alla
bandiera, sono gli elementi che denotano il soldato americano: in “We were
soldiers”, in punto di morte, uno degli
ufficiali con l’ultimo fiato in corpo pronuncia il suo epitaffio «sono contento
di morire per la mia patria». Tutti i film
di guerra oltre a denunciare la violenza,
sono un tributo all’eroismo dei soldati
che diventano il simbolo del valore civile.
Nel film di Wallace tali elementi si incarnano nel Col. Harold G. Moore, interpretato da Mel Gibson, che veste
bene i panni della guida carismatica
di un popolo o di un esercito. La sceneggiatura scritta dallo stesso regista
trae il soggetto dal libro “We Were Soldiers Once… And Young” scritto a due
mani dal generale Harold G. Moore e
dal giornalista Joseph L.Galloway, reporter di guerra e testimone dei fatti;
come “Platoon” di Stone (1986) anche
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
qui la storia è modellata sulle memorie
dei protagonisti. Il personaggio di Moore emerge attraverso il libro e il film
come un uomo religioso, che ama la sua
famiglia, animato da valori morali che
nel film possono passare per patetici e melodrammatici se comparati alla
violenza della guerra. In verità Moore,
come si vede nel film, si recherà a pregare sulla tomba del generale Geoghegan e nel libro si racconta che visitò, e in
altri casi scrisse alle famiglie degli ufficiali morti. In lui rimase sempre il dolore
per aver perso così tanti soldati a causa
della totale mancanza di preparazione e
strategia con la quale furono mandati a
combattere.
Per riscattare le numerose perdite
umane, alla fine del film si accenna al
proposito di raccontare gli orrori della
guerra e Moore affida a Joseph L.Galloway questo compito. Il giovane reporter crede che le immagini delle atrocità
possano salvare il futuro da altri conflitti e che la memoria salvi dall’oblio le
vite dei soldati. Parole simili riecheggiano nel film 300 di Zack Snyder (2006),
dove un valente condottiero, prima di
affrontare la battaglia, rievoca il suggestivo monito del Re Leonida: «ricorda
chi eravamo». Il messaggio del ricordo e
della memoria passa dal libro al film con
l’unico intento di sensibilizzare lo spettatore anche molti anni dopo lo svolgimento dei fatti. In quanto film di guerra, “in We Were Soldiers” non mancano
motti patriottici inneggianti al valore e
Wallace, che è stato anche lo sceneggiatore di “Braveheart”, dimostra di saper costruire discorsi di grande potenza
emotiva sul tema dell’unità degli individui attorno ad una bandiera o un ideale;
anche in questo caso il rito vuole che il
discorso venga pronunciato prima di un
momento decisivo per la collettività. We
Were Soldiers racconta un singolo momento della guerra del Vietnam (19621975), quello riguardante la battaglia
della valle di La Drang, dopo gli eventi
ribattezzata la valle della morte, ed è
l’anteprima di ciò che accadrà nei successivi dieci anni di guerra. Il film, che
è il primo sul Vietnam dopo Salvate il
soldato Ryan (1998), dedica al racconto
della guerra ottanta minuti che riassumono i tre giorni di massacri attraverso
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Solo l’essenziale sulla Leadership
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Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
una eccellente fotografia che presenta
la guerra come un mostro avido che
consuma gli uomini di entrambe le fazioni. Una sospensione delle immagini
del conflitto ci riporta alla base di Fort
Benning dove le famiglie vivono in una
logorante attesa e tremano alla vista di
un telegramma; sarà la moglie di Moore, Julie (Madeleine Stowe) ad assumersi il compito di recapitare tali comunicazioni alle donne che affrontano il loro
dolore con la consapevole condanna di
una morte onorata; attraverso questi
ed altri passaggi lo spettatore comprende i sentimenti dei protagonisti
americani, ma intravede anche quelli
dei soldati vietnamiti, umanizzati attraverso la scoperta di qualche pagina di
diario e fotografie di donne amate. Nel
film si riscontrano una serie di elementi
che possono risultare pleonastici, come
il soldato che va in guerra dopo aver salutato la figlia appena nata; il bacio di
Moore alla moglie che lo rincorre a piedi
scalzi mentre lui è ormai troppo lontano; famiglie felici e religiose in cui regna
l’armonia; braccialetti che riemergono
dalle macerie: questi elementi mettono
alla prova lo spettatore ma a prevalere
è il senso di rispetto per la storia raccontata.
ANALISI DELLA SEQUENZA
Prima di essere un soldato, Moore è un
padre e un marito, un uomo sensibile con una profonda fede; questi tratti
ne fanno un leader naturale in grado di
istaurare con i suoi soldati un rapporto
di rispetto e di complicità. Dal punto di
vista militare, essendo veterano della
guerra di Corea e studioso di tattiche
di guerra, è anche un attento stratega.
Quando scopre che il presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson non
ha firmato lo stato d’emergenza della
nazione e che i soldati che lo accompagneranno in guerra sono molto giovani,
confessa alla moglie di vedere in loro i
propri figli.
La truppa è costruita da nuovi ufficiali e da soldati coscritti di leva e quindi
giovanissimi, inesperti nel nuovo tipo
di guerra con elicotteri sul campo; questa notizia crea nel generale il timore di
numerose perdite umane. Ma Moore,
in quanto comandante del reggimento,
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
non lascia trasparire le sue emozioni,
piuttosto mette i panni del capo strategico e della guida carismatica; egli è
assolutamente consapevole del suo
ruolo di comando: deve pianificare, motivare, guidare e guadagnarsi la stima
delle truppe rendendosi uomo come
loro, combattendo e soffrendo come i
compagni. Il discorso pronunciato davanti alle famiglie rende topico questo
momento; Moore ha scelto le sue parole, le ha misurate e soppesate alla luce
della lampada fioca del suo studio. Sa
di cosa hanno bisogno di sentirsi dire
i suoi uomini, non enfatizza, non spreca il fiato, costruisce periodi brevi e
comunica il sentimento dell’unità. Per
prima cosa il generale punta a rafforzare il senso dell’appartenenza ad un
unico reggimento; alla base della missione deve esserci la consapevolezza
di appartenere ad un comune ed unico
schieramento. Questo significa abbattere ogni differenza di religione e razza;
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54
la multietnia della truppa si riduce alla
patria comune, l’America.
Qui effettivamente la retorica di guerra potrebbe indulgere in un panegirico
degli Usa, ma per Moore è più importante sostenere il senso di fratellanza
e di aiuto reciproco che dovrà istituirsi
tra i compagni. Quando dice che sarà
necessario guardare le spalle all’uomo
che si ha accanto; allude al combattimento fianco a fianco, al senso di cameratismo che si racchiude nella frase
proteggimi le spalle, in quanto non può
esserci battaglia vincente se i soldati
non sono pronti a difendersi a vicenda.
Ecco perché la truppa è la vera famiglia,
come aveva raccontato durante una
fase dell’addestramento, in cui aveva
spiegato che nelle tribù sioux i guerrieri chiamavano mamma ogni donna e nonno ciascun guerriero anziano;
combattendo come in una famiglia si
garantiva una totale unità e armonia.
Il modo migliore per combattere, dirà
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Moore, è proteggere i propri uomini,
insegnare loro a proteggersi a vicenda,
perché in guerra si può contare solo l’uno sull’altro.
Qui Moore è il creatore della leadership,
il suo più chiaro maestro; lo si comprende maggiormente quando pronuncia le solenni frasi finali, promettendo
che sarà il primo a scendere sul campo di battaglia e l’ultimo ad andarsene,
dopo essersi accertato che nessuno
dei suoi soldati, né da vivo né da morto, sia lasciato indietro. La frase «non
mi lascerò nessuno alle spalle» rievoca quella pronunciata qualche minuto
prima; voltare le spalle è infatti il segno
tangibile del tradimento dell’unità e nel
linguaggio cameratesco significa aver
abdicato al proprio ruolo di guida. Il discorso di Moore è breve e pragmatico,
mira a capire la situazione e parla sempre al plurale; solo la frase relativa alla
sua promessa («giuro solennemente
davanti a voi e a Dio onnipotente che al
momento di combattere io sarò il primo a scendere sul campo di battaglia e
sarò l’ultimo ad abbandonarlo») riporta
il discorso al singolare per rimarcare la
sua responsabilità e il suo valore di leader come guida dell’azione. In questo
discorso non ci sono parole dispregiative per il nemico, come accade anche
nel libro; il nemico è un soldato determinato a combattere e a vincere, ma è
pur sempre un individuo. Wallace, data
la distanza dai fatti narrati, avrebbe
potuto alludere alla crudeltà dei soldati vietnamiti, ma al contrario prevale la
neutralità. Del resto, nel libro, Moore e
Galloway raccontano di aver tributato
gli onori ai soldati che combatterono
nella valle calzando sandali ricavati da
vecchi copertoni ed elmetti di midollino,
perché i morti sono morti e necessitano
dello stesso rispetto.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
La
in
Laleadership
leadership
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INDIVIDUA LE CARATTERISTICHE
DI UN LEADER
Conoscere le caratteristiche che rendono
un leader vincente è il primo passo da compiere. Una volta individuate queste caratteristiche, prendi coscienza di quali possiedi già
e di quali restano da migliorare. Il modo migliore
affinché queste caratteristiche facciano parte del
tuo modo di essere è allenarsi costantemente e
metterle in pratica!
3
COSTITUISCI IL TEAM
La natura della leadership è relazionale,
dunque non può esserci leadership senza un gruppo. Per questo il successo del
leader deve coincidere con quello del
team. Per alimentare l’aspetto relazionale è fondamentale creare un clima di dialogo e di partecipazione. Questo amplia la possibilità di ottenere
risultati positivi grazie al concorso dell’intelligenza e dell’inventiva dell’intero team.
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5
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2
SII TE STESSO
Autenticità è la
parola d’ordine.
Se vuoi che le persone si fidino di te
e ti seguano devi essere te
stesso. Se le persone hanno l’impressione che tu stia
recitando una parte, difficilmente ricambieranno con
la moneta della sincerità e
si creerà un clima di disagio.
Essere se stessi significa
esserlo sempre, mostrando anche i propri lati deboli
e la propria vulnerabilità.
INDIVIDUA IL TIPO DI LEADERSHIP ADEGUATO
Esistono diversi tipi di leadership (autoritaria, associativa, guidata dalla vision, coaching, battistrada, situazionale): spetta al leader individuare quella adeguata
alla maturità dei collaboratori, all’ambiente e alla situazione in cui la leadership si deve sviluppare. Una volta individuato lo stile giusto è opportuno
ricordarsi di adattarlo alle circostanze analizzando la situazione, studiando
le persone, i compiti e il contesto.
PENSA AL BENESSERE DEI COLLABORATORI
Il leader guida il team e deve essere proiettato al benessere dei collabora-
tori, deve condurli verso una maggiore responsabilizzazione e un miglioramento delle loro competenze. Un leader proiettato al potenziamento
delle competenze dei collaboratori, con un approccio realistico, capace di
ascoltare gli altri e di creare un clima di collaborazione, migliora sia i dipendenti che l’azienda.
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Solo l’essenziale sulla leadership
in
passi
10 passi
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PUNTA
AI RISULTATI
L’importante
è
avere ben chiara la
meta e fare di tutto per raggiungerla. Un bravo leader è incline
all’azione e al rischio. Agisce con curiosità e coraggio
per aiutare a creare fiducia e
creatività. Durante il percorso che porta alla meta è necessario però interrogare se
stessi e gli altri su ciò che si
sta tralasciando in modo da
fermarsi a riflettere e monitorare le attività. Porre dei
quesiti nel corso dello sviluppo del progetto induce a
problematizzare e a chiedere la partecipazione di tutti
in vista del raggiungimento
dell’obiettivo.
Training Report
7
CONCENTRATI SU CIÒ CHE È PIÙ IMPORTANTE
Occuparsi di ciò che richiede maggiore
impegno permette di fare spazio tra tutte
le attività e selezionare quelle veramente
importanti, anche a costo di qualche rinuncia.
L’esito della semplificazione è molto positivo, si ottiene
concentrazione, meno stress, si ha più energia da
spendere in ciò che è di maggiore interesse.
8
FORNISCI LE GIUSTE INDICAZIONI E DAI
SIGNIFICATO A CIÒ CHE CHIEDI
Se vuoi che i tuoi collaboratori svolgano il
proprio lavoro correttamente è necessario
fare un esame di coscienza e analizzare ciò
che gli è stato chiesto. Molte volte si dà per scontato ciò che si vuole ma non si forniscono le indicazioni corrette o non si spiega il significato di ciò che
si sta chiedendo. È fondamentale essere chiari, tanto
nel formulare gli obiettivi, quanto nel dare le indicazioni giuste per raggiungerli.
IMPARA A DELEGARE
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Partendo dal presupposto che non si può sapere tutto o essere capaci di
fare tutto, un bravo leader sa che per ottenere risultati è fondamentale saper delegare. Servirsi della delega e ottenere ottimi risultati dimostra che il
leader è riuscito a responsabilizzare i dipendenti, ciò gli permetterà di concentrarsi su altre attività.
CHIEDITI SEMPRE CHE ERRORE STAI COMMETTENDO
Non ci sono miglioramenti privi di errori, essi fanno parte del gioco. L’errore più grande che si possa commettere è far finta che vada tutto bene
per orgoglio o per paura di un insuccesso. L’importante è apprendere dagli sbagli e trasformarli in preziose indicazioni per il futuro. Grazie a un pò
di autoanalisi e autocritica si possono riconoscere gli sbagli e le debolezze. Dopotutto si commettono errori solo se si fanno le esperienze!
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
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caratteristiche che rendono
un Leader
COMPETENZA TECNICA
Prima di tutto un buon leader deve possedere le competenze hard che fanno di
lui un esperto del management.
CAPACITA’ INTELLETTUALE E DI GIUDIZIO
L’intelligenza non è una capacità che si acquisisce, ma solitamente si possiede
naturalmente la capacità di giudizio è collegata al buon senso. Un leader vincente
sa bene ponderare le situazioni e dare il giusto merito a ognuno.
ABILITA’ SOCIALI E RELAZIONALI
È fondamentale sapersi relazionare in ogni campo.
FIUTO NEL RICONOSCERE IL TALENTO
Un buon leader si circonda di persone valide per cui nel tempo acuisce l’abilità di
riconoscere le persone che possono rendere il suo lavoro migliore.
CAPACITÀ DI CALIBRARE LA PARTE COLLABORATIVA
E QUELLA DIRIGENZIALE
Non è facile riuscire a calibrare questi aspetti, il più delle volte si rischia di
eccedere in uno dei due creando danni all’organizzazione. Un bravo leader riesce
ad essere collaborativo senza danneggiare l’aspetto dirigenziale.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Vincente
FIDUCIA IN SÈ
Un leader deve dare l’esempio e per farlo deve avere fiducia in ciò
che fa per far si che anche gli altri abbiano fiducia in lui.
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CAPACITA’ DI SEGUIRE E FAR SEGUIRE LA MISSION
La mission deve essere chiara e condivisa, spetta al leader comunicarla
in modo semplice e coinvolgere i suoi collaboratori per condividerne gli
obiettivi.
MOTIVAZIONE E CAPACITÀ DI COINVOLGERE GLI
ALTRI CON IL PROPRIO CARISMA
Avere carisma è un punto di partenza fondamentale per il leader che ,
grazie ad esso, senza tanti sforzi, riesce a coinvolgere le persone e farsi
seguire.
ABILITÀ NEL SAPER COMUNICARE E
PREDISPOSIZIONE ALL’ASCOLTO
Un bravo leader
e poi agisce.
ascolta
le
esigenze
dei
suoi
collaboratori
CRESCITA CONTINUA
L’assetto ottimale della leadership si raggiunge attraverso
una crescita graduale e continuativa che permette al leader di
conseguire un equilibrio personale.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
10 Errori
Training Report
È stato dimostrato più e più volte che lo sviluppo della leadership si basa sull’esperienza.
Impariamo dai cambiamenti, al lavoro e nella vita privata; impariamo osservando le altre
persone e curiosando tra corsi, libri, blog. Si tratta di quelle esperienze che sono le più difficili
– quelle “sfide dello sviluppo” – da cui si può imparare di più.
L’esperienza tuttavia, annovera a volte anche diversi fallimenti ed errori. Un bravo leader
impara sempre dai propri errori. Accetta il rischio, cade, raccoglie se stesso e si rispolvera,
riflette su ciò che ha imparato, impara nuovi comportamenti e nuove competenze e li incorpora nel suo repertorio di leadership.
Non punta il dito, non dà colpe, né scuse; confessa e impara a non farlo di nuovo.
Alcuni leader esperti utilizzano una metafora per dare il giusto peso agli errori dicendo che
sbagliando si “guadagnano le cicatrici”.
Quindi quando si tratta di errori di leadership, gli errori sono buoni! Più sono, meglio è!
Ecco 10 errori che ogni leader dovrebbe fare e da cui dovrebbe imparare.
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NON AVERE UNA VISIONE - Senza una visione chiara e convincente,
è difficile per team o organizzazioni avere un chiaro senso di
proposito, priorità o missione. È solo un business quotidiano,
comune e reattivo. Troppi nuovi leader trascurano “la visione”,
forse perché è troppo immateriale o fraintesa.
EFFETTUARE UNA VALUTAZIONE SBAGLIATA - Mettere troppa
enfasi sulla credenziali e sull’esperienza in una decisione di
assunzione e non abbastanza sulla personalità e il bagaglio
culturale è un grande errore. A volte i leader si fanno abbagliare
da una buona laurea e da un’esperienza decennale ma non
considerano il temperamento, la capacità di costruire rapporti e
l’alto potenziale.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
che ciascun leader dovrebbe commettere
e da cui dovrebbe imparare.
3
NON COMUNICARE CON IL CEO - Molti leader pensano che
“nessuna notizia è una buona notizia”, o che il loro rendimento
parli da sé per cui non si preoccupano di comunicare al CEO il loro
operato. Anche se l’autonomia è importante, è bene mantenere il
CEO informato delle realizzazioni del team e costruire un rapporto
solido che può essere sfruttato quando è necessario.
NON AFFRONTARE UN PROBLEMA ALL’INTERNO DEL TEAM - A
volte i leader aspettano troppo a lungo prima di intervenire per
risolvere un problema. È più facile negare la situazione tenendo la
testa sotto la sabbia, aspettando che sia un miracolo a risolvere
la situazione piuttosto che affrontarla prendendosi le proprie
responsabilità.
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4
BASARE LA LORO LEADERSHIP SOLO SUI PUNTI DI FORZA E NON
PRESTARE ATTENZIONE ALLO SVILUPPO - È fin troppo facile
continuare a ripiegare sulla stessa manciata di punti di forza che ti
hanno consentito la scalata al successo. Tuttavia, senza continuo
sviluppo, si smetterà presto di crescere e si rimarrà inevitabilmente
indietro. I migliori leader sono sempre consapevoli delle loro
mancanze e sono sempre al lavoro per imparare e migliorare.
NON ASCOLTARE - Questo è spesso un punto cieco per i leader e a
volte succede che 2 su 4 non si rendono conto che è un problema.
Molte volte non ascoltare deriva dal non prestare attenzione a ciò
che le persone cercano di dire, questo a causa del troppo lavoro o
del turnover del personale.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
10 Errori
che ciascun leader dovrebbe commettere e da cui dovrebbe imparare.
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CERCARE DI PIACERE A TUTTI - I leader non possono essere amici
dei loro dipendenti, e i cambiamenti che un leader mette in atto di
solito portano subbuglio nella vita di qualcun’altro. Essere un leader
richiede lo sviluppo di una forte personalità e comporta fare delle
scelte che inevitabilmente non possono accontentare tutti.
NON AMMETERE I PROPRI LIMITI - L’orgoglio, a volte, gioca brutti
scherzi e ha conseguenze disastrose quando riguarda i leader! Un
leader che non riesce ad ammettere di non saper fare qualcosa
e per orgoglio non chiede aiuto, può creare situazioni di stallo
dannose per l’organizzazione.
9
NON COSTRUIRE COALIZIONI - Alcuni leader fanno l’errore di
prestare attenzione soltanto al loro capo e ai propri dipendenti
(guardando su e giù), ma non riescono a guardare accanto a sé,
i loro “pari”. L’incapacità di costruire coalizioni impedisce a un
leader di avere cooperazione e supporto per risolvere problemi
interfunzionali o cambiamenti di conduzione.
10
NON CHIEDERE FEEDBACK - Il feedback è fondamentale perché
aiuta a capire che strada si sta percorrendo. Avere feedback da
coloro con cui si lavora aiuta il leader a capire se sta andando
verso la direzione giusta o se c’è qualcosa da correggere durante il
percorso.
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Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
A lezione di
LEadership
da Jeff Bezos
Il 23 aprile 2012, sul magazine
Forbes, in copertina primeggiava un
titolo “Inside Amazon’s Idea Machine“.
Jess Bezos insegna la filosofia del leader
consigliando cosa leggere (la Dichiarazione
di Indipendenza) e come affrontare lo
stress (ridere molto). Ma il focus maggiore
delle sue lezioni è sul Business.
1
Basate la vostra strategia su cose che non il cliente”. Le loro perplessità fanno tremare i
cambieranno.
manager.
Vendere rossetti, sedili per trattori, lettori
e-book e supporti di memoria fa parte di un
grande progetto con tre costanti: ampia scelta,
prezzi più bassi, consegna veloce e affidabile.
3
Siate disposti a essere fraintesi per lunghi
periodi di tempo.
Molti dei passaggi fondamentali della
crescita di Amazon appaiono inizialmente
Ossessionate i clienti.
decisioni sbagliate. Il risultato, certe volte, si
legge nell’andamento negativo delle azioni e
All’inizio della sua carriera imprenditoriale, nell’atteggiamento sprezzante degli analisti.
Bezos portava con sè nei meeting una Bezos non si scompone. Se le nuove iniziative
sedia vuota per ricordare ai manager hanno senso strategico per lui, è ben disposto ad
che il partecipante cruciale non era presente aspettare il profitto anche cinque-sette anni. E
fisicamente, ma esisteva ed era il cliente. finora ha sempre avuto ragione lui.
Adesso il suo ruolo è ricoperto da dipendenti
specificamente addestrati e soprannominati
“coloro che alzano il livello dell’esperienza per
2
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
4
Lavorate di più per far pagare meno.
Molti rivenditori cercano di contenere i
costi per favorire i consumatori, ma pochi
lo fanno così intensamente come Amazon. La
“parsimonia” è uno degli otto valori aziendali
ufficiali. La ricompensa per aver (tra l’altro)
arredato gli spazi con mobili per ufficio a basso
costo è una valutazione sul mercato azionario
di 90 miliardi di dollari e la crescita dei ricavi del
35%.
5
Determinate ciò di cui i clienti hanno
bisogno e lavorate per darglielo.
Le specifiche dei grandi progetti di Amazon,
come il Kindle e i lettori e-book, sono stati
definiti dai desideri dei clienti piuttosto che dai
gusti degli ingegneri. Se il cliente non voleva
qualcosa, lo abbiamo tolto, anche se questo
significava mettere in discussione il lavoro di
un reparto.
6
Cultura è amichevole e intensa. Ma con la
crisi, si accontenta di essere intensa.
La variabile dati regna sovrana su Amazon,
a partire dai test delle reazioni dei clienti,
alle diverse caratteristiche e design del sito.
Bezos la chiama la “cultura della misurabilità”.
Con decine di questi appuntamenti in corso
ogni settimana, non c’è molto tempo per
giocare con le parole o per mettere a punto
elaborati rituali di coesione aziendale.
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Con la scomparsa di Steve Jobs, Jeff
Bezos è il nuovo guru della tecnologia
applicata all’impresa. Lo sottolinea il
settimanale Forbes che, nell’ultimo
numero, svela i dietro le quinte di un
business di successo che il manager
continua a trattare con l’attenzione
(maniacale) e l’entusiasmo di una
start up.
E che non si identifica più come
una gigantesca libreria digitale:
la maggioranza dei prodotti che
Amazon vende a 164 milioni di clienti
del mondo, infatti, non hanno a che
fare con i media.
Con un patrimonio personale di 18,4
miliardi di dollari, Bezos è adesso
la trentesima persona più ricca al
mondo. Negli ultimi cinque anni,
le azioni della sua Amazon sono
cresciute del 397%. Il segreto, come
rivela il manager a Forbes, sta
nell’accuratissima misurazione del
business.
L’attenzione
è
tutta
rivolta
all’esterno: dei 500 indicatori di
performance, l’80% hanno a che
fare con clienti che hanno l’assoluta
precendeza sui 56 mila dipendenti.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Se vuoi sperimentare, devi essere disposto a fallire.
7
All’inizio l’azienda ha assunto molti redattori per scrivere
recensioni di libri e di musica, poi ha deciso di utilizzare le
critiche dei clienti. Anche l’incursione nelle aste è stata un flop.
Incidenti di percorso che fanno parte della vita. E va bene così, fintanto
che Amazon può imparare qualcosa di utile.
8
Puntare sul passaparola.
“Nel vecchio mondo si dedicava il 30% del proprio tempo per
costruire un servizio meraviglioso e il 70% del proprio tempo a
diffonderlo. Nel nuovo mondo è il contrario“. I budget pubblicitari di
Amazon sono sorprendentemente piccoli per un rivenditore di queste
dimensioni. Bezos ritiene che il vecchio passaparola sia diventato
ancora più importante nel mondo digitale. Per questa ragione, dunque,
preferisce apportare continuamente miglioramenti di processo di basso
profilo che hanno lo scopo di ottenere clienti soddisfatti che, a loro
volta, parleranno bene del brand. Un esempio: la guerra agli imballaggi
a conchiglia, in modo da rendere più facile l’apertura di giocattoli e altre
spedizioni.
Il call center è il banco di prova.
9
I reclami possono essere devastanti nell’età di Twitter e dei
blog. È per questa ragione che Bezos chiede alle migliaia di
manager di Amazon, compreso se stesso, di partecipare a corsi
di formazione per addetti ai call-center e di trascorrere almeno due
giorni all’anno all’interno del call center. Obiettivo: esercitare l’umiltà e
l’empatia con il cliente.
10
Questo è primo giorno di internet. Abbiamo ancora tanto da
imparare.
Bezos ha fatto questa osservazione per la prima volta nel
1997, nella sua prima lettera agli azionisti di Amazon. E non
si è mosso da lì. Nella nuova sede di Amazon, due degli edifici più grandi
sono chiamati Giorno 1 Nord e Giorno 1 Sud. Nelle interviste, Bezos parla
di internet come di un mondo ancora inesplorato, non completamente
compreso e per questo in grado di sorprendere in ogni momento.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
LA LEADERSHIP
1
2
in 10 frasi
“I LEADER PIÙ IN GAMBA NON PRONUNCIANO MAI LA PAROLA IO. NON LO FANNO PERCHÉ SI
SONO ESERCITATI A NON DIRE IO, MA PERCHÉ, SEMPLICEMENTE, NON PENSANO IN TERMINI
DI IO MA DI NOI, IN UN’OTTICA DI SQUADRA.” - PETER DUCKER (GURU DEL MANAGEMENT)
“I LEADER SONO PROBLEM SOLVER PER TALENTO, PER TEMPERAMENTO E PER SCELTA
PERSONALE” - HARLAN CLEVELAND (DIPLOMATICO AMERICANO)
3
“LA LEADERSHIP E IL DESIDERIO DI APPRENDERE SONO INDISPENSABILI L’UNA ALL’ALTRO” JOHN F. KENNEDY (EX PRESIDENTE USA)
4
“IL MIGLIOR ESEMPIO DI LEADERSHIP È LA LEADERSHIP CONDOTTA TRAMITE
L’ESEMPIO” - JERRY MCCLAIN (SCRITTORE)
5
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“I GRANDI LEADER SONO SPESSO DEI GRANDI SEMPLIFICATORI” - COLIN POWELL
(POLITICO E MILITARE STATUNITENSE)
“LA LEADERSHIP È LA CAPACITÀ DI TRADURRE LA VISIONE IN REALTÀ” - WARREN G.
BENNIS (STUDIOSO DELLA LEADERSHIP E AUTORE DI “COME SI DIVENTA LEADER”)
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“CI SONO TRE TIPOLOGIE DI LEADER. QUELLI CHE TI DICONO COSA FARE,
QUELLI CHE TI LASCIANO “FARE CIÒ CHE VUOI”, E I LEADER “LEAN” CHE
VENGONO DA TE E TI AIUTANO A SCOPRIRE” - JOHN SHOOK (MEMBRO DEL
LEAN ENTERPRISE INSTITUTE)
“LA LEADERSHIP SI BASA SULL’ISPIRAZIONE, NON SULLA
CAPACITÀ DI DOMINARE GLI ALTRI; SULLA COLLABORAZIONE, NON
SULL’INTIMIDAZIONE” - WILLIAM ARTHUR WARD (SCRITTORE AMERICANO)
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“IL VERO LEADER NON HA BISOGNO DI CALARSI NEI PANNI DI GUIDA, GLI
BASTA MOSTRARE LA STRADA” - HENRY MILLER (SCRITTORE)
“I GRANDI LEADER SONO SPESSO DEI GRANDI SEMPLIFICATORI” COLIN POWELL (POLITICO E MILITARE STATUNITENSE)
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
LA LEADERSHIP
in 10 libri
LA LEADERSHIP DI CONFUCIO DI JOHN ADAIR - EDITO DA ETAS, 2013
Poche cose sono più importanti della qualità e della credibilità dei
leader, poiché esse giocano un ruolo vitale in ogni aspetto della
nostra vita. Tuttavia, una forte leadership è una competenza difficile
da padroneggiare. I buoni leader devono imparare non solo a gestire,
analizzare e valutare, ma anche a incoraggiare, far migliorare e ispirare.
Qui John Adair, celebrato esperto in leadership training, mostra come la
filosofia di Confucio può aiutare a diventare leader migliori e che, lungi
dall’essere solo idee interessanti di qualche secolo fa, le sue massime
possono contribuire a sviluppare la fiducia, le caratteristiche e le
competenze necessarie per operare nelle moderne organizzazioni.
I VALORI E LE CAPACITA’ DEI LEADER DI SUCCESSO. Raggiungere gli
obbiettivi con passione e fede di KAZOU INAMORI - EDITO DA BIS
EDIZIONI, 2013
Alla base di ogni grande successo c’è la capacità di ascoltare
i propri desideri più profondi e di contribuire all’armonia e al
benessere della società. Fare sempre la cosa giusta è il principio
buddhista sul quale Kazuo Inamori ha costruito, con amore, una
delle aziende informatiche più importanti al mondo: Kyocera.
I valori e le capacità del leader di successo è un appassionante tuffo
nel pensiero strategico più vero, quello che parte dalla conoscenza di
te stesso e delle tue caratteristiche per arrivare ovunque desideri, attraverso un
progetto consapevole e coerente.
IMPEGNO TOTALE. Come i manager migliori creano la cultura
e la convinzione per raggiungere grandi risultati di Elton
Chester e Adrian Gostick - EDITO DA FRANCOANGELI TREND,
2013
Adrian Gostick e Chester Elton rispondono nel loro nuovo
libro ad una delle domande più importanti sulla leadership.
Gli autori, esperti in materia di ambienti di lavoro, si sono
uniti al gigante della ricerca Towers Watson per analizzare
i risultati di uno studio senza precedenti, condotto su 300.000 persone,
e hanno fatto una scoperta rivoluzionaria: i manager dei gruppi di lavoro
con le migliori prestazioni creano una cultura in cui le persone credono.
In questi ambienti di lavoro eccezionali, le persone credono nei propri
leader e nella visione, nei valori e negli obiettivi dell’azienda.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
LE VIE DEI GUERRIERI, I CODICI DEI RE. I principi della leadership e della
strategia DI THOMAS CLEARY - EDITO DA EDIZIONI MEDITERRANEE,
2013
Una presentazione pratica e concisa dei principi della
leadership e della strategia espressi dagli antichi maestri cinesi.
Thomas Cleary ha redatto quest’antologia di perle di saggezza estratte
dai sei classici: L’arte della guerra di Wu Qi, Wei Liao Zi, Tre strategie, Sei
strategie, Il codice guerriero degli aurighi, L’arte della guerra di Sun Zu.
Scritti originariamente per i governanti e i generali, questi
testi influenzati dal taoismo contengono una saggezza che è
universalmente applicabile a tutti i tipi di relazioni umane persino al
giorno d’oggi, negli affari, nel governo e nei rapporti interpersonali.
Trattano tutti del potenziale umano, nel bene e nel male e ci aiutano
a capire quanto potremmo essere efficienti se ci impegnassimo di più,
oppure quanto potremmo diventare malvagi se fossimo troppo incuranti
di evitare il male.
LEADERSHIP
EMOTIVA.
Una
nuova
intelligenza
per
guidarci
oltre la crisi. DI DANIEL GOLEMAN - EDITO DA RIZZOLI, 2012
Non ci sono più i leader di una volta. Pessima notizia? No, forse è meglio così.
Ora che il concetto di intelligenza emotiva è entrato a pieno diritto nella nostra
società, anche la vecchia e logora concezione della leadership basata sul potere
e sull’autorità è stata definitivamente scalzata. Goleman ci spiega come
essere capi migliori, più efficienti e più amati. Con un’ammonizione: adottare
un unico stile di comando non è più sufficiente. La leadership del futuro è
fluida: a seconda delle circostanze, dovremmo assumere le caratteristiche
del capo visionario, di quello “allenatore”, del federatore, del democratico,
dell’incalzante e dell’autoritario. Perché sapere governare e gestire gli stati
d’animo di chi lavora con noi è la chiave dell’armonia e del talento creativo;
da soli possono garantire lo sviluppo economico e culturale, nelle piccole
comunità aziendali come nell’intera società.
LEADER EFFICACI. Essere una guida responsabile favorendo la
partecipazione. DI THOMAS GORDON - EDITO DA LA MERIDIANA
EDIZIONI, 2012
ll libro vuole “insegnare” a diventare un buon leader in ogni situazione in
cui vi è un gruppo di persone più o meno numeroso, e una persona che
deve organizzarlo e dirigerlo verso obiettivi comuni. Consigli e tecniche
indicate sono nell’ottica della creazione di una relazione che tenga conto
dei diversi livelli di responsabilità, senza prescindere assolutamente dal
rispetto delle persone, dei loro ruoli, dei loro bisogni e delle loro attese.
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Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
L’ANIMA DEL VERO LEADER. Guida pratica per lo
sviluppo delle qualità fondamentali della leadership
DI DEEPAK CHOPRA - EDITO DA ESSERE FELICI, 2012
Vuoi essere un vero leader? Desideri guidare la tua azienda in maniera
vincente? Vorresti diventare il punto di riferimento nella tua famiglia,
nella squadra che alleni e nella vita di tutti i giorni? Essere o diventare
un leader riconosciuto, apprezzato e di successo non è semplice. Sono
necessarie diverse qualità e caratteristiche personali per diventare il
simbolo dell’anima di un gruppo. L’ autore e formatore di dirigenti
aziendali Deepak Chopra, ti guida in un cammino di scoperta dei principali valori della
leadership. Porsi al comando è la scelta più importante che una persona possa fare: è
la decisione di fare un passo per uscire dal buio e porsi nella luce. In questa sua nuova
e straordinaria opera, Chopra ti invita a diventare il tipo di leader di cui c’è più bisogno
oggi, un leader che abbia una visione e che sappia trasformarla in realtà. Il percorso
delineato da Chopra può essere applicato ad ogni tipo di azienda e settore lavorativo.
Ma non solo, gli stessi principi sono fondamentali in ogni comunità e ambito della vita:
dalla famiglia in cui vivi alla scuola, dal governo di un comitato di quartiere alla gestione
di qualunque risorsa umana.
INSTANT LEADERSHIP. Le 12,5 regole d’oro semplici, pratiche,
essenziali ed efficaci per migliorare la propria leadership
di GITOMER JEFFREY - EDITO da SPERLING & KUPFER, 2012
Dodici regole e mezzo per apprendere quali atteggiamenti adottare
- e (soprattutto) quali bandire - per essere un leader memorabile.
“Instant Leadership” guida il lettore alla scoperta dei requisiti
fondafondamentali di un leader.
LEZIONI DI LEADERSHIP. Dal Monaco che Vendette la sua Ferrari Gli otto rituali dei leader visionari di SHARMA ROBIN S. - EDITO DA
ANTEPRIMA EDIZIONI, 2012
Nella vita e nel lavoro stai davvero realizzando i tuoi sogni ?
Lasciati
guidare da Robin Sharma in un incredibile
viaggio alla scoperta della passione e della saggezza
necessarie per diventare un leader equilibrato e ispirato.
ESSERE LEADER. Di OWEN JO - EDITO DA FRANCO
DE ANGELIS, 2012
Questo libro originale e pratico è una guida
essenziale per chi vuole diventare leader,
qualunque sia la sua posizione in azienda. Si tratta
di uno strumento indispensabile per acquisire le
abilità fondamentali per esercitare la leadership
e per raggiungere i vertici dell’organizzazione.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
A
LEZIONE
DI
TEAM
LEADERSHIP
Avere le caratteristiche di un Leader è solo l’inizio; quando ci si ritrova a dover
affrontare un team di lavoro bisogna essere preparati e soprattutto bisogna
essere in grado di dimostrare ciò che vali stimolando la collaborazione fra i
colleghi e motivarli al punto giusto.
Ecco, di seguito, alcuni semplici suggerimenti per gestire il team da leader efficace.
Fai squadra
Cerca di capire se i tuoi collaboratori si sentono realmente coinvolti. Prova ad ascoltarli con
attenzione. Se un gruppo funziona tutti parlano usando il “noi”. Ad esempio: “Dobbiamo
progettare un’indagine di mercato”, anziché “Ci vorrebbe un’altra ricerca di mercato”. È
importante anche chiamarsi per nome: i guru del management spiegano che è un trucco per
creare familiarità e fiducia sul lavoro. Se tutti nel team si fidano diventano più produttivi e i
risultati arrivano più velocemente.
Mantieni sempre un contatto con il team
Dopo aver distribuito i compiti ai tuoi collaboratori, non abbandonarli. Mantieni sempre un
rapporto diretto con ciascuno di loro. Durante le riunioni ricorda di guardare sempre tutti negli
occhi. Ma è necessario anche far sentire la tua presenza. Se sei impegnato fuori ufficio o stai in
riunione tutto il giorno, basta un’email o una telefonata.
Non fare troppo l’amico
Diventare troppo amici dei propri collaboratori potrebbe far perdere autorevolezza e trasmettere
insicurezza. Piuttosto si dovrebbe consolidare il proprio ruolo e far vedere a tutti di avere una
grande fiducia in se stessi. Questo atteggiamento sarà contagioso e permetterà di conquistare i
collaboratori senza accorgersene.
Cerca di dare l’esempio
Le tue doti di leader dovrebbero trasparire anche solo guardandoti lavorare. Chiunque
accetterebbe di avere un leader se è credibile e se per primo fa quello che esige dagli altri. Un
buon leader deve agire per il bene del team, mostrarsi interessato al potenziamento delle
capacità degli altri senza temerne le qualità.
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Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Potenzia il tuo senso di responsabilità
Non tirarti indietro quando devi prendere una posizione precisa. Se ad esempio un tuo
collaboratore viene criticato da un altro dirigente e tu assisti alla scena, prendi posizione in
base a ciò che ritieni giusto. Se pensi che il collaboratore non meriti la ramanzina, non esitare a
difenderlo. Se pensi invece che la critica sia motivata, cerca di smorzare i toni. In questo modo
ti vedranno come una persona giusta e decisa. Avere un ruolo di rilievo significa manifestare la
propria opinione in modo equilibrato ma netto.
Loda chi se lo merita
Non è facile per un leader relazionarsi con il proprio team in modo imparziale. Se si instaura un
rapporto particolare con un membro del team si rischia di andare incontro a critiche o malumori
che danneggiano il lavoro del team. Ma un leader deve riuscire a essere obiettivo attribuendo
i giusti meriti ad ogni membro del team e non deve aver paura di lodare chi lo merita poiché
questo atteggiamento deve essere da esempio e spingere anche gli altri membri a lavorare bene
sapendo che così facendo otterranno il giusto riconoscimento professionale e personale.
Non fare il superuomo
Siamo tutti esseri umani, anche i leader! La prima dote che un leader deve avere è l’umiltà. Saper
riconoscere i propri limiti è una grande dote che viene apprezzata particolarmente dal team.
Atteggiarsi a super uomo in grado di saper fare tutto o conoscere qualsiasi materia, oltre ad
essere impossibile, rappresenta un grande limite nei confronti del team che, consapevole delle
proprie capacità, farà fatica a immedesimarsi nel proprio leader. Non si può sapere tutto e non si
può esser capaci di fare tutto!
Gestisci i conflitti
Lavorando a stretto contatto può succedere di trovarsi in disaccordo. Quando accade, non
ignorare i segnali di tensione, ma tieni la situazione in pugno, cercando di smorzare subito i toni.
Se un collaboratore o collega alza la voce, non rispondere utilizzando lo stesso tono poichè rischi
di ingigantire il problema. Dovresti, invece, mantenere un tono calmo e convincente, prendendolo
in contropiede, in modo tale da spegnere sul nascere la sua aggressività.
Ammetti di aver sbagliato
Capita di fare un lavoro e, poi, di accorgersi di averlo impostato nel modo sbagliato o di avere
sforato i tempi o persino il budget. Un buon leader rimane in contatto con la realtà anche
in questi casi, non si scoraggia e cerca comunque di trasmettere positività a tutti i suoi
collaboratori. Un buon leader quando la situazione è critica lo ammette chiaramente senza
trasmettere illusioni o false aspettative. Se si tratta di un periodo provvisorio, il leader deve
rimotivare il gruppo facendo leva su un fattore emotivo o tecnico ricordando al team, ad esempio,
che hanno già vissuto momenti difficili e che sono riusciti a superarli grazie al fatto di esser stati
uniti o grazie al fatto di avere le possibilità economiche o gli strumenti all’avanguardia.
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
10 CONSIGLI PER ALIMENTARE
LA LEADERSHIP
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Entra in sintonia con il tuo team, condividi e soprattutto
ascolta. Incoraggia il dialogo.
Non sforzarti di creare a tutti i costi un clima confidenziale ed
evita di coinvolgere i tuoi collaboratori troppo nella vita privata.
Quando qualcosa non va bene, dillo subito, con
fermezza. Ricorda che anche gli argomenti
spiacevoli vanno affrontati per evitare rancori.
Tieni in considerazione la sensibilità altrui
senza perdere di vista la tua posizione.
Evita i processi in pubblico e, appena puoi, allenta la
tensione. Saper riderci sopra è un ottimo metodo.
Smorza i toni anche se sei il capo!Anche tu puoi
scherzare. La leggerezza è un antistress necessario!
Non assumerti sempre il ruolo di salvatore. Prendersi
carico di tutto, impedisce di valorizzare gli altri.
Delega e dai responsabilità a chi lavora con te.
Mostra fiducia!
Gratifica sempre, senza aspettare troppo tempo,
chi ha svolto un buon lavoro.
Un ufficio più grande e uno stipendio più alto non bastano per
legittimarti: lavora sodo e dimostra quanto vali, sempre.
Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
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NON FAI QUELLO
CHE DICHIARI DI
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INTERESSATO A
QUELLO CHE È
IMPORTANTE PER
GLI ALTRI
7
FAI PROMESSE CHE
SAI DI NON POTER
REALIZZARE
2
CONCORDI
PER EVITARE I
CONFLITTI
5
PRENDI DECISIONI
SENZA SPIEGARE
AGLI ALTRI COME E
PERCHÈ
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SPESSO CAMBI
PIANI E
OBIETTIVI SENZA
CONDIVIDERLI CON
GLI ALTRI
3
NON FINISCI MAI
QUELLO CHE HAI
INIZIATO
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VEDI GLI ALTRI
COME UNA
MINACCIA SOLO
PERCHÈ HANNO
OTTIME IDEE
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NON CONSIDERI IL
PUNTO DI VISTA
ALTRUI
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NON AMMETTI I
TUOI ERRORI
E LE TUE
DEBOLEZZE
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
La
leadership in 31 giorni
1. Inizia a leggere una rivista del settore
2. Leggi un libro sulla leadership
3. Iscriviti a un blog che parla di leadership
4. Chiama un manager o leader per chiedergli di aiutarti a risolvere un problema
funzionale nel tuo Team
5. Delega qualcosa di importante e significativo a un elemento del tuo Team
6. Prendi parte a un Leadership-assessment
7. Chiedi un feedback ai tuoi collaboratori
8. Organizza incontri one-to-one con i tuoi collaboratori
9. Offriti come volontario per un’associazione no-profit
10. Loda qualcuno
11. Proponiti come volontario per testare qualcosa di nuovo
12. Cerca un Mentore
13. Avventurati in una conversazione “costruttiva”
14. Prendi una decisione che stai rimandando da tempo
15. Crea una vision per il tuo Team o per un progetto
16. Dimostra umiltà
17. Presta ascolto a qualcuno realmente
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Solo l’essenziale sulla leadership
Training Report
Ogni giorno un’attività diversa che può aiutarti
ad aumentare le tue capacità di Leader.
18. Discuti con un tuo collaboratore su un possibile sviluppo della vostra
organizzazione
19. Trova qualcuno a cui fare da Mentore
20. Ringrazia qualcuno
21. Offriti disposto a dare un feedback ai tuoi collaboratori
22. Comincia una task force per afferrare una nuova opportunità o risolvere un
problema importante
23. Fai un’analisi SWOT delle tue funzioni
24. Condividi la tua vision con qualcuno
25. Insegna qualcosa o fai una presentazione
26. Aiuta qualcuno a sentirsi maggiormente validato
27. Elimina qualche lavoro di basso rilievo o migliora un processo
28. Fai da Coach a qualcuno
29. Chiedi al tuo superiore di trasferirti una delle sue responsabilità
30. Cerca un Coach tra i tuoi pari
31. Sviluppa un Piano di Sviluppo Individuale
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Solo l’essenziale sulla Leadership
Training Report
A lezione di
CARISMA
1. COMINCIA A CREDERE DI ESSERE UNA PERSONA CARISMATICA
Il carisma è una potenzialità presente in ogni persona, con l’unica differenza che alcuni la esercitano più di altri. Tutti quanti possiamo esprimere il nostro lato carismatico se solo smettiamo di
credere nella convinzione limitante che si tratti di qualcosa che pochi hanno.
2. COLTIVA IL TUO APPEAL
ll fascino non risiede in una prerogativa o specificità della persona, ma nella molteplicità della
personalità che ne forma il nucleo, le prerogative, la forza, quindi il richiamo (l’appeal).
Identifica i tuoi punti di forza, quelle qualità per cui le persone ti fanno i complimenti e rafforzale; poi lavora sulle aree di debolezza cercando di migliorarle con costanza e tenacia.
3. COLTIVA LA TUA AUTOSTIMA
Credi di più in te stesso e pensa che anche tu possiedi il tuo lato carismatico. Dentro di te
esistono già tutti gli elementi necessari per ottenere convinzioni carismatiche, devi semplicemente svilupparli e farli crescere fino a trasformarli in un’abitudine comportamentale.
4. ESPRIMI TE STESSO
Essere carismatici significa vivere con la convinzione che quello che fai corrisponde al vero,
al punto tale che prima o poi riesci a condizionare anche la realtà e dunque le persone che ti
circondano.
Avere carisma, quindi, presuppone avere forti convinzioni rivolte a promuovere se stessi e le
proprie idee, nonché vivere in funzione di esse.
5. PRENDI ESEMPIO DAI LEADER CARISMATICI
Quali sono le caratteristiche che accomunano i grandi leaders carismatici come Gandhi, Martin Luther King o ai giorni nostri Jeff Bezos e Steve Jobs? Studia il loro atteggiamento, la loro
visione, i loro discorsi e scoprirai che entusiasmo, estroversione, ottimismo, capacità di ascoltare, di aumentare l’autostima dei propri collaboratori e di lanciare verso gli altri un ponte
di empatia, accomunano questi grandi leader.
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Solo l’essenziale sulla leadership
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6. ACQUISISCI UN ATTEGGIAMENTO MENTALE VINCENTE
Non decidiamo noi le cose che ci accadono nella vita e in ufficio, ma possiamo scegliere come
reagire ad esse. E questo fa la differenza: una persona di grande appeal ha un atteggiamento
mentale vincente, ha fiducia in se stesso e nella possibilità di cambiare.
7. AFFINA LE TUE CAPACITÀ COMUNICATIVE
Saper comunicare e riuscire a entrare in relazione con il proprio interlocutore è fondamentale
per trasmettere il proprio carisma. La cosa essenziale è avere un’immagine coerente con il
messaggio che si vuole dare agli altri, mettere a proprio agio le persone che interagiscono con
te e far trasparire la tua sicurezza e coerenza.
8. FAI ATTENZIONE A CIÒ CHE DICI
Ogni parola ha un peso importante nella comunicazione. Le incomprensioni sono dannose
per la comunicazione e molte volte sono dovute all’uso di parole astratte. Per evitare questo,
cerca di esprimere i tuoi concetti e le tue opinioni in maniera precisa e spingi i tuoi interlocutori a fare lo stesso per non lasciare spazio a malintesi. Sostituisci le parole a valenza suggestiva negativa con quelle positive: evita di parlare di difficoltà, problemi, parla piuttosto di
soluzioni, opportunità o situazioni da risolvere.
9. CURA IL TUO LOOK
La persona carismatica trasmette chiarezza di idee e coerenza anche con il proprio look.
Per look si intende il modo di vestire e di presentarsi in generale. Una persona carismatica è
sempre curata e ha un look adeguato alla situazione. Sa perfettamente come vestirsi in ogni
circostanza; sa che non c’è una seconda possibilità di fare una buona prima impressione.
10. STUDIA IL LINGUAGGIO DEL CORPO
Il modo di comportarsi e di muoversi dà indicazioni importanti sui propri stati d’animo. Grazie a un gesto o a un atteggiamento è possibile capire il disagio o la tranquillità di chi si ha
di fronte. Prima di studiare con attenzione e decodificare i gesti altrui, mettiti davanti a uno
specchio o fatti riprendere per capire cosa trasmetti con i tuoi atteggiamenti. Solo in questo
modo potrai correggere quelli che danno di te un’idea diversa da ciò che vuoi trasmettere.
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